Il mercato fotovoltaico nello scenario internazionale - Paolo Ricci
Analisi Del Mercato Fotovoltaico 2009-2010
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Prefazione
Negli ultimi anni, gli investimenti nelle fonti rinnovabili sono cresciuti a velocità sempre
maggiore: essi hanno consentito lo sviluppo tecnologico e l’espansione economica del
settore. I nuovi sistemi sono diventati un’alternativa concreta alle tecniche di generazione
tradizionale, seppure i costi non siano ancora competitivi con quelli degli altri settori
energetici.
Nel corso degli anni, i diversi organismi internazionali hanno ribadito che gli Stati
dovranno adottare con urgenza politiche efficaci, con cui incrementare la generazione
d’energia da fonti rinnovabili. La stessa Commissione Europea, ad esempio, ha stabilito
che entro il 2020 l’approvvigionamento energetico europeo dovrà essere garantito per il
20% dalle fonti rinnovabili. In tale prospettiva, è necessario che gli Stati stabiliscano
obiettivi sempre più ambiziosi ed elaborino precise politiche strategiche. Tale fenomeno
è riscontrabile, in maniera più evidente che in altri casi, nel settore fotovoltaico.
Nell’ultimo quindicennio, infatti, la capacità installata a livello mondiale è cresciuta del
475%.
Nel presente elaborato, si intende condurre un’analisi sul mercato dei moduli fotovoltaici,
così da individuare i fattori che ne hanno determinato il recente sviluppo. A tal fine, si ci
concentrerà dapprima sulle trasformazioni tecnologiche che hanno interessano tale
settore, dai moduli di prima generazione basati sul silicio, sino alla nuova frontiera del
fotovoltaico organico; seguirà una breve analisi dei principali produttori e delle loro
tecnologie, per cui si sono imposti a livello mondiale, e dei loro Paesi, e al fine di
valutarne gli effetti sui rispettivi mercati nazionali. Sarà utile, inoltre, dedicare un
approfondimento al mercato italiano, curandosi di studiare la capacità dell’industria
interna di soddisfare la domanda, producendo il quantitativo di celle e moduli fotovoltaici
necessari alla realizzazione degli impianti nel territorio. In caso contrario, si vedrà da quali
Paesi, l’Italia acquista i prodotti richiesti e quanto intensa sia la sua dipendenza estera in
questo settore.
Successivamente, lo studio verterà sull’individuazione dei principali fattori che possano
aiutare nella scelta di un modulo di qualità, davanti a una filiera produttiva così vasta per
prodotti che appaiono a prima vista indifferenziati; si analizzeranno le principali
certificazioni, a cui le aziende ricorrono per promuovere i loro moduli e per garantire uno
standard minimo di qualità e sicurezza, e dei principali parametri elettrici, che occorre
visionare e valutare prima dell’acquisto.
CAPITOLO 1: NOTE TEORICHE DI BASE
1.1 Introduzione al sistema fotovoltaico in Italia
La tecnologia fotovoltaica permette di convertire direttamente l’energia luminosa in
energia elettrica, senza avere passaggi intermedi di natura meccanica, come di solito
accade nelle centrali elettriche tradizionali. I primi sistemi solari fotovoltaici terrestri, per
la generazione di energia elettrica, risalgono solo ai primi anni ’80, pertanto, il
fotovoltaico è piuttosto giovane se si considerano i normali tempi di apprendimento e di
diffusione di una nuova tecnologia energetica. Tuttavia, in questo breve periodo, il suo
sviluppo è stato rapidissimo grazie ai molteplici vantaggi che offre:
- è una fonte rinnovabile percepita come particolarmente pulita e quindi gradita al
pubblico;
- di esercizio l’impatto è nullo (non richiede acqua, non da luogo a emissioni
fastidiose o a rumori);
- gli impianti presentano alta affidabilità e ridotti costi di esercizio e manutenzione,
per una vita operativa che, è dimostrato, supera i 25 anni;
- la semplicità d’uso, la modularità e la versatilità tecnologica degli impianti li rende
adatti a rispondere alle esigenze di utenze sia isolate che connesse alla rete, sia di
singole di case che di piccole comunità o distretti industriali, sia dei Paesi
industrializzati che di quelli in via di sviluppo;
- risulta ideale per realizzare il nuovo modello di generazione distribuita; gli impianti
producono energia elettrica vicino all’utenza, modulata sulle sue esigenze,
sopperendo ai picchi di domanda - specialmente a quelli legati all’uso dell’aria
condizionata durante le giornate estive - e riducendo le perdite legate al trasporto
e la necessità di aumentare la capacità delle linee di trasmissione.
Da quando si vanno introducendo i vari sistemi di tariffa incentivante, tuttavia, la
generazione di corrente fotovoltaica rende anche in dimensioni maggiori, considerando
l’aspetto da un punto di vista prettamente economico, visto che da un punto di vista
ambientale è sempre convenuta. La tariffa incentivante, nota in Italia col nome “Conto
Energia”, su modello di altri paesi, prima di tutto la Germania, ha contribuito a portare ,
tra il 2007 e il 2009, la potenza istallata dai 79MW agli oltre 900 MW, come calcolato
dall’ultimo rapporto GSE ( gestore dei servizi elettrici). Con tale decreto ministeriale del
19 febbraio 2007, il governo apre la porta del solare a privati, imprese, enti pubblici,
condomini residenziali ; chi decide di installare pannelli fotovoltaici per la produzione di
energia elettrica in casa, nella propria azienda o nell'edilizia pubblica, non gode solo di
detrazioni fiscali: ha anche a disposizione un sistema di incentivi statali legati alla messa in
rete dell'energia generata ed erogati in "conto energia".
Infatti, al proprietario di un impianto fotovoltaico che sia connesso alla rete elettrica
nazionale e che abbia una potenza nominale non inferiore a 1 KW, viene corrisposta una
speciale tariffa agevolata dal gestore del sistema elettrico nazionale (Gse) per l'energia
prodotta. In questo modo il proprietario percepisce ogni mese e per 20 anni una
retribuzione legata alla quantità di energia che riesce a generare. Le tariffe incentivanti
possono variare a seconda di come l' impianto fotovoltaico venga integrato nel contesto
ambientale o dell' edificio che ospita i moduli.
A tal proposito avremmo impianti fotovoltaici "non integrati", "integrati parzialmente" e
"con integrazione architettonica". Si dice "parzialmente integrato" quando i moduli solari
sono situati in modo complanare agli elementi dell'edificio: sono cioè appoggiati sulle
superfici esterne della casa (tetti, terrazzi, muri) o sui componenti di arredo urbano. Un
impianto è invece "integrato" quando sostituisce le strutture di copertura, i tetti, le
facciate degli edifici, i vetri delle finestre, le persiane. Infine, si dice "non integrato"
quando è installato al suolo o comunque in modo non complanare rispetto alle superfici
di sostegno. La cessione dell'energia alla rete può avvenire attraverso due modalità:
proprietario dei pannelli solari può auto consumare l'energia prodotta e vendere tutta
quella non utilizzata oppure optare per un regime di "scambio sul posto" (per i soli
impianti fino a 20 KW), grazie al quale può cedere l'energia in surplus e ottenerne altra
dalla rete (di notte, o nei momenti in cui c'è meno luce). In questo caso alla bolletta sarà
applicato uno sconto pari al valore dell'energia ceduta. Il premio sarà la maggiorazione
della tariffa pari a una percentuale equivalente alla metà del risparmio energetico
percentuale ottenuto grazie agli interventi eseguiti. Tale premio non può superare il 30%.
Le tariffe incentivanti vengono decurtate del 2% per ogni anno di entrata in esercizio
successiva al 2008, fermo restante che la tariffa riconosciuta dal GSE al soggetto
responsabile rimane costante per 20anni.
Figura 1.1 - Tariffe incentivanti espresse in €/kWh valide fino al 31/12/2008
Figura 1.2 - Tariffe incentivanti espresse in €/kWh valide fino al 31/12/2009
Figura 1.3 - Tariffe incentivanti espresse in €/kWh valide fino al 31/12/2010
1.2 La fisica del processo fotovoltaico
L’elemento principale in tutti i casi è comunque la cella fotovoltaica. È questa a captare
l’energia dal sole e a trasformarla in corrente elettrica. Per apparecchi piccoli, di norma
basta un’unica cella ; nel caso di esigenze maggiori, invece, si fa ricorso ai moduli
fotovoltaici, che si compongono di più celle collegate parallelamente.
La conversione in energia elettrica dell’onda elettromagnetica irradiata dal sole, si basa
sull’effetto fotoelettrico, ovvero sulla capacità di alcuni semiconduttori di generare
corrente elettrica continua se esposti alla luce solare. Il silicio, sia per le sue proprietà
fisiche di semiconduttore che per ragioni storiche economiche, rappresenta il materiale di
riferimento per la realizzazione delle celle fotovoltaiche.
L'effetto fotovoltaico, osservato per la prima volta da Alexandre Edmond Becquerel nel
1839, costituisce una delle prove indirette della natura corpuscolare delle onde
elettromagnetiche. La teoria fisica che spiega l'effetto fotoelettrico, del quale l'effetto
fotovoltaico ne rappresenta una sottocategoria, fu pubblicata nel 1905 da Albert Einstein
che per questo ricevette il premio Nobel. Quando una radiazione elettromagnetica
investe un materiale può, in certe condizioni, cedere energia agli elettroni più esterni
degli atomi del materiale e, se questa è sufficiente, l'elettrone risulta libero di allontanarsi
dall'atomo di origine. L'assenza dell'elettrone viene chiamata in questo caso lacuna.
L'energia minima necessaria all'elettrone per allontanarsi dall'atomo (passare quindi dalla
banda di valenza che corrisponde allo stato legato più esterno alla banda di conduzione
ove non è più legato) deve essere superiore alla banda proibita del materiale.
Questo fenomeno viene normalmente utilizzato nella produzione elettrica delle celle
fotovoltaiche. Il meccanismo di funzionamento si basa sull'utilizzo di materiali
semiconduttori. Infatti, nel caso di materiali isolanti, il band gap risulta troppo elevato
per poter essere eguagliato dall'energia del fotone incidente, mentre per i materiali
conduttori l'energia del band gap è piccolissima, quindi a temperatura ambiente c'è una
continua creazione e distruzione di coppie elettrone-lacuna e l'energia necessaria alla
creazione viene fornita direttamente dalle fluttuazioni termiche. Quando un flusso
luminoso investe invece il reticolo cristallino di un semiconduttore, si verifica la
transizione in banda di conduzione di un certo numero di elettroni al quale corrisponde
un eguale numero di lacune che passa in banda di valenza. Si rendono pertanto disponibili
portatori di carica, che possono essere sfruttati per generare una corrente. Per realizzare
ciò è necessario creare un campo elettrico interno alla cella, stabilendo un eccesso di
atomi caricati positivamente in una parte del semiconduttore ed un eccesso di atomi
caricati negativamente nell’altro. Questo meccanismo si ottiene mediante drogaggio del
semiconduttore che generalmente viene realizzato inserendo atomi di boro e di (fosforo)
per ottenere rispettivamente una struttura di tipo p (con un eccesso di lacune) ed una di
tipo n (con un eccesso di elettroni).
Lo strato drogato con elementi di fosforo, che hanno cinque elettroni esterni (o di
valenza)
contro i tre di quelli del boro, presenta una carica negativa debolmente legata, costituita
da un elettrone in eccesso per ogni atomo drogante. Nello stesso modo, nello strato
drogato con elementi di boro, che hanno invece tre elettroni esterni, si ottiene un'
eccesso di carica positiva, data dalle lacune degli atomi droganti. Il primo strato, a carica
negativa, viene generalmente chiamato strato n, l'altro, a carica positiva, strato p, la zona
di separazione è detta giunzione p-n.
Figura 1.4 - Funzionamento di una cella fotovoltaica
È evidente quindi che il materiale risulta essere globalmente neutro, però, mettendo a
contatto i due materiali così ottenuti, si viene a verificare un flusso di elettroni dalla zona
n alla zona p e di lacune in direzione opposta, fino al raggiungimento dell'equilibrio
elettrostatico, che determina un eccesso di carica positiva nella zona n, un eccesso di
elettroni nella zona p e una regione intermedia detta regione di svuotamento.
Il risultato è un campo elettrico interno al dispositivo che si estende a cavallo della
regione di svuotamento, generalmente spessa pochi micrometri. A questo punto, se viene
illuminata con fotoni la giunzione dalla parte n, vengono a crearsi delle coppie elettrone-
lacuna sia nella zona n che nella zona p. Il campo elettrico permette di dividere gli
elettroni in eccesso (ottenuti dall’assorbimento dei fotoni da parte del materiale) dalle
lacune, e li spinge in direzioni opposte gli uni rispetto agli altri. Gli elettroni, una volta
oltrepassata la zona di svuotamento non possono quindi più tornare indietro, perché il
campo impedisce loro di invertire la marcia. Connettendo la giunzione con un conduttore
esterno, si otterrà un circuito chiuso nel quale il flusso di elettroni parte dallo strato n, a
potenziale maggiore, verso lo strato p, a potenziale minore fintanto che la cella resta
esposta alla luce.
1.3 Stato attuale e potenzialità della tecnologia fotovoltaica
I sistemi fotovoltaici terrestri commerciali sono oggi basati su due linee tecnologiche
principali che impiegano:
- silicio mono e poli-cristallino in wafer per realizzare celle fotovoltaiche di dimensioni pari
a 150-250 cm² e spessore di circa 0,25 mm, connesse tra loro e assemblate in moduli
piani
- diversi tipi di semiconduttori depositati direttamente su substrati di larga area in forma
di film sottili, ovvero di qualche micron di spessore.
Il silicio cristallino è la materia prima più importante per l’industria fotovoltaica. Si
potrebbe pensare che ve ne sia in abbondanza visto che il silicio è ottenuto dalla sabbia.
Eppure nel settore c’è stato un collo di bottiglia, poichè non c’è abbastanza
silicio per soddisfare la crescente domanda di wafer, anche se la situazione sta
migliorando e gli esperti, per il futuro, parlano di un «problema risolto». Sono state
annunciati incrementi di capacità produttiva nei prossimi anni da parte di grandi
produttori tradizionali (Wacker, Hemlock, MEMC ecc.) e nuove iniziative industriali
(ELKEM per Si di grado solare, ossia di qualità inferiore a quella richiesta dall’industria
elettronica, con impurezze non superiori a 100 ppm invece di max 0,01 ppm) che
triplicheranno nel 2010 la capacità produttiva mondiale attuale di Si. Il problema di
carenza di silico ha incoraggiato la ricerca e lo sviluppo di tecnologie alternative, tra le
quali quella a film sottile, che è tornata al centro dell’attenzione.
In questo caso, uno strato sottilissimo di silicio amorfo (a-Si), quindi non di silicio
cristallino, è depositato su una superficie di appoggio, di solito una lastra di vetro. Il
fabbisogno di silicio con questa tecnologia è molto inferiore rispetto alle celle cristalline.
Gli altri tipi di celle a film sottile, come per esempio quelle in cadmio-tellururo (CdTe) o in
rameindio- diselenide (CIS), hanno una quota di mercato addirittura inferiore a quella
della tecnologia del silicio amorfo. Il vantaggio in termini di costo per il processo di
produzione inizia solo ora a compensare l’efficienza più bassa, specialmente perché la
produzione è particolarmente complicata e può raggiungere costi più bassi, solo con la
produzione di quantità molto elevate.
Thin film a-si ; 5.20%CdTe; 4.70%
CIS-CGIS; 0.50%
Policristallino; 45.20%
Monocristallino; 42.20%
String Ribbon ; 2.20% Altro ; 0.10%
Figura 1.5 - Ripartizione per le principali tecnologie fotovoltaiche ( Fonte: Photon magazine 2009)
Accanto a queste, comincia ad affacciarsi timidamente sul mercato la tecnologia della
concentrazione che utilizza piccole celle ad altissima efficienza con concentratori ottici di
grande superficie sempre puntati verso il sole. Gli alti costi di sistema (ottica,
inseguimento, raffreddamento delle celle) e la capacità di sfruttare solo la componente
diretta della luce solare dovrebbero essere compensati dall’alta efficienza delle celle.
CAPITOLO 2: IL SILICIO CRISTALLINO, LA PRIMA GENERAZIONE DEI
MODULI FOTOVOLTAICI
2.1 Il lungo processo dal quarzo alla cella fotovoltaica.
Dopo l’ossigeno, il silicio (simbolo chimico Si) è l’elemento più diffuso della crosta
terrestre, nella sua forma più pura è contenuto nel quarzo, che non è altro che biossido di
silicio (SiO2). Per ottenere il quarzo dalla sabbia, e quindi ricavarne il silicio puro che è la
materia prima per la produzione delle celle fotovoltaiche, è necessario un complesso
processo di lavorazione che divora molta energia. Non a caso molti impianti produttivi si
trovano in Paesi dove la corrente ha un costo ridotto. Dal quarzo si ottiene così il
cosiddetto silicio di grado metallurgico, che deve ancora essere purificato tramite
processo chimico.
Per separare le impurità come ferro, alluminio, calcio, magnesio, carbonio, fosforo e boro,
il silicio di grado metallurgico viene trasformato mediante l’acido cloridrico
(HCl) in triclorosilano(SiHCl3). Gli elementi come il ferro, l’alluminio e il calcio formano
dei sali che possono essere nrimossi. Le restanti impurità possonon essere separate
mediante ladistillazione del triclorosilano in naltissime colonne di acciaio inox. A questo
punto il triclorosilano purissimo deve essere riconvertito.
A tal fine viene portato ad una temperatura di 1.100 gradi in un reattore epitassiale in
un’atmosfera di idrogeno puro. All’interno vengono inserite delle barre di silicio purissimo
lunghe due metri ma con soli 8 millimetri di spessore, sulle quali si deposita il silicio del
triclorosilano finché queste non raggiungono uno spessore di circa 20 centimetri. Il silicio
purissimo così ottenuto è in forma policristallina, per questo gli esperti parlano di
polisilicio. Questo prodotto non è ancora sufficiente per l’industria dei semiconduttori,
per questo motivo dal silicio policristallino si fa crescere il silicio monocristallino in due
modi diversi. Il metodo float-zone o a zona fusa mobile prevede che la sbarra di silicio
policristallino venga riscaldata nella parte frontale e collegata ad un germe
monocristallino. Successivamente un anello riscaldato ad induzione si sposta lentamente
dal punto di fusione verso l’alto lungo la sbarra verticale, fondendo continuamente il
cilindro di silicio in una zona di circa due centimetri. Tornando allo stato solido si
formapezzo per pezzo.
Figura 2.1- Dal silicio al modulo fotovoltaico
Con il processo Czochralski, invece, il silicio policristallino viene prima frantumato in
piccoli pezzi e poi fuso a 1.420 gradi. Un’asta alla cui estremità è applicato un germe di
cristallizzazione viene immerso da sopra nel crogiolo contenente il silicio fuso. Mentre a
contatto con il germe il silicio si solidifica, l’asta viene sollevata lentamente girando allo
stesso tempo su sé stessa. In questo modo si forma un cilindro di silicio monocristallino di
diversi metri di lunghezza. Un fabbisogno di materiale crescente. Nel corso di tutti questi
processi di produzione rimango degli scarti. Poiché le celle fotovoltaiche non necessitano
di un silicio tanto perfetto come, per esempio, i circuiti integrati, l’industria fotovoltaica
compra questi resti e li fonde per produrne silicio monocristallino oppure lascia
solidificare il silicio fuso per ottenere il silicio policristallino. Il silicio monocristallino grezzo
ha la forma di un cilindro, per questo un tempo le celle prodotte con questo materiale
avevano la caratteristica forma circolare. Poiché in tal maniera un modulo fotovoltaico
può contenere un numero minore di celle, oggi si dà alla sezione dei cilindri una forma
squadrata con gli angoli smussati. I residui possono essere fusi ancora una volta. Sempre
più spesso, però, i produttori di celle fotovoltaiche non acquistano più soltanto i residui
dell’industria dei semiconduttori, perché questi ormai non bastano più. Qualsiasi sia la
fonte da cui proviene la materia prima, in ogni caso i produttori di celle fotovoltaiche
tagliano con delle seghe a filo i blocchi di silicio detti lingotti in fette sottilissime dette
wafer (termine inglese per «fetta»). Questi wafer, che poi diventeranno delle celle
fotovoltaiche hanno uno spessore massimo di 300 micrometri, alcuni produttori sono già
scesi sotto ai 200 micrometri. Nonostante l’estrema precisione, quasi la metà del lingotto
si perde sotto forma di residui della segatura, che sono mischiati al liquido refrigerante e
per questo solo difficilmente recuperabili. La produzione di silicio policristallino è più
rapida e meno costosa e grazie alla sua forma quadrata produce meno scarti nel taglio dei
lingotti. Ma, come dice già il prefisso «poli-», è composto da molti singoli cristalli anche di
piccole dimensioni attaccati l’uno all’altro come in un puzzle tridimensionale. Questa
struttura determina le combinazioni pittoresche di diverse tonalità di blu sulla superficie
delle celle policristalline. Tuttavia la loro efficienza in generale è inferiore a quella delle
celle in silicio monocristallino, perché i bordi dei singoli cristalli ostacolano l’effetto
fotovoltaico. Per ottenere questo effetto decisivo, nel passaggio di produzione successivo
il wafer deve essere «drogato». Solo in seguito all’aggiunta di atomi di fosforo da un lato
e di atomi di boro dall’altro, la semplice fetta di silicio diventa una cella fotovoltaica a tutti
gli effetti. Anche il colore blu viene aggiunto successivamente: i wafer inizialmente sono
grigi, ma poi vengono dotati di un rivestimento antiriflesso in ossido di titanio o in nitruro
di silicio, perché altrimenti circa un terzo della radiazione solare sarebbe riflessa. Per
poter raccogliere la produzione di elettricità così ottimizzata devono essere inserite delle
connessioni su entrambi i lati della cella. Sulla faccia esposta al sole, il polo negativo, i
contatti devono essere di dimensioni ridottissime e di solito sono in argento, applicato per
serigrafia in strati e a strisce sottilissimi. Sul lato posteriore si utilizza invece una miscela
tra alluminio e argento, perché l’alluminio è molto più economico e inoltre compensa la
carica negativa del fosforo. Ma, poiché non si adatta a essere saldato, si aggiunge anche
dell’argento. Ordinate per potenza la cella fotovoltaica finita, prima di continuare nella
sua lavorazione, viene controllata con un tester per celle ad una irradiazione definita,
perché ogni esemplare produce una corrente misurata differente. Infatti non è possibile
tagliare i wafer in modo assolutamente omogeneo, nel drogaggio vi possono essere delle
piccole differenze e anche il rivestimento antiriflesso può determinare dei margini di
divergenza. Le celle fotovoltaiche sono quindi suddivise in classi diverse in base alla
potenza nominale. Si tratta di un’operazione importante in vista della successiva
lavorazione in moduli fotovoltaici. Una sola cella può alimentare una calcolatrice, ma la
sua tensione è troppo bassa per un generatore di corrente. Perciò le celle sono collegate
in serie per formare un modulo. Le tensioni si sommano, la corrente invece rimane la
stessa. Quindi, la cella con il valore più basso determina la corrente complessiva del
modulo fotovoltaico. Questo è il motivo per cui devono essere combinate tra loro solo
celle della stessa qualità.
2.2 Composizione di un modulo fotovoltaico in silicio cristallino
Si è già fatto osservare che le celle di silicio cristallino sono di fatto delle fettine di
semiconduttore opportunamente drogato con spessore di qualche centinaio di micron e
dimensioni quadrate di poco piu 10cm di lato. L’assemblaggio delle celle avviene
mediante un dispositivo automatico, che salda il polo negativo del lato frontale di una
cella con il polo positivo sul retro di una altra. Secondo questo principio del collegamento
in serie le celle vanno a formare delle stringhe. Per ottenere una corrente maggiore è
possibile collegare in parallelo più stringhe. A questo punto si ha un «tappeto » di celle
fotovoltaiche tenute insieme da nastri di contatti elettrici. Fondamentalmente il modulo
sarebbe già pronto, ma deve ancora essere confezionato in maniera stabile, visto che
dovrà lavorare sul tetto per almeno 20 anni, sopportando ogni tipo di condizione
meteorologica. La rete di celle è per questo incapsulata in una pellicola trasparente, sul
lato anteriore viene applicato un vetro e sul lato posteriore un’altra pellicola.
Figura 2.2 - Sezione tipica di un modulo fotovoltaico
Non ci si lasci ingannare dalla presenza del vetro per ritenere il modulo fotovoltaico un
oggetto delicato: le caratteristiche meccaniche del vetro superiore devono essere tali da
assicurarne la calpestabilità, reggendo il peso di una persona senza deformazioni
apprezzabili. Devono essere, inoltre, in grado di resistere a condizioni metereologiche
particolarmente severe rappresentate anche dagli urti in seguito alla caduta di grandine di
grosse dimensioni. La trasmittanza del vetro anteriore, cioè la sua capacità di essere
attraversato dalla luce solare, è molto superiore a quella offerta dai normali vetri in
commercio, in modo da non pregiudicare il rendimento complessivo del modulo: per
raggiungere il risultato, i costruttori ricorrono a particolari composizioni con basso
contenuto di ferro.
Tra il vetro e le celle fotovoltaiche viene interposto un sottile strato di vinilacetato di
etilene (EVA), trasparente, che contiene additivi che ne ritardano l’ingiallimento dovuto ai
raggi ultravioletti durante la vita operativa del modulo. Lo scopo dell’EVA è triplice:
evitare un contatto diretto tra celle e vetro, eliminare gli interstizi che altrimenti si
formerebbero a causa della superficie non perfettamente liscia delle celle ed isolare
elettricamente la parte attiva dal resto del laminato.
Il numero di celle presenti in ogni singolo modulo fotovoltaico assume generalmente
valori standard: 36, 64, 72 e di recente anche 96.
Sul retro delle celle viene posto un ulteriore foglio di EVA, con funzioni analoghe a quello
utilizzato anteriormente. A chiusura del sandwich realizzato, viene in genere utilizzato un
foglio di polivinile fluorato Tedlar ( in genere di color bianco), eventualmente rinforzato
con fogli metallici e polimerici per aumentare la sua impermeabilità all’ossigeno ed
all’acqua. In alternativa è possibile usare un altro vetro con caratteristiche meccaniche e
trasmissive della luce inferiori a quelle previste per il vetro anteriore: un modulo
realizzato in questo modo viene denominato a doppio vetro. La soluzione a doppio vetro
offre maggiore protezione e consente una trasparenza che, per l’uso architettonico, è
spesso essenziale; per contro, ne raddoppia quasi il peso( sconsigliandone l’uso in
impianti mobili) e ne aumenta il prezzo di mercato.
Figura 2.3 - Moduli fotovoltaici in silicio mono e policristallino
Sul bordo dei moduli fotovoltaici può poi essere presente, o meno, una cornice la quale è
generalmente realizzata in alluminio anodizzato e incollata al sandwich con gomma
siliconica, che rende più semplici le operazioni di montaggio grazie a una maggiore libertà
di manovra. La presenza della cornice permette di distribuire meglio gli sforzi sul vetro e
sul bordo del modulo riducendo in questo modo la possibilità di formazioni di rotture e
crepe e donando quindi maggiore robustezza. Costituisce inoltre una protezione contro
gli agenti atmosferici grazie al collante utilizzato, la gomma siliconica, che crea una
barriera impermeabile. La scelta di moduli senza cornice ( frameless ) è spesso dettata da
ragioni estetiche infatti una soluzione senza cornice permette di realizzare strutture più
regolari e armoniose con la facciata. In questo caso si utilizzano profili di alluminio
realizzati mediante il processo di estrusione, nei quali i moduli vengono alloggiati, e tra il
profilo di alluminio e il modulo viene inserito uno strato di gomma. Affinché questi
moduli possano essere collegati a formare un generatore fotovoltaico, vengono dotati sul
retro di una scatola di connessione dove sono collocati i cosiddetti diodi di bypass. Se una
o più celle del modulo viene ombreggiata, il diodo a partire da un certo valore lascia
passare la corrente degli altri gruppi. In questo modo si protegge la cella da possibili
danneggiamenti. I moduli fotovoltaici finiti vengono infine controllati ancora con un
generatore di flash. Questo grande lampeggiatore individua in base ad un modulo di
riferimento calibrato i dati precisi sulla potenza di ogni modulo. Come le celle, infatti,
anche i moduli di un generatore sono collegati in serie, formando delle stringhe, e quindi
devono essere adattati il più possibile gli uni agli altri in base alla loro corrente. Se senza
accorgersene finisce in circolazione un modulo con una corrente inferiore, questo anello
debole determinerà più tardi la potenza dell’intera catena.
