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MAROCCO ةكلمملا ةيبرغملاIl pentagramma verde al centro della bandiera nazionale viene detto anche Sigillo di Salomone e rappresenta il collegamento tra Dio e la nazione: l’ordinamento del Marocco prevede infatti l’Islam come religione ufficiale. STORIA Durante l’epoca paleolitica le popolazioni autoctone si fusero con popolazioni giunte dal Medio Oriente e dall’Europa. Con il passare del tempo da questa fusione ebbero origine i berberi (popolazioni autoctone non arabe), i quali a loro volta subirono l’influsso di altre popolazioni mediterranee, tra cui i fenici, i greci e i romani. Nel VII secolo a.C. i fenici costituirono alcune colonie lungo il litorale mediterraneo, in seguito occupate ed estese dai cartaginesi. All'epoca della conquista romana di Cartagine (II secolo a.C.) –

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MAROCCO

ةيبرغملا ةكلمملا

Il pentagramma verde al centro della bandiera nazionale viene detto anche Sigillo di Salomone e

rappresenta il collegamento tra Dio e la nazione: l’ordinamento del Marocco prevede infatti

l’Islam come religione ufficiale.

STORIA

Durante l’epoca paleolitica le popolazioni autoctone si fusero con popolazioni giunte dal Medio

Oriente e dall’Europa. Con il passare del tempo da questa fusione ebbero origine i berberi

(popolazioni autoctone non arabe), i quali a loro volta subirono l’influsso di altre popolazioni

mediterranee, tra cui i fenici, i greci e i romani.

Nel VII secolo a.C. i fenici costituirono alcune colonie lungo il litorale mediterraneo, in seguito

occupate ed estese dai cartaginesi. All'epoca della conquista romana di Cartagine (II secolo a.C.) –

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che sancì il predominio dell'impero romano nel Mediterraneo – nella regione esisteva già un regno

chiamato Mauretania, che dall'oceano Atlantico giungeva sino al fiume Moulouya; intorno al 42

d.C. tale regno divenne provincia romana con il nome di Mauretania Tingitana (distinta dalla

Mauretania Cesariensis, più a est).

Nel 429,

durante le

invasioni dei

barbari, la

regione cadde

in mano ai

vandali,

sconfitti nel 533

dal generale

Belisario, il

quale impose il

dominio

dell'impero

bizantino. Tuttavia, l’unica parte del territorio realmente assoggettata agli eserciti invasori fu quella

costiera, che sotto i romani e i bizantini subì la cristianizzazione.

Al predominio di Bisanzio posero termine gli arabi, che penetrarono in Marocco intorno al 682. La

vera conquista araba iniziò però verso il 705, quando gli arabi riuscirono a sfruttare le divisioni tra

le tribù berbere. L’islam si diffuse velocemente tra le popolazioni berbere ma sopravvissero

cospicue comunità cristiane ed ebraiche.

La prima dinastia araba a regnare sull'intera regione fu quella degli Idrisiti, fondata da Idris I,

discendente di Alì, il genero del profeta Maometto. Seppur contrastati dai berberi delle montagne e

da diverse altre piccole entità politiche, gli Idrisiti conservarono il potere dal 789 al 926.

A quest’epoca risale la costruzione di Fès, che diventò un importante centro commerciale, religioso

e culturale sotto Idris II. Dopo la sua morte nell’828, il regno visse un rapido declino e fu sempre

più esposto agli attacchi degli Omayyadi e dei Fatimidi, i quali si imposero definitivamente nel

917.

Nel corso della metà dell’XI secolo una confraternita rigorista musulmana iniziò la sua espansione

dalle ragioni interne del Marocco verso la costa dando origine alla dinastia degli Almoravidi.

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Questi fondarono la città di Marrakech, centro delle rotte commerciali tra il mondo arabo ed il

Sahara, e si espansero sia verso la Spagna, sia verso l’Africa Subsahariana. Nel 1076 sconfissero il

Regno del Ghana ( regno medievale che si estendeva nei territori degli attuali stati del Senegal

occidentale, della Mauritania sudorientale e del Mali sudoccidentale) assumendo il controllo del

commercio dell’oro.

Agli inizi del XII secolo una setta riformatrice guidata da Mohammad Ibn Tumart diede vita ad una

nuova potenza. I suoi discepoli, gli Almohadi si sostituirono agli Almoravidi nel 1147. Essi

governarono su una vasta regione comprendente, oltre al Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia e

consistenti porzioni della Spagna e del Portogallo, affrancando il Maghreb dalla tutela orientale.

La battaglia di Las Navas de Tolosa (1212), in cui gli spagnoli sconfissero le truppe musulmane,

innescò il dissolvimento dell’impero almohade. Seguì un periodo caratterizzato da guerre tra arabi

e berberi e dal susseguirsi di numerosi piccoli regni. Tra questi ebbe un importante ruolo quello dei

Merinidi, berberi arabizzati respinti verso Sud dall’invasione araba, che nel 1269 stabilirono la

propria capitale a Fès, costruendovi accanto Fès el-Djedid (Nuova Fès).

La presa di Ceuta ad opera dei portoghesi nel 1415 aprì la via alla penetrazione europea nella

regione, che continuò con l'occupazione di altre città costiere tra cui Melilla.

L’avanzata europea causò nel Marocco un profondo rivolgimento politico. La tribù dei Beni Saad

(o Sadiani), che rivendicava una diretta discendenza dal profeta Maometto, lanciò un’offensiva

contro i portoghesi sconfiggendoli definitivamente, sotto la guida di Ahmad al-Mansour, nel 1578.

