MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA
PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
POESIA
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
ATTILIO BERTOLUCCI
ATTILIO BERTOLUCCI (1911‐2000)
Edizione di riferimento: A. Bertolucci, Le poesie, Garzanti, 2009. La rosa bianca1 Coglierò per te l’ultima rosa del giardino, la rosa bianca che fiorisce nelle prime nebbie. Le avide api l’hanno visitata sino a ieri, ma è ancora così dolce che fa tremare. È un ritratto di te a trent’anni, un po’ smemorata, come tu sarai allora. Pagina di diaro1 A Bologna, alla Fontanina, un cameriere furbo e liso senza parlare, con un sorriso, aprì per noi una porticina. La stanza vuota e assolata dava su un canale per cui silenziosa, uguale, una flotta d’anatre navigava. Un vino d’oro splendeva nei bicchieri che ci inebbriò; l’amore, nei tuoi occhi neri, fuoco in una radura, s’incendiò.
1 Originariamente in Fuochi in novembre, Minardi, 1934.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
ATTILIO BERTOLUCCI
Per un bel giorno2 Un cielo così puro un vento così leggero non so più dove sono dove ero. O gaggia nuda, bruna violetta che nel calore fugace appassisci in fretta. Giorno che te vai e non sai nulla di me e della violetta che tanto amo e del ramo nudo della gaggia, giorno, non andare via. Bernardo a cinque anni3 Il dolore è nel tuo occhio timido nella mano infantile che saluta senza grazia, il dolore dei tuoi giorni che verranno già pesa sulla tua ossatura fragile. In un giorno d’autunno che dipana quieto i suoi fili di nebbia nel sole il gioco s’è fermato all’improvviso, ti ha lasciato solo dove la strada finisce splendida per tante foglie a terra in una notte, sì che a tutti qui è venuto un pensiero nella mente della stagione che s’accosta rapida. Tu hai salutato con un cenno debole e un sorriso patito, sei rimasto ombra nell’ombra un attimo, ora corri a rifugiarti nella nostra ansia.
2 Originariamente in Lettera da casa, 1951. 3 Originariamente in In un tempo incerto, 1955.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
ATTILIO BERTOLUCCI
Chroniques maritales III4 ‐Sei stata mia compagna di scuola ma hai un anno meno di me abbiamo un bambino che va a scuola mi sono innamorato di te… ‐Fingerò d’essere una tua scolara che s’è innamorata di te mi sono fatta una frangetta per cenare fuori con te… ‐Cerchiamo una locanda piccina nella città ma non c’è inventiamola affacciata sul fiume che allevò me e te… ‐Di acqua nel fiume che è nostro ce n’è e non ce n’è… ‐Inventerò un nuovo mese ricco d’acqua per te… ‐Che si rifletta in me nei miei occhi china dalla veranda inverdita sull’acqua che somiglia la vita rubandomi e restituendomi a te.
Agosto, anno imprecisato, 3 a.m.
4 Originariamente in Verso le sorgenti del cinghio, Garzanti, 1993.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
DINO CAMPANA
DINO CAMPANA (1885‐1932)
Edizione di riferimento: D. Campana, Canti orfici, Mondadori, 1974. La petite promenade du poète1 Me ne vado per le strade Strette oscure e misteriose: Vedo dietro le vetrate Affacciarsi Gemme e Rose. Dalle scale misteriose C’è chi scende brancolando: Dietro i vetri rilucenti Stan le ciane commentando. … La stradina è solitaria: Non c’è un cane: qualche stella Nella notte sopra i tetti: E la notte mi par bella. E cammino poveretto Nella notte fantasiosa, Pur mi sento nella bocca La saliva disgustosa. Via dal tanfo Via dal tanfo e per le strade E cammina e via cammina, Già le case son più rade. Trovo l’erba: mi ci stendo A conciarmi come un cane: Da lontano un ubriaco Canta amore alle persiane.
