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2 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Il terrorismo e i bambini: l’infanzia
che non c’è più
di GRETA ORSI
Se non cambiasse mai nulla
non ci sarebbero le farfalle
di MIA MARTINEZ
& RACHELE PELLEGRINI
Morire per delle idee
di CHIARA BARTOLI
Sottomissione: prospettive dopo la strage
di ALESSANDRO AGNITTI
……………………………………
Lucca Film Festival
di MATILDE DAL CANTO
Inaugurazione del Cineforum
di IACOPO COTALINI
……………………………………
Primo viaggio AVITAE: una settimana
all’Orestad Gymnasium di Copenhagen
di CAMILLA ANGELOTTI
……………………………………
David Cronenberg
di GIOVANNI GIANNINI
……………………………………
Baustelle
di MATTEO ANASTASIO
Tristi lettere d’amore dal “Wrong Side
of the road”
di STEFANO SESTANI
……………………………………
Sofonisbe risponde...
di SOFONISBE
Il Topo Impertinente
……………………………………
Giochi
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C aro Matteo,
dopo aver dedicato al tuo più fa-
moso (ma non te la prendere, eh!)
omonimo politico parole di elogio,
ho deciso di rivolgere anche a te sinceri com-
plimenti per i tuoi successi politici. Il tuo
partito è l’unica opposizione (come, in Italia
esiste ancora?) che supera il 10 % e che non
cerca un giorno sì e un giorno no di tuffarsi
nel gran calderone del PD (Partito Dellana-
zione). Devi però ammettere che ultimamente
non te la sei passata bene, durante l’elezione
del Presidente della Repubblica il tuo parere è
contato “come el 2 de coppe co’ndemo a
bastoni”, come direbbero nel tuo amato nord,
ma non credo che questo ti abbia particolar-
mente preoccupato; infatti, quando il neoelet-
to Mattarella ha convocato tutte le opposizio-
ni (e tu sei all’opposizione, ricordi?) hai rifiu-
tato l’incontro, liquidando la questione con un
“Che ci vado a fare? Cosa devo chiedergli? Il
numero del suo parrucchiere?”.
Non preoccuparti se senti un complesso di
inferiorità nei confronti del tuo omonimo-al-
potere: la tua carriera politica è stata molto
più dirompente della sua. Nel lontano 2009,
quando il Matteino fiorentino era già sindaco
di Firenze, tu eri ancora un giovane militante
che a Pontida cantavi sotto un gazebo: “Senti
che puzza, scappano anche i cani. Sono arri-
vati i napoletani…”. Tranquillo, Matteo, sap-
piamo che hai cambiato idea: adesso ai
“terun” vuoi bene, hai anche presentato una
lista “Il Sud con Salvini”. Certo, in molti ti
accuseranno di opportunismo politico, ma
non capiscono niente di politica: tu sei soltan-
to un po’ confuso, no? E, caro Matteo, io ti
capisco perfettamente, ogni tanto hai questi
lapsus: nel dicembre 2013 sei stato a protesta-
re fuori dall’Europarlamento con alcuni am-
ministratori locali del tuo partito, e nella foga
del momento ti sei scordato che anche tu ne
facevi parte. Ma nessuno è perfetto, no? E poi
c’è la necessità di rinnovare, di
“rottamare” (ops, questa non era tua!): e chi
meglio di te può farlo, mio caro? Chi meglio
di uno che ha proposto a Milano una nuova
metro, in salsa apartheid, “con posti o vagoni
riservati ai milanesi o alle donne che si sento-
no insicure per la maleducazione degli extra-
comunitari”? Chi meglio del segretario di un
partito che ogni anno organizza una simpatica
festicciola animata da individui verdastri
agghindati con corna da vichingo, in cui vie-
ne ripetuto un giuramento del 1167 e in cui
viene prelevata la “purissima acqua padana”,
insomma una vera festa rivolta al futuro?
Oltre che la tua coerenza e la tua modernità,
voglio lodare anche la tua perspicacia: hai
finalmente risolto il problema del continuo
flusso di migranti nel Canale di Sicilia. Aiu-
tiamoli sì, ma lasciamoli al largo! E che mica
deve sempre andare a finire come la pubblici-
tà dell’Amaro Montenegro? (a proposito, che
ci fanno quattro musicisti su una chiatta in
mezzo al mare? n.d.a.). Sei un genio, un au-
tentico genio! Continua così e sono sicuro che
vincerai le prossime elezioni, se mai ci saran-
no. Oppure puoi fare come il tuo omonimo
fiorentino e farti dare l’incarico dal Presiden-
te della Repubblica. Vedi che magari facevi
bene ad andarci a quel colloquio? Magari
iniziavate a fare amicizia e, chissà, forse il
numero del suo parrucchiere te lo dava dav-
vero!
Un “terun” della Toscana (ma ora non lo
siamo più, vero?)
P.S. Ho appena scoperto un’altra tua illumi-
nante dichiarazione “Qualche calcio in culo a
qualche giornalista servo infame comincere-
mo a tirarlo”. Onde preservare l’integrità
delle mie natiche, ti assicuro che questa
lettera non era ironica. Conto sulla tua intel-
ligenza e moderazione.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Caro Matteo ti scrivo… pt. 2 Alessandro Marchetti III C LC
l’Editoriale
Att
uali
tà
N el suo discorso
per il giuramen-
to, il neo Presi-
dente della Re-
pubblica, Sergio Mattarella,
ha sottolineato l’importanza
della lotta al terrorismo e ha
ricordato Stefano Taché, il
bimbo di due anni rimasto
ucciso il 9 ottobre 1982,
nell’attentato Sinagoga di
Roma a opera di un gruppo
di terroristi palestinesi.
Mentre ascoltavo il Presi-
dente, i miei pensieri conti-
nuavano a concentrarsi su
quella bambina fatta saltare
in aria dai terroristi di Boko
Haram in un mercato di
Maiduguri, in Nigeria, pro-
prio nei giorni in cui il mon-
do era in lutto per Charlie
Hebdo.
La violenza contro i bambi-
ni, messa in atto dalle orga-
nizzazioni terroristiche di
tutto il mondo, è un argo-
mento attuale e, purtroppo,
ancora troppo poco discusso.
Leggo, mi informo, tuffo il
naso nella cronaca più o
meno recente per capire a
che punto arriva la strage di
innocenti, quanto i bambini
sono legati al terrorismo, e
scopro massacri di cui si è
parlato poco alla televisione
e sui giornali.
Dicembre 2014, Pakistan. A
Peshawar i talebani fanno
strage in una scuola: muoio-
no più di 130 bambini fra i
6 e i 16 anni, figli di militari.
Il portavoce dei talebani
pachistani, Mohammed
Umar Khorasani, rivendica
l’attentato con queste parole:
“Il governo sta prendendo di
mira le nostre famiglie e le
nostre donne. Vogliamo che
provino lo stesso dolore.”
Lo stesso giorno, muoiono
altri sedici bambini in Ye-
men, in un attacco ad un bus
scolastico.
Otto mesi prima, in Nigeria,
i jihadisti di Boko Haram
4
Il terrorismo e i bambini:
l’infanzia che non c’è più Greta Orsi IV D LSU
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
5
hanno fatto irruzione in una
scuola spacciandosi per sol-
dati e hanno rapito 270 stu-
dentesse cristiane fra i 15 e i
18 anni. Le hanno ridotte in
schiavitù, vendute come
schiave e “spose” in nome di
Allah, come ha detto il leader
dei terroristi, Abubakar
Shekauha.
I Boko Haram (che significa
letteralmente “l’educazione
occidentale è peccato”) ucci-
dono più di Ebola e nel gen-
naio scorso, a pochi mesi
dalle elezioni presidenziali in
Nigeria, hanno distrutto sedi-
ci villaggi, uccidendo duemi-
la persone, proprio nei giorni
dell’attentato a Parigi a opera
dell’Isis.
Già a dicembre i terroristi
nigeriani avevano fatto saltare
in aria due donne al mercato,
come hanno fatto l’11 gen-
naio, imbottendo di esplosivo
tre bambine nel giro di due
giorni e causando complessi-
vamente la morte di più di
venti persone.
Nel frattempo, altri bambini
sono rimasti vittime
di attacchi terroristici
nel West Bank, Israele e in
Pakistan.
Il 2014 è stato «un anno de-
vastante per milioni di bambi-
ni» afferma Anthony Lake,
Direttore dell’UNICEF.