A partire dal 1660 ca., ai Sadiani

succedette la dinastia degli

Alawiti (alla quale appartiene

l'attuale sovrano), che raggiunse il

suo apice durante il regno di

Mulay Ismaïl (1672-1727) il quale

contrastò efficacemente le mire

espansionistiche ottomane. Alla

sua morte seguì un lungo periodo

di conflitti tra tribù rivali e alla

fine del XVIII secolo soltanto un

terzo del territorio del Marocco

ricadeva stabilmente sotto l’autorità del sultano. Alla fine del XIX secolo tra le potenze europee si

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scatenò la lotta per il controllo del paese e tra il 1900 e il 1903 la Francia occupò diverse aree di

confine marocchine. Nel 1904, la decisione di dividere il territorio marocchino in due zone

d'influenza francese e spagnola – avallata dalla Gran Bretagna in cambio della libertà di

movimento in Egitto – sollevò l'opposizione della Germania, che l’anno seguente offrì il suo

sostegno al sultano. La disputa si risolse solo nel 1906 con la conferenza di Algeciras, che stabilì

un controllo internazionale sul paese e norme che garantivano a tutte le potenze europee gli stessi

diritti economici.

Nel luglio 1911, tuttavia, scoppiò una nuova crisi tra i francesi e i tedeschi. La crisi, che provocò la

mobilitazione dell'esercito francese e condusse l'Europa sull'orlo della guerra, fu risolta con

ulteriori negoziati, in seguito ai quali la Germania accettò il protettorato francese sul paese in

cambio di concessioni territoriali in Congo.

Nel 1912 il sultano Abdul Hafiz riconobbe il protettorato francese sul Marocco. Al vertice del

paese la Francia impose un proprio governatore, il generale Louis-Hubert Lyautey, che si appoggiò

alle autorità locali. Contro la dominazione francese scoppiarono rivolte in tutto il paese.

Dopo l’ondata di rivolte degli anni ‘20 Parigi impose un’amministrazione diretta, sul modello di

quella sperimentata in Algeria. Nel 1930 Parigi cercò di ingraziarsi la popolazione berbera

riconoscendo la sua specificità culturale e linguistica. Il provvedimento suscitò la reazione degli

arabi, che accusarono le autorità coloniali di dividere il paese per assoggettarlo meglio al dominio

francese. Dalla protesta nacque un Comitato d’azione marocchino, il primo movimento politico che

reclamava la fine dell’amministrazione diretta.

La disfatta francese durante la II Guerra Mondiale nel 1940 rinforzò le speranze dei nazionalisti.

Nel 1942 il Marocco venne occupato dagli Alleati e le truppe marocchine, integrate nell’armata

della France libre del generale De Gaulle, presero parte alle campagne alleate in Italia, in Francia e

in Germania. Nel 1944 i nazionalisti marocchini fondarono dal Comitato d’azione il partito Istiqlal

(Partito nazionale dell'indipendenza) che, sebbene osteggiato da gran parte delle tribù berbere,

ottenne presto il sostegno del sultano Mohamed ibn Yusuf e della maggioranza degli arabi. Per la

sua posizione favorevole all'indipendenza Mohamed ibn Yusuf fu costretto all'esilio nel 1953, ma

in seguito la Francia dovette cedere alla crescente pressione degli indipendentisti permettendo il

ritorno del sultano alla guida del paese nel 1955. Alla fine dello stesso anno i negoziati tra i

rappresentanti del governo francese e del sultano sfociarono nella dichiarazione di La-Celle-Saint-

Cloud, che gettava le basi per l’indipendenza del Marocco. Nel marzo 1956 i francesi riconobbero

l'indipendenza marocchina che, entro il 1958, venne estesa a tutto il territorio. Con l’indipendenza

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del 1957 Mohamed ibn Yusuf assunse il titolo di re con il

nome di Mohamed V, e dopo la sua morte nel 1961 fu

sostituito dal figlio Hassan II. I primi anni dell’indipendenza

marocchina furono segnati da violenze e rivolte. Nel 1962 fu

approvata una costituzione che garantiva ampi poteri al re e nel

1963 si tennero le prime elezioni nazionali. Hassan II instaurò

un regime severo colpendo il movimento nazionalista ed ogni

tipo di opposizione alla monarchia. Il sistema repressivo,

affidato ai servizi segreti, fu rinforzato drasticamente durante gli anni ’70. Nonostante ciò Hassan

II riuscì a conquistarsi un vasto consenso sfruttando la causa nazionalista del Sahara Occidentale

abitata dal popolo Saharawi: con il ritiro della Spagna dal Sahara Occidentale nel 1975, il Marocco

invase, contemporaneamente alla Mauritania, la regione con la “Marcia Verde” e nel 1976 la

regione fu annessa per due terzi al Marocco e per un terzo alla Mauritania determinando un flusso

di profughi saharawi verso l’Algeria.

Il nuovo assetto non venne accettato però dal Fronte Polisario, il movimento nazionalista

saharawi, che proclamò l'indipendenza della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) nel

1976 e riconosciuta in seguito da molti membri dell'Organizzazione per l'unità africana (OUA).

Nel 1978, dopo che la Mauritania ebbe raggiunto un accordo di pace con il Fronte Polisario in

conseguenza delle pressioni di un nuovo governo interno succeduto tramite un golpe dello stesso

anno, il Marocco raddoppiò il proprio sforzo bellico invadendo anche la parte meridionale del

Sahara Occidentale.

Quell’anno inizia la costruzione di un muro che raggiungerà la lunghezza di 2700 km a difesa del

territorio occupato.

Sebbene indebolito dai continui episodi di guerriglia e dai frequenti disordini interni, il Marocco

non abbandonò il territorio conteso, inviando altre truppe a proteggerne le miniere di fosfati e le

città più importanti. Nel 1984, per protesta contro l'ammissione di una delegazione del Fronte

Polisario, Rabat abbandonò l'Organizzazione per l'unità africana. Nel 1981 il Marocco e il

Polisario, nell'intento di porre fine al conflitto, accettarono un piano delle Nazioni Unite, che

rimase tuttavia lettera morta per i contrasti circa la definizione del corpo elettorale che avrebbe

dovuto decidere, con un referendum, il futuro della regione contesa.

