Docente: prof. ing. GUIDO CAMPONESCHI rev. 0 data: 23/03/2017
SISTEMI e AUTOMAZIONE
CONTROLLO E REGOLAZIONE IMPIANTI TERMOTECNICI E IDROSANITARI
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PREMESSA Ogni ambiente dove è prevista la presenza di persone è generalmente indispensabile assicurare nel tempo le dovute “CONDIZIONI DI BENESSERE”. In generale le condizioni termoigrometriche di progetto da prevedere all’interno di un qualsiasi ambiente sono: INVERNO
Temperatura ………………20 + 2 °C Umidità…………………….50-60 %
ESTATE
Temperatura ………………26 + 2 °C Umidità…………………….50-60 %
Al fine di assicurare dette condizioni, in ogni ambiente dove è prevista la presenza di persone è generalmente indispensabile prevedere un apposito “IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE” (estivo e/o invernale). La potenzialità termica dell’impianto (di riscaldamento in inverno e di raffrescamento in estate) dovrà controbilanciare il rispettivo CARICO TERMICO. La conoscenza del carico termico consente di dimensionare un impianto di riscaldamento che mantenga all’interno dello spazio occupato condizioni confortevoli, il che significa garantire le condizioni del benessere ed in particolare un determinato valore di temperatura dell’aria all’interno dell’involucro edilizio CARICO TERMICO INVERNALE:
Qdisp. pareti + Qdisp. finestre + Qponti termici + Qventilazione
CARICO TERMICO ESTIVO:
Qpareti + Qfinestre + Qirrag. vetri + Qventil. + Qpersone + Qapp. elettr.
Durante le varie stagioni, la variazione delle condizioni climatiche esterne unitamente alle variazioni dei carichi interni (persone, apparecchiature elettriche, irraggiamento solare, etc..) sbilancia i valori termoigrometrici, con particolare riferimento ai valori della temperatura interna.
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Pertanto l’impianto termico, sia esso di riscaldamento invernale ovvero di raffrescamento estivo, deve essere regolato continuamente al fine di mantenere circa costanti le condizioni termoigrometriche interne dell’ambiente, con particolare riferimento alla temperatura interna Ti. Ogni impianto termotecnico dovrà pertanto essere dotato di un apposito “sistema di regolazione” in grado di regolare la Temperatura interna, mantenendola costante anche quando la situazione al contorno cambia e si modifica rispetto alle condizioni di progetto; in pratica anche se la temperatura interna è disturbata dalle variazioni climatiche esterne e dalle condizioni interne, essa non deve discostarsi dai valori del benessere: 20 °C in inverno, 26 °C in estate.
Come si può vedere dallo schema sopra riportato, ogni sistema di regolazione è generalmente composto dai seguenti componenti:
• Sonde di temperatura (temperat. Interna, temperatura esterna, temperatura di mandata dell’acqua, etc...) • Regolatore con possibile “set point” del valore di riferimento desiderato della Temperatura interna • Attuatori (vlavole on-off, valvole regolazione, termostati etc...)
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IMPIANTO AUTONOMO Un impianto autonomo, è generalmente costituito da una caldaia (oppure da una pompa di calore), da un collettore di distribuzione per ogni eventuale zona, e da un certo numero di terminali (radiatori, fan coil, split, etc).
Se l’ambiente è costituito da un semplice appartamento, l’impianto sarà del tipo ad una sola zona; se invece l’appartamento è grande, ovvero è un’unità immobiliare su 2 livelli (villino), l’impianto sarà sicuramente suddiviso a più zone. Nel primo caso (impianto autonomo ad una zona) il sistema di controllo e regolazione sarà estremamente semplificato e sarà costituito da un banale sistema ON-OFF composto da un cronotermostato che attacca e stacca la caldaia (ovvero la pompa di calore). In particolare i cronotermostati attualmente in commercio sono tutti provvisti delle seguenti funzioni: • Scelta (set point) della temperat. interna desiderata • Possibilità di 2 livelli di temperatura (giorno/notte) • Regolazione dell’orario giornaliero di funzionamento • Scelta di orari diversi in diversi giorni settimanali
Nel secondo caso (impianto autonomo a due zone) il sistema di controllo e regolazione sarà simile al precedente; saranno previsti un numero di cronotermostati, uno per ogni zona. Questa volta però, il cronotermostato non agisce sulla caldaia, ma il suo banale
sistema ON-OFF andrà ad aprire-chiudere la valvola di zona appositamente installa sul corrispondente collettore. È ovvio che la caldaia (ovvero la pompa di calore) dovrà essere accesa/spenta a mezzo di un “interruttore temporizzato” denominato TIMER. Il Timer consente di programmare l'accensione e lo spegnimento automatico di dispositivi elettrici quali ad esempio, luci, caldaie, condizionatori, sistemi di irrigazione, depuratori di piscina, ecc..