«Bambini sono stati uccisi
mentre erano nelle loro aule a
studiare o mentre dormivano
nei loro letti. Mai nella storia
recente così tanti bambini
sono stati soggetti a brutalità
così orribili.»
A livello globale, sono 230
milioni i bambini che vivono
in Stati e regioni attualmente
colpite da conflitti armati e
sono 300 mila i bambini sol-
dato al di sotto dei 18 anni
che attualmente combattono.
Le stragi di bambini conti-
nuano anche in Siria, dove i
miliziani dell’Isis, nella loro
folle conquista del territorio,
si lasciano dietro una lunga
scia di sangue.
Secondo quanto dichiarato al
Consiglio di Sicurezza
dell’Onu da Leila Zerrougui,
rappresentante speciale delle
Nazioni Unite per i minori nei
conflitti armati, da gennaio
2014 in Iraq almeno 700
bambini sono stati uccisi o
mutilati, vittime anche di
esecuzioni sommarie, mentre
l’UNICEF ha stimato che
entro il 2015 saranno più di 8
milioni e 600 mila i minori
siriani vittime del terrorismo
dell’Is e della guerra civile.
Ci sconvolge la denuncia
choc dell’ONU sulle barbarie
dell’Isis: bambini iracheni
rapiti, venduti come schiavi
del sesso, torturati con la
crocefissione, sepolti vivi
oppure uccisi in massa. Ra-
gazzini ammazzati perché
guardano una partita di cal-
cio, usati come kamikaze,
costruttori di bombe e infor-
matori.
Da mesi, inoltre, non smetto-
no di diffondersi in rete i
video che documentano gli
orrori perpetrati dallo Stato
Islamico, che non solo massa-
cra i bambini, ma li rapisce a
centinaia, dagli ospedali e
dalle scuole, inserendoli nelle
proprie “scuole” coraniche,
indottrinandoli all’estremi-
smo religioso e arruolandoli
nelle proprie fila armate,
come denuncia l’Osservatorio
per i diritti umani in Siria.
E’ in uno di quei video che si
vede un bambino di dieci anni
sparare a due prigionieri ka-
zaki accusati di essere spie
russe. Lo stesso bambino
appare in un video di novem-
bre mentre si addestra per
imparare ad usare i kalashni-
kov e dice: “Sarò uno di quel-
li che vi sgozzerà.”
L’Isis non solo priva i bambi-
ni della loro infanzia, li usa
per fare propaganda, ma in
questo modo costituisce una
preoccupante minaccia per-
ché forma i jihadisti del futu-
ro, bambini plagiati, converti-
ti ai principi dell’estremismo.
L’Isis lascia mine sul territo-
rio del domani.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Att
uali
tà Se non cambiasse mai nulla
non ci sarebbero le farfalle Mia Martinez & Rachele Pellegrini III B LC
6
" Todos somos americanos": con que-
ste parole il presidente degli Stati
Uniti d'America Barack Obama ha
concluso il suo discorso alla nazione
lo scorso 17 dicembre. Un piccolo passo, un
cambio di rotta nelle relazioni con l'isola a
soli 90 miglia di distanza dal continente
americano, ma così lontana e opposta per
politica, economia e filosofia: Cuba.
Cinquacinque anni dopo l'embargo, "el
bloqueo", nei confronti dell'isola caraibica e
la rottura delle relazioni diplomatiche, l'an-
nuncio dei due leader, che prima di parlare
alla nazione si erano sentiti al telefono, è
avvenuto lo stesso giorno della liberazione
del contractor americano Alan Gross - rila-
sciato da Cuba dopo cinque anni di prigio-
nia - e di un agente cubano che lavorava per
i servizi segreti americani. In cambio gli
Usa hanno liberato tre membri dell'intelli-
gence di Cuba.
L'intenzione dei due leader, Raul Castro e
Obama, è quella di normalizzare le loro
relazioni, nonostante la "storia complicata"
degli anni all'indomani della rivoluzione
castrista. "Adesso inizia un nuovo capitolo",
ha continuato il capo della Casa Bianca. "Le
cose principali sono state risolte. Questo
non vuol dire che l'embargo economico sia
stato risolto. Restano delle differenze", ha
specificato Castro nel suo discorso, aggiun-
gendo che "la decisione di Obama di impri-
mere una svolta ai rapporti merita il rispet-
to e la riconoscenza del nostro popolo".
Intenzionato a porre fine all'embargo, il
presidente americano deve però prima atten-
dere il voto favorevole del congresso ameri-
cano.
I due Paesi hanno annunciato l'avvio di
colloqui al fine di arrivare a una normaliz-
zazione delle relazioni e all'apertura di
un'ambasciata statunitense all'Avana già nei
prossimi mesi. Obama, che ha affidato l'ini-
zio del dialogo al segretario di Stato John
Kerry, ha garantito una serie di misure di-
stensive; prima fra tutte le aperture recipro-
che; la cancellazione delle restrizioni sui
viaggi e il ristabilimento delle relazioni
diplomatiche. Cuba sarà inoltre tolta dalla
lista nera dei Paesi che sponsorizzano il
terrorismo, aumenteranno i collegamenti per
le telecomunicazioni e sarà infine possibile
inviare denaro nell'isola.
Pur non sfociando in un diretto conflitto
armato, "el bloqueo" ha avuto le caratteristi-
che di una vera e propria guerra, dal punto
di vista diplomatico, economico e legale
delle relazioni. Nonostante la forte reazione
dei repubblicani, contrari a questa svolta,
convinti che la fine dell'embargo sia "un
precedente pericoloso di cui gli americani
pagheranno le conseguenze", il discorso dei
due leader ha ridato speranza al popolo
cubano e ha dimostrato come, al di là delle
enormi differenze e dei contrasti della se-
conda metà del secolo scorso, il cambia-
mento e il progresso siano sempre possibili.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
7
D ove finisce la libertà di un uo-
mo?
Tra le bandiere che portano lo
stemma di un regime, tra le
lacrime di una madre che piange il figlio
morto per difendere un ideale, tra i tagliatori
di teste e i kamikaze che nell’atto di uccide-
re ripetono “Allah akbar, Dio è grande”.
Ora, com’è possibile che si combatta e si
uccida per qualcosa d’invisibile e forse
inesistente? E’ questo il fanatismo: la cecità
che impedisce di vedere la realtà dei fatti e
che spinge a compiere gesti estremi su se
stessi e sugli altri.
Il fanatico ha una visione ben definita di sé
e del suo obbiettivo e non si sofferma sul
perché agisce ma lo fa e basta, andando in
cerca di chi non la pensa come lui affinché
sia punito e giustiziato, anche a costo di
farsi saltare in aria. Ma come si può privare
un uomo, una donna, un bambino, della
propria libertà? Un uomo che ama un altro
uomo, una donna che guida, un bambino
che gioca a calcio, e per questo torturati,
giustiziati, uccisi, per aver disobbedito alla
“legge”. Questi non hanno diritto di vive-
re?!
Ma i carnefici si sono dimenticati che anche
la vita stessa è dono di Dio e perciò destina-
ta ad essere protetta, rispettata senza pensa-
re troppo all’aldilà. Così hanno dichiarato
guerra all’Occidente e con esso la sua cultu-
ra, la sua storia, la sua arte.
Tutto questo fa ricordare un uomo, al con-
trario europeo, che diede l’ordine di far
bruciare milioni di libri nelle piazze france-
si, viennesi, tedesche, con l’intento di offu-
scare la mente degli uomini per limitarli a
materia non pensante e quindi facile da
suggestionare. Ciò ci dimostra che niente è
cambiato. Il mondo è rimasto sempre lo
stesso nella sua bellezza e nella atrocità, due
forze contrastanti ma eternamente unite, in
mezzo alle quali, si trovano i Pochi che non
si avvalsero né dell’una né dell’altra.
“Coloro che seppero mantenere la testa
quando tutti intorno la perdevano”, coloro
che riconobbero la pazzia e cercarono di
combatterla. Furono, sono e saranno questi i
veri eroi: coloro che muoiono per difendere
la nostra libertà dal carnefice, dal dittatore,
dal fanatico e che sperano che tutto il loro
sforzo non sia dissipato dall’indifferenza.
Tra quei Pochi, un leader della resistenza
greca durante il regime dei colonnelli morì
per aver attaccato il potere in difesa della
democrazia e della verità. A distanza di anni
resta il suo messaggio, un invito a combat-
tere e a vincere senza farsi piegare dagli
altri.