Nella seconda metà degli anni Ottanta Hassan II si ritrovò in forti difficoltà; egli infatti aveva da

una parte bisogno di ricostruirsi una migliore immagine internazionale, dall’altra di rafforzare la

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monarchia in vista di nuovo pericolo che si andava profilando con la comparsa dei movimenti

fondamentalisti islamici. Il re alawita, come diretto discendente del profeta Maometto e “capo dei

credenti”, godeva di un grande prestigio presso la comunità islamica marocchina; questo però non

lo sottraeva alle critiche delle reti fondamentaliste islamiche da poco attive in Marocco.

Stretto tra più fronti, per accattivarsi la fedeltà dei religiosi nel 1988 Hassan II inaugurò una decisa

azione di apertura nei confronti dell’opposizione socialista concedendo la grazia ad un gran

numero di detenuti ad esiliati. Questa apertura, seppure ritenuta ancora insufficiente dalle

opposizioni, valse al Marocco l’avvio di negoziati con l’Unione Europea e con la firma di

importanti accordi commerciali nel 1995.

Anche in materia di successione la politica di Hassan II fu segnata da questa apertura politica

orientata a conferire maggiore stabilità alla monarchia del nuovo progetto istituzionale. Nel 1996 il

re designò come successore al trono il figlio Sidi Mohamed e nel 1997 propose una nuova

costituzione che fu approvata dalle opposizioni.

Le elezioni legislative del novembre 1997 cambiarono radicalmente il panorama politico

marocchino. All’arretramento dell’Istiqlal corrispose infatti il successo della principale forza di

opposizione, l'Unione socialista delle forze popolari (USFP).

Nel gennaio del 1998 la guida di un governo di coalizione (comprendente tutti i maggiori partiti

compreso l’Istiqlal) fu affidata infatti a un membro delle opposizioni: il leader socialista

Abderrahmane Youssoufi.

Nel luglio 1999 Hassan II morì e sul trono del Marocco salì il figlio Sidi Mohamed con il nome di

Mohamed VI.

GEOGRAFIA E TERRITORIO

Il Marocco è parte dell’area politico-

geografica chiamata Maghreb, la quale

comprende anche la Mauritania,

l’Algeria, la Tunisia e il Libano.

Il suo nome arabo è Maghreb-el-Aqsa e

significa Estremo Occidente poiché esso

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è collocato nella parte più occidentale del Nord Africa.

Confina a Nord con il Mar Mediterraneo, ad Ovest con l’Oceano Atlantico, a Sud-Ovest con la

Mauritania e il Sahara Occidentale, a Sud-Est con l’Algeria.

All’interno del territorio marocchino esistono anche alcune enclave spagnole, testimonianza storica

della presenza dell’impero spagnolo nel Nord dell’Africa: Ceuta, Melilla, Peñón de Vélez de la

Gomera, Peñón de Alhucemas lungo la costa del Mediterraneo, le isole Chafarinas e le Canarie,

mentre l'isola Perejil, territorio pressoché disabitato in corrispondenza dello stretto di Gibilterra, è

tuttora disputato tra il Marocco e la Spagna.

Il territorio del Marocco è di circa 710.850 chilometri quadrati. Il litorale marocchino si estende

oltre 3.500 chilometri ( inclusoli territorio conteso del Sahara occidentale che copre 252,120 km² )

Il territorio è in buona parte montuoso. Il litorale che bagna il Mar Mediterraneo, lungo 450 km, è

ricco di scogliere frastagliate ed alte, mentre le coste atlantiche , lunghe 1500 km, sono

prevalentemente sabbiose, basse e l’unica insenatura naturale è quella di Agadir.

I fiumi e i corsi d’acqua sono di portata scarsa e incostante a causa delle scarse piogge durante la

gran parte dell’anno. Tra quelli che giungono fino al mare spiccano il Maulouya, che sfocia nel

Mediterraneo, e il Sebou che sfocia nell’Atlantico.

Il paese presenta quattro sistemi montuosi: il RIF, quasi parallelo alla costa mediterranea e

composto da montagne verdi e ricche d’acqua, il Medio Atlante ricco di boschi e laghi si unisce

all’Alto Atlante roccioso con vette che superano i 3000 metri di altitudine. L’Anti-Atlante occupa

la zona meridionale del paese e degrada a sud-est verso il deserto presentandosi più brullo e privo

di vegetazione man mano che si avvicina al margine settentrionale del Sahara. A sud della valle di

Draa si estende infatti il Sahara, regione desertica caratterizzata da dune sabbiose ed estese aree

sassose.

Il clima è influenzato sia dall’altitudine anche dalla morfologia e dalla maggiore o minore

vicinanza al mare, nonché dalla prossimità dell’anticiclone delle Azzorre.

La zona costiera, atlantica e mediterranea, ha delle temperature piuttosto costanti nei diversi

periodi dell’anno: è caratterizzata da clima temperato durante l’estate e mite durante l’inverno.

L’interno del paese presenta un clima essenzialmente continentale. Ottobre e novembre sono

spesso i mesi più asciutti dell’anno. Tra dicembre e marzo l’inverno e spesso nevoso al di sopra dei

1000 metri mentre sopra i 3000 metri si posso verificare temperature anche al di sotto dei 20°.

In estate il caldo è torrido e a sud si possono raggiungere punte massime di 50° .

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Le piogge sono frequenti ed abbondanti nei mesi tra

dicembre e febbraio soprattutto nella pianura del Rharb

compresa tra il Rif e il Medio Atlante.

La vegetazione risente delle variazioni di clima, che è

comunque di tipo mediterraneo. Sulle pendici dei monti

crescono ginepri, pini marittimi querce da sughero e

roveri. Altre varietà arboree presenti sono la palma,

l’eucalipto, il fico d’India. La vegetazione tende a

diradarsi nell’interno e a mano a mano che si procede

verso sud, dove predomina la steppa. La fauna è

rappresentata da numerosi erbivori, tra cui gazzelle, mufloni, cammelli; sono diffusi i macachi. A

protezione di questo patrimonio, soprattutto della flora, esistono due parchi nazionali.

