Breve storia della lingua italiana
Storia di chi, storia di chi cosa
STORIA DI CHI, STORIA DI CHI COSA
Storia linguistica: rapporto tra centro (Toscana) e periferia. Manzoni osserva che l’Italia era
l’unico paese che la capitale politica non coincideva con la capitale linguistica.
Fino al Quattrocento non ha senso parlare di dialetto, si parla di dialetto solo dopo che si è
affermata la lingua.
Lingua non vive isolata, ma esposta al contatto con altre lingue attraverso libri, invasioni
militari, viaggi, commerci.
L’italiano maggiormente in relazione con il provenzale, il francese, lo spagnolo (più forte nel
Cinquecento e Seicento) e l’inglese (terminologia dell’informatica). Dal grego vengono la
maggior parte dei termini medici
Notaio: uno dei protagonisti della fase iniziale della storia linguistica italiana – molti dei promi
documenti del volgare sono stati scritti da notai. Inserimento di frasi volgari in documenti
latini.
Mercanti e banchieri toscani. Libro di conti del 1211 è la prima testimonianza del volgare.
Galileo Galilei: protagonista nell’uso del volgare toscano nella scienza.
Tra Quattrocento e Cinquecento: primi sperimenti di stabilizzazione della norma. Le norme nel
Cinquecento erano basete sulla scrittura di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel Seicento: sviluppo
di pubbliche scuole superiore in lingua italiana arriva la grammatica in forma di ordinato
manuale, uso fondamentale della pedagogia scolastica.
Primi vocabolari: stampati a Venezia, probabilmente perché i toscani non sentivano necessità.
Letteratura e cultura: canali più importante per la diffusione dell’italiano. Firenze: omogeneità
tra lingua letterraria e lingua parlata.
Nel Settecentro e Ottocento: giornale. Riviste famose – Il Caffè (1764-1766), La Biblioteca
Italiana (1816-1840) – pubblico esperto, livello alto. Nell’Ottocentro si diffusero giornali
popolari e quotidiani rivolti a un pubblico più largo – crescita dell’alfabetismo e maggiore
scolarizzazione.
Differenza tra lingua scritta e lingua parlata.
Studio dell’oralità a partire del Novecento – gergo di caserma, parlato urbano.
Variazioni regionali: prima di tutto a livello fonetico e fonologico, ma anche quello morfologico
e lessicale (pésca – atto di pescare, pèsca – frutto nel parlato toscano.)
ORIGINI E PRIMI DOCUMENTI DELL’ITALIANO
L’italiano deriva dal latino volgare, cioè il latino parlato dal vulgus, dal popolo, che presentava
alcune tendenze innovative rispetto al latino classico. Il primo documento letteraro di cui
abbiamo conoscenza è l’ Indovinello veronese, scritto in una lingua mista di latino e di volgare
veneto nell’VIII secolo.
IL DUECENTO
L a scelta del volgare per la poesia implicava pur sempre una promozione della nuova lingua.
La prima scuola poetica si è sviluppata nella corte di Federico II, nella Sicilia del XIII sec. La
corte di Federico era un ambiente internazionale e i poeti siciliani imitarono la poesia
provenzale (intellettualizzata, tematica dell’amore, forme raffinate e stilizzate), utilizzando il
latino volgare siciliano di modo fomale e raffinato.
La poesia era trasmessa attraverso i copisti toscani; durante il Medioevo non esisteva la
garanzia al rispetto dell’originale e quello che si faceva era una “traduzione” del siciliano in
toscano; con il tempo la forma toscanizzata fu presa per buona.
Nell’talia settentrionale fiorì una letteratura in volgare diversa da quella della corte di Federico
II, con versi di carattere moraleggiante ed educativo, lingua fortemente settentrionale, senza
imitazione dei modelli letterari toscani.
Dante cerca di creare una nuova lingua con la comunicazione più larga ed efficace. Scrisse De
vulgari eloquentia: il primo trattato sulla lingua e poesia volgare; diffende la superiorità del
volgare per la sua naturalezza, questo si trasforma in uno dei testi fondamentali nel dibattito
linguistico del Rinascimento. Lui crede che le lingue cambiano e la grammatica delle lingue
letterarie è una creazione dei dotti per freare questo cambiamento, il volgare per farsi
letterario deve acquistare stabilità. Fa un esame delle varie parlate, tutte sono indegne del
volgare illustre e il discorso si sposta dalla lingua alla letteratura, la nobilitazio del volgare deve
venire attraverso la letteratura. De vulgari eloquentia si trasforma in trattato di teoria
letteraria.
La prosa duecencesta è meno sviluppata della poesia, il testo è più semplice sinttaticamente e
abbiamo ancora il predomino del latino, a volte con forme domestiche. Esite in quest’epoca
una scrittura sperimentale chiamata Volgarizzamento che vuole trasporre in volgare partendo
dal latino o francese, così si stabilivano le strutture della prosa italiana.
IL TRECENTO
La Commedia presenta una grande ricchezza tematica e letteraria, fa allo stesso tempo
una promozione del volgare e una dimostrazione che la nuova lingua aveva potenzialità
illimitate. Nella poesia di Dante si trova plurilinguismo, multilinguismo, latinismi, termini
forestieri, plebei, parole toscane e non toscane perché ha fatto una varietà molto grande nelle
scelte lessicale; è uno scrittore libero di fronte ai tratti morfologici – polimorfismo.
Il parlato toscano ha avuto un’espansione con il Canzoniere, di Petrarca e il
Decameron, di Boccaccio. Il fiorentino era un parlato mediano tra le parlate italiane. Secondo
Tullio De Mauro: quando Dante ha cominciato a scrivere la Commedia il vocavolario
dell’italiano era costituito al 60%, alla fine del Trecento era completo al 90%.
Petrarca è stato più selettivo di Dante, esclude molte parole usate nella Commedia.
Petrarca ha scritto meno in volgare, più in latino. Latino è sua lingua naturale e il volgare un
gioco poetico in omaggio a una tradizione che dai siciliani arriva a Petrarca attraverso Dante.
Nel Decameron troviamo situazione narrative variate in contesti sociali diverse, appare il
realismo e con questo una complessità sintattica, è possibile osservare un sistema dei segni di
interpunzione più ricco che nel Canzoniere di Petrarca come la virgola, il punto e virgola, ecc.
IL QUATTROCENTO
Petrarca: confronto con latino degli autori canonici, formazione di una mentalità
grammaticale, stabilizzazione normativa dell’italiano.
Disprezzo per il volgare, latino come lingua nobile che garante l’immortalità letteraria. Volgare
usato solo per scritture pratiche e d’affari, materie senza pretese d’arte.
Mescolanza tra volgare e latino: volontaria e studiata, non casuale. Dua forme di
contaminazione: macaronico e polifilesco.