“E tu se vuoi trovarti tra quei pochi/ sappi
che diventerai compagno del deserto/ Che
da solo parlerai, piangerai e ti arrabbierai/
Più tardi piangerai e ti arrabbierai/ Più
tardi ancora penserai solamente e piange-
rai/ quando sarai lassù/ sappi che dopo
troverai la verità o la follia/ forse sono due
cose uguali/ Ma tu spera”.
Alekos Panagulis 1971 - Delirio
Morire per delle idee Chiara Bartoli I B LC
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Att
uali
tà
G li avvenimenti di
Parigi del mese
scorso hanno
scosso, più o
meno consapevolmente, le
coscienze di tutti noi europei
che, dimentichi delle ferite
di Londra e Madrid, ci sia-
mo ricordati di non essere
poi così tanto invulnerabili.
Un libro in particolare ha
alimentato il dibattito lette-
rario d’oltralpe già alcune
settimane prima dei fatti di
Parigi: si tratta di Sottomis-
sione, dello scrittore france-
se Michel Houellebecq, il
cui romanzo - per una crude-
le ironia della sorte - è uscito
nelle librerie francesi pro-
prio la mattina dell’assalto
alla redazione di Charlie
Hebdo.
Da alcuni tacciato di islamo-
fobia e considerato un vero e
proprio cadeaux de Noël per
la leader di destra Marine Le
Pen, elogiato da altri come
esempio di romanzo distopi-
co al pari di 1984 di Orwell
e Il mondo nuovo di Huxley,
Sottomissione ha comunque
il merito di essere un libro
che fa riflettere.
Il romanzo racconta un ipo-
tetico futuro prossimo per la
Francia, lacerata da conflitti
interni tra movimenti identi-
tari di destra e organizzazio-
8
Sottomissione: prospettive dopo
la strage Alessandro Angnitti III A LC
Ora che le matite sono state posate, le piazze si sono svuotate e il dibattito
#jesuisCharlie/#jenesuispasCharlie va scemando, è arrivato il momento di interro-
garci sulle reali implicazioni dell’attentato di Parigi. Il romanzo “Sottomissione” di
Michel Houellebecq, da poco uscito nelle librerie italiane, costituisce uno spunto
ideale per riflettere sulla vicenda.
Copertina del libro “Sottomissione” di Michel Houellebecq
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
9
ni islamiste salafite, in un
clima di violenze e tensioni
che ricordano le rivolte nelle
banlieues francesi del 2005
(che forse non molti di noi
ricordano perché ancora trop-
po piccoli). Intanto la scena
politica è dominata da due
partiti, il Front National di
Marine Le Pen e la Fratellan-
za Musulmana di Mohammed
Ben Abbes, leader carismati-
co portavoce di un Islam
moderato. Quest’ultimo rie-
sce a vincere le elezioni gra-
zie all’appoggio di socialisti e
conservatori (ormai schiera-
menti politici marginali) e
riesce a salvare la Francia
dalla imminente guerra civile.
Una volta al governo, Ben
Abbes lascia i ministeri di
Economia e Interni agli allea-
ti di coalizione, mentre si
interessa personalmente agli
affari esteri, alla cultura e
all’istruzione: taglia i fondi
alle scuole laiche e istituisce
scuole musulmane private,
che finiscono per godere di
maggior prestigio di quelle
pubbliche, impone una gra-
duale sobrietà di costumi e
legalizza la poligamia per gli
uomini.
Nel giro di poco tempo la
società francese si trasforma
radicalmente, l’ordine pubbli-
co raggiunge una stabilità mai
sperimentata prima, le donne
vengono gradualmente spinte
a non lavorare e a dedicarsi
alla famiglia e così viene
risolto ogni problema di di-
soccupazione.
La Francia illuminista, seco-
larizzata e laica nata dalla
Rivoluzione e dal Maggio ’68
si riscopre patriarcale in chia-
ve islamica.
Il tutto è raccontato attraverso
gli occhi di François, un gio-
vane docente di lettere mo-
derne all’Università della
Sorbona che incarna perfetta-
mente il moderno intellettuale
metropolitano dalla vita sre-
golata e dissoluta.
François consuma la sua esi-
stenza in un piccolo apparta-
mento nel centro di Parigi,
intrattiene relazioni con le sue
studentesse dalla durata di un
ciclo di studi e passa le serate
mangiando cibo precotto e
guardando distrattamente
dibattiti politici che nemmeno
lo interessano, nella più totale
indifferenza nei confronti del
mondo che lo circonda.
Ma l’inasprirsi delle tensioni
e il radicale cambiamento che
la società sta subendo spinge-
ranno il protagonista a inter-
rogarsi sul valore della pro-
pria libertà e del rapporto che
essa ha con la felicità e il
benessere. Cosa è preferibile:
un’esistenza libera ma incerta
e in balia dei pericoli di una
società fuori controllo o una
vita sicura, a costo della sot-
tomissione?
Il romanzo costituisce prima
di tutto un’accesa critica nei
confronti della società euro-
pea - ormai confusa, refratta-
ria alle proprie radici e priva
di valori di riferimento - e
della politica francese, in cui
Centro-destra e Centro-
sinistra, sempre più simili tra
loro, si alternano meccanica-
mente al potere secondo un
tacito accordo.
Rimarranno dunque delusi
coloro che vedono nella de-
scrizione di un’Europa tra-
sformata in nome di Allah il
Misericordioso e del suo
Messaggero Muhammad un
pretesto per elevare (o deni-
grare) Houellebecq al rango
di profeta di una crociata
contro l’Islam.
A riprova di ciò, in un’inter-
vista al Corriere della Sera, lo
stesso Houellebecq ha affer-
mato che in un primo mo-
mento l’elemento islamico
non aveva alcun ruolo nello
sviluppo del romanzo e che
debba perciò essere inteso
alla stregua di un mero espe-
diente letterario.
Letto in maniera lucida, Sot-
tomissione è dunque un libro
in grado di suggerirci una
valida chiave di lettura degli
eventi dello scorso mese che
– a costo di sembrare cinico -
i fratelli Kouachi e il loro
complice Amedy Coulibaly
hanno avuto il merito provo-
care, offrendo a noi tutti
un’immensa opportunità: ci
hanno permesso di interrogar-
ci sui valori e i principi che
vogliamo dare all’Europa di
domani e di riflettere sul si-
gnificato della nostra identità.
Un rischio tuttavia c’è e non
va sottovalutato: quello di
interpretare il corso degli
eventi come il ripresentarsi di
un millenario scontro di civil-
tà tra Oriente e Occidente, un
rischio che purtroppo va con-
cretizzandosi nelle menti di
molte persone.
Non sprechiamo questa op-
portunità, non lasciamo che il
tributo di sangue versato dalla
redazione di Charlie Hebdo
sia stato vano. Pensiamo al
futuro che vogliamo per l’Ita-
lia e l’Europa.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Cro
naca
10
I l 15 febbraio si è aperto il Lucca Film
Festival, nato nel 2005 dalla volontà
di proporre un nuovo approccio al
cinema, vivendo un’esperienza intel-
lettuale e sensibile più elaborata e acquisen-
do una cultura cinematografica più profon-
da.
Quest’anno il Festival lucchese, giunto all’
undicesima edizione, si unisce al Festival
Europa Cinema di Viareggio creando un
evento unico in Italia e dedica un omaggio
ad uno dei grandi maestri del cinema con-
temporaneo, David Cronenberg, autore di
numerosi film del genere “body horror”, di
cui il più noto è “La mosca”.
La manifestazione presenta un programma
molto articolato, con una serie di eventi che
animeranno le città di Lucca e Viareggio
fino al 3 maggio e si apre con 4 mostre
internazionali, organizzate dal Comitato
Nuovi Eventi per Lucca in collaborazione
con il Festival.
Evolution, a Lucca presso la fondazione
Ragghianti: l’esposizione, attraverso oltre
un centinaio di oggetti di scena, costumi,
fotografie, filmati mai visti, interviste segue
cronologicamente lo sviluppo e la matura-
zione della carriera di Cronenberg. Evolution ha una speciale sezione distacca-
ta presso il Museo di Puccini-casa natale
intitolata “M. Butterfly” . La mostra presen-
ta, accanto ai cimeli e ai documenti autogra-
fi riguardanti M. Butterfly conservati nel
Museo, anche gli oggetti di scena e lo spet-
tacolare costume indossato dal personaggio
di “Song Liling”, nell’omonimo film di
Cronenberg del 1993, creando un interes-
sante parallelismo tra la vicenda dell’opera
lirica e quella del protagonista del film.