I In pratica l’impianto non insegue un valore desiderato, ma con il suo funzionamento ad intermittenza non si allontana mai troppo da esso. Questi sistemi on-off, privi di un “regolatore” non sono in grado di regolare la temperatura interna, ma la mantengono all’interno di un intervallo di tolleranza (in genere pari a + 1 °C) intorno al valore desiderato (set-point) da fissare pari a 20 °C in inverno, e a 26 °C in estate.
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IMPIANTO CENTRALIZZATO CONDOMINIALE Un impianto CENTRALIZZATO, è generalmente costituito da una caldaia condominiale (oppure da una pompa di calore MULTISPLIT), da un collettore di distribuzione, e da un certo numero di partenze (una per ogni “dorsale” dell’impianto, da un elevato numero di terminali (radiatori, fan coil, split, etc); molto spesso su
ogni dorsale è anche installato un circolatore per favorire la distribuzione dell’acqua di riscaldamento in modo sicuro ed omogeneo. L’attuale normativa prevede una serie di controlli e regolazioni; una parte di questi sono legati alla sicurezza ed alla affidabilità dell’impianto, la parte rimanente è invece legata all’efficienza dell’impianto ed al risparmio energetico. Un impianto più efficiente consuma di meno ed inquina di meno !!! Generalmente gli impianti centralizzati sono dotati di una centralina di controllo (programmatore) con la quale:
• vengono impostatati i tempi di accensione dell’impianto;
• viene regolata automaticamente la temperatura di mandata dell’acqua ai radiatori sulla base della temperatura esterna, rilevata con una sonda di temperatura.
La centralina agisce su una valvola a 3 vie che miscela l’acqua calda di mandata con quella fredda di ritorno. In questo modo, al variare della temperatura esterna, si riesce con una certa approssimazione, a mantenere costante la temperatura dell’edificio (per esempio a 20°C).
Valvola di regolazione a 3 vie
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Gli impianti con vaso di espansione chiuso devono essere provvisti di:
a. valvola di sicurezza; b. valvola di intercettazione del combustibile oppure valvola di scarico termico; c. vaso di espansione chiuso; d. termostato di regolazione; e. termostato di blocco; f. pressostato di blocco; g. termometro, con pozzetto per termometro di controllo; h. manometro, con rubinetto a flangia per manometro di controllo; i. dispositivo di protezione pressione minima.
Gli impianti con vaso di espansione aperto devono essere provvisti di: a) vaso di espansione aperto; b) tubo di sicurezza; c) tubo di carico; d) termostato di regolazione; e) termostato di blocco; f) termometro, con pozzetto per termometro di controllo; g) manometro, con rubinetto a flangia per manometro di controllo; h) dispositivo di protezione livello minimo. (vedere anche schemi JucKer e Caleffi allegati in fondo alla dispensa)
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Nel caso di impianti centralizzati (come ad esempio un edificio condominiale, è molto difficile reperire in modo congruo ed efficace un valore sufficientemente rappresentativo della temperatura interna. Si può però regolare attenuando e/o incrementando la potenza erogata all’impianto di riscaldamento. In particolare occorre ricordare che detta potenza è legata alla seguente espressione:
𝑃𝑜𝑡.= 𝐺!"#$! ∗ 𝑐 ∗ 𝑇!"#$"%" − 𝑇!"#$!%$ La regolazione avviene agendo sul valore della temperatura di mandata (e non sulla portata): giornate molto fredde richiedono una potenzialità maggiore e pertanto una Tmandata più elevata; giornate meno fredde richiedono invece una potenzialità minore e pertanto una Tmandata più bassa.