1 Originariamente in Canti orfici, Ravagli, 1914, sezione Notturni.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIORGIO CAPRONI
GIORGIO CAPRONI (1912‐1990)
Edizione di riferimento: G. Caproni, L’opera in versi, Meridiani Mondadori, 2009. Il mare brucia le maschere1 Il mare brucia le maschere, le incendia il fuoco del sale. Uomini pieni di maschere avvampano sul litorale. Tu sola potrai resistere nel rogo del Carnevale. Tu sola che senza maschere nascondi l’arte di esistere. Il tuo nome che debole rossore2 Il tuo nome che debole rossore fu sulla terra! Dal vetro che già brucia al dicembre e s’appanna al vapore timido del mio fiato che non sa rassegnarsi a tacerti, io che città vedo, fioca di nebbie, cui un ardore ultimo di cavalli e foglie dà la parvenza del sangue?... Nell’albore umido cui si sfanno anche le mura dure di Roma, già altra paura ora è nel petto – già altro, mio amore, è lo schianto se all’improvviso d’una voce che chiama, soltanto il rossore d’una sciarpa carpisco nella bruma.
1 Originariamente in Cronistoria, Vallecchi, 1943, sezione E lo spazio era un fuoco. 2 Originariamente in Cronistoria, Vallecchi, 1943, sezione Sonetti dell’anniversario.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIORGIO CAPRONI
Per lei3 Per lei voglio rime chiare, usuali: in –are. Rime magari vietate, ma aperte: ventilate. Rime coi suoni fini (di mare) dei suoi orecchini. O che abbiano, coralline, le tinte delle sue collanine. Rime che a distanza (Annina era così schietta) conservino l’eleganza povera, ma altrettanto netta. Rime che non siano labili, anche se orecchiabili. Rime non crepuscolari, ma verdi, elementari. Sassate4 Ho provato a parlare. Forse, ignoro la lingua. Tutte frasi sbagliate. Le risposte: sassate. Biglietto lasciato prima di non andare via5 Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio viaggiare è stato tutto un restare qui, dove non fui mai.
3 Originariamente in Il seme del piangere, Garzanti, 1959, sezione Versi livornesi. 4 Originariamente in Il muro della terra, Garzanti, 1975, sezione Lilliput e Andantino. 5 Originariamente in Il franco cacciatore, Garzanti, 1982, sezione Stringendo.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GABRIELE D’ANNUNZIO
GABRIELE D’ANNUNZIO (1863‐1938) Edizione di riferimento: G. D′Annunzio, Versi d′amore e di gloria, Mondadori, 1982.
La pioggia nel pineto1 Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l′anima schiude novella, su la favola bella che ieri t′illuse, che oggi m′illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria
1 In Alcyone, Treves, 1903 (Libro terzo delle Laudi, pubblicato in unico volume con il Libro secondo, Elettra, in data editoriale 1904).
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GABRIELE D’ANNUNZIO
verdura con un crepitìo che dura e varia nell′aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il del cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d′arborea vita viventi; e il tuo vólto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L′accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall′umida ombra remota. Più sordo e più fioco s′allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s′ode voce del mare. Or s′ode su tutta la fronda crosciare
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GABRIELE D’ANNUNZIO
l′argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell′aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell′ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l′erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c′intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l′anima schiude novella, su la favola bella che ieri m′illuse, che oggi t′illude, o Ermione.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
EUGENIO DE SIGNORIBUS
EUGENIO DE SIGNORIBUS (1947) Edizione di riferimento (e originaria): E. De Signoribus, Istmi e chiuse, Marsilio, 1996. (altre voci) si può ignorare il coro temporaneo e ascoltare l’inverno sotterraneo non c’è sonno nei morti continuamente essi parlano, prendono la nostra voce l’eco gira sulle vene acquose, fuma, e la lingua è visitata dalla neve… (la casa) la casa dei rumori vive di sera la sua festa vera e la vaga bestia che di giorno anima la fiera domestica di notte si sostanzia, dilata i suoi latrati, i mugolii, i passi zoccolati di stanza in stanza… (foto d’anteguerra) lui è militare e a passi lunghi percorre dentro un uniforme grigio un marciapiede sordo a piastre larghe con rare ancora targhe di negozi e ha lo sguardo rilucente e mite che rincorre lo scatto del fotografo… di quel frangente prima dell’eclisse un lampo persiste in quel suo voto rimasto tutto dentro quel suo moto…
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
LUCIANO ERBA
LUCIANO ERBA (1922‐2010) Edizione di riferimento: L. Erba, L’Ippopotamo, Einaudi, 1989. Nel bosco1 e tu pensavi come a un saggio orientale ti bastasse stare addossato a gambe incrociate alle radici sporgenti di un faggio per allontanare il pensiero di lei e diventare l’azzurro tra i rami o magari formica corteccia filo d’erba sono passati tre lenti fiocchi di nuvole e sei ancora tu ami, ma ami senza: migliore esperienza?
