DIGITALIZZAZIONE DÕITALIA CROSSROADS

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Il Sole 24 Ore Domenica 15 Marzo 2020 13

Visioni di frontiera nòva

Con l'epidemia di Covid-19 è esploso anche il nu-mero di messaggi suisocial in materia. Ma

l’andamento del numero di postnon è andato di pari passo conl’andamento del numero di con-tagi. Mentre le persone contagia-te sono aumentate sempre, imessaggi si sono moltiplicati al-l’inizio della crisi, hanno poi ral-lentato e sono infine esplosiquando la pandemia è uscita dal-la Cina. Lo mostra una ricerca diFondazione Bruno Kessler (Fbk),Berkman Center Harvard e Iulm.Da notare che le borse si sonomosse in modo correlato più alnumero di messaggi sui socialche all’andamento della pande-mia. Il problema è che il 40% deimessaggi era scritto da bot. Mes-saggi inaffidabili dal punto di vi-sta della qualità della conoscen-za dicono a Fbk, un vero e pro-prio inquinamento dell'ecosiste-ma dell’informazione. Non è unaquestione limitata al virus.

L’ecologia dei media è l’am-biente nel quale si percepisce divivere. Se l’ambiente mediaticoè inquinato si prendono decisio-ni sbagliate. Ci si può domanda-re: ci sono paesi con ecosistemimediatici più inquinati di altri? Sipossono cercare i paesi nei qualila popolazione ha una percezio-ne della realtà particolarmentediversa da ciò che dicono le fontiaffidabili di dati e notizie.

I dati dell’Ocse sulla qualitàdella vita offrono alcuni spunti.In Italia, il numero di assassiniogni 100mila abitanti è uguale aquello che si registra in Spagna,ma l’82,1% degli spagnoli si sentesicuro quando va in giro a piedidi notte contro il 58,4% degli ita-liani. In Turchia, dove gli assas-sini sono il doppio che in Italia, lapercezione di sicurezza è quasiuguale a quella degli italiani. Gliitaliani sono convinti che il loropaese sia più insicuro degli altri,ma i fatti non confermano. Unerrore di percezione generatomediaticamente. Del resto, comemostrano i dati di Ipsos, gli ita-liani sono convinti che il 31% del-le persone residenti in Italia siastraniero, mentre il dato Istat è il9%: è una falsa percezione fruttodi una campagna di disinforma-zione massiccia e pluriennale.

Tutto questo non è certo con-seguenza delle caratteristichedei media digitali ma delle attivi-tà di chi sfrutta quelle caratteri-stiche per fare propaganda. Co-me avviene l’inquinamento? Ilmeccanismo, in sintesi, parte dalfatto che odio, disinformazione,ignoranza sono forme di debo-lezza. Le organizzazioni che vo-gliono sviluppare forme di pro-paganda sui social possono indi-viduare capillarmente le personepiù vulnerabili, proporre le loroidee distruttive e registrare le re-azioni: se un post prende piede,allora entrano in campo i bot cheautomaticamente rilanciano ecommentano in modo da diffon-dere i post originari e moltiplica-re le probabilità di farli vedere.Se poi in questo modo di ottieneattenzione o spazio nei mediatradizionali, allora è fatta: il mes-saggio diventa virale.

Che fare? Nella complessitàdell’ecosistema dei media l’im-patto delle azioni non è lineare.Occorre abilitare diversi sistemidi diffusione delle informazionidi qualità: alfabetizzazione digi-tale, piattaforme alternative, ar-chitetture distribuite, e così via.La bonifica sarà lunga e faticosa.Ma ne vale la pena.

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IDENTITÀ DIGITALE

L’enigma di Spide della sua gestione

Alessandro Longo

Il Sistema pubblico dell’identità di-gitale (Spid) è un palazzo da rico-struire dalle fondamenta, verso unmodello più sostenibile, che dia

valore per tutti gli attori. Solo così po-trà uscire dall’attuale pantano in cuiè finito. Sul punto il Governo è con-vinto che sia possibile riuscirci solose lo Stato prenderà le redini di Spid,gestendolo direttamente. Ha provatoa farlo negli ultimi mesi con diversitesti normativi, mai approvati; manon ci ha rinunciato. Uno degli scoglida affrontare è la sostenibilità econo-mica dell’ecosistema e ci sono diver-se soluzioni allo studio, come risultaanche da un documento ora in esamepresso il ministero dell’Innovazioneche Nòva24 ha potuto leggere.

Già, la sostenibilità. Quella di Spidfinora si è retta su una speranza, mairealizzatasi: che a sovvenzionarne lagestione fossero le aziende privateinteressate a utilizzare il sistema diautenticazione pubblico. Questo è nelle norme istitutive di Spid. Per i cittadini invece Spid è gratis (e lo saràper sempre, come di recente confer-mato con accordi presi pressol’Agenzia per l’Italia digitale).