Macaronico: linguaggio comico, nato a Padova alla fine del Quattrocento, è la latinizzazione
parodica di parole del volgare o deformazione dialettale di parole latine. Formazione di parole
miste.
Polifilesco: mescola tra latino e volgare che ricorda il macaronico, viene ereditata dalla
tradizione medievale.
Leon Battista Alberti: Umanesimo volgare, promozione della nuova lingua a livello alto, con
poesia e prosa che trattavano di argomenti seri e importanti. Influenza del latino sulla sintassi.
Ha fatto la prima grammatica della lingua italiana: Grammatica della lingua toscana o
Grammatichetta vaticana.
Sfida della grammatica: dimostrare che il volgare ha una struttura grammaticale ordinata.
Basata nell’uso toscano, e non negli autori antichi.
Umanesimo volgare. Firenze, rilancia dell’iniziativa in favore del toscano. Cristoforo Landino:
nega la naturale inferiorità del volgare. Sviluppo della lingua è patriotico.
Lorenzo il Magnifico: esaltazione del volgare.
Luigi Pulci compilò un Vocabolista, raccolta lessicale, l’antecedente del vocabolario italiano.
Sono settecento latinismi tradotti con parole dell’uso comune (es. latebra-luogo nascosto e
segreto).
Burchiello (Domenico di Giovanni): poesia comica, gioco di doppi sensi e invenzione verbale.
Letteratura religiosa: diffusione di forme dell’italiano tra il popolo. La predicazione si rivolgeva
al popolo avendo bisogno del volgare, che in certi casi era molto vicino al dialetto.
San Bernardino da Siena voleva far uso di una lingua semplice e colloquiale, con esempi della
vita quotidiana. Consciente della necessità di adeguare il linguaggio alle esigenze del pubbico.
La coinè è una lingua scritta che mira all’eliminazione di una parte almeno dei tratti locali e
raggiunge questo risultato accogliendo largamente latinismi , e appoggiandosi anche al
toscano.
Nell’incerteza di un uso non codificado da grammatiche e vocabolari il latinismo era un punto
di appoggio sicuro e insostituibile.
IL CINQUECENTO
Trionfo della letteratura in volgare. Prime grammatiche a stampa e i primi lessici – le persone
cercavano una guida per scrivere corettamente.
L’italiano raggiunse uno status di lingua di cultura di altissima dignità. Latino continua nella
pubblica ammistrazione e nella giustizia, ma nel quotidiano in volgare trova spazio.
Reciproco peso delle due lingue nella produzione di libri. Latino per medicina, filosofia e
matematica; volgare per culinaria, architettura, letteratura. La maggioranza dei libri in volgare
sono stampati a Venezia, seguito da Firenze.
Dibattito teorico sulla lingua; stabilizzazione normativa dell’italiano.
Prose della volgar lingua, di Pietro Bembo: analise storico-linguistica del volgare. Non usa il
toscano parlato, ma quello della letteratura di Petrarca e Boccaccio, distacco dall’effimeri.
Teoria di Bembo colloca la perfezione linguistica nel passato, identificandola in alcuni modelli
ritenuti perfetti, imbalsamandoli e costringendo a imitarli.
Giovan Giorgio Trissino traduce De vulgari eliquentia in italiano. In Castellano sostiene che la
lingua poetica di Petrarca era composta di vocaboli provenienti da ogni parte d’Italia, e non era
definibile come fiorentina, ma come italiana.
Nella metà del Cinquecento ci sono diverse grammatiche con scopo pratico.
Si pubblicava più a Venezia, anche perché in Toscana si sentiva meno il bisogno di consulare
strumenti normativi.
Fin dalla metà del Cinquecento si diffusero e furono accolti i primi lessici, con le parole ricavate
da Dante, Petrarca e Boccaccio.
Ariosto segue la grammatica di Bembo (Prose della volgar lingua) per ultima edizione di
Orlando furioso.
Accademia di Firenze 1540
Accademia: luogo dove si affrontavano molte questioni linguistiche. La più importante è della
Crusca (1582), si fece conoscere nella prima metà della sua esistenza per la polemica di
Lionardo Salviati contro la Gerusalemme liberata di Tasso. Salviati scrive un libro (Avvertimenti
della lingua sopra ‘l Decameron) di censura al testo di Boccaccio – voleva ripulire il Decameron.
Nel 1590 l’Accademia corregge il testo della Commedia, esce nel 1595 La Divina Commedia.
L’italiano si impose nell’architettura, in opere nuove e traducendo ciò che presentava in latino;
stabilizzazione del lessico tecnico.
Traduzione dei classici: fondamentale per il progresso dell’italiano.
Machiavelli scrive Il Principe in un fiorentino ricco di latinismi.
Il volgare prevaleva nel settore della scienza applicata.
Galileo sceglie il volgare, ma questo limita la circolazione internazionale, persino i libri sono
diffusi in Europa grazie alle traduzione.
Interesse linguistico della letteratura di viaggio – neologismi e forestierismi; contato con gli
altri idiomi (badanas – banane; patatas – patate; canoee – barchette; cià – tè, ananas;
mestizze; monsone).
Giovan Maria Cecchi per rendere saporoso e colorito il dialogo delle sue commedie le riempì di
proverbi.
La caratteristica più evidente della lingua della commedia è la compresenza di diversi codici per
i diversi personaggi (innamorati – toscano; vecchi – veneziano o bolognese; capitani e bravi –
spagnolo). Plurilinguismo.
Il petrarchismo: scelta di un vocabolario lirico selezionato.
Il latinismo lessicale è uno degli elementi utilizzati per conseguire il livelli elevato.
Da Firenze venne il miglior vocabolario, non la miglior letteratura.
Nella catechesi e nella predicazione si sentiva la diffusione dell’italino, anche se la lingua
ufficiale della chiesa era il latino.
IL SEICENTO
Importanza dell’Accademia della Crusca, fu un’associazione privata, senza sostegno pubblico e
suscitò innumerevoli polemiche. Contributo più importante: lessicografia a partire del 1591.
1612 Il Vocabolario degli Accademici della Crusca. Hanno cercato di evidenziare la continuità
tra lingua toscana contemporanea e l’antica, se parole erano documentate attravrso gli autori
antichi. Largheggiava nel presente termini e forme dialettali fiorentine e toscane.
La prosa del Seicento deve molto allo sviluppo del linguaggio scientifico – merito di Galileo che
scrive in italiano fin da quando aveva 22 anni, perché aveva fiducia nel volgare e voleva
staccarsi polemicamente dalla casta dottorale.
Pur scegliendo il volgare non si collocò mai al livello basso e popolare, ma raggiunge un tono
elegante e medio – chiarezza terminologia e sintattica.