1 Originariamente in Il cerchio aperto, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1983.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GUIDO GOZZANO
GUIDO GOZZANO (1883‐1916) Edizione di riferimento: G. Gozzano, Le poesie, Einaudi, Torino, 1990.
La differenza1 Penso e ripenso: ˗ Che mai pensa l’oca gracidante alla riva del canale? Pare felice! Al vespero invernale protende il collo, giubilando roca. Salta starnazza si rituffa gioca: né certo sogna d’essere mortale né certo sogna il prossimo Natale né l’armi corruscanti della cuoca. ˗ O pàpera, mia candida sorella, tu insegni che la Morte non esiste: solo si muore da che s’è pensato. Ma tu non pensi. La tua sorte è bella! Ché l’esser cucinato non è triste, triste è il pensare d’esser cucinato.
1 Originariamente in La via del rifugio, Streglio, 1907.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GUIDO GOZZANO
Il gioco del silenzio2 Non so se veramente fu vissuto quel giorno della prima primavera. Ricordo ˗ o sogno? ˗ un prato di velluto, ricordo ˗ o sogno? ˗ un cielo che s’annera, e il tuo sgomento e i lampi e la bufera livida sul paese sconosciuto... Poi la cascina rustica sul colle e la corsa e le grida e la massaia e il rifugio notturno e l’ora folle e te giuliva come una crestaia, e l’aurora ed i canti in mezzo all’aia e il ritorno in un velo di corolle... ˗ Parla! ˗ Salivi per la bella strada primaverile, tra pescheti rosa, mandorli bianchi, molli di rugiada... ˗ Parla! ˗ Tacevi, rigida pensosa della cosa carpita, della cosa che accade e non si sa mai come accada... ˗ Parla! ˗ seguivo l’odorosa traccia della tua gonna... Tutto rivedo quel tuo sottile corpo di cinedo, quella tua muta corrugata faccia che par sogni l’inganno od il congedo e che piacere a me par che le spiaccia... E ancor mi negasti la tua voce in treno. Supplicai, chino rimasi su te, nel rombo ritmico e veloce... Ti scossi, ti parlai con rudi frasi, ti feci male, ti percossi quasi, e ancora mi negasti la tua voce. Giocosa amica, il Tempo vola, invola ogni promessa. Dissipò coi baci le tue parole tenere fugaci... Non quel silenzio. Nel ricordo, sola restò la bocca che non dié parola, la bocca che tacendo disse: Taci!...
2 Originariamente in I colloqui, Treves, 1911, sezione Il giovenile errore.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GUIDO GOZZANO
Invernale3 «... cri... i... i... i... i... icch»…
l’incrinatura il ghiaccio rabescò, stridula e viva. «A riva!» Ognuno guadagnò la riva disertando la crosta malsicura. «A riva! A riva!...» Un soffio di paura disperse la brigata fuggitiva. «Resta!» Ella chiuse il mio braccio conserto, le sue dita intrecciò, vivi legami, alle mie dita. «Resta, se tu m’ami!» E sullo specchio subdolo e deserto soli restammo, in largo volo aperto, ebbri d’immensità, sordi ai richiami. Fatto lieve cosí come uno spetro, senza passato piú, senza ricordo, m’abbandonai con lei, nel folle accordo, di larghe rote disegnando il vetro. Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, piú tetro... dall’orlo il ghiaccio fece cricch, piú sordo... Rabbrividii cosí, come chi ascolti lo stridulo sogghigno della Morte, e mi chinai, con le pupille assorte, e trasparire vidi i nostri volti già risupini lividi sepolti... Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, piú forte... Oh! Come, come, a quelle dita avvinto, rimpiansi il mondo e la mia dolce vita! O voce imperïosa dell’istinto! O voluttà di vivere infinita! Le dita liberai da quelle dita, e guadagnai la ripa, ansante, vinto... Ella sola restò, sorda al suo nome, rotando a lungo nel suo regno solo. Le piacque, alfine, ritoccare il suolo; e ridendo approdò, sfatta le chiome, e bella ardita palpitante come la procellaria che raccoglie il volo.