Red Cars, sempre a Lucca presso l’ Archi-
vio di Stato (ex Macelli): è un’installazione
multimediale dedicata alla sceneggiatura
“Red Cars”, scritta da Cronenberg e mai
realizzata in film, ma presentata in un libro
che racconta la rivalità di due piloti di For-
mula Uno.
Infine, Chromosomes, è a Viareggio presso
la Galleria Arte Moderna e Contemporanea,
basata sulla visione di settanta fotogrammi
scelti da Cronenberg tra i suoi film più fa-
mosi, divenuti ormai icone dell’arte con-
temporanea.
Cronenberg ha annunciato che non potrà
esser presente al Festival, per gravi proble-
mi personali, ma cercherà di venire a Lucca
prima della chiusura e continuerà a lavorare
con l’organizzazione del festival perché
siano presenti illustri rappresentanti del suo
mondo cinematografico.
Inoltre il 10 febbraio, in collaborazione con
il Lucca Film Festival, è partita presso l’A-
gorà la sesta edizione del Corso di storia del
cinema, con il titolo ‘Il cinema nord Ameri-
cano’, che prevede complessivamente dodi-
ci incontri. Alle lezioni teoriche si affian-
cheranno visite guidate alle mostre del festi-
val.
“Il festival – ha spiegato il presidente Nico-
la Borrelli – che grazie al successo del 2014
con David Lynch, continua a crescere espo-
nenzialmente, si appresta a diventare il
grande evento cinematografico italiano, e
non solo, congiunge inverno e primavera
con un progetto culturale di ampio respiro
internazionale”.
Lucca Film Festival
Matilde Dal Canto V A LC
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
11
I ncredibile, ma vero, il
cineforum sarà ripristi-
nato. Infatti, qualche
anno fa, alcuni studenti
del classico avevano portato
avanti questo progetto inte-
ressante, ricevendo, peraltro,
una buona adesione da parte
dei coetanei. Da giovedì 12
febbraio, nelle aule munite di
LIM del Paladini, si effettue-
rà il primo incontro del cine-
forum, attraverso la visione
del film “il dotttor Stranamo-
re”, seguita dal dibattito. Il
progetto avrà luogo ogni due
settimane, sempre di giovedì,
e sarà totalmente autogestito
e aperto a chiunque voglia
partecipare, anche se proba-
bilmente la dirigenza vorrà la
lista delle pellicole scelte, a
causa di lamentele da parte di
alcuni insegnanti e qualche
genitore riguardo l'ultima
assemblea di istituto del
triennio. Il responsabile della
scelta dei film e del dibattito
sarà Giovanni Giannini, alun-
no della IIIC del Liceo Clas-
sico, il quale sarà supportato
da altri studenti del liceo
stesso, quindi chiunque abbia
bisogno di informazioni può
rivolgersi a lui o anche ai
rappresentanti di istituto.
Iacopo Cotalini II A LC
ISI Machiavelli a contatto con il cinema:
inaugurato il cineforum
C omplimenti alle 4
vincitrici del Con-
corso Era-
smus+AVITAE
(Tema motivazionale):
Irene Petroni (IIIB LC), Sara
Bertolli (IA LC) e Giulia
Paladini (IA LC), Sara Cec-
chi (IIB LC).
Le 4 studentesse avranno
diritto a partecipare gratuita-
mente ad uno dei viaggi di
studio e formazione previsti
dal Progetto (la prima a parti-
re sarà Irene Petroni, selezio-
nata per partecipare alla visi-
ta della scuola partner di
Arta, Grecia, a fine aprile).
Complimenti ai tre vincitori
del Concorso Erasmus+
AVITAE (Logo): Marco
Ridolfi (IIIC LC), Ilda Taba-
ku (IB LC) e Elena Amato
(IIIA LC) e al vincitore del
concorso per la selezione
della Mascotte di Progetto
(Marco Ridolfi). Purtroppo,
la giuria delle scuole partner
ha premiato il logo danese e
la mascotte della scuola part-
ner cipriota, ma i nostri pro-
totipi si sono piazzati benissi-
mo nella graduatoria finale
(II posto).
I tre studenti saranno premia-
ti in occasione dell'AVITAE
DAY che si svolgerà nel
corso del mese di maggio nei
locali del Liceo Classico.
Un ringraziamento particola-
re va alla classi IB e IIIA LC,
e in particolare a Elena Mo-
dena (IIIA LC) per la realiz-
zazione del video di presen-
tazione del liceo (proiettato
nei locali del liceo Oerestad
di Copenhagen in occasione
della visita alla scuola part-
ner danese di fine gennaio), e
a Alessandro Agnitti (IIIA
LC) per la realizzazione della
Presentazione Powerpoint del
liceo (utilizzata durante la
visita alla scuola partner
danese, novembre 2014).
Ringraziamenti dalla prof.ssa Delia Tocchini
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
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l’
Int
ervi
sta
Primo viaggio AVITAE: una
settimana all’Orestad Gym-
nasium di Copenhagen Camilla Angelotti I B LC
F inalmente ci siamo; sono a Copen-
hagen, immersa in una vita e una
realtà del tutto diverse
dalla mia piccola città, davanti alla
porta girevole della scuola di cui così tanto
avevo sentito parlare. “Credi che oggi avrem-
mo bisogno di un quaderno?” chiedo alla mia
host, facendo brillare gli occhi con impazien-
za, e lei subito scoppia a ridere. Questa è
stata la mia splendida, grandiosa entrata al
liceo altamente tecnologico di Orestad, Co-
penhagen, il 26 Gennaio 2015.
Dopo aver capito che usare un quaderno è
per uno studente di Orestad tanto strano
quanto lo sarebbe per noi usare un calamaio,
mi sono decisa a entrare dalla porta dei so-
gni, e subito mi sono ritrovata in un altro
pianeta. Luci brillanti e accese illuminavano
una gigante scala in legno, centro della strut-
tura, mentre decine di ragazzi muniti di smart
phone, i pads e imac si indaffaravano fra le
stanze spaziose e gli uffici. Sulla sinistra, una
caffetteria e i tavoli della mensa, poco più in
alto delle strutture sospese circolari con co-
modissime poltrone che, come ora ho impa-
rato, sono chiamati “fatboys”. Mi giro di
nuovo a sinistra, e vedo Meave, la mia com-
pagna di classe, accanto alla sua host danese,
che mi saluta con occhi emozionati ed eufori-
ci. Eravamo senza parole: non c’era una sola
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
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persona senza qualcosa di tecnologico fra le
mani, non una sola persona con un libro, della
carta o una penna in mano, e subito ho co-
minciato a capire come funzionano le cose in
quella scuola. Infatti, le mie impressioni sono
anche state chiarite dalle parole del direttore,
che ha subito presentato la scuola il primo
giorno come “misto fra l’in-
segnamento dei contenuti e
un tentativo di fare qualcosa
di diverso, di educare ad un
uso buono e responsabile
delle risorse tecnologiche”.
Piena di entusiasmo, ho subi-
to riempito la mia host di
domande riguardo alla scuo-
la, e lei ha risposto più che
volentieri, chiedendomi di
raccontare tutto quando sarei
poi tornata a casa. E così
voglio fare, perché è incredi-
bile e splendido avere l’op-
portunità di capire quanto
diverse sono le culture in
Europa, e aprire la nostra
mentalità al mondo che ci
circonda è una grandissima
opportunità.
Che tipo di materie studia-
te nel vostro liceo?
Il liceo, che dura tre anni, è
specializzato in programmi
di studio di scienze naturali,
scienze sociali e studi umani-
stici. Abbiamo materie obbli-
gatorie, come inglese in
fascia B, due lingue straniere
e Danese, ma ogni studente può scegliere i
corsi che vuole frequentare. Nei primi sei
mesi il programma è uguale per tutti, mentre
per i restanti due anni e mezzo ci sono corsi
specializzati; ne abbiamo tredici fra cui sce-
gliere nella nostra scuola. Si chiamano “lines”
e riguardano soprattutto la lingua inglese, il
design, il giornalismo, le medie e le scienze
sociali; durante il primo anno, comunque, si
può cambiare programma di studio senza
problemi.