Rabat è la capitale ed è situata sulla costa atlantica del paese, sulla sponda sinistra del fiume

Bouregreg, di fronte alla città di Salé. Conta 1,5 milioni di abitanti (2,3 milioni contando anche i

sobborghi).

Le altre principali città del Marocco dal punto di vista demografico-economico sono Casablanca,

che è la maggiore città e il porto più importante del paese, Fes e Marrakech, due grandi poli

commerciali, Tangeri, centro portuale sullo stretto di Gibilterra, Meknes , Oujda, Agadir, Kenifra

e Tétouan.

Dal punto di vista amministrativo il territorio del paese è suddiviso in 16 Regioni:

1. Chaouia-Ouardigha (Settat)

2. Doukkala-Abda (Safi)

3. Fes-Boulemane (Fes)

4. Gharb-Chrarda-Béni Hssen (Kénitra)

5. Grande Casablanca (Casablanca)

6. Guelmim-Es Semara (Guelmim)

7. Laâyoune-Boujdour-Sakia El Hamra (El

Aaiún)

8. Marrakech-Tensift-El Haouz (Marrakech)

9. Meknès-Tafilalet (Meknès)

10. Regione Orientale (Oujda)

11. Oued Ed-Dahab-Lagouira (Dakhla)

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12. Rabat-Salé-Zemmour-Zaer (Rabat)

13. Souss-Massa-Draâ (Agadir)

14. Tadla-Azilal (Béni Mellal)

15. Tangeri-Tétouan (Tangeri)

16. Taza-Al Hoceima-Taounate (Al Hoceima)

Inoltre su tutto il territorio sono presenti 37 province e due wilaya, cioè distretti cittadini

(Casablanca, Rabat-Sale).

ISTITUZIONI POLITICHE

Al vertice del regime giuridico della monarchia costituzionale marocchina è posto

il Re. Attualmente è Mohammed VI, il 18° monarca della dinastia alaouita che

occupa il trono del Marocco dalla metà del sec. XVII, e il 36° discendente diretto

del profeta Maometto. Rappresenta l’Autorità spirituale e temporale al tempo

stesso: egli è “Rappresentante Supremo della Nazione, Simbolo della sua

unità,garante delle

perennità e della continuità dello Stato, del rispetto dell’Islam e della Costituzione. Tutela i diritti e

le libertà dei cittadini, dei ceppi sociali

e delle collettività”.

Mohamed V

Il Re garantisce l’indipendenza della Nazione e l’integrità territoriale del Regno nei

suoi confini autentici (art. 19 della Costituzione del 1996).

• nomina il Primo Ministro. Su proposta del Primo Ministro, nomina gli altri

membri di Governo (art. 24).

• presiede il Consiglio dei Ministri (art. 25), il Consiglio Superiore della Magistratura, il

Consiglio Superiore dell’Educazione ed il Consiglio Superiore della Promozione Nazionale

e del Piano (art.32).

• promulga le leggi, firma e ratifica i trattati.

Hassan II

• è il Capo Supremo delle Forze Armate Reali (art. 30).

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• accredita gli Ambasciatori presso le potenze straniere. Gli Ambasciatori e i Rappresentanti

degli organismi internazionali vengono accreditati da Lui (art.31).

• dichiara lo stato di eccezione nelle condizioni stabilite dall’articolo 35 della Costituzione.

• esercita il diritto di grazia (art.34).

Mohamed VI

Il testo attuale della Costituzione, che stabilisce il regime di monarchia costituzionale democratica

e sociale, è il frutto di un’opera di sintesi avviata dal re Hassan II negli anni 1962, 1970, 1972,

1992, 1996.

L’ultima modifica, quella del 13 settembre 1996, ha come obbiettivo l’adattamento delle istituzioni

a uno spirito orientato verso la salvaguardia delle tradizioni e dell’autenticità del Regno. Ciò si può

vedere attraverso le innovazioni introdotte nel testo della Costituzione, ossia :

• L’istituzione di un sistema parlamentare bicamerale mediante la creazione di una Camera

intitolata “Camera dei Consiglieri” composta dai rappresentanti delle camere Professionali,

dei lavoratori dipendenti, e delle collettività locali. Questa Camera si avvale di poteri

deliberativi simili a quelli della Camera dei rappresentanti, con una posizione di primato

per quest’ultima, e si avvale della facoltà di dimettere il governo secondo condizioni

specifiche.

• L’elezione di tutti i membri della Camera dei Rappresentanti al suffragio universale

diretto.

• La reintroduzione dei “Piani di Sviluppo”, che vanno a sostituire i “Programmi Economici

e sociali integrati”. La loro elaborazione è di competenza del Consiglio Superiore della

Promozione Nazionale del Piano.

• L’innalzamento dello statuto della Corte dei Conti, la quale è ormai una istituzione

costituzionale la cui missione è in particolare, quella di garantire il controllo superiore

dell’esecuzione delle Leggi di finanze, in contemporanea alla creazione di Corti dei Conti

regionali.

• L’elezione della Regione come Collettività locale, accanto alle Prefetture, Province, e

Comuni del Regno.

• Il diritto di proprietà e la libertà di intraprendere sono garantiti dalla Costituzione del

Regno.

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Oltre ai diritti e protezioni riconosciuti e garantiti nel primo titolo della Costituzione, una nuova

disposizione riafferma solennemente il rispetto del Regno del Marocco ai diritti dell’Uomo “come

quelli che sono riconosciuti.” Questa aggiunta sancisce l’evoluzione che il Marocco ha visto nel

corso degli ultimi anni in fatto di rafforzamento e ampliamento delle libertà individuali e collettive.

Tra l’altro, la nuova Costituzione prevede l’attuazione di un Consiglio economico e Sociale.

Questa nuova Istituzione simboleggia la prevalenza del fattore sociale ed economico nelle scelte e

nell’azione politica del Marocco negli anni più recenti.

Nella distribuzione del potere politico in Marocco, secondo la Costituzione del 1996, il sovrano

Hassan II rappresenta lo snodo di tutte le manifestazioni del potere. In base all’art. 19 della

Costituzione infatti il re è “simbolo dell’unità, garanzia della permanenza e continuità dello stato”.