2.3 Parametri caratteristici di un modulo fotovoltaico
Per uniformità internazionale nelle condizioni di test, la misura delle caratteristiche
elettriche di celle e moduli fotovoltaici deve avvenire secondo le standard Test Condition
(STC), che sono le seguenti:
- Potenza della radiazione luminosa 1000 W/m2
- Temperatura della/e cella/e 25°C
- Massa d’aria AM=1.5.
Per motivi costruttivi, il rendimento dei moduli fotovoltaici è in genere inferiore o uguale
al rendimento della loro peggior cella.
Con rendimento si intende l’efficienza di conversione, ossia il rapporto tra la potenza
solare radiante totale incidente la cella e la potenza elettrica effettivamente erogata dalla
cella. La potenza radiante non convertita si trasforma in calore, inutile e penalizzante per
il rendimento. L’efficienza di conversione di un a cella dipende dai materiali di cui essa è
costituita e dal tipo di tecnologia utilizzata per realizzarla; attualmente la tecnologia di
realizzazione che assicura le maggiori efficienze di conversione ad una cella commerciale
è quella del silicio cristallino (monocristallino e policristallino), con una media che si
attesta attorno al 16 %, valori tipici riscontrabili nei prodotti commerciali a base silicea si
attestano intorno al:
- 15% nei moduli in silicio monocristallino;
- 13% nei moduli in silicio policristallino;
Figura 2.4- Efficienza di conversione di una cella in silicio cristallino
I motivi di tale bassa efficienza sono molteplici e possono essere raggruppati in quattro
categorie:
- riflessione: non tutti i fotoni che incidono su una cella penetrano al suo interno,
dato che in parte vengono riflessi dalla superficie della cella e in parte incidono
sulla griglia metallica dei contatti;
- fotoni troppo o poco energetici: per rompere il legame tra elettrone e nucleo
occorreuna certa energia, e non tutti i fotoni incidenti possiedono energia
sufficiente. D’altraparte alcuni fotoni troppo energetici generano coppie elettrone-
lacuna, dissipando in calore l’energia eccedente quella necessaria a staccare
l’elettrone dal nucleo;
- ricombinazione: non tutte le coppie elettrone-lacuna generate vengono raccolte
dal
campo elettrico di giunzione e inviate al carico esterno, dato che nel percorso dal
punto di generazione verso la giunzione possono incontrare cariche di segno
opposto e quindi ricombinarsi;
- resistenze parassite: le cariche generate e raccolte nella zona di svuotamento
devono essere inviate all’esterno. L’operazione di raccolta viene effettuata dai
contatti metallici, posti sul fronte e sul retro della cella. Anche se durante la
fabbricazione viene effettuato un processo di lega tra Silicio e Alluminio dei
contatti, resta una certa resistenza l’interfaccia, che provoca una dissipazione che
riduce la potenza trasferita al carico. Nel caso di celle al silicio policristallino,
l’efficienza è ulteriormente diminuita a causa della resistenza che gli elettroni
incontrano ai confini tra un grano e l’altro e, ancor più nel caso di celle al Silicio
amorfo, per la resistenza dovuta all’orientamento casuale dei singoli atomi.
Tornando alle caratteristiche elettriche di un modulo fotovoltaico, è necessario( secondo
la norma CEI EN 50380 "Fogli informativi e dati di targa per moduli fotovoltaici") che ogni
modulo fotovoltaico riporti, al momento della vendita, i seguenti dati tecnici:
- la potenza nominale PMP con indicazione della tolleranza;
- la tensione VMP e la corrente IMP nel punto di massima potenza;
- la tensione di circuito aperto Voc;
- la corrente di corto circuito Isc;
- i coefficienti di temperatura per la potenza, la corrente e la tensione, determinati
in condizioni standard
Figura 2.5 –Curva caratteristica modulo fotovoltaico
L’area compresa tra l’ascissa e l’ordinata di un punto della curva e gli assi cartesiani
rappresenta la potenza erogata in corrispondenza di quei valori di corrente e tensione. In
corrispondenza del punto della caratteristica di ordinata IM e ascissa VM, ossia in
corrispondenza del ginocchio della curva, si ha la massima potenza ottenibile, in cui si
hanno le condizioni di lavoro ottimale.
Il rapporto tra il prodotto IM x VM e il prodotto tra la corrente di corto circuito ISC e la
tensione a vuoto VOC, è chiamato fill factor o fattore di riempimento della cella.
Il fill factor dà un’indicazione sulle prestazioni della cella .
Figura 2.6 - Curva caratteristica in funzione dell'irraggiamento
Nel diagramma seguente è rappresentata la caratteristica di una cella fotovoltaica in
corrispondenza di valori diversi della radiazione solare che investe la cella. Come si può
vedere al variare dell’irraggiamento incidente sulla cella la tensione varia di poco mentre
la corrente varia in maniera proporzionale alla radiazione. Anche per bassi valori della
radiazione solare la tensione a vuoto assume valori molto vicini a quelli di tensione
massima per cui per evitare la presenza di tensione ai morsetti di un generatore
fotovoltaico bisogna oscurarne totalmente la superficie captante.
Analizzando la figura che segue si può notare che le prestazioni di una cella sono
influenzate anche dalla temperatura della cella.
Si evince infatti che all’aumentare della temperatura si ottiene una diminuzione della
tensione a vuoto VOC in ragione di circa 2,3 mV/°C e, un aumento della corrente di corto
circuito ISC pari allo 0,2 %.Questa variazioni possono essere prese come riferimento
nell'intervallo di temperatura 0 - 60 °C.Tenendo conto delle due influenze opposte che
hanno l’irraggiamento e la temperatura sulle prestazioni di una cella possiamo concludere
che la combinazione dei due fenomeni comporta una diminuzione della potenza massima
del 6 - 7% per ogni aumento di 10° della temperatura per cui mentre la temperatura
influenza la tensione, l'irraggiamento determina la corrente del dispositivo fotovoltaico.
Figura 2.7 – Curva caratteristica in funzione della temperatura
2.4 Il futuro del silicio cristallino
La ricerca in campo fotovoltaico è indirizzata verso il miglioramento del rapporto fra
efficienza e costo del modulo fotovoltaico. Il basso valore di questo rapporto costituisce il
limite più forte all'affermazione su grande scala di questa tecnologia energetica. L’
obiettivo della ricerca e sperimentazione, riguardante la tecnologia cristallina, è, legato
principalmente alla riduzione de costi conness ai trattamenti industriali di cui necessita i
silicio.
Oggi è possibile purificare direttamente il silicio di grado metallurgico ottenendo così un
silicio di grado metallurgico purificato UMG ( Upgraded Metallurgical grade), che tuttavia,
presenta un grado di purezza inferiore, rispetto al materiale ottenuto con i processi
convenzionali. Ad esempio, le celle UMG subiscono una maggiore degradazione indotta
dalla luce, in secondo luogo, il fill factor e la tensione a vuoto sono più elevati, mentre la
corrente di cortocircuitoe la tensione di rottura («breakdown») risultano inferiori.
Quest’ultima indica un rischio maggiore di punti roventi («hot spots») Infatti, quando una
cella viene ombreggiata, questa blocca di solito il flusso di corrente all’interno della
stringa di celle, fungendo quindi al pari di una resistenza. Se la tensione inversa supera un
determinato punto di rottura, la cella inizia ad arroventarsi (effetto «hot spot»), fino alla
sua distruzione. Il nuovo materiale si potrà imporre solo se i produttori di celle
contribuiranno al processo di sviluppo e non lasceranno da soli i produttori di moduli.
Fondamentalmente, oggi è questo il materiale in cui sono riposte le migliori speranze di
ottenere moduli più economici. Uno dei produttori riusciti finora a mettere sul mercato
moduli integralmente realizzati in silicio UMG è CanadianSolar Inc. (CSI), che alla fiera
Intersolar di giugno 2008 a Valencia, ha presentato al pubblico i suoi primi prodotti UMG
realizzati con il silicio di Timminco, ovvero moduli che hanno un prezzo inferiore di circa il
15 per cento, con un rendimento lievemente inferiori ai moduli convenzionali.
Lo stato di maturità della tecnologia cristallina raggiunto negli ultimi 20anni di ricerca e
sperimentazione, ha anche, portato ad una crescita dell’efficienza dei moduli
commerciali, pari circa al 100%. Un esempio è dato dal Modulo Fotovoltaico SunPower
315E le cui 96 celle solari sono dotate di tecnologia back-contact (in cui i contatti
elettrici sul retro della cella permettono la riduzione degli ombreggiamenti) e che fornisce
un’efficienza di conversione totale del 19,3%. Il ridotto coefficiente di
tensione/temperatura del modulo, il vetro antiriflesso, e le eccezionali prestazioni in
condizioni di bassa luminosità garantiscono una produzione energetica eccezionale per
watt di picco di potenza.
I moduli realizzati in silicio, probabilmente, continueranno a dominare il mercato per
moltissimi decenni in quanto risultano quindi:
- tecnologicamente ben sperimentati;
- con degrado delle prestazioni elettriche molto contenuto ( di qualche percento)
nei ventanni di vita utile ( tanto è vero che molti produttori garantiscono il 90%
delle performance);
- di efficienza record rispetto a qualsiasi altro materiale.
Pur tuttavia, i moduli cristallini, essendo formati da più celle fotovoltaiche ottenute
tagliando a fettine ( wafer) un cilindro di materiale attivo ed accoppiandole
elettricamente, rivelano nel compenso alcuni punti deboli:
- la visione di insieme dell’oggetto è pur sempre qualla di un componente
“assemblato”;
- l’aspetto estetico non soddisfa pienamente tutti i progettisti, principalmente a
causa della limitate potenzialità architettoniche;
- i margini di riduzione del costo di produzione sono ancora piuttosto contenuti.
Questi aspetti non completamente soddisfacenti della tecnologia cristallina sono stato in
passato la molla che ha fatto scattare la ricerca di base su nuovi materiali, la quale dopo
un paio di decenni di sforzi, sta proponendo al mercato un’alternativa: i film sottili.
CAPITOLO 3: LA NUOVA FRONTIERA DEL FOTOVOLTAICO
3.1 Le tecnologie a film sottile (thin-film)
La quota di mercato delle tecnologie a film sottile è ancora molto contenuta (~ 13%), ma
tutti gli scenari, delineati da fonti autorevoli, sono concordi nel considerarle come la
soluzione con le maggiori potenzialità nel medio-lungo termine per una sostanziale
riduzione dei prezzi (fino a valori inferiori a 1 €/Wp ).
L’idea alla base dei moduli in film sottile è di impiegare materiali a basso costo (vetro,
metallo, plastica) insieme a quantità minime di un semiconduttore, depositati
generalmente come miscela di gas, ad alto costo ma con una superiore capacità di
assorbimento della luce solare rispetto al silicio cristallino, come il Silicio amorfo e
microcristallino (a-Si e μc-Si, con 6-9% di efficienza commerciale), il Diseleniuro di Rame e
Indio (CIS, CIGS nel caso di aggiunta di Gallio, 10-12%), o il Tellururo di Cadmio(CdTe, 9%).
Lo spessore totale degli strati può variare tra 3 e 5 μm; lo spessore del vetro può essere di
3-4mm, ma, come già detto, al posto del vetro si possono usare fogli di plastica o di
metallo che consentono addirittura di ottenere pannelli arrotolabili
Figura 3.1 - Valori di efficienza record raggiunti in laboratorio
Figura 3.2 - Tipica struttura a substrato indipendente dal materiale utilizzato
Esistono, pertanto, diversi materiali semiconduttori e numerosi processi per la
deposizione di questi materiali sotto forma di film sottile, tuttavia, la struttura del film non
dipende dalla tecnologia usata per produrlo.
Il processo di produzione prevede la deposizione, su un substrato (vetro, metallo,
plastica), in successione dei seguenti strati:
- contatto metallico posteriore,
- materiale assorbente (semiconduttore),
- buffer,
- contatto anteriore trasparente alla radiazione (TCO).
Le deposizioni dei vari strati si alternano con una serie di asportazioni, mediante laser, di
sottilissime strisce che consentono di realizzate le singole celle e di realizzare la
connessione in serie tra le celle e, quindi, tra il polo positivo di una cella (contatto
metallico posteriore) con il polo negativo (contatto trasparente frontale) della cella
successiva. Questo processo, chiamato integrazione monolitica delle celle consente un
elevato grado di automazione nella produzione dei pannelli. Si procede, infine,
all’incapsulamento del modulo tramite laminazione. Tale tecnologia utilizza una quantità
di materiale 10-50 volte minore rispetto a quella usata per il Si monocristallino, evitando
gli enormi sfridi di lavorazione tipici dell’operazione di taglio dei wafer.
Le tecniche di deposizione sono, quindi, a basso consumo di energia e quindi è breve il
relativo payback-time, ossia quanto tempo deve operare un impianto fotovoltaico per
produrre l’energia impiegata per fabbricarlo, circa 1 anno per i film sottili di silicio amorfo
contro i 2 della tecnologia del silicio cristallino, secondo le valutazioni più aggiornate. È
possibile anche realizzare giunzioni multiple sovrapponendo in serie più strati di materiali
semiconduttori diversi, con risposta ottimale per intervalli diversi di lunghezze d’onda
dello spettro della luce solare, allo scopo di sfruttarlo al meglio.
I moduli a film sottili dimostrano anche una migliore resa energetica rispetto ai moduli in
c-Si di pari potenza nominale, grazie ad una minore dipendenza dell’efficienza dalla
temperatura di funzionamento, che nei mesi estivi può raggiungere anche i 70 °C, e alla
buona risposta anche quando la componente di luce diffusa è più marcata e quando sono
bassi i livelli di irradianza (rispetto al riferimento standard di 1000 W/m²), ossia nelle
giornate nuvolose. Agli indubbi vantaggi delle tecnologie a film sottile non è corrisposto
fino a oggi l’aspettato successo industriale per il persistere di alcuni fattori negativi: il
confronto tra moduli a film sottili e al silicio cristallino sfavorevole per i primi perché di
solito, acriticamente, non basato sulle rese energetiche ma sulle efficienze standard;
problemi tecnologici e di disponibilità di alcuni materiali (l’Indio, in particolare,
massicciamente impiegato per la realizzazione di LCD, è passato da 70 $/kg nel 2002 a
1100 $/kg nel 2005); difficoltà nel passaggio dalle linee pilota a quelle industriali per l’alto
costo dell’investimento richiesto (è necessario approntare la linea di fabbricazione
completa, mentre nel caso del silicio cristallino si possono acquistare i wafer da aziende
specializzate). Nell’ultimo periodo, però, è stata riscontrata una netta inversione di
tendenza con l’entrata in funzione di nuovi impianti e l’annuncio di nuovi investimenti, sia
in Europa che nel resto del mondo, per realizzare stabilimenti di produzione di moduli a
film sottili con tutte le diverse tecnologie disponibili (silicio, CIGS e CdTe), ma con una
forte prevalenza di quella, più consolidata, del silicio amorfo; la tecnologia per le celle
basata sui wafer domina oggi e probabilmente anche domani, ma al più tardi dopodomani
inizierà l‘era del film sottile.
3.3.1 Silicio amorfo : il primo film sottile
Il silicio amorfo è stato il primo e l’unico film antagonista del cristallino per tutti gli anni
’80 e ’90. Dal momento del suo lancio sul mercato a oggi, la tecnologia amorfa è quella
che ha realizzato i maggiori progressi sviluppando soluzioni sofisticate e risolvendo col
tempo molti dei suoi iniziali problemi tecnologici.
A differenza del modulo cristallino, in questo caso, manca lo strato di EVA superiore ( cioè
tra celle e substrato che lascia filtrare la luce), in quanto le celle sono direttamente
depositate sul substrato; il silicio non essendo cristallino, può essere depositato con
continuità e per spessori di pochi micron (millesimi di millimetro) su superfici flessibili
come lamine di metallo o plastica di piccolo spessore e poi rivestite. Inoltre, il modulo in
amorfo ha un aspetto molto gradevole in quanto si presenta come una superficie di
colore uniforme nera con riflessi rossastri: questa caratteristica, unita alla possibilità di
realizzare moduli flessibili, lo ha reso particolarmente gradito ad architetti e designer, a
tal punto da creare soluzioni dedicate all’integrazione architettonica, che nascono come
sostitutivi di elementi edilizi(tegole, lamiere grecate, tamponamenti di facciate,ecc..),
coprendo un segmento di mercato che non trova rivali tra i componenti fotovoltaici.
Tuttavia, la natura stessa del silicio amorfo, che non presenta una struttura molecolare
definita ( a cristalli), limita notevolmente le prestazioni del prodotto in termini di
efficienza di conversione, la quale rimane ben al di sotto di quella del cristallino ( 5 ÷ 8%
delle migliori celle amorfe multi giunzione contro il 12 ÷ 15%), da ciò consegue che per
produrre la stessa quantità di energia di un modulo tradizionale a base di silicio cristallino
occorre una superficie maggiore di un 30-40%.
Questa difficoltà permane tutt’oggi, nonostante con prototipi di laboratorio siano state
raggiunte efficienze record fino al 13% con celle a tripla giunzione , ossia con più strati di
materiali attivi in grado di assorbire uno spettro di luce più ampio rispetto alla
monogiunzione. Rimangono, inoltre, da risolvere i problemi legati alla stabilità delle
prestazioni nel tempo;l’amorfo perde quasi il 10% delle prestazioni di potenza dichiarate
dal costruttore nelle prime 300-400 ore di esposizione ( effetto Staebler- Wronski).
Questo comporta la difficoltà di :
- stabilire a priori le vere prestazioni dell’impianto realizzato dopo il degrado
iniziale, in quanto non sempre il derating è indicato dai costruttori;
- confrontare economicamente in termini di costi/ prezzi dei moduli, espressi in
watt, l’amorfo con altre scelte a pari potenza acquistata.
Per contro, sul fronte dei costi, il processo produttivo offre la possibilità di
un’automazione molto spinta con conseguente risparmio e parallelo aumento della
velocità di produzione: in questo senso si profilano ulteriori miglioramenti con associate
significative riduzioni dei costi.
Figura 3.2- Moduli fotovoltaico in silicio amorfo
3.1.2 Silicio monocristallino e “micromorfo”
Una delle più recenti tecnologie di moduli è l’utilizzo di silicio microcristallino. La
classificazione «a film sottile» non è del tutto corretta, perché qui si opera già nell’ordine
di grandezza dei micrometri, a seconda della struttura e del processo produttivo. Rispetto
alle normali celle cristalline gli strati microcristallini sono però incomparabilmente più
sottili e soprattutto il procedimento non è basato su wafer, ma sulla deposizione di uno
strato sopra un substrato.
A causa delle sfavorevoli caratteristiche elettriche del materiale microcristallino questo di
solito viene applicato in vari strati. Sempre più spesso il procedimento viene utilizzato in
abbinamento al silicio amorfo (a-Si), dando vita al concetto «micromorfo». Gli impianti
produttivi necessari possono essere adeguati. Diversi produttori, che attualmente
utilizzano ancora materiale a-Si, dichiarano quindi di voler passare prossimamente ai
moduli micromorfi. Il tutto non sembra però tanto facile da realizzare e finora solo poche
aziende sono riuscite a realizzare una produzione in serie stabile.
Se i costi di produzione saranno ridotti quanto e come sperato, le aziende coinvolte si
auspicano di trasformare a lungo termine questa tecnologia in una valida alternativa ad
altri procedimenti a film sottile, perché basata sull’abbonante silicio e non su materiali
rari come il tellurio o l’indio. Per il gestore di impianti contano piuttosto le condizioni
attuali che, in relazione all’aspetto omogeneo e alla quota di mercato relativamente
piccola, sono più facilmente confrontabili con i moduli CIS. I rendimenti dei moduli con un
otto, nove per cento sono invece ancora molto bassi.
3.1.3 Film sottile a base di CIS( Copper Indium Diselinide) e CIGS ( Copper
Indium Gallium Diselinide)
Il CIS è un semiconduttore policristallino, spesso arricchito con gallio (CIGS), elemento
che consente di aumentare l’efficienza di conversione.
Dal punto di vista economico sono tra le celle più promettenti in quanto utilizzano
substrati di basso costo e processi di produzione facilmente automatizzabili e quindi
idonei a produzioni i grandi volumi, inoltre contrariamente a quanto accade per il silicio
amorfo, la stabilità delle prestazioni in esterno del CIS-CGIS hanno dimostrato che non c’è
apprezzabile degrado della potenza.
Viceversa lo stato di maturità della tecnologia sul piano dell’uniformità di produzione è
ancora insufficiente; un esempio di modulo CIS/CGIS può essere realizzato utilizzando
come substrato vetro sa 2-3mm di spessore, sul vetro viene depositato il molibdeno, con
uno spessore di circa 0,5 μm, come contatto posteriore. Quindi lo strato assorbente CIS o
CIGS ad uno spessore di 2-3μm.
Il processo di deposizione più usato è la coevaporazione dei vari elementi sotto vuoto. La
giunzione è realizzata depositando un buffer di CdS (materiale quasi completamente
trasparente alla radiazne visibile e all’infrarosso) di 0,05 – 0,07 μm di spessore. Infine,
avviene la deposizione del ZnO, trasparente e buon conduttore e quindi con la funzione di
contatto frontale, ad uno spessore di circa 2 μm. Come già detto le deposizioni sono
alternate da tracciatura laser che consente di separare le celle e di realizzare i contati
elettrici.
I ricercatori americani del laboratorio statunitense NREL, sono riusciti ad ottenere il 20%
di efficienza cole celle CIGS.
Il nuovo ed elevato grado di efficienza per le celle a film sottile CIGS, tuttavia, fa
riferimento a una piccola superficie, tecnicamente facile da manipolare, di soli 0,42
centimetri quadrati.
L’efficienza massima dei moduli CIGS attualmente in commercio si aggira su valori di poco
inferiori alla metà: il produttore tedesco Würth Solar GmbH & Co. KG raggiunge l’11 per
cento su una superficie di 60 × 120 centimetri. In altre tecnologie, la differenza tra i livelli
di efficienza record della cella di laboratorio, da un lato, e il modulo disponibile sul
mercato, dall’altro, è notevolmente inferiore: nelle celle in silicio cristallino è pari a soli
4,6 punti percentuali, mentre nelle celle al tellururo di cadmio è di 5,4 punti. Ciò dipende
principalmente dal fatto che, per la produzione del film fotoassorbente, nella tecnologia
CIGS trovano impiego fino a cinque elementi chimici: rame, indio, selenio, gallio e zolfo.
Negli altri tipi di celle, invece, viene utilizzato o unicamente il silicio oppure una
combinazione di cadmio e tellurio. Quanto più elevato è il numero di elementi impiegati e
quanto più ampia è la superficie del substrato, tanto più difficile diventa distribuirvi questi
elementi in maniera uniforme. Ciò che ancora manca è una tecnologia adeguata che
permetta di applicare questo film CIGS «da record» in maniera omogenea anche sui
moduli. A ciò si aggiunga il problema che lo strato della «cella da record» verrebbe
prodotto a temperature che sfiorano i 600 °C, mentre le pellicole plastiche utilizzate come
materiale di base si scioglierebbero già al di sopra dei 500 °C. A simili temperature,
persino il vetro per finestre finisce per deformarsi. Nella piccola cella sperimentale, il
problema non sussiste, in quanto essa non è avvolta da uno strato protettivo. I moduli,
però, devono
essere laminati; e in questo caso bastano minime irregolarità a provocare la rottura del
vetro. Resta da vedere se il nuovo record delle celle CIGS riuscirà un giorno a uscire dal
laboratorio dell’NREL e ad approdare sul mercato;
Tuttavia, la tecnologia del film sottile a base di CIGS rimane quella oggi più promettente
poiché assicura:
- efficienza dei moduli fino al 12%;
- facilità di installazione grazie alla flessibilità dei materiali di supporto, rendendo
questi moduli attraenti anche dal punto di vista architettonico;
- durata nel tempo, 25 anni di garanzia.
Shell, Nanosolar, Honda stanno investendo molto in questa tecnologia e dichiarano di
poter produrre pannelli a costi pari ad 1/10 di quelli tradizionali. In particolare Nanosolar,
che ha alle spalle il sostegno finanziario dei fondatori di Google, ha avviato in California un
grande stabilimento di produzione con questa tecnologia ed ha annunciato la
realizzazione nella zona a sud di Berlino di un impianto fotovoltaico da 1 MW.
3.1.4 Film sottile in CdTe ( Tellururo di Cadmio)
Il Tellururo di Cadmio è un composto chimico con proprietà di semiconduttore, e con
caratteristiche vicine a quelle delle efficienti ma costosissime celle all’Arseniuro di
Gallio(GaAs), i cui pannelli fotovoltaici sono realizzati per applicazioni spaziali.
La cella solare CdS/CdTe è composta da 4 strati cioè contatto frontale, CdS, CdTe e
contatto posteriore. A differenza del CIGS queste celle solari sono del tipo “superstrato”,
cioè in questo caso la luce entra dal vetro inferiore, passa attraverso il contatto superiore
trasparente, attraversa il CdS e arriva al CdTe dove crea coppie elettroni/lacune. Il CdTe
ha una gap proibita di 1,45 eV, molto vicino al massimo teorico di conversione
dell’energia solare. Ha una gap diretta, che significa che bastano pochi micron di
materiale per assorbire il 90% della luce solare.
Un inconveniente è che, essendo preparato sottoforma di film sottile, cresce
policristallino e presenta dei bordi di grano, per questo non può essere drogato in quanto
le impurezze esterne segregano in questi ultimi. Fortunatamente quando esso è
depositato ad alte temperature di substrato (≥ 500°C) attraverso una sublimazione
ravvicinata, cresce naturalmente di tipo p. Proprio questa tecnica di deposizione ad alta
temperatura per prima cosa permette di avere un CdTe di buona qualità cristallina in
quanto più alta è la temperatura di substrato e più alto è il movimento superficiale degli
atomi che arrivano sul substrato, i quali hanno quindi maggiore probabilità di sistemarsi
nelle posizioni giuste del reticolo cristallino; secondariamente essa permette di depositare
il materiale ad un’alta velocità dell’ordine di alcuni micron al secondo il che la rende
molto adatta per applicazioni industriali. Nella produzione di film fotovoltaico il telluluro
di cadmio può essere depositato su substrati trasparenti che vengono montati al posto di
finestre o come coperture di edifici . Una presunta problematica che spesso viene
affrontata è la pericolosità a livello ambientale del Cadmio presente nelle celle, e nei
moduli, ma esistono molte argomentazioni che scagionerebbero questa tecnologia:
- Il CdTe non è assimilabile al cadmio metallico poiché è un prodotto altamente
stabile, insolubile in acqua ed ad alto punto di fusione. Proprio riguardo
quest’ultimo punto si è visto come negli incendi le temperature al massimo
variano tra i 900°C del tetto e i 1000°C negli scantinati mentre il punto di fusione
del CdTe è a 1041°C e l’ evaporazione comincia a 1050°C (quello del CdS è
addirittura a 1 750°C). studi tedeschi hanno inoltre indicato che alle temperature
tipiche di un incendio i materiali del modulo fotovoltaico rimarrebbero incapsulati
all’interno del vetro fuso.
- Un modulo a base di CdTe contiene pochissimo cadmio, meno dell’uno per mille
in peso e meno , per metro quadro, di un’ordinaria pila al NiCd.
- Il Cadmio è un prodotto secondario dell'estrazione di altri metalli come zinco,
piombo e rame. Il Cadmio viene quindi oggi prodotto in grande eccesso e viene
perciò in gran parte immesso in discarica. Anche supponendo che le discariche
minerarie siano controllate, la trasformazione del Cadmio nello stabile Tellururo
di Cadmio e il controllo del ciclo di vita dei moduli, con la possibilità di recupero
tramite riciclaggio(produttori come First Solar si impegnano a ritirare e
riprocessare i moduli al termine della loro vita) , rendono sicuramente meno
probabile il rilascio di Cadmio nell'ambiente, oltre a fornire un utilizzo
ambientalmente vantaggioso del Cadmio stesso (si pensi solo alla riduzione delle
emissioni serra legate alla generazione fotovoltaica).