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Regolazione SCAMBIATORI di CALORE In uno scambiatore di calore esiste sempre un circuito “primario” ed un circuito “secondario”. Immaginiamoci di avere uno scambiatore del tipo a fascio tubiero nel quale il fluido caldo che
cede calore è trasportato nel circuito primario (ad esempio lato “tubi”) ed il fluido freddo che assorbe calore è trasportato nel circuito secondario (ad esempio lato “mantello”). Il problema della regolazione di uno scambiatore consiste quasi sempre nel controllo della temperatura di uscita del fluido che dobbiamo scaldare. Questo perché quasi sempre il “fluido caldo” termovettore proviene dalla tubazione di mandata di una “fonte sicura” come ad esempio una centrale termica oppure un impianto di teleriscaldamento.
Per controllare la temperatura di uscita del fluido in uscita dal secondario, si agisce sul fluido in entrata nel primario e si usa quasi sempre un sistema costituito da:
• Sonda di temperatura fluido in uscita dal secondario • Regolatore: centralina termostatata • Attuatore: Valvola di regolazione a tre vie posta sull’uscita del
primario • Tubazione di bypass sul circuito primario
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Centrale termica per impianto di riscaldamento a pannelli radianti (imp. a pavimento) Un esempio di scambiatore di calore regolato con temperatura in uscita “controllata” è quello rappresentato in figura
In questo esempio una centrale termica deve alimentare un impianto di riscaldamento del tipo a “pavimento”; la caldaia produce acqua calda a circa 80 °C mentre i pannelli radianti (a pavimento) richiedono per il loro funzionamento acqua a temperatura di circa 40 °C. Lo scambiatore di calore ha il primario collegato alla caldaia ed il secondario collegato all’impianto a pavimento. Il regolatore ha i seguenti dati input ricevuti dalle varie sonde di temperatura:
• Temperatura di mandata ai pannelli radianti a pavimento • Temperatura esterna • Set point impostato a 40 °C con curva di regolazione (vedi esempio impianto centralizzato)
Il regolatore confronta la differenza di temperatura tra il valore di “set-‐point” pari a 40 °C e quello misurato sulla mandata del secondario, e comanda la valvola a tre vie in modo tale da regolare e miscelare più o meno l’acqua calda proveniente dalla caldaia ad alta temperatura con l’acqua proveniente dal by-‐pass ovviamente a temperatura più bassa. Se la temperatura in uscita è più bassa del valore settato (ad esempio 35 °C), la valvola chiude il by-‐pass a favore dell’acqua calda proveniente dalla caldaia: la potenzialità dello scambiatore tende ad aumentare e così la temperatura in uscita cresce fino a raggiungere il valore desiderato (40 °C). Se la temperatura in uscita è più alta del valore settato (ad esempio 45°), la valvola chiude l’acqua calda proveniente dalla caldaia a favore del by-‐pass: la potenzialità dello scambiatore tende a diminuire e così la temperatura in uscita scende fino a raggiungere di nuovo il valore desiderato (40 °C).
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Sottocentrale di scambio impianto di TELERISCALDAMENTO
In questo esempio una rete di acqua surriscaldata di impianto di teleriscaldamento deve alimentare un impianto di riscaldamento del tipo tradizionale. L’impianto di teleriscaldamento produce acqua calda a circa 120 °C mentre i radiatori dell’impianto di riscaldamento centralizzato condominiale richiedono per il loro funzionamento acqua a temperatura di circa 75 °C. Lo scambiatore di calore ha il primario collegato alla acqua surriscaldata ed il secondario collegato all’impianto di riscaldamento a radiatori. Il principio di funzionamento è come quello trattato nell’esempio precedente, con la sola differenza che il valore di set point è questa volta pari a 75 °C.
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SISTEMI AD ACCUMULO PER LA PRODUZIONE DI ACUA CALDA SANITARIA Nei sistemi di produzione ad accumulo di ACS, l’acqua calda è prodotta e accumulata in appositi serbatoi ad una temperatura di circa 15-20°C più elevata rispetto a quella di utilizzo (40-45 °C), e comunque in genere ad una temperatura non inferiore a 60 °C per scagionare il rischio Legionella. L'accumulo serve per poter far fronte al fabbisogno dei periodi di massima richiesta senza dover impegnare potenze termiche troppo elevate.