Melodramma nasce tra il Cinquecento e il Seicento, rapporto tra parola e musica, tentativo di
ricreare la tragida antica, volontà di non sacrificare il testo del libretto alle esigenze della
melodia.
Si caratterizza come uno spettacolo d’élite, richiede scenografie e allestimenti complessi e
dispendiosi. Influenza linguitica nella corte.
Il linguaggio petico si inserisce nella linea della lirica petraschesca. Tradizione rigidamente
codificata
La poesia barocca estende il repertorio dei temi delle situazioni che possono essere assunte
come oggetto di poesia; il rinnovamento tematico comporta un rinnovamento lessicale –
botanica, animali, insetti – rapporto tra poesia barocca e linguaggio scientifico. Anatomia .
Fine del Seicento: cattivo gusto del Barocco – giudizio ripetuto dagli illuministi del Settecento.
Questo giudizio finisce sulla lingua.
Dominique Bouhours, gesuita francese, voleva fare del francese una lingua universale.
Degenerazione del gusto letterario italiano. Solo nel Settecento diversi intelletuali si
preoccuparono di difendere la lingua italiano.
Nascita della letteratura dialettale tra i secoli XVI e XVII – contraposta alla letteratura in
toscano
IL SETTECENTO
Il francese: lingua europea di prestigio.
Sucesso internazionale del francese per la sua chiarezza, logica, comunicazione razionale,
contrapposta all’italiano con le sue inversione sintattiche.
Francese: chiarezza. Italiano: passione emotiva, poesia e musicalità; grande libertà nella
posizione degli elementi del periodo.
Melchiorre Cesarotti pubblica Saggio sulla filosofia delle lingue (1785/1788/1800): enunciazioni
teoriche – nessuna lingua è pura, perfetta, inalterabile, parlata di maniera uniforma.
Distinzione tra lingua orale e scritta. Valore dell’uso. Libertà degli scrittori per introdurre
termini nuovi (per analogia, derivazione o composizione) o ampliare il senso dei vecchi.
Un’altra fonte di parole: i dialetti italiani, parole straniere (male necessario).
Necessità di saper scrivere e parlare italiano. Oranizzazione statale lo insegnano.
Realtà diversa da stato a stato, mancanza di uno stato unitario. La posizione dell’italiano si
faceva più solida nel 1772 con le nuove costituizioni della scuola.
A Modena: uso di libri italiani per i primi anni. Latino visto come il freno del progresso
commerciale.
Nasce l’idea della scola comunale, con il compito di insegnare a leggere ed a scrivere.
Toscano usato nelle situazione ufficiali e nei libri; dialetto usato nelle situazioni familiari.
La lingua italiana era scritta ma poco parlata, sembrava artificiale alla comunicazione
quotidiana spontanea e familiare; solo i toscani avevano il vantaggio, perché lì lo scritto e il
parlato coincidevano quasi perfettamente.
Sucesso dell’opera italiana aiuta a fissare lo steriotipo dell’italiano come lingua della dolcezza,
cantabilità, poesia, ecc.
Goldoni: dialetto veneziano, in italiano e francese – non esisteva una vera lingua comune di
conversazione. Dominano caratteri propri del parlato, ridondanze pronominali, anticipazione
del pronome.
1690 surge l’Arcadia, lingua trazionale ispirata a Petrarca, uso di latinismi e arcaismo con lo
scopo di distinguere la poesia dalla prosa.
L’OTTOCENTO
Purismo: movimento intollerante a ogni innovazione, antimodernismo, culto dell’epoca d’oro
della lingua (il Trecento). Tradizionalismo della Crusca. Fiorentino arcaico. Manifesto purista:
Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana, di Antonio Cesare.
Idea nata nel Settecento: italiano come lingua già morta, imparata dai libri, usata per la
letteratura e occasioni ufficiali, ma inadatta ai rapporti quotidiani.
Manzoni, con Promessi Sposi (1827-1827), collabora nella mutazione dell’italiano, rendendo la
lingua più viva con un modello di letterarità diverso da quello tradizionale. Cerca di utilizzare
una lingua genericamente toscana
Va a Firenze per avere un contatto diretto con il toscano fa una nuova edizione dei Promessi
Sposi (1840-1842), corretta per adeguarla all’ideale di una lingua d’uso, purificata dai latinismi
ed espressione arcaiche.
Crede che il firentino debba essere diffuso attraverso la scuola. Propone la realizzazione di un
vocabolario della lingua italiana su nuove basi (1868).
Secolo dei dizionari. Prima aveva l’egemonia della Crusca, adesso emergono nuove
realizzazione lessicografiche.
Dizionario do Nicolò Tommaseo di molta qualità e originalità; idee morali, civili e letterarie
2,5% della popolazione sa parlare italiano al momento dell’Unità secondo De Mauro; secondo
Catellani 10 % è italofoni.
Con l’Unità la scuola elementare è gratuita e obbligatoria, almeno per il primi biennio; ma
questa scuola non è efficace: evadenza, in certi casi i maestri usavano dialetto, posizioni
teoriche diverse.
Le cause dell’unificazione linguistica secondo De Mauro: unificazione della burocrazia e
dell’esercito, stampa periodica e quotidiana, fenomeni demografici, aggregazione attorno alla
città a causa della industrializzzione.
Ascoli, fondatore della linguistica e della dialettologia italiana: inutile aspirare un’assoluta unità
della lingua, non si doveva combattere certe forme linguistiche suggerite dalle parlate di altre
regioni. Lingua è conseguenza di fattori extralinguistici. Italia era un paese policentrico.
Importanza del linguaggio giornalistico, necessità di essere più semplice rispetto a quello della
tradizione letteraria. Nella seconda metà del secolo diventò fenomeno di massa.
Linguisticamente è composto di diverse parti: lingua della cronaca, economia, articoli politici.
Termini nuovi o regionalismi nella pubblicità.
Si fonda la letteratura narrativa. Manzone fa la correzione dei Promessi Sposi seguendo il
fiorentino: espunzione delle forme lombardo-milanesi; eliminazione di forme eleganti e
introduzione di forme comuni, usuali; assunzione di forme tipicamente fiorentine (egli e ella –
lui e lei); eliminazione di doppione di forme e di voci (pel e col – per il e con il).
Stile più naturale, slegato dalla tradizione aulica allora imperante.
Le avventure di Pinocchio (1883), di Carlo Collodi, influenza sul pubblico giovanile.
Nella poesia: linguaggio fedele alla tradizione aulica e illustre nel inizio del secolo. Parole nobili.
Doppia serie lessicale – parole della prosa e parole della poesia. Parole che non erano diverse
in prosa e poesia si ricorreva alla sincope (sprito-spirito, pria-prima) o al troncamento (mar-
mare, cor-core e gli infiniti dei verbi).
