Al San Nicola
vince il Bari
Newsletter 05 del 10 Marzo
www.soloavellino.com
Grande esodi di pubblico ma...
A fine gara ci si interroga:
sfortuna o cosa ?
Servizio di Michele Pisani
Di certo ricorderete il cantante-
attore Adriano Pappalardo. Tra
i suoi successi c’è una canzone
che si chiama ‘Ricominciamo’.
nel testo c’è questo passaggio
interessante: “ Lasciami gridare, lasciami sfogare
io senza amore non so stare.... Io non posso re-
stare seduto in disparte né arte né parte non sono
capace di stare a guardare...” Nemmeno io sono
capace di stare a guardare e come il buon Adriano
vi chiedo di lasciarmi sfogare. Da dove inizio ?
Dalla fine. L’Avellino ha perso ? Ha meritato di
perdere. Se pensi di giocare come al gatto con il
topo devi assumerti le tue responsabilità. Non mi
parlate di sfortuna, un alibi che non regge o
quanto meno non in questo caso.
I Lupi hanno sfiorato in più di una occasione la
rete per poi subire, solo nel finale, il ritorno del
Bari che ha saputo aspettare ma soprattutto ri-
schiare. Si, un gol nel primo tempo avrebbe dato
modo e tempo ai biancoverdi di poter raddrizzare
la gara.
Una invasione di tifosi al San Nicola, quante
squadre possono permettersi un affetto cosi
grande ? Cinquecento chilometri, metro più
metro meno, tra andata e ritorno per assistere ad
una sconfitta annunciata. si, parliamo di sconfitta
annunciata e se con questa affermazione pos-
siamo perdere la stima di qualche amico, cor-
riamo e volentieri il rischio. Troppo clamore,
troppi titoloni, galletti spennati a destra ed a
manca.
L’Avellino tanto osannato, addirittura da Fabio
Caressa, quello tutto cuore, ha sbagliato partita
ma lo ha fatto in un momento topico della sta-
gione. Poco male, l’obiettivo e la salvezza ma se
sei ad un passo da un traguardo storico è impen-
sabile che ti giri di spalle e torni indietro. Cam-
pionato strano, lo abbiamo ripetuto più volte,
talmente strano che lottano per la promozione
anche le quattro neopromosse ed in tanti anni di
calcio non s’era mai vista una cosa del genere.
Gli stessi che una settimana prima dicono che
l’obiettivo pè la salvezza, scrivono che la promo-
zione è possibile. In fondo, vale per la seconda
ipoetsi, non hanno poi tanto torto. E’ una grande
occasione, che capita poche volte nella vita e bi-
sogna saperla sfruttare.
La salvezza è cosa fatta, l’Avellino può fare il bis,
due promozioni consecutive, non lo diciamo noi
ma lo fa capire, a chiari lettere, questo campio-
nato. Giocare sempre da Lupi e non dire mai gatto
se non ce l’hai nel sacco. Altra citazione, questa
volta di un grande calciatore oltre che allenatore,
capace di non far vedere la palla al grande Pelè.
Si, Trappattoni non aveva la tecnica della perla
nera ma sicuramente il cuore, un grande cuore
che è mancato, spiace dirlo, ai Lupi a Bari.
Avellino, non puoi dire gatto se non ce l’hai nel sacco
Segui Footballweb tutti i Venerdì
dalle ore 19 su Tvcampane canale dt 645
ww
w.s
olo
av
ellin
o.c
om
Le pagelle: Izzo e Pisacane i migliori Servizio di
Italo Borriello
Terracciano 6,5 Il numero uno
irpino si fa trovare sempre
pronto nelle poche occasioni in
cui il Bari si fa minaccioso. De-
cisivo nel primo tempo quando
salva una palla deviata in rete da
Joao Silva da terra; Incolpevole
in occasione del gol subito.
Bittante 5 Schierato terzino in
una difesa a quattro, gioca farsi
alterne: benino nel primo tempo,
decisamente il peggiore nella ri-
presa quando viene colto da at-
timi di amnesia pura, perdendo
quasi sempre le marcature.
Izzo 7 Dalle sue parti, specie nel
primo tempo non si passa e Joao
Silva se ne rende conto fin da su-
bito. Spesso si rende autore di
dribbling da fantasista. Cala leg-
germente nella ripresa ma quella
dello scugnizzo napoletano resta
sicuramente una prestazione da
incorniciare
Fabbro 6 Non è sicuramente la
sua miglior gara anche perché
deve vedersela con un brutto
cliente come Joao Silva ma
regge il duello fino ad un certo
punto, salvo poi perderlo di vista
in occasione del gol dell'1-0.
