Muse... coming soonil giornale del museo che verrà
8 giugno
Tra i compiti più rilevanti che il MUSE si
è posto, ereditandoli dal suo trascorso
museale, vi sono l’ampliamento delle
relazioni con il mondo della scuola
e l’assunzione di funzioni educative.
Nel MUSE, le scuole di ogni ordine e
grado si troveranno in un ambiente
appositamente strutturato per fornire
un’esperienza formativa rilevante,
sia in termini di approfondimenti
disciplinari che di narrazioni, dagli
spiccati caratteri interdisciplinari.
Lo spazio espositivo del museo è
organizzato in gallerie tematiche, nelle
quali vi è la possibilità di interagire
con i reperti esposti, con gli apparati
multimediali e le importanti attrezzature
scientifiche.
Il MUSE per le scuole
Dal 27 luglio un’occasione da non perdere
La ricerca di relazioni forti con il mondo
della scuola e l’attenzione verso
l’apprendimento informale sono entrati
nel codice genetico del MUSE quale
portato storico di circa 20 anni di attività
educative svolte dal Museo Tridentino di
Scienze Naturali, che trasferendosi nel
nuovo museo porta con sé un ormai ricco
bagaglio storico di esperienze e contatti
con il mondo della scuola.
L’obiettivo di mantenere la rilevanza delle
attività educative è stato un mandato
culturale e funzionale accolto con
entusiasmo dall’architetto Renzo Piano
che già nella progettazione dell’edifi cio,
sentite le esigenze e le proposte degli
educatori del MUSE, ha dedicato
grandissima attenzione all’organizzazione
degli spazi espositivi e di quelli a specifi ca
destinazione educativa.
Tutte le gallerie sono pensate per
essere interagite da gruppi classe con
livelli di esperienza differenziati per età.
Negli spazi espositivi saranno presenti
permanentemente gli “Helper”, giovani
assistenti preparati per orientare
e suggerire interessanti spunti di
osservazione, aiutare a sviluppare un
ragionamento attorno a un exhibit
interattivo, supportare i più piccoli o
fornire materiali di consumo, orientare
e assistere i giovani visitatori verso
successive esplorazioni.
Nei laboratori didattici, organizzati
per specifi che destinazioni disciplinari,
sarà possibile interagire più direttamente
con materiali e attrezzature scientifi che.
Qui le attività saranno condotte dai
“Coach”, operatori didattici che
assommano alla formazione accademica
uno specifi co training sulle modalità
educative di conduzione dei laboratori,
con particolare attenzione al metodo
IBSE (Inquire Based Science Education).
Tra le novità di rilievo vi saranno le attività
autogestite dagli studenti con dei tablet in
rete. Il loro uso permetterà di sviluppare
autonomi approfondimenti disciplinari,
la partecipazione a giochi collettivi di
ricerca dalle spiccate caratteristiche
interdisciplinari, la costruzione di un
diario di bordo in forma di social network
a completamento di percorsi avviati
o da sviluppare in classe.
La possibilità di organizzare la visita
al MUSE, prevedendo esperienze
laboratoriali ed esplorazione libera,
permette di programmare il tempo
di permanenza dall’intera giornata
alla specifi ca e singola fruizione dei
laboratori. La Segreteria didattica e
un competente Call center sarà attivo
per fornire dettagliate precisazioni
organizzative e disciplinari, facilitare
le prenotazioni, fornire tutte le
informazioni a supporto della visita.
Continuerà il programma di relazione
con gli insegnanti con l’obiettivo di
rafforzare la community attorno al
programma DocentiClub. Con le loro
indicazioni, suggerimenti, sperimentazioni
e valutazioni, i docenti aiuteranno l’area
Programmi e il Settore Educativo del
MUSE ad offrire un insieme di opportunità
di visita altamente stimolanti.
La parola al direttore
Michele Lanzinger
Direttore del MUSE
attività educative è stato un mandato
culturale e funzionale accolto con
entusiasmo dall’architetto Renzo Piano
che già nella progettazione dell’edifi cio,
sentite le esigenze e le proposte degli
educatori del MUSE, ha dedicato
grandissima attenzione all’organizzazione
degli spazi espositivi e di quelli a specifi ca
destinazione educativa.
successive esplorazioni.
Nei laboratori didattici, organizzati
per specifi che destinazioni disciplinari,
sarà possibile interagire più direttamente
con materiali e attrezzature scientifi che.
Qui le attività saranno condotte dai
“Coach”, operatori didattici che
assommano alla formazione accademica
uno specifi co training sulle modalità
educative di conduzione dei laboratori,
con particolare attenzione al metodo
IBSE (Inquire Based Science Education).
Tra le novità di rilievo vi saranno le attività
autogestite dagli studenti con dei tablet in
rete. Il loro uso permetterà di sviluppare
autonomi approfondimenti disciplinari,
la partecipazione a giochi collettivi di
ricerca dalle spiccate caratteristiche
interdisciplinari, la costruzione di un
Michele Lanzinger
Direttore del MUSE
3.L’emozione
Science on a sphere
Primo esemplare in Italia, la sfera di circa
due metri di diametro, con i suoi scenari
proiettati a 360° è una delle installazioni
educative più entusiasmanti del MUSE.
Prodotta dalla NOAA (National Oceanic
and Atmospheric Administration), questa
sfera permette di osservare le dinamiche
meteo del pianeta con aggiornamenti
ogni due ore, le temperature al suolo,
le correnti oceaniche, la distribuzione
della concentrazione della CO2, ma
anche la geometria sferica, ecc. Oltre
400 programmi prodotti dalle più
rilevanti agenzie di ricerca internazionali
a disposizione per sessioni classe
indimenticabili.
Scienza hands on
Il settore Science Center del MUSE.
In quest’area gli esperimenti si fanno
interagendo direttamente con gli exhibit.
Un angolo di scienza attiva che dimostra
operativamente l’antico detto “se ascolto
dimentico, se vedo ricordo, se faccio
capisco”.
Secondo me
Uno spazio di confronto e discussione.
Una componente interessante della
visita al MUSE. In conclusione i gruppi
classe sono chiamati a conversare
attorno a tavole rotonde e, sollecitati
dall’explainer, ad esprimere le loro
opinioni, creare connessioni, fare proposte
(principalmente) sui temi dello sviluppo
responsabile. Un esercizio di cittadinanza
attiva e responsabile.
DiYBio (Do it by yourself) è un vero e proprio laboratorio di biotech
messo a disposizione delle scuole
secondarie di primo e secondo grado.
Un luogo per sperimentare in prima
persona i processi biomolecolari noti
e per contribuire a nuove osservazioni
scientifiche nei settori delle bioscienze.
Uno staff di operatori museali, ricercatori e
appassionati qualificati assisterà i giovani
fruitori in modo partecipativo, informale
e creativo e con l’ausilio di tecnologie
proprie dei laboratori di biotech. Tra le
iniziative educative proposte: il DNA
barcoding di reperti naturali e alimenti, la
costruzione di parti, i cosiddetti biobrick,
per nuovi sistemi biologici.
FabLab
Si tratta di un innovativo laboratorio
di personal digital fabrication dove
sarà possibile impratichirsi della
prototipizzazione solida, vale a dire,
“stampare” degli oggetti tridimensionali
mediante stampanti 3D ad estrusione
e plotter. Presente per la prima volta
all’interno di uno spazio museale, il
FabLab invita a prendere dimestichezza
con la digital fabrication a partire dalla
progettazione e modellizzazione solida
di piccoli giocattoli, portachiavi, di fatto
qualsiasi cosa sia ideabile dalla creatività
dei giovani frequentatori. Nel FabLab
inoltre sarà possibile programmare e
realizzare robot o strumentazioni varie
utilizzando i processori Arduino e, per
i più piccoli, inventare con LittleBits,
mattoncini concatenabili a formare strani
ma funzionanti apparati elettronici.