Difficoltà ad accettare novità formali e parole nuove. Manzone, che ha innovato la prosa, come
poeta si attenne alla forma tradizionale. Tono alto, sublime, senza parole del quotidiano.
Sviluppo qualitativo della poesia in dialetto. Poesia di Belli: sonetti con note esplicative
(fregammene-fregarsene, cazzata-sciocchezza, fesso-sciocco)
IL NOVECENTO
La poesia di D’Annunzio non rinuncia alla nobilitazione attraverso la selezione lessicale, ma è
innovativa nella capacità di sperimentare forme diverse.
Pascoli: prima rottura con il linguaggio poetico tradizionale; con lui cade la distinzione tra
parole poetiche e non poetiche, usa arcaismo, dialettismo, regionalismi e italoamericano
(Italy), italianizzazioni di termini inglesi (business-affari, cakes-dolci).
Tono prosaico: caratteristica di buona parte della lirica del Novecento.
Futurismo: rinnovamento della forma – parole miste alle immagini, abolizione della
punteggiatura, uso dell’onomatopea.
D’Annunzio – gusto per lo sperimentalismo: si pone a chiusura di un ciclo storico e al tempo
stesso inaugura nuove tentendeza.
Riflesso del parlato nel teatro di Pirandello: interiezioni (ah sì!, ah no no!), connettivi (è vero,
figurasi), elementi che rendono sfuggente la sostanza della comunicazione (non più, ma..., sì
forse) – stile opposto di D’Annunzio.
Dialetto combinato con la lingua come punto di riferimento per gli scrittori – Carlo Emilio
Gadda usa diversi dialetti.
Oratoria. Discorsi rivolti alle masse di Mussolini. D’Annunzio: modello che rappresenta le
tendenze di un’oratoria letteraria, colta e efficace – influì nella retorica del Fascismo.
Lingua del Fascismo: metafore religiose, militari, equestri, tecnicismi di sapore romano (Duce,
centurione), ossessione dei numeri, tipo di dialogo con la folla, che risponde con l’ovazione,
Fascismo: chiara politica linguistica manifestata in modo autoritario – battaglia contro i
forestirismi (1930 soppressinone nei film di scene parlate in lingua straniera; 1940 l’Accademia
d’Italia doveva indicare alternative alle parole straniere), repressione delle minoranze etniche
(il fatto più grave), antidialettalismo.
Fondazione della rivista Lingua Nuova, con interventi scientifici e discussioni normative.
Furono accettati diversi termini stranieri che avevano messo radici: sport, film, tennis, tram,
camion.
Campagna per sostituire LEI per TU e usare VOI come formale. La campagna non ebbe molto
sucesso: lei è di origine cinquecentesca e già radicato nella lingua; voi è di uso corrente
nell’Italia meridionale, e sentito da molti come dialettale, così evitato.
La versione del quinto vocabolario della Crusca fu interrota nella lettera “o” nel 1923 quando
Giovanni Gentile, filosofo vicino al regime fascita, divenne ministro della Pubblica istruzione.
Vocabolario del Fascismo, arrivò solo al primo volume (lettere A-C), prodotto dall’Accademia
d’Italia. Atteggiamento equilibrato nel confronto con i neologismi (gli autori accennavano alla
necessità dell’accettazione di vocaboli nuovi per disegnare idee e cose nuove – ma facevano
sostituizione come record-primato, menu-lista). Moderno ma senza influenza.
1939 Prontuario di pronunzia e di ortografia, di Bertoni e Ugolini, destinato a fornire la
pronuncia esatta delle parole italiane. Pronuncia romana e fiorentina: apertura o chiusura
vocalica, nel caso di divergenza si accettasse l’uso romano (colònna e léttera anziché colónna e
lèttera).
Nuove questioni linguistinche (1964), di Pasolini. Sintassi sociolinguistica della situazione
presente. Nuovo italiano con il centro nel nord, con le sue grandi fabbriche a la moderna e
svilupata cultura industriale – annunciava che era nato l’italiano come lingua nazionale
Caratteristiche del nuovo italiano: semplificazione sintattica; drastica diminuizione dei
latinismi; meno influenza della letteratura.
Pasolini utilizava come sistema di riferimento il rapporto con la lingua media, anche se era
considerata di mediocrità espressiva. Esperimenti di plurilinguismo.
Dialetto come fonte di arricchimento linguistico per molti autori del Novecento.
Nel corso del Novecentro è sucesso un forte cambiamento in Italia. Analfabetismo di 75% nel
1861 cade a 14% nel 1951, e a 5,2% nel 1971: il progresso è stato constante. Diminuisce lo
spazio del dialetto e si sono un po’ italianizzati.
Negli anni Sessanta e Settanta la fabbrica ha svolto una funzione di scuola: integrazione dei
contadini nella vita della città.
Radio 1924. Tv 1954.
Rai – varietà romana
Cinema – varietà romana (Cinecittà)
Mediaset – varietà settentrionale (milanese)
Linguaggio giornalistico: tramite fondamentale tra l’uso colto e letterario dell’italiano e la
lingua parlata. Lingua media. Pluralità di sottocodici (politico, burocratico, economico) e
registri (parlato, aulico, formale).
Italiano di uso medio: accoglierebbe fenomeni del parlato
Italiano standard: ufficale, con le regole della grammatica.
1962 introduzione della scula media unica e obbligatoria
QUADRO LINGUISTICO DELL’ITALIA ATTUALE
L’italiano è parlato oltre Italia, Vaticano, San Marino, Svizzera, Nizzardo, Principato di Monaco,
ecc.
Alloglotti: minoranza linguistica – tedeschi nel Alto Adige, francofoni del Valle d’Aosta.
Nelle valli alpine dolomitiche: il ladino, insegnato anche alla scuola. Anche nel Friuli, il ladino-
orientali con il nome di friulano.
Il sardo, vera e propria lingua parlata da 1 milione di persone. Sono 4 tipi: gallurese, sassarese,
lugodorese e campidanese.
Gruppo alloglotti non romanzi: tedesco, la più numerosa nel Valle dell”Adige (minoranza se
confrontata con la popolazione italiana, ma maggioranza nella propria zona), Bolzano,
insegnato a scuola come prima lingua.
Tre aree dialettali: settentrionale, centrale, meridionale.
Linea La Spezia-Rimini: frontiera linguistica tra settentrionale e centro-meridionale.
Linea Roma-Ancona: frontiera dei dialetti dell’Italia centrale e meridionale.
Italiano non uniforme. Differenze fonetiche, lessicale, sintattiche e più raramente
morfologiche. Le varietà prendono il nome di ‘varietà diatopiche dell’italiano’, o secondo De
Mauro ‘varietà regionali dell’italino’ o ‘italiani regionali’.
Varietà di pronuncia: meridionale, settentrionale, toscana, romana.