La politica della scuola è insegnare agli alun-
ni come utilizzare le proprie conoscenze nella
società, provando nuovi metodi di insegna-
mento con lo scopo di educare i ragazzi alla
possibilità di lavorare in campi differenti e
creativi. Ecco perché facciamo continuamente
ricerche, presentazioni,
brain-stormings, lavori di
gruppo, guide ai musei e
simili attività interattive; le
lezioni sono sempre incen-
trate sugli studenti.
La scuola è diversa da
qualsiasi altro liceo a
Copenhagen, non è vero?
La struttura è stata desi-
gnata esclusivamente per
la mentalità innovativa del
liceo; la scuola è aperta e
tutti gli ambienti si svilup-
pano su quattro piani in-
torno alla grande scala. Le
classi sono quasi comple-
tamente circondate da
vetro: dobbiamo imparare
a concentrarci sul profes-
sore... in questo modo, ci
insegnano a continuare a
guardare l’insegnante
anche se da una parte ci
sono i nostri amici e com-
pagni, dall’altra possiamo
vedere fuori. All’Orestad
Gymnasium, stare per più
di due ore in una stessa
classe è assolutamente
vietato: gli studenti cambiano stanza per ogni
lezione, spesso lavorando nei tavoli fuori
dalle classi per ricerche, lavori di gruppo o
materie come biologia.
La scuola è aperta fino alle nove di sera, ma
le lezioni finiscono alle quattro e mezzo del
pomeriggio; tuttavia, se i ragazzi hanno biso-
gno di usare le attrezzature della scuola, fra
cui una palestra e sale di musica e film ma-
king, possono entrare anche durante il wee-
“La scuola è aper-ta fino alle nove di sera, ma le le-zioni finiscono alle quattro e mezzo del pome-riggio; tuttavia, se i ragazzi han-no bisogno di usare le attrezza-ture della scuola, fra cui una pale-stra e sale di mu-sica e film ma-king, possono en-trare anche du-rante il weekend o di sera ”
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
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l’
Int
ervi
sta
kend o di sera, semplicemente richiedendo
una carta.
“Avete molti compiti?” ho chiesto una matti-
na a Molly, affrettandomi sulla metro
“Compiti?!” ha risposto lei, quasi sconvolta.
Ebbene sì, per loro il concetto che credevo
universale di “homework” non esiste e questa
è stata una delle cose che
più mi ha stupito. Ecco
esattamente cosa ha
detto riguardo a questo:
“Ci sono degli assigne-
ments, non dei veri e
propri compti. La mag-
giorparte delle volte
consegnati durante le
lezioni e non di pomerig-
gio, che i ragazzi posso-
no liberamente decidere
di fare o no: in ogni
modo, sanno che farli
aumenterà il loro voto
finale, e sta a loro la
scelta. Non c’è bisogno
di permessi né di entrata
né di uscita, la scuola è
sempre aperta e basta
scrivere nel sito web che
si arriva in ritardo, l’as-
senza viene segnata e poi
riportata nel sito web, in
un grafico preciso. Ab-
biamo un sito accessibile a tutti, dove ogni
mattina viene scritto se qualche corso è can-
cellato, così sappiamo tutte le materie della
mattinata”
E se manca un professore?
Beh, in quel caso verrà scritto nel sito... puoi
rimanere a casa e farti una dormita, oppure
puoi fare un giro nel centro commerciale
davanti al liceo, prenderti un caffè con gli
amici, o utilizzare gli ambienti della scuola.
Abbiamo una palestra gratuita abbastanza
grande e delle docce, quindi possiamo anche
fare un po’ di esercizio.
Come funzione una lezione tipo al tuo
liceo?
Ogni classe dura 90 minuti; entriamo nella
stanza, ogni volta diversa. Ognuna ha un
numero preciso, che vediamo scritto sul sito
per ogni lezione; quando il professore entra
non dobbiamo alzarci... abbiamo un rapporto
di confidenza ed è quello che preferisco della
nostra scuola, gli insegnanti
sono persone che stimiamo
molto. In classe possiamo
tenere smart phone, tablet e
computer sotto gli occhi e
abbiamo la wifi, perciò non è
difficile vedere studenti su
social networks, ma se i pro-
fessori ti beccano possono
arrabbiarsi davvero molto.
Abbiamo una lavagna, ma la
maggior parte delle volte è
usata come proiettore e i pro-
fessori proiettano slideshows
o presentazioni sugli argo-
menti che affronteremo; non
siamo costretti a prendere
appunti, perché solitamente
tutte le cose dette dal profes-
sore verranno pubblicate nel
gruppo facebook o sul sito
della scuola. Dopo un po’ di
spiegazione, facciamo sempre
brain stormings insieme al
professore e ci viene richiesto
di commentare l’argomento e di parlare ri-
guardo a quello che pensiamo; poi quasi ogni
volta veniamo divisi in gruppi per l’ultima
parte della lezione. Questo è il momento
dove possiamo andare in qualsiasi altro am-
biente della scuola, volendo anche nella caf-
fetteria, per lavorare con calma: solitamente
abbiamo piccoli esercizi da svolgere, articoli
da scrivere o da elaborare alcuni pensieri.
Finita l’ora, mandiamo il lavoro fatto all’in-
segnante e se non è stato fatto va a svantag-
gio nostro e dei nostri voti.
Dovete pagare per andare a scuola?
Assolutamente no! Anzi, è la scuola che ci
“Avete molti compiti?” ho chiesto una mat-tina a Molly, af-frettandomi sulla metro. “Compiti?!” ha ri-sposto lei, quasi sconvolta. Ebbe-ne sì, per loro il concetto che cre-devo universale di “homework” non esiste”
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
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paga: prendiamo circa 300 euro al mese e
nelle scuole dove si usano i libri, questi sono
interamente procurati dalla scuola. Noi abbia-
mo molti computer a disposizione a scuola,
ma ogni studente deve avere un tablet o un
portatile; purtroppo, questo dobbiamo com-
prarlo noi, ma la scuola può aiutare gli stu-
denti in difficoltà, nel caso ce ne sia il biso-
gno. Abbiamo anche scuole private, ma non
cambia molto da quelle pubbliche, solitamen-
te.
Visto che non può essere tutto così positivo,
cosa credi che manchi ad una scuola come
la tua?
Per quanto non ci avessi mai pensato prima,
stare per una settimana ventiquattr’ore su
ventiquattro con una ragazza abituata a stu-
diare per mezzo di libri mi ha insegnato tante
cose; probabilmente, usando così tanta tecno-
logia, la mente si vizia e avremmo bisogno di
trovare un equilibrio utilizzando anche qua-
derni, ad esempio... siamo a malapena abitua-
ti a scrivere! Inoltre, di sicuro rispetto a una
scuola come il Liceo Machiavelli impariamo
meno contenuti di cultura artistica o classica,
ma in fondo credo che dovremmo essere posi-
tivi. Ogni sistema scolastico ha delle fratture
e non potrebbe essere del tutto perfetto: la
nostra scuola è molto buona per la comunica-
zione, per imparare il piacere dello studio e
sviluppare la capacità di mettere in pratica lo
studio in un contesto di tecnologia e moderni-
tà; per tutto il resto, il progetto AVITAE ser-
virà per migliorare tanti aspetti.
Errata corrige
Nell’articolo dello scorso numero del giornalino “Ribelli si nasce – Macchiaioli a Lucca”, il
secolo è XIX invece che XVIII.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
R
itra
tti
D avid Cronenberg
è nato a Toronto
nel 1943, da una
famiglia di origi-
ne ebraica. Dopo aver ab-
bandonato gli studi di medi-
cina, prese la laurea in lette-
ratura, per poi dedicarsi al
cinema.
Gli anni dei suoi primi lun-
gometraggi corrisposero al
felice periodo della New
Hollywood, in cui il pubbli-
co americano apprezzava
sempre di più artisti liberi
dalla censura, che non teme-
vano di affrontare argomen-
ti spinosi o di mostrare
scene di violenza e di sesso
esplicito. In questo periodo,
Cronenberg, novello regista,
decide di cimentarsi nel
filone horror, che aveva
mostrato un'evoluzione
nell'abbattimento dei tabù e
nella rappresentazione degli
incubi della società di mas-
sa.