Nello schema sopra indicato sono evidenziate tutti i componenti necessari alla regolazione ed alla sicurezza dell’impianto. In particolare il controllo delle temperature è operato su due fronti:
• Controllo della temperatura di accumulo all’interno del “bollitore”. • Controllo della temperatura di mandata dell’ACS ai servizi (docce, lavabi, etc...)
Il primo dei due controlli è operato generalmente con un sistema ON/OFF costituito da un termostato ad immersione che attacca e stacca la pompa di circolazione, installata sul collegamento alla caldaia, che alimenta il fascio tubiero interno allo scambiatore. Laddove non fosse prevista una pompa di circolazione, in sua sostituzione dovrà essere installata una valvola a 2 vie automatica on-‐off (normalmente chiusa). Il secondo dei due controlli sopra menzionati è assicurato con il sistema della valvola regolatrice a 3 vie (miscelatore termostatico) e by-‐pass con, del tutto simile a quello già utilizzato nei precedenti esempi degli scambiatori. Questa volta la valvola a 3 vie è installata tra la mandata ACS (tubazione rosa) e l’acqua fredda di alimentazione dei bagni (tubazione
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azzurra). Il valore del set point è rappresentato dalla temperatura di riferimento pari alla temperatura max desiderata per l’ACS da inviare ai bagni e generalmente uguale a circa 45 °C. UNITÀ DI TRATTAMENTO ARIA Negli impianti di condizionamento ed in particolare nelle UTA (unità di trattamento aria) il controllo e la regolazione delle condizioni termoigrometriche dell’aria sono effettuate sulle apparecchiature. Ad esempio il controllo della temperatura dell’aria trattata ed immessa nell’impianto di climatizzazione è realizzato direttamente sulle batterie di riscaldamento/raffreddamento. Queste di fatto possono essere considerate dei semplici scambiatori aria/acqua. Il controllo del fluido uscente dal secondario (aria trattata) è realizzato sul circuito primario (acqua calda/fredda) mediante il solito sistema della valvola regolatrice a 3 vie (miscelatore termostatico) e by-‐pass.
Il sistema è in genere costituito da una centralina (regolatore) che riceve i dati di input dalle varie sonde di temperatura:
• Sonda temperatura esterna (installata sul canale dell’aria esetrna, in prossimità dell’UTA) • Sonda temperatura interna (installata sul canale di ricircolo, in prossimità dell’UTA) • Sonda temperatura aria di mandata ai locali
Il regolatore confronta il valore misurato con quello di riferimento (set point) e quindi, a mezzo dei segnali di output comanda la regolazione della valvola a 3 vie rispettivamente della batteria fredda (situazione estiva) ovvero della batteria di riscaldamento (situazione invernale).
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VALVOLE TERMOSTATICHE Sia negli impianti centralizzati che in quelli individuali si sono fatti grandi passi nella dire- zione di consumare l’energia solo dove e quando serve. ���Ma si può fare di più. ��� Si può regolare la temperatura di ogni singolo ambiente per sfruttare anche gli apporti gratuiti di energia, cioè quelli dovuti, ad esempio, alla presenza di molte persone, ai raggi del sole attraverso le finestre, agli elettrodomestici.
Per ogni radiatore, al posto della valvola manuale, si può installare una valvola termostatica per regolare automaticamente l’afflusso di acqua calda in base alla temperatura scelta ed
impostata su una apposita manopola graduata. La valvola si chiude mano a mano che la temperatura ambiente, misurata da un sensore, si avvicina a quella desiderata, consentendo di dirottare ulteriore acqua calda verso gli altri radiatori, ancora aperti. In questo modo si può consumare meno energia nelle giornate più serene, quando il sole è sufficiente per riscaldare alcune stanze, oppure, ad esempio, impostare
una temperatura più bassa nelle stanze da letto e una più alta in bagno o anche lasciare i radiatori aperti al minimo quando si esce da casa.
Le valvole termostatiche, installate negli impianti centralizzati hanno anche una buona influenza sull’equilibrio termico delle diverse zone dell’edificio. Quando i piani più caldi arrivano a 20°C le valvole chiudono i radiatori consentendo un maggiore afflusso di acqua calda ai piani freddi.