Da non perdere
Una grande avventura per la mente
Il nuovo museo coniuga i contenuti e il
tradizionale approccio dei musei di storia
naturale con i nuovi temi e le modalità
di interazione con il visitatore dei più
moderni science centre, dove si offre
un innovativo modo di confrontarsi col
pubblico mediante exhibit interattivi e
installazioni multimediali, una grande
attenzione alla interdisciplinarietà e
la possibilità di sperimentare in prima
persona nei laboratori aperti al pubblico.
Insomma, un intreccio col “fare” pratico
e con gli strumenti di apprendimento
informale, per costruirsi una visione del
mondo e per poter poi intervenire con le
proprie scelte nel dibattito scientifico sui
grandi temi locali e planetari. Il MUSE si
candida così a diventare uno dei musei
scientifici più innovativi in Europa.
Al MUSE il visitatore è stimolato a
ritornare, per entrare in contatto con
esposizioni e informazioni sempre nuove.
è il teatro dello scambio culturale. è un
centro dove l’agire vale quanto studiare.
Per gli scienziati è un’occasione di
confronto, per un genitore il migliore
investimento da fare per i propri figli.
Ogni spazio è finalizzato a stimolare
l’apprendimento ma ha anche momenti
di relax, di gioco, di comunicazione e
apprendimento informale.
Il percorso espositivo è un grande e
personale esperimento di appropriazione
di conoscenza da ottenere mettendosi
in gioco in prima persona nel rapporto
e nell’interazione con le accattivanti
installazioni interattive. Un percorso
che stimola la curiosità, il dialogo tra
i visitatori, la messa in discussione
del senso comune. Un percorso che
invita il visitatore a discutere i propri
convincimenti in tema di natura,
scienza e innovazione.
La struttura stessa dell’edificio è stata
progettata per riflettere l’esperienza
di visita. La forma rilevata dell’edificio,
con le falde che rimandano alle acclività
dei versanti alpini, è una vera e propria
metafora della montagna, che ordina
la scansione del percorso espositivo
dall’alto verso il basso.
Anche l’arredo museografico degli
interni si presenta di particolare
raffinatezza, con un originalissimo
equilibrio tra gli spazi che si compongono
attorno ad un affascinante unico grande
spazio aperto “big void”, al centro
dell’edificio, verso il quale si affacciano
e distribuiscono i 6 piani dell’esposizione
permanente. Un ulteriore fondamentale
aspetto dell’unicità del progetto
espositivo è di aver applicato il concetto
di “zero gravity” coniato dallo studio
Renzo Piano Building Workshop. Con
questo termine gli architetti intendono
un modo integrato di realizzare gli
apparati espositivi, caratterizzati da
un effetto di trasparenza e immaterialità,
attorno al quale ruotano gli allestimenti,
che prevedono oggetti sospesi che
sembrano fluttuare all’interno del
MUSE, agganciati tramite cavi sottili;
tavoli, ripiani, pannelli, monitor e foto
agganciati al soffitto o al pavimento con
tiranti d’acciaio. Tra le cifre stilistiche
dell’allestimento museale si ricorda una
grammatica basata su piani orizzontali
dello stesso bambù della pavimentazione,
con piani verticali trasparenti od
opacizzati tutti in vetro.
Un moderno science center
Il MUSE è un luogo speciale, per tutti, dove incontrare il mondo della ricerca per coltivare la curiosità scientifica e il piacere della conoscenza.
4.Lo stile
Conoscere, riflettere, sperimentare per affrontare con consapevolezza le sfide del presente per plasmare il nostro domani
Imparare com’è cambiato il nostro
ambiente, dalla preistoria a oggi, significa
comprendere un percorso lungo 200
mila anni caratterizzato dall’evolversi
congiunto della capacità tecnologica
dell’umanità e del suo rapporto con la
natura, con il suo paesaggio. Questo
è uno dei nuclei concettuali più forti
e innovativi di tutto il MUSE. Il piano
espositivo della preistoria, con un
accostamento di temi e di esperienze
del tutto nuovi nello scenario museale
internazionale, propone una riflessione
nuova ma, a ben vedere, semplice e
diretta. La società attuale è il frutto di un
Un luogo dove costruire il futuro
5.La strategia
percorso di tecniche e di rete di territori.
Alla crescita delle tecniche è cambiato
lo scenario globale della presenza
dell’uomo. Dalla rivoluzione industriale
in poi, il procedere delle tecniche ha
progressivamente generato impatti
sull’ambiente e ora, entrati pienamente
nel 21° secolo, il tema della crescita
tecnologica ha messo in evidenza dei
“limiti planetari”, quelli che riconosciamo
ad esempio nella perdita di biodiversità,
del cambio climatico e dei problemi
dell’acuirsi dei fenomeni meteorologici,
dell’inaridimento di vaste aree del pianeta.
Non a caso i nuovi scenari prefigurati
e i programmi di sviluppo promossi
dall’Unione europea nell’ambito del
programma Europa 2020 individuano
nell’economia, ambiente e società i tre
assi fondamentali lungo i quali costruire
l’idea del futuro del nostro continente.
Ecco perché il MUSE ha individuato nel
rapporto dialettico ma costruttivo tra
sviluppo e sostenibilità ambientale, nel
rapporto con il ruolo della nostra società
contemporanea, il nucleo caratterizzante
l’intera sua filosofia.
Conoscere, ragionare, avere
consapevolezza, sono atteggiamenti
importanti che devono far parte del
bagaglio del cittadino contemporaneo.
Ma non basta. Oggi è richiesto di
prendere posizione e di comportarsi di
conseguenza per affrontare e risolvere
questi problemi di portata planetaria.
Relativamente a ciò, il MUSE offre la
possibilità di interagire, di imparare, di
portare a casa la buona pratica della
sostenibilità ambientale e sociale.
Concretamente, indica la strada per uno
sviluppo sostenibile attraverso la ricerca
di soluzioni innovative, anche attraverso
le nuove tecnologie. Ognuno può fare
parte della ricerca, dell’innovazione e
del dibattito collettivo. Può, in poche
parole, costruire il proprio futuro.
Riflettere, sperimentare, lasciare al
visitatore la voglia di tornare per nuove
esperienze educative e di conoscenza
informale. Il MUSE ha un target molto
ampio di visitatori avendo scelto di non
prediligere una specifica fascia di età:
offre una sponda al turismo per chi
intende scoprire le mille relazioni tra i
temi del MUSE e il territorio alpino; al
turismo curioso e attento che, come la
tradizione del museo insegna, si rivolge
in particolare ai gruppi famigliari; al
turismo scolastico che trova nei percorsi
espositivi e nei suoi numerosi laboratori
un supporto fenomenale all’educazione
per competenze. Capire quali sono
le strade da intraprendere nel campo
energetico, per il rispetto delle risorse
naturali, allargando lo sguardo a quello
che la tecnologia e le biotecnologie
possono offrire, per compiere ulteriori
passi verso un’armoniosa simbiosi
di uomo e ambiente. Da qui parte
l’investimento sulle generazioni future.
Può tuttavia suscitare sorpresa scoprire
che il MUSE si rivolge anche ai giovani
“nerd”, termine che sta ad indicare gli
appassionati di nuove tecnologie, i giovani
alla ricerca di luoghi dove sperimentare le
proprie abilità nell’interagire con le nuove
tecnologie in un laboratorio pensato
tutto per loro. Scuole, famiglie, giovani
e “start upper” avranno a disposizione
un laboratorio di Digital fabrication, un
modo per completare un ragionamento
sul nostro futuro. Conoscenza,
consapevolezza e responsabilità. Il futuro
è nelle nostre mani e sta a noi disegnarlo
e progettarlo!