- Alla fine, risulta evidente che, paradossalmente, l'utilizzo di moduli al CdTe
ridurrebbe in effetti la quantità di Cadmio rilasciata nell'ambiente. Si consideri
anche il fatto che il 41,3% dell'esposizione umana al Cadmio deriva dall'utilizzo di
fertilizzanti, il 22% dall'utilizzo dei combustibili fossili, oltre il 16% dalla
produzione di ferro e acciaio e così via fino ad arrivare a un 2,5% legato
dall'utilizzo di prodotti del Cadmio quali le batterie NiCd.
Rimane quindi da considerarla come una tecnologia competitiva, con ampi margini di
miglioramento, bassi costi ( 1,15€/ Wp in media) , efficienza media pari a 10-11%, e con
un buon rendimento all’aumentare della temperatura di funzionamento.
3. 2 Il fotovoltaico a concentrazione
Si è già detto che il silicio è la parte costosa di un sistema fotovoltaico, e che la stessa
cella fotovoltaica può teoricamente produrre più energia se esposta a flussi luminosi
superiori; sarebbe conveniente, quindi, impiegare qualche sistema per concentrare molta
luce solare su una ridotta quantità di celle fotovoltaiche di grande efficienza.
Vari esempi di sistemi a concentrazione sono stati sperimentati nei decenni passati
ricorrendo alle più varie soluzioni ed accumulando un notevole, anche se poco noto,
bagaglio tecnico che ne ha dimostrato la funzionalità. La convenienza economica è stata
per molto tempo un problema per la scarsa disponibilità di celle fotovoltaiche progettate
per operare in concentrazione e di sistemi di raffreddamento, movimentazione ed
inseguimento solare affidabili. Recentemente, tuttavia, tutte queste tecnologie hanno
raggiunto, per motivi indipendenti, un grado di maturazione sufficiente per sviluppare
sistemi affidabili ed economicamente convenienti.
Figura 3.3- Impianto ad inseguimento con pannelli a concentrazione
In un modulo fotovoltaico a concentrazione l’area del semiconduttore è ridotta
proporzionalmente al fattore di concentrazione della luce solare per cui anche nel caso di
dispositivi molto complessi e costosi si incide poco sul costo complessivo di2 sistema;
Infatti, nella concentrazione, date le dimensioni estremamente ridotte del materiale
fotosensibile impiegato (dell’ordine di 1 cm² o inferiori), la relativa incidenza sul costo
complessivo dei sistemi non supera il 10%, contro il 25% e oltre che si verifica nel
fotovoltaico piano; in tal modo si può ovviare al problema della disponibilità dei materiali
utilizzati nelle tecnologie fotovoltaiche più diffuse (per l’eccesso di domanda Si, o per la
scarsa presenza in natura In, Te).
Figura 3.4- L’area di celle a concentrazione al
GaAs (in rosso) eroga la stessa
potenza dell’intero campo di calcio se
coperto da pannelli piani al silicio
(rettangolo bianco)
L’industria del fotovoltaico a concentrazione oggi è costituita produttori che utilizzano,
celle solari di silicio cristallino del tipo back side contact con efficienze di circa il 25% e con
fattore di concentrazione geometrico (rapporto tra la superficie captante la radiazione
solare e quella del dispositivo fotovoltaico) limitato a 250-300X.
Altre, le più promettenti, impiegano alti fattori di concentrazione >500X e celle a
multigiunzione basate sui materiali III-V2. Queste ultime sono nate per applicazioni
spaziali, per le quali gli alti costi passano in secondo piano rispetto alle prestazioni, ma
che, con efficienze di oltre il 35% (il record dei laboratori Spectrolab è 41,3%), permettono
di concepire sistemi fotovoltaici concentrazione terrestri con efficienze dell’ordine del
25%, adatti a contesti ad alta insolazione diretta come i Paesi che si affacciano sulla
sponda meridionale del Mediterraneo.
I concentratori utilizzati sono sia rifrattivi (lenti di fresnell o prismatiche) nelle soluzioni
tipo point-focus con moduli integrati, che a riflessione nelle soluzioni dish con dense array
di celle posto nel fuoco. Realizzati con elementi appartenenti ai gruppi III e V della tavola
periodica.
3.5 Moduli ibridi: la tecnologia per combinare fotovoltaico e solare
termico
L’idea è ovvia ed è oggetto di numerosi brevetti. Se del migliaio di watt di energia irradiata
dal sole su ogni metro quadro di superficie terrestre, persino i moduli solari migliori
riescono a convertire in corrente appena 200 watt, dovrà pur esserci un modo per
sfruttare gli altri 800 watt di potenza termica. I pannelli ibridi sono costituiti da
modulifotovoltaici posizionati sulla superficie assorbente di un collettore solare termico.
In pratica il collettore termico raffredda i moduli fotovoltaici migliorandone in modo
significativo il rendimento elettrico.
La soluzione per creare un impianto ibrido parrebbe semplice: combinare moduli
fotovoltaici e collettori solari nella stessa struttura. Ma la realtà è molto più complicata.
Nonostante molti istituti di ricerca solare si siano già occupati di moduli ibridi, finora
questi sul mercato costituiscono solo un fenomeno di nicchia.
Esistono varie tecnologie di sistemi ibridi che si distinguono per il fluido utilizzato (aria,
acqua), la presenza di un vetro (vetrati “glazed” o non vetrati “unglazed”) o la tipologia
(collettori piani o a concentrazione).
Esaminiamo la tecnologia dei collettori piani, raffreddati a liquido che sono i più
interessanti per le applicazioni domestiche; a seconda del clima possono montare o meno
un vetro. Gli schemi in fase di sperimentazione sono due in figura possiamo vedere la
sezione di tre tubi adiacenti in un collettore sheet-and-tube.
Questa e’ invece la sezione di un collettore ad assorbitori flat-box.
I collettori flat-box presentano il vantaggio di poter funzionare in modo efficiente anche
con la sola circolazione naturale. La presenza del vetro di copertura riduce le dispersioni
frontali, contribuendo ad aumentare la resa termica, tuttavia può rappresentare un
problema in caso di interruzione del sistema idraulico.
Infatti durante i periodi di elevata insolazione, se il pannello non viene alimentato con
acqua (guasto del sistema, impossibilità di accumulo nel serbatoio), la temperatura
interna del pannello tende a salire (il termine tecnico è stagnazione), raggiungendo valori
che ne possono ridurre la vita utile o addirittura danneggiarli.
L'Istituto per ricerche sul fotovoltaico di Hamelin, in Germania (ISFH, Institut für
Solarenergieforschung GmbH), ad esempio, ha preso in esame anni fa un modulo
«combinato» della società Solarwerk GmbH, nel frattempo incorporata in Solon AG. I
risultati ottenuti evidenziarono che il lato fotovoltaico fornisse una potenza all'incirca
identica a quella di un modulo standard ed anche la performance della parte solare
termica fosse paragonabile a quella di un comune collettore piano non selettivo.
Il modulo di per sé non può quindi essere ritenuto responsabile del fatto che la tecnologia
ibrida si sia conquistata sul mercato solo un'insignificante presenza di nicchia; il fattore
decisivo è da ricercare nella complessità di un sistema funzionante. Il «nemico»
principale della tecnologia ibrida è la fisica. I moduli fotovoltaici forniscono tanta più
corrente quanto più bassa è la loro temperatura. Con una temperatura delle celle di 25
gradi centigradi e una radiazione di 1.000 watt per metro quadrato, un modulo
fotovoltaico standard offre ad esempio una potenza di 180 watt. Il riscaldamento delle
celle provocato dalla radiazione solare fa abbassare la potenza di circa mezzo punto
percentuale per grado. Con le celle a 60 gradi, la potenza offerta dal modulo scende a soli
150 watt e con 80 gradi sono appena 135 watt. Tuttavia sono proprio queste le
temperature standard a cui funzionano i collettori solari, necessarie per consentire agli
accumuli utilizzati correntemente nel solare termico di caricarsi in vista delle ore
notturne. Inoltre, nella scatola di vetro di un collettore solare non selettivo, le
temperature possono raggiungere i 140 °C, ma modulo combinato soggetto a
temperature così elevate avrebbe però ben poco da offrire sul lato fotovoltaico: il 45
percento circa della potenza nominale verrebbe annullato dal calore, proprio nelle ore del
giorno che assicurano la più alta produttività fotovoltaica. La società Solarzentrum Allgäu
GmbH, nella località tedesca di Altdorf-Biessenhofen, ha avviato la produzione per un
modulo ibrido denominato «PV-Therm».
Figura 3.5 - Il modulo «PV-Therm» di Solarzentrum Allgäu assomiglia a un comune modulo
fotovoltaico. Una differenza sostanziale è data dalla vasca di raffreddamento sul lato posteriore,
che è attraversata dall'acqua
Per ottimizzare la parte fotovoltaica del modulo ibrido si fa raffreddare l’impianto
sperimentale con acqua fredda prelevata da una cisterna per l'acqua piovana. In questo
caso non si tratta di prelevare il calore dal tetto, ma esclusivamente di mantenere
possibilmente bassa la temperatura dei moduli, asportando il calore in eccesso verso
terra. Lo svantaggio di un tale sistema è che funziona senza pressione: le pompe di
circolazione devono costantemente sollevare l'acqua contrastando la forza di gravità, con
un consumo di corrente relativamente alto.
Una buona dose di energia supplementare viene assorbita anche da un'altra variante con
ventola e scambiatore di calore. Come concetto costruttivo, il PV-Therm rappresenta un
normale laminato fotovoltaico, sul cui retro è applicato
un profi lo in lamiera a forma di vasca. In tal modo si ottiene lo spazio intermedio
attraverso il quale può fluire l'acqua che raffredda il laminato. La sigillatura della struttura
è ottenuta mediante una macchina speciale che, ad eccezione del vetro anteriore, sigilla
tutto in materiale plastico a duec omponenti. Nello stesso materiale e nella stessa fase di
lavorazione vengono
prodotti anche i telai e i manicotti di raccordo per il circuito dell'acqua.
In modo simile funziona anche un dissipatore che consente di fare un «upgrade » di
moduli fotovoltaici tradizionali, convertendoli in moduli ibridi. Le ditte Main-Kinzig Solar
GmbH e Sunline AG hanno sviluppato in comune questo componente, che viene applicato
al modulo fotovoltaico utilizzando semplicemente una fascetta. Anche presso Main-Kinzig
l'argomento principale è l'incremento della produzione di corrente.
Ma, a parte lo spazio e i complessi lavori di costruzione richiesti per questo tipo di
soluzioni, lunghe sonde geotermiche e accumulatori interrati, un tale sistema complica in
modo notevole quella che pareva essere l'idea semplice alla base dei sistemi ibridi.
Basti pensare anche al fabbisogno addizionale di corrente per pompe, valvole, regolatore
e pompa di calore.
L’istituto per tecnologie applicate di Altenburg (IAT, Institut für angewandte
Technik), si è perciò accostato al modulo ibrido dall'altra prospettiva, quella del solare
termico. Com'era logico, il risultato ha l'aspetto di un comune collettore piano selettivo
che produce una certa quantità di acqua calda. Il tutto va a discapito della resa
trasparente e a grande distanza tra loro. In questo caso le celle benefi cierebbero di
temperature più basse, rispetto ai normali moduli standard.
Tuttavia, anche lo sviluppo dello IAT pone i suoi problemi: la soluzione completa avrà un
prezzo identico ai due impianti separati: solare termico e fotovoltaico. A livello finanziario,
non si prospetta quindi un grande guadagno per gli acquirenti di un impianto ibrido
solare.
Mentre il collettore fotovoltaico-termico dello IAT e il modulo PV-Therm hanno chiare
radici rispettivamente nel solare termico e nel fotovoltaico, altri produttori tentano di
approfondire maggiormente il concetto di «ibrido». Tanto per citarne due, PV Twins in
Olanda e Holtkamp SES GmbH della località tedesca di Schüttorf hanno sostituito nei loro
modelli la lamiera assorbente blu antracite dei collettori solari con un laminato
fotovoltaico, mentre il raffreddamento avviene ancora sul lato posteriore ed è garantito
da tubi capillari in rame. Con il modello Holtkamp si ottengono così 554 watt di potenza
termica per metro quadrato di modulo, come ha calcolato l'ISFH in un collaudo. Lo stesso
valore è indicato anche da PV Twins per il suo prodotto. Entrambi si attestano quindi su
livelli di potenza leggermente superiori al modulo dello IAT.
Figura 3.6 - Esempi di moduli ibridi
Quindi, diversamente per quanto avviene nel fotovoltaico e nel solare termico, nei moduli
ibridi non si è ancora imposta una tipica struttura costruttiva. Nella sostanza, la questione
rimane dove posizionare le celle e la lamiera assorbente, oppure se combinare entrambi
nello stesso componente.
3.6 Tecnologie emergenti
Diverse nuove tecnologie sono oggetto di attività di ricerca e sviluppo da parte di centri
pubblici di ricerca e di laboratori industriali. La maggior parte di queste tecnologie
richiede ancora un forte impegno nella ricerca di base, solo per una (dye sensitised)
esistono piccole linee prototipali. Le tecnologie emergenti possono essere suddivise in
due grandi famiglie in base al concetto cui si ispirano:
- basso costo, che comprende le celle “dye sensitised”, le celle organiche, e le celle
ibride a base di nanocompositi inorganico-organico;
- alta efficienza, che comprende diversi approcci per ottenere dispositivi che
eccedano il limite teorico di efficienza di conversione dell’energia solare per una
singola giunzione ideale (31% ad un sole e 40,8 alla massima concentrazione
solare possibile).
Le “dye-sensitized solar cells” DSSC (anche note come celle Grätzel dal nome del loro
inventore), nella loro configurazione più semplice, sono costituite da un substrato di vetro
o plastica (anche flessibile) con depositati uno sull’altro: un elettrodo trasparente
conduttivo in film sottile, uno strato di nanocristalli porosi del semiconduttore TiO2 (nc-
TiO2), molecole dye (complessi metallo-organici di Rutenio) distribuite sulla superficie del
nc-TiO2, un elettrolita costituito da un solvente organico ed una coppia redox come
ioduro/trioduro (I-/I3 -) ed un controelettrodo catalizzato con platino.
Diversamente dalle tradizionali celle fotovoltaiche, la funzione di assorbimento della luce
e generazione di cariche elettriche è separata da quella di trasporto delle cariche stesse.
Le molecole dye assorbono la radiazione solare e creano le coppie elettrone-lacuna, gli
elettroni vengono iniettati nel TiO2 e trasportati fino al contatto, la coppia redox
provvede a rifornire il dye dell’elettrone che ha ceduto, chiudendo il circuito interno con
l’elettrodo posteriore (dove preleva gli elettroni provenienti dal circuito esterno).
Il principale vantaggio di questa tecnologia è quello di poter depositare su larga area i
diversi materiali utilizzando dei processi a bassissimo costo, per esempio i dye in forma di
inchiostri liquidi si possono stendere con le tecniche usate normalmente nell’industria
della stampa. Questo tipo di celle però raggiungono efficienze di conversione ridotte
(record ~11%) e soprattutto presentano una stabilità alla esposizione agli agenti
atmosferici e alla radiazione solare di solo qualche anno. Nonostante ciò diversi gruppi
anche in Italia stanno investendo per arrivare ad una industrializzazione e alla
commercializzazione del prodotto.
La scoperta di vari polimeri coniugati e di molecole organiche con proprietà di
semiconduttori di tipo “n” o “p” e il proliferare di progetti di ricerca volti all’applicazione
degli stessi in ambito opto-elettronico ha suscitato l’interesse della comunità scientifica
internazionale per una possibile estensione dell’applicazione dei succitati materiali al
settore fotovoltaico.
Le celle fotovoltaiche organiche sono costituite da un elettrodo trasparente conduttivo
(ITO su vetro o plastica), un materiale attivo costituito da molecole organiche o polimeri
(in quest’ultimo caso si parla anche di celle fotovoltaiche polimeriche) e un contro-
elettrodo metallico. Nelle “organic solar cells” (OSC) l’assorbimento della luce e la
trasformazione in cariche elettriche (elettroni e lacune) avviene ad opera del materiale
organico che è responsabile anche del trasporto agli elettrodi delle cariche fotogenerate.
Nel caso delle celle ibride il materiale attivo può essere costituito da una miscela di
molecole organiche e di nanoparticelle di composti inorganici (per esempio i nanotubi di
carbonio). La ricerca sulle celle organiche è considerata ad alto rischio ma ad alta
potenzialità. Numerosi lavori pubblicati in letteratura suggeriscono che i semiconduttori
organici possiedono le potenzialità per il raggiungimento a medio-lungo termine
dell’obiettivo di produrre dispositivi fotovoltaici a basso costo per Wp potendo essere
sintetizzati e poi depositati a bassa temperatura e bassissimo costo industriale, su larga
area anche su substrati flessibili. Ad oggi, comunque, il principale limite da superare per
questa tipologia di celle solari è rappresentato dalla bassa efficienza di conversione
(efficienza record 7%), di fatto dimostrata principalmente su dispositivi di area inferiore al
centimetro quadrato. Inoltre, studi accurati dovrebbero essere condotti in relazione alla
stabilità ed il tempo di vita dei dispositivi, assolutamente insufficienti.
Le attività in corso per l’alta efficienza sono costituite nella maggior parte dei casi da studi
teorici. Uno tra i possibili approcci per il cosiddetto “fotovoltaico di III generazione” è
quello di fabbricare dei dispositivi multipli disposti in serie in cui per ognuna delle
giunzioni sia progettata e realizzato un materiale specifico per la fotogenerazione in una
preciso intervallo dello spettro solare. Tra le soluzioni ritenute promettenti vi è la
realizzazione di celle basate su silicio a quantum dot (QD). In questo caso, il materiale
fotoattivo è costituito da nanocristalli di silicio (ossia silicio con struttura ordinata) di
forma pressoché sferica con diametro inferiore a 7 nm immersi in una matrice di
materiale dielettrico a base di silicio, come l’ossido di silicio, il nitruro di silicio o il carburo
di silicio. Controllando dimensioni e densità dei dot (distanza reciproca) è possibile
ingegnerizzare il materiale, donandogli le caratteristiche elettroniche più adatte allo
sfruttamento di una parte dello spettro solare. Da considerazioni teoriche, un materiale
adatto al fotovoltaico sarà costituito da un reticolo più o meno ordinato di QD di Si di
diametro di qualche nanometro distanziati di ~1 nm in matrice di nitruro o carburo di Si.
A livello di laboratorio è stata dimostrata la fattibilità di questi materiali e sono stati
realizzati primi dispositivi. Un approccio alternativo per l’alta efficienza è quello di
impiegare sistemi a concentrazione in grado di separare, con materiali dicroici, le diverse
componenti cromatiche della radiazione solare incidente, inviandola a diverse celle
separate fisicamente, ciascuna in grado di sfruttare al meglio una parte dello spettro
solare. Questo approccio consente di evitare l’uso delle costose celle a multigiunzione
basate sui materiali III-V, che vengono costruite realizzando le giunzioni in serie una
sull’altra, e di ridurre il problema dell’innalzamento di temperatura delle celle
fotovoltaiche che si riscontra nei sistemi a concentrazione classici.
CAPITOLO 4: ANALISI DI MERCATO DEI PRODUTTORI FOTOVOLTAICI
CAPITOLO 4: ANALISI DI MERCATO DEI PRODUTTORI FOTOVOLTAICI
4.1 Indagine sullo sviluppo del mercato fotovoltaico mondiale
Il mercato del fotovoltaico è esploso negli ultimi anni ed è previsto confermare questo
trend negli anni a venire; l’ultimo PV STATUS REPORT del JRC, Centro Comune di Ricerca
della Commissione Europea, ha evidenziato che la produzione fotovoltaica nel mondo è
aumentata fino a raggiungere circa 7,3GW nel 2008, un aumento dello 80% rispetto
all’anno precedente. Le previsioni per la fine del 2010, considerano tra 7 e 10GW (EPIA
policy driven scenario, EuPD, Bank Sarasin, LsBBW) e 17 GW (Photon Consulting).
Figura 4.1 - Produzione mondiale celle/moduli fotovoltaici dal 1990 al 2008 (fonte dei dati:
Navigant [Min 2009], PV News [Pvn 2009] e analisi CCR)
Gli investimenti globali nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica sono stati
colpiti dalla crisi finanziaria alla fine del 2008 e all'inizio del 2009, ma stanno dando segni
di una forte ripresa. Il rapporto evidenzia un chiaro rallentamento negli investimenti nella
seconda metà del 2008 (10% nel terzo trimestre; 23% nel quarto), continuato nel primo
trimestre del 2009 (47% rispetto al quarto trimestre del 2008), ma nel secondo trimestre
è iniziata un'inversione di tendenza (+83% rispetto al primo trimestre del 2009).
L’ 85% della produzione attuale continua ad utilizzare wafer basati sulla tecnologia di
silicio.
Fino ad ora, il vantaggio principale di questa tecnologia consisteva nel poter acquistare
linee di produzione complete, installate e prodotte entro un termine relativamente breve
di tempo.
Tuttavia, dopo la scongiurata penuria di silicio, sono sempre più le aziende produttrici che
sono sempre più attente alla diversificazione del loro portfolio e che stanno investendo
nella produzione di film sottile ( attualmente se ne contano più di 150); ad esempio Sharp
(Japan), Showa Shell Sekiyu (Japan) e Best Solar (PRC)1 hanno annunciato che avrebbero
incrementato a 1 GW la loro produzione di film sottile tra il 2010 e il 2011; stando a
quanto annunciato dalle varie compagnie si potrebbe arrivare a una produzione di 12GW
entro la fine del 2010, oltre il 10% rispetto alle previsioni dell’autunno scorso, e quasi il
doppio rispetto al 2009.
First Solar e Sharp insieme potrebbero contribuire con circa 2GW, e considerando che gli
altri produttori esistenti, potrebbero aggiungere circa la stessa capacità, la produzione
aggiuntiva di 4GW per il 2010 è da considerarsi come possibile se le condizioni del
mercato lo permetteranno ; per i restanti due GW c'è un elevato grado di incertezza.
1 PRC: Repubblica Popolare Cinese
Figura 4.2- Capacità di produzione attuale e pianificata di moduli in silicio e in film sottile.
I costi dei moduli stanno vedendo una significativa riduzione, merito sia degli gli accordi
delle compagnie con i relativi fornitori, sia dell’entrata in gioco nel mercato di nuovi
attori, con la conseguente sovraccapacità; Photon Consulting prevede attraverso
un’analisi comparativa basata su centinaia di imprese operanti nel settore, che soltanto
35 di loro riusciranno a realizzare costi molti bassi tra cui First Solar, LDK Solar, Q-Cells,
REC, SolarWorld, SunPower, Suntech, e Yingli Green. Un altro notevole sviluppo è il fatto
che la quota di mercato dei primi dieci produttori FV si è ridotta da 80% a 50%; la più
rapida espansione della capacità di produzione ha interessato principalmente la Cina e
Taiwan, basti considerare che per quanto riguarda la produzione di celle solari, la Cina è
diventato il leader con 2,4 GW, seguita dall'Europa con 1,9 GW, dal Giappone con 1,2 GW
e da Taiwan con 0,8 GW. Inoltre, se gli ambiziosi piani da parte delle compagnie cinesi,
potranno essere realizzati nel 2012, la Cina conterà circa il 32% della capacità di
produzione mondiale con 54GW di moduli fotovoltaici, seguita dall'Europa (20%), Taiwan
(15%) e il Giappone (12%) . Questa capacità di produzione e sarebbe molto più alta
rispetto ai 2 GW di impianti solari istallati per il popolo della Repubblica Popolare Cinese
datati per il 2011, come già annunciato a luglio 2009. Si può osservare, quindi, che
nonostante il vivace sviluppo del mercato in Cina, i produttori continueranno a guardare
all’estero, con un elevato tasso di esportazione (98% nel 2007).
Tuttavia, si prevede che il tasso di utilizzo subirà un'ulteriore diminuzione da 56% nel
2007 e 54% nel 2008 a meno di 50% nel 2012. Altri paesi come India, Malaysia e Corea del
Sud stanno seguendo l'esempio di attirare gli investimenti nel settore solare.
Figura 4.3 - Incrementi dei piani di capacità mondiali previsti
Il settore del fotovoltaico a concentrazione, è un mercato emergente, e ha raggiunto nel
2008 i 17MW. Ci sono due principali circuiti, quello ad elevata concentrazione > 300 Soli
(hcpv) o medio-bassa concentrazione con un fattore di concentrazione da 2 a. 300. Al fine
di massimizzare i benefici del CPV, la tecnologia richiede un’ irradiazione diretta normale
(DNI), e queste aree sono limitate ad alcune zone geografiche. La quota di mercato del
CPV è ancora limitata, ma un numero crescente di aziende si stanno interessano del CPV:
nel 2008 circa 10MW di CPV sono stati prodotti, e i pronostici del mercato per il 2009 e
2010 sono rispettivamente 30MW e 100MW.
4.1.1 Produttori moduli fotovoltaici
La figura del produttore e dell’assemblatore di celle coincidono molto spesso, salvo poi
integrare anche una struttura commerciale di rivenditore nel paese in cui ci vuole
cimentare; in molti casi queste aziende arrivano a sviluppare una struttura di
progettazione interna per le grandi commesse, realizzando un’integrazione completa.
Per coprire tutto il mercato delle utenze aziendali e domestiche di medie e piccole
dimensioni, i produttori si appoggiano agli installatori locali che garantiscono capillarità
sul territorio.
Questo può avvenire fungendo da semplici fornitori, oppure con una maggiore influenza
conferendo dei mandati ad installatori che rispettino determinati parametri di qualità, e
trasformandoli in una sorta di concessionari del proprio prodotto, stipulando accordi
commerciali più complessi e offrendo l’immagine derivata dalla pubblicizzazione del
proprio marchio sul mercato. Esistono casi di produttori che hanno una storia recente e
nascono direttamente come specialisti del settore con una struttura di ricerca e di
produzione indirizzata esclusivamente alla tecnologia fotovoltaica. Nella maggioranza dei
casi sono società derivate da preesistenti aziende operanti già da tempo nel settore delle
energie rinnovabili a 360 gradi.
Tali unità sono frequentemente rette da holding maggiori, affermate nei mercati della
climatizzazione, dell’idraulica, spesso dell’ illuminazione fino a casi particolarmente
articolati come la BP Solar, appartenente al gruppo BP che partendo dalla sua esperienza
in prodotti derivati dal petrolio investe in energie rinnovabili, o la Sanyo che sfrutta il
prorio know how tecnologico per la produzione di moduli particolarmente performanti ,
fino a realizzare delle icone del settore quali il Solar Arch.
Esistono poi gli assemblatori, ovvero importatori di celle che vengono assemblate in
pannelli di varie configurazioni da rivendere sul mercato o installare tramite una rete
propria di vendita e montaggio. Sostanzialmente si tratta della stessa integrazione a valle
vista per i produttori, da cui viene escluso l’anello più a monte, ossia quello della
produzione.
Questo comporta competenze più limitate a livello di know how tecnico, ma una
maggiore flessibilità per collocarsi in diversi segmenti di mercato e rivolgersi direttamente
ad un bacino più ampio di utenti.
Anche in questo caso però è fondamentale la sinergia con gli installatori locali.
Ritornando al tema dei produttori, le case produttrici sono nella quasi totalità straniere:
Europee, dove la Germania è leader seguita da una produzione in crescita della Spagna,
Americane (California specialmente), ma soprattutto Giapponesi, Cinesi. Ma il fatto più
importante è che il Celeste Impero nel frattempo produce tante celle fotovoltaiche come
nessun altro Paese del mondo. Il Giappone e la Germania, che l‘anno scorso erano ancora
i due produttori più importanti, sono stati relegati al secondo e al terzo posto.
Se si prende in considerazione l‘Asia intera, si deve constatare che il vantaggio
dell‘Oriente rispetto alla Germania e all‘Europa è addirittura più grande. Il 65 per cento
della produzione mondiale di celle proviene, ovviamente collegata a quella dei moduli,
dalla Cina, dal Giappone, da Taiwan, dall‘India ecc.