Come funziona una valvola termostatica?
Le termostatiche sono valvole che, oltre ad esercitare le normali funzioni delle valvole per corpi scaldanti, sono in grado anche di regolare la temperatura ambiente dei locali in cui sono installate. Sono essenzialmente costituite da tre parti:
1. il corpo valvola dove si trovano alloggiati il pistone e l’otturatore; 2. la manopola di regolazione che serve ad impostare la temperatura voluta; 3. il bulbo di dilatazione che fornisce la forza motrice necessaria per far funzionare la
valvola.
La manopola di regolazione e il bulbo possono essere montati direttamente sul corpo valvola, oppure possono essere installati a distanza.
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Conviene installare a distanza il bulbo quando la valvola non si trova in condizioni idonee a rilevare una temperatura ambiente significativa: ad esempio quando è posta in nicchie o sotto le tende, oppure ancora quando è esposta direttamente ai raggi del sole e alle correnti d’aria.
I tempi e i modi con cui le valvole termostatiche intervengono a regolare la temperatura ambiente si possono così riassumere:
a) se la temperatura dell’aria è più alta di quella prefissata, il bulbo si dilata e manda in chiusura (parziale o totale) l’otturatore della valvola. ���Diminuisce così (fino ad annullarsi) il flusso del fluido attraverso il corpo scaldante e quindi la quantità di calore ceduta all’ambiente;
b) se la temperatura dell’aria è più bassa di quella prefissata, il bulbo si contrae e consente una maggior apertura della valvola. ���Aumenta così il flusso del fluido attraverso il corpo scaldante e quindi la quantità di calore ceduta all’ambiente.
Le valvole termostatiche normalmente utilizzate sono le del tipo a “2 vie”, ma possono essere utilizzate anche altre tipi:
❐ valvole termostatiche a 3 vie,❐ valvole termostatiche a 4 vie,❐ valvole termostatiche a sistema misto.
• Le valvole termostatiche a 2 vie regolano la temperatura ambiente facendo variare la quantità di fluido che passa sia attraverso il corpo scaldante, sia attraverso il circuito secondario derivato. Fanno quindi funzionare gli impianti a portata variabile
• Le valvole termostatiche a 3 vie regolano la temperatura ambiente facendo variare la quantità di fluido che passa attraverso il corpo scaldante e mantenendo praticamente costante la portata del circuito secondario derivato. Questo tipo di funzionamento è possibile grazie alla via di by-pass e consente di far funzionare gli impianti praticamente a portata costante sia con valvole chiuse, sia con valvole aperte.
Le valvole che fanno funzionare gli impianti a portata costante (cioè quelle dotate di by- pass esterni o interni) non creano problemi.
Si tratta però di valvole che (seppur molto utilizzate nei paesi nordeuropei) non trovano da noi molti estimatori, perché sono giudicate ingombranti e poco in linea con i nostri canoni estetici.
Le valvole che fanno funzionare gli impianti a portata variabile (cioè quelle a 2 vie) possono invece dar luogo a seri inconvenienti. Infatti queste valvole variando le portate fanno variare notevolmente anche le pressioni e in tal modo squilibrano gli impianti.
Ed è proprio a tali squilibri che sono da addebitare (come vedremo meglio in seguito)
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numerosi inconvenienti, quali: la rumorosità delle valvole, l’irregolare funzionamento delle pompe e il surriscaldamento dell’acqua in zona caldaia.
Per motivi di natura estetica, sono tuttavia queste le valvole scelte di preferenza nel nostro paese. Pertanto sono queste le valvole che dobbiamo saper utilizzare correttamente.
In particolare dobbiamo saper ben riconoscere le insidie che esse possono nascondere e dobbiamo conoscere anche l’uso dei materiali e delle tecniche di equilibratura che servono a disattivare tali insidie.
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Per evitare gli inconvenienti connessi all’uso delle valvole termostatiche a due vie si può ricorrere all’aiuto dei seguenti dispositivi di equilibratura:
1. valvole di sfioro
2. regolatori di pressione differenziale a membrana
3. pompe a velocità variabile
4. autoflow
VALVOLE DI SFIORO
Sono valvole a molla che servono a realizzare by-pass per limitare la differenza di pressione fra due punti dell’impianto. Sono costituite essenzialmente da una manopola di regolazione,
da una molla interna di contrasto e da un otturatore.