Il Museo delle Scienze diventa MUSE
portando con sé un’esperienza
ventennale nel campo educativo; in linea
con le sue fi nalità istituzionali ha posto
al centro del suo operare la diffusione
delle conoscenze provenienti dal mondo
della scienza e della ricerca, dialogando
e confrontandosi con un pubblico di
diverse età, in particolare, con quello
scolastico. Partendo dall’educazione
naturalistica ha man mano spostato
il focus sull’educazione ambientale
e sullo sviluppo sostenibile. Il panel
delle proposte educative si è così
ampliato e arricchito nel tempo di nuove
proposte fi no a raggiungere il numero
di circa 300 iniziative, indoor e outdoor.
Grazie alla rete museale presente sul
territorio provinciale, costituita da 7
sezioni tematiche territoriali e 5 sezioni
convenzionate, ha proposto una ricca
varietà di argomenti scientifi ci e di
esperienze attive e “immersive”, di cui
hanno fruito annualmente circa 50.000
studenti del territorio provinciale ed extra-
provinciale.
Nei processi di realizzazione delle
iniziative, il museo ha aderito al concetto
di “sistema educativo integrato”, inteso
come sistema costituito non solo dalla
scuola, ma anche da tutti i soggetti e
le realtà che rappresentano il territorio,
aventi come obiettivi istituzionali
la conoscenza, la divulgazione e
l’educazione. Molte proposte del museo
sono state frutto della collaborazione
con enti autorevoli, come Università e
Centri di ricerca provinciali e nazionali,
Istituzioni Scolastiche provinciali,
Amministrazioni pubbliche, Servizi
Provinciali, Musei, Giardini Botanici,
Parchi naturali, Associazioni culturali
nazionali, etc.
Il risultato é un’educazione museale
volta alla diffusione della conoscenza
naturalistica e scientifi ca, alla
cultura della sostenibilità, a forme di
partecipazione attiva e cura degli aspetti
comunicativi e relazionali. Una didattica
laboratoriale, che utilizza approcci
pedagogici quali l’active learning,
Inquiry Based Science Education (IBSE),
cooperative learning, problem based
learning, interpretazione ambientale,
allo scopo di indurre nelle persone
processi di rifl essione e di cambiamento
dei comportamenti. Sulla scia del
suggerimento di Galileo Galilei per il quale
“Il buon insegnamento è per un quarto
preparazione e tre quarti teatro” da oltre
8 anni il museo esplora e sperimenta
con successo originali metodologie
educative appartenenti all’ambito
dei “nuovi linguaggi”: teatro scienza,
science show, animazione scientifi che,
scienza e danza, spettacoli scientifi ci,
demonstration, giochi scientifi ci, musica
e scienza. Questi hanno permesso di
creare contaminazioni tra scienza ed arte,
rendendo i saperi scientifi ci ancora più
accessibili e accattivanti.
Ciò ha premesso di instaurare con la
scuola un forte legame e un dialogo
continuo, modulando e adattando di volta
in volta le attività per realizzare iniziative
rispondenti ai bisogni dei docenti: per
questo, particolare attenzione è stata
dedicata ai curricula scolastici e ai piani
di studio nazionali e provinciali.
Teacher care
Una cura particolare è riservata agli
insegnanti, ai quali sono dedicate linee
preferenziali di contatto con le attività
museali e opportunità nell’ambito del
Lifelong learning. Da anni il MUSE è
ente formativo accreditato, quindi tutte
le iniziative dispongono del necessario
riconoscimento formale amministrativo.
Gli insegnanti e i formatori potranno
trovare al MUSE un set di servizi e attività
qualifi cati e orientati non solo al supporto
della didattica scientifi ca, ma a tutte
le esigenze della moderna professione
di educatore, tra cui la formazione
e la valorizzazione professionale, la
collaborazione, l’innovazione di metodi
e strumenti educativi, l’esplorazione di
nuovi linguaggi.
Alcune opportunità per i docenti:
La Tessera gratuita “Docenti Club”,
utile per accedere ai vari ed esclusivi
benefi t e agevolazioni loro riservati;
I corsi di aggiornamento disciplinare
e le esperienze immersive, collegati
direttamente a ricerche in corso
di svolgimento presso il MUSE,
per vivere successivamente in classe
l’indagine scientifi ca;
Il coinvolgimento nella progettazione
partecipata di percorsi educativi
e attività museali per una
valorizzazione delle migliori
competenze pedagogico/didattiche;
La disponibilità di spazi, strumenti
e risorse per la progettazione
e realizzazione di azioni educative
specifi che, destinate a
programmazioni
scolastiche particolari;
Gli strumenti per affi ancarli e
supportarli se impegnati in progetti
scolastici specifi ci: Intercultura
(per dare massima inclusione
agli studenti stranieri) e CLIL
(Content Language Integrated
Learning), dove la lingua
straniera viene usata nello
svolgimento di lezioni di scienze.
6.L’offerta
Vent’anni di esperienza nell’educazione e nella formazione
Il Museo, unico partner italiano del
progetto europeo INQUIRE, è inserito
nella rete nazionale e internazionale degli
Enti che, nella didattica delle scienze, si
adoperano per la diffusione dell’approccio
IBSE (Inquiry Based Science Education).
Il Museo si pone per questo come punto
di riferimento per la regione Trentino Alto
Adige e per le regioni limitrofe.
EDUMUSE. Il Muse come spazio di apprendimento attivo, immersivo e informale
Natura, ambiente, biodiversità,
evoluzione, adattamenti, innovazione,
sperimentazione, sostenibilità e
tecnologia: questi gli elementi che
tracciano il percorso di visita al MUSE,
alla ricerca di un equilibrio tra scienza,
natura e società, attraverso un “sapere”
che si intreccia con un “fare”.
I percorsi di visita proposti alle scuole
seguiranno due assi tematici (le
dimensioni verticale e orizzontale
dell’architettura): partendo dalle cime
delle nostre montagne, attraversando
i cambiamenti degli ecosistemi alpini
si arriverà al fondovalle analizzando, al
diminuire della quota, l’impatto antropico
sul territorio e contestualmente le
dinamiche planetarie. Il tutto a partire
dallo studio del territorio locale.
I percorsi di visita svilupperanno quindi
importanti tematiche che riguardano
il nostro sistema Terra, su cui l’intera
società è chiamata a rifl ettere oggi. Si
punterà a raccontare un nuovo rapporto
tra uomo e ambiente e si rifl etterà su
“buone pratiche” e possibili soluzioni per
un approccio allo sviluppo sostenibile.
Multidisciplinarietà e multisensorialità,
contaminazione dei saperi e delle
discipline, insegnamento pratico per
lo sviluppo di un nuovo modo di fare
educazione. I percorsi di visita, proposti
attraverso un’impronta innovativa, più che
insegnare e spiegare concetti e saperi
scientifi ci, punteranno a far sorgere nei
ragazzi domande per far ricercare loro
risposte. Grazie all’ausilio di documenti,
reperti, exhibit multimediali e giochi
interattivi verranno proposti momenti
di sperimentazione attiva, di dialogo e
confronto per un intreccio pratico della
cultura col “fare”.
Tutte le età potranno trovare nel Muse
il loro “spazio” e il loro modo di vivere
la scienza: la primissima infanzia potrà
immergersi nell’innovativo “Maxi Ooh!”,
un ambiente sensoriale unico che mette
al centro la creatività e la relazione, i
piccoli visitatori potranno esplorare il
bosco interattivo (Discovery room),
bambini, ragazzi e adulti potranno
“allenare” la mente nel moderno science
center, una “palestra” della scienza, per
indagare i fenomeni fi sici.