Ma al momento solo cinqueaziende hanno preso Spid e solo trehanno lanciato il relativo servizio,secondo un'indagine dell’associa-zione ClubTI Milano (specializzatain PA digitale). Si tratta di AcquirenteUnico, che permette ai cittadini di usare Spid per avere lo storico deiconsumi energetici sul proprio por-tale; Evoloweb (Be-In) che permettein questo modo uno scambio di co-municazioni, sicuro ed economico,tra condomini e amministratore delcondominio, via app. E Infocert cheoffre con Spid la firma digitale remo-ta (e altri servizi per aziende). In arri-vo i servizi fiduciari di Namirial (inestate) e la firma digitale di Lottoma-tica (entro il 2020).

La stessa ministra Paola Pisano ha

dichiarato più volte, anche alla Ca-mera, che Spid non sta andando be-ne: pochi sia le attivazioni (6 milioni),sia i servizi pubblici e privati disponi-bili, in un classico circolo vizioso. Mase questi sono i sintomi del male, lacausa è probabilmente da cercare -appunto - nel modello di sostenibili-tà. Ora a carico delle sole aziende cheerogano il servizio (“identity provi-

der”). Il costo ora è di circa 20-30 mi-lioni di euro l’anno in tutto (a quantorisulta da vari indizi, tra cui l’importoche il Governo aveva indicato, da fi-nanziare, nelle norme non approva-te). Destinati a salire con il numero diutenti. Se è un costo a fondo perduto,o quasi, gli identity provider sono po-co interessati a migliorare il servizio(come dichiarato dalla stessa mini-stra) e a promuoverlo; insomma, a spezzare il circolo vizioso.

È «fondamentale garantire deimeccanismi di remunerazione che garantiscano la sostenibilità econo-mica dell’infrastruttura» e «un equoe ragionevole contemperamento de-gli obiettivi pubblici con gli interessidegli operatori privati», si legge neldocumento. Qui si nota anche l’ano-malia di Spid. È il solo servizio pub-blico digitale al pubblico che lo Statoha tentato (sperato) di fare a costo ze-ro. Non così la Carta d’identità elet-tronica (che costa al cittadino e ha funzioni in parte sovrapponibili alloSpid). Anomalia ora da risolvere. Conquali risorse? Una soluzione allo stu-dio del ministero è l’utilizzo di fondieuropei, utili non solo a reggere lamacchina ma anche ad aiutare le Paa adottare Spid e le aziende a coglier-ne i vantaggi. Ma si pensa anche dispingere le Pa verso una modalità diaccesso “Spid-only”, per ridurre i co-sti complessivi. «Solo in questo mo-do, rivedendo il business plan allabase, sarà possibile il salto di qualitàdello Spid», conferma Nello Iacono,esperto di politiche digitali e collabo-ratore di diversi governi sul tema.

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Modernizzazione necessaria: per la ministra dell’Innovazione Paola Pisano «deve proseguire

anche in seguito». D’altra parte «il coronavirus rende il digitale ancora più essenziale»

«Innovazione digitale di lunga durata»Luca De Biase

Sembra un luogo comune:per innovare occorrecambiare cultura. «Nonmi era chiaro che cosa si-gnificasse. Ma l’ho capitoqui». La ministra dell’In-

novazione, Paola Pisano, è arrivata inun posto dove il potere si confronta quotidianamente con l’impossibile. Per comprendere i suoi primi sei mesidi lavoro, occorre riconoscere un filo comune in almeno tre storie sovrap-poste e talvolta contrapposte: la cam-pagna elettorale permanente nella quale la politica sembra essersi impan-tanata; l’esplorazione di ogni strada utile a cogliere le opportunità offerte dall’innovazione digitale per generareun impatto positivo sulla vita del pae-se; il dinamico immobilismo che carat-terizza le forme più diffuse di gestionedella Pubblica amministrazione, con lacomplessità insondabile delle sue re-gole, formali e informali.

Per fare chiarezza in questo labirin-to occorre discernere la direzione di ciòche sta realmente accadendo. In un contesto programmaticamente scetti-co, valutata da osservatori abituati allavittoria dell’impossibilità di riformareil sistema italiano, criticata per l’am-piezza dei piani annunciati per il 2025e per qualche scivolone sulla passworddi stato, l’azione della ministra va com-presa sgombrando il campo dai pre-giudizi. I fatti: una strategia per i dati el’etica dell’intelligenza artificiale fir-mata con Fao, Microsoft, Ibm, Accade-mia Pontificia per la Vita; l’implemen-tazione di un’interfaccia per l’accessodei cittadini ai servizi della Pubblica amministrazione pensata nel 2014 e che arriverà a compimento in aprile; un piano operativo per i datacenter invista della costituzione di un polo stra-

tegico nazionale per il cloud; un’azionecoordinata con le autorità competentiper favorire l’accesso delle startup ita-liane ai mercati internazionali.