3 Originariamente in I colloqui, Treves, 1911, sezione Il giovenile errore.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GUIDO GOZZANO
Non curante l’affanno e le riprese dello stuolo gaietto femminile, mi cercò, mi raggiunse tra le file degli amici con ridere cortese: «Signor mio caro, grazie!» E mi protese la mano breve, sibilando: − Vile! −
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIACOMO LEOPARDI
GIACOMO LEOPARDI (1798‐1837) Edizione di riferimento: G. Leopardi, Canti, Rizzoli, 1981. L’infinito1 Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare.
1 Originariamente in Canti, Piatti, 1831.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
VALERIO MAGRELLI
VALERIO MAGRELLI (1957)
Edizione di riferimento: V. Magrelli, Poesie (1980‐1992) e Altre poesie, Einaudi, 1996.
Prima dell’ultima curva del giorno1 colgo delle parole con cui dormire: nella sera esse riprendono le vesti pesanti e accorte. Il loro andare è misurato e come mattoni allineati s’incastonano nella bianca calce della pagina. È un muro che scende dall’alto il lento trascorrere del segno. Non c’è finestra o spiraglio ma preziosa e gremita cura del fitto unire. Vorrei fosse un’unica figura la gemma che ancora dura e chiusa il giardiniere stacca e si regala.
Essere matita è segreta ambizione.1 Bruciare sulla carta lentamente e nella carta restare in altra nuova forma suscitato. Diventare così da carne segno, da strumento ossatura esile del pensiero. Ma questa dolce eclissi della materia non sempre è concessa. C’è chi tramonta solo col suo corpo: allora più doloroso ne è distacco.
1 Originariamente in Ora serrata retinae, Feltrinelli, 1980.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
FOSCO MARAINI
FOSCO MARAINI (1912‐2004)
Edizione di riferimento: F. Maraini, Gnosi delle Fànfole, Baldini & Castoldi, 2007.
Il giorno a urlapicchio1 Ci son dei giorni smègi e lombidiosi col cielo dagro e un fònzero gongruto ci son meriggi gnàlidi e budriosi che plògidan sul mondo infrangelluto, ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi un giorno tutto gnacchi e timparlini, le nuvole buzzìllano, i bernecchi ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini; è un giorno per le vànvere, un festicchio un giorno carmidioso e prodigiero, è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio in cui m’hai detto «t’amo per davvero».
1 Originariamente in Le Fànfole, De Donato, 1966.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
EUGENIO MONTALE
EUGENIO MONTALE (1896‐1981) Edizione di riferimento E. Montale, L’opera in versi, Einaudi 1980. I limoni1 Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove, e i sensi di quest’odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni. Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d’intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità.
1 Originariamente in Ossi di seppia, Gobetti 1925, sezione Movimenti.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
EUGENIO MONTALE
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara ˗ amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo dei cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità. Falsetto2 Esterina, i vent’anni ti minacciano, grigiorosea nube che a poco a poco in sé ti chiude. Ciò intendi e non paventi. Sommersa ti vedremo nella fumea che il vento lacera o addensa, violento. Poi dal fiotto di cenere uscirai adusta più che mai, proteso a un’avventura più lontana l’intento viso che assembra l’arciera Diana. Salgono i venti autunni, t’avviluppano andate primavere; ecco per te rintocca un presagio nell’elisie sfere. Un suono non ti renda qual d’incrinata brocca percossa!; io prego sia per te concerto ineffabile di sonagliere. La dubbia dimane non t’impaura. Leggiadra ti distendi sullo scoglio lucente di sale e al sole bruci le membra. Ricordi la lucertola ferma sul masso brullo; te insidia giovinezza, quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
2 Originariamente in Ossi di seppia, Gobetti 1925, sezione Movimenti.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
EUGENIO MONTALE
L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi: noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo, come un’equorea creatura che la salsedine non intacca ma torna al lito più pura. Hai ben ragione tu! Non turbare di ubbie il sorridente presente. La tua gaiezza impegna già il futuro ed un crollar di spalle dirocca i fortilizî del tuo domani oscuro. T’alzi e t’avanzi sul ponticello esiguo, sopra il gorgo che stride: il tuo profilo s’incide contro uno sfondo di perla. Esiti a sommo del tremulo asse, poi ridi, e come spiccata da un vento t’abbatti fra le braccia del tuo divino amico che t’afferra. Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra. Ti libero la fronte dai ghiaccioli3 Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui.