Il Fablab, un nuovo laboratorio del fare,
sarà un’offi cina con strumenti per la
“personal digital fabrication”, dagli utensili
della tradizione a quelli del futuro (laser
cutter, microchip, diodi, plotter vinilici)
a corredo di sofi sticate stampanti in 3D
di ultima generazione. Un luogo dove tutti
potranno progettare e realizzare oggetti
propri, da piccoli portachiavi o semplici
giocattoli, a prodotti alimentari, strumenti
musicali e altro.
Un luogo della creatività, uno spazio
di apprendimento e formazione, una
comunità di risorse e competenze, una
piattaforma d’innovazione sociale ed
economica.
La serra tropicale che riserverà agli
studenti e agli insegnanti un percorso
speciale in cui assaggiare e toccare dal
vivo risorse e materie prime testimonianza
delle diversità, dell’equilibrio degli
ecosistemi e della necessità di proteggere
le relazioni con la natura.
Non mancheranno certamente per
le scuole le esperienze laboratoriali,
i science show, le animazioni scientifi che,
gli spettacoli che permetteranno di
proseguire l’approfondimento tematico
sempre nell’ottica di un approccio di
active learning.
7.L’offerta
+5La terrazza panoramica
Uno spazio da cui ammirare la valle
dell’Adige e le montagne circostanti.
+4Sulla cima delle Dolomiti
All’interno di un tunnel o lungo uno
stretto passaggio attrezzato per vivere
le emozioni dell’alta quota, con voli
mozzafi ato sopra le cime alpine e
dolomitiche, i ghiacciai e le foreste, tra
suoni e sensazioni del paesaggio alpino,
con le sue dinamiche ed evoluzioni.
+3La natura delle Alpi
Il labirinto della biodiversità è un ricco
mosaico di ambienti diversi, dove
osservare piante e incontrare animali
selvatici delle Alpi, approfondendo aspetti
della loro vita.
PIAZZAD’INGRESSO
SALACONFERENZE
AUTORIMESSA
RISCHI AMBIENTALIPROTEZIONE CIVILE
BARBOOKSHOP
BIBLIOTECA
Il MUSE è un sogno che si realizza,
quello di offrire un luogo piacevole
sul modello degli science center e dei
musei internazionali. Un museo delle
scienze nuovo che si confronta con il
pubblico in modo nuovo:
exhibit multimediali, giochi interattivi,
sperimentazioni in prima persona,
“sapere” e “fare” che si intrecciano.
Questi sono i nostri strumenti per
intervenire nel dibattito scientifi co
sui grandi temi locali e planetari.
+2La lunga storia delle Dolomiti, patrimonio UNESCO
L’evoluzione degli ambienti geologici del
passato da scoprire in modo interattivo
e divertente: antiche montagne, vulcani,
deserti, mari tropicali e scogliere coralline.
Illusioni ottiche di stalattiti, stalagmiti e
autentici reperti archeologici popolano
la grotta, dove addentrarsi come degli
speleologi.
Rischi ambientali e protezione civile
Ogni tipo di rischio naturale e intervento
d’emergenza può essere gestito
mettendosi nei panni di un operatore
professionale nell’area dedicata alla
protezione civile.
+3
+2
0
+1
-1
+4
+5
Attivo, attrattivo,memorabile
9.Percorsi
+1Dentro la macchina del tempo
La Time machine ripercorre le principali
fasi dell’evoluzione culturale, economica
e sociale dell’uomo mettendo in scena la
vita dei nostri antenati preistorici - come
i cacciatori neandertaliani e lo sciamano
del riparo Dalmeri - fi no alle sfi de dei nostri
giorni. Dalla Preistoria al futuro si giunge
così nel vivo dell’attualità, affrontando
il tema della sostenibilità, fra sviluppo e
ricerca di una nuova armonia globale.
FabLab - Il posto giusto per dar forma alle idee
Un laboratorio per costruire gli oggetti
immaginati e progettati con strumentazioni
all’avanguardia.
Il mondo in una sfera
Correnti oceaniche, tempeste
atmosferiche, venti d’alta quota, continenti
in movimento: nella sfera interattiva NOAA
proiezioni e immagini animate mostrano i
possibili scenari climatici futuri.
MOSTRE TEMPORANEE
MOSTRE TEMPORANEE
SOSTENIBILITÀ E SVILUPPO
RISCHI AMBIENTALIPROTEZIONE CIVILE
0Maxi Ooh! - Sentire, vedere, toccare
Bimbi - da 0 a 5 anni - e adulti
sperimentano insieme un ambiente
sensoriale unico, che mette al centro la
creatività e la relazione.
La palestra della scienza
Oggetti e installazioni interattive per
provare in prima persona gli effetti di alcuni
fenomeni fi sici.
-1Evoluzione, dinosauri, dna
La galleria dell’evoluzione propone
un viaggio lungo 4,5 miliardi di anni, a
partire dalla formazione del Pianeta, fi no
ai mammiferi. Nello spazio si trovano
alcune prime forme cellulari, scheletri
di dinosauro a grandezza naturale,
mammiferi, orme fossili e rettili marini dei
caldi mari di un antichissimo Trentino.
La storia evolutiva delle specie prosegue
attraverso l’albero della vita, un racconto
immersivo della storia del DNA, la
molecola al centro dell’evoluzione.
Il Grande Vuoto
In uno spazio di 18 metri di altezza, dal
lucernario al piano interrato, fl uttuano
animali sospesi nell’aria, fra proiezioni e
paesaggi sonori.
La serra tropicale montana
Una vera e propria attrazione vivente.
600 metri quadri di foresta, ravvivati da
una fragorosa cascata, ospitano piccoli
mammiferi, uccelli, rettili, anfi bi, farfalle
tropicali. Alberi ed essenze provengono
da un’area montana della Tanzania a
elevatissima biodiversità, sede di ricerca
del museo da oltre 10 anni.
diverso rispetto a prima della visita. Ad
esempio, grazie ai dati, agli esperimenti
dimostrativi e alle informazioni proposte
dalla mostra posso comprendere meglio
l’incidenza dei cambiamenti climatici e il
fatto che costituiscano un problema per
la vita sul pianeta Terra. Da questo primo
tassello di conoscenza, naturalmente,
poi posso continuare ad approfondire
l’argomento, per arrivare a conoscere e
saperne di più.
Entriamo subito nel vivo della questione
dell’educazione informale: come e
quanto sono utili al percorso scolastico
standardizzato le proposte non sempre
strettamente curricolari che troviamo nei
musei?
Personalmente ritengo che - delle
diverse tipologie di apprendimento
possibili - quella che può essere
offerta da un ambiente cosiddetto “di
apprendimento aperto” costituisca una
integrazione fondamentale per la crescita,
la maturazione e la formazione della
persona. Per noi professionisti di Musei e
Centri della Scienza quella dell’educazione
è una questione cruciale, che ha a che fare
con il ruolo sociale e culturale delle nostre
istituzioni. Per questa ragione, anziché
usare il termine “educazione” preferirei
usare la defi nizione “apprendimento a
scelta libera”, perché è proprio grazie agli
ambienti aperti di questo tipo di istituzioni
- che ospitano installazioni e mostre - che
le persone sperimentano una sorta di
avventura.
In realtà chi si occupa professionalmente
di educazione sa che ci sono parecchi
vincoli - dettati da programmi, obiettivi,
valutazioni, necessità temporali, ecc. -
rispetto ai quali spesso è diffi cile venire
a patti. Ma se consideriamo le mostre
che troviamo in un museo o centro
della scienza è intuibile che si tratta
di installazioni pensate per favorire un
dialogo tra gli utenti, una porta aperta
alla democrazia nel modo di porre gli
interlocutori tutti allo stesso livello.