Che le celle servano soprattutto a costruire moduli è lapalissiano. Per questo, sarebbe
naturale pensare di poter allargare la panoramica del mercato delle celle anche al
mercato dei moduli. In pratica, però, non è qui possibile affrontare la questione con la
necessaria scrupolosità. Ad esempio, in Cina esistono innumerevoli produttori di moduli
anche molto piccoli, che è impossibile registrare completamente.
Ciononostante si proverà a fare un elenco dei principali produttori, considerando
soprattutto non tanto le dimensioni, quanto la tecnologia per cui si sono affermati sul
mercato.
Ogni produttore tende a creare il proprio core bisness puntando su diverse leve, quali
prezzi bassi ( soprattutto i moduli cinesi, taiwanesi), qualità e ricerca ( Giappone e
Germania); confrontando la lista delle prime società, considerando solo i produttori di
moduli in silicio cristallino, in quanto secondo dati dichiarati da Photon, il produttore in
telluro di cadmio First Solar detiene il 4posto nella classifica di produttori globali, emerge
un altro dato importante: tutte le aziende che considerano il fotovoltaico un settore
secondario della loro attività, hanno perso quote di mercato ; al contrario, le società di
maggiore successo sono quelle che si concentrano in maniera esclusiva sul settore
fotovoltaico. Tra queste è compresa anche esordiente cinese Yingli Green Energy
Holding Corp. Tutte le case produttrici presentano poi, a diversi livelli, filiali commerciali
nei vari continenti, con maggiore densità in Europa, Nord America e Asia.
L’ampliamento del mercato del fotovoltaico è in larga misura dipendente dal quadro
politico di un dato paese. Meccanismi di sostegno sono definiti dalle legislazioni nazionali
e l’introduzione, modifica o eliminazione di tali regimi di sostegno possono avere
profonde conseguenze sull’industria del FV. Le previsioni di mercato dei produttori,
dipendono quindi da una profonda comprensione del quadro politico: seguirà una breve
analisi dei produttori fotovoltaici nei principali paesi mondiali.
Sharp (Jap)Solon (De)
Yingli (PRC)Suntech Power (PRC)
Sanyo (Jap)Trina Solar (PRC)
kyocera (Jap)CSI (PRC)
Solarworld (De)
100 300 500 700 900 1100Sharp (Jap)
Solon (De)
Yingli (PRC)
Suntech Power (PRC)
Sanyo (Jap)
Trina Solar (PRC)
kyocera (Jap)
CSI (PRC)
Solar-world (De)
Announced manu-fac-tur-ing ca-pac-ity 2008 (MWp)
820 440 400 1000 290 350 625 620 240
Announced production 2008 (MWp)
458 301 282 498 220 201 364 168 174
Announced manu-fac-tur-ing ca-pac-ity 2009 (MWp)
820 440 600 1000 370 700 650 620 300
Principali produttori moduli in silicio cristallino
Figura 4.4 - Principali produttori fotovoltaici in silicio cristallino
4.2 Il Giappone
Pur essendo povero in risorse energetiche come l'Italia e dipendente in larga misura dalle
importazioni dall'estero di fonti fossili, il Giappone ha iniziato a svincolarsi sempre più dal
petrolio sin dal primo shock petrolifero del 1973, puntando in maniera decisa sull'uso di
energia disponibile localmente e sull'innovazione tecnologica per una maggiore efficienza,
merito non soltanto degli incentivi provenienti dal governo per l’istallazione di sistemi
fotovoltaici. La pietra miliare che ha portato il Giappone al successo del fotovoltaico è
stata lanciata dal Programma nazionale di ricerca e sviluppo nel lontano 1974 ,
permettendo al Paese di diventare leader nel settore fotovoltaico e creare un'industria
che fino a pochi anni fa non aveva pari nel mondo. Nomi quali Sharp, Mitsubishi Electric,
Kaneka, Sanyo, Kyocera sono la storia del fotovoltaico, e hanno permesso al Giappone di
detenere sin dal 1997 il primato nella produzione mondiale di celle e moduli. Nonostante
un aumento della produzione di 31% in 2008 rispetto al 2007, la quota del mercato
mondiale di dispositivi fotovoltaici, fabbricati in Giappone , si è ridotta da 23 al 17
percento. Il numero di aziende giapponesi fra le prime dieci è stato tre, pari a quelli
provenienti dalla Cina; una condizione speciale della industria fotovoltaica giapponese, è
il fatto che la maggior parte delle capacità di produzione vengono limitate ad alcune
grandi imprese, e che l’intera catena di valore del fotovoltaico, dalla cella solare,
modulo,componenti e talvolta anche i servizi di installazione e manutenzione dei sistemi
fotovoltaici, vengono offerti dalla stessa impresa. Il motivo per cui i produttori giapponesi
hanno perso significative quote di mercato, a vantaggio soprattutto di quelli cinesi, è il
ristagno del mercato giapponese, che rappresenta lo sbocco principale per le imprese
giapponesi; non hanno prestato sufficiente attenzione a al mercato europeo. Ciò
nonostante, i produttori giapponesi hanno annunciato massiccio aumento delle capacità
di produzione per 2010, segnalazione le aspettative di un proseguimento dell'alto tasso di
crescita del mercato mondiale. Se l'annunciata gli aumenti di capacità sono realizzati, la
capacità di produzione in Giappone dovrebbe aumentare da 1.5 GW nel 2007 per 4.5 GW
in 2010 e vicino al 7 GW in 2012.
4.2.1 Sharp Corporation
L’AZIENDA
Sharp, come altri produttori, utilizza quasi esclusivamente le sue celle da esso prodotte,
che ha iniziato a sviluppare celle solari nel 1959, per giungere alla produzione di massa
nel 1963;Poiché i suoi moduli ( 4,940 per la precisione) furono montati su “UME”, il
primo satellite artificiale ad uso commerciale Giapponese, nel 1974, Sharp è stato il
primo produttore in Giappone di celle solari in silicio per l'uso spaziale. Nell’anno 2000,
50,4 KW di moduli fotovoltaici furono prodotti rappresentando il 17,5% della produzione
mondiale di moduli, diventando il produttore leader nel mondo. Sharp, con 50 anni di
esperienza nel settore fotovoltaico, offre un contributo essenziale allo sviluppo della
tecnologia solare. Basati sulla tecnologia delle celle solari di silicio cristallino , i moduli
fotovoltaici Sharp hanno un’eccellente qualità per resistere a rigide condizioni operative e
sono adatti per i sistemi collegati in rete; hanno ricevuto nel 2003 le illustre certificazioni
ecc I moduli FV Sharp sono installati in oltre 130 satelliti, in più di 1.200 fari, in impianti
stradali ed industriali, in edifici pubblici e in condomini. Quest’ampia gamma di
applicazioni dimostra che i moduli possono essere integrati negli ambienti più svariati. Gli
ambiziosi sforzi di Sharp si basano su un forte impegno verso l’ambiente: Sharp
Corporation sta per diventare una per diventare una "società ad impatto zero a livello di
surriscaldamento globale”, conseguendo una riduzione delle emissioni di gas serra pari a
quelle che la società produce in tutto il mondo e attribuisce un grande valore alla
progettazione di prodotti riciclabili e, in particolare, a una maggiore promozione di
tecnologie di riciclaggio innovative. Nel 2002, Sharp ha sviluppato una tecnologia per il
riciclaggio dei vecchi moduli fotovoltaici. L’obiettivo della revisione generale è quello di
dotare il modulo di un nuovo pannello posteriore epossidico e di facilitare il riutilizzo del
pannello anteriore in vetro, delle celle solari e degli altri materiali. Un altro metodo di
riciclaggio consiste nel fondere i componenti del modulo (ad eccezione delle celle solari),
nel costruire nuove celle da questi wafer e nell’utilizzarli per la produzione di nuovi
moduli. Il mercato del fotovoltaico sta crescendo rapidamente e, di conseguenza, il
riciclaggio dei moduli FV ricoprirà, in futuro, un ruolo importante.
TECNOLOGIA
Sharp conta cinque fabbriche di moduli fotovoltaici , di cui tre si trovano fuori il
Giappone: uno a Memphis, Tennessee, Stati Uniti con 70 MW, uno a Wrexham, Regno
Unito, con 220 MW di potenza e uno a Nakornpathom, in Tailandia. Di tutti gli impianti
Sharp di produzione di moduli fotovoltaici in tutto il mondo, Wrexham è uno dei più
tecnologicamente avanzati. Oggi assembla moduli fotovoltaici monocristallini e
policristallini altamente avanzati utilizati poi in impianti residenziali e commerciali.
Questi moduli non sono solo destinati al mercato del Regno Unito, ma vengono esportati
in tutta l'Europa continentale, dove c'è una domanda sempre crescente per l’ efficiente
tecnologia solare.
L'impianto ha vinto un prestigioso premio 'Green Apple' per la migliore pratica
ambientale, assegnato da The Green Organisation. Sharp procede a grandi passi nella sua
strategia di sviluppo del film sottile come tecnologia chiave per fare del sole la principale
fonte di energia rinnovabile: è stato da poco inaugurato nel distretto di Osaka - dopo solo
2 anni di lavori – il grande impianto di Sakai (con una superficie di oltre 1 milione di metri
quadrati) che si pone all’avanguardia sotto il profilo tecnologico, logistico e ambientale. Si
tratta, infatti, di un polo industriale integrato che oltre a Sharp aggrega 19 aziende
operanti in settori sinergici tra loro. Due le principali linee produttive: gli schermi LCD e i
moduli fotovoltaici a film sottile. Entrambi utilizzano la tecnologia thin film condividendo
macchine e materie prime. La linea produttiva entrerà in funzione nel marzo 2010 con
una produzione iniziale di 480 MW di moduli a film sottile che a pieno regime
diventeranno 1.000 MW. Una capacità produttiva tale da fornire ogni anno un impianto
fotovoltaico da 4kW a 250.000 nuove abitazioni. Oltre al gia citato stabilimento, si ricorda
anche lo stabilimento di Katsuragi, distetto di Nara, e Yaita, Tochigi, per la produzione di
moduli fotovoltaici. Sharp ha infine annunciato di costruire uno stabilimento di moduli in
film sottile a tripla giunzione con una capacità di 480MW/all’anno, in Sicilia, attraverso
una joint venture con l’italiana ENEL.
I moduli in film sottile sviluppati da Sharp, presentano valori di rendimento tra più alti
presenti sul mercato: la linea NA-F135(G5), arriva a 9,5% la tecnologia tandem utilizzata,
ossia composta da un film in silicio amorfo e uno microcristallino, si aggiunge all’utilizzo di
un vetro trasparente, fino al 30% il grado di trasparenza, ideale per facciate e serre. La
capacità innovativa di Sharp nell’ambito del fotovoltaico è testimoniata anche da altre
soluzioni tecnologiche come quella dei concentratori. La luce viene concentrata su piccole
celle a multi giunzione, mediante lenti di Fresnel che consentono di raggiungere fattori di
concentrazione pari all’intensità di mille soli, ottenendo un incremento dell’efficienza
della cella pari al 40%. Le celle vengono realizzate in Arseniuro di Gallio (GaAs), materiale
che permette al concentratore di raggiungere la potenza di picco di 2,9 KW. Le celle sono
di piccole dimensioni, della grandezza di una moneta da 1 centesimo, ma garantiscono
grandi risultati: l’unico limite di applicazione di questa tecnologia risiede nella necessità
della luce solare diretta e di disporre di un sistema di inseguimento solare tanto più
complesso quanto più alto è il livello di concentrazione. Questa tecnologia è stata
sperimentata in Andalusia con pannelli da circa 3 kW di potenza che utilizzano lenti di
Fresnel per concentrare la potenza di 700 soli su celle fotovoltaiche più piccole di una
monetina da 1 centesimo di euro (7x7 mm). Attualmente sono in fase di produzione
concentratori delle stesse dimensioni ma di potenza superiore che verranno sperimentate
in Sicilia, grazie all’accordo con Enel.
4.2.2 kaneka Solartec
L’AZIENDA
Kaneka Solartech Co. è il reparto fotovoltaico del grande gruppo elettronico
giapponese;attualmente Kaneka vanta il più alto livello di tecnologia nella realizzazione di
moduli in film sottile, sfruttando la tecnologia del micromorfo , per tetti e coperture
giapponesi, nonché per i mercati di esportazione, anche se ancora tali prodotti risultano
difficilmente reperibili. Nel 2006 la società ha inaugurato una fabbrica di moduli ad
Olomouc, in Repubblica Ceca, dove la capacità è stata aumentata a 30M nel 2008. Nel
2008 la capacità di produzione è stata di 52MW. Nell’ Aprile 2008, ha iniziato la
produzione commerciale e la spedizione di moduli in film sottile in silicio utilizzando la
tecnologia tandem che consente una conversione di efficienza pari al 12%, la più alta al
mondo. Un ulteriore espansione a 150MW è prevista per il 2010, ma obiettivo
dell’azienda è di raggiungere 1GW per il 2015.
Kaneka è fermamente convinta che il futuro appartenga alla tecnologia microamorfa,
infatti nel marzo 2009, ha stabilito Photovoltaic & Thin Film Device Research
Laboratories , laboratori di ricerca come parte del suo impegno al fine di creare nuove
tecnologie .
L’utilizzo di materiali organici per la produzione di moduli a film sottile potrebbe
permettere all’azienda di un creare un vantaggio competitivo, rispetto alle altre aziende,
garantendo qualità elevata, raggiungendo elevati livelli di efficienza di conversione, e
competitività dei costi.
4.2.3 Kyocera Corporation
L’AZIENDA
Kyocera ha iniziato nel 1973 con la ricerca sulle cellule solari. Lo stabilimento produttivo
di Shiga Yohkaichi è stato stabilito nel 1980, e la ricerca e sviluppo nella produzione di
celle e moduli solari in silicio policristallino, ha portato alla prima produzione di massa nel
1982. Nel 1993 ha raggiunto il 19,5% di efficienza, record mondiale, con celle solari in
silicio cristallino (10cm²).
Nel 2008 Kyocera aveva una produzione di 290 MW. La fabbrica di Sakura, nella
prefettura di Chiba, si occupa di tutto dalla R & S alla programmazione del sistema di
costruzione e manutenzione , la fabbrica Shiga, nella prefettura di Shiga è attiva nella R &
S, nonché nella produzione di cellule solari, moduli, apparecchi e dispositivi che sfruttano
calore; la Kyocera è una delle poche aziende sul mercato che esegue in proprio tutte le
fasi produttive, senza acquistare semilavorati. L’assoluto controllo così consentito,
abbinato a processi di produzione completamente automatizzati, garantisce una qualità
dei prodotti costante e molto superiore alla media. Come altri produttori giapponesi,
anche la Kyocera prevede di aumentare la capacità attuale di 300 MW a 500 MW nel
2010 e 650 MW da 2012 .
La crescita dei mercati in via di sviluppo, è di grande interesse per la società. Pertanto,
Kyocera istituito una joint venture con la Tianjin Yiqing Group (10% quota) a Tianjin, in
Cina, per produrre moduli fotovoltaici per il mercato locale. L'attuale produzione di 60
MW è stata ampliato a 240 MW per il 2012.
La seconda fabbrica di moduli con 36 MW di capacità di produzione, si trova in Tijuana
Messico, e ha iniziato la produzione nel Dicembre 2004; per anch’essa è prevista
l'espansione a 150MW.
Al fine di rifornire il crescente mercato europeo, Kyocera ha una terzo stabilimento
produttivo di moduli a Kadan, Repubblica Ceca, che ha iniziato a operare nel 2005, con
una capacità di produzione di 60MW annualmente. La capacità di questo stabile è
prevista per essere aumentata a 150 MW per gli inizi del 2011.
TECNOLOGIA
Le celle fotovoltaiche di silicio policristallino, presenti nei moduli KYOCERA, sono
incapsulate, con uno strato di EVA (Etilene-Vinil Acetato, materiale che ha la funzione di
rendere il modulo elettricamente isolato), tra una copertura di vetro temperato ed un
foglio posteriore di PET, al fine di garantire la massima protezione contro le più severe
condizioni ambientali. L’intero laminato così ottenuto è inserito in una cornice di
alluminio anodizzato che conferisce al modulo elevata resistenza strutturale e agli agenti
esterni, nonché una notevole facilità d’installazione. I nuovi moduli KD185GH-2PU ed
FD135GH-2P (dimensioni di base di 156 mm x 156 mm), raggiungono un rendimento
energetico superiore al 16 % ed assicurano all’impianto fotovoltaico una resa energetica
annua estremamente elevata.
4.2.4 Mitsubishi Electric
L’AZIENDA
La Mitsubishi ha avviato nel 1974 la ricerca e sviluppo sui moduli fotovoltaici, uno dei più
grandisistemi fotovoltaici in Giappone è stata consegnato nel 1993 nell’ isola di Miyako,
Okinawa prefettura (750 kWp). Lo stabilimento di Iida Factory, nella prefettura di
Nagano, venne stabilito nel 1998, e provvedeva alla fabbricazione di celle e moduli in
silicio policristallino. Oggi questo stabilimento è utilizzato per produzione di soli celle,
mentre i moduli sono fabbricati Nakatsukagawa, nella prefettura di Gifu, e a Nagakakyo,
prefettura di Kyoto. La capacità di produzione attuale conta 220MW, mentre nel 2008 era
148 MW, guardando al futuro, l'impresa mira a stabilire un sistema di produzione con una
capacità annua di 500 MW per l’anno fiscale 2013 (1 aprile 2012-31 marzo 2013).
L'azienda è fortemente impegnata nella realizzazione di prodotti ed attività eco-
compatibili.
LA TECNOLOGIA
I Moduli fotovoltaici in silicio policristallino Mitsubishi Electric, sono un integrazione
strategica delle più recenti innovazioni nella tecnologia dei satelliti spaziali, dei
semiconduttori e di altri settori chiave. I moduli sono garantiti 5 anni sui difetti di
fabbricazione e 25 anni sulla producibilità. Mitsubishi Electric moduli fotovoltaici sono
progettati per entrambi commerciale e applicazioni domestiche adatto per sistemi
connessi alla rete , e offrono sia ad alte prestazioni e affidabilità. Questi moduli
fotovoltaici sono fabbricati seguendo i più rigorosi orientamenti per soddisfare i requisiti
rigorosi di norme internazionali di qualità (UL 1703, IEC 61215, TÜV sicurezza Classe II).
L’efficienza dei moduli raggiunge il 13,7%
Moduli ad alto rendimento:
- La distanza intercorrente tra le celle di un pannello è stata aumentata: ora la luce
riflessa viene mobilizzata con il backfilm per aumentare il rendimento del modulo.
- L'uso di vetro privo di cerio e l’ elevata trasmittanza, rende possibile un
rendimento decisamente superiore, grazie all'eliminazione del deterioramento
iniziale.
- Lancio in Giappone della produzione in serie dei primi moduli solari per uso
domestico realizzati con saldature prive di piombo. Promozione della realizzazione
di prodotti piu ecologici. In precedenza, la quantita totale di piombo utilizzata
nei moduli fotovoltaici richiesti per fornire energia a una singola residenza (usando
un sistema da 3 kW) era di circa 864 g. I nuovi moduli adottano sistemi di
saldatura senza piombo.
- Si è ottenuto un rendimento superiore di conversione del modulo fotovoltaico,
sfruttando le capacita del nuovo prodotto di riflettere in modo piu uniforme i raggi
del sole.
4.2.5 Sanyo
L’AZIENDA
Sanyo ha iniziato la produzione di celle solari nel 1975, iniziando la produzione di massa
nel 1980. Dieci anni più tardi nel 1990, ha avuto inizio la ricerca sulle celle HIT
(Heterojunction with Intrinsic Thin Layer). Nel 2003 ha avuto inizio la
commercializzazione dei moduli basati HIT con la più alta efficienza al mondo presso lo
stabilimento di Nishikinohama e C.V.’s Monterrey, Mexico con 50MW di capacità.
Similmente a Sharp e Kyocera, ha voluto istituire impianti di produzione in Europa, così
nel 2005 ha aperto uno stabilimento di moduli in Dorog, Ungheria, in cui la capacità di
produzione è aumentata a 145MW. Sanyo produce celle solari presso lo stabilimento di
Nishikinohama (Kaizuka City, Osaka) e presso la prefettura di Shimane .
I moduli, sono successivamente assemblati a Nishikinohama e Tokyo, e nei due impianti
d'Oltremare (Ungheria e Messico).
LA TECNOLOGIA
Come le altri grandi aziende solari giapponesi, Sanyo produce interamente tutti i
componenti dei propri sistemi fotovoltaici.
La tecnologia HIT delle celle fotovoltaiche SANYO, è basata su un sottile wafer di silicio
monocristallino circondato da un film di silicio amorfo ultrasottile il tutto richiede una
avanzata tecnologia di realizzazione. Il vantaggio di questa tecnologia rispetto a quella
convenzionale al silicio cristallino risiede nella maggiore efficienza. Le celle solari HIT
riducono le perdite dovute alle strutture cristalline disomogenee presenti sulla superficie
della cella solare.
Grazie a questa tecnologia, l‘efficienza dei moduli SANYO HIT è superiore di circa il 30%
rispetto alla media del mercato. Anche a temperature elevate, le celle solari HIT sono in
grado di mantenere una maggiore efficienza rispetto a quelle convenzionali al silicio
cristallino.
La tecnologia SANYO HIT è una realizzazione esclusiva che sfrutta tecniche di realizzazione
all‘avanguardia, offrendo così valore e prestazioni leader nel settore.
Tutti i moduli HIT sono privi di piombo e esenti da emissioni.
Figura 4.5 - Tecnologia cella HIT
Modello Efficienza della cella Efficienza del modulo
HIP-215NKHE5 19,3% 17,1%
HIP-214NKHE5 19,2% 19,1%
Figura 4.6 - Efficienza sopra la media dei moduli HIT
L’elevata efficienza conversione di hit moduli fotovoltaici rende possibile installare più
capacità rispetto ad altri convenzionali moduli HIT.
L‘ultima conquista di SANYO è il modulo HIT Double, in cui anche il lato posteriore è in
grado di convertire la luce solare in energia elettrica. Questo è possibile, perchè le celle
HIT® possono generare energia su entrambi i lati della cella. Il lato posteriore del modulo,
prima inutilizzato, cattura la luce riflessa e la luce diurna indiretta, che produce un
ulteriore miglioramento delle prestazioni fino al 30%. Ciò significa che SANYO possiede
uno dei moduli fotovoltaici con le più elevate prestazioni sul mercato. Grazie alla sua
struttura trasparente, il modulo HIT Double offre possibilità di applicazioni innovative
come barriere acustiche su autostrade, tettoie, giardini di inverno o serre. Tutti i moduli
sono certificati secondo lo standard IEC 61215 e IEC 61730
4.2.6 Showa Shell Solar:
L’AZIENDA
Showa Shell Solar, controllata al 100% da Showa Shell Sekiyu, è un’azienda leader al
mondo per la tecnologia CIS. L'azienda ha sviluppato nel 2006 il suo primo stabilimento
nella prefettura di Miyazaki pari a una capacità di 20MW; nel 2009 è stato reso operativo
il secondo stabilimento con una capacità pari a 60MW e per il terzo stabilimento, che sarà
pronto nel 2011, la Showa Solar ha deciso di espandere la produzione di film sottile fino a
1GW, lo stabilimento avrà una capacità di produzione pari a 900MW, con un investimento
pari a 100miliardi di yen. Tale produzione sarà rivolta oltre che al mercato interno,
soprattutto al mercato estero, per usi residenziali, industriali.
La distribuzione europea viene gestita da Solar Frontier Ltd., che è stata fondata
esclusivamente a questo scopo.
LA TECNOLOGIA
I moduli CIS sono costruiti utilizzando elementi quali il rame (C), l'indio (I) e il selenio (S).
Tali moduli, essendo senza silicio, differiscono del tutto dai tradizionali pannelli cristallini:
si ha un maggior assorbimento di luce e un ottimo comportamento in condizioni di luce
diffusa, inoltre il colore più intenso, rispetto ai normali moduli in silicio, lo rendono più
gradevole alla vista, e più facilmente adattabile ai vari stili di abitazione. Sono disponibili
nelle versioni da 70, 75 e 80 Wp con efficienza massima del 10%. offrono prestazioni
eccezionali anche con poca luce e hanno una
minima tolleranza alle alte temperature, consentendo una notevole precisione di potenza
picco erogata inavverse e mutevoli condizioni climatiche.
L’efficienza e la stabilità della potenza di uscita offrono affidabilità e alte prestazioni per
molti anni. Le celle sono ricoperte da un vetro trasparente temprato che garantisce più
potenza e assicura un’alta resistenza all’impatto e una protezione contro grandine, neve e
ghiaccio.
L’uscita di ogni modulo è costituita da due cavi conduttori (lunghezza 1,5 m circa), protetti
ai raggi UV, che garantiscono semplicità e varietà di montaggio.
4.3 Il fenomeno Cina
La Cina è ormai primo produttore al mondo di fotovoltaico con una quota sul mercato
internazionale del 27,2%, grazie alla sua capacità, in soli pochi anni e partendo
praticamente da zero, di creare un’industria di alto profilo; L’economia del paese, anche
nel campo delle energie rinnovabili, ha sempre contato prevalentemente sulle
esportazioni. Per il solare, ad esempio, circa il 95% dei prodotti "made in China" è
destinato all’estero, soprattutto a Germania, Italia, Spagna e Usa. Ultimamente però, con
la crisi economica, che ha fatto ridurre gli ordini dall’estero – unita alla nuova esigenza di
frenare la crescita delle emissioni e far vedere al resto del mondo il proprio impegno per il
clima - qualcosa sta cambiando e il gigante asiatico inizia a ad essere uno dei più grandi
mercati mondiali per le rinnovabili. La potenza fotovoltaica installata in Cina passerà in
poco più di due anni dai 140 MW attuali a oltre 1,8 GW. Lo dice un report di GTM
Research.
Il solare cinese brucia così le tappe previste solo nel 2007 quando 1,8 GW era l'obiettivo
per il 2020.
A giovare della futura crescita della tecnologia saranno soprattutto i produttori di celle e
moduli che potranno usufruire anche del mercato domestico .
Il successo delle tigri cinesi, in confronto a produttori europei e giapponesi, sembra
essere la loro straordinaria struttura dei costi. Da nessun‘ altra parte la produzione di
wafer, celle o moduli è più conveniente che in Cina o a Taiwan. PHOTON Consulting ha
preso in esame i costi di produzione dei produttori cinesi ed europei, considerando tutti
gli elementi della catena del valore aggiunto, dal lingotto al modulo pronto. Secondo
quest‘analisi, i costi di produzione tipici per un modulo pronto cinese
nel 2007 sono ammontati a 2,03 euro i cinesi producono a prezzi inferiori del 25 per cento
rispetto agli europei (e alcune aziende persino del 50 per cento). Sorprendentemente,
l‘analisi di PHOTON Consulting ha rilevato che tale vantaggio è addebitabile solo in piccola
parte ai bassi costi salariali della Cina e risulta piuttosto dal risparmio in tutta una serie di
voci. A partire dai costi più bassi degli impianti di produzione, passando per un volume di
produzione più elevato delle macchine, fino a retini serigrafici e altri materiali di consumo
più economici. Rispetto agli europei, I produttori cinesi dispongono di un vantaggio anche
in termini di flessibilità produttiva: essendo buona parte dei processi produttivi di tipo
manuale, possono reagire più rapidamente alle innovazioni rispetto alle aziendeeuropee
più automatizzate.
Bisogna considerare inoltre che un numero crescente di ditte cinesi opera anche nella
fase iniziale della catena di creazione del valore, costruendo le proprie fabbriche di silicio.
Entro il 2010, si stima che tali fabbriche produrranno 5.000 tonnellate all‘anno di silicio,
anche calcolando che una parte dei progetti non vada in porto.
Oltre ai miglioramenti nell‘approvvigionamento di silicio, i cinesi lavoreranno anche per
ridurre in modo sensibile gli altri costi di produzione. Tra questi, i fattori decisivi sono
l‘efficienza del processo di trasformazione, i prezzi scontati per le apparecchiature di
produzione, oltre che tassi di rottura ridotti. Complessivamente, i costi di produzione per
un modulo cinese si abbasseranno entro il 2010 di almeno 0,81 euro a watt.