Pisacane 7 Anche questa volta
deve adattarsi nel ruolo di ter-
zino, ma per big dog non ci sono
problemi: risulta essere il miglior
in campo insieme ad Izzo, grazie
soprattutto ad un grande primo
tempo, mordendo le caviglie
degli avversari e andando sem-
pre in anticipo su ogni pallone.
(32’ st Decarli s.v.
Arini 6,5 Il solito lottatore in
mezzo al campo, recupera una
miriade di palloni.
In alcune circostanze si fa vedere
anche dalle parti di Guarna, sfio-
rando la marcatura con un gran
tiro a pochi minuti dal termine
del primo tempo.
Schiavon 6 Bene nel primo
tempo, cala vistosamente nella
ripresa, in evidente carenza di
ossigeno, ma la sua prestazione
resta sufficiente.
Millesi 6,5 Si sacrifica moltis-
simo in fase difensiva non rinun-
ciando però a qualche sgroppata
sulla fascia come in occasione
del grande assist a Galabinov
che Guarna salva con una
grande prodezza. (39’ st Ladrière
s.v. )
Ciano 6,5 Gioca dietro le punte
ed ancora una volta mostra a tutti
che la società ha fatto davvero
bene ad acquistarlo. Risulta es-
sere il più pericoloso degli attac-
canti, provando spesso e
volentieri la conclusione come al
6 della seconda frazione di gioco
quando Castaldo fa sponda per
Ciano che al volo manda il pal-
lone di poco alto sulla traversa.
Castaldo 6 Il numero dieci
biancoverde non disputa di si-
curo la sua migliore partita sba-
gliando qualche facile appoggio
nel primo tempo.
Nella ripresa lavora molto più di
sponda ma trova pochi spazi per
inserirsi.
Galabinov 5 Di sicuro il peg-
gior in campo insieme a Bittante,
poco incisivo sotto porta come al
12’ del primo tempo quando col-
pisce di testa in posizione favo-
revolissima, vedendosi negare il
gol da Guarna.
Un po' più lento e macchinoso
del solito, a tratti irritante anche
per il reiterato possesso palla.
Cala notevolmente nella ri-
presa dove viene sostituito da
Biancolino. (25’ st Biancolino
5,5 Sostituisce Galabinov ma,
come il bulgaro, non si rende
quasi mai pericoloso ad ecce-
zione di una girata facilmente
parata dal portiere).
Serie B: Palermo imprendibile, Lanciano al secondo posto L’Avellino del ritorno non è da promozione
Servizio di Mariano Messinese
Il Palermo è irresistibile. Nemmeno
il Brescia, sempre più in crisi nera,
riesce a fermare i siciliani che vin-
cono 2-0 grazie alle reti di Vasquez
e Dybala. La squadra di Iachini vola a +9 sull'Empoli,
bloccato a Modena e raggiunto in classifica dal Lan-
ciano.
Gli abruzzesi non incantano, ma colgono un successo
fondamentale nei minuti finali contro il Novara. De-
cisivo il gol di Turchi che fissa il risultato sul 2-1. Il
Latina, in inferiorità numerica dal 20' della ripresa, sci-
vola in casa contro il Trapani al fotofinish: Pirrone
gela i nerazzurri al 94'.
Cade invece l'Avellino, punito a Bari dal gol di Joao
Silva. Sale il Crotone che stravince (1-4) in trasferta il
derby contro la Reggina e la condanna quasi sicura-
mente alla retrocessione. In coda non mollano Pa-
dova e Cittadella. I biancoscudati dettano legge a
Varese e travolgono i padroni di casa con un secco 0-
3. Il Cittadella piega invece il Carpi grazie al gol di
Surraco. Alza bandiera bianca la Juve Stabia. A Ca-
stellammare di Stabia va in onda il festival degli errori
e degli orrori, protagonista Benassi e la retroguardia
che stabiese che regalano 3 gol agli ospiti.
La Ternana, in 10 dal 39', prima si fa rimontare il dop-
pio vantaggio, poi conquista i 3 punti grazie alla mar-
catura di Rispoli.
Servizio di Michele Pisani
Dimmi cosa fai e ti dirò dove vai. A
parte la correzione, forzata per l’oc-
casione, un campionato si vince so-
prattutto mostrando una certa
regolarità. Vinci, pareggi e perdi ma con una media
punti da seguire in maniera rigida.