Quando un visitatore percorre una delle
nostre mostre, porta i suoi pensieri
all’interno di quello spazio, interagisce
con gli allestimenti e si pone in relazione,
spesso in dialogo, con le altre persone
che in quel momento la stanno guardando
e vivendo.
Ad Heureka, nel nostro Centro della
Scienza fi nlandese, ad esempio, solo
l’1% dei visitatori arriva singolarmente,
mentre il 99% viene con un gruppo
scolastico oppure con la famiglia, e la
famiglia è composta da un gruppo di
individui appartenenti a generazioni
diverse. La mostra, in quanto strumento
che stimola curiosità promuovendo la
rifl essione, diventa così una piattaforma
grazie alla quale i visitatori si confrontano
nel dialogo, dando vita a una sorta di
“apprendimento sociale”: non si tratta
di un processo unidirezionale che vede
il museo trasmettere informazioni
e conoscenze al visitatore, ma di
un’elaborazione unica e sempre nuova
stimolata dal contesto, che per ciascun
visitatore nasce dall’esperienza compiuta
in prima persona.
C’è un termine tecnico mutuato dalla
pedagogia che esprime bene il concetto
alla base della fi losofi a educativa
degli science center, l’“apprendimento
costruttivista”, il processo cioè grazie al
quale ognuno costruisce il proprio sapere.
è importante capire che l’apprendimento
non è solo questione di dati e di abilità,
ma anche di motivazione. Quando un
visitatore riesce ad avere un ruolo attivo
nel processo di apprendimento, la sua
motivazione aumenta in modo decisivo
grazie alla gratifi cazione che ne deriva e
tende a proseguire nella propria avventura
verso una conoscenza sempre più
approfondita.
C’è infi ne un altro elemento piuttosto
importante: quello della consapevolezza.
Grazie ad una mostra su determinato
focus, io visitatore posso acquisire una
consapevolezza rispetto a quel tema,
elaborando un pensiero e un punto di vista
Quando una visita si trasforma in un’esplorazione
Il ruolo dei musei scientifi ci e dei centri della scienza nel processo educativo: il caso Finlandia.Ne parliamo con Mikko Myllykoski, Direttore Programmi per il pubblico, Heureka Science Center di Vantaa (Helsinki).
10.Visioni
Sembra quasi lei si riferisca ad un percorso di
coscienza, una consapevolezza che potrebbe
essere assimilata alla “considerazione”,
intesa in senso etimologico: “cum sidera”
(con le stelle), quasi a voler indicare la
tensione verso un livello superiore, un livello
ultra-terreno, per andare all’origine di tutto,
alle stelle.
Ecco che ora sono io che imparo grazie
a questa nostra chiacchierata: è molto
pertinente oltre che divertente, è proprio
come essere in uno Science Center.
Mi permetta di ritornare però ai tre
elementi distintivi del processo educativo:
il dialogo, l’apprendimento a scelta
libera e l’apprendimento costruttivista
per sottolineare che le esperienze che
meglio rappresentano l’attuale tendenza
nel settore dell’educazione museale
sono quelle che si basano sull’utilizzo
del corpo. Per fare solo un esempio,
prendiamo le installazioni interattive,
quelle che richiedono il coinvolgimento
del visitatore: egli potrà azionare leve
o premere pulsanti, fare delle scelte o
usare il proprio corpo o pensiero per
lasciare tracce signifi cative della sua
presenza o del suo ragionare nella mostra.
Grazie al contributo dell’utente, quindi,
l’esposizione cambierà e al contempo
qualcosa del visitatore rimarrà nella
mostra, che ne avrà registrato le tracce.
Col tempo, dopo che molte persone
l’avranno percorsa e visitata, la mostra
sarà stata arricchita di molti dati, molte
informazioni, tanto da diventare un
prodotto collettivo, risultato dell’azione
di molte persone e non del solo curatore
che l’ha ideata. Un vero e proprio prodotto
culturale collettivo.
Come si integra l’educazione informale
nel sistema scolastico fi nlandese, noto
per l’utilizzo dei metodi più effi caci per la
preparazione in campo scientifi co?
Per rispondere desidero raccontare
un aneddoto. Quando parecchi anni fa
abbiamo riunito ad Heureka il primo
comitato educativo formato da esperti
pedagogisti per discutere quali proposte
educative avremmo dovuto offrire e
come le avremmo dovute strutturare
per rispondere alle esigenze della
scuola, la nostra prima domanda è stata
cosa avremmo dovuto fare perché il
centro scientifi co fosse davvero utile. Il
comitato ci rispose raccomandandoci
di non seguire le indicazioni curriculari,
ma di puntare su cose nuove,
all’avanguardia. Ovviamente non
dobbiamo intendere questa indicazione
come un’estremizzazione: è importante
infatti che le attività proposte (le mostre,
i laboratori) si connettano a uno o più
argomenti previsti dai curricula scolastici,
ma è importante anche offrire delle
alternative, riuscire a ideare e proporre
qualcosa di integrativo per i ragazzi, che
normalmente potrebbe risultare diffi cile
da realizzare per via della mancanza nelle
scuole di strutture o installazioni adeguate
o diffi cile da approfondire in classe per
via dei tempi. I nostri musei consentono di
stimolare un modo originale di affrontare
e connettere i vari temi e le diverse
discipline, permettendo di avvicinare e
intrecciare le varie discipline - cosa che a
scuola si può fare in modo più focalizzato,
a volte meno libero. In tal senso sono
un contesto dove è facile promuovere
l’interdisciplinarità, che è una modalità
molto fruttuosa di approccio al sapere. Un
altro aspetto rilevante - certamente - è la
formazione del corpo docente. Ormai da
30 anni, in Finlandia, abbiamo un sistema
di formazione accademica rivolto a tutti gli
insegnanti di qualunque grado (compresi
quelli che lavorano con i bimbi dell’asilo)
che non prevede una specializzazione
dei docenti su singole materie, ma una
loro preparazione su tutte. Tra l’altro
questo sistema prevede anche che tutti
gli aspiranti docenti formati all’Università
di Helsinki devono aver seguito un corso
- della durata variabile dai due ai cinque
giorni - presso il nostro centro della
scienza: hanno quindi l’obbligo di seguire
un iter che prevede tale esperienza
curricolare. In questo modo quasi tutti
gli insegnanti, dal ’93 a oggi (e speriamo
ciò continui anche in futuro), hanno
fatto un’esperienza formativa diretta in
questo ambiente speciale che è il nostro
centro, hanno conosciuto e sperimentato
le sue “metodologie di insegnamento”
e hanno compreso non solo il ruolo di
Heureka, ma anche quello degli altri luoghi
di apprendimento informale ad esso
simili (gli altri musei, i teatri, i laboratori
scientifi ci o le biblioteche, tutte quelle
istituzioni che offrono occasioni per
incontrare la cultura). I docenti possono
quindi scegliere il proprio curriculum
liberamente, ma sono tenuti a partecipare
a questo tipo di esperienza formativa. Va
sottolineato che nelle scuole fi nlandesi
non ci sono esami fi nali: chi frequenta i
nove anni di scuola obbligatoria non deve
superare un test fi nale per ottenere la
licenza dalla scuola dell’obbligo (l’esame
fi nale si fa solo alla fi ne delle superiori a
18 anni). In questo modo l’insegnante è
sollevato dall’onere di dover preparare
gli allievi a superare un esame nazionale
e può sviluppare l’insegnamento più
liberamente, in modo creativo. Con
maggiore libertà di utilizzare i luoghi
come il nostro, per creare occasioni di
apprendimento.