3 Originariamente in Le occasioni, Einaudi 1939, sezione Mottetti.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
EUGENIO MONTALE
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale…4 Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
4 Originariamente in Satura, Mondadori 1971, sezione Xenia II.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIOVANNI PASCOLI
GIOVANNI PASCOLI (1855‐1912) Edizione di riferimento: G.Pascoli, Poesie, vol. I, Oscar Mondadori, 1997. Dall’argine1 Posa il meriggio su la prateria. Non ala orma ombra nell’azzurro e verde, un fumo al sole biancica: via via fila e si perde. Ho nell’orecchio un turbinio di squilli, forse campani di lontana mandra: e, tra l’azzurro penduli, gli strilli della calandra. L’assiuolo1 Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi Da un nero di nubi laggiù: veniva una voce dai campi: chiù… Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù… Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento; squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte… chiù…
1 Originariamente in Myricae, Giusti, 1891, sezione In campagna.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIOVANNI PASCOLI
Novembre2 Gemmea l’aria, il sole così chiaro Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l’odorino amaro senti nel cuore… Ma secco è il pruno, e le stecchite piante Di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l’estate, fredda, dei morti. Il tuono3 E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d’arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto d’una culla.
2 Originariamente in Myricae, Giusti, 1891, sezione In campagna. 3 Originariamente in Myricae, Giusti, 1891, sezione Tristezze.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
SANDRO PENNA
SANDRO PENNA (1906‐1977) Edizione di riferimento: S. Penna, Poesie, Garzanti, 1997.1 Nuotatore [1927‐1938] Dormiva…? Poi si tolse e si stirò. Guardò con occhi lenti l’acqua. Un guizzo il suo corpo. Così lasciò la terra. Scuola [1927‐1938] Negli azzurri mattini le file svelte e nere di collegiali. Chini su libri poi. Bandiere di nostalgia campestre gli alberi alle finestre. [1927‐1938] Io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita. [1938‐1955] Era fermo per me. Ma senza stile. Forse baciai quelle sue labbra rosse. Improvviso e leggero egli si mosse come si muove il vento entro l’aprile.
1 La prima raccolta delle Poesie di Penna ebbe edizione per Parenti nel 1939, una seconda accresciuta per Garzanti nel 1957, una terza, con il titolo Tutte le poesie, riassuntiva dei testi editi e inediti allora conosciuti, per Garzanti 1970. L’edizione Garzanti 1997 si ritiene comprensiva dell’intera produzione in versi dell’autore.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
SANDRO PENNA
[1927‐1938] Ero per la città, fra le viuzze dell’amato sobborgo. E m’imbattevo in cari visi sconosciuti… E poi, nella portineria dov’ero andato a cercare una camera, ho trovato… Ho trovato una cosa gentile. La madre mi parlava dell’affitto: Io ero ad altra riva. Il mio alloggio era ormai come in paradiso. Il paradiso altissimo e confuso, che ci porta a bere la cicuta… Ma torniamo alla portineria, a quei sinceri modi dell’una, a quel vivo rossore… Ma supremo fra tutto era l’odore casto e gentile della povertà.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
ANTONIA POZZI
ANTONIA POZZI (1912‐1938) Edizione di riferimento: A. Pozzi, Parole, Garzanti, 2004. Sventatezza1 Ricordo un pomeriggio di settembre, sul Montello. Io, ancora una bambina, col trecciolino smilzo ed un prurito di pazze corse su per le ginocchia. Mio padre, rannicchiato dentro un andito scavato in un rialzo del terreno, mi additava attraverso una fessura il Piave e le colline; mi parlava della guerra, di sé, dei suoi soldati. Nell'ombra, l'erba gelida e affilata mi sfiorava i polpacci: sotto terra, le radici succhiavan forse ancora qualche goccia di sangue. Ma io ardevo dal desiderio di scattare fuori, nell'invadente sole, per raccogliere un pugnetto di more da una siepe. Milano, 22 maggio 1929 Rifugio1 Nebbie. E il tonfo dei sassi dentro i canali. Voci d’acqua giù dai nevai di notte. Tu stendi una coperta per me sul pagliericcio: con le tue mani dure me l’avvolgi alle spalle, lievemente, che non mi prenda il freddo. Io penso al grande mistero che vive in te, oltre il tuo piano gesto; al senso
1 Originariamente in Parole, Mondadori, 1939.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
ANTONIA POZZI
di questa nostra fratellanza umana senza parole, tra le immense rocce dei monti. E forse ci sono più stelle e segreti e insondabili vie tra noi, nel silenzio, che in tutto il cielo disteso al di là della nebbia. Breil, 9 agosto 1934.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