Oggi è evidente che le imprese nipponiche stanno perdendo progressivamente la oro
competitività. Ma ora i cinesi fanno con gli europei esattamente lo stesso che hanno fatto
gli europei con i giapponesi: crescono di più, producono a prezzi più convenienti e sono
più aggressivi.
Nel capitolo seguente, alcuni dei principali operatori del mercato nella Repubblica
popolare cinese sono brevemente descritti, l’elenco è lungi dall’esser completo, a causa
del fatto che attualmente i produttori di moduli esistenti in Cina sono più di 300, anche se
molti di essi non raggiungono i 10MW di capacità
4.3.1 Canadian Solar Inc.
L’AZIENDA
CSI è uno dei più grandi produttori di moduli fotovoltaici al mondo, fondata in Canada nel
2001, CSI ha definito sette consociate produttrici, interamente controllate, in Cina, che
si occupano dalla completa produzione verticale del lingotto/wafer alle celle e moduli
solari, per una superficie totale di 173.00m². Attualmente la capacitò di produzione
totale è pari a 829MW suddivisa in 600MW per i moduli, 270MW per le celle, 20MW
wafer, e 1100 tonnellate di lingotto, per un totale di entrate per il 2008 di 705 milioni di
euro 133% in più rispetto al 2007.
LA TECNOLOGIA
L’azienda offre moduli sia nelle tecnologie mono che poli cristalline da 160 a 250W di
potenza nominale I moduli standard sono presenti da 125 X 190mm (5 pollici) o 156 X
156 mm (6 inch), con ele vata efficienza mono-cristallina o poli-cristallina delle celle solari.
Questi moduli sono adatti per tutti i tipi di applicazioni, dalle grandi aziende
agricole,residenziali e commerciali. Tra le caratteristiche fondamentali i moduli CSI sono
leader del settore potere tolleranza: +/- 5w (+/- 2.5%), hanno 6 anni garanzia (materiali e
la lavorazione); 25anni modulo potenza garanzia e hanno ottenuto le certificazioni TUV,
UL, IEC. Canadian Solar ha lanciato una nuova linea di prodotto: e-moduli nel secondo
trimestre 2008, realizzando prodotti al 100% di grado solare . E-Moduli sono economici e
hanno un ottimo rapporto qualità/prezzo e rapido ritorno degli investimenti (ROI). Infine
la linea BIPV(Building integrated Photovoltaics). Si tratta di moduli costituiti da celle solari
laminate tra due strati di vetro temperato a basso contenuto di ferro, ideali per facciate
tetti e lucernari. Recentemente, 5 dei suoi moduli, cs6p-220 P, 225 P, 230 P, cs5p-240 M e
cs5a-180 M, hanno registrato tra le più alte prestazioni nella classificazione (PTC). Tale
classificazione sta rapidamente diventando una norma universalmente accettata per la
misurazione della reale potenza e prestazione di un modulo.
4.3.1 Suntech Power Co. Ltd.
L’AZIENDA
Suntech Power Co. Ltd. è situato a Wuxi. Essa è stata fondata nel gennaio 2001 dal Dr.
Zhengrong Shi e andò pubblico nel dicembre 2005. Suntech è specializzata nella
progettazione, sviluppo, produzione e vendita di celle, moduli e dei sistemi fotovoltaici.
Per 2008 Suntech ha dichiarato 497,5 MW di vendite, con una la capacità di produzione
annua che è stata aumentata a 1 GW, attualmente risulta il più grande produttori di
moduli fotovoltaici al mondo, avendo superato lo storico produttore SHARP. Nel 2008 è
stato completato l’acquisto del produttore di moduli giapponesi, MSK. Obiettivo
dell'azienda è quello di diventare il fornitore con il più basso costo €/W per la clientela
mondiale.
LA TECNOLOGIA
I moduli standard monocristallini della Suntech sono progettati per ottenere l'efficienza
maggiore, mentre i moduli policristallini sono realizzati per ottenere le migliori prestazioni
a costi ridotti. Suntech offre la più ampia gamma di off-Grid pannelli solari (da cinque W A
140 w) progettati per applicazioni di telecomunicazioni, pompaggio dell'acqua, e
strumentazione per solari illuminazione in aree periferiche e rurali. Questi sistemi
indipendenti fornitura di energia elettrica in aree dove non esistono elettrici riquadro
linee di trasmissione. I modelli standard Suntech rispettano tutti i severi requisiti inerenti
alla sicurezza e affidabilità delle prestazioni che ha consentito di ottenere certificazioni e
approvazioni da importanti agenzie quali UL, CE, TUV e IEC. La Suntech fornisce tutti i
suoi moduli standard con una garanzia di 25 anni.
I prodotti MSK Solar Design Line della Suntech offrono un'estetica superiore rispetto ai
moduli fotovoltaici standard e possono essere usati per creare edifici che sono sostenibili,
funzionali e gardevoli da un punto di vista estetico.
La maggior parte dei prodotti della MSK Solar Design Line della Suntech sono moduli
fotovoltaici integrati (BIPV), grazie ai quali Suntech ha acquisito una forte posizione
nell’industria integrata. Tra i prodotti più popolari si trova il “Just Roof” ossia un vero e
proprio tetto, che sostituisce piastrelle e altri rivestimenti. Questi pannelli solari integrati
stanno guadagnando popolarità principalmente in Francia, Italia, Slovenia e Svizzera.
4.3.2. Solarfun Power Holdings
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Solarfun Power holdings venne fondata nell'agosto del 2004 dal produttore Linyang
Electronics, leader del mercato dei contatori elettrici. Nel 2004 è iniziata la prima linea di
produzione di moduli fotovoltaici. Attualmente è tra i produttore leader mondiali di celle
e moduli fotovoltaici. Solarfun ha dichiarato di aumentare la propria capacità di
produzione di moduli da 550MW a 700MW entro l’Aprile 2010. Nel 2008 l’azienda ha
dichiarato una vendita di moduli pari a 173,8MW.
Il 100% dei moduli di Solarfun è realizzato utilizzando celle prodotte dai, fatto che
consente di garantire una rigorosa qualità durante il processo produttiv, infatti i prodotti
risultano certificati UL, TUV, CE, IEC, a testimoniare il rispetto degli standard internazionali
sulla sicurezza del prodotto, la durata e soprattutto la qualità. Solarfun offre un'ampia
gamma di moduli solari certificati con potenza utile locale: i moduli monocristallini vanno
da 150 a 200W, i moduli policristallini sino a 300Wdi potenza, con un rendimento max del
14,3%.
4.3.3 Yingli Green Energy Holding Company Ltd.
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Yingli Green Energy Holding Company Ltd. è una società leader nel mondo , integrata
verticalmente, dalla produzione si wafer in silicio a quella di celle e moduli in silicio
policristallino. Attualmente la capacità produttiva è pari a 600MW. I moduli fotovoltaici
sono rivolti per una vasta gamma di mercati, compresa la Germania, Spagna, Italia,
Grecia, Francia, Corea del Sud, Cina, e gli Stati Uniti. Tutti i prodotti sono provvisti di
certificazione IEC, CE, UL secondo gli standard internazionali, con un rendimento fino al
14,3%. Inoltre presentano una tolleranza sulla potenza piuttosto bassa ±3%. I moduli
strutture sono stati anche certificati dal TÜV Rheinland per sopportare carico meccanico
elevato come 5400 Pa. Questa forza assicura che i moduli rimangono meccanicamente
stabili nel corso della loro quarto di secolo durata.
4.3.4 Trina Solar Ltd.
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Trina Solar è stata fondata nel 1997 e andò pubblico nel dicembre2006. L'azienda si
occupa dell’intera catena di valore, wafer, celle e moduli. Attualmente la capacità
produttiva di moduli è pari a 350 MW, e le vendite per il 2008 sono state di 201 MW.
Trina Solar produce e commercializza una vasta gamma di moduli fotovoltaici, sia mono
che policristallini. I moduli monocristallini hanno una Potenza d’uscita che va dai 165 W A
230 W, 165 W a 220MW per i moduli in silio policristallino. I moduli sono conformi agli
standard elettrici e qualitativi IEC61215 e EN61730 & UL1703 (Classe di sicurezza II e
presentano una tolleranza del ±3%. Attualmente le attività di ricerca, sviluppo e
produzione sono condotte nel sito , sviluppo e fabbricazione di lingotti, wafer, cellule e
moduli Solari sono svolti presso i suoi servizi in Changzhou, Cina, dove trina solari occupa
un sito di circa 152.526 metri quadrati. trina solari del costante espansione piani
includono l'aggiunta circa 161.475 metri quadrati di suoi impianti esistenti per aumentare
la capacità di produzione. Trina Solar vende e distribuisce i suoi prodotti in serie di paesi
europei contee, come la Germania, Spagna, Italia, Olanda, Francia, Belgio, dove incentivi
statali hanno accelerato l'adozione dell'energia solare. trina solari anche obiettivi
emergenti PV mercati come la Francia, gli Stati Uniti, Corea del Sud, India, Australia, Cina
e la Mongolia.
4.3.5 Best Solar Co. Ltd
L’AZIENDA
Best Solar Co., Ltd. è una delle maggiori realtà mondiali per la fornitura di moduli
fotovoltaici, sia con la tecnologia cristallino sia film sottile. L'azienda si suddivide in 2 aree,
Best Solar Suzhou e Best Solar Nanchang, le quali hanno una capacità di produzione di
1GW per il film sottile e 3GW per pannelli in cristallino, suddivise in fasi.
LA TECNOLOGIA
Il motivo per cui questo produttore solare si distingue dal resto:
migliore solare ,è statao lo sviluppo di grandi pannelli solari ad alta efficienza basati sulla
tecnologia giunzione tandem a-si/μ-si sottile( micromorfi) . I moduli sono completamente
certificati per il mercato della Comunità europea e degli Stati Uniti: includono marchio CE,
IEC 61215, 61646, 61730. grandi moduli in film a sono particolarmente adatti per
costruire grandi solari centrali. Inoltre essi possono essere utilizzati per applicazioni BIPV.
Per BIPV , questi pannelli possono fornire una maggiore trasparenza tra 0 e 20%.
Oltre ai grandi pannelli in film sottile, Best Solar offre una vasta gamma di moduli
standard
poli: 160-180Wp, 190-210Wp, 210-230Wp, 260-280Wp
mono: 165-180 WP, 200-240 WP
film sottile: 115 WP, 230 WP, 470 WP
I pannelli fino a 5,7m², fabbricati usando una tecnologia matura quale il micromorfo.
L'efficienza partirà dall' 8,5% per poi aumentare al 10-12%.
4.4 USA
Il mercato statunitense, si è espanso soprattutto negli ultimi anni: essendo di fatto la
sommatoria di mercati regionali, il suo sviluppo, almeno inizialmente, non è dipeso tanto
da scelte federali bensì soprattutto dalle politiche specifiche attuate nei singoli Stati.
Prova ne è che più del 75% degli impianti integrati fossero installati in soli tre Stati, New
Jersey, California e Colorado.
Dopo anni di relativa disattenzione del legislatore nazionale, nell’agosto del 2005 è stata
approvata la prima legge di promozione dell’energia da fonte rinnovabile, nella quale
sono stati previsti opportuni meccanismi di incentivazione. Tale trend di crescita, ha
contemporaneamente permesso lo sviluppo dell’industria locale; lo stesso Obama ha
annunciato che $ 51.5 million (€ 36.8 million) saranno destinati direttamente per lo
sviluppo delle più moderne tecnologie fotovoltaiche (ecc..) and $ 40.5 million (€ 28.9
million) per la diffusione dell’energie solare. Obiettivo della ricerca solare è quello di
sviluppare nuovi processi e dispositivi fotovoltaici potenzialmente significativi in termini di
performance/costo.
Negli ultimi anni, essa si è espansa notevolmente la produzione, soprattutto grazie
all’utilizzo di film sottile al tellururo di cadmio e di silicio amorfo. A tal proposito,
considerando i tassi di crescita annuali, si prevede che la capacità di moduli a film sottile
con tecnologia CdTe raggiungerà i 1300 MW nel 2011 e quella che utilizza silicio amorfo
arriverà a 1000 MW nel 2012. Per tale tecnologia gli Stati Uniti si trovano a vantaggio
rispetto ai concorrenti, basti pensare che nel 2008 sono stati realizzati 267MW cib tale
tecnologia, su un totale di 428MW, rappresentando il 28% su scala mondiale, contro il 6%
nel mercato complessivo dei moduli.
Tuttavia ciò che manca negli stati Uniti è un forte mercato interno ,come quello in
Giappone che ha permesso di accelerare l'espansione delle capacità di produzione.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui ha perso il suo leader di mercato, detenuti
per molti anni, ed è ora al quarto posto dietro il Giappone, l'Europa e Cina. La nuova sfida
per gli USA sarà quella di incentivare un forte mercato interno al fine di sviluppare
l'industria locale a lungo termine.
4.4.1 First Solar LLC.
L’AZIENDA
First Solar LLC è una delle poche società mondiali a produrre moduli in film sottile a base
di CdTe, detienendo quasi il monopolio di questa tecnologia, che gli ha permesso al di
capultarsi nella classifica dei primi dieci produttori al mondo. Attualmente l’azienda ha 4
impianti di produzione, Perrysburg( usa), Frankfurt/Oder(germania) e due a Kulim
(Malesia). Nel 2009 è stato annunciato la costruzione di una nuova fabbrica in una joint
venture con EdF Nuovelles in Francia per almeno 100MW. A fine 2009, la capacità
complessiva era pari a 1,1GW. Nel 2008 la società ha prodotto 503MW e ha stabilito un
costo di produzione pari a soli 0,86 $/ WP (0,62 €/WP) nel secondo trimestre del 2009.
First Solar produce i moduli con un’alta produttività, utilizzando linee linee
automatizzate dalla deposizione del semiconduttore all’assemblaggio finale, in un
rpocesso continuo, che dura meno di 2ore e mezza.
LA TECNOLOGIA
I moduli della serie FS 2 PV con meno del 2% del semiconduttore equivalente contenuto
nei moduli in silicio cristallino, forniscono alte rese, infatti, in generale, le celle solari
diventano meno efficient,i nel convertire l'energia solare in energia elettrica,
aumentando la temperatura ottimale. Tuttavia utilizzando celle in CdTe si riduce
sensibilmente la perdita di efficienza nei moduli, in base all’aumento di temperatura, in
aggiunta il CdTe converte la luce bassa e luce diffusa più efficacemente di cellule
convenzionali. Insieme, questo significa innanzitutto che i moduli solari producono più
elettricità nei giorni caldi ma anche col tempo nuvoloso e in percentuale maggiore nelle
ore diurne.
La serie FS 2 PV è il primo modulo a rompere la barriera del $1/watt per la produzione e
a realizzare sistemi con la pù piccola quantità di carbonio di qualsiasi tecnologia
fotovoltaica presente sul mercato, inoltre è il sistema che presenta un payback inferiore.
I moduli sono stati realizzati in stabilimenti che hanno ottenuto la ISO9001 e 14001per le
norme sulla gestione aziendale e hanno ricevuto le principali certificazioni riguardo
l’affidabilità e la sicurezza: Safety Class II 1000 V, certificata alla IEC 61730 e IEC 61636, e
UL 1703.
First Solar ha anche stabilito un programma di raccolta e riciclaggio per incoraggiare il
recupero e riutilizzo dei materiali del modulo . Il programma permette che il modulo,
incluso il vetro e il semiconduttore incapsulato nel materiale, di essere trattato e
trasformato in nuovi moduli o di altri prodotti. In questo modo, First Solar sta prevenendo
una gestione dei rifiuti sfida per le generazioni future.
4.6.2 Evergreen Solar
L’AZIENDA
Evergreen solar, fondata nel 1994, sviluppa, produce e vende prodotti solari,
specialmente pannelli solari.i.. La società utilizza la tecnologia String Ribbon, una tecnica
di lavorazione del wafer che permette di ridutre i costi di fabbricazione attraverso l’
inferiore uso dei materiali e procedure semplificate . La società ha aperto due stabilimenti
in America, a Devens e a Midland.
Nel 2009 Evergreen ha annunciato la firma di un accordo di produzione con Jiawei Solar,
(RPC) . Ai sensi dell'accordo, Evergreen fabbricherà wafer con la tecnica string gibbo
nell’impianto della Jiawei in Cina, e tali wafer verranno poi utilizzati per la fabbricazione
dei prodotti cn marchio Evergreen.
La capacità iniziale della fabbrica sarà 100 MW e dovrebbe essere pienamente operativa
nel 2010. Un ulteriore espansione a 500MW è destinata a essere realizzata già nel 2012.
Evergreen Solar ha una joint venture , Sovello (ex EverQ), con il colosso tedesco
produttore di celle Q-Cell, e il produttore norvegese REC, a Thalheim, Germania, che è
situato a circa 80 miglia da Berlino, a giugno 2007 la seconda linea di produzione ha
iniziato a operare, portando la capacità totale di Sovello a 100 MW Secondo la società , la
capacità di produzione nel 2009 raggiungerà 180 MW.
LA TECNOLOGIA
La tecnologia String Ribbon proviene dalla scienza naturale della tensione superficiale. In
termini semplici tale realizzazione è proprio come quella di una bolla di sapone. La
tensione superficiale tra la soluzione del sapone e la bacchetta crea la bolla di sapone.
L'unica differenza è che, invece dell'”anello” all'interno della quale si forma la bolla, si
utilizzano due filamenti in parallelo ad alta temperatura i tra cui si forma uno starto di
film sottile di silicio. Questi filamenti vengono caricati verticalmente attraverso il fondo in
silicio, e il silicio fuso attraversa e si solidifica tra filamenti. Il processo è continuo,
silenzioso e pulito: attraverso l’ alta temperatura, i filamenti si srotolano dalle bobine,
procedono in avanti attraverso il silicio fuso e tirano via una striscia di silicio dal fondo.
La striscia di viene raccolta periodicamente e tagliata in pezzi più piccoli per l’ ulteriore
trasformazione nelle celle solari.
Un vantaggio della serie ES-A ( da 200W, 205W, 210W), presentano una tolleranza di
potenza tra le più basse del settore 0/+2,5% (-0/+5 W) e hanno dimostrato nei test sul
campo di poter fornire una quantità di energia elettrica decisamente superiore rispetto
alla concorrenza, infatti l’utilizzo di uno speciale vetro antiriflettente, consente ai pannelli
di catturare il 6% di luce in più a mezzogiorno e fino al 12% al mattino presto e prima del
tramonto quando il sole è basso sulla linea di orizzonte. In un’installazione tipica, questa
maggiore capacità implica la possibilità di generare almeno il 2-3% di energia elettrica.
I pannelli Evergreen sono certificati per qualità, sicurezza e affidabilità secondo il rigido
standard dell’America settentrionale UL 1703 e gli standard internazionali IEC 61215 e
61730.
4.4.3 Sunpower Corporation
L’AZIENDA
Sunpower è stata fondata nel 1998, è il produttore leader per gli alti valori di efficienza
delle proprie celle e moduli in silicio monocristallino , conduce le sue principali attività R
& S a Palo Alto,California, e ha l i suoi stabilimenti nelle Filippine. La fabbrica N1 ha una
capacità nominale di 108 MW. La Fab. No 2 era pienamente operativo alla fine del 2008
con una capacità di 306 MW. Per il 2009è stato previsto un aumento di capacità di
574MW. Secondo la loro relazione annuale nel 2008, la società ha iniziato la costruzione
di una fabbrica di capacità fino a 1 GW in Malesia.
LA TECNOLOGIA
I moduli SunPower vantano il record di efficienza e potenza sul mercato, al 50%
superiore rispetto a quella dei diretti concorrenti e fino a 2-4 volte rispetto alla tecnologia
a film sottile. La linea 315 fornisce un’altissima efficienza e prestazione. Utilizza 96 celle
solari con tecnologia back-contact, che permette al modulo un’efficienza di conversione
totale del 19,3%. Il ridotto coefficiente di tensione-temperatura del modulo, il vetro
antiriflesso, e prestazioni in condizioni di bassa luminosità garantiscono una produzione
energetica eccezionale per watt di picco di potenza.
Film sottile Tradizionale SunPower
Watt di
picco/Modulo
65 215 315
Efficienza 9,0% 12,8% 19,3%
Watt di picco /m² 90 128 193
Figura 4.7 - Confronto prestazioni tra SunPower e i moduli tradizionali
Anche le linee a potenza inferiore ( 205Wp,210Wp,225Wp,300Wp), forniscono
un’efficienza molto al di sopra della media, rispettivamente 16,5% , 16,9%. Tutti i moduli
sono certificati secondo IEC 61215 Ed. 2, IEC 61730 (SCII) e sono garantiti 10 anni sul
prodotto 25 anni sulla potenza.
4.4.4 Nanosolar
L’AZIENDA
E’ stata fondata nel 2001. Si tratta di azienda che sviluppa moderne tecnologie e
finanziata da investitori privati. Lo stabilimento di produzione di celle è situato a San
Jose, in California, mentra lo stabilimento di assemblaggio dei pannelli nei pressi di
Berlino, Germania, per un totale della produzione di 640MW.
LA TECNOLOGIA
La piattaforma tecnologica della cella che Nanosolar ha sviluppato è caratterizzata in
termini tecnici da un semiconduttore in CIGS (rame, indio, gallio, selenio) stampato su un
foglio di metallo conduttivo a basso costo. Viene quindi creato un contatto sulla parte
posteriore attraverso un sistema chiamato “Metal-Wrap-Through” utilizzando un
procedimento di deposito del meteriale su rotolo continuo. Le celle fotovoltaiche sono
leggere, pieghevoli, facilmente collegabili, di dimensione modificabile e capaci di
sopportare fino a 25 Ampere di corrente per cella (o fino a 25 volte in più rispetto ad altre
tecnologie a film sottile attualmente disponibili). Anche se le celle possono essere di varie
misure, lo standard è 165x135 mm (una misura di fatto ottimizzata per l’installazione):
La creazione di unità di celle fotovoltaiche indipendentemente dalle unità di pannelli
solari permette di portare innovazione in entrambi i settori e di reagire rapidamente a
nuovi requisiti di prodotto e di mercato, e di introdurre nuovi prodotti senza vanificare il
notevole investimento che richiesto dalla produzione di celle.
Le celle sono assemblate in circuiti e laminate in pannelli. Usando solo celle abbinate, le
perdite dovute ad un abbinamento errato durante l'assemblaggio di un pannello sono
ridotte a meno dello 0,1%, migliorandone la prestazione e l’affidabilità. Il nostro
stabilimento di assemblaggio di pannelli fotovoltaici è automatizzato per produrre un
pannello solare ogni 10 secondi su una linea di produzione.
Offrendo celle fotovoltaiche di media efficienza a costi bassissimi, si ottiene la massima
convenienza in termini di costi. Questo accade perché la differenza tra il rendimento di
conversione dell’energia del 15% contro il 20%(riferito alle celle) non è neanche un
rapporto di 1:2, mentre la differenza fra $ 20 e $ 200 al metro quadro è un rapporto di
1:10. Sono elencati anche i vantaggi rispetto alla tecnologia CdTe, di First Solar. La prima
generazione di tali pannelli raggiunge infatti un rendimento dell’11%.
Questi attributi tecnologici permettono di raggiungere la balance of system
(letteralmente equilibrio del sistema) e la distribuzione efficienza/ costo in diversi modi
principali. Il design della Nanosolar Utility Panel, consente risparmi nei costi dei materiali
di montaggio, nel lavoro per il montaggio, nella lunghezza dei materiali di cablaggio e nel
lavoro di istallazione e infine nelle spese di spedizione.
Figura 4.8 - Nanosolar e First Solar a confronto
Nanosolar Utility Panel sono stati certifacati dal TÜV Rheinland PTL, LLC Photovoltaic
Testing Services, secondo lo standard IEC 61646 & 61730 e UL 1703 per la Sicurezza
elettrica e la Resistenza di Classe A agli incendi. Il pannello ha anche ricevuto
separatamente dal TUV una certificazione per il suo Nanosolar Edge Connector.
Oltre a Nanosolar, esistono altre importanti aziende americane che sviluppano la
tecnologia del film sottile:
Solyndra, fondata nel 2005, gestisce uno stabilimento di 300.000 m² per la produzione di
moduli in CIGS, che le consente una produzione fino a 100MW. Il materiale fotovoltaico a
pellicola sottile utilizzato per i moduli di Solyndra è “copper indium gallium diselenide”
(CIGS). Tradizionalmente si sa che le celle CIGS si degradano a causa della loro
vulnerabilità all'umidità. Nel design di Solyndra sono utilizzati dei sigilli ermetici in metallo
vetrato alle estremità di ogni modulo — eliminando il problema dell'umidità e garantendo
un sistema fotovoltaico più affidabile, robusto ed efficiente. Oltre alla garanzia energetica
di 25 anni, i prodotti di Solyndra hanno ricevuto il certificato UL 1703 per l'utilizzo in
America del Nord e IEC 61730, IEC 61646 per l'utilizzo internazionale.
Solo Power Inc, fondata nel 2006, California, è un produttore di celle e moduli in film
sottile utilizzando la tecnologia CIGS. La capacità di produzione dell’azienda è pari a
20MW.
EPV Solar è una compagnia solare che progetta, sviluppa e produce moduli a basso costo
in film sottile in silicio amorfo. Situato vicino a Princeton, New Jersey, USA, Epv è una
società privata che è all'avanguardia nella ricerca, sviluppo, e commercializzazione di film
sottile dal 1991 quando è stata fondata da pionieri in questo campo dell’industria solare.
Nel Dicembre del 2008, la compagnia ha annunciato l’inizio della produzione anche a
Senftenberg, nella regione di Brandenburg , con una produzione di 30MW,
incrementando la capacità totale a 55MW.
EPV produce moduli solare attraverso apparecchiature di proprietà propria, in un
processo integrato (Integrated Manufacturing System) .
Epv offre attualmente diverse modalità, che possono essere utilizzati per apllicazione
isolate o collegate alla rete, nonché per applicazioni per la costruzione integrata (BIPV).
4.5 L’Europa
Le condizioni di mercato dell'energia fotovoltaica differiscono notevolmente da paese a
paese. Ciò è dovuto a differenti politiche energetiche e pubblici programmi di sostegno
per le energie rinnovabili e soprattutto, del fotovoltaico, nonché i diversi gradi di
liberalizzazione del mercato interno dell'elettricità. Tra 2001 e 2008, le installazioni di
sistemi fotovoltaici nell’Unione Europea sono aumentate di oltre dieci volte e hanno
raggiunto i 9,5GW come capacità istallata.
Dal 1999, la maggior parte degli investimenti nell’industria solare in Europa sono state
effettuati da Germania e Spagna, i due paesi che hanno offerto delle condizioni giuridiche
più stabili per portare cittadini e imprese a investire nel fotovoltaico.
Nonostante l’assalto cinese, il maggiore produttoei di celle fotovoltaiche, rimane la
tedesca Qcell, che ha superato l’intoccabile Sharp. Da sola la Germania, produce circa
1512MW di celle fotovoltaiche. E’ interessante rilevare che ad eccellere in questo settore
sono i Paesi che hanno i livelli più alti di capacità installata: la crescita della domanda
domestica ha determinato l’aumento della produzione interna. Tuttavia, tale fenomeno
non è confermato nel caso spagnolo: infatti, la Spagna, benché abbia registrato un rapido
incremento nella potenza installata, nel 2008 ha prodotto 195 MW di celle fotovoltaiche,
contribuendo solo al 2,7% dell’offerta mondiale.
Il dato italiano è estremamente basso: nell’ultimo anno, infatti, la produzione di celle è
stata pari a 28 MW; tale risultato sembra del tutto insoddisfacente a confronto con una
domanda interna sempre più ampia. Per quanto riguarda la produzione di moduli, la
Germania rimane il leader indiscusso; più ampio, invece, è il contributo spagnolo, che nel
2008 ha realizzato ben 498 MW di moduli fotovoltaici. Anche l’Italia e il Regno Unito
hanno raggiunto risultati migliori contribuendo rispettivamente alla produzione di 144 e
228 MW di moduli. Tra gli altri Paesi produttori troviamo la Svezia, che nel 2008 ha
prodotto ben 185 MW di moduli fotovoltaici.