11.Visioni
Il termine educazione scientifica
informale (detta anche ISE dall’inglese
Informal Science Education) si riferisce
a un processo volto a generare un
apprendimento di temi, attitudini, abilità
e conoscenze di ambito scientifico. Il
termine informale si riferisce al fatto che
non avviene secondo tempi o in luoghi
specifici e si distingue dall’educazione
di tipo formale tipica delle istituzioni
ufficialmente deputate all’ istruzione,
come ad esempio la scuola e l’Università.
L’educazione scientifica informale è la
risposta a un’idea di uomo come di un
essere naturalmente curioso, sociale e
attivamente coinvolto nell’esperienza
dell’apprendimento, che lo accompagna
durante tutto l’arco della vita. Di
conseguenza, le azioni di educazione
informale si caratterizzano per la pluralità
di metodi e tecniche adottate, spesso
sperimentali, piacevoli e accessibili e
rivolte a una molteplicità di utenti anche
molto differenti tra loro.
Parlando di educazione informale, riscontra
delle differenze di approccio e di visione
educativa tra ciò che propone un Centro
della Scienza e ciò che possiamo trovare
in un Museo di Scienze? Quali sono le
principali caratteristiche degli approcci
educativi contemporanei, quelli che meglio
si identificano con lo stato dell’arte a livello
internazionale?
Desidero innanzitutto sottolineare che
non rilevo alcuna differenza sostanziale
fra l’approccio che sta alla base
dell’attività di educazione informale
all’interno di un Museo e quello di un
Science Center: il motivo che giustifica
tale coincidenza è da ricercare senz’altro
nel cambiamento che ha interessato
tali enti culturali nelle ultime decadi,
che li ha portati ad assumere forme
di dialogo e modalità di interazione
con il pubblico pressoché uguali. Non
possiamo più parlare di una netta
distinzione fra quello che è uno Science
Center e un Museo, ovvero l’istituzione
che poggia il prestigio e l’attività
principale sulle proprie collezioni. Su
questo tema, noi - operatori museali
attivamente impegnati nell’attività di
mediazione culturale - abbiamo avuto
modo e occasione di confrontarci a lungo
in questi ultimi vent’anni analizzando
le differenze e le similitudini che
caratterizzano i Musei e i Centri della
Scienza, nel tentativo di comprendere
quale istituzione fosse la più adeguata
ad offrire alla comunità (con in testa
la scuola) un’esperienza valida,
un’esperienza educativa che rispondesse
alle esigenze dell’utenza. Rispetto al
passato, oggi molte situazioni si sono
omogeneizzate: i musei sono diventati
più interattivi, molti centri della scienza
hanno integrato oggetti storici nella loro
narrativa, tanto da poter dire che adesso
sono arrivati a condividere tante cose,
ad imparare uno dall’altro. è ormai un
dato di fatto comune a tutte le parti del
mondo osservare da un lato gli Science
Center interrogarsi sulla valenza storico-
sociale della scienza e della tecnologia,
sul valore degli oggetti storici e delle
collezioni, e dall’altro vedere che i Musei
hanno integrato nel loro modo di fare
molti strumenti nati originariamente
dai Centri della Scienza, come la
sperimentazione diretta e l’utilizzo di
apparati interattivi, che invitano i visitatori
a una partecipazione attiva. è per questa
ragione che affermo che non ci sono
ormai tante differenze nel come un museo
o un science centre interpretano
e promuovono l’esperienza educativa
dei visitatori. In effetti, devo dire
che per me non si può parlare di
differenze sostanziali nell’educazione e
nell’apprendimento informale nemmeno
quando paragoniamo un museo
scientifico a un museo artistico.
Ma qual è dunque il vantaggio di aderire alla
proposta educativa di un museo? Qual è la
differenza tra approfondire un tema o degli
argomenti all’interno di un museo piuttosto
che all’interno di un’aula scolastica con il
docente, o da soli in biblioteca piuttosto che
a casa?
In un museo, così come in una
qualunque altra istituzione impegnata
nell’educazione informale, la prima
differenza è rappresentata dalla
centralità del soggetto nel processo di
apprendimento. Invece di partire dal
curriculum, da un percorso formalizzato
o da precisi contenuti - a volte anche
valutati e certificati - da trasmettere,
da comprendere e da apprendere, nei
musei scientifici partiamo dalla persona,
dal suo bagaglio individuale i conoscenze
ed esperienze pregresse, ovvero dal
punto in cui è quando giunge al museo.
A tale patrimonio personale ricco
del vissuto, di emozioni, aspettative,
motivazioni e via discorrendo, la persona
andrà ad aggiungere l’esperienza fatta
in questo specifico contesto: il museo.
Il luogo, infatti, non offre soltanto una
conoscenza disciplinare, ma consente
di esperire tutto ciò che uno sa: che
siano oggetti, fenomeni, stimoli, testi:
tutto viene elaborato, compreso lo
stesso spazio, che diventa lo scenario
nel quale l’individuo incontra gli altri,
può interloquire con persone conosciute
o nuove. La visita al museo e l’incontro
Tutti diversi, tutti uguali
L’educazione informale nell’esperienza del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.Intervista a Maria Xanthoudaki, Direttore Servizi Educativi e Rapporti internazionali del Museo.
12.Visioni
di contenuti, situazioni e soggetti nuovi
diventa un’esperienza di apprendimento,
maturazione e stimolo dell’individuo.
In ultima analisi, quale aiuto o supporto può
offrire un museo al lavoro del docente?
Qui inserirei il secondo elemento di
differenza che contraddistingue un
percorso educativo scolastico da
uno di tipo informale: l’aiuto che il
museo può dare è quello di mettere
a disposizione delle modalità e
degli strumenti che favoriscono
l’apprendimento esperienziale,
l’apprendimento sperimentale e infi ne
anche l’apprendimento sociale. In
breve, generalizzando e semplifi cando
un pochino, in un museo si fanno delle
attività, si creano dei contesti che invitano
lo studente a imparare in modo diverso
da quello in cui è abituato ad apprendere
nel contesto della classe. è pur vero
che in moltissime scuole oggi i metodi
esperienziali e sperimentali sono ormai
all’ordine del giorno. Tuttavia, il museo
resta una risorsa, in quanto è un mondo
interdisciplinare, che mette a disposizione
dello studente e dell’insegnante dei
modi diretti di interagire con il sapere,
tramite gli oggetti, i fenomeni, gli apparati
interattivi. Ed è così che i musei ci offrono
l’opportunità di creare un rapporto
con la scienza che passa dal vissuto
personale dello studente, o del giovane
in generale, che arriva a comprendere
la scienza proprio attraverso l’indagine,
la conoscenza e l’uso del metodo
scientifi co, attraverso una partecipazione
diretta alla sperimentazione. Qui non
troviamo chi ci vuole convincere che ci
dobbiamo fi dare, che la spiegazione la
troviamo impacchettata nei libri, che
basta imparare a memoria la formula:
qui possiamo vivere l’esperienza in
prima persona. Di conseguenza è più
facile porsi e porre delle domande, fare
delle osservazioni, commettere errori
e ragionarci sopra. E così che i musei
scientifi ci aprono ‘nuove prospettive’,
consentono di esperire nuovi orizzonti
conoscitivi: un ambiente - quello del
museo - che diventa esso stesso uno
strumento e, grazie a un successivo
lavoro di elaborazione in classe, può
rivelarsi d’aiuto ai docenti e perfi no allo
studente stesso.
Si può quindi dire che un museo scientifi co
moderno, con le sue proposte di educazione
informale, riesce ad abbassare le barriere
interdisciplinari e favorire la percezione
del sapere scientifi co come conoscenza
fondamentale per la vita contemporanea
- proprio perché sappiamo che la scienza
informa e condiziona il nostro quotidiano
vivere. Riducendo i pregiudizi e la diffi denza
di talune persone verso determinati
argomenti o materie scientifi che, i
musei consentono una maggiore
democratizzazione del sapere?