Il re in quanto simbolo dei credenti riunisce nella sua persona la doppia condizione di massima

autorità politica e massima autorità religiosa del paese. Nella Costituzione la figura del re è

descritta come sacra e inviolabile.

In relazione all’assetto istituzionale, nella persona del sovrano confluiscono in modo diretto e

indiretto i tre poteri costitutivi dello stato ( legislativo, esecutivo, giudiziario) . L’art. 27 Cost.

consente al sovrano di sciogliere una od entrambe le Camere del Parlamento per decreto ( dahir)

ma solo dopo aver consultato i presidenti delle Camere ed il Presidente del Consiglio

Costituzionale. Dopo aver sciolto le Camere il sovrano, in base all’art 72 Cost. 2 esercita, nel

frattempo, per sopperire al vuoto istituzionale, oltre ai poteri conferitigli dalla presente

Costituzione, anche quelli propri della Camera dei rappresentanti.

Dal punto di vista legislativo il re promulga le leggi ( art. 26 Cost.) e può inviare messaggi al

Parlamento senza possibilità di dibattito.

Dispone inoltre di un potere di veto legislativo a seguito del quale la Camera deve in ogni caso

avviare un dibattito, una nuova lettura della legge in questione ( artt. 67 e 68 Cost).

Può sottoporre a referendum qualunque proposta ritenga opportuna e può dichiarare lo stato di

emergenza avocando in questo caso a sé la totalità dei poteri.

Il re nomina il Primo ministro, per quanto riguarda il potere esecutivo (art. 24 Cost), e su

indicazione di quest’ ultimo nomina anche gli altri membri del governo. Può inoltre rimuovere i

membri ministri.

Il Governo è responsabile primariamente davanti al re, alla legge, e davanti al Parlamento ( art. 60

).

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Per quanto riguarda il potere giudiziario, il Re presiede il Consiglio Superiore delle magistratura

(art. 32) con il compito di nominare i magistrati (art.33) su proposta del Consiglio stesso.

Ne deriva che il ruolo attribuito dal monarca in Marocco è senza dubbio un ruolo di vertice

nell’organizzazione istituzionale e politica del paese.

Il sovrano, come già detto, ha un ruolo centrale anche in materia di religione. La formula religiosa

è recitata a nome del “ principe dei credenti”, inoltre ha anche il potere di scomunica, in modo tale

che ogni offesa a lui arrecata comporta allo stesso tempo un affronto alla religione.

Per quanto riguarda la conformazione partitica del Marocco quattro sono i grandi partiti di

opposizione: Istiqlal, Unione Socialista di Forze Popolari, Partito del Progresso e del Socialismo e

la Organizzazione per la Azione Democratica e Popolare. Questi partito hanno raggiunto in

generale un certo grado di consenso sui grandi temi dello stato.

A questi partiti si contrappongono quei partiti che si sono costituiti intorno alla monarchia e che

furono creati dall’Amministrazione. Sono i partiti rappresentanti il cosiddetto “ Marocco nuovo” i

quali definiscono le restanti forze politiche quali “retaggio del passato”. Questi sono l’Unione

Costituzionale, il Raggruppamento Nazionale degli Indipendenti, il Partito Nazionale Democratico

e il Movimento Popolare.

La Costituzione fa esplicito divieto di creare un sistema a partito unico (art. 3), nonostante la

comune origine della maggior parte dei partiti oggi esistenti in Marocco. I partiti sono riuniti in

coalizioni o gruppi più o meno stabili.

Esiste infatti un blocco cosiddetto “di opposizione” costituitosi nel 1992 con il nome di Unione

Democratica o Blocco Democratico (Koutla), che aspira a realizzare una maggiore

democratizzazione del paese attraverso una riforma della Costituzione, e un altro “pro-governativo.

I partiti che compongono il gruppo di opposizione sono il Partito della Istiqlal o PI ( partito della

Indipendenza), l’UNFP (Unione di Forze Popolari), l’USFP (Unione Socialista di Forze Popolari),

il PPS (Partito del progresso e del Socialismo), l’OADP (Organizzazione per la azione

Democratica Popolare), l’NRI (Raggruppamento Nazionale degli Indipendenti), il PND (Partito

Nazionale Democratico), l’UC (Unione Costituzionale), l’MP (Movimento Popolare), l’MPDC

(Movimento Popolare Democratico e Costituzionale), l’MNP (Movimento Nazionale Popolare).

A partire dalle prime elezioni municipali del maggio 1960 fu introdotto, probabilmente su

imitazione del modello francese, un sistema elettorale maggioritario a turno unico, il quale si è

mantenuto sostanzialmente inalterato fino ad oggi. La norma di riferimento e attualmente in vigore

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che regola il meccanismo elettorale è il decreto 1.77.177 del 9 maggio 1977 della legge organica

sulla composizione ed elezione della Camera dei Rappresentanti.

Riguardo alla composizione della Camera la legge elettorale, nell’art. 1, stabilisce una

configurazione semicorporativa, del Parlamento stabilendo che un terzo dei suoi membri siano

eletti attraverso le Camere professionali ed i Comuni. La Camera dei rappresentanti è composta da

333 membri, dei quali 222 eletti a suffragio universale diretto, 69 eletti da un collegio composto di

consiglieri comunali, 32 eletti da collegi formati dai membri delle Camere dell’Agricoltura, di

Commercio e dell’Industria, e dell’Artigianato, e 10, infine, da un collegio composto da

rappresentanti dei salariati ( rappresentanza ripartita tra i sindacati).

Questo meccanismo permette un notevole controllo della Camera da parte del regime poiché

quest’ultimo dispone di una rappresentanza guidata attraverso le Camere corporative.

Ogni legislatura, quindi il mandato dei parlamentari eletti, ha una durata di 9 anni.