Sul fronte tecnologia, si rileva che in Germania nel 2008 sono stati prodotti per il 75,9%
moduli di silicio mono e policristallino, mentre, per il 24,1% sono stati realizzati moduli a
film sottile.
I primi appartengono alla tecnologia più tradizionale: essi sono più economici, sebbene
diano rendimenti più bassi. La ricerca in tale settore, tuttavia, ne sta migliorando le
caratteristiche. In Francia, Spagna, Italia e Regno Unito, sono stati prodotti moduli,
utilizzando esclusivamente la tecnologia di silicio mono e policristallino. La Germania
rimane una realtà a parte nell’intero scenario europeo; questo perché dispone di una
produzione che sostanzialmente soddisfa la domanda interna e risponde, in buona parte,
anche alle richieste del mercato internazionale. In tal modo, viene preservato il mercato
nazionale dal pericolo di un dipendenza tecnologica estera che potrebbe minare lo
sviluppo dell’intero settore e avere un impatto economico negativo per la collettività.
L’espansione del mercato, infatti, può creare una nuova domanda per i settori industriali
interessati e trascinare l’intera economia in un circolo virtuoso, determinando benefici
diretti e indiretti. Diversamente, l’Europa ha sviluppato soprattutto in termini di capacità
istallata, e quindi sul settore della progettazione, e continua a rimanere, escluso il caso
Germania, un’ illustre importatrice di celle e silicio.
4.6.1 Solar World AG
L’AZIENDA
Fin dalla sua fondazione nel 1998, Solar World, Germania, si è evoluta da rivenditore di
sistemi e componenti solari, ad un’impresa in grado di unire tutte le fasi della catena
fotovoltaica, dalla produzione di wafer, all’istallazione di sistemi fotovoltaici, incluse
centrali chiavi in mano. L'azienda opera impianti di produzione in Germania e negli USA.
In California, nello stabilimento di Camarillo, vengono prodotti moduli solari con una
capacità annuale di 150MW, e nell'Oregon il più grande sito di produzione negli USA,
vengono prodotti wafer e celle con una capacità pari a 500MW. . In A Freiberg, in
Sassonia, il gruppo opera uno dei più avanzati impianti integrati solari di produzione. I
siti di produzione, in Germania e Stati Uniti, a loro volta, riforniscono gli uffici vendite
SolarWorld AG in Germania, Spagna, USA, Sudafrica e Singapore. In aggiunta alla
crescente e urgente domanda da parte dei paesi asiatici nell’immediato futuro, nel
dicembre 2008, la joint venture tra Solarworld e Solarpark Engineering Co. Ltd, ha
permesso di aprire un ulteriore stabilimento per la produzione di moduli a Jeonju, Corea
del Sud. La fabbrica ha una capacità di 150 MW e può essere ampliato a 1 GW alla sua
attuale posizione.
Nel 2003 Solar World è stata la prima azienda a livello mondiale per il riciclaggio di celle
solari. La controllata, Deutsche Solar AG, ha commissionato un impianto pilota per il
ritrattamento di cellule cristallina e moduli.Un elemento centrale dell’attività, oltre alla
vendita dei sistemi solari fondamentali e dei moduli ai rivenditori, è la distribuzione di
wafer solari al silicio all’industria internazionale di celle solari. Oltre ai prodotti collegati
alla rete, il Gruppo SolarWorld vende soluzioni energetiche solari ad isola che consentono
di offrire un importante contributo allo sviluppo economico sostenibile dei paesi soglia e
di quelli in via di sviluppo.Sotto il nome Solar2World il gruppo ha concentrato il proprio
impegno etico relativo all’energia solare, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
LA TECNOLOGIA
La produzione dei moduli , fa quindi riferimento, alle società affiliate Solar Factory GmbH
a Freiberg, Gällivare Photovoltaic AB (GPV) in Svezia e SolarWorld Industries America LP a
Camarillo. Con il marchio Sunmodule Plus vengono offerti moduli fotovoltaici ad alta
performance studiati per una ampia varietà di applicazioni. Tutti i prodotti godono di una
garanzia di prestazione di 25 anni e la potenza in uscita viene definita con una tolleranza
di solo ±3%. Le celle in silicio cristallino ad alta resa usate nei Sunmodule Plus sono
protette da un vetro temperato ed incorporate in EVA trasparente (ethylene-vinyl-
acetate). Sul retro, i moduli sono sigillati da una robusta pellicola stratificata in TPT
(tedlar-polyester-tedlar). La stabilità nel tempo dei moduli Sunmodule Plus viene ottenuta
grazie all’elevata profondità di appoggio del vetro sul telaio e al fissaggio duraturo del
laminato nella cornice mediante silicone lungo tutto il perimetro. Ogni modulo é
classificato IP65 e dichiarato in classe II fino ad una tensione massima di 1000 VDC, viene
fornito con scatola di connessione, cavi di collegamento a doppio isolamento con
connettori rapidi. La scatola di connessione è piatta e compatta, contiene tre diodi di
bypass di alta qualità e tutti i collegamenti elettrici sono saldati per una massima
affidabilità.
Sunmodule Plus è un prodotto certificato secondo le piú restrittive norme di sicurezza e
design: UL1703 e IEC 61215.
Le linee disponibili sono Sunmodule Plus – policristallino( SW 220/225/230/235 ) ,
Sunmodule Plus - monocristallino (SW 225/230/235/240 ), Sunmodule Plus -
monocristallino
(SW 220/225/230/235 mono black), Sunmodule Plus - monocristallino (SW 145/150/155
Compact mono black)
Photon Test di Moduli
La rivista indipendente Photon ha confermato, su 16 pannelli fotovoltaici in test, il
Sunmodule Plus di SolarWorld è il primo in classifica, per la resa energetica migliore.
4.6.2 Schott Solar AG
L’AZIENDA
Schott Solari AG è una compagnia tedesca che si occupa della lavorazione di wafer, celle e
moduli in silico cristallino, oltre che di sistemi collegati alla rete elettrica e applicazioni
stand-alone, nonché una vasta gamma di celle solari e moduli in film sottile in silicio
amorfo. Nel 2008, la capacità di produzione era pari a 220 MW, distribuita tra i siti in
Europa e quello in America, a Albuquerque. Nel gennaio 2008 la società ha iniziato le
spedizioni di moduli in film sottile dal suo nuovo impainto di produzione, a Jena, in
germania, per un totale di 22MW.
Nel 2007 Wacker Chemie AG e Schott Solar hanno fondato una joint venture, Wacker
Schott Solar GMBH, che si occupa di produrre lingotti e wafer in policristallino.
LA TECNOLOGIA
I moduli fotovoltaici progettati per i sistemi collegati alla rete, sono disponibili nella serie
SCHOTT 175, ( con una potenza nominale disponibile da 165W a 180W e con un
rendimento da 12,6% a 13,7%), SCHOTT 225( con una potenza nominale da 217W a 230W
e con un rendimento da 13% a 13,7%) , SCHOTT 280 ( con una potenza nominale da 280W
a 300W e un rendimento da 12,7% a 13,6%).
La linea SCHOTT ASI 100, sfrutta il vantaggio della tecnologia in film sottile in silicio
amorfo ( con una potenza nominale da 95W a 103W, considerandola già stabilizzata)
I moduli sono conformi alle norme IEC 61215 IEC 61730 e IEC61646 ed2, alla classe di
protezione II, nonché alle direttive CE.
La lineaa SCHOTT inDAX 225 sostituisce i materiali di copertura noti da tempo e svolgono
una doppia funzione: produzione di energia elettrica solare e pulita e una copertura sicura
del tetto. i moduli ASI GLAS per soluzioni architettoniche integrate, offrono una gran
varietà di funzioni per la moderna architettura solare. Sia i laminati opachi (ASI OPAK) che
i vetri semitrasparenti (ASI THRU) soddisfano i requisiti dell'industria edile e pertanto
possono essere utilizzati con molti profilati metallici normalmente disponibili in
commercio. Si basano sulla tecnologia a film sottile all'avanguardia, garantendo così
un'erogazione di potenza particolarmente buona anche con basso irraggiamento
SCHOTT Solar propone anche una serie di moduli pensati a per la produzione di corrente
elettrica indipendentemente dalla rete. Si tratta di basati sulla tecnologia a film sottile
ASI® nei modelli ASI-F 2/12, ASI-F 5/12, ASI-F 10/12 e ASI-F 32/12.
4.7.3 Solon AG
L’AZIENDA
Solon AG ( o Solon SE) è uno dei più grandi produttori di moduli fotovoltaici in Europa, sia
silicio monocristallino che policristallino, oltre che di inverter e di soluzioni impianti chiavi
in mano; l'azienda offerte infatti soluzioni fotovoltaiche personalizzate in tutto il mondo,
Solon agisce come il contraente principale e si assume responsabilità per l'intera
attuazione di un impianto fotovoltaico chiavi in mano, dalla progettazione e costruzione
attraverso all'installazione e messa in servizio. Solon possiede diverse sussidiarie in
Europa e negli USA. SOLON Photovoltaik GmbH è la più vecchia sussidiaria del gruppo
Solon. Il suo stabilimento a Berlin-Adlershof (anche il sito dell’ufficio central del gruppo)
produce moduli solari con un ‘ampia gamma di valori in uscita, nonché moduli di grandi
dimensioni destinati alle grandi centrali fotovoltaiche. Solon Nord GmbH si occupa nello
stabilimento di Greifswald della produzione in larga scala di moduli standard con un
ampio range di potenze.
SOLON S.p.A. è stata stabilita 1994 sotto il nome f S.E. Project s.r.l. e adesso è uno dei più
grandi produttori di moduli fotovoltaici in Italia ; SOLON S.p.A. fa parte del gruppo Solon
dal Dicembre del 2006. La compagnia è specializzata nella produzione e vendita di moduli
solari e si sistemi di integrazione. Infine nel 2007 è stata stabilita Solon Corporation a
Tucson, in Arizona. Tale stabilimento, con lo scopo di penetrare anche il mercato
americano, produce moduli solari e sitemi.
Solon ha anche portato a termine l’acquisizione di Estelux s.r.l , compagnia italiana
produttrice di silicio policristallino di grado solare.
LA TECNOLOGIA
Classic Line: moduli "Classic" mono e policristallini, sono ideali per numerose applicazioni
nel settore residenziale, commerciale e su larga scala: dalle abitazioni private, ai tetti
industriali fino agli impianti a terra. Questi moduli sono compatibili con tutti i sistemi di
montaggio convenzionali
- SOLON Blue 220/03
- SOLON Blue 230/07
- SOLON Blue 270/11
- SOLON Black 230/07
- SOLON Blue 220/01 (US)
- SOLON Blue 270/09 (US)
- SOLON Black 230/01 (US)
- SOLON Black 280/09 (US)
Design line: questa linea di moduli è ideale per i clienti che nella scelta di un impianto
fotovoltaico non guardano solo all'affidabilità e al rendimento dell'impianto, ma
attribuiscono una particolare importanza anche al suo aspetto estetico. I moduli Design,
in silicio monocristallino, sono realizzati completamente con componenti di colore nero.
- SOLON Black 230/02
- SOLON Black 130/04 (senza cornice)
Alla produzione dei moduli standard, SOLON affianca la realizzazione di moduli su misura
che rispondono ad esigenze specifiche. Assieme ai nostri clienti studiamo soluzioni
personalizzate e realizziamo questi moduli negli stabilimenti SOLON. In collaborazione con
i migliori architetti e costruttori, abbiamo già realizzato molti progetti d'eccellenza.
4.6.4 Renewable Energy Corporation AS
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Attraverso le sue diverse società del Gruppo, REC, società Norvegese con sede ad Høvik,
è già coinvolto in tutti i principali aspetti della catena di valore fotovoltaica, tale da essere
una delle aziende solari più integrati nel mondo. . REC Silicon e REC Wafer sono fra i
principali produttori al mondo di polisilicio e wafer per applicazioni fotovoltaiche. REC
Solar si sta affermando velocemente come produttore di celle e moduli solari.
Dal 2003 si occupa della produzioni di moduli ad alto rendimento per applicazioni
commerciali, domestiche e di servizio. REC produce i moduli in Scandinavia, presso uno
stabilimento di Glava (Svezia) con una capacità produttiva di 150 MW. Dalla sua
costituzione, l’azienda ha continuato ad espandersi. REC è attualmente impegnata a
Singapore nella realizzazione del più grande stabilimento integrato di produzione di
wafer, celle e moduli al mondo. Una volta operativo, l’impianto di Singapore sarà in grado
di produrre quasi 600 MW di moduli solari, portando la capacità globale di moduli REC a
740 MW, portand a 1,7GW la capacità di produzione totale dl gruppo.
La produzione di moduli è focalizzata sulla tecnologia policristallina. La serie AE è
disponibile con una potenza nominale da 205Wp a 230Wp, una tolleranza positica del
+2%, e un rendimento che varia da 12,4% a 13,9%. Tutti i moduli sono certificati secondo
la IEC 61215, e classe di sicurezza II dall’ente TUV
4.6.5 Isofoton
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Isofotón S.A., fondata a Malaga nel 1981, è la società leader nello sviluppo di soluzioni
solari tecnologiche per la generazione e l’approvigionamento di energia solare, attraverso
l’utilizzo delle sue tre tecnologie: Fotovoltaica, Termica a bassa temperatura e
Fotovoltaica ad alta concetrazione.
Nel 2008 Isofotón è stata leader nel mercato spagnolo per produzione di moduli e celle
con una capacità di produzione pari a 180MW.
Isofoton ha aperto uno stabilimento per l’assemblaggio dei moduli in Cina e la società
intende costruirne un’altra negli USA per essere operativa tra il 2011-2012.
Oltre alla produzione di celle e moduli in silicio monocristallino, Isofoton è attivo nello
sviluppo di pannelli a concentrazione basati su celle in GaAs.
La linea di produzione dei moduli fotovoltaici in silicio monocristallino comprende
un’ampia gamma da 160W a 230W di potenza nominale, con una tolleranza del ±3%, e un
rendimento fino al 14%. I moduli sono certificati secondo la IEC 61215, e classe di
sicurezza II dall’ente TUV
4.6.6 Concentrix solar GmbH
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Concentrix solar GmbH è stata fondata nel 2005 uno spin-off azienda del Fraunhofer
Institute per l'energia solare sistemi. L'azienda è situata in Freiburg Breisgau. Concentrix
solari ha sviluppato il concentratore PV, tecnologia generata da molti anni di ricerca a
Fraunhofer ISE e che ha portato dal laboratorio al mercato a pronti prodotti e tecnologie
avanzate. Sotto il nome Flatcon, vengono offerti impianti chiavi in mano basati sulla
tecnologia a concentrazione.
Per l'introduzione dell'Flatcon nella mercato spagnolo e portoghese, la controllata
Concentrix Iberia è stata fondata nel febbraio 2008. Da settembre 2006 fino ad agosto
2008, Concentrix Solar ha gestito un linea di produzione propria di moduli a
concentrazione . Nel settembre 2008, è stata messa a funzionamento una linea
completamente automatica con una capacità di produzione di 25 MW.
I moduli a base di Flatcon sono costituiti da una lente lastra (lente Fresnel) e una piastra
di base su cui le celle solari dalle elevate prestazioni, vengono montate. La lente Fresnel
ha un fattore di concentrazione pari a 500soli. Per la costruzione di tale moduli vengono
utilizzati celle a tripla giunzione con materiali del III-V gruppo tali da portare l’efficienza
del modulo a 27,2%.
La compagnia ha ricevuto la certificazione IEC 62108 per il modulo CX-75 FLACTON
4.7 Analisi del mercato fotovoltaico italiano e dei principali attori
In Italia, lo sviluppo del settore industriale sconta forti ritardi, rispetto agli altri Paesi,
sebbene essosia avvenuto in tempi estremamente brevi. La filiera fotovoltaica italiana
non è in grado di soddisfare la nuova domanda, generata dall’incremento straordinario
della capacità installata in Italia. Il successo del fotovoltaico in Italia si basa
principalmente sulla progettazione, istallazione di impianti, dovuta dall’input dellle
incentivazioni statali, ma niente silicio e pochi wafer, qualche cella e una produzione di
moduli con poche eccellenze al vertice e molti medi produttori locali più o meno nuovi
che si accontentano dei volumi raggiunti.
Per il settore delle celle e moduli, è destinato a soccombere in ambito internazionale a
quelle realtà, nelle quali si può produrre a minori costi. E non si tratta di costi del
personale, o di risparmi dovuti a minor standard ecologici, perché questi è stato
esaminato si stanno imponendo ovunque (le principali compagnie cinesi sono certificati
secondo lo standard ISO 14001), ma si tratta di disparità legate ai costi dell’energia e
all’economia di scala. Il distacco italiano ma anche quello europeo, risultano incolmabili.
Si può constatare, infatti, che dei moduli installati in Italia, il 25% proviene dalla Germania
e il 21% dal Giappone. Bisogna rilevare, inoltre, che ben il 19% dei moduli dei sistemi
fotovoltaici italiani è stato prodotto in Cina: ciò testimonia le capacità e la competitività
che tale Paese sta raggiungendo anche in questo campo. Solo il 15% dei moduli installati
è effettivamente di provenienza italiana.
Figura 4.9 - Provenienza dei moduli istallati in Italia
Citando i risultati resi noti dall’indagine condotta da Photon Magazine, in tema di wafer,
in assenza di numeri sulla produzione in Italia della statunitense MEMC, gli unici dati sono
quelli dell’altra realtà nella penisola, che dalla seconda metà di quest’anno ha avviato
questo tipo di produzione: la Lux S.r.l. di Bozzolo Formigaro (AL) per il 2009 ha indicato in
8 megawatt sia la capacità produttiva che la produzione effettiva per il 2009 e punta al
raddoppio di entrambe per il 2010.
Sono in sette, invece, le realtà in territorio italiano che si cimentano nella produzione di
celle fotovoltaiche: dalle veterane Enipower S.p.A. e Helios Technology S.p.A., alle oramai
affermate nuove realtà X Group S.p.A. e Solsonica S.p.A., alla Omniasolar Italia S.r.l. e alla
Ancora S.r.l., nonché alla Solarcell S.p.A., compartecipata di MX Group S.p.A. Se
quest’ultima ha fornito esclusivamente la capacità a fine 2010 e Solsonica ha fatto
altrettanto, per entrambi gli anni in questione, le altre aziende hanno rivelato qualcosa in
più su stato delle cose e progetti. Stupisce come Enipower voglia triplicare capacità e
produzione in un anno: soprattutto perché il secondo dato rappresenta appena l’11 per
cento del primo, sicuramente la risposta si cela in progetti per il 2011. Helios Technology,
invece, punta per ora a sfruttare appieno la sua capacità, dopo che nel 2009 ha fatto due
terzi di quanto si era prefissa a fine 2008. X Group, infine, punta a divenire nel 2010 il
primo produttore di celle in Italia, triplicando quanto realizzato nel 2009. Si tratta,
tuttavia, pur sempre di numeri abbastanza esigui nel confronto internazionale: la
produzione stimata per il 2010 (escluse Solarcell e Solsonica) non arriva a 150 megawatt e
la capacità a fine dello stesso anno (queste due aziende incluse), sfiora i 375 megawatt. I
principali produttori di moduli in Italia avevano annunciato produzioni pari a poco meno
di 275 megawatt per il 2009, la produzione effettiva, pur comprendendo aziende che a
suo tempo non avevano partecipato a quest’inchiesta, è stata inferiore di oltre 100
megawatt. Per le stime riguardanti la produzione effettiva nel 2010, considerando i dati
inviati da quanti hanno partecipato all’inchiesta (escluse, quindi le «solite» Solsonica e MX
Group / MX Panel, ma anche aziende minori come Invent S.r.l. o la neonata Ferrania Solis
S.r.l.), complessivamente si sfiorerebbe il mezzo gigawatt di moduli «made in Italy». In
questo settore, vi è da sottolineare il successo relativo di medie aziende a «vocazione
locale» che fabbricano perloppiù per clienti a poca distanza dal proprio sito produttivo e
(ancora) non mirano a grandi volumi: è l’esempio, tra l’altro, della biellese V-Energy S.r.l.
o della friulana FVG Energy S.r.l. anche se quest’ultima produce la maggior parte dei suoi
moduli in un proprio stabilimento in Cina e riserva i prodotti fatturati in Italia, appunto, a
clienti locali. I dati forniti dalla Helios Technology per il 2009 comprendevano anche i
moduli prodotti in Croazia dalla Solaris dell’ex patron dell’azienda di Carmignano sul
Brenta, Franco Traverso, dato qui non considerato: nel 2010 Helios punta ora a
raggiungere da sola quanto si era prefissata già un anno fa. Tra coloro che a fine anno si
sono trovati con risultati niente affatto rispondenti alle proprie stime, spicca la Solon
S.p.A. affiliata dell’omonima «Societas Europaea» di matrice tedesca: l’azienda capitanata
da Domenico Sartore invece dei 130 megawatt previsti, ne ha prodotti 40 e, di
conseguenza, per il 2010 cautamente ne stima 60. Come per le celle (mancando le cifre
relative ad alcuni diretti concorrenti), è la X Group di Carlo Cotogni a puntare più in alto di
tutti per il 2010, stimando una produzione effettiva pari alla sua capacità di 100
megawatt: oltre un quinto della stima complessiva dell’intero settore.
Ancora
Enipower
Helios Technology
Solarcell
Omnia Solar
Solsonica
X Group
10 30 50 70 90 110 130 150Ancora Enipower Helios
TechnologySolarcell Omnia So-
larSolsonica X Group
Produzione 2009 (previ-sione 2008)
0 7.5 55 0 0 0 0
Produzione 2009
1 1.7 40 0 5 0 22
Produzione 2010 (previ-sione)
1.5 3.3 58 0 12 0 70
capacità a fine 2009
2.5 10 60 0 10 30 90
Capacità a fine 2010 (previsione)
2.5 30 60 60 12 60 150
Produttori celle fotovoltaiche
Azimut
Bluenergy Con.
Brandoni Sol.
Coenergia
D.G Energy
Eclipse It.
Enecom It.
Enipower
Eosolare
EU Energy
Ferrania Solis*²
2.5 7.5 12.5 17.5 22.5 27.5 32.5 37.5 42.5Azimut Bluen-
ergy Con.
Bran-doni Sol.
Coen-ergia
D.G Energy
Eclipse It.
Enecom It.
Enipower
Eoso-lare
EU En-ergy
Ferra-nia So-
lis*²
Produzione 2009 (previsione a fine 2008)
3 0 0 0 6 0 0.3 20 0 0 0
Produzione 2009
2.2 0 8 1.2 7 2 0.05 14 5 0.5 0
Produzione 2010 (previsione)
4 2 30 5 10 10 0.3 12 40 3 0
Capacità a fine 2009
4 0 12 1.2 10 3 0.4 20 5 1 0
Capacità a fine 2010 (previsione)
8 2 30 5 12 10 0.4 30 40 3 15
Produttori di moduli fotovoltaici in silicio cristallino
FVG Energy*³
Helios
Invent
Istar *⁴
MX Panel
Scenerg
Solarday
Solon
Solsonica
10 30 50 70 90 110 130FVG En-ergy*³
Helios Invent Istar *⁴ MX Panel
Scenerg Solarday Solon Solson-ica
Pro-duzione 2009(previsione a fine 2008)
0 55 0 0 0 0 60 130 0
Pro-duzione 2009
0.70000000000
0001
11.8 0 10 0 1.6 35 40 0
Pro-duzione 2010(previsione)
0.5 57 0 30 0 5 38 60 0
Capacità a fine 2009
2 55 12 10 120 1.6 60 100 60
Capacità a fine 2010(previsione)
2 58 18 30 120 5 60 100 90
SPSistem
Sunerg Solar
V-Energy
Vpiemme
Xgroup
10 30 50 70 90 110SPSistem Sunerg Solar V-Energy Vpiemme Xgroup
Produzione 2009(previsione a fine 2008)
0 0 0 0 0
Produzione 2009 5.5 4 2.5 8 20
produzione 2010(previsione) 12 10 10 20 100
Capacità a fine 2009 12 10 20 8 30
Capacità a fine 2010 (previ-sione)
18 15 20 20 100
Moncada Energy*⁵
1 3 5 7 9 11 13 15Moncada Energy*⁵
Serie 1 0
Serie 2 0
Serie 3 15
Serie 4 15
Serie 5 15
Produttori moduli a-Si(film sottile)
Note al grafico:
0= dato non specificato.
*2= Ferrania Solis ha annunciato l’avvio della produzione in provincia di Savona per
Gennaio 2010.
*3= FVG Energy nel proprio stabilimento in Cina, Shanghai, vuole produrre nel 2010
moduli per 25MW.
*4= Istar Solar nel 2010 intende produrre moduli per altri 5MW nel suo secondo
stabilimento in Thailandia, Bangkok.
*5= Inaugurazione della Sunfab fornita da Applied Materials a Moncada Energy il 21
Dicembre 2009.
Si analizzeranno più approfonditamente le principali realtà italiane impegnate nella
produzione di moduli e celle in silicio cristallino:
- Brandoni Solare S.p.a
- Helios Tecnology S.p.a
- Solsonica S.p.a
- X Group S.p.a
E la giovane CPower S.R.l una nuovissima società operante nel campo del fotovoltaico a
concentrazione.
4.7.1 Brandoni S.p.a
L’AZIENDA
Brandoni Solare è la giovanissima azienda tutta italiana, che nasce a Castelfidardo nel
2007, come produttrice di moduli fotovoltaici in silicio policristallino di ultima
generazione. dedicata allo studio, alla ricerca, alla progettazione e all’assemblaggio di
moduli fotovoltaici. All’interno del nuovo stabilimento di 5000mq una nuovissima linea
di produzione ad alto grado di automatizzazione, con sistemi e tecnologie innovativi,
produce i moduli fotovoltaici. Questa linea di produzione, di ingegnerizzazione tedesca, è
in grado di assemblare i moduli per una potenza complessiva di 20 MW/anno già
predisposta per l’ampliamento fino a 40 MW. La stringatura delle celle è affidata ad una
serie di robot automatici che provvedono a compiere saldature perfette tra le celle. La
Brandoni Solare è l’unica azienda in Italia ad essere in possesso di questa tipologia di linea
produttiva ad alto grado di automatizzazione. Nel 2007 l’azienda tedesca Q-cells,
protagonista mondiale nella produzione di celle in silicio policristallino, sigla con
Brandoni Solare un accordo quinquennale come Main Partner per la fornitura di celle
fotovoltaiche di ultimissima generazione che garantisce alla Brandoni Solare un modulo
dalle alte prestazioni.
LA TECNOLOGIA
Il modulo BRP6360064-XXX ha ottenuto le certificazioni dopo aver superato tutti i test
secondo quanto previsto dalle normative europee IEC 61215 ed.2 e IEC 61730, nei
laboratori specializzati ed accreditati SINAL. La Q.cells, fornitrice unica delle celle solari,
ha rilasciato alla Brandoni Solare il certificato di qualità che attesta all’azienda la fornitura
di celle con il marchio Q in grado di garantire un modulo dalle elevatissime prestazioni
ottiche, dalla massima stabilità meccanica e sicurezza elettrica.
La linea di moduli policristallini sono disponibili con potenza nominale da 210Wp a
235Wp, con una tolleranza del ± 3%. I moduli solare sono dei laminati di Vetro-Eva-
Backsheet con 60 celle policristalline a tre bus bar da 6” della Q-cells, dotati di un vetro
solare di classe U1 temprato, da 4mm, con finitura semisand, ilquale permette di ottenere
un’elevata resistenza meccanica del modulo (fino a 5400 Pa) ed ottime performance a
livello energetico. Ribbon, Eva e Backsheet sono selezionati tra i migliori prodotti
disponibili sul mercato, in modo da assicurare al modulo ottime caratteristiche tecniche
ed estetiche. Ogni modulo è equipaggiato di una junction box IP67 con 3 diodi di bypass in
grado di bloccare le correnti inverse, una coppia di cavi con connettori a innesto rapido
Tyco per facilitarne l’installazione. La cornice in alluminio anodizzato conferisce un’ottima
stabilità al modulo e serve per installare agevolmente i moduli sulle strutture di
ancoraggio.