A questo genere appartiene
quindi il suo primo film, Il
demone sotto la pelle, pelli-
cola di genere che ha però
come tematica principale le
malattie veneree, tema cui
Croenenbreg ha sempre
dimostrato un particolare
interesse, probabile retaggio
dei suoi studi medici. Il tema
della malattia sessuale è
importante per comprendere
la sua poetica, una poetica di
èros e thànatos, nei cui versi
vita e dolore, piacere e mor-
te sono sempre indissolubil-
mente legati.
Affermatosi sempre più
come regista di fama inter-
nazionale negli anni succes-
sivi, Cronenberg ha sempre
dato prova della sua tenden-
za ad andare contro corrente,
frutto di un atteggiamento
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David Cronenberg Giovanni Giannini III C LC
Il regista di èros e thànatos
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
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critico nei confronti della
società materialista e consu-
mistica in cui viviamo. Tutta-
via, a differenza di altri regi-
sti di genere di idee radicali,
come John Carpenter e Geor-
ge A. Romero (grandi amici
di Cronenberg nella vita pri-
vata) non ha mai aderito
esplicitamente ad un partito
politico, e il suo anticonfor-
mismo è sempre stato silen-
zioso quanto coerente.
La sua avversione per le gran-
di produzioni hoollywoodiane
e per un cinema spettacolare
fine a se stesso, per esempio,
lo portò a rifiutare la regia del
seguito di Guerre Stellari,
film che prometteva di dimo-
strarsi economicamente re-
munerativo come l'episodio
precedente e che gli era stato
proposto da George Lucas. La
vera causa del rifiuto va ricer-
cata nella volontà, nel biso-
gno di esprimere un messag-
gio attraverso il cinema. Que-
sto “snobbismo” mostrato nei
confronti di Lucas è stato il
primo di una lunga serie di
contrasti tra Cronenberg e il
mondo del cinema statuniten-
se, tra cui c'è sempre stato un
rapporto di reciproca antipa-
tia.
Questo atteggiamento di criti-
ca lo ha portato, anche negli
anni seguenti, ad attaccare
alcuni dei cardini fondamen-
tali della società contempora-
nea; il suo bersaglio preferito,
in film come Videodrome e
La mosca è lo scientismo,
quella corrente di pensiero
per cui il progresso scientifi-
co e tecnologico porterà l'u-
manità a un benessere sempre
maggiore. Invece di mettere
in scena cavalieri spaziali che
combattono il male armati di
spade laser, Cronenberg mo-
stra uomini angosciati di
fronte ad una tecnologia che
non comprendono e di cui
non hanno bisogno, ma che
diventa inevitabilmente sem-
pre più presente nelle loro
vite e che talvolta arriva a
trasformarli in mostri.
Negli anni Duemila, questa
spregiudicata critica della
società cambia il suo asse di
equilibrio, e le trame e le
tematiche si spostano sempre
di più sull'analisi psicologica
degli individui. I protagonisti
di A History of Violence, A
Dangerous Method (film
omaggio a Sigmund Freud e
Carl Jung, i padri della psica-
nalisi) e del recente Maps to
the Stars hanno tutti delle
caratteristiche in comune:
persone apparentemente inte-
grate nei loro mondi, che però
sono costrette a nascondere
alla società i lati più scabrosi
della propria personalità,
riducendosi ogni giorno a
mentire per poter far parte
dell'universo dei “normali”;
così i violenti, i depravati
sessuali, gli schizofrenici
subiscono una continua re-
pressione, che trascina le sue
vittime in un baratro di peren-
ne insoddisfazione. E così,
alla fine, l'unica scelta possi-
bile per queste “anime danna-
te” del nostro tempo rimane
l'antiedonismo, ovvero la
sofferta decisione di affron-
tare i propri incubi e i lati più
oscuri della propria personali-
tà, consapevoli che questa via
porterà inevitabilmente
chiunque deciderà di intra-
prenderla alla solitudine e alla
follia, fino alla morte.
L'eclettismo di questo regista,
che ha toccato quasi tutti i
generi della settima arte, na-
sconde in realtà alcuni temi di
fondo che non variano mai.
Oltre al già citato rapporto tra
amore e morte, tra piacere e
sofferenza, l'altra idea cardine
della poetica di Cronenberg è
la metamorfosi, tematica cara
ai letterati di tutti i tempi, da
Ovidio a Kafka passando per
Stoker. La mutazione com-
porta necessariamente la
completa trasformazione del
mondo in cui viviamo. Per
questo il regista canadese è
così affascinato da questo
tema, e lo affronta sotto nu-
merose forme (la malattia
sessuale, la genetica, e, infi-
ne, la follia), i cui effetti sulla
vita del “malato” vengono
analizzati con occhio clinico
e ossessivo. Cronenberg non
è solo uno dei più grandi
registi della storia recente, ma
anche un acuto intellettuale,
capace, con la sua sensibilità,
di cogliere numerosi aspetti
della psiche umana, riuscendo
talvolta a precorrere i tempi
nell'affrontare tematiche d'a-
vanguardia. La sua poetica e
il suo anticonformismo, con-
segnati alla storia dai suoi
film, dei veri cult, sono desti-
nati a perdurare nella storia.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
M
usic
a
V orrei parlarvi di
un gruppo che
apprezzo e con-
sidero speciale,
uno dei migliori nell'attuale
panorama italiano.
Questi sono i Baustelle, nati
nel 1996 presso Montepul-
ciano (Siena).
Hanno ormai all'attivo sei
album, originali e variegati.
Attualmente riunisce tre
elementi: Francesco Bianco-
ni (cantante e principale
autore dei testi, oltre che di
un romanzo inusuale e inte-
ressante dal titolo “Il regno
animale”), Rachele Bastre-
ghi ( in primis voce femmi-
nile, cristallina e straordina-
riamente appassionante, ma
suona anche tastiere e per-
cussioni), e Claudio Brasini
(esperto chitarrista e arran-
giatore).
Il nome significa “cantiere”
in tedesco, ed è stato scelto
sfogliando un dizionario
bilingue, ma affatto casual-
mente: fu prediletto perché
al suo interno compaiono la
parola “stelle” , “elle” (in
francese “lei”), e la simpati-
ca onomatopea “bau”.
Il loro debutto lo si deve
all'album “Sussidiario illu-
strato della giovinezza” che
dopo varie traversie verrà
infine pubblicato nel 2000
dall'etichetta indipendente
Baracca&Burattini.
Federico Guglielmi su “il
Mucchio Selvaggio” lo defi-
nisce: «un album diverso dal
solito: poliedrico ma stilisti-
camente omogeneo, raffina-
to ma ruvido, trascinante ma
vellutato, serio ma faceto,
accattivante ma alternativo,
"trendista" ma lontano da
qualsiasi trend.», ed è bene o
male proprio così.
Ciò che sorprende in que-
st'opera (come poi anche
nella successiva produzione)
è la fruttuosa commistione
di generi in apparenza in-
conciliabili che in questo
caso riesce straordinaria-
mente (e forse anche ina-
spettatamente perché un
esordio).
Vi si trovano infatti senza
difficoltà tracce del cantau-
torato italiano e francese
anni '60 e '70, del “new
wave” anni ottanta e “uno
stile riconducibile ai generi
18 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Baustelle Matteo Anastasio II C LC
La copertina dell’album “Fantasma”
19
exotica e easy liste-
ning” (Wikipedia).
Tracce davvero tutte belle, in
special modo “le vacanze
dell'ottantatre”, “Gomma”,
“la canzone del riformatorio”
e “io e te nell'appartamen-
to” (potente).
La loro carriera prosegue con
“la moda del lento” (2003), in
cui i sintetizzatori sono predi-
letti rispetto alle chitarre elet-
triche, pressoché egemoni
nell'album precedente. Ottie-
ne successo tra pubblico e
critica. Le migliori a mio
avviso, davvero meritevoli:
“La canzone di Alain Delon”,
“Love affair”, il racconto
della prima volta di due ra-
gazzi fragili e teneri, e “La
moda del lento”, una delle
loro più celebri.
Arriva il successo e sono
definitivamente consacrati
con “La Malavita”, sublime
“concept album non dichiara-
to in cui si descrive “il male
di vivere”” (sempre Wikipe-
dia). Già, perchè sono ragazzi
tranquilli ma a volte un po’
tormentati, se non altro certe
canzoni fanno pensare, come
ad esempio “la guerra è fini-
ta” (racconto del tormento di
un sedicenne suicida, e detta
così è tremenda, ma il ritmo
affatto lugubre, anzi orecchia-
bile, ne smorza l’impatto) e
“Sergio”, a cui sono molto
affezionato; racconta la storia
vera di un ragazzo che viene
creduto pazzo e una volta
adulto arriva a negare il blu
del cielo perché lo stesso
colore avevano le botte dei
suoi dottori, dovute al cami-
ce.
