24febbraio

16
Anno II - Numero 19 24 febbraio 2012 Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742 Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected] settimanale free press TEMPI DI QUARESIMA Il declino non può essere però il destino

description

quisettimanale 24febbraio

Transcript of 24febbraio

Page 1: 24febbraio

Anno II - Numero 1924 febbraio 2012

Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected]

settimanale free press

Tempi di quaresima

Il declino non può essere però il destino

Page 2: 24febbraio

11 novembre 2011 copertina pag. 2 www.quiquotidiano.it

GI-TRE snc di Iuliani G. & C. - Corso Mazzini, 627/9 - VASTO (Ch) - Tel./Fax 0873.391378 - 391343

TUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTATUTTAQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀQUALITÀ

Page 3: 24febbraio

www.quiquotidiano.it sommario pag. 3 24 febbraio 2012

“Tempi di Quaresima” pag.4

“Tolti i sigilli al cantiere di via Smargiassi. Ma è finita davvero?’’pag. 6

“Grecia: la stretta finale”pag. 8

“Quel pasticciaccio brutto sirio-iraniano”pag. 10

“La Cultura, pane dell’anima ...e companatico dell’economia”di pag. 12

Il settimanale si può ricevere anche a casa in abbona-mento postale. I lettori interessati al servizio di recapito a domicilio possono versare la somma di 10 euro presso la

redazione indicando nome, cognome e indirizzo. L’abbonamento è valido per un anno.

Collaborano con noi: Renato Besana, Franco Cardini, Lucio D’Arcangelo, Andrea Mazzatenta, Paolo Pinto, Filippo SalvatoreRedazione: Nino Cannizzaro, Vincenzo Castellano, Gianfranco D’Accò, Michele Del Piano, Leano Di Giacomo, Stefano Lanzano, Annamaria Orsini, Giuseppe F. Pollutri, Franco Sorgente, Michele Tana, Francesco MannaDirettore di redazione: Elio BitrittoCapo Redattore: Rosa MilanoGrafica ed impaginazione: PiùGrafica - San SalvoPubblicità: Edda Di Pietro, Giuseppe GiannoneDistribuzione: Norma Carusi

la tua informazione quotidiana la trovi su www.quiquotidiano.it

settimanale

Ho scritto a Chiodidi Giuseppe Tagliente

Per la tua pubblicità contatta:0873/362742

333/3799353 - 339/8135256

Ho inviato al presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, la breve nota che segue nel giorno successivo al Carnevale. Ho ritenuto di doverlo fare per animare un di-battito, che purtroppo non c’è, intorno ai risultati raggiunti in questi primi tre anni di governo della Regione e sul grado di efficienza degli assessora-ti. Pur nella concitazione delle vicende politiche e delle dinamiche economiche segnate dalla crisi, che creano riflessi ed effetti anche in Abruzzo, è mia convinzione infatti che occorra cercare spa-zi di riflessione e di confronto dialettico, o quan-to meno maggiori spazi, per misurare l’azione di governo e per adeguarla alle necessità del mo-mento. Dove c’è deficit di discussione, di analisi, di mediazione non c’è buona politica, tanto più nel presente contesto politico, sociale ed econo-mico non più omogeneo, com’era sino a qualche tempo fa, e nel quale interagiscono molteplici soggetti e fattori. Di qui il mio richiamo che spero sia valutato esattamente per come l’ho concepito: un atto di responsabilità nei confronti della maggioranza della quale faccio parte in quanto consigliere regionale e soprattutto nei riguardi degli abruz-zesi che s’aspettano certamente di più da chi è stato chiamato a ricoprire responsabilità di governo. Eccone il testo completo.

“Caro presidente,Se scrivo nel giorno delle Ceneri un motivo pure ci sarà e lascio a Te d’intenderlo, premettendo però che questo mio intervento – l’ultimo d’una lunga serie iniziata sin dall’inizio di questa legislatura – non ha intenti moralistici né pretese didascaliche e men che meno di carattere personale. A spingermi a battere queste poche righe è invece la consapevolezza che da trop-po tempo la politica abruzzese e l’azione del governo regionale è in quaresima e necessita di una scossa forte e salutare. Ritengo che prendere da parte tua (e della maggioranza che ti sostiene) in seria considerazione l’iniziativa di avviare una verifica sullo stato di attuazio-ne del programma presentato agli elettori nel 2008 e sul grado di efficienza mostrato dalla Giunta regionale possa rispondere a questa esigenza. Non avvertire le pressioni che salgono in questa direzione dalla società abruzzese ed i segnali di insofferenza che si manifestano all’interno della compagine di maggioranza e del gruppo consiliare, facendo finta che tutto fila magnificamente bene, non fa bene né al centrodestra né all’Abruzzo”.

Page 4: 24febbraio

24 febbraio 2012 copertina pag. 4 www.quiquotidiano.it

Tempi di QuaresimaTempo di Quaresima: un’espressione che,

con l’andar degli anni, ha perso sempre più il significato originale restringendo la sua esistenza al mero ambito ecclesia-le. La Quaresima “clericale” rappresenta il momento della “penitenza”, il momento in cui il credente, attraverso il digiuno e le opere di carità, si preparava alla riconcilia-zione con il Cristo. Ma c’è un’altra quare-sima, che, anche volendo, non possiamo ignorare: la quaresima del nostro vivere quotidiano, di quel vivere che rimandava al domani i sacrifici, che pensava di firmare delle cambiali a lunga scadenza, che non vedeva, non voleva vedere, come il perio-do di vacche magre si andava avvicinan-do. Siamo alla Quaresima dello spirito, ma anche alla quaresima del corpo. E siamo, infine alla quaresima della politica che si è autosospesa perché la rinuncia a decidere, l’impossibilità di decidere ho comportato la rinuncia al ruolo stesso della politica. Il progresso viaggia su autostrade veloci, su linee ferroviarie veloci, su navi veloci: e invece abbiamo i NO TAV della Val Susa, abbiamo le autostrade eterni cantieri (e tra queste spicca la Salerno Reggio Calabria), abbiamo l’ennesimo convegno sull’oppor-tunità di utilizzare le autostrade del mare: tutte parole che non convincono neanche chi le pronuncia. Continuiamo a privilegia-re i rapporti con il nord Europa mentre l’Ita-lia è protesa nel mediterraneo: l’Italia delle Repubbliche marinare è diventata grande con il Mediterraneo non con il Mare del Nord. Siamo dipendenti per materie prime ed energia da Paesi che pensano prima ai propri interessi e bisogni e poi a quelli no-stri. Potremmo avere il petrolio ma non si può estrarlo perché “potrebbe” inquinare, potremmo attivare centrali a biomasse ma “forse è meglio che si facciano in un altro posto” perché qui potrebbero inquinare (e in un altro posto no); potremmo attivare centrali fotovoltaiche ma anche in questo caso è meglio soprassedere. Abbiamo un apparato burocratico che si fa superare anche da un bradipo agonizzante e che rinvia all’infinito con tempi che sono supe-rati solo da quelli della giustizia. Siamo il popolo dei santi, dei poeti e dei navigatori e forse per questo motivo non riusciamo a mettere i piedi per terra.

Della Quaresima che interessa in particola-re Vasto ed il suo comprensorio prendiamo spunto dalla cronaca di questi giorni.