Sì, certo, il museo dovrebbe
rappresentare il luogo (e il modo) per
parlare a tutti e quindi per far conoscere
a tutti l’importanza della scienza. Grazie
ai metodi e ai linguaggi diversifi cati che
i musei utilizzano nelle loro proposte
educative, ogni persona, ogni visitatore
è in grado di trovare il modo ideale per
relazionarsi con la scienza, sulla base dei
propri strumenti, interessi e fi nalità.
Quali sono le tendenze attuali e quelle più
all’avanguardia relativamente alle offerte
educative dei musei della scienza?
I primi due sono metodi per coinvolgere
i nostri visitatori in esperienze di
apprendimento coinvolgenti e per loro
signifi cative: Il primo è L’Inquiry-based
science education (IBSE) che si sta
sempre di più esplicitando e strutturando
come la metodologia per conoscere
e comprendere la scienza. Non credo
si possa parlare - più - di avanguardia
riguardo IBSE - anzi, se guardiamo
a Frank Oppenheimer già nel 1969,
quando ha fondato l’Exploratorium di
San Francisco, lavorava per promuovere
esperienze simili. Attualmente è la
metodologia più studiata, dibattuta ed
applicata in campo scientifi co, perché
rappresenta la ‘traduzione’ del metodo
scientifi co in contesti e processi
educativi. Il secondo approccio è quello
“scienza e società”, che pur non essendo
nuovo, è un approccio che stiamo ancora
indagando dal punto di vista educativo.
13.Visioni
Il museo mette a disposizione degli
utenti determinati strumenti e contesti,
invitandoli a diventare parte attiva di un
dialogo fatto con la comunità scientifi ca
su temi di attualità, di frontiera, su temi
controversi, così da analizzare e defi nire
in modo responsabile il ruolo sociale della
scienza e, viceversa, il ruolo della società
nell’evoluzione della scienza. Andando
oltre questi e pensando anche al futuro,
recentemente stiamo assistendo ad una
rivoluzione più o meno silente: si tratta
del cambiamento, epocale, dei modelli
educativi e perfi no i musei si stanno
interrogando sul nuovo ruolo da assumere
in relazione a questo cambiamento.
Quest’ultimo, iniziato a partire dal nuovo
millennio, sta interessando innanzitutto i
concetti di ‘apprendimento’, ‘istruzione’,
‘esperto’ e ‘autorità’ con forti implicazioni
sui processi di istruzione formali, sul
ruolo del discente nelle scelte e nella
costruzione della conoscenza. In tutto
questo, le nuove tecnologie digitali,
internet e le reti sociali costituiscono
uno strumento decisamente potente
che determina i concetti e i processi
sopra indicati, diventando anche un
indicatore di tendenza, che non possiamo
affatto ignorare. Sebbene non siano
ancora pienamente entrati a far parte
della normale dotazione dei musei, tali
mezzi e tecnologie sono oggetto di
sperimentazione e implementazione
da parte di molte istituzioni, cosa che
sta succedendo, per altro, anche nel
mondo della scuola. Ed è proprio con
un occhio attento alla scuola, alle
esigenze di docenti e studenti, alle sfi de
che il futuro ci pone, alle opportunità
che la tecnologia offre, che i musei si
offrono come luoghi per esperire il life
longlearning. Del resto il museo, per
quanto detto fi n qui, è l’istituzione che
può meglio di altre promuovere l’user-
generated-knowledge, la conoscenza
generata, creata dall’utente. Attualmente
nei musei si contano ancora pochi e timidi
tentativi di applicare questo metodo di
co-creation del sapere, ma stanno pian
piano nascendo dei progetti di co-curating
di esposizioni, programmi o eventi che
vengono ideati e creati assieme alla
comunità di utenti. Qui al Museo Leonardo
da Vinci abbiamo in corso due progetti
sperimentali che si basano sui concetti
di co-curating e co-interpretation, cioè
su processi di coinvolgimento diretto dei
visitatori nelle scelte di strumenti, metodi,
messaggi, contenuti partendo proprio
dalla loro esperienza e dalle loro necessità
che affi ancano quelle del museo e dei suoi
esperti.
Sarebbe possibile secondo lei anche una co-
creazione dei percorsi educativi?
Sì, certo, e già succede in alcuni musei
nel mondo (sicuramente negli Stati Uniti):
visitatori, rappresentanti le varie tipologie
di pubblico, progettano, scelgono e
decidono insieme le attività educative
da proporre. Ad esempio se l’obiettivo
è offrire un percorso esclusivo ed
interessante ai visitatori adolescenti è
opportuno che si progetti insieme l’attività,
stando seduti allo stesso tavolo con un
gruppo di adolescenti: loro metteranno
a disposizione un punto di vista che non
avremmo potuto recuperare al nostro
interno, nonostante le competenze e
i saperi presenti al museo. Tra l’altro,
questo tipo di co-progettazione mette
immediatamente in discussione il
concetto di autorità: il museo non
rappresenta più la voce della verità, non
è più l’ente che trasmette i messaggi in
modo mono-direzionale, impartisce la
conoscenza e la modula per conto degli
altri, ma diventa autentico interlocutore
dei propri utenti, si mette al loro livello
per costruire conoscenza assieme a loro,
che hanno pieno diritto di intervenire nella
sua costruzione. Assieme, poi, utenti e
museo troveranno il modo per rendere
tale conoscenza patrimonio di tutti. Se su
questo fronte in Italia si contano ancora
pochi casi, Inghilterra e Stati Uniti stanno
indicando la strada da seguire: una prassi
che è certamente molto interessante sia
nel metodo che nel merito: ci può aiutare
a defi nire il nostro ruolo nella società. Qui
tocca a noi ridefi nire la nostra missione,
che non può non considerare la questione
della democrazia della conoscenza.
14.Visioni
Il museo mette a disposizione degli
utenti determinati strumenti e contesti,
invitandoli a diventare parte attiva di un
dialogo fatto con la comunità scientifi ca
indicatore di tendenza, che non possiamo
affatto ignorare. Sebbene non siano
ancora pienamente entrati a far parte
della normale dotazione dei musei, tali
mezzi e tecnologie sono oggetto di
di co-curating e co-interpretation, cioè
su processi di coinvolgimento diretto dei
visitatori nelle scelte di strumenti, metodi,
messaggi, contenuti partendo proprio
dalla loro esperienza e dalle loro necessità
che affi ancano quelle del museo e dei suoi
Negli ultimi anni si è rilevato un
preoccupante declino dell’interesse dei
giovani per le scienze e la matematica.
Il Consiglio Europeo ha ritenuto di
dover affrontare questa emergenza
stimolando una più ampia diffusione delle
metodologie di insegnamento di queste
materie. L’approccio consigliato è quello
IBSE (Inquiry Based Science Education),
che adatta il metodo scientifi co ad una
platea scolastica. L’IBSE si è dimostrato
adatto ad ogni tipologia di scuola perché
accresce l’interesse e il rendimento degli
alunni e stimola anche la motivazione degli
insegnanti.
Su questi presupposti si fonda INQUIRE,
un progetto triennale fi nanziato dall’Unione
Europea nell’ambito del 7° Programma
Quadro, il cui obiettivo principale è
proprio quello di diffondere l’approccio
IBSE sia nelle scuole che nelle sedi di
insegnamento informale.