L’otturatore apre il circuito di by-pass solo quando è sottoposto ad una pressione differenziale superiore a quella impostata sulla manopola di regolazione. Queste valvole sono installate sia a by-pass dell’impianto, sia a by-pass delle pompe. La soluzione che prevede il by-pass dell’impianto è in genere preferibile perchè assicura la circolazione del fluido
attraverso la caldaia anche a valvole termostatiche chiuse. Le valvole di sfioro sono valvole che presentano il vantaggio di essere poco costose. Tuttavia, in zona caldaia e con acque “dure”, sono esposte al pericolo del calcare che può “incollare” alla sede i loro otturatori.
REGOLATORE DI PRESSIONE
Servono a mantenere costante la pressione differenziale fra due punti dell’impianto.
Sono essenzialmente costituiti da una manopola (o da un cursore) di regolazione, due sonde per il rilievo della pressione e un otturatore comandato da una membrana.
Al variare della pressione differenziale, l’otturatore si apre, o si chiude, in modo da mantenere costante la differenza di pressione impostata sulla manopola o
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sul cursore di regolazione.
Oltre che in posizione di by-pass, questi regolatori di pressione possono essere installati anche direttamente sulla rete di distribuzione dell’impianto I regolatori di pressione differenziale a membrana sono in grado di assicurare ottime prestazioni. Non sono tuttavia molto utilizzati perché hanno un costo elevato e sono alquanto ingombranti.
POMPE A PORTATA VARIABILE Sono pompe in grado di controllare e regolare automaticamente la pressione differenziale ceduta all’impianto. Possono lavorare sia a pressione costante, sia a pressione proporzionale. Nel primo caso (al di sotto di una certa portata) la pressione differenziale della pompa è mantenuta a livello costante indipendentemente dalla quantità di fluido che circola nell’impianto. Nel secondo caso invece (sempre al di sotto di una certa portata) la pressione differenziale della pompa diminuisce col diminuire della quantità di fluido che circola nell’impianto. AUTOFLOW
Sono dispositivi in grado di mantenere automaticamente costante la quantità di fluido che passa attraverso le derivazioni su cui sono posti. L’elemento regolatore di questi stabilizzatori di portata è un pistone mobile con sezione di passaggio a geometria variabile. La relazione pressioni/portate degli autoflow può essere rappresentata con un diagramma del tipo sotto riportato.
Nel contesto che stiamo esaminando gli autoflow consentono di attivare by-pass in grado di assicurare (anche a valvole termostatiche chiuse) una ben determinata portata attraverso il generatore di calore. 5 REGOLE D’ORO PER UN CORRETTO UTILIZZO DELLE TESTINE TERMOSTATICHE 1. Eliminare copritermosifoni e coperture varie dai caloriferi.
2. Chiudere la valvola (impostando il valore 1 o “fiocco di neve”) quando si cambia l’aria nelle stanze, tenendo finestre e caloriferi
aperti contemporaneamente si spreca una grande quantità di calore.
3. Chiudere le tapparelle la sera, in modo da non disperdere inutilmente il calore.
4. Lasciare la testina sul 5 nel periodo estivo, in modo da evitare la formazione di calcare e il conseguente blocco della stessa.
5. Lasciare la valvola sul 1/2 nelle stanze che non si utilizzano o se si lascia vuoto l’alloggio per alcuni giorni.
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CONTABILIZZAZIONE CALORE Ripartitore di calore Il ripartitore di calore è uno strumento fondamentale nel sistema di contabilizzazione del calore. Il ripartitore di calore conteggia, attraverso algoritmi matematici, la potenza resa dal radiatore attraverso la differenza di temperatura fra ambiente e media del radiatore.
La norma UNI EN 834:1997 esprime il calcolo con la seguente formulazione
Quanti tipi di ripartitori di calore esistono? Esistono due tipi di ripartitore di calore:
• Ad 1 Sensore, per il calcolo del salto termico viene considerata una temperatura ambiente costante di 20°C il sensore di temperatura è posto sul retro del ripartitore di calore per calcolare la temperatura media del radiatore. Questo ripartitore di calore non viene quasi più utilizzato ed è stato sostituito da quelli a due sensori.