Il Carnevale è passato ed il riferimento non è ov-viamente alla festa in maschera, che nemmeno si festeggia più a Vasto, ma al tempo che non c’è più delle vacche grasse, della spesa anzi dello sper-pero, dello spensierato, egoistico lasciarsi andare senza curarsi del mondo circostante e della sorte delle generazioni future. È arrivata all’improvviso la quaresima ed il riferimento non è ai quaranta giorni di preparazione alla Pasqua ma alle situa-zioni di ristrettezze, di rinunce, di tagli, di sacrifici che ci son piombate addosso e che ci fanno all’im-provviso temere per il nostro futuro e per quello dei nostri figli. Riferita a questi ultimi, la situazione che più ci allarma è quella della disoccupazione. Secondo i dati forniti appena qualche settimana fa dall’Istat, l’Italia viene infatti dopo Spagna e Slovacchia nella graduatoria dei paesi a più alta disoccupazione con un totale, riferito a dicembre, di 2 milioni e 243mila unità, che rappresentano un incremento rispetto all’anno scorso di ben 221mila unità. Tradotto in termini percentuali il tasso di disoccupazione nel mese di dicembre è salito all’8,9%, con un aumento di 0,1 punti per-centuali rispetto al mese precedente e di 0,8 punti rispetto allo stesso mese del 2010. Una situazio-ne che si ritrova nel Vastese e più in generale in Abruzzo con un tasso di disoccupazione che alla fine del 2011 consta di 19.378 unità, (8.634 ma-schi e 10.744 donne) con un aumento complessi-vo di 2.375 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ( più 1.054 maschi – più 1.321 donne). A Vasto, in particolare, gli iscritti al Centro per l’im-piego (che non rappresentano ovviamente la to-talità dei giovani in cerca di lavoro) risultano a fine 2011, di 7.803 (3.428 maschi e 4.375 donne), con un aumento di 1.202 unità rispetto al dicembre dell’anno precedente. Di fronte alla dura e cruda realtà di queste cifre occorrono ricette urgenti, ma soprattutto un’inversione di tendenza rispetto ai

La disoccupazione aumenta. Occorre una nuova politica scolastica e del lavoro

luoghi comuni che hanno caratterizzato le politi-che scolastiche e del lavoro negli ultimi decenni.

Tempo di Quaresima e, dopo un “carnevale” all’in-segna della “sobrietà tecnica” si è passati al tempo dei pentimenti e dei rimpianti di non aver saputo e potuto programmare efficaci azioni di prevenzio-ne e repressione della cosiddetta microcriminalità. Che poi parlare di microcriminalità a Vasto appare alquanto riduttivo: con i vicini paesi di San Salvo, Cupello, Casalbordino e Pollutri furti, scippi e rapi-ne non si contano. Il controllo della Città è affidato alle forze dell’ordine in senso stretto, dato che del-la Polizia Urbana non si ha traccia e neanche no-tizia, tranne quella (che fa notizia!) dell’assenza di un comandante vero e proprio al vertice del corpo. La videosorveglianza, tante volte promessa, si ap-presta a partorire il classico topolino. Certo, molte volte è la disperazione che induce gesti criminali: troppo spesso, però, certe imprese, quali i ripetuti vandalismi, hanno il sapore della sfida alle forze dell’ordine, l’arroganza di chi sa che non ci sono “occhi” che vedono e controllano il territorio. L’or-ganico è limitato e chi si fa le nottate “a spasso” per la città deve coprire degli spazi troppo ampi per poter contrastare quelli che oggi sono ancora tep-pistelli e teppisti. Il pericolo è che qualcuno possa esagerare nell’eventualità che si arrivi ad un faccia a faccia tra il cittadino esasperato ed il delinquen-te arrogante: speriamo che la ragione comunque prevalga.

Ordine pubblico o pubblico disordine? Necessitano interventi

La crisi del Commercio in crescita. Il Comune non può dormire

Page 5: 24febbraio

24 febbraio 2012www.quiquotidiano.it copertina pag. 5

C.so Mazzini 14266054 Vasto (CH)

0873 /365763

Prestiti personalierogazione in 24 ore

www.prestitempo.it

Una passeggiata per il Centro storico, soprattutto nell’ora del cosiddetto passeggio o struscio, è suffi-ciente per osservare quanto “vuoti” siano i negozi e lo stesso accade anche in periferia: gli unici a “sal-varsi” in qualche modo sono i centri commerciali, ma anche in questi si vedono persone tutt’affatto intente a comperare. Il quadro economico generale presenta già aspetti di crisi: i consumi delle famiglie a minor reddito sono nettamente calati e si acqui-sta solo l’indispensabile mentre il denaro sembra aver acquisito un maggior rispetto, legato, com’è, al minor potere d’acquisto. Altra “verifica” dello sta-to di crisi la chiusura di molti locali commerciali, ad-dirittura alcuni dopo solo pochi mesi di attività. A questo stato di crisi generalizzata non può rispon-dere, a Vasto, la sola categoria dei commercianti e neppure la sola politica comunale (e non), che anzi brilla per la totale assenza di proposte. È il momen-to di concertare un tavolo di iniziative che diano respiro agli operatori commerciali, a cominciare dall’adozione di misure per il centro storico che soffre più d’ogni altra zona il pesante momento economico. In realtà, non sarebbe neanche corret-to parlare di “maggiore sofferenza” del Centro Sto-rico dal momento che il fenomeno è generalizzato anche in corrispondenza delle altre parti della città in cui pare essersi instaurato una sorta di coprifuo-co volontario, legato anche ad un diffuso senso di insicurezza alimentato da una delinquenza teme-raria ed arrogante. Spettacolini, deroghe, riduzioni di tasse e tributi, riduzione del costo dei parcheggi, una maggiore presenza della polizia urbana e del-le forze dell’ordine più in generale e, perchè no ?, una maggiore “flessibilità” da parte degli addetti al traffico ed alle soste, potrebbero rappresentare un tentativo di soluzione. Piccoli panni caldi, dirà qual-cuno: intanto però proviamo a metterli in atto.

Da che mondo è mondo l’edilizia ha sempre rap-presentato un settore trainante dell’economia o quanto meno il termometro del suo andamento: quando si costruisce c’è ricchezza; quando i can-tieri chiudono c’è crisi. A Vasto l’edilizia è anda-ta bene sino a qualche anno fa, poi, con l’arrivo dell’amministrazione di centrosinistra è iniziata

L’edilizia è molto più in là della Quaresima. È già nell’Apocalisse.

la paralisi. In sintesi, non s’è messo più un mattone e soprattutto i piccoli proprieta-ri sono stati scoraggiati dall’investire i loro risparmi anche per dare soltanto una casa ai figli. La motivazione addotta da Lapenna, Forte & compagni (vecchi e nuovi) venne individuata nell’eccessivo carico urbanisti-co, in norme giudicate permissive, nell’ur-banizzazione degli spazi verdi ed in altre argomentazioni tratte dal solito sillabario della Sinistra ideologica e la promessa che venne fatta ai vastesi fu che in breve tem-posarebbe stato licenziato un nuovo piano regolatore per mettere in soffitta quello re-datto dall’Amministrazione Tagliente. Era il 2006. Da allora non s’è visto nulla di quanto promesso: né il nuovo piano regolatore, né il piano particolareggiato per il centro stori-co, né il piano spiaggia, né il piano del colo-re, né il piano delle vetrine, dell’arredo, del verde, ecc. ecc. ecc…Il solo intervento messo in cantiere, una semplice revisione in senso peggiorativo delle Norme Tecniche di attuazione del Pia-no regolatore vigente, è stato bocciato dal Tribunale Amministrativo e rispedito al mit-tente in quanto illegittimo. Più che di Qua-resima, insomma, occorrerebbe parlare più esattamente di Apocalisse per rendere bene l’idea di come sia ridotto al lumicino l’intero comparto. Per non parlare poi della disor-ganizzazione in cui versa l’ufficio comunale (ed il relativo assessorato) privo ormai da anni di un dirigente in pianta organica ed in balia degli umori, dei capricci e spesso dei furori dell’amministrazione comunale. L’ultima manifestazione di questo sfascio in cui si trova l’ufficio, che ovviamente ha l’effetto di paralizzare il rilascio dei (pochi) permessi di costruzione e di allungare i tempi per la redazione dei progetti di pia-nificazione territoriale, si è avuta in queste ultime ore quando Lapenna è stato in prati-ca costretto dalla sua maggioranza litigiosa ad annullare l’avviso pubblico predisposto per la scelta del dirigente e a ricorrere ad un compromesso che finirà per creare ulteriore confusione, conflittualità e paralisi: separare le funzioni relative all’edilizia da quelle ur-banistiche e affidarle rispettivamente a due impiegati interni. Intanto la crisi economica aumenta e la Città è sempre più povera.