Il Primo Ministro può impegnare la responsabilità del Governo dinanzi alla Camera dei

Rappresentanti, su una dichiarazione di politica generale oppure sul voto di un testo. La fiducia

può essere rifiutata, oppure il testo respinto, solo dopo il raggiungimento della maggioranza

assoluta dei membri che compongono la Camera dei Rappresentanti. Dopo tre giorni dal momento

in cui la questione di fiducia viene stabilita può intervenire il voto. Un rifiuto della fiducia

determina le dimissioni collettive del Governo.

La Camera dei Rappresentanti può mettere in discussione la responsabilità del Governo attraverso

il voto di una mozione di censura. Tale mozione viene approvata dalla Camera dei Rappresentanti

solo attraverso un voto ottenuto alla maggioranza assoluta dei membri che la compongono. Il voto

può intervenire solo tre giorni interi dopo la deposizione della mozione. Anche il voto di censura

implica le dimissioni collettive del Governo.

La Camera dei Consiglieri può votare delle mozioni di ammonimento o delle mozioni di censura

del Governo.

Per quanto riguarda la mozione di ammonimento al Governo, essa deve essere firmata almeno da

un terzo dei membri della Camera dei Consiglieri. Deve essere approvata a maggioranza assoluta

dei membri che compongono la Camera. Anche in questo caso il voto può intervenire solo dopo tre

giorni interi dopo la deposizione della mozione. Anche la mozione di censura può essere accolta

solo se firmata da almeno il terzo dei membri che compongono la Camera dei Consiglieri. Essa

viene approvata dalla Camera solo da un voto preso alla maggioranza dei 2/3 dei membri che la

compongono e il voto può intervenire soltanto tre giorni interi dopo la deposizione di tale atto.

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Il Parlamento è composto di due Camere, la Camera dei Rappresentanti e la Camera dei

Consiglieri.

I loro membri vengono eletti dalla Nazione e il loro diritto di voto è personale e non può essere

delegato. (art. 36 della Costituzione).

I membri della Camera dei Rappresentanti sono eletti per cinque anni al suffragio universale

diretto. La legislatura ha termine all’apertura della sessione di ottobre del quinto anno successivo

all’elezione della Camera.

Il Presidente della Camera dei Rappresentanti è eletto prima all’inizio della legislatura, e in seguito

alla sessione di aprile del terzo anno di quest’ ultima, e per il periodo rimanente a decorrere dalla

medesima. La Camera dei Consiglieri è composta in 3/5 dai membri eletti in ogni regione da un

collegio elettorale composto da rappresentanti delle collettività locali, e in 2/5 dei membri eletti per

ogni regione da collegi elettorali composti da eletti delle Camere Professionali, dei membri eletti a

livello nazionale da un collegio elettorale composto dai rappresentanti dei lavoratori dipendenti. I

membri sono eletti per nove anni e sono rinnovabili per terzo ogni tre anni.

Il Parlamento ha potere legislativo e tiene le proprie sedute, che avvengono in forma pubblica,

durante due sessioni all’anno, può essere riunito in sessione straordinaria, sia su richiesta della

maggioranza assoluta dei membri dell’una delle due Camere, sia per decreto.

L’iniziativa legislativa appartiene contemporaneamente al Primo Ministro e ai membri del

Parlamento. Un progetto o proposta di legge viene depositato presso una delle due Camere e

successivamente esaminato dai due rami del Parlamento allo scopo di giungere all’adozione di un

testo unico. La Camera consultata per prima esamina il testo del progetto di legge presentato dal

Governo o della proposta di legge iscritta; una Camera consultata con un testo votato dall’altra

Camera, delibera sul testo che le viene trasmesso.

Il Governo è composto dal Primo Ministro, nominato dal Re, e dai Ministri, nominati dal Re su

proposta del Primo Ministro. E’ responsabile dinanzi al Re e dinanzi al Parlamento. Garantisce

l’esecuzione delle leggi e dispone dell’amministrazione. Il Primo Ministro ha l’iniziativa delle

leggi; esercita il potere regolamentare e assume la responsabilità della coordinazione delle attività

ministeriali. Nessun progetto di legge può essere depositato a cura del Primo Ministro presso una

delle due Camere prima che vi sia stata delibera in sede di Consiglio di Ministri.

Il Consiglio dei Ministri viene consultato, previamente ad ogni decisione:

• su questioni riguardanti la politica generale dello Stato;

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• sulla dichiarazione di stato di assedio;

• su la dichiarazione di guerra;

• sull’impegno della responsabilità del Governo dinanzi alla Camera dei Rappresentanti;

• su dei progetti di legge, prima del deposito presso una delle due Camere;

• sui decreti regolamentari;

• sul progetto di piano;

• sul progetto di revisione della Costituzione

ECONOMIA

Il Marocco, paese ad economia tradizionalmente agricola e di allevamento, sin dall'anno della sua

indipendenza ha attraversato gravi crisi economiche, dovute prima alla guerra intrapresa nel 1975

con l'occupazione del Sahara Occidentale e alle conseguenti difficoltà derivanti dallo sforzo

bellico, e in seguito a causa della grave siccità del 1980-81, che provocò scarsità di generi

alimentari e portò l'indebitamento del paese a livelli intollerabili. Nel 1992 il Marocco intraprese

un processo di risanamento della propria economia, interrotto però nel 1995 ancora una volta a

causa di gravi siccità.

Nonostante negli ultimi anni il Marocco abbia sperimentato una rapida industrializzazione

dell’economia, esso rimane un paese essenzialmente legato ad una produzione di tipo agricolo, il

quale impiega oltre il 50% della forza lavoro e produce il 12,4% del PIL.