Il Progetto INQUIRE è coordinato
dall’Università di Innsbruck, con il
sostegno di Botanic Gardens Conservation
International. Vi partecipano giardini
botanici, dipartimenti universitari di
scienze dell’educazione e musei scientifi ci
di 11 paesi europei (Regno Unito,
Germania, Austria, Francia, Spagna,
Portogallo, Italia, Norvegia, Belgio,
Bulgaria e Russia).
Il MUSE è l’unico referente per l’Italia e il
suo impegno, condiviso con gli altri partner
del progetto, è quello di divulgare a livello
nazionale l’approccio IBSE nell’educazione
scientifi ca, sia nelle scuole che nei musei
scientifi ci, nei parchi naturali, negli orti e
giardini botanici italiani.
Per favorire la diffusione dell’IBSE,
il museo ha ideato e realizzato due
corsi di formazione, della durata di 60
ore ciascuno, dal titolo “IBSE: come
uno scienziato!”, dedicati a docenti ed
educatori che operano con studenti dai 9
ai 14 anni.
Una prima edizione sperimentale si è
svolta nell’anno scolastico 2011/12 a
Trento, presso il Museo delle Scienze, in
collaborazione con il Centro Formazione
Insegnanti di Rovereto, Dipartimento della
Conoscenza della Provincia Autonoma
di Trento. Alle lezioni hanno partecipato
28 corsisti, di cui 13 docenti di scuola
primaria e secondaria di primo e secondo
grado e 15 educatori.
Una seconda edizione è in corso di
svolgimento, nell’anno scolastico 2012/13,
a Bergamo in collaborazione con l’orto
botanico “L. Rota”, l’Uffi cio Scolastico
per la Lombardia - Ambito Territoriale X°
e l’Università degli Studi di Bergamo, con
la partecipazione di 42 corsisti. Durante il
percorso formativo i partecipanti hanno
potuto apprendere le teorie dell’approccio
IBSE e sperimentarne alcune attività
selezionate a livello nazionale ed europeo.
Grazie a workshop creativi, basati sulla
metodologia del World Café (un metodo
semplice ed effi cace che utilizza la
suddivisione in gruppi, la presenza di
un facilitatore e il supporto di supporti
cartacei su cui scrivere le proprie idee
attorno a vari argomenti, dando vita a
conversazioni informali, vivaci e costruttive
con l’obiettivo di produrre apprendimento,
condividere conoscenze e generare
cambiamento) sono stati forniti stimoli
operativi utili alla progettazione di nuove
attività IBSE da sperimentare nelle classi
e con i gruppi. In questi giorni è in corso
nelle scuole la fase di sperimentazione
diretta con valutazione. Per tutta la durata
del corso vi è stata una puntuale azione di
tutoraggio a distanza da parte dello staff
MUSE.
è previsto anche un corso a carattere
nazionale, dedicato ai formatori dal titolo
“La diffusione dell’approccio IBSE nella
didattica delle scienze” che si svolgerà
presso il MUSE, dal 28 al 31 agosto 2013.
Questo corso è rivolto al personale che
opera presso Enti e Istituti Scolastici che si
occupano della formazione di docenti ed
educatori, con lo scopo di fornire strumenti
utili alla progettazione di un futuro corso
di formazione sulla metodologia IBSE da
svolgere sul proprio territorio.
Il Progetto INQUIRE vuole contribuire a
creare a livello nazionale ed internazionale
una comunità di pratica interessata ad
utilizzare l’IBSE per confrontare in maniera
costruttiva conoscenze ed esperienze.
Il MUSE agisce come catalizzatore
rafforzando il proprio ruolo educativo,
formando e sostenendo un numero
sempre maggiore di insegnanti ed
educatori che sviluppano la loro
competenza nell’approccio IBSE. Per i
prossimi anni sono previsti altri corsi di
formazione a livello nazionale e attività
educative in chiave IBSE da proporre nelle
varie sedi.
Per sapere di più sul Progetto INQUIRE si
possono consultare il sito Inquire Botany,
www.inquirebotany.org, i social media e
il forum, http://inquire.italiaforum.net/,
gestiti dal museo.
Il MUSE promuove l’approccio Inquiry nella didattica delle scienze
15.Metodo
Museo delle ScienzeCorso del Lavoro e della Scienza, 338123 Trentot. +39 0461 270311
www.muse.it
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Cosa visitare oltre al MUSE
L’ offerta culturale del territorio trentino
è di primissimo livello, e conta il Mart,
museo d’arte moderna e contemporanea
di Trento e Rovereto - tra i più importanti
in Europa - il Castello del Buonconsiglio,
con le sue collezioni medievali presenti
anche a Beseno, Stenico e Thun e il Museo
degli usi e costumi della gente trentina a
San Michele all’Adige. E poi ancora, ogni
anno l’offerta prevede un ricco panorama
di iniziative di carattere internazionale
con il Festival dell’economia, che raduna
a Trento premi Nobel, economisti, politici
e rappresentanti della società civile
per partecipare a dibattiti e rifl essioni
sui temi economici mondiali, Oriente
Occidente, il Festival internazionale di
danza di Rovereto, i Suoni delle Dolomiti,
manifestazione unica nel suo genere che
raduna musicisti da tutto il mondo e il
Trento Film Festival, la più antica rassegna
cinematografi ca dedicata alla montagna,
all’esplorazione e all’avventura.
16.Informazioni
Il Muse si trova a Trento in Corso del Lavoro e della Scienza 3, vicinissimo al centro cittadino,
a soli 10 minuti a piedi dalla Piazza del Duomo. Dal 27 luglio sarà aperto un sottopasso
pedonale che connetterà direttamente il centro cittadino (Tre Portoni - Via S.Croce) al MUSE.
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13
Come raggiungere il museo
In auto o pullman
Per raggiungere il MUSE dall’Autostrada
A22, è necessario uscire a TRENTO SUD
e proseguire in direzione del centro città.
Percorrendo Via Sanseverino si arriverà
direttamente alla sede del museo. Il
museo dispone di un parcheggio con
circa 180 posti auto ed è situato nelle
vicinanze di due grandi parcheggi
pubblici, il parcheggio Sanseverino
e il parcheggio in via Monte Baldo,
ai quali è collegato da un bus navetta
gratuito ogni venti minuti.
In corriera
La stazione delle autocorriere
(tel. 0461/983627) si trova in via Pozzo
a cento metri dalla stazione ferroviaria.
Per raggiungere Trento con le corriere
di linea visita il sito www.trentinotrasporti.it
In bicicletta
Il museo si trova lungo la ciclabile che
collega Bolzano con Rovereto e dispone
di un parcheggio biciclette.
Informazioni turistiche
Contatta l’APT TRENTO
Via Giannantonio Manci, 2 - Trento.
0461 216000. www.apt.trento.it
In treno
Per raggiungere il MUSE dalla stazione
del treno, scendere alla fermata di Trento.
Il museo è raggiungibile a piedi
percorrendo circa 1,3 km (circa 15/20 min).
Usciti dalla stazione, procedere a destra
(direzione sud) da Via Dogana verso Via
Antonio Gazzoletti, quindi percorrere Via
Pozzo e superare il Cavalcavia di San
Lorenzo. Alla rotonda prendere la 3ª uscita
e imboccare Lungadige Monte Grappa
(costeggiando il fi ume Adige), continuare
su Via Roberto da Sanseverino.
Una linea di autobus urbani collega
direttamente la stazione dei treni e delle
autocorriere al MUSE.
Da segnare in agenda
L’inaugurazionedel MUSE
Una 24 ore no stop di eventi, laboratori scientifi ci, giochie spettacoli dal vivo Dalle 18 del 27 luglioalle 18 del 28 luglio.
Una 24 ore no stop di eventi, laboratori Una 24 ore no stop Una 24 ore no stop di eventi, laboratori
Da segnare in agenda
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