Page 6: 24febbraio

Scrivanie Della Rovere linea Ekompi a partire da € 145,00 i.i.

24 febbraio 2012 Vasto pag. 6 www.quiquotidiano.it

La storia infinita dell’ex Panoramic Tolti i sigilli al cantiere di via Smargiassi. Ma è finita davvero?Tra sequestri e dissequestri sono passati più di 5 anni e la vicenda ‘Buysell’ è ancora al centro dell’attenzione a Vasto. Ultima ‘puntata’ della lun-ga serie il provvedimento, ultimo, di dissequestro, formalizzato lunedì mattina, che ha interessato il cantiere per la realizzazione di un complesso resi-denziale al centro di Vasto, in via Smargiassi, una vlta occupato dall’Hotel Panoramic e prima anco-ra Jolly Hotel, nelle vicinanze della villa comunale. Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della ‘Buysell’, società proprietaria dell’immobile e rea-lizzatrice dell’intervento edilizio finito – nel corso degli anni – nel ‘mirino’, società rappresentata dall’avvocato Giovanni Cerella. Nel 2008 si registrò l’abbatti-mento dell’ex struttura alber-ghiera, con il progetto di vederlo sostituito da un residence di pre-gio. Contestazioni non ne erano mancate ed era anche partita un’inchiesta, sulla base di alcuni esposti e denunce, che avevano portato al coinvolgimento del legale rappresentante della ‘Buy-sell’, del direttore dei lavori, dell’ex dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune e del rappresentante della ditta esecutrice dei lavori, nei confronti dei quali la Procura della Repubblica di Vasto aveva ipotizza-to il concorso in presunti abusi edili-zi e violazioni delle norme del Testo unico sulle leggi in materia edilizia. Il permesso a costruire era stato rila-sciato alla ‘Buysell’ nel 2006, ma il caso era esploso nel novembre 2008 quando la Procura di Vasto aveva disposto un primo sequestro preventivo del cantiere. In base agli accertamenti era stata evidenziata la mancanza del nulla osta della So-

printendenza ai Beni Archeologici della Regione Abruzzo, nulla osta necessario per la presenza di un’area sottoposta a vincolo per via del passaggio dell’Acquedotto romano delle Luci. Irregolarità, però, qualche tempo dopo sanata dalla stessa Soprintendenza che aveva certificato l’assenza di danni ai reperti presenti nel sottosuolo così favo-rendo una prima disposizione di dissequestro del cantiere, sempre da parte del Tribunale del Riesa-me. Nel maggio 2009 un’altra ‘puntata’: di n u o v o

i si-gilli giudiziaria e questa volta perché

in rilievo presunte difformità tra il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Vasto e quan-to effettivamente realizzato nel cantiere. In prati-ca in discussione era finita la riedificazione dello stabile che, quale ristrutturazione, non avrebbe

potuto incidere sulla cubatura e, in particolare, la realizzazione di 3 piani in più, con un aumento delle altezze dagli originali 8,50 metri ai 14 metri. Un mese dopo, proprio sulla base di tali conte-stazioni, l’Ufficio Urbanistica e Pianificazione del Territorio della Provincia di Chieti aveva annullato il permesso a costruire rilasciato dal Comune nel 2006, intimando all’Amministrazione comunale l’abbattimento dell’edificio costruito. Tutto finito?

Macché. Nel marzo 2010 il Tar dichiara nullo il provvedimento della Provincia e riconosce la legittimità degli atti as-sunti dall’Amministrazione comunale. I sigilli, però, restano, in attesa della pronuncia del Riesame sulle richieste della società proprietaria. Ed è arriva-to il dissequestro. Se non dovessero esserci ulteriori sviluppi (il condizio-nale, considerati i precedenti, è d’ob-bligo), per il complesso residenziale che ha tanto fatto discutere c’è la fase di completamento all’orizzon-te. Sulla questione si era sviluppato anche un nutrito e partecipato mo-vimento popolare, capitanato dal laboratorio politico culturale ‘Polis’ di Davide D’Alessandro, che aveva raccolto 5.000 e più firme contro il progetto ‘Buysell’. Al momento, in via Smargiassi, resta lo ‘scheletro’ del comples-so e sulla vicenda di certo non si

spegneranno i riflettori. “Chiede-rò il risarcimento danni contro chiunque ha posto in essere azioni finalizzate a determinare questa vicenda giudiziaria”, ha sottolineato il presidente della ‘Buysell’, Nicola Valentini. “Il cantiere è rima-sto chiuso 4 anni – aggiunge -. E ben 6 decisioni giudiziarie hanno confermato che non doveva es-sere sequestrato”.

Page 7: 24febbraio

24 febbraio 2012www.quiquotidiano.it l’opinione pag. 7

l i b e r i s u b i t o

Le Olimpiadi del 2020 avrebbero comportato for-se costi nei tre/quattro anni precedenti,ammesso che l’Italia ne avrebbe avuto l’incarico.Dunque il primo dei problemi non era quello di candidar-si, ma quello di essere scelti. L’abbandono in fase preliminare è un gesto pavido e contraddittorio. Pavido, poiché scaturisce da una valutazione politica: l’insistenza della Lega per il concetto di Roma Ladrona. Lo hanno detto mille volte in questi giorni: a Roma è pronta la mangiatoia. Ciarlatani che aprono le sedi dei Ministeri a Casal-pusterlengo.Pavido anche perché si è avuta paura di non essere scelti. È poi contraddittoria per due motivi. Il primo è che per il 2016 un Governo che sta chiedendo, giustamente, grandi sacrifici agli

Italiani deve essere in grado di essere certo di aver risolto i problemi economici non entro il 2016 ma molto prima. Il secondo, perché le Olimpiadi sono un investimento di rilancio dell’economia e non solo una spesa dove si trova un’altra occasio-ne per costruire una ipotesi di rilancio turistico e culturale come le Olimpiadi? Evidentemente il primo Ministro non si è fatto raccontare quale svi-luppo di immagine e di sostanzaabbia prodotto all’Italia l’Olimpiade del 1960. Ho ancora il libro celebrativo: se vuole gliene invio una fotocopia. Mi trattenni a Roma per vedere tutte le gare di atletica e in tutto il mondo (non c’era internet) si parlò di Roma, di Berruti e della Rudolph. In tutto il mondo. Si è poi sollevata la solita questione dei

consuntivi che avrebbero potuto non essere in li-nea coi preventivi, come avviene in Italia quando si costruisce una strada,un ponte, una ferrovia. Ma allora il Governo “tecnico” doveva accettare ancora maggiormente la sfida, dicendo: farò con-trollare ogni foglio di spesa anche per 100 euro. Quindi pavido, contraddittorio, e insicuro. Ora per un istante il lettore faccia le seguente simulazio-ne: al Governo c’è Berlusconi e come sindaco di Roma c’è Veltroni. Berlusconi non firma…. Lascio al lettore lo spazio per scrivere il “pezzo” . Gianfranco Bonacci P.s. Inutile dire che sono contento di questa nuova fase politica ma ciò non mi esime dal dire che non ci sto.