C'è poi “il corvo Joe”, la vita
di un corvo e le sue impres-
sioni mentre sorvola un parco
cittadino, “un romantico a
Milano”, e la chiusura:
“Cuore di tenebra”, omaggio
a Conrad che sembra suggeri-
re una sorta di via di fuga alla
“malavita”, forse l’amore.
L'album compare nella lista
dei “100 dischi italiani più
belli di sempre” di Rolling
Stones Italia alla posizione
21. Vince il premio vendita
del disco d'oro, avendo rag-
giunto i 50.000 acquisti, ed è
finalista della Targa Tenco
nella categoria “miglior al-
bum” del 2006.
Invece con Amen, nel 2008, i
Baustelle non solo raggiunge-
ranno la finale, ma la vince-
ranno pure, fregiandosi addi-
rittura del disco di platino.
Amen comprende “Charlie fa
surf”, il loro brano più noto e
che anche troppo spesso si
accompagna (con rammarico
degli autori) al loro nome.
Si tratta di una canzone “di
ribellione pura e di parodia
della ribellione", ispirata a
un'istallazione di Maurizio
Cattelan dal titolo “Charlie
don't surf”.
Vi compaiono poi
“Colombo”, “Baudelaire”,
“Panico”, omaggio a Lee
Hazlewood, Alfredo, ritratto
dell'Italia dei primi anni ot-
tanta incentrato sulla tragedia
di Alfredo Rampi, bambino
caduto in un pozzo e mai
recuperato; i tentativi di sal-
vataggio vennero trasmessi in
diretta RAI per 18 ore e se-
guiti da 21 milioni di spetta-
tori (Dio guardava il figlio
suo/ e in onda lo mandò).
Poi abbiamo “l'uomo del
secolo”, storia di un disertore
dell'esercito italiano durante
la seconda guerra mondiale,
molto molto bella, e
“Andarsene Così”.
L'album successivo, “I mistici
dell’occidente” (stesso titolo
di un saggio di Elémire Zol-
la), verrà prodotto dall'irlan-
dese Pat McCarthy, già noto
produttore di Madonna, U2 e
R.E.M.
La sua uscita, nel 2010, sarà
annunciata da due singoli:
“Gli spietati” (dall'omonimo
film di Clint Eastwood del
'92), ricchissimo di richiami
letterari, cinematografici e
artistici in generali, e “le
rane”, triste incontro del can-
tante con un amico di gioven-
tù con cui andava a caccia di
rane ripreso poi anche nel
“regno animale”, segue anche
una riflessione sul tempo.
Nell'album spiccano “La
canzone della rivoluzione” e
“il sottoscritto”, oltre che la
traccia che intitola l'album,
insolita.
Si giunge infine all'ultimo
straordinario successo: Fanta-
sma (2013), forse il mio loro
disco preferito; è il primo di
cui il gruppo abbia assunto
direttamente la produzione
artistica ed è questa forse la
ragione delle splendide can-
zoni, genuine espressioni
d’arte.
Come ad esempio “il finale”,
ricostruzione dei pensieri
diretti all’amata di Oliver
Messiaen, compositore fran-
cese internato in un campo di
lavoro nazista, immediata-
mente prima che suonasse nel
’41 il suo “Quatuor pur la fin
du temps” di fronte a guar-
die e prigionieri.
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
M
usic
a
20 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Ed è proprio il tempo a far
da protagonista qui, come
Bianconi illustra svelandoci
la scelta del titolo:
"sintetizza la nostra idea di
tempo: è il passato che appa-
re nel presente. Ma oggi
anche il futuro è un fanta-
sma, non ha i contorni defi-
niti che avrebbe avuto 25
anni fa. La parola fantasma
evoca infinite suggestioni, da
Edgar Allan Poe al Canto di
Natale di Dickens, passando
per la grafica della copertina,
che si rifà ai film horror di
quarant'anni fa. Ma il solo
fantasma di cui avere paura è
dentro di noi”.
Quest’ultimo concetto è
ribadito a più riprese nel
percorso dell'album, con
maggior vigore in “Cristina”,
brano descrittivo delle emo-
zioni che seguono l'incontro
del narratore con una ragaz-
za che una volta era stata la
sua, ma che, tradita in favore
della migliore amica, lo ave-
va abbandonato, caricandolo
di rimorsi.
“il futuro”, diventata poi
colonna sonora de “I corpi
estranei” di Mirko Locatelli,
viene così descritta sul blog
del “Post” : “ La nostalgia,
da tratto innocuo e comune
della cultura contemporanea,
che attraversa indistintamen-
te il cinema di Wes Ander-
son, le collezioni H&M e I
migliori anni di Carlo Conti,
diventa qui nobiltà d’animo,
chiodo fisso, sentimento
oceanico. Anche per questo
quella canzone è un’opera
d’arte: per aver restituito
circonferenza e romantici-
smo a un sentimento banaliz-
zato e afflosciato nelle cate-
gorie del vintage, del retrò,
del “come-si-stava-meglio”.
C’è poi il singolo estratto:
“la morte (non esiste più)” ,
c’è “Monumentale”, che,
vista la fatica risparmiatami
dalle citazioni, rappresenta
"un invito a ricercare la vera
vita laddove per consuetudi-
ne la vita finisce, in un gioco
del rovescio che trasforma
molti degli elementi comu-
nemente considerati
“sociali” in simboli di morte
del pensiero e dei sentimen-
ti.”
Poi ci sono le bellissime
“Nessuno”, “Diorama”, “la
Natura”, “Contà l’inverni” e
“radioattività”, che però
l’inesorabile contatore di
caratteri quaggiù mi impedi-
sce di approfondire.
Ma al di là di tutti questi
elenchi, la mia voleva essere
una piccola presentazione e
un invito a un gruppo che vi
consiglio davvero di cono-
scere perché, anche se a
volte triste, mi è spesso sem-
brato capace di verità non
banali.
Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini.
21 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
E ccentrico, geniale, sperimentatore
e ancora eccentrico: sono questi i
primi aggettivi che ci dovrebbero
venire in mente se stessimo descri-
vendo un musicista come Tom Waits. Classe
1949, questo artista californiano è una delle
personalità più poliedriche della seconda
metà del '900, e non smentisce queste qualità
nemmeno sul piano musicale: i suoi album
di maggior successo (Rain Dogs più di tutti)
vantano infatti sonorità dinamiche e speri-
mentali, con incursioni folk e rock su basi
postmoderne e blues, andando a costruire
uno stile unico, del quale Tom Waits può
definirsi orgogliosamente il padre. Tuttavia
spesso passa nel dimenticatoio il "primo"
Waits, quello jazz e malinconico che ha
pubblicato ben 6 album negli anni '70, tutti
non troppo conosciuti e non gratificati col
successo che si meritavano; e, data l'appena
trascorsa ricorrenza di San Valentino, è do-
veroso parlare di uno di questi dischi pur-
troppo di nicchia: Blue Valentine.
Inciso nel '78, quest'album è l'apice jazzisti-
co di Tom Waits, che con la sua inconfondi-
bile voce ormai formata e “come immersa in
un tino di whiskey, appesa in un affumica-
toio e poi investita con una macchina", ci
porta nella periferia americana, dipingendoci
intorno un'atmosfera surreale, notturna, cal-
da, dove personaggi ai limiti della società, le
cui vite sprofondano nel degrado del falli-
mento tuttavia non perdono quell'umanità
che fa loro inseguire l'amore, anche se il più
delle volte irraggiungibile. Sono le loro
drammatiche storie che questo Waits croo-
ner ci racconta, e basta chiudere gli occhi
per vederlo seduto al pianoforte di un qual-
che fumoso nightclub, mentre suona questi
jazz tormentati.