La tensione di sistema fino a 1000V permette di installare i moduli in impianti connessi
alla rete di grandi dimensioni.
Brandoni Solare S.p.A. garantisce che i propri moduli produrranno almeno
il 90% della minima potenza (in STC) per un periodo di dieci (10) anni
l’80% della minima potenza (in STC) per un periodo di venticinque (25) anni.
4.7.2 Helios Tecnology S.p.a
L’AZIENDA
Helios Technology S.p.A., dal 2006 parte del Gruppo Kerself, è la più importante realtà
italiana nella produzione di celle e moduli fotovoltaici, componenti fotovoltaici e fornitori
di soluzioni “chiavi in mano”,presente sul mercato mondiale da quasi trent’anni. Presso lo
stabilimento di Carmignano di Brenta sono attualmente disponibili due linee di
produzione di celle (monocristallino e policristallino) per un tot di 60MW e una per
l’assemblaggio e la produzione di moduli per un tot di 50MW. Nel 2008 hanno ricevuto il
brevetto di un sistema per il trattamento integrato (scarico zero) delle acque reflue (IWT),
tale impianto permette di recuperare il 97%delle acque di processo, eliminando il
problema dello smaltimento dei fluidi pericolosi.
Il processo di produzione è completamente automatizzato e controllato in tutte le sue fasi
da strumenti di misura in linea e mediante misurazioni a campione fuori linea. Grazie ad
un adeguato software MES (manufacturing execution system) è possibile assicurare il
100% di controllo qualità, tracciabilità e miglioramento della produzione, ad ogni singolo
step, fino a cella finita.
LA TECNOLOGIA
Le celle in silicio poli e monocristallino hanno dimensioni da 156 x 156 mm con efficienze
rispettivamente fino a 16,5% e 17,5%. Per garantire la massima qualità di ogni singola
cella si effettuano: test elettrici a 500-1000 W/m2 (STC), classificazione in range di
corrente molto ristretti per ridurre il mismatch, misurazioni della resistenza di isolamento
al buio per evitare fenomeni di Hot Spot e numerosi controlli visivi mediante l’utilizzo di
telecamere per ottenere l’uniformità estetica. I moduli fotovoltaici connessi alla rete
elettrica, con la nuova linea HMA in silicio monocristallino e policristallino, hanno
raggiunto gli standard più elevati. Grazie all’utilizzo di soli materiali di prima qualità, delle
proprie celle ad alta efficienza e di un processo di produzione completamente
automatizzato. Severi controlli durante ogni step produttivo assicurano il 100% di
controllo qualità e tracciabilità del modulo.
La potenza dei moduli, che raggiunge i 235 Wp, è garantita con una tolleranza in potenza
solamente del ±2%. Il modulo si caratterizza per l’ottima risposta spettrale, l’eccellente
comportamento alle basse insolazioni, i pesi e gli ingombri ridotti.
I connettori sono ad innesto rapido e i cavi adatti ad ogni tipo di configurazione.
La qualità dei materiali impiegati e le avanzate tecniche di produzione assicurano ai
moduli una vita operativa media superiore ai 30 anni comprovata dai numerosi moduli
installati negli impianti dal 1981 ad oggi che sono tutt’ora funzionanti. Helios Technology
è perciò in grado di fornire una garanzia in potenza nel tempo (90% in 10 anni e 80% in
25 anni). I moduli HMA in silicio policristallino sono studiati appositamente per piccoli
impianti (<3 kWp) utilizzando il modulo da 214 Wp e per impianti di media (> 100 kWp) e
grande taglia (>1 MWp) utilizzando moduli da 220-225-230 Wp.
I moduli HMA in silicio monocristallino esistono solo in queste ultime tre taglie.
Esistono anche versioni con potenza nominale inferiore . Per i moduli in silicio
policristallino HTCB22M da 22Wp, HTB 125-130P da 125Wp e 130Wp, con una tolleranza
in potenza del ±5%, e in silicio monocristallino, le linee HTCG50M da 50Wp e HTCG80-
90M da 80Wp e 90Wp, anch’essi con una tolleranza del ±5%.
I moduli Helios raggiungono un’efficienza fino al 14,4%. Tutti i moduli sono certificati
secondo IEC 61215 ed. 2 per carichi neve - vento elevati e IEC 61730 1-2, con una
tensione massima di sistema 1000 VDC e Classe di isolamento II.
4.7.3 X group S.p.a
L’AZIENDA
X Group S.p.a rappresenta una novità emergente, infatti è stata fondata solo nel 2006,
nonostante questo come visto nella figura 4. , prevede piani di espansione al di sopra
delle altre aziende. L’azienda è impegnata nella realizzazione di celle e moduli
fotovoltaici, oltre che dell’istallazione di impianti chiavi in mano e di sistemi di
inseguimento solari.
La XGROUP S.p.A. ha avviato la propria produzione di celle fotovoltaiche nel giugno 2007
con una linea di capacità annua pari a 30 MWp, attualmente la scelta dell'azienda e
quella di destinare l'intera produzione di celle alla realizzazione di moduli solari
fotovoltaici di marchio XGROUP. Lo stabilimento di 6000 mq per la produzione delle celle
fotovoltaiche è ubicato a sud di Padova appositamente progettato per ospitare e servire
linee di produzione interamente "in linea" e completamente automatiche, in grado di
consentire un processo produttivo di celle fotovoltaiche, mono e poli, ad elevati livelli di
ottimizzazione, efficienza e rispetto delle normative ambientali.
I moduli XGROUP sono invece realizzati presso uno stabilimento di Cisterna di Latina e,
dove giornalmente vengono spedite le celle prodotte a Padova e da dove i moduli finiti
vengono direttamente consegnati agli Operatori clienti di XGROUP, al momento, sono
state ottenute le certificazioni TÜV ( IEC 61215 e Classe di sicurezza II) sui due principali
prodotti dell'azienda, i moduli fotovoltaici policristallini da 48 e 60 celle.
Per far fronte al proprio piano industriale di sviluppo la XGROUP ha sottoscritto tra
l'agosto 2006 e il maggio 2007 quattro contratti decennali con la tedesca Deutsche Solar
per garantirsi l'approvvigionamento di wafer di silicio multi cristallino di elevata qualità
fino al 2018. In virtù di questi contratti la produzione effettiva può al momento contare
su un volume certo di 25 MWp nel 2009, di 50 nel 2010 e di 100 MWp a partire dal 2011
in avanti.
LA TECNOLOGIA
Modulo fotovoltaico XG48P è composto da 48 celle solari policristalline da 156x156 mm
direttamente prodotte da XGROUP. Famiglie di potenza (da 160 a 180 Wp), con
rendimento fino al 13,8% . Il telaio è in alluminio anodizzato, in grado di soddisfare i più
alti standard qualitativi in fatto di stabilità e resistenza alla corrosione, inoltre la
presenza di diodi bypass per minimizzare la perdita di potenza dovuta ad eventuali
fenomeni di ombreggiamento e danneggiamento (sicurezza contro l’effetto “hot spot”).
la linea XG60P è invece composta da 60 celle solari policristalline da 156x156mm
direttamente prodotte da XGROUP. La famiglia di potenza va da 205 a 235 Wp, con un
rendimento fino al 14,5%. La garanzia prevista è:
- 5anni per il prodotto da difetti di materiali e lavorazione
- 25 anni di garanzia del rendimento non inferiore al 80%
- 12anni di garanzia del rendimento non inferiore al 90%.
Ideato per gli impianti residenziali da 3KWp, è presente il modulo X14, con potenza
nominale di 214Wp, e un rendimento del 13,4%
La garanzia prevista è:
- 10 anni del prodotto da difetti di materiali e lavorazione
- 28 anni di garanzia del rendimento non inferiore al 80%
- 2 anni di garanzia del rendimento non inferiore al 92%
4.7.4 Solsonica S.p.a
L’AZIENDA
Solsonica è una società del Gruppo EEMS, realtà multinazionale , all’avanguardia da 40
anni nel mercato dei semiconduttori, che vanta numerose partnership strategiche con i
più grandi produttori mondiali del settore. Solsonica nasce solo nel marzo del 2007 ed è
attiva nella produzione di celle e moduli fotovoltaici presso lo stabilimento produttivo di
Rieti nonché nello sviluppo di soluzioni complete per la progettazione e la realizzazione di
impianti fotovoltaici, occupandosi di tutti gli aspetti tecnici e gestionali: dalla
progettazione preliminare fino all’accesso agli incentivi statali.
La società ha intrapreso accordi pluriennali con i principali produttori di silicio per
supportare al meglio i piani di sviluppo; è inoltre impegnata nello sviluppo di nuove
tecnologie fotovoltaiche grazie alla collaborazione con università e centri di ricerca.
LA TECNOLOGIA
Solsonica sviluppa tre diverse linee di moduli in silicio policristallino:
- Solsonica608 con un range di potenza disponibile da 165Wp a 185Wp;
48celle
- Solsonica610 con un range di potenza disponibile da 210W a 235Wp;
60celle
- Solsonica612 con un range di potenza disponibile da 250Wp a
280Wp;72celle
La cornice dei moduli è in alluminio anodizzato, ed è provvista di 4 fori per facilitare
l’installazione. I moduli della serie Solsonica sono inoltre dotati di una scatola di
giunzione, con grado di protezione IP65, contenente i diodi by-pass interni. Tutti i moduli
hanno ricevuto la certificazione secondo la IEC61215 e IEC61730
4.7.5 Moncada Energy Group
L’AZIENDA E LA TECNOLOGIA
Moncada Solar Eqipment, società che fa parte del Moncada Energy Group uno dei
principali produttori privati italiani di energia rinnovabile da fonte eolica,nel maggio del
2008, ha acquisito una linea di produzione di moduli fotovoltaici di ultima generazione a
tecnologia in film sottile, unica in Italia, che entrerà in piena produzione nel primo
semestre del 2010. L'impianto è prodotto da Applied Materials, società statunitense
leader nelle tecnologie e macchine per la produzione di semiconduttori. L'impianto
soddisferà la richiesta di moduli fotovoltaici che la Moncada Energy Group prevede di
installare negli anni a venire. La Sun Fab avrà una produzione annuale complessiva di 40
MW di pannelli fotovoltaici. All’interno della struttura, che sorge a Campofranco in
Sicilia,sorge un centro di ricerca per l’ulteriore sviluppo della tecnologia messa a punto, in
modo da aumentare la resa dei moduli. Il processo di realizzazione del substrato è un
processo di deposizione sottovuoto su substrati di vetro ultrachiaro ricoperti da ossidi
trasparenti conduttori. Successivamente sono aggiunti gli altri strati, e il pannello è
sigillato tramite un processo di laminazione. La particolarità del modulo fotovoltaico sta
nell’utilizzo come componente base del silano, al posto del più caro silicio di grado solare.
4.7.6 CPower S.r.l
L’AZIENDA
CPower è stata fondata nell’Agosto 2006 come società spin-off del Consorzio Impat
(consorzio di Università di Ferrara - Tecnopolis Csata S.c.r.l. - ENEA). Un team di giovani
ricercatori operanti da anni presso l’Università degli Studi di Ferrara nel settore del
fotovoltaico, ha intrapreso la strada industriale per vedere la propria attività scientifica
concretizzarsi in un progetto con ricaduta diretta sulla società; oltre a loro, CPower può
contare sull’appoggio di esperti di aziende leader in settori strategici quali il fotovoltaico
“standard” (Solon S.p.a) e delle costruzioni edilizie (Gruppo Costruzioni Margheri).
CPower SRL ha come obiettivo la progettazione, produzione e commercializzazione di
Sistemi Fotovoltaici a Concentrazione per la produzione di energia. Lo stabilimento
produttivo, dove vengono realizzati i moduli, si trova a Ferrara
LA TECNOLOGIA
La linea di moduli a concentrazione denominata “Rondine” è presenta in due varianti, 25x
(generazione 1) 20x (generazione 2).
Rondine R2-2495, appartiene alla generazione 1, presenta 160 unità ottiche. Ogni unità è
composta di una luce concentratore e di una cella in silicio monocristallino di 14 x16 mm.
Il fattore di concentrazione della luce del sole è di 25. Il modulo è in alluminio, chiuso da
un temprato vetro solare assemblato utilizzando un sigillante strutturale adesivo.
I moduli sono forniti di diodi bypass all'interno. Al fine di aiutare l’assemblaggio con i
tracciatori solari, due guide in alluminio sono connesse sulla superficie del modulo .
Rondine R4120 appartiene alla generazione 2, presenta 640 unità ottiche. Ogni unità è
composta di una luce concentratore e di celle in silicio monocristallino di 8x8 mm. Il
fattore di concentrazione è pari a 20 soli. I moduli vengono realizzati seguendo gli
standard della norma IEC 62108.
CAPITOLO 5 : CRITERI PER LA SCELTA DI UN MODULO FOTOVOLTAICO
5.1 la scelta del modulo fotovoltaico adatto
Gli impianti fotovoltaici sono costituiti da elementi componibili: è indifferente se si
collegano 100 unità da 50 watt oppure 1.000 unità da cinque watt ognuna. Il sistema è
strutturato in maniera «modulare» – da qui anche il nome dell’elemento fondamentale
dell’impianto. Per questo è possibile produrre moduli fotovoltaici di tutte le dimensioni,
fino anche ad una lunghezza di diversi metri. Una soluzione del genere comunque non
sarebbe molto pratica. I componenti infatti non possono essere troppo grandi, perché
altrimenti diventano difficili da maneggiare. Ma non possono essere nemmeno troppo
piccoli, per non complicare troppo il montaggio e il cablaggio. Perciò la maggior parte dei
moduli fotovoltaici prodotti in grandi quantità per impianti collegati alla rete elettrica
hanno una potenza tra 100 e 300 watt ed una dimensione esterna di circa 80 per 120
centimetri. In questo spettro di possibilità, la nostra panoramica propone una selezione
dei prodotti più comuni con celle monocristalline o policristalline.
Per quanto riguarda i moduli a film sottile, invece, sono inclusi nella panoramica anche
modelli con una potenza inferiore, vista la loro minore efficienza. Lo stesso vale per alcuni
moduli speciali destinati all’integrazione architettonica (tegole fotovoltaiche), che a causa
delle loro dimensioni ridotte dispongono di una potenza inferiore. Il grosso del mercato è
costituito dai moduli cristallini standard. Ma soprattutto i fornitori di moduli a film sottile
sperano di riuscire ad accaparrarsi presto una fetta sempre più grande della torta. Il
motivo è che essi sono in grado di fornire la merce in tempi brevi e a prezzi concorrenziali.
La concorrenza dei moduli cristallini invece ha riscontrato seri problemi in tutto il mondo:
ancora oggi l’industria non riesce a soddisfare la domanda, anche se la produzione è oggi
a livelli mai raggiunti prima. Potrebbero essere venduti molti più moduli di quanti non se
ne vendano attualmente. Il problema è stato a lungo la mancanza di silicio grezzo per la
produzione delle celle fotovoltaiche. Crisi oramai superata, perché l’industria del silicio ha
già annunciato l’ampliamento delle proprie capacità. In questo modo il commercio di
moduli fotovoltaici si configura attualmente come un mercato dominato dai fornitori,
determinando delle situazioni curiose e a volte spiacevoli.
Alcuni produttori, non considerando quindi i più famosi che producono essi stessi le celle,
per esempio, non forniscono più nessuna indicazione sulla provenienza delle celle
impiegate per la produzione dei loro moduli ; dipende dal fatto che le celle per un certo
tipo di modulo, sempre più spesso provengono da diversi fornitori, a seconda della
disponibilità date dal mercato. Questo non pregiudica necessariamente la qualità del
prodotto finale.
Purtroppo, però, sul mercato si trovano sempre più prodotti per cui i fornitori non solo
non indicano la provenienza delle celle, ma nascondono addirittura la provenienza
dell’intero modulo, dichiarando solo il paese di produzione. Qualora si ci trovasse davanti
alla proposta di merce del genere, sarebbe meglio riflettere se non si preferisca pagare di
più per ottenere una proposta più trasparente. Dalla parte del cliente quindi quasi non si
può fare a meno di analizzare il mercato per poter valutare le diverse offerte. Al di là
della confusione che si è determinata di recente, non si possono dimenticare quelle che
da sempre sono le questioni importanti per la scelta dei componenti più adatti, in quanto,
se è vero che i moduli fotovoltaici si assomigliano tutti, di sicuro non sono tutti uguali.
Una regola sempre valida è che l’aspetto più importante rimane sempre la qualità e la
sicurezza; istituti di tutto il mondo testano la struttura e le qualità nell’ambito di
approfondite prove in laboratorio, rilasciando certificazioni , che ne attestino le reali
condizioni di qualità ed efficienza.
5.2 Le certificazioni: un marchio di qualità
Un’ azienda che sceglie di investire in schemi di certificazione volontaria ,affidandosi ad
organismi di certificazione accreditati e indipendenti, non solo migliora le proprie
performance di processo e di prodotto, ma ha a disposizione un potente mezzo per
affermare i propri prodotti su quelli della concorrenza e valorizzare la propria immagine
istituzionale. Il ricorso alla certificazione, dunque, non è solo l’impegno dell’azienda per
garantirne quella che rimane pur sempre “una presunta” qualità, ma anche una scelta di
marketing.
Per i moduli fotovoltaici, tali standard minimi sono garantiti dalla presenza di certificazioni
secondo i criteri definiti dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC) e recepiti in
Italia dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI): la direttiva IEC 61215 ( CEI se riferita
all’Italia), fissa gli standard di qualità per i moduli cristallini, IEC 61646 per quelli a film
sottile mentre la IEC 61730, riguardante la sicurezza, sostituisce un protocollo istruito dal
TUV Rheinland, uno degli istituti di collaudo più famoso, chiamato “isolamento in Classe
II”, valido fintantoché non è stata emanata la specificanorma. La norma per la sicurezza si
applica a tutti i tipi di pannello, indipendentemente dalla tecnologia. Infine lo standard
IEC 62108, per i moduli a concentrazione.
Per quanto rigurda la IEC 61215 e la IEC 61646, si tratta del marchio di qualità su basi non
coercitive più importante del settore, tanto importante da rendere quasi impossibile la
vendita di moduli sprovvisti di tale certificato, in quanto il <Conto Energia> italiano, il
sistema che definisce le tariffe incentivanti, richiede obbligatoriamente tale certificazione
e solo raramente ammette eccezioni:
DM 19 febbraio 2007
I moduli devono essere provati e verificati secondo:
CEI EN 61215: moduli fotovoltaici in silicio cristallino per applicazioni terrestri
qualifica del progetto e omologazione del tipo
CEI EN 61646: moduli fotovoltaici a film sottile per applicazioni terrestri
qualifica del progetto e omologazione del tipo.
I laboratori devono essere accreditati, in conformità alla norma UNI IEC 17025, da
Organismi di accreditamento appartenenti all’EA (European Accreditation) o che
abbiano stabilito accordi di mutuo riconoscimento con EA o in ambito ILAC
(International Laboratory Agreement Cooperation).
In deroga alle certificazioni, nell’Allegato 1 al DM 19 febbraio 2007, si afferma che:
Nel caso di impianti FV totalmente integrati di potenza superiore a 3 kW, sono
ammessi moduli non certificati nel solo caso in cui non siano presenti sul mercato
prodotti certificati.
In questo caso è richiesta una dichiarazione del costruttore che il prodotto è progettato
e realizzato per superare le prove richieste dalle norme di riferimento.
La dichiarazione dovrà essere supportata da certificazioni rilasciate su moduli similari o
suffragata da una adeguata motivazione tecnica.
L’omologazione consiste nell’effettuare le prove e le ispezioni atte a verificare che il
prodotto risponda alle caratteristiche tecniche dichiarate, le mantenga anche in
condizioni operative limite e nel tempo. E’ anche richiesto che il prodotto rispetti precisi
requisiti per mantenere un appropriato livello di sicurezza .
Le prove devono essere effettuate da un laboratorio accreditato ossia un laboratorio che
ha dimostrato di fronte ad un ente di accreditamento di avere le strutture, le
apparecchiature, la strumentazione e la conoscenza tecnica adeguati per eseguire le
prove oggetto dell’accreditamento.
L’accreditamento deve essere relativo alle norme alle quali le prove fanno riferimento.
Lo schema dell’Accreditamento è messo a punto dall'Unione Europea al fine di
permettere la libera circolazione di merci e prodotti sul territorio comunitario, senza
necessità di controlli ripetitivi da parte delle autorità dei vari Paesi.
Elemento importante di questa impostazione è l’Organismo di Accreditamento che,
essendo indipendente e rappresentativo di tutte le parti interessate, garantisce gli utenti,
attraverso verifiche tecniche periodiche, sulla competenza ed imparzialità dei Laboratori
nella effettuazione delle prove accreditate.
In Italia tale funzione è assolta dal SINAL il quale, operando secondo la norma ISO/IEC
17011, verifica e sorveglia nel tempo la conformità dei Laboratori rispetto alla norma UNI
CEI EN ISO/IEC
17025 e alle prescrizioni SINAL.
5.1.1 Gli istituti certificanti e i test relativi alle norme
Negli anni passati il dilemma, per l’industria fotovoltaica , era che gli istituti di collaudo
avevano una capacità insufficiente. Anche solo avviare un test richiedeva un attesa che
poteva durare molti mesi. Ora però la situazione sembra sbloccarsi; in tutto il mondo
vengono realizzati nuovi laboratori e ampliate le capacità esistenti. Attualmente se ne
contano 18, mentre almeno altri 5 sono in via di allestimento. Finora il leader indiscusso
si chiama TUV Rheinald Co, ltd. Circa metà dei moduli certificati in tutto il mondo, reca il
marchio blu della società di Colonia, il suo logo è riconosciuto in tutto il mondo, e il suo
nome è in un certo qual senso un marchio, nel campo delle certificazioni.
Figura 5.1 - Il logo del TUV è riconosciuto come marchio di qualità
Non meraviglierà quindi, che questo sia anche l’istituto di collaudo a subire più
contraffazioni. A differenza di molti suoi concorrenti, il Gruppo può eseguire in proprio i
test e le certificazioni. In linea di massima, il collaudo e il rilascio del certificato devono
avvenire in modo separato. Una società affiliata del gruppo, TÜV Rheinland Product
Safety GmbH, rilascia il certificato sulla base dei risultati dei test ottenuti dal laboratorio
fotovoltaico. Al contrario di TÜV Rheinland, altre istituzioni collaborano tra loro: ad
esempio, l’Arsenal Research esegue i test, mentre l’Österreichische Verband für
Elektrotechnik (ÖVE), che è l’associazione austriaca per l’elettrotecnica, emette i
certificati. Così la tedesca VDE certifica in base ai risultati del Fraunhofer ISE. TÜV
Rheinland Group, a ha inaugurato un laboratorio a Shanghai, che sembra abbia avviato
bene la sua attività. Nell’anno passato, inoltre, il TÜV Rheinland North America, filiale del
Gruppo, ha acquisito una partecipazione del 70 per cento al Photovoltaic Testing
Laboratory (PLT), il laboratorio fotovoltaico di collaudo dell’Università Statale dell’Arizona
(ASU). È nato così il TÜV Rheinland Photovoltaic Testing Laboratory LLC.
Il laboratorio di collaudo dell’Arizona ora è in fase di ampliamento e permette al Gruppo
tedesco di entrare sul mercato americano. Si tratta di un’impresa non semplice, perché
solo negli Stati Uniti e in Canada la norma di sicurezza internazionale IEC 61730 non è
accettata in modo incondizionato: gli americani dispongono di una propria norma, la UL
1703, per la verifica della sicurezza elettrica dei prodotti.
Esattamente come per il certificato CEI nell’Unione Europea, nel Nordamerica è
necessaria una prova di sicurezza per poter commercializzare i prodotti. Gli standard non
mutano nella sostanza, ma nel dettaglio e la differenza più evidente consiste in un test
antincendio relativamente costoso che prevede che i moduli siano dati alle fiamme,
mentre la norma europea non contempla nulla del genere. Tale norma prende il nome
dagli Underwriters Laboratories Inc., impegnati come il TÜV Rheinland nella certificazione
e nel controllo di Qualità. L’armonizzazione degli standard in passato è fallita soprattutto
per questo test, che in Europa non è considerato necessario.
Per fornire certificazioni secondo la succitata norma UL 1703, la società deve risiedere
negli Stati Uniti e farsi accreditare come laboratorio di collaudo dall’ente nazionale
Occupational Safety and Health Administration (OSHA). La procedura può durare da due a
quattro anni, afferma Althaus. «Noi abbiamo effettuato per tempo la richiesta e ci
aspettiamo di ricevere l’accettazione da un momento all’altro», aggiunge. Fino a quel
momento, il TÜV Rheinland Ptl. collabora per le certificazioni con la Canadian Standards
Association (CSA), accreditata anche negli Stati Uniti. Anche la VDE e il Fraunhofer Institut
ISE hanno scelto di appoggiarsi alla CSA. Facendo eseguire i test sui moduli nei laboratori
di Friburgo di VDE e ISE, si può richiedere anche la certificazione conforme alla norma UL
1703: la CSA si occupa dei test aggiuntivi che non sono previsti dallo standard di sicurezza
CEI e rilascia il certificato UL in base a tutti i risultati ottenuti.
Anche gli Underwriters Laboratories, hanno intravisto una possibilità sul mercato
americano, hanno riconosciuto le prospettive del settore fotovoltaico, inaugurando un
laboratorio in Cina, non a caso i produttori cinesi, fanno eseguire sempre più spesso
collaudi in conformità alla UL 1703.
Standard secondo IEC 61215 / IEC 61646
Standard secondo IEC 61215 / IEC 61646
La norma internazionale IEC 61215 venne riconosciuta nel 1993 e proviene in gran parte
dalla norma “Ispra 503 “, sviluppata nei primi anni ’90 dall’European Solar Test
Installation (ETSI) di Ispra. Nell’Aprile 2005 è stata pubblicata una seconda ed della
norma, che prevede test più rigidi ( come quello del carico massimo 5400Pa anziché
2400Pa). La norma comprende l’esame di tutti i parametri che sono responsibali per
l’invecchiamento dei moduli fotovoltaici, in particolare si distingue tra prove ai raggi UV,
prove termiche ( cambiamento della temperatura, freddo, caldo e umidità), e prove
meccaniche ( vento, neve , grandine). Nel 1996 un analogo standard è stato svilippato per
i moduli fotovoltaici in film sottile. Nel 2008 la seconda edizione di questo standard è
diventata la IEC 61646. La norma è in molti aspetti identici alla IEC 61215, la principale
differenza sta in delle prove supplementari riguardanti la degradazione del film sottile a
causa dell’irradiazione. Prima dell’inizio del test, i moduli subiscono un
precondizionamento a 5KWh/m².
Il modulo supera le prove e quindi può ricevere l’omologazione IEC, se il degrado della
potenza massima in uscita, a normali condizioni di prova (STC), non supera il 5% dopo
ciascuna prova né 8% dopo ogni sequenza di prova. Anche la presenza di cambiamenti
visibili a occhio nudo, come la de laminazione, rotture, laceramenti, mancanza di integrità
meccanica, determina il mancato superamento del test.
Soltanto per la IEC 61646, la misura della massima tensione in uscita dopo l’immersione
finale nella luce, non deve essere inferiore al 90% del valore minimo specificato dal
costruttore.
Codice Qualifica Test Condizioni del test
10.1 Ispezione visiva Consiste nel rilevare ogni difetto visivo, quali ad
esempio rotture sulle superfici esterne, celle rotte,
connessioni difettose, bolle sulla laminazione.
10.2 Determinazione della misurazione secondo la norma IEC 60904
massima potenza
10.3 Prova di isolamento 1000 V in c.c + due volte la tensione a circuito aperto
del sistema per 1min, resistenza*area modulo > 40
MΩ⋅m² a 500 V c.c.; verifica se c’è isolamento
elettrico tra le zone in cui scorre la corrente e la
cornice.
10.4 Misura dei coefficienti di
temperatura α e β
consiste nel determinare i coefficienti di
temperatura relativamente al grado di irraggiamento
in cui sono stati misurati.
10.5 Misura del NOCT deve essere fatto a certe condizioni: angolo di
inclinazione nullo, irraggiamento globale 800 W/m²
temperatura ambiente 20°C, velocità del vento
1m/s, condizione di circuito aperto.