Non ci sto. uno sbaglio il no alle Olimpiadi

Page 8: 24febbraio

24 febbraio 2012 dibattito pag. 8 www.quiquotidiano.it

Il voto del futuro

Piazza al momento e gastronomia su prenotazione da asporto

Com’era prevedibile, i maggiori partiti si stan-no organizzando per non scivolare nell’inferno dell’oblio, il dopo Berlusconi è appena iniziato e già è pronta la sostituzione del “porcellum”. De-stra, sinistra e centro sono alla ricerca di una “zat-tera di salvataggio” con la quale salvarsi, dopo il quasi naufragio dell’Italia. Ma ci siamo chiesti qual è la causa di tutto questo inarrestabile fermento? Credo, la valanga Monti ma soprattutto gli italiani, che hanno deciso di cambiare! Il nuovo governo ha dato lo stimolo iniziale ma il resto lo stiamo facendo noi. Qualcosa si muove fortunatamente, l’attendibilità internazionale sta tornando ai livel-li di una volta e gli strumenti economici messi in atto, pare comincino a dare i frutti.Confesso che l’indifferenza con la quale abbiamo affrontato i fenomeni di sovversione delle istitu-zioni, mi avviliva, non riuscivo a capire il motivo di tanto disinteresse per la nostra terra. Continuavo a chiedermi: ” perché siamo diventati così indolenti e incapaci di far cessare queste continue umiliazio-ni; i nostri nonni e i nostri padri hanno sacrificato la vita per donarci una patria e una bandiera. Per-ché non sappiamo difenderle ?”. Poi osservando e ascoltando le persone, percorrendo il sentiero del malcontento quotidiano attraverso infinite con-versazioni anche politiche, mi sono accorto che tutti, seppur stanchi, storditi e confusi, riuscivano, a stento a frenare la rabbia nel solo e supremo in-teresse di difendere la democrazia. Così ho capito che ribellarsi, anche con la violenza come tanti auspicavano, sarebbe stato facile, ma sarebbe servito a qualcosa? Agli occhi del mondo sembravamo anestetizzati dall’ipocrisia e dalle menzogne elargite con tanta magnanimità dalla Tv di Stato, in realtà, avevamo solo raggiunto la consapevolezza che la saggezza e la pazienza potevano essere le scelte giuste. Per decenni abbiamo simulato indifferenza e quasi fossimo partigiani impegnati in guerriglie clande-stine, abbiamo osservato il “nemico”attendendo il momento della rinascita. Siamo riusciti a osteggiare la quotidianità fatta di continue ingiustizie e umiliazioni; dinanzi a bugie, sprechi, ruberie di ogni genere e millantata lussu-ria, abbiamo masticato amaro e morso il freno più di una volta; l’istinto avrebbe voluto avere il sopravvento su una classe politica fatta d’inetti e disonesti, ma con difficoltà abbiamo aspettato e sopportato, fiduciosi che l’Italia ce l’avrebbe fatta a uscire dal tunnel. Oggi, intravvediamo la luce ma siamo consape-voli che la ricostruzione del nostro sistema pae-se richiede un ulteriore sforzo, finalizzato a farci ritrovare il piacere di sentirci popolo, la fierezza di essere italiani. Occorre lavorare ancora tanto, a fianco a fianco, anche e soprattutto per dare un futuro ai nostri giovani e dire al mondo che non

siamo tutti “Schettino”. Ci attende la sfida supre-ma e l’opportunità di dimostrare che vogliamo cambiare. Per questo dobbiamo cominciare a pensare oggi, chi voteremo alle prossime consul-tazioni elettorali. Come e con chi decideremo di voltare pagina? Questa volta dobbiamo stare attenti, ma sono si-curo che non svenderemo … il voto del futuro.

Vincenzo Castellano

La Grecia ha ceduto al diktat della Germania e dei suoi valletti: dunque la Germania ha vinto, ma l’Europa? Non me ne vogliano i ragionieri che il loro mestiere lo sanno fare bene: ma l’Europa è, meglio, avrebbe dovuto essere, tutt’altra cosa, un’unione di popoli con ideali (non conti!) condi-visi, con una base comune dettata dall’unico vero, solo, unico “trait-d’union” che ci caratterizza, la co-mune radice cristiana. Ciò era nelle premesse ma forse solo in quelle e non aver accettato questa origine cristiana è alla base di quello che si sta prefigurando come un fallimento annunciato; dunque l’Europa ha fallito nel suo scopo principale ed ha vinto (for-se e solo per ora) nel suo scopo recondito i soldi. Certo i soldi sono importanti: anche in famiglia è necessario farsi i conti in modo che le spese non eccedano i guadagni: tutto, però, nell’ambito dell’amore per la famiglia. Ecco vorrei parlare di quella grande famiglia che, “di fatto”, è la famiglia europea: ma c’è uno dei suoi componenti, certo convinto, da sempre, di essere nel giusto, magari fanatico dell’ordine, magari un po’ pieno di sè e c’è quell’altro componente la famiglia, carico di storia, carico di gloria, padre, per lo meno puta-

tivo, di tutta Europa, un pò come la stessa Italia, che per mille e mille motivi non può e non riesce ad essere così freddo, così “ragioniere”; cosa acca-de a questo “padre” d’Europa ? viene messo sotto tutela, incapace di intendere e di volere, la sua sovranità delegata ad altri, i suoi conti ad altri “ra-gionieri” meno creativi e più realistici. Il che non sarebbe di per sè un male se non fosse che alla Grecia potrebbero seguire altri Paesi, a corona-mento di un sogno di pangermanesimo che non ha portato altro che male. E se c’è bisogno di una dimostrazione di “carità pelosa” basti far mente lo-cale ad una delle condizioni per l’aiuto, l’acquisto obbligatorio, per la Grecia, di armamenti tra l’altro obsoleti, tanto più inutili quando si pensi che non è questa la merce di cui, un Paese in quelle condi-zioni, ha bisogno. Perché se è vero, come è vero, che è necessario tener d’occhio il portafoglio, è altrettanto vero che una nazione, un popolo, molti popoli si go-vernano soprattutto con l’anima, con il cuore, con lo spirito dei Padri costituenti: soprattutto non li si umilia; oggi forse vince il razionale ma di quello che veramente conta, cosa resta?

Elio Bitritto

Grecia: la stretta finale

Page 9: 24febbraio

www.quiquotidiano.it San Salvo pag. 9 24 febbraio 2012

Il voto del futuroChe questo bipolarismo non reggesse in Italia lo si era capito da tempo. Ora lo dicono tutti e Mario Monti ne impersona la conferma. A livello nazionale il numero uno (Berlusconi) e il numero due (Fini) del centrodestra hanno rotto un lungo sodalizio e l’ex capo di An è andato a fare il Terzo polo, nientemeno che con Casini. Anche a San Salvo il bipolarismo non ha retto. La conferma è che oggi sono in lizza tre - quattro poli.. Tiziana Magnacca, avvocato e battagliera oppositrice, è la candidata sindaco di centrodestra, al momento unito, fors’anche per “capitalizzare” l’altrui divisione. Arnaldo Mariotti, numero uno del Pd, è il sindaco designato del suo partito e di una coalizione inedita di attori economici e sociali, che lo hanno invitato a candidarsi. Gabriele Marchese, ormai ex numero due del Pd, è leader di un nuovo polo di centrosinistra senza il Pd. (chiamato non a caso Nuovo centrosinistra). Fabio Travaglini è il sindaco designato dall’Udc, anche se è molto corteggiato per apparentarsi con il Pd: Casini non gli porrebbe alcun problema se lo facesse. Perché è fallito il bipolarismo? Taluni rispondono cosi: “non essendoci più i partiti, ciascun leader vuole il proprio status (oltre che ruolo) e quindi la sintesi diventa impossibile”. Ma potremmo rispondere, a nostra volta, che anche negli Stati Uniti non ci sono i partiti, eppure il bipolarismo regge. Altri potrebbero dire. “La seconda repubblica bipolare ha pochi anni e deve consolidarsi”. Potremmo rispondere: “Anche in Spagna, l’alternanza socialisti – moderati è nata in tempi recenti (dopo il franchismo) e ha retto.