Toscano: il più vicino della lingua letteraria
Breve storia della lingua italiana
Claudio Marazzini
STORIA DI CHI, STORIA DI CHI COSA
Storia linguistica: rapporto tra centro (Toscana) e periferia. Manzoni osserva che l’Italia era
l’unico paese che la capitale politica non coincideva con la capitale linguistica.
Fino al Quattrocento non ha senso parlare di dialetto, si parla di dialetto solo dopo che si è
affermata la lingua.
Lingua non vive isolata, ma esposta al contatto con altre lingue attraverso libri, invasioni
militari, viaggi, commerci.
L’italiano maggiormente in relazione con il provenzale, il francese, lo spagnolo (più forte nel
Cinquecento e Seicento) e l’inglese (terminologia dell’informatica). Dal grego vengono la
maggior parte dei termini medici
Notaio: uno dei protagonisti della fase iniziale della storia linguistica italiana – molti dei promi
documenti del volgare sono stati scritti da notai. Inserimento di frasi volgari in documenti
latini.
Mercanti e banchieri toscani. Libro di conti del 1211 è la prima testimonianza del volgare.
Galileo Galilei: protagonista nell’uso del volgare toscano nella scienza.
Tra Quattrocento e Cinquecento: primi sperimenti di stabilizzazione della norma. Le norme nel
Cinquecento erano basete sulla scrittura di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel Seicento: sviluppo
di pubbliche scuole superiore in lingua italiana arriva la grammatica in forma di ordinato
manuale, uso fondamentale della pedagogia scolastica.
Primi vocabolari: stampati a Venezia, probabilmente perché i toscani non sentivano necessità.
Letteratura e cultura: canali più importante per la diffusione dell’italiano. Firenze: omogeneità
tra lingua letterraria e lingua parlata.
Nel Settecentro e Ottocento: giornale. Riviste famose – Il Caffè (1764-1766), La Biblioteca
Italiana (1816-1840) – pubblico esperto, livello alto. Nell’Ottocentro si diffusero giornali
popolari e quotidiani rivolti a un pubblico più largo – crescita dell’alfabetismo e maggiore
scolarizzazione.
Differenza tra lingua scritta e lingua parlata.
Studio dell’oralità a partire del Novecento – gergo di caserma, parlato urbano.
Variazioni regionali: prima di tutto a livello fonetico e fonologico, ma anche quello morfologico
e lessicale (pésca – atto di pescare, pèsca – frutto nel parlato toscano.)
ORIGINI E PRIMI DOCUMENTI DELL’ITALIANO
L’italiano deriva dal latino volgare, cioè il latino parlato dal vulgus, dal popolo, che presentava
alcune tendenze innovative rispetto al latino classico. Il primo documento letteraro di cui
abbiamo conoscenza è l’ Indovinello veronese, scritto in una lingua mista di latino e di volgare
veneto nell’VIII secolo.
IL DUECENTO
L a scelta del volgare per la poesia implicava pur sempre una promozione della nuova lingua.
La prima scuola poetica si è sviluppata nella corte di Federico II, nella Sicilia del XIII sec. La
corte di Federico era un ambiente internazionale e i poeti siciliani imitarono la poesia
provenzale (intellettualizzata, tematica dell’amore, forme raffinate e stilizzate), utilizzando il
latino volgare siciliano di modo fomale e raffinato.
La poesia era trasmessa attraverso i copisti toscani; durante il Medioevo non esisteva la
garanzia al rispetto dell’originale e quello che si faceva era una “traduzione” del siciliano in
toscano; con il tempo la forma toscanizzata fu presa per buona.
Nell’talia settentrionale fiorì una letteratura in volgare diversa da quella della corte di Federico
II, con versi di carattere moraleggiante ed educativo, lingua fortemente settentrionale, senza
imitazione dei modelli letterari toscani.
Dante cerca di creare una nuova lingua con la comunicazione più larga ed efficace. Scrisse De
vulgari eloquentia: il primo trattato sulla lingua e poesia volgare; diffende la superiorità del
volgare per la sua naturalezza, questo si trasforma in uno dei testi fondamentali nel dibattito
linguistico del Rinascimento. Lui crede che le lingue cambiano e la grammatica delle lingue
letterarie è una creazione dei dotti per freare questo cambiamento, il volgare per farsi
letterario deve acquistare stabilità. Fa un esame delle varie parlate, tutte sono indegne del
volgare illustre e il discorso si sposta dalla lingua alla letteratura, la nobilitazio del volgare deve
venire attraverso la letteratura. De vulgari eloquentia si trasforma in trattato di teoria
letteraria.
La prosa duecencesta è meno sviluppata della poesia, il testo è più semplice sinttaticamente e
abbiamo ancora il predomino del latino, a volte con forme domestiche. Esite in quest’epoca
una scrittura sperimentale chiamata Volgarizzamento che vuole trasporre in volgare partendo
dal latino o francese, così si stabilivano le strutture della prosa italiana.
IL TRECENTO
La Commedia presenta una grande ricchezza tematica e letteraria, fa allo stesso tempo una
promozione del volgare e una dimostrazione che la nuova lingua aveva potenzialità illimitate.
Nella poesia di Dante si trova plurilinguismo, multilinguismo, latinismi, termini forestieri,
plebei, parole toscane e non toscane perché ha fatto una varietà molto grande nelle scelte
lessicale; è uno scrittore libero di fronte ai tratti morfologici – polimorfismo.
Espansione del toscano: il Canzoniere, di Petrarca e il Decameron, di Boccaccio.
Fiorentino era un parlato mediano tra le parlate italiane.
Secondo Tullio De Mauro: quando Dante ha cominciato a scrivere la Commedia il vocavolario
dell’italiano era costituito al 60%, alla fine del Trecento era completo al 90%.
Petrarca è stato più selettivo di Dante, esclude molte parole usate nella Commedia.
Petrarca ha scritto meno in volgare, più in latino. Latino è sua lingua naturale e il volgare un
gioco poetico in omaggio a una tradizione che dai siciliani arriva a Petrarca attraverso Dante.
Nel Decameron troviamo situazione narrative variate in contesti sociali diverse, appare il
realismo e con questo una complessità sintattica, è possibile osservare un sistema dei segni di
interpunzione più ricco che nel Canzoniere di Petrarca come la virgola, il punto e virgola, ecc.
IL QUATTROCENTO
Petrarca: confronto con latino degli autori canonici, formazione di una mentalità
grammaticale, stabilizzazione normativa dell’italiano.
Disprezzo per il volgare, latino come lingua nobile che garante l’immortalità letteraria. Volgare
usato solo per scritture pratiche e d’affari, materie senza pretese d’arte.
Mescolanza tra volgare e latino: volontaria e studiata, non casuale. Dua forme di
contaminazione: macaronico e polifilesco.