Vediamo come si sta comportando l’Avellino. Lo fac-
ciamo in un modo semplice ed efficace e vale a dire
prendendo in considerazione le prime otto gare che i
Lupi hanno disputato in questo campionato. Andata e
ritorno. Con
l'esordio sta-
gionale arriva
la prima vitto-
ria, al Partenio,
contro il No-
vara. Pareggio
a Latina e bis
contro la Ter-
nana. Prima
sconfitta a
Lanciano, pa-
reggio interno
nella quinta
gara contro il
Varese. Uno
ad uno al-
l'Adriatico con il Pescara. Ritorno alla vittoria contro
l'Empoli nella settima gara, bissato con i tre punti con-
tro il Bari e sempre al Partenio-Lombardi. quindici
punti con quattro vittorie, tre pareggi ed una sola scon-
fitta. Una media punti di 1.87. Nel ritorno le cose non
sono andate allo stesso modo. Sconfitte contro Novara,
Lanciano e Bari. Pareggi contro Latina, Varese e Ter-
nana. Vittorie con Pescara ed Empoli. Dieci punti con
una media partita di 1.25. Nota curiosa. Il Lanciano ha
vinto in entrambi i match, i Lupi hanno fatto lo stesso
con l'Empoli di Maurizio Sarri.
Mario e Marco. Non è una can-
zone di Lucio Dalla, tantomeno il
ritornello di una nota pubblicità di
pillole di cioccolato. Mario è
Marco sono due gemelli, tra i più
famosi d’Italia. Dopo Mario tocca a Marco. Fac-
ciamo passare un po’ di tempo dall’intervista al-
l’eroe di Marassi. Amarcord miete l’ennesima
vittima, le prede sono tutte innamorate del lupo. Il
modus operandi è lo stesso da
circa cinque anni. Parliamo del-
l’Avellino degli anni della mas-
sima serie ? Ecco la chiave che
apre tutti i cuori. Mario e Marco
sono due gemelli, piccoli e veloci.
Il calcio è passione, sudore e sacri-
fici. L’hanno capito bene i due ge-
melli di Palau che lasciano la
propria terra per cercare fortuna.
Proprio com’era successo al padre
anni prima che era dovuto arrivare
in svizzera per trovare lavoro.
Non si può parlare di Marco senza
citare Mario e nemmeno viceversa. Nel 1975 a di-
ciannove anni e dopo due anni nella Torres i due
fratelli partono per il continente, destinazione
Lucca. Lucchese, Atalanta ed Avellino. Queste le
tre compagini che hanno visto i gemelli Piga al-
l’azione. Proprio da Avellino partirono per destina-
zioni diverse senza mai incrociare i propri tacchetti
nella stessa squadra. Marco è partito tre anni prima,
l’ultima sua stagione è stata quella della prima volta
dei lupi in massima serie.
Hanno tanto in comune, entrambi amano il mare,
più di ogni altra cosa. Marco ha il telefono cellulare
ma è un vero e proprio “optional”. Per potergli par-
lare bisogna aspettare la sera. Poco male, lo atten-
diamo nel mentre proviamo ad immaginare l’inizio
dell’articolo. La fantasia non manca, anzi ne ab-
biamo fin troppa. Marco non c’è ma non se ne an-
dato e prima o poi torna. In barba anche alla Pau-
sini. Possiamo attendere anche tutta la sera. Se lo
merita, per quello che ha dato ai colori bianco e
verde. Facciamo da spola tra il negozio e casa. La
figlia ci dice che sta per tornare, la moglie da casa
fa altrettanto ma intanto Marco si fa attendere.
Finalmente lo becchiamo e lui con la simpatia che
lo contraddistingue ci dice: “Michè come stai ? Mi
hai chiamato a casa e non mi hai tro-
vato me lo ha detto mia moglie”.
Marco ma dov’eri ? “A mare. Come
tutti i giorni della mia vita. Lo sai che
è un legame indissolubile”. Sai per-
ché ti ho chiamato ? “Certo che lo so.
Dobbiamo parlare dell’Avellino. Però
prima devi rispondere ad un indovi-
nello. Hai la foto ai tempi della Luc-
chese e visto che tutti si sbagliano
vediamo tu cosa mi dici”. Marco sei
quello a sinistra. Ne sono sicuro. “Si,
giusto ma come hai fatto. Pensa che
allora tutti si sbagliavano. Ti racconto
un fatto accaduto a Lucca. Un giorno stavamo an-
dando allo stadio con la macchina ebbene devi sa-
pere che entrando in una curva una macchina ci
venne addosso. Si trattava della prima macchina
nuova. Ci arrabbiamo come due bestie, immagina
gli improperi in sardo. Il signore che era a bordo
dell’auto che ci tamponò si prese una gran paura.