Il tri - quadripolarismo sansalveseE regge pure in Germania (dove riescono a fare al bisogno anche grandi coalizioni); in Grecia, in Portogallo, insomma ovunque. Da noi no. Né a Roma e né a San Salvo. Credo che possa dipendere dalla peculiare storia d’Italia, dove la Dc non è

mai stato un partito moderato–conservatore, perché aveva sezioni finanche nelle fabbriche e il Pci, mai è stato per davvero un partito socialista democratico nel senso europeo (anche se ne ha avuto tratti salienti: si veda l’esperienza emiliana). Questo non avrebbe portato a creare grandi forze per un’alternanza funzionante. I grandi partiti della seconda repubblica sono nati con l’equivoco. Era un equivoco che ministri di formazione socialista come Sacconi e Tremonti potessero fare politiche di destra ed è un equivoco che

moderati illuminati come Buttiglione o Tabacci possano fare politiche laiche sui temi eticamente sensibili come farebbero Bersani o Bonino. Senza contare, che poi abbiamo fenomeni né di destra e né di sinistra, come Lega e Di Pietro. Quindi,

si dovrebbe passare a partiti omogenei e/o alla proporzionale. Ma torniamo alla nostra città. Se Marchese ha aggregato attorno alla sua creatura anche (faccio dei nomi per capirci) Palomba/A.Cilli, G. Mariotti/Di Cola, Di Pierro/Bolognese e altri, vuol dire che costoro non si sentono garantiti da quegl’altri. Se Mariotti ha aggregato attorno alla sua figura Monteferrante/Di Toro/ L.Cilli ed altri affermati attori economici (e magari aggancerà al primo o al secondo turno l’Udc), vuol dire che costoro non si sentono garantiti né dal Nuovo centrosinistra e né dal centrodestra. Perché succede? Perché le forze politiche non sono dei Rotary, ma sono sedi di dialettiche e rappresentanze, anzitutto sociali. È un equivoco dire che in questa società non c’è più il conflitto.

Forse non c’è più il conflitto di classe. Ma c’è ben altra conflittualità: generazionale – lobbistica– partecipativa – finanziaria-affaristica, che si aggrega attorno a figure e partiti, soprattutto se sono deboli. A San Salvo, al momento non c’è più il conflitto centrodestra – centrosinistra, che si è scomposto in un tripolarismo - quadripolarismo, che però tornerà conflitto bipolare al ballottaggio (imposto dalla legge). Ed anche allora sarà una conflittualità inedita. Orazio di Stefano

Page 10: 24febbraio

24 febbraio 2012 uno sguardo sul mondo pag. 10 www.quiquotidiano.it

Quel pasticciaccio brutto sirio-iraniano di Franco Cardini, professore nell’Università di Firenze

Anche se per il momento non se ne parla, sul Vicino Oriente stanno tornando a sof-fiare i venti di guerra: come nel biennio

2001-2003, quando – in conseguenza degli atten-tati dell’11 settembre negli Stati Uniti o comun-que in rapporto con essi - si verificò l’inizio delle due campagna militari in Afghanistan prima, in Iraq poi, con esiti che ormai si profilano incerti e deludenti per quanto politici e media non amino al riguardo azzardare dei consuntivi che sarebbe-ro forse sconfortanti. E oggi, che cosa sta succedendo? Per rispondere adeguatamente e in modo sintetico (la questio-ne sarebbe molto ampia) bisogna tener presen-ti i quattro termini fondamentali del problema: la “primavera araba”; il ruolo della Siria nello scacchiere vicino-orientale; la politica nucleare dell’attuale governo iraniano; la situazione inter-nazionale. Per quanto non si ami parlarne, abbia-mo ormai da tempo compreso come la “primavera araba” sia stata in parte un equivoco: la vera novi-tà spontanea è stata la rivolta dei tunisini contro un governo corrotto e violento, che peraltro (non diversamente da altri governi non meno corrot-ti e non meno violenti, dall’Algeria agli emirati del Golfo) era gradito all’Occidente. Comunque, l’establishment delle potenze occidentali è imme-diatamente corso ai ripari, fermando in qualche misura il processo innovativo in Egitto, sostenen-do i governi locali che dall’Algeria alla penisola arabica stavano soffocandolo e stornando l’atten-zione dell’opinione pubblica internazionale verso la Libia, dove un’opposizione antigheddafiana che in realtà c’era da tempo ha inopinatamente e rapidamente guadagnato l’appoggio effettivo dell’Europa e della NATO, e la Siria, dove agli op-positori antiassadisti, anch’essi da tempo attivi, si sono aggiunti volontari un po’ da tutto il mon-do arabo (libici compresi), senza che si sia capito come sia stato così facile per loro raggiungere quel paese. In Siria sono presenti anche esponen-ti di varie organizzazioni internazionali umanita-rie, impegnate nella difesa dei diritti dell’uomo: ma è strano che quelle medesime organizzazioni abbiano evitato d’impegnarsi in Algeria o nella penisola arabica. Molte sono le pressioni internazionali tese a indur-re il presidente Assad a rassegnare le dimissioni e consentire quindi in Siria un processo che viene presentato come di “democratizzazione”: ma non minori sono quelle (di cui si fanno portatori, ad esempio, gli esponenti delle comunità cristiane presenti nel paese, cattolici compresi) che sosten-

gono al contrario che una forte percentuale degli oppositori di Assad appartengano a movimenti fondamentalisti sunniti il cui principale supporto è l’Arabia saudita. Per iniziativa saudita, la lega Araba sta chiedendo l’invio in Siria di una forza internazionale di peacekeeping: ed è prevedibile che se ciò avvenisse le cose prenderebbero una piega analoga a quella della Libia di alcuni mesi fa, che vedrebbe l’attività delle “forze d’interposi-zione” volgersi rapidamente a una tattica e a una strategia antiassadiani. Alcune fonti occidentali, frattanto, rilevano che al-Qaeda è attiva in Siria contro Assad, e chiedono che l’ONU intervenga per non lasciare i fondamentalisti padroni della situazione. Fino ad alcuni anni fa la Lega Araba, nella quale i sauditi sono la potenza egemonica, appariva in-teressata anzitutto a sostenere la causa palestine-se: ma tale interesse appare molto affievolito, an-che perché l’Arabia Saudita non gradisce l’orien-tamento filoiraniano (e filosciita) di Hamas e degli Hezbollah libanesi, i quali sono esplicitamente sciiti. Ciò ha comportato un riavvicinamento obiettivo tra Lega Araba e Israele, mentre d’altro canto è significativo che proprio nel Qatar, il go-verno del quale è nettamente schierato a fianco dell’Arabia Saudita e filoamericano, si sia tenuta qualche settimana fa una conferenza scopo della quale era il riavvicinamento dell’OLP, i palestinesi “moderati”, e di Hamas. Tale situazione ha deter-minato un deciso decelerarsi delle istanze volte alla creazione di un vero e proprio stato palesti-nese indipendente, obiettivo che adesso pare su-bordinato al conseguimento della sicurezza nello scacchiere vicino-orientale, minacciata dalla Siria (che mantiene ferme le sue rivendicazioni sulle alture del Golan, occupate da Israele, e si guarda bene dal denunziare la sua amicizia nei confronti dell’Iran di Ahmedinejad). Le Nazioni Unite hanno più volte manifestato la loro intenzione di consentire (o di avviare?) il “processo di democratizzazione” in Siria – il che in parole povere significa la fine del regime degli As-sad - e di ostacolare il progresso della tecnologia iraniana che secondo il governo di Ahmedinejad è volto allo scopo di sviluppare gli impieghi civili dell’energia nucleare, mentre le fonti statunitensi e israeliane parlano con decisione di una prospet-tiva che vorrebbe pervenire al raggiungimento di un’energia atta a scopi militari. In sede di Consi-glio di Sicurezza delle Nazioni Unite, però, Siria e anche Iran dispongono dell’appoggio russo, in grado di porre il suo veto contro azioni militari di