Macaronico: linguaggio comico, nato a Padova alla fine del Quattrocento, è la latinizzazione
parodica di parole del volgare o deformazione dialettale di parole latine. Formazione di parole
miste.
Polifilesco: mescola tra latino e volgare che ricorda il macaronico, viene ereditata dalla
tradizione medievale.
Leon Battista Alberti: Umanesimo volgare, promozione della nuova lingua a livello alto, con
poesia e prosa che trattavano di argomenti seri e importanti. Influenza del latino sulla sintassi.
Ha fatto la prima grammatica della lingua italiana: Grammatica della lingua toscana o
Grammatichetta vaticana.
Sfida della grammatica: dimostrare che il volgare ha una struttura grammaticale ordinata.
Basata nell’uso toscano, e non negli autori antichi.
Umanesimo volgare. Firenze, rilancia dell’iniziativa in favore del toscano. Cristoforo Landino:
nega la naturale inferiorità del volgare. Sviluppo della lingua è patriotico.
Lorenzo il Magnifico: esaltazione del volgare.
Luigi Pulci compilò un Vocabolista, raccolta lessicale, l’antecedente del vocabolario italiano.
Sono settecento latinismi tradotti con parole dell’uso comune (es. latebra-luogo nascosto e
segreto).
Burchiello (Domenico di Giovanni): poesia comica, gioco di doppi sensi e invenzione verbale.
Letteratura religiosa: diffusione di forme dell’italiano tra il popolo. La predicazione si rivolgeva
al popolo avendo bisogno del volgare, che in certi casi era molto vicino al dialetto.
San Bernardino da Siena voleva far uso di una lingua semplice e colloquiale, con esempi della
vita quotidiana. Consciente della necessità di adeguare il linguaggio alle esigenze del pubbico.
La coinè è una lingua scritta che mira all’eliminazione di una parte almeno dei tratti locali e
raggiunge questo risultato accogliendo largamente latinismi , e appoggiandosi anche al
toscano.
Nell’incerteza di un uso non codificado da grammatiche e vocabolari il latinismo era un punto
di appoggio sicuro e insostituibile.
IL CINQUECENTO
Trionfo della letteratura in volgare. Prime grammatiche a stampa e i primi lessici – le persone
cercavano una guida per scrivere corettamente.
L’italiano raggiunse uno status di lingua di cultura di altissima dignità. Latino continua nella
pubblica ammistrazione e nella giustizia, ma nel quotidiano in volgare trova spazio.
Reciproco peso delle due lingue nella produzione di libri. Latino per medicina, filosofia e
matematica; volgare per culinaria, architettura, letteratura. La maggioranza dei libri in volgare
sono stampati a Venezia, seguito da Firenze.
Dibattito teorico sulla lingua; stabilizzazione normativa dell’italiano.
Prose della volgar lingua, di Pietro Bembo: analise storico-linguistica del volgare. Non usa il
toscano parlato, ma quello della letteratura di Petrarca e Boccaccio, distacco dall’effimeri.
Teoria di Bembo colloca la perfezione linguistica nel passato, identificandola in alcuni modelli
ritenuti perfetti, imbalsamandoli e costringendo a imitarli.
Giovan Giorgio Trissino traduce De vulgari eliquentia in italiano. In Castellano sostiene che la
lingua poetica di Petrarca era composta di vocaboli provenienti da ogni parte d’Italia, e non era
definibile come fiorentina, ma come italiana.
Nella metà del Cinquecento ci sono diverse grammatiche con scopo pratico.
Si pubblicava più a Venezia, anche perché in Toscana si sentiva meno il bisogno di consulare
strumenti normativi.
Fin dalla metà del Cinquecento si diffusero e furono accolti i primi lessici, con le parole ricavate
da Dante, Petrarca e Boccaccio.
Ariosto segue la grammatica di Bembo (Prose della volgar lingua) per ultima edizione di
Orlando furioso.
Accademia di Firenze 1540
Accademia: luogo dove si affrontavano molte questioni linguistiche. La più importante è della
Crusca (1582), si fece conoscere nella prima metà della sua esistenza per la polemica di
Lionardo Salviati contro la Gerusalemme liberata di Tasso. Salviati scrive un libro (Avvertimenti
della lingua sopra ‘l Decameron) di censura al testo di Boccaccio – voleva ripulire il Decameron.
Nel 1590 l’Accademia corregge il testo della Commedia, esce nel 1595 La Divina Commedia.
L’italiano si impose nell’architettura, in opere nuove e traducendo ciò che presentava in latino;
stabilizzazione del lessico tecnico.
Traduzione dei classici: fondamentale per il progresso dell’italiano.
Machiavelli scrive Il Principe in un fiorentino ricco di latinismi.
Il volgare prevaleva nel settore della scienza applicata.
Galileo sceglie il volgare, ma questo limita la circolazione internazionale, persino i libri sono
diffusi in Europa grazie alle traduzione.
Interesse linguistico della letteratura di viaggio – neologismi e forestierismi; contato con gli
altri idiomi (badanas – banane; patatas – patate; canoee – barchette; cià – tè, ananas;
mestizze; monsone).
Giovan Maria Cecchi per rendere saporoso e colorito il dialogo delle sue commedie le riempì di
proverbi.
La caratteristica più evidente della lingua della commedia è la compresenza di diversi codici per
i diversi personaggi (innamorati – toscano; vecchi – veneziano o bolognese; capitani e bravi –
spagnolo). Plurilinguismo.
Il petrarchismo: scelta di un vocabolario lirico selezionato.
Il latinismo lessicale è uno degli elementi utilizzati per conseguire il livelli elevato.
Da Firenze venne il miglior vocabolario, non la miglior letteratura.
Nella catechesi e nella predicazione si sentiva la diffusione dell’italino, anche se la lingua
ufficiale della chiesa era il latino.
IL SEICENTO
Importanza dell’Accademia della Crusca, fu un’associazione privata, senza sostegno pubblico e
suscitò innumerevoli polemiche. Contributo più importante: lessicografia a partire del 1591.
1612 Il Vocabolario degli Accademici della Crusca. Hanno cercato di evidenziare la continuità
tra lingua toscana contemporanea e l’antica, se parole erano documentate attravrso gli autori
antichi. Largheggiava nel presente termini e forme dialettali fiorentine e toscane.
La prosa del Seicento deve molto allo sviluppo del linguaggio scientifico – merito di Galileo che
scrive in italiano fin da quando aveva 22 anni, perché aveva fiducia nel volgare e voleva
staccarsi polemicamente dalla casta dottorale.
Pur scegliendo il volgare non si collocò mai al livello basso e popolare, ma raggiunge un tono
elegante e medio – chiarezza terminologia e sintattica.