Se con la prima traccia, "Somewhere", pote-
vamo credere di trovarci di fronte a un disco
dalle eleganti sonorità retrò, l'evaporante e
criptico pianoforte di "Red Shoes by the
Drugstore" e l'inquietante e gutturale "a
Sweet Little Bullet from a Pretty Blue Gun"
ci fanno subito cambiare idea. Si susseguono
poi brani di puro blues come "a Christmast
Card from a Hooker in Minneapolis" e "Blue
Valentines", turbinose ballate distrutte dalla
tristezza, e pezzi jazz e incalzanti come
"Whistilin' Past the Graveyard" e la delirante
"Wrong Side of the Road", dove Waits da
sfoggio di tutta la sua perversa ed espressiva
capacità canora. Trova spazio nell'album
anche il rythm & blues di "Romeo is Biee-
ding", che descrive gli ultimi istanti di vita
di un delinquente ispanico ferito in una spa-
ratoria. Bisogna infine inchinarci al capola-
voro di fronte alla toccante "Kentucky Ave-
nue", sicuramente la miglior canzone dell'al-
bum: un talking blues con un accompagna-
mento pianistico semplicemente perfetto, sul
finale poi raggiunto da delicati e ariosi violi-
ni, che incantandoci ci culla in un soffuso
paesaggio surreale: "prendi i raggi della tua
sedia a rotelle e le ali di una gazza/ legatele
alle spalle ed ai piedi/ ruberò un seghetto a
mio padre per tagliare le protesi che porti
alle gambe/ le seppelliremo stanotte nel
granturco". Mai San Valentino è stato tanto
malinconico quanto meraviglioso nello
stesso momento.
Stefano Sestani I B LC
Tristi lettere d’amore dal
“Wrong Side of the road”
Pos
ta
22 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
A matissima Sofonisbe ,
sono passati cinque mesi dall’ini-
zio della scuola e non mi sono
ancora integrata!
Non ho ancora capito α β γ ed ho dei proble-
mi pure a riconoscere i miei compagni. La
mattina capisco che qualcuno è della mia
classe solo perché mi accenna un saluto o
perché mi chiede se ho fatto questo o quell’e-
sercizio - e lo chiede a me che porto a mala
pena la penna per scarabocchiare, mentre i
professori spiegano e spiegano e spiegano,
alterandosi e alternando tutto questo ad inter-
rogazioni!
Vogliamo poi parlare di quelli di terza liceo!!
Io li definisco i SOPPRAVVISSUTI… I miei
tre e quattro si accumulano senza mai som-
marsi e sto già progettando di fare un bel
buco nel vocabolario per nasconderci il cellu-
lare.
Insomma, mi sento persa ma so che questa è
la scuola che voglio fare. Onnisciente Sofoni-
sbe , consigliami tu!
Lost-in-confusion
Carissima ,
comprendo la tua situazione da non integrale integrata. Non per scoraggiarti, ma credimi,
se per Dante l’inferno è durato pochi giorni
per te durerà almeno cinque anni!
Però se vuoi sopravvivere all’Inferno e giun-
gere al Paradiso, la tua amica di penna Sofo-
nisbe è qui per offrirti alcuni consigli! Ciò
che seguirà è il frutto di varie interviste dato
che io non ho fatto il liceo ma ho studiato
sull’Olimpo in compagnia del grande Zeus!
1. Se non hai studiato e il professore
dopo quei secondi interminabili in cui
scorre il dito sul registro pronuncia
proprio il tuo nome che rimbomba
nella stanza con la stessa intensità di
quando Heidi chiamava il suo nonno
nella baita, tu alza la mano e chiedi al
professore di poter andare in bagno,
guadagnerai tempo!
2. Se proprio non sai niente e quel tem-
po che hai guadagnato andando in
bagno non è sufficiente è il momento
del…dell’ATTACCO IMPROVVI-
SO E QUASI FATALE DI MAL DI
PANCIA!
3. Quando le lezioni diventeranno più
potenti dell’Halcion (potentissimo
sonnifero) devi essere pronta a
“inforcare” le cuffie ed ascoltare
musica, meglio se rock!
4. Quando lo zaino ti opprimerà come
un macigno e tu ormai camminerai
naso-asfalto, sarà l’ora di rompere il
tuo maialino e investire i tuoi rispar-
mi in un facchino!
5. Se pensi che al classico la matematica
non esista forse hai sbagliato scuola,
al classico l’unica cosa che scarseg-
gia è la fauna maschile!
Non ti preoccupare però, ci sono anche molti
aspetti positivi nell’intraprendere questo per-
corso, per esempio potrai uscire con frasi
dotte del tipo “cave canem” o ,perché no,
ottenere la ragione in una discussione conclu-
dendo con ”Nunc est bibendum” e poi ricor-
da: grazie al classico potrai occupare spazio
nella libreria, altrimenti deserta! Ah, quasi
dimenticavo, diffida da quelli che tu chiami
sopravvissuti perché anche se girottolano con
il dizionario di greco sotto il braccio come se
fossero la reincarnazione di Schopenhauer
ancora non riconoscono un aoristo da un
indicativo, ancora non sanno scrivere Macc-
chiavelli!
XoXo Sofonisbe
P.S. Sofonisbe non si ritiene responsabile di
eventuali infortuni, sospensioni o rapporti
disciplinari!
Sofonisbe risponde... Scrivetemi a gazzettascolastica@gmail.com!
23 Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015
Il Topo Impertinente è un progetto letterario indipendente e anonimo consistente in dieci scritti frammentari pubblicati con frequenza bimensile, sotto forma di note sulla pagina facebook, altrimenti, fisicamente, come pam-phlets, e per la prima volta presente sul giornalino scolastico; que-sto è il terzo pezzo.
III - 2015 Ho tentato di digerire intere filoso-fie che costruivano e imponevano un sistema di valori, o un modo esatto per individuare questi di caso in caso, ma non l'ho trovato spontaneo per un tempo come il mio, dove le notizie su cui co-struiamo il nostro immaginario del-la quotidianità globale sembrano costantemente corrotte e truccate senza risparmio, e ai fini degli inte-ressi di tutti i più robusti uomini, figli di un mondo del quale potreb-bero poi essere allo stesso tempo i padri, e che legittima anche loro in particolare, ma come chiunque altro, a operare d'inganno e truffa, perseguendo senza sosta la ban-diera del successo prima che di-venga fin troppo buio anche per scorgere gli altri, pessimi, corridori, anche per scorgere solo quella stessa bandiera; in un tempo do-ve, messi alle strette da principi fisici regolatori dell'universo nuovi e inediti, a loro volta indifesi dalla minaccia dell'imboscata del dub-bio, vogliamo comunque costrin-gere gli occhi della mente più in là dello spazio stesso, e prevedere che cosa ne sarà di tutto questo
anche oltre il tempo, non renden-doci conto di una vera impossibili-tà, sembrerebbe insormontabile, di tagliare col nostro intelletto il tra-guardo della soddisfazione, della verità sicura, e sempre dovendo andare a guardare indietro ad as-sicurarsi che tutti i superati pas-saggi non siano tornati cento mi-glia avanti a noi, magari proprio nell'atto stesso del tornare a consi-derarli, finendo col confonderci su chi sia andato da chi, e non sa-pendo più la direzione, se stiamo proseguendo avanti o ci eravamo inconsapevolmente voltati da tem-po. In un tempo così non posso che giustificare ciò che potrebbero anche bandire come relativismo scettico, assieme a tutte le passio-ni e le inquietudini proprie di tutti quei tempi in cui questa, più o me-no silenziosa, naturale natura umana, si è vista accettata, quasi abbracciata (ma per ricevere con-forto più che porgere ringrazia-mento) dall'umano stesso, mosso dalla storia, dalle circostanze e dagli eventi, la sua storia, sue cir-costanze, suoi gli eventi. www.facebook.com/IlTopoImpertinente
G
ioch
i
Machiavelli Espresso X | Febbraio 2015 24
la Redazione
Marco Ridolfi
Alessandro Marchetti
Giovanni Giannini
Iacopo Cotalini
Mia Martinez
Rachele Pellegrini
Matilde Dal Canto
Greta Orsi
Matteo Anastasio
Alessandro Agnitti
Camilla Angelotti
Chiara Bartoli
Stefano Sestani
Francesca Dalle Piagge
Beatrice Del Carlo
Rebecca Catani
Marianna Savonetti
Ringraziamenti
Prof.essa Elisabetta Visconti ,
Prof.essa Donatella Batistoni per la correzione
delle bozze
Prof. Giorgio Macchiarini per la stampa
Prof. Stefano Giampaoli per il supporto tecnico
Contatti
Sito: studentimachiavelli.wordpress.com
Email: gazzettascolastica@gmail.com
Profilo Facebook: Machiavelli Espresso
Copertina e vignette:
Marco Ridolfi