sorta contro di loro. Dietro la Russia, c’è la Cina. Invece, quelle azioni sembrerebbero auspicate da una parte dell’opinione pubblica statunitense, guidata dei repubblicani avversari del presidente Obama, che rischia di scivolare in minoranza alle prossime elezioni se non accetterà e non appog-gerà eventuali azioni miliari condotte da Israele che, pur essendo una potenza nucleare primaria nello scacchiere vicino-orientale, si preoccupa della potenza nucleare dell’Iran il quale sembra lontano dal poterla conseguire. D’altronde, il go-verno Nethanyahu sembra ben deciso a insistere sulla minaccia nucleare iraniana anche per stor-nare l’attenzione dell’opinione pubblica interna e internazionale dalla pesanti condizioni interne d’Israele, minacciata dalla disoccupazione e dalla recessione. Non sarebbe certo al prima volta nella storia che un governo pressato da problemi inter-ni cerca di scatenare una questione internaziona-le e addirittura una guerra per spostare altrove il centro dell’attenzione che rischia di soffocarlo. Il problema della “corsa iraniana al nucleare” sem-bra a questo punto fondamentale. Senonché, i dati obiettivi in nostro possesso mostrano come - al di là del fracasso della propaganda – l’Iran sia lontanissimo dal conseguire un’indipendenza tecnologica che gli consentirebbe di organizzare l’utilizzazione dell’energia nucleare a scopi civili (il che sarebbe un diritto obiettivo dell’Iran, che è peraltro firmatario del trattato di non proliferazio-ne delle armi nucleari che soltanto India, Pakistan e Israele si sono rifiutati di sottoscrivere): mentre la realizzazione di armi nucleari sia fuori discus-sione. Il punto, quindi, sta nel comprendere che nei confronti dell’Iran si sta delineando una vasta manovra internazionale volta a esercitare pres-sioni affinché l’equilibrio interno della repubblica islamica muti: risultato che si intende conseguire soprattutto attraverso le sanzioni economiche. Ma esse sono largamente inefficaci finché l’Iran può esportare il suo greggio in Cina, che ne ha molto bisogno (entro il 2020 le esportazioni ira-niane in Cina potrebbero raggiungere i 360 milio-ni di tonnellate). La diplomazia statunitense sta cercando di per-suadere i cinesi ad abbandonare la loro posizione di buoni clienti dell’Iran per intensificare invece la loro importazione di petrolio saudita. Ma quel che per gli americani sarebbe più sicuro sarebbe mettere in ginocchio, se non al produzione, quan-to meno il commercio iraniano di greggio. L’atti-vità di embargo si concentra quindi nel Golfo di Ormuz, dove transitano le petroliere iraniane: e

Page 11: 24febbraio

www.quiquotidiano.it uno sguardo sul mondo pag. 11 24 febbraio 2012

Via D’Annunzio 3a/3b - 66054 Vasto (Ch)Tel. 0873 368290 Fax 0873 510786

Azienda specializzata nelle manutenzioni e riparazioni caldaie a gas climatizzatori e solare termico

Quel pasticciaccio brutto sirio-iraniano di Franco Cardini, professore nell’Università di Firenze

diventa fondamentale il ruolo del Bahrein, terra governata da un sovrano appoggiato dai sauditi ma la popolazione del quale è di maggioranza sci-ita. Di recente, il Bahrein è stato, non diversamen-te dallo Yemen, interessato da forti agitazioni (che sarebbero esse stesse da considerare parte della “primavera araba”), che tuttavia sono state stron-cate grazie al soccorso delle forze militari saudite ai rispettivi governi: e il tutto è accaduto nel ge-nerale “disinteresse” dell’opinione pubblica internazionale, molto at-tenta invece alla situazione siriana. Intanto, nelle acque internazionali del golfo di Ormuz, la marina sta-tunitense procede alla distruzione delle piattaforme iraniane di estra-zione del petrolio sottomarino. La Corte Internazionale di Giustizia ha condannato fino dal 2003 la distru-zione delle piattaforme iraniane, pur respingendo la richiesta iraniana d’indennizzo. Sembra che le azioni militari illecite nel Golfo di Ormuz mirino a provocare il governo ira-niano fino ad esasperarlo al punto da indurlo a chiudere lo Stretto di Ormuz: caso che configurerebbe un casus belli e che farebbe fare all’Iran, obiettivamente aggredito, la figura dell’aggressore. Insomma, sta ricominciando la guer-ra fredda; anzi, forse il Great Game. Le pedine della politica russa nel Vicino Oriente sono la Siria e l’Iran; gli Stati Uniti possono disporre al contrario dell’appoggio d’Israele (in urto con la Siria per la questione del Golan) e ormai della stragrande maggioranza dei paesi sunniti, uniti nella Lega Araba ed egemonizzati dall’Arabia Saudita (la quale tuttavia formalmen-te non riconosce lo stato d’Israele). La questione nucleare iraniana appare irrilevante nella sostan-

za, ma di grande peso sotto il profilo mediatico e propagandistico. Il gioco si concentra sulle coste e nelle isole del Golfo di Ormuz, dove l’Iran gode della simpatia di popolazioni arabe sciite a loro volta vittime però, nella loro tentata “primavera araba”, della repres-sione sunnita che l’Occidente ignora in quanto messa in atto da una potenza “amica”, l’Arabia saudita. Lo scopo cui la diplomazia e la forza mi-

litare statunitense mira è evidentemente la de-stabilizzazione interna dell’Iran, che ha tante più probabilità di realizzarsi quanto più il paese viene ridotto alla disperazione: per questo è necessario rendere il Golfo di Ormuz invivibile per gli irania-

ni, inducendo i cinesi a ridurre i loro acquisti di greggio e al tempo stesso provocando la reazione di Teheran fino al punto d’indurla a chiudere l’in-gresso dello Stretto, il che apparirebbe provoca-torio e apertamente ostile nei confronti dei paesi arabi che su di esso si affacciano e legittimerebbe una risposta militare molto dura, fino alla guerra. Però Ahmedinejad risponde stringendo i suoi rapporti diplomatici con la Russia e con i pae-

si dell’America latina che tendono a scrollarsi di dosso l’egemonia statunitense. Il nuovo Great Game allarga i suoi orizzonti. La realtà è molto lontana da quella che i nostri media si ostinano a presentare.

Page 12: 24febbraio

24 febbraio 2012 cultura pag. 12 www.quiquotidiano.it

PromozioneFebbraio 2012tutto-50%

La Cultura, pane dell’anima ...e companatico dell’economia

ceramiche artisticheliste nozze

Corso Garibalidi, 75 - Vasto (Ch)Tel. 0873 367707

www.percorsidarte.itmail: [email protected]