Melodramma nasce tra il Cinquecento e il Seicento, rapporto tra parola e musica, tentativo di
ricreare la tragida antica, volontà di non sacrificare il testo del libretto alle esigenze della
melodia.
Si caratterizza come uno spettacolo d’élite, richiede scenografie e allestimenti complessi e
dispendiosi. Influenza linguitica nella corte.
Il linguaggio petico si inserisce nella linea della lirica petraschesca. Tradizione rigidamente
codificata
La poesia barocca estende il repertorio dei temi delle situazioni che possono essere assunte
come oggetto di poesia; il rinnovamento tematico comporta un rinnovamento lessicale –
botanica, animali, insetti – rapporto tra poesia barocca e linguaggio scientifico. Anatomia .
Fine del Seicento: cattivo gusto del Barocco – giudizio ripetuto dagli illuministi del Settecento.
Questo giudizio finisce sulla lingua.
Dominique Bouhours, gesuita francese, voleva fare del francese una lingua universale.
Degenerazione del gusto letterario italiano. Solo nel Settecento diversi intelletuali si
preoccuparono di difendere la lingua italiano.
Nascita della letteratura dialettale tra i secoli XVI e XVII – contraposta alla letteratura in
toscano
IL SETTECENTO
Il francese: lingua europea di prestigio.
Sucesso internazionale del francese per la sua chiarezza, logica, comunicazione razionale,
contrapposta all’italiano con le sue inversione sintattiche.
Francese: chiarezza. Italiano: passione emotiva, poesia e musicalità; grande libertà nella
posizione degli elementi del periodo.
Melchiorre Cesarotti pubblica Saggio sulla filosofia delle lingue (1785/1788/1800): enunciazioni
teoriche – nessuna lingua è pura, perfetta, inalterabile, parlata di maniera uniforma.
Distinzione tra lingua orale e scritta. Valore dell’uso. Libertà degli scrittori per introdurre
termini nuovi (per analogia, derivazione o composizione) o ampliare il senso dei vecchi.
Un’altra fonte di parole: i dialetti italiani, parole straniere (male necessario).
Necessità di saper scrivere e parlare italiano. Oranizzazione statale lo insegnano.
Realtà diversa da stato a stato, mancanza di uno stato unitario. La posizione dell’italiano si
faceva più solida nel 1772 con le nuove costituizioni della scuola.
A Modena: uso di libri italiani per i primi anni. Latino visto come il freno del progresso
commerciale.
Nasce l’idea della scola comunale, con il compito di insegnare a leggere ed a scrivere.
Toscano usato nelle situazione ufficiali e nei libri; dialetto usato nelle situazioni familiari.
La lingua italiana era scritta ma poco parlata, sembrava artificiale alla comunicazione
quotidiana spontanea e familiare; solo i toscani avevano il vantaggio, perché lì lo scritto e il
parlato coincidevano quasi perfettamente.
Sucesso dell’opera italiana aiuta a fissare lo steriotipo dell’italiano come lingua della dolcezza,
cantabilità, poesia, ecc.
Goldoni: dialetto veneziano, in italiano e francese – non esisteva una vera lingua comune di
conversazione. Dominano caratteri propri del parlato, ridondanze pronominali, anticipazione
del pronome.
1690 surge l’Arcadia, lingua trazionale ispirata a Petrarca, uso di latinismi e arcaismo con lo
scopo di distinguere la poesia dalla prosa.
L’OTTOCENTO
Purismo: movimento intollerante a ogni innovazione, antimodernismo, culto dell’epoca d’oro
della lingua (il Trecento). Tradizionalismo della Crusca. Fiorentino arcaico. Manifesto purista:
Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana, di Antonio Cesare.
Idea nata nel Settecento: italiano come lingua già morta, imparata dai libri, usata per la
letteratura e occasioni ufficiali, ma inadatta ai rapporti quotidiani.
Manzoni, con Promessi Sposi (1827-1827), collabora nella mutazione dell’italiano, rendendo la
lingua più viva con un modello di letterarità diverso da quello tradizionale. Cerca di utilizzare
una lingua genericamente toscana
Va a Firenze per avere un contatto diretto con il toscano fa una nuova edizione dei Promessi
Sposi (1840-1842), corretta per adeguarla all’ideale di una lingua d’uso, purificata dai latinismi
ed espressione arcaiche.
Crede che il firentino debba essere diffuso attraverso la scuola. Propone la realizzazione di un
vocabolario della lingua italiana su nuove basi (1868).
Secolo dei dizionari. Prima aveva l’egemonia della Crusca, adesso emergono nuove
realizzazione lessicografiche.
Dizionario do Nicolò Tommaseo di molta qualità e originalità; idee morali, civili e letterarie
2,5% della popolazione sa parlare italiano al momento dell’Unità secondo De Mauro; secondo
Catellani 10 % è italofoni.
Con l’Unità la scuola elementare è gratuita e obbligatoria, almeno per il primi biennio; ma
questa scuola non è efficace: evadenza, in certi casi i maestri usavano dialetto, posizioni
teoriche diverse.
Le cause dell’unificazione linguistica secondo De Mauro: unificazione della burocrazia e
dell’esercito, stampa periodica e quotidiana, fenomeni demografici, aggregazione attorno alla
città a causa della industrializzzione.
Ascoli, fondatore della linguistica e della dialettologia italiana: inutile aspirare un’assoluta unità
della lingua, non si doveva combattere certe forme linguistiche suggerite dalle parlate di altre
regioni. Lingua è conseguenza di fattori extralinguistici. Italia era un paese policentrico.
Importanza del linguaggio giornalistico, necessità di essere più semplice rispetto a quello della
tradizione letteraria. Nella seconda metà del secolo diventò fenomeno di massa.
Linguisticamente è composto di diverse parti: lingua della cronaca, economia, articoli politici.
Termini nuovi o regionalismi nella pubblicità.
Si fonda la letteratura narrativa. Manzone fa la correzione dei Promessi Sposi seguendo il
fiorentino: espunzione delle forme lombardo-milanesi; eliminazione di forme eleganti e
introduzione di forme comuni, usuali; assunzione di forme tipicamente fiorentine (egli e ella –
lui e lei); eliminazione di doppione di forme e di voci (pel e col – per il e con il).
Stile più naturale, slegato dalla tradizione aulica allora imperante.
Le avventure di Pinocchio (1883), di Carlo Collodi, influenza sul pubblico giovanile.
Nella poesia: linguaggio fedele alla tradizione aulica e illustre nel inizio del secolo. Parole nobili.
Doppia serie lessicale – parole della prosa e parole della poesia. Parole che non erano diverse
in prosa e poesia si ricorreva alla sincope (sprito-spirito, pria-prima) o al troncamento (mar-
mare, cor-core e gli infiniti dei verbi).