L'economia agricola è tesa per lo più al soddisfacimento delle esigenze di autoconsumo della

popolazione. Considerato che più della metà del territorio è occupata da regioni improduttive,

risulta che la superficie produttiva supera di poco i 5.300.000 ettari, cioè circa la nona parte del

Paese. Attuato in vaste aree è ancora l'allevamento del bestiame ovino e caprino. A partire dal

secolo scorso, l'importanza delle rotte carovaniere su cui era incentrato un sistema economico

autonomo si è andata affievolendo sempre più mentre è aumentata quella legata a un'economia

mercantile e di esportazione rappresentata soprattutto da fosfati, agrumi e primizie orticole mentre

le importazioni riguardano principalmente cereali, idrocarburi, prodotti siderurgici e chimici,

legname e beni strumentali. Il settore industriale, in modo particolare quello manifatturiero, attrae

invece crescenti flussi di investimenti dall'estero. Le aziende marocchine sono gravate però dagli

alti costi dell'energia, dalle tasse, dall'inflessibile legislazione sul lavoro e dalle debolezze delle

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infrastrutture. Aiutate finora dagli alti dazi all'importazione, molte ditte marocchine avranno un

futuro incerto dopo il 2010, anno in cui entrerà in vigore l'accordo di associazione con l'UE,

stipulato il 1° marzo 2000. Una delle principali fonti di produzione di ricchezza del paese può

considerarsi il settore dei servizi con il 57,2% sul totale delle produzioni nazionali. Tra le altre

attività produttive particolare importanza va rivestendo anche il comparto del turismo, soprattutto

nelle zone di Marrakesh ed Agadir. La maggior parte delle attività economiche resta concentrata

nelle regioni delle due maggiori città del paese, Casablanca e Rabat, malgrado il Governo stia

cercando di

incentivare

l'industrializzazione

di altre regioni

meno popolate. In

particolare, alla fine

degli anni ‘90 è

stato formulato un

piano di sviluppo

delle vaste province

del nord in cui è

concentrato il 20%

della popolazione

del paese. Diversi miliardi di dirhams, la moneta marocchina, sono stati così già investiti in tali

aree per vari progetti riguardanti l'industria, l'agricoltura, la pesca, l'insegnamento ed il turismo. Lo

stato occupa un posto determinante nell’andamento dell’economia nazionale: l'aumento dello

sviluppo del settore non agricolo è stato guidato nei primi mesi del 2006 dal settore dei lavori

pubblici (+ 7,7%), dal commercio (+ 6,8%), e dai trasporti e telecomunicazioni (+6,1%). C'è stato

inoltre un forte sviluppo nel settore manifatturiero che è aumentato nei primi tre mesi del 2006 del

3,9%, rispetto allo 0,8% dello stesso periodo del 2005. Questa espansione è stata aiutata dalla

ripresa delle esportazioni dei prodotti tessili ed elettronici, nonostante la forte concorrenza cinese

ed indiana.

Il governo ha anche ammesso che per accelerare la crescita sono necessarie ulteriori riduzioni delle

tariffe doganali ed una semplificazione del regime del commercio. Sono stati infine identificati

numerosi interventi di politica industriale volti a ridurre i costi e incrementare la produttività

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dell'industria marocchina, e le Autorità confidano che questa razionalizzazione permetterà di

raddoppiare il valore dell'output industriale entro il 2013. Il Governo sembra ormai pronto a

lanciare anche una radicale riforma del settore agricolo per ridurre la dipendenza dai cereali,

altamente sensibili a periodi di siccità, e aumentare la superficie coltivata con piante ad alto valore

aggiunto, come gli ulivi. Occorre però considerare che tale politica accelererà il processo di

inurbamento della popolazione: se tale fenomeno non verrà adeguatamente gestito, aumenterà

sensibilmente il rischio dell'insorgere di tensioni sociali e politiche.

Nel complesso si può constatare che l'economia marocchina comincia a beneficiare degli effetti dei

programmi di riforma economica finora portati avanti: gli investimenti esteri, seppure in modo

discontinuo, stanno crescendo rapidamente e, nonostante l'agricoltura continui a rivestire una

grande importanza, tutti i settori non agricoli cominciano a registrare crescite costanti.

Nell'ultimo rapporto ufficiale, il fondo Monetario Internazionale (FMI) ha fornito una prospettiva

relativamente ottimistica per l'economia del Marocco. Tuttavia il FMI ha ancora delle perplessità

circa la velocità delle riforme strutturali e della politica fiscale del paese. I dati dei primi cinque

mesi del 2006 hanno confermato queste preoccupazioni. La Banca Mondiale ha inoltre criticato

l'uso delle privatizzazioni per finanziare la spesa corrente, piuttosto che investire nei settori

produttivi.

La politica economica del governo punterà comunque su uno sviluppo economico più veloce

cercando di ridurre la disoccupazione e la povertà della popolazione. L'intenzione è di migliorare

l'apparato burocratico riformando le regole sul diritto al lavoro (è ancora attesa una riforma sulla

legislazione al diritto di sciopero), nonché sulla proprietà privata. Le riforme puntano anche al

rilancio delle imprese, agevolando la nascita di nuove iniziative economiche, migliorando il

controllo bancario nonché liberalizzando le telecomunicazioni ed i settori dell'aeronautica ed

energetico.

Ulteriori riduzioni delle tariffe, accompagnate da una semplificazione delle regole commerciali,

sono progettate allo scopo di ampliare lo sviluppo economico del paese. Queste misure, con gli

accordi commerciali raggiunti con gli Stati Uniti e l'UE, dovrebbero rilanciare l'investimento

interno.

Il governo garantisce anche che si muoverà - seppur lentamente - verso una maggiore flessibilità

del tasso di cambio nel corso dei prossimi cinque anni. Le privatizzazioni continueranno sia nel

settore industriale, sia nei servizi, compreso quello bancario. Così come darà la priorità allo

sviluppo del settore turistico, il governo, con il recente programma “vendita della terra”, sembra

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rivolgersi anche alle problematiche del settore agricolo eccessivamente dipendente dalla

produzione di cereali.

Il programma dell'Haut Commissariat (HCP), prevede che lo sviluppo nel settore agricolo crescerà

del 30,6% grazie all'aumento della produzione di cereali. D'altra parte, anche l'industria edilizia

continuerà a trarre vantaggi dai programmi governativi di alloggiamento e di sviluppo delle

infrastrutture, passando da un 5,9% di aumento del 2005 ad uno sviluppo del 7,4% nel 2006.