Leggo sui Media due illuminanti osservazio-ni. La prima: “La recessione culturale è forse la peggiore sventura di un popolo e per un

popolo come il nostro sarebbe come negare la sua stessa esistenza. [...] Non si può, in alcun modo, ‘ta-gliare’ i fondi di questi settori che sono al contempo tangenti e trasversali alla democrazia, alla civiltà, al benessere, all’economia e al futuro di un popolo, di tutti i popoli. (Capitano & Scibetta, per il 2° Summit Arte e Cultura, Milano).La seconda: “Per dare retta a Esopo, “in ogni falli-mento c’è una lezione di vita”, ma provate a rac-contarlo agli indignados greci asserragliati davanti al parlamento di Atene, in furiati contro una classe politica che li ha ridotti sul lastrico. L’antica saggez-za ellenica suonerebbe magrissima consolazione, quasi uno sberleffo ... “ (A. Carnevale – Pamorama, 22 feb. 2012).Tali considerazioni parrebbero riferite, ciascuna, a settori della vita associata diversi e contrap-posti. La Cultura come territorio dello spirito, seppur laicamente estetico e non religioso; Fi-nanza ed Economia come strumenti di vita, per l’individuo e per la nazione. A ragionarci sopra, invece, va compreso - e dichiarato ad alta voce, se necessario - che in qualsiasi realtà nazionale e locale italiana è un deprecabile errore ‘tagliare’ sugli eventi culturali ...“perchè mancano i fondi”. A parte che il resto (i Servzi) non pare che ne ab-biano beneficio, non si capisce che soprattutto in Italia accantonare arte, spettacolo, musica, promozione ambientale ed anche enogastrono-mica, significa non solo rinnegare una identità, ma sciupare la “materia prima” con cui è possibile ‘fare’ ricchezza e sviluppo, trovare risorse per la stessa cultura e per le altre necessità pubbliche.La seconda considerazione è una citazione cul-turale con seguito cronachistico: consapevolez-za e sprone per una ‘ripartenza’. Apparentemen-te ‘estranea’ al come darsi un quotidiano “pane e lavoro”, ci riporta anch’essa alla considerazione di prima. Le sorti di una società e della sua nazione non possono essere affidate per le scelte di prin-cipio a tecnici e burocrati (idonei a definire mezzi

e strumenti), ma a politici democratici che trovino nell’essenza della vita stessa, nelle peculiarità del proprio popolo e territorio, le ragioni e le risorse con cui governare un Sistema e, quando occorre, la rinascita e la crescita. Entrambe hanno un corollario, mortificante per “i politici di lungo corso”, da indignare più di quel che avvenga noi cittadini, liberi sì ma solo for-malmente capaci, per deficienza civile ed etica, di eleggere con avvedutezza il Governo. Se ci si ritrova sul lastrico - come si afferma per la nazione greca - è di comune opinione che sia attribuibi-le al fallimento della sua classe politica. Se oggi si ritiene che l’Italia sia “sul baratro”, che ha accu-mulato un “debito enorme”, che è in “recessione”, che abbisogna di riforme e già prima di sacrifici e

‘sobrietà’..., c’è modo - chiedo - che si possa attri-buirne la responsabilità a qualcosa e a qualcuno? E’ possibile annotare, senza tema di ...blasfemìa, che la nostra Costituzione non è poi così “bella” (come recita senza senso Bersani), che la nostra Repubblica è o è stata male organizzata ..., e che, se non i Padri Fondatori, i loro immediati discepoli ed emuli istituzionali hanno molto (ma molto, lo dicono i fatti) sbagliato e peccato? Possiamo pen-sare dunque che autori o complici di un’età e di un sistema socio-politico fallimentare si faranno da parte, utilmente per il Paese, dignitosamente per loro? Difficile, ma sperarlo è comunque neces-sario; senza qualunquismo di sorta, ...separando il grano dal loglio.

Giuseppe F. Pollutri

Page 13: 24febbraio

www.quiquotidiano.it sport pag. 13 24 febbraio 2012

Via Parini: centralissimo apparta-mento al 3° piano sottotetto com-pletamente ristrutturato composto da ampia e luminosa zona giorno, camera matrimoniale, studio, ba-gno e ripostiglio. Terrazzo e posto auto. Arredato. € 75.000,00

Vasto marina: appartamento con ingresso indipendente posto al piano terra e composto da ampia zona giorno con camino ed affaccio su giardino privato, due camere matrimoniali, bagno. Taverna di circa MQ 90 e posto auto. € 190.000,00

Affiliato: Lucio Salvatore D.I.Viale G. Dannunzio, 53 - 66054 Vasto (CH)Tel. 0873 69425 - Fax 0873 368781E- mail: [email protected]

Centro, Via Mario Pagano: dispo-niamo di un appartamento al 2° piano di 130 Mq composto da ingresso, salone, cucina e tinello con camino, 3 camere e bagno. Locale sottotetto. € 90.000,00

Le nostre proposte Ogni agenzia ha un proprio titolare ed è autonoma

Vasto marina, lato mare: a 100 metri dalla spiaggia appartamento al 3° piano totalmente ristruttu-rato, con ascensore. Ingresso, soggiorno con angolo cottura, 2 camere matrimoniali, due bagni con doccia, disimpegno, balcone vista mare. Condizionato, arreda-to, 8 posti letto. € 178.000,00

Urbano non combatterà più in sud AfricaLo sapeva già da una settimana, ci ha confidato, ma ha sperato fino all’ultimo che gli organizzatori tornassero sulle proprie decisioni, invece si è do-vuto rassegnare il pugile vastese Domenico Ur-bano, già campione dell’Unione Europea dei Pesi Piuma, che avrebbe dovuto incrociare i guantoni con il sudafricano Mzonke Fana, ex campione IBF dei Superpiuma: l’appuntamento, programmato per sabato 25 febbraio a Durban, in Sudafrica, dunque, è saltato per mancanza di un numero consistente di sponsor. In palio c’era il titolo asso-luto, ancora vacante, dei Superpiuma WBF (World Boxing Federation). Niente soldi, insomma, anzi è corretto dire troppo pochi perché gli organizza-tori locali cambiassero idea; da qui la decisione di annullare l’incontro. Si trattava, evidentemente, di un altro importante passo in avanti per il trentase-ienne campione di Vasto che sta cercando di rien-trare in Italia, pugilisticamente parlando, e com-battere magari anche nella sua città. Il rammarico nelle parole del pugile abruzzese: “Non è la prima volta che accade - dice Urbano senza farsi prende-

re troppo dallo sconforto -; nella boxe, poi, è quasi all’ordine del giorno. E’ noto che questa discipli-na, rispetto ad altre, risente di più l’attuale crisi, la mancanza di finanziamenti. Pazienza, ma con-tinuerò a lottare”. Domenico Urbano, com’è noto, da due anni, dopo i tre d’inattività, sale sui ring esteri con licenza tedesca. Ad aprile scorso aveva già combattuto per il WBF, in palio c’era il titolo In-tercontinental dei Pesi Leggeri, perdendo ai punti la sfida contro il francese Guillaume Salingue. Tor-nando al combattimento saltato, c’è da dire che il ‘padrone di casa’ Mzonke Fana, 39 anni, si è mi-surato quattro volte per il titolo IBF, rimediando una sola sconfitta. Nel settembre 2010 aveva su-perato in rivincita Baloy e riconquistato lo scettro che gli fu revocato, in un secondo momento, non avendolo difeso nei tempi indicati dai regolamen-ti federali. Fana ha affrontato, nel corso della sua carriera, avversari di valore come Classen, Barrera, Suico e lo stesso Baloy ma Urbano avrebbe com-battuto ad armi pari. Michele Del Piano

Nella stagione che è appena iniziata la Podistica San Salvo potrà annoverare tra i suoi atleti al na-stro di partenza di ogni gara un atleta d’eccezio-ne: il fuoriclasse Giulio Passot. A guardare il suo curriculum sportivo c’è veramente da restare sba-lorditi, tant’è che in occasione di alcune manife-stazioni sportive organizzate dalla Podistica San Salvo, anche i testimonial presenti hanno dato attestati di stima al poderoso atleta vastese. L’ul-tra maratoneta Giorgio Calcaterra e l’olimpionico Pietro Mennea sono rimasti stupiti dal palmares

di questo podista che riesce sempre a primeggia-re in ogni competizione. Il suo fisico a dir poco eccezionale e la sua volontà di ferro sono le doti che più si evidenziano in questo corridore d’altri tempi, che non conosce limiti nonostante l’avan-zare degli anni. Infatti, nell’osservare le prestazio-ni, anche in termini cronometrici, sembrerebbe che da tempo ha strappato la sua carta d’identità per conquistare podi e soddisfazioni a dispetto di atleti più giovani.Lo si vede sfrecciare negli allenamenti per le stra-

de di Vasto Marina: corre se piove e corre dentro al sole, con i suoi cinquantacinque chili d’ossa e muscoli eccezionali, tali da far invidia ai pochi che riescono a tenere il suo passo.Giulio e’ sicuramente un valore aggiunto per la Podistica San Salvo per la stagione 2012; uno sul quale si potrà scommettere, vista la sua familiarità con il podio. Il suo segreto è tutto racchiuso in una frase che non si stanca mai di ripetere: “Fin-chè il Signore mi darà la forza di correre non posso fermarmi dal conquistare nuovi obiettivi”.