• A 2 Sensori, a differenza del ripartitore di calore a un sensore questo ha anche un sensore per la temperatura ambiente. Questi ripartitori di calore sono i più utilizzati, e sono più precisi dei precedenti.
Il ripartitore deve essere programmato con il valore di potenza del radiatore sul quale è installato. La potenza del radiatore viene calcolata in base alla norma UNI 10200 o alla norma EN 442 in funzione della tipologia radiatore (colonne, piastre, ecc…), delle dimensioni e del rispettivo numero di elementi. Il ripartitore di calore
deve essere installato nella posizione indicata da ciascun costruttore, poiché deve poter
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rilevare la temperatura media superficiale del radiatore. La temperatura può essere considerata quella più corretta per il calcolo se rilevata nella sua mezzeria ad un’altezza pari al 75% dell’altezza stessa del radiatore.
Come avviene la trasmissione dei dati nel ripartitore di calore?
trasmissione unidirezionale Sono dispositivi che non possono essere interrogati ma provvedono autonomamente ad inviare il segnale relativo alla lettura con una frequenza temporale impostata (ad esempio ogni 10 minuti): la trasmissione avviene in continuo e solo ad orari programmati e prestabiliti. Per la lettura di queste tipologie di ripartitori è necessario recarsi sul posto ed attendere la trasmissione dei dati oppure occorre installare ricevitori radio nel palazzo in grado di ricevere e trasmettere le letture ai concentratori di dati (obbligo in questo caso di progettare ed installare un’architettura di registrazione dati nel palazzo). Proprio perché non è possibile interrogare il ripartitore, questi dispositivi non possono essere parametrizzati via radio. trasmissione bidirezionale Il ripartitore di calore con trasmissione radio bidirezionale può essere parametrizzato poiché è in grado di ricevere i dati specifici del radiatore e può essere interrogato ed inviare quindi il conteggio della lettura solo quando chiamato. Poiché la trasmissione avviene solo in concomitanza della richiesta del letturista non è necessario costruire un’architettura di registrazione dati nel palazzo (se non espressamente richiesto). Non è necessario entrare nell’alloggio per eseguire la lettura che può avvenire tranquillamente da remoto Come avviene la lettura dei dati del ripartitore di calore?
È necessario sapere che il ripartitore di calore non misura alcun parametro fisico (come può fare una bilancia con i kg), ma mostra degli algoritmi matematici. Essi rappresentano un valore proporzionale rispetto al consumo di riscaldamento totale dell’edificio. Il consumo
totale del vostro appartamento sarà calcolato solamente attraverso i valori espressi da tutti gli altri ripartitori di calore che saranno presenti anche nei restanti appartamenti che fanno parte dell’edificio. Dunque il numero visualizzato sul display non indica né l’energia consumata (kWh) né la spesa di riscaldamento (€), è un
numero adimensionale. E’ dunque importantissimo parametrizzare correttamente l’intero impianto di contabilizzazione. E’ necessario affidarsi a professionisti che ne garantiscano questo aspetto per non recare scompensi di spesa nei confronti di alcuni condomini.
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Per evitare qualsiasi tipo di manomissione, l’apparecchio è sigillato con un piombino e nel caso in cui venga rimosso dalla posizione prestabilita registra data e ora dell’alterazione che viene comunicata immediatamente ai nostri tecnici. Con la direttiva UE 2012/27/UE l’installazione delle valvole termostatiche sui termosifoni diventa obbligatorio, a partire dal 31 dicembre 2016. Il termine ultimo è stato spostato a giungo 2017. L’obbligo dell’installazione dei ripartitori di calore e delle valvole termostatiche ha un duplice scopo: quello di ridurre l’inquinamento e quello di permettere ai cittadini di riscaldarsi, all’interno di condomini con riscaldamento centralizzato, nel miglior modo eliminando gli sprechi.
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SCHEMA Centrale termica completo di tutti i necessari dispositivi di sicurezza
SCHEMA Centrale termica destinata al riscaldamento
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