Ci guardò e disse: sono così in ansia che inizio a
vederci doppio”. La vostra prima macchina, poi
sarò io a farti una domanda sulla vostra Fiat 127
ma andiamo avanti. Quanto guadagnavi a Lucca?
“Cinque milioni all’anno. Fu il mio vero contratto.
Un sacco di soldi, poi ci fu l’Atalanta. L’allora pre-
sidente Bortolotti mi diede ottomilionicinquecento
lire all’anno”. Ad Avellino ? “Guadagnammo di
più.
Ex biancoverti, l’amarcord di Marco Piga La punta di Palau racconta la sua esperienza con l’Avellino
Oltre allo stipendio c’era un premio partita di cin-
quecentomila lire per ogni vittoria. Calcola che un
operaio guadagnava al massimo un milione al
mese. Eravamo dei privilegiati ma adesso è di-
verso. Calcola che io feci il capocannoniere in
serie C1. Oggi mi sarei guadagnato un contratto
quinquennale. Magari potevo anche rivelarmi un
bluff ma mi sarei blindato l’ingaggio. Cento mi-
lioni in un anno e mezzo a Catania, questo è stato
il massimo che
ho potuto rag-
giungere, ai
tempi nostri li
guadagna un
calciatore di Ec-
cellenza. Oggi
lo svincolo è po-
sitivo anche se
ci vorrebbero
dei calmieri, un
tetto d’ingaggio.
Il calcio è ma-
lato, si guadagna
troppo. Nella si-
tuazione cata-
strofica in cui
versiamo si do-
vrebbero dare
tutti una bella calmata”. Ricordi il tuo esordio con
i lupi ? “In B con la Ternana in casa con il Parte-
nio, costruito da Rozzi, che era solo a metà, man-
cava la curva Nord”. Il momento più esaltante
della tua permanenza in Irpinia ? “I due gol con la
Sambenedettese. Giocammo a Perugia in campo
neutro. Terminò 2 a 1 per noi ed io feci una im-
portante doppietta. In quelle tre gare facemmo sei
punti. Battemmo la Ternana in casa e la Sampdoria
a Marassi con un gol di Mario. Arrivammo in serie
A tra lo stupore di tutti, nessuno credeva nelle no-
stre potenzialità. Avellino è migliorata tantissimo
in quegli anni, il calcio ha fatto crescere la città
anche culturalmente. Fu una esperienza indimen-
ticabile, porterò sempre nel cuore tutti i tifosi”.
Adesso ti faccio io una domanda, come era targata
la vostra 127 blu ? “E chi se lo ricorda, sono passati
tanti anni”. Te lo dico io, iniziava con Sassari 13
ed avevate anche il portabagagli. “Ammazza che
memoria, in effetti eravamo arrivati da pochi
giorni. Ricordo che guadagnammo Mercogliano
a notte fonda e quando venimmo ai primi allena-
menti a Solofra non avevamo ancora tolto il por-
tabagagli”. Marco ma la storia di Varese ? “Tutto
vero. Il mister chiese a Mario di giocare da punta
e lui gli disse: Io
non sono un at-
taccante, io
sono un centro-
campista. Io ero
al bar, Mario
venne di corsa a
chiamarmi ma
era troppo tardi.
Giocò lui e
segno il gol del
pareggio”. Hai
mai giocato
contro Mario?
“Si. Mi è capi-
tato in Sardegna
a fine carriera,
lui giocava con
la Torres as-
sieme a Zola ed io invece stavo con l’Ilva”. Non
può mancare una domanda su Sibilia. “Il presi-
dente era un grande, un uomo con capacità uniche.
Ricordò che facemmo un braccio di ferro prima
del mio passaggio a Catania. Era un duro ma
anche io non ero da meno. Quando andai a Catania
mi ricordo che giunsi con l’aereo. C’erano tante
telecamere e molti giornalisti. Mi chiesi, chissà chi
ci sarà di cosi importante e mi guardai attorno.
Non ci crederai ma aspettavano Marco Piga”.
Sono passati trentaquattro anni. Tutti d’un fiato.
Marco Piga, i fratelli Piga sono legati all’Avellino
da una storia da libro cuore. Viva l’Italia, sempre
più divisa e sempre meno il belpaese ma che trova
anche il tempo di commuoversi davanti ad una
storia come questa.