Giulio Passot: un plurimedagliato nella Asd Podistica San salvo

Page 14: 24febbraio

17 febbraio 2012 qui e là pag. 14 www.quiquotidiano.it

aper

to a

nche

a a

pran

zo

Superstizione, che male c’è a credere?

In occasione della Giornata Antisuperstizione, celebrata venerdì 17 u.s., mi è stata posta una domanda che prendo come spunto per questa riflessione : che male c’è a credere ? Se ci si limita a seguire personali riti scaramantici o credenze popolari atte a profetizzare l’anda-mento agricolo o la data di nascita di un bambino non c’è nulla di male: si tratta di comportamen-ti che fanno parte del patrimonio folkloristico e culturale che vanno preservate. del resto anche Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, credeva nel l ’autenticità di una foto ritra-ente delle fate e Albert Einstein si dice fosse molto impressionato dai presunti prodigi del sensitivo To-rinese Rol. Accertato quindi che in molti casi le credenze nel paranormale e nella superstizione assumono un connotazione di assoluta innocui-tà, perché mai dovremmo ostacolarle dimostran-done l’infondatezza? Ma siamo proprio sicuri che le superstizioni siano tutte innocue? Nel poco spazio concesso dalle esigenze editoriali, faccio riferimento ad un solo esempio che mostra come alcune irrazionali credenze possono addirittura coinvolgere un’intera nazione. In Giappone, paese simbolo di tecnologia e nello stesso tempo molto superstizioso, è diffusa la cre-denza secondo cui le bambine nate nell’anno del Cavallo di fuoco, (segno dell’oroscopo orientale) avranno vita infelice. Il ricercatore nipponico Ka-nae Kaku dimostrò che durante l’ultimo Cavallo di Fuoco, il 1966, vi fu una contrazione delle na-scite del 25%, e un aumento impressionante di “incidenti” domestici mortali a danno di neonate. Incredibile come per un superstizione si possano determinare i destini in maniera così tragica.Quindi ora sono io che faccio una domanda “ ma siamo sicuri che non fa male credere ? “

Luca Menichelliwww.scetticamente.it

Domenica 26 Febbraio, ore 17.30: prosegue la sta-gione concertistica 2011/2012 del Teatro Rossetti di Vasto. Il prossimo appuntamento è “La festa do-rata dell’anima”, sonate a due clavicembali di Do-menico Scarlatti. Costo del biglietto (posto unico): 10 euro. I protagonisti del concerto sono Andrei-na Di Girolamo (clavicembalo), Silvia Rambaldi (clavicembalo) e Serenella Isidori (testi e messa in scena). Il programma è composto da sonate di Domenico Scarlatti (1685-1757), compositore e clavicembalista barocco nato a Napoli. Famoso soprattutto per le sue 555 sonate di clavicem-balo. L’originalità di “La festa dorata dell’anima” è la lettura con due clavicembali di composizio-ni realizzate da Scarlatti per lo strumento solista (mandolino o violino) più l’accompagnamento. Viene sottolineato soprattutto il basso continuo, un vero e proprio ‘marchio di fabbrica’ di Scarlat-ti, per usare un’espressione più contemporanea che barocca. Per maggiori informazioni su questo e sui prossimi spettacoli previsti per la stagione concertista del Rossetti, consultare il sito del tea-tro www.teatrorossetti.it. Francesco Paolo Manna

“La festa dorata dell’anima”:

musica barocca al Teatro Rossetti

Page 15: 24febbraio

www.quiquotidiano.it qui e là pag. 15 24 febbraio 2012

Venerdì 24 febbraio, alle ore 18, presso la sala della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos a Vasto, il Vice Pre-sidente del Senato, Domenico Nania, presenterà il suo ultimo volume “La Corsa per il Colle”, edito da Rubbettino.

Il Vice Presidente del Senato, Nania,

a Vasto

Organizzato dalla università delle Tre Età, venerdì 24 Febbraio alle ore 16.00, presso l’ Agenzia per la Promozione Culturale in Via Michetti, 6, si terrà un convegno dal titolo “I principali effetti economici della crisi attuale”. Relatore il Prof. Ernesto Caroleo Floro, Ordinario di Economia Università di Napoli Parthenope. Per Info: 0873-69099 La Redazione de” La Notizia”

Convegno sugli effetti della crisi

economica

Sabato 25 Febbraio, presso l’Auditorium San Pa-olo Apostol alle 20.30, il “Gruppo Amatori Teatro San Paolo” presenta “Ddu’ rape strascinate”, com-media brillante in due atti di Massimo Saraceni e Antonio Potere.

I PERSONAGGI E GLI INTERPRETIAlfredo (marito di Mafalda) - Nicolino SmargiassiMafalda (moglie di Alfredo) - Lorella FebboAnnina (sorella di Alfredo) - Lucia VerrattiAdriano (nipote di Mafalda) - Michele CattafestaFederica (nipote di Mafalda) - Antonella MarinelliTeresinella (sarta) - Lina SpoletiniCiccillo (falegname) - Fabio CristinaSundina (sorella di Ciccillo) - Maria Antonia ForteFrate Cristofaro (Parroco) - Francesco CelenzaTripulino (sacrestano) - Mauro CaneNotaio - Armando FinamoreREGIA - Cecilia Celio

Teatro alla parrocchia San Paolo

Martedì 6 febbraio, alle ore 18,00, a Palazzo d’Avalos, Franco Cardini presenta il suo ultimo libro: Il Turco a Vienna. L’incontro è a cura di Quiquotidiano, Centro Studi “Identità Europea” ed Associazione culturale “L’Argonauta”. Il volume, edito da Laterza, ripercorre la storia dell’assedio di Vienna da parte delle truppe ottomane nel settembre del 1683 ed offre l’occa-sione per una discussione quanto mai attuale sul rapporto tra Europa ed Islam. Franco cardini, colla-boratore di Quiquotidiano è uno dei maggiori storici europei. Attualmente è docente di Storia medieva-le nell’Istituto Italiano di Scienze Umane, directeur d’Etudes nell’EHESS di Parifi e Fellow della Harvard University. Dirige il Centro Studi dulle Arti e le Cultu-re dell’Oriente dell’Università Internazionale dell’Ar-te di Firenze e collabora con Luciano Canfora alla di-rezione della Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino. Tra le sue pubblicazioni più recenti: La paura e l’arroganza; Astrea e i Titani; Le lobbies americane alla conquista del mondo; Europa e Islam; Storia di un malinteso; Medioevo al femminile

Cardini presenta il suo nuovo libro

diFranco Cardini Università di Firenze

Vasto, Martedì 6 Marzo - Ore 18.00 - Palazzo D’Avalos

Il Turco a Vienna

Presentazione del libro

I pomeriggi culturali di

Partecipano:Lucio D’ArcangeloGiuseppe Tagliente

Alessandro Tucci

Page 16: 24febbraio

VASTO VASTO

Carp

i Mot

or C

ompa

ny s

rl - S

.S. 1

6 No

rd K

m 5

09 6

6054

- Va

sto

info

@ca

rpim

otor

vast

o.co

m -

tel.

0873

310

525