Nel biennio 2006/07 l'aumento di competitività della moneta nazionale dovrebbe stimolare la

domanda europea nei confronti delle produzioni marocchine. L'espansione degli investimenti

dovrebbe continuare in linea con la privatizzazione e la crescita degli investimenti stranieri nel

turismo, nel tessile e nel settore bancario.

Il Marocco è strutturalmente un paese con un sostanziale deficit commerciale. L'ultimo decennio

ha infatti registrato un generale aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni, causato

anche dalla perdurante siccità che ha determinato una massiccia crescita delle importazioni di

generi alimentari, in special modo di grano. Il governo prosegue intanto con il piano per la piena

liberalizzazione dell'economia e per l'integrazione nel mercato mondiale. Oggi infatti è consentita

la libera importazione di quasi tutti i prodotti senza restrizioni quantitative; le procedure del

commercio estero sono state semplificate ed è stata riformata la normativa fiscale e liberalizzato il

mercato finanziario. La maggior parte degli scambi commerciali avvengono con l'Unione Europea

(67% delle esportazioni) mentre l'integrazione commerciale con i paesi del Mediterraneo che non

appartengono all'Unione Europea non è molto accentuata a causa dei difficili rapporti con alcuni di

questi paesi.

I beni importati sono costituiti da petrolio greggio, beni di investimento, semilavorati e prodotti

energetici. Le esportazioni riguardano i prodotti agricoli, crostacei, molluschi, conserve di pesce,

prodotti tessili ed in pelle, fertilizzanti. Il inoltre Marocco è il più grande esportatore al mondo di

fosfati.

DEMOGRAFIA-LINGUA-ETNIE

Dal punto di vista etnologico e culturale il Marocco si presenta come un paese eterogeneo sebbene

la componente berbera appare predominante. La sua eterogeneità è dovuta in maniera

preponderante alle tante influenze subite, in parte attribuibili ai flussi migratori.

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Del totale della popolazione gli arabi e i berberi arabizzati costituiscono il 60%, i berberi Mauri il

36%, mentre africani del Sud, europei e altri costituiscono il 4%.

La popolazione marocchina, con una densità di70 ab./km², ammonta ad oltre 30 milioni e 300 mila

abitanti, di cui il 51% vive nelle aree urbane del centro e del nord-est, che costituiscono il 10%

dell'intero territorio del paese. Circa il 59% della popolazione ha tra i 15 ed i 64 anni, il 38% ha

meno di 15 anni ed il tasso annuale di crescita è intorno al 2,4%. Tra la popolazione marocchina la

speranza di vita si aggira attorno ai 70,6 anni con un tasso di mortalità infantile di circa il 4,1%.

La eterogeneità si riflette anche sul piano linguistico: l’arabo è certamente la lingua ufficiale ma

esistono di esso anche diversi dialetti, presenti nelle campagne e nelle zone montuose, come il

Tamazight ( berbero) parlato nella zona del Rif, l’Atlante e il Souss. Si può dire che questa lingua

varia a seconda delle regioni.

L'arabo parlato dai marocchini è il darija, molto diverso da quello parlato nel Medio Oriente.

La lingua ufficiale è quindi l'arabo. Tuttavia Il francese è parlato e capito dalla stragrande

maggioranza della popolazione e in alcune aree costiere si risente anche l'influenza della lingua

spagnola.

La popolazione di religione musulmana, principalmente sunnita, è caratterizzata da percentuale che

raggiunge il 99% del totale, mentre un'esigua minoranza è rappresentata da circa l'1,1% di cristiani

e lo 0,2% di ebrei.

La quasi totalità della popolazione del Marocco è quindi di religione islamica con la presenza di un

ramo fortemente mistico che ha trovato terreno fertile nelle tradizioni e superstizioni berbere. I

musulmani ortodossi, residenti soprattutto nelle città, considerano devianti questi culti e non li

guardano con simpatia. Durante la dominazione romana il Cristianesimo si era diffuso

notevolmente in tutto il Nord Africa per poi estinguersi; al giorno d'oggi i cristiani in Marocco

sono assai pochi, soprattutto europei lì residenti.

Nella società marocchina è la posizione all’interno di questa che determina la persona. Lo spazio

sociale è strutturato secondo cerchi concentrici: la famiglia, la famiglia estesa, il villaggio, il paese

e poi l’intero mondo. Il concetto di persona in Marocco, richiamando alla definizione data da

Geertz nel 1988, è un concetto spaziale e relazionale.

La società marocchina è fortemente legata alle sue tradizioni e ai suoi costumi, in modo particolare

a quelle che riguardano l’ambiente familiare. Per un lungo periodo la donna è appartenuta all’uomo

e si è trovata sotto la sua autorità dal momento che era soggetta alla tutela del capo famiglia, del

padre o fratello e poi del marito. Per contrarre un matrimonio è necessario che vi sia un assenso del

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tutore, figura ricoperta dal padre, dal fratello oppure da un altro parente. Solamente il marito può

decidere il divorzio dalla moglie attraverso l’istituto del ripudio. Il Corano contempla la possibilità

che vi sia poligamia tuttavia questa è una pratica poco diffusa. All’ambito religioso appartiene

anche la questione dell’eredità: la donna ha diritto alla metà della parte che spetta al fratello.

Le questioni riguardanti la struttura della famiglia tuttavia stanno attraversando un periodo di

dibattito e rinnovamento soprattutto dall’ottobre del 2003 con la nuova mudawwana, cioè il codice

della famiglia.

BIBLIOGRAFIA-FONTI E LINK UTILI

• Hakim mohammed belhatti “marocco, storia, società e tradizioni, arte e cultura, religione”,

edizioni pendragon , bologna 2000

• Wikipedia

• Globalgeografia.com

• www.ambasciatadelmarocco.it

• www.ice.gov.it

• Di Misk Hamid “Breve storia del colonialismo francese e spagnolo in Marocco”,

pubblicato 2006 Edizioni Associate