10.6 Prestazioni a NOCT consiste nel determinare la caratteristica corrente -
tensione nelle condizioni corrispondenti al NOCT.
10.7 Prestazioni a basso
irraggiamento
consiste nel determinare la caratteristica corrente –
tensione nel caso in cui la temperatura del modulo
sia di 25°C±2°C e con un irraggiamento di 200 W/m²
10.8 Prova di esposizione
all’esterno
consiste nel verificare se il modulo è in grado di
sopportare l’esposizione all’aperto sottoponendolo
ad una radiazione totale di 6kWh/m² e ripetendo poi
le misure 1-3.
10.9 Prova di resistenza ai
surriscaldamenti localizzati
consiste in una serie di misure di temperatura e di
corrente di cortocircuito dopo una serie di 5 cicli di
sequenze di oscuramento di alcune celle al fine di
simulare la condizione di massima dissipazione di
potenza
10.10 UV test precondizionamento 15 kWh/m² UV-radiatione(280 - 385 nm) con 5
kWh/m² UV-radiatione(280 -320 nm) a 60°C la
temperatura del modulo.
10.102 Esposizione ai raggi UV
secondo la IEC 61345
Min.15 kWh/m² UV-radiation e(280 - 400 nm) con
7.5 kWh/m² UV-radiatione (280 - 320 nm) at 60°C
module temperature
2 I test possono essere alternativamente usati
10.11 Prova dei cicli termici 50 e 200 cicli termici da -40° a +85°. Il modulo quindi
viene sottoposto a delle condizioni climatiche
particolari dopo le quali vengono ripetute le prove 1-
3 che devono portare al massimo ad una
diminuzione della potenza al massimo del 5%
10.12 Prova d’umidità e
congelamento
10 cicli -40°C a +85°C, 85% RH. Verifica la resistenza
ad umidità e a temperatura elevata dopo che i
modulo si è trovato a temperature inferiori allo zero
( per un certo periodo (2-4 ore). Seguono le misure
1-3 che devono rilevare una diminuzione della
potenza del 5% al massimo.
10.13 Prova del caldo-umido 1000 h at +85°C, 85% RH. Verifica la capacità del
modulo di sopportare le penetrazioni di umidità.
Sottoponendolo anche in questo caso a delle
condizioni particolari dopo le quali vengono ripetute
le prove 1-3.
10.14 Prova di robustezza delle
terminazioni
le terminazioni vengono distinte in tre tipologie: A,B
e C. a seconda del tipo di terminazione si hanno delle
prove di trazione, flessione, torsione. Dopo queste
prove vengono ripetute le prove 1-2 che devono
riportare al massimo una diminuzione della potenza
del 5% al massimo.
10.15 Prova umidità Per lungo tempo ad elevata umidità
10.16 Prova di carico meccanico il modulo deve sopportare carichi del vento, della
neve e del ghiaccio 5400Pa sia davanti che nel retro
rispettivamente
10.17 Prova impatto della
grandine
25 mm di diametro delle sfere di ghiaccio a 23 m/s,
ad impatto diretto
10.18 Prova termica diodo bypass Adeguatezza delle strutture termiche dei diodi
bypass a a una corrente di 1.25 X ISC che attraversa il
diodi alla temperatura di 75° del modulo
10.193 Prova di esposizione Cicli di esposizione alla luce di almeno 43 kWh/m² e
prolungata alla luce temperatura del modulo a 50° ± 10 °C, finché Pmax
è stabile entro 2%
Standard secondo IEC 61730/CEI EN 61730
Le prove della IEC 61215 non riguardano gli aspetti della sicurezza elettrica
adeguatamente. Pertanto, in passato, il TÜV sviluppò una procedura di prova per la
qualifica di moduli fotovoltaici come “ isolamento in Classe II” ( SK II) per la quale ha
acquisito in tutto il mondo l’attuale reputazione.
La maggior parte di questi standard, insieme ad altri requisiti internazionali, sono stati
accettati come la norma internazionale IEC 61730 “Qualificazione per la sicurezza dei
moduli fotovoltaici” , che è stato successivamente rilasciato come la norma europea EN
61730 (con lievi
modifiche). La norma si suddivide in due parti:
- Part 1: Requisiti per la costruzione
- Part 2: Requisiti per le prove
La parte 1 della norma EN 61730, definisce le obbligatorie caratteristiche di progettazione
dei moduli quali le distanze minime tra le parti conduttive e non, spessore della parete
della cassetta di giunzione ecc..), nonché i requisiti per i materiali utilizzati nel modulo
( resistenza ai raggi UV, parametri di temperatura, classe di protezione ecc..).
La parte 2 definisce tre diverse Classi di Applicazione a seconda il design di un modulo,
precisando il tipo d'uso, le relative prove di qualificazione e la conseguente classe di
sicurezza.
Classe di Applicazione
Voltaggio del Sistema
Acc IEC61730 Classe di sicurezza
3 Test previsto soltanto dalla norma IEC 61646
Acc.EN61730
A: Applicazioni Generali >50 Vdc >120 Vdc II
B: Accesso Ristretto >50 Vdc >50 Vdc 0
C: Applicazioni basso
voltaggio
<50 Vdc <120Vdc III
Le prove sono eseguite sia sui moduli completi ( con o senza cornice) sia sui singoli
componenti.
Una disposizione speciale della EN IEC 61730 è che i campioni di prova devono essere
testati prima secondo le prove ambientali come descritto nella IEC 61215 o IEC 61646,
prima dell'effettiva prove di sicurezza. Una tale combinazione si traduce in un albero
Testing, che copre entrambe le norme in modo ottimale. Per ottenere un certificato di
prova tutti i requisiti pertinenti sia alla progettazione che alla conformità dei materiali,
devono essere rispettati.
Qualification tests according IEC 61730 – Part 2 (Application class A)
Codice Qualifica Test Condizioni del test
MST 01 Ispezione visiva Consiste nel rilevare ogni difetto visivo, quali ad
esempio rotture sulle superfici esterne, celle rotte,
connessioni difettose, bolle sulla laminazione.
MST 11 Prova di accessibilità Resistenza sempre > 1MΩ tra il dispositivo di prova (secondo IEC 61032) e i componenti vitali del modulo
MST 12 Prova di suscettibilità al
taglio
Soddisfare i requisiti di isolamento dopo aver definito
taglio sul modulo
MST 13 Test di continuità a terra Resistenza <0,1 Ω tra il punto di messa a terra
segnato e i punti della cornice a una corrente che è
pari a 2,5 volte la massima sovra-corrente del grado
di protezione del modulo (per un minimo di 2 minuti)
MST 14 Prova Impulso tensione Impulso ad alta tensione a seconda della classe di
applicazione selezionata. Tensione di sistema con un
laminato avvolto in un foglio di rame
MST 15 Prova delle scariche parziali Determinazione del comportamento del modulo in
seguito a scariche parziali
MST 16 Prova tenuta dielettrico Alta tensione di prova con 2000 Vdc + 4V max.
Tensione del sistema a STC per un minuto (corrente
di dispersione <50 μa)
MST 17 Prova di dispersione in
ambiente umido
Valutazione di isolamento del modulo in condizioni
umide; misurazione della corrente di dispersione a
500 VDC
MST 21 Prova di temperatura Conformità del materiale del modulo: radiazione
>700 W/m² Velocità del vento < 1 m/s, temperature.
20 – 55 °C
MST 22 Prova surriscaldamenti
localizzati
5 ore di esposizione a > 700 W/m²
MST 23 Prova del fuoco Prova secondo ANSI/UL 790 che il modulo soddisfi i
requisiti minimi di resistenza al fuoco come previsto
dalla classe C
MST 25 Prova termica del diodo
bypass
Adeguatezza delle strutture termiche dei diodi
bypass a una corrente di 1.25 X ISC che attraversa il
diodi alla temperatura di 75° del modulo
MST 26 Prova di sovraccarico della
corrente inversa
Protezione sul 135% della corrente di sovraccarico
per 2ore
MST 32 Prova di rottura Impatto meccanico con una borsa-test di 45,5kg
( circa 540J di energia cinetica); requisiti per le
rotture (frammenti <6,5cm²)
MST 33 Prova di flessione del
conduttore
Prova della capacitò di un possibile conduttore
fissato alla cassetta di giunzione, di resistere ad una
forza di flessione (220-40N a seconda del diametro)
MST 42 Prova di robustezza delle le terminazioni vengono distinte in tre tipologie: A,B
terminazioni e C. a seconda del tipo di terminazione si hanno delle
prove di trazione, flessione, torsione.
MST 44 Prova del terminale in
uscita
Prova di idoneità del terminale in uscita
MST 51
a/b
Prova dei cicli termici 50 e 200 ciclei -40°C a +85°C
MST 52 Prova d’umidità e
congelamento
10 cicli -40°C a +85°C, 85% RH
MST 53 Prova del caldo-umido 1000 h a +85°C, 85% RH
MST 54 Prova di esposizione UV Min.15 kWh/m² UV-radiatione (280 - 400 nm) con 7.5 kWh/m² UV radiazione (280 - 320 nm) a 60°
Figura 5.2- Combinazione test IEC 61215/61646 e IEC 61730
Standard secondo IEC 62108
La qualificazione del prodotto concentratori fotovoltaici (CPV) è stata formulata nel 2007,
sulla base di anche delle prove ambientali della IEC 60068 e delle prove per i moduli
cristallini IEC 61215 e 61730. Un identica versione europea è stata rilasciata nel 2008,
data della pubblicazione anche italiana.
La IEC 62108 definisce i criteri per la qualificazione di progettazione e l'omologazione dei
moduli fotovoltaici a concentrazione e degli assemblaggi, adatti per l’esercizio a lungo
termine all’aria aperta. Una certificazione speciale per i CPV è necessaria, in quanto l’alta
concentrazione alla radiazione solare, attraverso lenti o specchi, cause un maggiore
stress del materiale. Test di sicurezza finora non fa parte della norma ed è attualmente
in esame.
Un CPV modulo o l’intero assemblaggio( inclusi quindi specchi e ricevitori) hanno
superato le prove, e quindi possono essere omologati IEC 62108 tipo omologato, se ogni
campione soddisfa tutti i criteri seguenti:
- La degradazione della potenza relativa degradazione nelle sequenza da A a D non
superi il 13% se la I-V misura è presa all’aperto sotto la luce solare naturale o 8%
se è presa sotto un simulatore solare;
- La degradazione della potenza relativa nella sequenza E non superi il 7% se la I-V
misura è avvenuta in condizioni di luce solare naturale, o il 5% con un simulatore
solare;
- Nessuna prova visiva di gravi difetti (lacerazioni,piegamenti, superfici non
allineate, compresi lente, specchio, ricevitore, telaio; corrosione , perdita di
integrità meccanica;
- L’isolamento deve essere rispettato dall’inizio alla fine del test;
- I requisiti per la tenuta alle prove di umidità devono essere rispettati dall’inizio alla
fine.
Codice Qualifica Test Condizioni del test
10.1 Ispezione visiva Consiste nel rilevare ogni difetto visivo, quali ad
esempio rotture sulle superfici esterne, celle rotte,
connessioni difettose, bolle sulla laminazione.
10.2.2 Prestazioni Elettriche (EP) Cielo limpido; DNI > 700 W/m², con variazione < 2%
in ogni cinque minuti intervallo, velocità del vento < 6
M/S, NO raffica > 10 m/s 10 min prima di qualsiasi
misura.
10.2.3 EP Simulatore Solare Relative misure
10.2.4 EP al buio e misure I-V 10 punti alla corrente generata da 0,9 a 1,6 volte di
Isc
10.3 Test di continuità a terra Resistenza <0,1 Ω tra il punto di messa a terra
segnato e i punti della cornice a una corrente che è
pari 2,5volte la massima sovracorrente del grado di
protezione del modulo( per un minimo di 2min)
10.4 Prova di isolamento 1000 V in c.c + due volte la tensione a circuito aperto
del sistema per 2min, riduzione della tensione a
500V per 2 min.
10.5 Prova di isolamento in
ambiente umido
Valutazione dell’isolamento del modulo in ambiente
umido; 500V per 2min)
10.6 Prova dei cicli termici 200(100/400) e 1000(500/2000) cicli -40°C a
+85(110/65)°C
10.7 Prova di caldo umido 1000(2000) h a +85(65)°C, 85% RH
10.8 Prova d’umidità e
congelamento
20(40) cicli -40°C a +85(65)°C, 85% RH
10.9 Prova impatto della
grandine
Impatto diretto sfere di ghiaccio di 25.4 mm di
diametro alla velocità di 22.4 m/s
10.10 Prova acqua spray Esposizione all’acqua per 1h in 4 posizioni, 45°
rispetto all’orizzonte, limite di monitoraggio normale
10.11 Prova termica del diodo di
bypass
Adeguatezza delle strutture termiche dei diodi
bypass a una corrente di 1.25 X ISC che attraversa il
diodi alla temperatura di 75° del modulo
10.12 Prova di robustezza delle
terminazioni
le terminazioni vengono distinte in tre tipologie: A,B
e C. a seconda del tipo di terminazione si hanno delle
prove di trazione, flessione, torsione.
10.13 Prova di carico meccanico Tre cicli di 5400Pa di carico applicato per 1h fronte e
retro alla superficie
10.14 Prova al danno larghezza
del fuori asse
Luogo sospetto per 15min a DNI> 800W/m² o
sospendere il tracking per 3ore
10.15 Prove UV Min.50 kWh/m² UV-radiatione sotto 400 nm con
Figura 5.3 - Diagramma IEC 62108
Gli installatori solare che operano in condizioni climatiche caratterizzati da un’atmosfera
altamente corrosiva, possono anche scegliere un modulo fotovoltaico in base alla
certificazione sulla IEC 61701 “Salt mist resistance testing on PV modules” che definisce
gli standard per moduli, in prossimità di zone costiere e marittime, contro gli effetti
della corrosione.
5.1.2 Critiche alle condizioni di svolgimento dei test
Le certificazioni non rimangono esenti da critiche , ad esempio alla durata dei test di
collaudo e gli intervalli previsti dalla norma, infatti a tutt’oggi non è ancora stato studiato
il comportamento a lungo termine dei moduli; secondo alcuni esperti risulta insufficiente
anche l’irradiazione UV. Inoltre nei test non sono stati considerati i telai, che devono
resistere al carico di masse di neve in scivolamento. La norma non stabilisce nemmeno i
tempi in cui un modulo, su cui vengono eseguiti vari test, deve passare da un banco di
prova all’altro. . Anche la sequenza viene messa in dubbio: la rottura delle celle, in seguito
al test di carico meccanico, non sortisce immediatamente una riduzione della potenza
rilevabile durante la procedura di collaudo. Se invece il modulo dopo il test di carico
meccanico venisse conservato nella camera della prova del caldo umido, verrebbe alla
luce una riduzione della potenza. Con la prova di resistenza ai surriscaldamenti localizzati
(«hot-spot»), è possibile trovare barre di contatto troppo sottili, ma non si può rilevare se
queste sono state applicate male. Gli errori di progettazione emergono, i difetti di
produzione no. Una certificazione conforme alla norma CEI fornisce qualche sicurezza che
nel nostro Paese i moduli sono in grado di resistere all’aperto per vent’anni, ma questa
non è mai una garanzia.
Si continua a lavorare allo standard esistente per i moduli cristallini; è prevista infatti una
terza edizione per la primavera 2010.
Quattro modifiche, sono descritte: il test di resistenza ai surriscaldamenti localizzati
dovrebbe essere radicalmente modificato; nella norma per i moduli cristallini, dovrebbero
essere riprese prove dalla norma per il film sottile; dovrebbe essere aggiunta una direttiva
per prove ripetute e le misurazioni sulla potenza, in condizioni standard di collaudo,
dovrebbero essere ampliate di un criterio.L’esigenza di affinamento è prevista
esplicitamente per la norma CEI 61646 per moduli a film sottile. La critica principale, in
questo caso, è che i moduli di prova hanno prestazioni diverse, a seconda degli strati
semiconduttori di cui sono composti e di questo la norma finora non tiene conto.
Ad esempio, i moduli CIS devono essere esposti a irraggiamento per un certo tempo,
prima di erogare l’intera potenza; ai moduli in tellururo di cadmio basta una breve
esposizione alla luce; sui moduli in silicio amorfo, invece, influisce in modo decisivo la
temperatura ambiente. L’ETSI si dedica in modo intensivo a questo argomento. Sia il TÜV
Rheinland che il Zentrum für Sonnenenergie- und Was-serstoff-Forschung (ZSW) che
studia l’energia solare e l’idrogeno, intendono realizzare un centro di competenza per
definire le caratteristiche delle prestazioni e per l’analisi della stabilità. In quella sede, si
intendono analizzare il comportamento di diversi tipi di film sottile e la loro produzione
energetica con il variare delle condizioni di irraggiamento e di temperatura. Anche la
norma per i moduli a concentrazione non tiene conto dei diversi sistemi di
concentrazione: il collaudo è sempre lo stesso, indipendentemente dall’utilizzo di lenti di
Fresnel, di specchi o di trogoli riflettenti. A causa dell’esiguo numero di produttori e della
complessità del test, solo pochi istituti di collaudo si occupano della norma: in tutto il
mondo, finora sono solo 4
Un discorso completamente diverso vale per il comportamento dei moduli ai Tropici, nei
deserti o in alta montagna. Su questo punto, per ora, le ricerche sono ancora troppo
scarse. Il TÜV Rheinland e il Fraunhofer Institut ISE cercano di indagare questo campo in
un progetto avviato nell’autunno 2006: i due istituti hanno installato vari moduli dello
stesso tipo nel deserto del Negev, in Israele, sulla vetta dello Zugspitze, in Germania, e
nella foresta indonesiana. Nel settore si discute anche della differenziazione delle zone
climatiche. Thomas Krametz dell’Arsenal Research parla di diversi «gradi di severità» con
cui le norme future potrebbero essere implementate, secondo le quali il produttore potrà
sceglierà quali test opzionali eseguire a seconda di dove vorrà vendere i propri prodotti.
Ciò nonostante, la certificazione IEC garantisce uno standard minimo, infatti sempre più
aziende durante le fiere, espongono insieme ai moduli, le varie certificazioni acquisite, per
implementarne l’immagine di qualità e garanzia. Per cui, in assenza di alternative, risulta
sensato, non acquistare, indipendentemente dal prezzo, moduli che ne sono sprovvisti.
5.2 Caratteristiche elettriche : potenza, rendimento e resa
Un altro buon criterio di scelta di un modulo è rappresentato dall’analisi delle
caratteristiche tecniche più rilevanti. Come già accennato, la potenza di un modulo
(Pmax) è il prodotto tra la corrente e la tensione. Questi due valori variano a seconda
dell’irraggiamento: con il cielo terso, il modulo raggiunge una potenza maggiore rispetto a
quando è nuvoloso. Il rendimento (%) è il rapporto tra la potenza e la superficie: maggiore
è il rendimento, tanto maggiore sarà la potenza generabile su una determinata area.
Sia la potenza che il rendimento sono misurati in cosiddette condizioni standard di
collaudo (STC, standard test conditions), ovvero con un irraggiamento di 1.000 W/m², una
temperatura delle celle di 25° e uno spettro luminoso corrispondente a una massa d’aria
di 1,5. I raggi solari che arrivano verticalmente percorrono un tragitto più breve attraverso
l’atmosfera rispetto a quelli obliqui e quindi attraversano una massa d’aria minore; questo
influisce sullo spettro luminoso.
Per motivi tecnici non è possibile produrre moduli fotovoltaici con una potenza
perfettamente costante. Per questo i valori rilevanti sono due: la potenza nominale e la
potenza effettiva. Il primo è il dato indicato dal produttore, il suo valore indica la potenza
elettrica massima attesa dal modulo in condizioni standard di collaudo.
Le stesse condizioni ideali, in realtà non si verificano praticamente mai, ma il valore è
comunque significativo, perché permette di confrontare la potenza di diversi prodotti e
metterla in relazione al prezzo. Per facilitare l’installazione sono consigliabili moduli più
grandi piuttosto che numerosi moduli di taglia piccola, sono quindi da preferire potenze
nominali elevate. La potenza nominale, e pur sempre un valor medio con determinate
tolleranze. Sono ancora diffuse indicazioni come <200wtt ±10%> e spesso si tende a
sfruttare completamente solo la tolleranza verso il basso. Se si considerano anche le
tolleranze di misurazione, è possibile che la potenza reali di un modulo si attesti a un
valore inferiore ai 180W, senza che il cliente se ne possa lamentare. È opportuno, quindi,
scegliere moduli con tolleranze al massimo di ±5% per non incorrere nel rischio di
mismatch, ossia la riduzione della potenza di uscita di una stringa costituita da moduli
connessi in serie, dovuta ad un modulo con caratteristiche inferiori che porta la stringa al
suo valore di potenza.
La potenza effettiva invece viene rilevata per ogni singolo modulo con una lampada allo
xeno («flasher»). Anche questo avviene in condizioni standard di collaudo, motivo per cui
si parla di potenza STC. Il relativo protocollo di misurazione («protocollo» flasher o
«elenco flasher») dovrebbe essere fornito insieme al modulo. Un altro aspetto importante
per il gestore è la differenza tra la potenza nominale e la potenza STC. Il prezzo
d’acquisto, infatti, normalmente è determinato dalla potenza e più precisamente dalla
potenza nominale. Se questa è maggiore del valore effettivo, si finisce per pagare
qualcosa che poi non viene fornito.
Nel caso contrario, cioè quando la potenza STC è maggiore di quella nominale, si riceve
qualche watt gratis.
Naturalmente il rendimento fornisce indicazioni sulla qualità del modulo fotovoltaico.
Questo però consente di mettere a confronto solo i moduli con la stessa tecnologia.
Paragonare un prodotto a film sottile a un modulo cristallino non avrebbe molto senso.
Inoltre molti produttori indica questo valore per le celle utilizzate nel modulo, ma ciò non
è particolarmente rilevante: l’efficienza dell’intera unità, d'altronde, dipende anche dalla
distanza tra le singole celle e dalla distanza delle celle dal bordo del modulo. Inoltre la
potenza non dipende soltanto dalla radiazione solare e dall’efficienza, ma anche dalla
temperatura del modulo, infatti l’efficienza di una cella, e quindi del modulo, diminuisce
all’aumentare della temperatura. Questo effetto è descritto dal coefficiente di potenza
( γ): se il suo valore è vicino allo zero, allora all’aumentare della temperatura, la potenza
del modulo diminuisce solo di poco. Per il silicio cristallino, γ è circa -0,5% per grado
Celsius.
Il gestore, comunque, è interessato soprattutto alla resa, cioè la quantità di chilowattora
di corrente prodotta dal modulo. L’opinione molto diffusa, secondo cui i moduli con il
rendimento più alto sono migliori degli altri e che quindi possono avere un costo più
elevato, non è del tutto corretta. Nel test del magazine PHOTON, il modulo con il
rendimento più basso (First Solar FS-265) è giunto al secondo posto, battuto solo di poco
dal primo classificato (Solarworld Sunmodule Plus SW 210 poly). Il calcolo della resa
avviene nel seguento modo: i moduli, sempre tre dello stesso modello, sono installati in
un’area esterna per evitare ombreggiamenti, differenze di temperatura e influssi dovuti
alla riflessione. Inoltre, sono costantemente sotto carico, ovvero immettono corrente
nella rete.
Ciò nonostante, ovviamente la misurazione deve essere effettuata davanti all’inverter e
non dietro. In caso contrario, l’inverter con i suoi eventuali difetti altererebbe il risultato.
Inoltre, poiché non tutti i moduli armonizzano allo stesso modo con tutti gli inverter, si
determinerebbe uno svantaggio per singoli prodotti testati. Per questo motivo, nel campo
prove di PHOTON i moduli sono collegati all’inverter tramite un convertitore CC/CC e un
bus in CC ( CC: corrente continua).
Durante la procedura di misurazione vera e propria, i moduli sono separati dalla rete per
una frazione di secondo. Così viene registrata la curva caratteristica corrente/tensione
(curva caratteristica I-V) con 2.000 punti di misura. Il prodotto tra corrente e tensione è la
potenza (indicata in watt), che moltiplicata a sua volta per il tempo dà la resa (indicata in
wattora o chilowattora). Dunque, per conoscere la resa, basta registrare un numero
sufficiente di volte la curva caratteristica I-V.
Nel test sulla produzione energetica di PHOTON, la resa è sempre normalizzata in base
alla potenza STC. Questo procedimento cela una piccola iniquità nella valutazione rispetto
a quei produttori che, seppur in modo lodevole, forniscono indicazioni più prudenti sulla
potenza nominale, cui comunque l’acquirente non ha diritto. D’altro canto, normalizzare il
valore in base alla potenza nominale favorirebbe quei produttori che riducono in maniera
consapevole le indicazioni della potenza per ottenere, apparentemente, una resa migliore
negli impianti con i loro moduli. L’aspetto principale del test è la comparabilità, la quale è
assicurata solo se la resa è normalizzata in base alla potenza STC. Per una maggiore
chiarezza nell’acquisto, i moduli fotovoltaici dovrebbero essere forniti sempre con un
protocollo flasher ed essere pagati solo in base alla potenza indicata in quel protocollo.
Soprattutto, la resa specifica riferita al valore misurabile della potenza STC non è solo un
esempio di calcolo, ma anche un indicatore per la maturità tecnologica e la qualità di
fabbricazione del modulo fotovoltaico.
Aldilà delle caratteristiche tecniche, altre variabili possono influenzare la scelta di un
modello rispetto ad un altro, ad esempio la presenza o meno del telaio. Molti modelli
sono disponibili in entrambe le versioni. Quando si rinuncia alla funzione del telaio, non lo
si fa solo per questioni estetiche: può essere un vantaggio soprattutto in caso di una
scarsa inclinazione del tetto, perché in questo modo l’acqua piovana può scorrere senza
impedimenti e rimuovere lo sporco come foglie e la polvere, dalla superficie del modulo.
Inoltre sul bordo del telaio, tende a formarsi del muschio.
La questione dei collegamenti, è solo apparentemente banale : sono preferibili i moduli
precablati con cavi di interconnessione muniti di connettore ad innesto rapido,
completamente isolato e protetto contro contatti indiretti e le inversioni di polarità.
5.3 Conclusione
Una certezza definitiva sulle condizioni produttive di un dato produttore di moduli non
potrà comunque prescindere da una visita prolungata in loco, redditizia solo per gli
acquirenti nell‘ordine di svariati megawatt. Questo è uno dei motivi per cui a un
installatore potrebbe convenire acquistare da un importatore Italiano, a patto che
quest‘ultimo possa dimostrare di aver realizzato i controlli necessari.
Anche la questione della garanzia legale (da non confondere con la garanzia volontaria sul
rendimento) depone a favore di questa soluzione. Infatti, se si verifica un‘anomalia
durante i primi due anni, essa va contestata al rivenditore presso il quale è stato
effettuato l‘acquisto. In questo caso, quindi, il gestore dell‘impianto si rivolge
all‘installatore. Per quest‘ultimo, dovrebbe essere a sua volta più facile gestire un reclamo
con un grossista nazionale, piuttosto che rivolgersi alla ditta cinese sprovvista di filiali
locali; d‘altro canto, ogni intermediario riduce la convenienza del prezzo iniziale.
In ogni caso, l‘installatore farebbe bene a tenere sotto controllo ogni produttore di moduli
chiedendosi che dimensioni ha, di quanta esperienza dispone e quali sono i componenti
prodotti in proprio: chi vuole essere coerente a riguardo, dovrà informarsi molto bene,
pena il rischio di ritrovarsi sul tetto un modulo di un fabbricante italiano o europeo che si
rifornisce di celle cinesi, ad esempio, senza considerare la possibilità che l’intero modulo
provenga dalla Cina.
Tuttavia, o per sfortuna per l’industria europea , la qualità dei moduli cinesi,
(considerando sempre i produttori più noti) non è più discutibile: i moduli asiatici non
sono inferiori a quelli europei, e di questo il mercato se ne è gia accorto.
In definitiva, quindi, la decisione se acquistare un prodotto europeo o di altra
provenienza, rimane una scelta di tipo soggettivo.
Biblografia
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2. Decreto Minesteriale 19 Febbraio 2007: "Disposizioni in materia di detrazioni per
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4. PHOTON Il Mensile del fotovoltaico;
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Sitografia
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