UMBERTO SABA
UMBERTO SABA (1883‐1957)
Edizione di riferimento: U. Saba, Il Canzoniere, Einaudi, 1961. La capra [1909‐1910]1 Ho parlato a una capra. Era sola su un prato, era legata. Sazia d’erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell’uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita.
Città vecchia [1910‐1912]2 Spesso, per ritornare alla mia casa prendo un’oscura via di città vecchia. Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale, e affollata è la strada. Qui tra la gente che viene che va dall’osteria alla casa o al lupanare, dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare, io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà. Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore, la tumultuante giovane impazzita d’amore, sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore.
1 Originariamente in Il Canzoniere, Einaudi, 1945, sezione Casa e campagna. 2 Originariamente in Il Canzoniere, Einaudi, 1945, sezione Trieste e una donna.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
UMBERTO SABA
Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via. Goal [1933‐1934]3 Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce. Il compagno in ginocchio che l’induce, con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla – unita ebbrezza – par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata il portiere – l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa – egli dice – anch’io son parte. Ulisse [1945‐1948]4 Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede, coperti d’alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi. Quando l’alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.
3 Originariamente in Il Canzoniere, Einaudi, 1945, sezione Parole. 4 Originariamente in Il Canzoniere, Einaudi, 1948, sezione Parole.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
TOTI SCIALOJA
TOTI SCIALOJA (1914‐1998) Edizione di riferimento: T. Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi, 2009. Una zanzara di Zanzibàr1 andava a zonzo, entrò in un bar,
«Zuzzerellona!» le disse un tal «mastica zenzero se hai mal di mar».
L’ippopota disse: «Mo1
nella mota ho il mio popò!» La zanzara, per decenza,2 ha una tunica di organza, quando è sbronza vola senza a zig zag per la Brianza. Oh, formica!3 Quanto è antica e nemica la fatica nell’ortica. Ma tu vuoi che non si dica.
1 Originariamente in Amato topino caro, Bompiani, 1971. 2 Originariamente in Una vespa! Che spavento, Einaudi, 1975. 3 Originariamente in Ghiro ghiro tonto, Stampatori, 1979.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
VITTORIO SERENI
VITTORIO SERENI (1913‐1983)
Edizione di riferimento: V. Sereni, Poesie, Einaudi, 2002. Periferia 19401 La giovinezza è tutta nella luce d’una città al tramonto dove esile e straziato ogni suono si spicca dal brusio. E tu mia vita salvati se puoi serba te stessa al futuro passante e quelle parvenze sui ponti nel baleno dei fari. Non sa più nulla, è alto sulle ali2 il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna. Per questo qualcuno stanotte mi toccava la spalla mormorando di pregar per l’Europa mentre la Nuova Armada si presentava alla costa di Francia. Ho risposto nel sonno: – È il vento, il vento che fa musiche bizzarre. Ma se tu fossi davvero il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna prega tu se lo puoi, io sono morto alla guerra e alla pace. Questa è la musica ora: delle tende che sbattono sui pali. Non è musica d’angeli , è la mia Sola musica e mi basta –. Campo Ospedale 127, giugno 1944
1 Originariamente in Diario d’Algeria, Vallecchi, 1947, sezione La ragazza d’Atene. 2 Originariamente in Diario d’Algeria, Vallecchi, 1947, sezione Diario d’Algeria.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
VITTORIO SERENI
Ahimè come ritorna3 sulla frondosa a mezzo luglio collina d’Algeria di te nell’alta erba riversa non ingenua la voce e nemmeno perversa che l’afa lamenta e la bocca feroce ma rauca un poco e tenera soltanto… Saint Cloud, luglio 1944 Saba4 Berretto, pipa, bastone, gli spenti oggetti di un ricordo. Ma io li vidi animati indosso a uno ramingo in un’Italia di macerie e di polvere. Sempre di sé parlava ma come lui nessuno ho conosciuto che di sé parlando e ad altri vita chiedendo nel parlare altrettanta e tanta più ne desse a chi stava ad ascoltarlo. E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile, lo vidi errare da una piazza all’altra dall’uno all’altro caffè di Milano inseguito dalla radio. «Porca – vociferando – porca». Lo guardava stupefatta la gente. Lo diceva all’Italia. Di schianto, come a una donna che ignara o no a morte ci ha ferito.