Sono fatti connessi da una strategiacomune e un obiettivo raggiungibile?«Vogliamo che questa azione continuidopo di noi» dice la ministra. È una risposta saggia. L’obiettivo non si tro-va nella somma dei risultati delle spe-cifiche operazioni, ma nella capacità di continuare un processo di moder-nizzazione avviato in passato e che asua volta dovrà continuare in seguitosenza perdere forza e direzione: l’obiettivo è alimentare e accelerare unprocesso che deve diventare inarre-stabile. E questo è, in effetti, un obiet-tivo raggiungibile.

Riuscirà? Al suo insediamento, nelsettembre 2019, in un ministero che non esisteva più da una quindicina

d’anni, Pisano non aveva una scriva-nia. E non perché avesse scelto un layout leggero per gli spazi dei suoi uf-fici. In effetti, non aveva neppure gli uffici. Non sapeva chi chiamare per averli. La soluzione arrivò trovando lasapienza di un consigliere di Stato. Mail segnale era chiaro: la strada partivain salita. Occorreva un’idea. «La solu-zione metodologica mi è apparsa pre-sto chiara: non dovevo tanto creare nuovi strumenti normativi, dovevo rafforzare le iniziative già avviate e usarle per dar corpo a una visione» di-ce la ministra. Non è una strada facile,ma è ragionevole. Una policy vince, del resto, se avvia un processo che ap-pare ineluttabile: così, la diversità di opinioni e di interessi cessa di paraliz-zare il cambiamento, accettando di muoversi nella direzione scelta e, di fatto, rafforzandola.

Ce la sta facendo, Paola Pisano? Larisposta non è scontata. Ma le sfide delpresente non sono abituali. «Il coro-navirus ha scoperchiato l’esigenza strutturale di creare condizioni orga-nizzative totalmente nuove. Rende ildigitale ancora più essenziale. Richie-de un salto di paradigma. La sanità, illavoro, l’educazione si spostano nel digitale. Si personalizzano. Si organiz-zano in modo più agile. Si fanno a di-stanza e con flessibilità. I fenomeni inattesi, purtroppo, si moltiplicheran-no: la nuova normalità implica una nuova organizzazione dei servizi pub-blici e non solo. Il digitale è parte inte-grante della soluzione». In effetti, in questi giorni è stata organizzata una task force per aggregare le informa-zioni che servono a comprendere l’an-damento dell’epidemia: «Abbiamo trovato un metodo per raccogliere i

dati e metterli a disposizione di chi li deve analizzare superando le difficoltàamministrative. Questa soluzione si può generalizzare e può diventare fondamentale per realizzare un siste-ma che garantisca sicurezza, traspa-renza e privacy, fornendo le cono-scenze necessarie a policy razionali».Una cosa “impossibile” è avvenuta nelcontesto eccezionale dell’epidemia.

In generale, si tratta di portare a ter-mine i progetti avviati. «È il caso di “Io”.Sarà un’interfaccia del cittadino con tutte le amministrazioni. Un’app che inaprile comincerà a mettere in collega-mento le persone con l’Inps e i comuniaderenti, utilizzando Spid. Ma tutte leamministrazioni dovranno adeguarsiper fare in modo che i cittadini trovinotutto quello che è loro richiesto e che èloro offerto in un’unica schermata delcellulare. Le amministrazioni non do-vranno avere l’impressione di potersiesimere dal farlo. La Corte dei Conti sa-rà al nostro fianco» avverte Pisano. Agli obblighi si uniranno i sistemi in-centivanti: «Vogliamo che sia più usatoil precommercial procurement che con-sente di connettere finanziamenti pubblici e innovazione. E speriamo diispirare le amministrazioni a seguire una logica di mercato, concentrata sulrisultato per i cittadini e non sulle for-malità legalesi».

Niente può battere il cinismo se nonun po’ di ingenuità sincera. Ma un’in-genuità che nelle parole della Pisano sintetizza decenni di pensieri che sonostati sviluppati intorno alla vicenda della digitalizzazione italiana. «Ecco questo mi piacerebbe. Che invece di criticare per i dettagli, le persone com-petenti si concentrassero sul compitodi aiutare a unire il paese in questo per-corso». Questo sì che in Italia sarebbeun cambio di paradigma.

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DIGITALIZZAZIONE D’ITALIA

La pubblica amministrazione

Confronto con l’impossibile. Dopo l’esperienza

come assessora

al Comune di

Torino, Paola

Pisano come

ministra

dell’Innovazione

si confronta con

la missione di

cambiare la

cultura della

Pubblica

amministrazione

in senso digitale

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IL VIRUS CHIEDE

DI RIPENSARE

IL CONCETTO

DI POST VIRALI

di Luca

De Biase

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Quello di Giuseppe Lupo è un viaggio

nell’immaginario industriale italiano, at-

traverso alcuni dei luoghi simbolici dai

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Fabbriche ancora in funzione e altre di-

smesse, autogrill, villaggi operai, aree ab-

bandonate che aiutano a comprendere e

recuperare l’identità di una nazione passa-

ta in pochi anni dalla civiltà della terra alla

civiltà delle macchine e ora nel pieno della

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