Difficoltà ad accettare novità formali e parole nuove. Manzone, che ha innovato la prosa, come
poeta si attenne alla forma tradizionale. Tono alto, sublime, senza parole del quotidiano.
Sviluppo qualitativo della poesia in dialetto. Poesia di Belli: sonetti con note esplicative
(fregammene-fregarsene, cazzata-sciocchezza, fesso-sciocco)
IL NOVECENTO
La poesia di D’Annunzio non rinuncia alla nobilitazione attraverso la selezione lessicale, ma è
innovativa nella capacità di sperimentare forme diverse.
Pascoli: prima rottura con il linguaggio poetico tradizionale; con lui cade la distinzione tra
parole poetiche e non poetiche, usa arcaismo, dialettismo, regionalismi e italoamericano
(Italy), italianizzazioni di termini inglesi (business-affari, cakes-dolci).
Tono prosaico: caratteristica di buona parte della lirica del Novecento.
Futurismo: rinnovamento della forma – parole miste alle immagini, abolizione della
punteggiatura, uso dell’onomatopea.
D’Annunzio – gusto per lo sperimentalismo: si pone a chiusura di un ciclo storico e al tempo
stesso inaugura nuove tentendeza.
Riflesso del parlato nel teatro di Pirandello: interiezioni (ah sì!, ah no no!), connettivi (è vero,
figurasi), elementi che rendono sfuggente la sostanza della comunicazione (non più, ma..., sì
forse) – stile opposto di D’Annunzio.
Dialetto combinato con la lingua come punto di riferimento per gli scrittori – Carlo Emilio
Gadda usa diversi dialetti.
Oratoria. Discorsi rivolti alle masse di Mussolini. D’Annunzio: modello che rappresenta le
tendenze di un’oratoria letteraria, colta e efficace – influì nella retorica del Fascismo.
Lingua del Fascismo: metafore religiose, militari, equestri, tecnicismi di sapore romano (Duce,
centurione), ossessione dei numeri, tipo di dialogo con la folla, che risponde con l’ovazione,
Fascismo: chiara politica linguistica manifestata in modo autoritario – battaglia contro i
forestirismi (1930 soppressinone nei film di scene parlate in lingua straniera; 1940 l’Accademia
d’Italia doveva indicare alternative alle parole straniere), repressione delle minoranze etniche
(il fatto più grave), antidialettalismo.
Fondazione della rivista Lingua Nuova, con interventi scientifici e discussioni normative.
Furono accettati diversi termini stranieri che avevano messo radici: sport, film, tennis, tram,
camion.
Campagna per sostituire LEI per TU e usare VOI come formale. La campagna non ebbe molto
sucesso: lei è di origine cinquecentesca e già radicato nella lingua; voi è di uso corrente
nell’Italia meridionale, e sentito da molti come dialettale, così evitato.
La versione del quinto vocabolario della Crusca fu interrota nella lettera “o” nel 1923 quando
Giovanni Gentile, filosofo vicino al regime fascita, divenne ministro della Pubblica istruzione.
Vocabolario del Fascismo, arrivò solo al primo volume (lettere A-C), prodotto dall’Accademia
d’Italia. Atteggiamento equilibrato nel confronto con i neologismi (gli autori accennavano alla
necessità dell’accettazione di vocaboli nuovi per disegnare idee e cose nuove – ma facevano
sostituizione come record-primato, menu-lista). Moderno ma senza influenza.
1939 Prontuario di pronunzia e di ortografia, di Bertoni e Ugolini, destinato a fornire la
pronuncia esatta delle parole italiane. Pronuncia romana e fiorentina: apertura o chiusura
vocalica, nel caso di divergenza si accettasse l’uso romano (colònna e léttera anziché colónna e
lèttera).
Nuove questioni linguistinche (1964), di Pasolini. Sintassi sociolinguistica della situazione
presente. Nuovo italiano con il centro nel nord, con le sue grandi fabbriche a la moderna e
svilupata cultura industriale – annunciava che era nato l’italiano come lingua nazionale
Caratteristiche del nuovo italiano: semplificazione sintattica; drastica diminuizione dei
latinismi; meno influenza della letteratura.
Pasolini utilizava come sistema di riferimento il rapporto con la lingua media, anche se era
considerata di mediocrità espressiva. Esperimenti di plurilinguismo.
Dialetto come fonte di arricchimento linguistico per molti autori del Novecento.
Nel corso del Novecentro è sucesso un forte cambiamento in Italia. Analfabetismo di 75% nel
1861 cade a 14% nel 1951, e a 5,2% nel 1971: il progresso è stato constante. Diminuisce lo
spazio del dialetto e si sono un po’ italianizzati.
Negli anni Sessanta e Settanta la fabbrica ha svolto una funzione di scuola: integrazione dei
contadini nella vita della città.
Radio 1924. Tv 1954.
Rai – varietà romana
Cinema – varietà romana (Cinecittà)
Mediaset – varietà settentrionale (milanese)
Linguaggio giornalistico: tramite fondamentale tra l’uso colto e letterario dell’italiano e la
lingua parlata. Lingua media. Pluralità di sottocodici (politico, burocratico, economico) e
registri (parlato, aulico, formale).
Italiano di uso medio: accoglierebbe fenomeni del parlato
Italiano standard: ufficale, con le regole della grammatica.
1962 introduzione della scula media unica e obbligatoria
QUADRO LINGUISTICO DELL’ITALIA ATTUALE
L’italiano è parlato oltre Italia, Vaticano, San Marino, Svizzera, Nizzardo, Principato di Monaco,
ecc.
Alloglotti: minoranza linguistica – tedeschi nel Alto Adige, francofoni del Valle d’Aosta.
Nelle valli alpine dolomitiche: il ladino, insegnato anche alla scuola. Anche nel Friuli, il ladino-
orientali con il nome di friulano.
Il sardo, vera e propria lingua parlata da 1 milione di persone. Sono 4 tipi: gallurese, sassarese,
lugodorese e campidanese.
Gruppo alloglotti non romanzi: tedesco, la più numerosa nel Valle dell”Adige (minoranza se
confrontata con la popolazione italiana, ma maggioranza nella propria zona), Bolzano,
insegnato a scuola come prima lingua.
Tre aree dialettali: settentrionale, centrale, meridionale.
Linea La Spezia-Rimini: frontiera linguistica tra settentrionale e centro-meridionale.
Linea Roma-Ancona: frontiera dei dialetti dell’Italia centrale e meridionale.
Italiano non uniforme. Differenze fonetiche, lessicale, sintattiche e più raramente
morfologiche. Le varietà prendono il nome di ‘varietà diatopiche dell’italiano’, o secondo De
Mauro ‘varietà regionali dell’italino’ o ‘italiani regionali’.
Varietà di pronuncia: meridionale, settentrionale, toscana, romana.
Toscano: il più vicino della lingua letteraria
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