3 Originariamente in Diario d’Algeria, Vallecchi, 1947, sezione Diario d’Algeria. 4 Originariamente in Gli strumenti umani, Einaudi, 1965, sezione Appuntamento a ora insolita.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
VITTORIO SERENI
Dall’Olanda5 Amsterdam A portarmi fu il caso tra le nove e le dieci d’una domenica mattina svoltando a un ponte, uno dei tanti, a destra lungo il semigelo d’un canale. E non questa è la casa, ma soltanto – mille volte già vista – sul cartello dimesso «Casa di Anna Frank». Disse più tardi il mio compagno: quella di Anna Frank non dev’essere, non è privilegiata memoria. Ce ne furono tanti che crollarono per sola fame senza il tempo di scriverlo. Lei, è vero, lo scrisse. Ma a ogni svolta a ogni ponte lungo ogni canale continuavo a cercarla senza trovarla più ritrovandola sempre. Per questo è insondabile Amsterdam nei suoi tre quattro variabili elementi che fonde in tante unità ricorrenti, nei suoi tre quattro fradici o acerbi colori che quanto è grande il suo spazio perpetua, anima che s’irraggia ferma e limpida in migliaia d’altri volti, germe dovunque e germoglio di Anna Frank. Per questo è sui suoi canali vertiginosa Amsterdam.
5 Originariamente in Gli strumenti umani, Einaudi, 1965, sezione Apparizioni o incontri.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIUSEPPE UNGARETTI
GIUSEPPE UNGARETTI (1888‐1970) Edizione di riferimento: G. Ungaretti, Vita d’un uomo, Milano, Mondadori, 1969. Veglia1 Un’intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d’amore. Non sono mai stato tanto attaccato alla vita. Cima Quattro il 23 dicembre 1915
1 Originariamente in Il porto sepolto, Stabilimento Tipografico Friulano, 1916.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIUSEPPE UNGARETTI
San Martino del Carso2
Di queste case non c’è rimasto che qualche brandello di muro esposto all’aria Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto nei cimiteri Ma nel cuore nessuna croce manca Innalzata di sentinella e che? Sono morti cuore malato Perché io guardi al mio cuore come a uno straziato paese qualche volta Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
2 Originariamente in Il porto sepolto, Stabilimento Tipografico Friulano, 1916.
San Martino del Carso3
Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non m’è rimasto neppure tanto Ma nel mio cuore nessuna croce manca È il mio cuore il paese più straziato Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
3 Originariamente in Allegria di naufragi, Vallecchi, 1919.
MATERIALI LABORATORIO DI LETTERATURA ITALIANA PROF.SSA GIOVANNA BENVENUTI ANNO ACCADEMICO 2012/2013
GIUSEPPE UNGARETTI
Natale4 Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata Qui non si sente altro che il caldo buono Sto con le quattro capriole di fumo del focolare Napoli il 26 dicembre 1916
SoldatI5 Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Bosco di Courton luglio 1918
4 Originariamente in Allegria di naufragi, Vallecchi, 1919, sezione Naufragi. 5 Originariamente in Allegria di naufragi, Vallecchi, 1919, sezione Girovago.
Top Related