L’esperienza dei santi ci indica comeevitare turbamenti e sterili accanimenti
hi è abituato ad ascoltare le
confessioni dei fedeli, sa bene
quanti buoni cristiani si accusano
di essere distratti durante la C
preghiera. Se ne dolgono e ammettono,
desolati, che, malgrado i loro sforzi, non
riescono a rimanere a lungo attenti, neppure
durante i momenti più importanti, come la
celebrazione eucaristica o la comunione.
Su un problema così comune e sempre
attuale è bene avere qualche idea chiara che
aiuti prima di tutto a evitare ingiustificati
turbamenti o sterili accanimenti, poi a vedere
quel che è possibile fare per migliorare la
nostra attenzio ne mentre parliamo con Dio.
Per trovare principi sicuri non possiamo far
altro che rivolgerci all'esperienza cristiana e in
particolare a quella tramandata dai più sicuri
testimoni di vita.
L'aver distrazioni involontarie durante la
preghiera non deve crearci timori o turbamenti,
dato che è un fatto comune di cui più o meno,
anche per diversità di carattere, tutti soffrono,
anche i santi.
Santa Teresa di Gesù scrive, in una lettera del
1581 (un anno prima della morte!) a Don Sancho
d'Avila: "Distrazioni nella recita dell'ufficio
divino ne ho anch'io, e forse per colpa mia, ma
voglio credere che procedano da debolezza di
testa. Penso che sarà altrettanto di lei. Non lo
sa forse il Signore che quando ci mettiamo a recitare, vogliamo recitar bene? Me ne sono confessata dal P. Maestro fra Domenico, il quale mi ha detto di non farne caso. Altrettanto dico a lei, perché il male è incurabile".
Anche all'altra Teresa, di Lisieux, succede di distrarsi, addirittura dopo la comunione:
"Mi pare, quando Gesù discende nel mio cuore, che sia contento di vedersi ricevuto così bene, ed anch'io sono contenta. Tutto ciò non impedisce alle distrazioni e al sonno di venire a farmi visita, ma, uscendo dal ringraziamento e vedendo che l'ho fatto tanto male, risolvo di stare tutta la giornata in azione di grazie" (Autobiografia).
San Francesco di Sales rassicura così le sue suore della Visitazione: "Riguardo all'orazione, essa non è meno utile all'anima, né meno cara a Dio, allorché si soffrono tante distrazioni: anzi, può essere che ci torni più utile che se provassimo molta consolazione, perché allora costa più fatica. Ciò che importa è la fedeltà nel respingere queste distrazioni e nel non intrattenersi volontariamente in esse" (Trattenimenti spirituali).
Come si vede dalle ultime parole citate, i nostri santi non i nsegnano a non tener conto delle distrazioni o a lasciarle dominare tranquillamente, ma solo ad accettarle come effetto normale della nostra debolezza, senza pretendere di eliminarle completamente.
P o s s i a m o p u r e o s s e r v a r e c h e nell'insegnamento di Gesù sulla preghiera non
troviamo nessuna parola sulle distrazioni, ma
solo l'esortazione a pregare con perseveranza e
umiltà nella piena fiducia in Dio Padre nostro.
Lo stesso diciamo per i resto del Nuovo
Testamento, anzi per tutta la Bibbia, dove il
rimprovero del Signore si rivolge piuttosto a chi
prega con le labbra, ma ha il cuore lontano da lui
(cf. Is 29,13; Mt. 15,7).
Da quanto dice la Scrittura deduciamo che
Dio guarda soprattutto alle disposizioni
dell'anima di chi prega. Al limite, una preghiera
disturbata dal ronzio delle distrazioni, ma fatta
con umiltà e fiducia, può valere ben più di una
preghiera attenta ma con deboli disposizioni
interiori.
Quanto abbiamo detto non vuoi essere certo
un elogio delle distrazioni. Esse restano un
disturbo, un difetto da cui bisogna correggersi,
anche se la lotta contro di esse risulta difficile e
non se ne vedono in breve tempo i risultati.
Vediamo allora che cosa è possibile fare per
favorire la nostra attenzione.
In primo piano mettiamo il raccoglimento
abituale del cuore e quindi la fuga dalla
dissipazione.
Come possiamo pretendere di metterci in
dialogo raccolto con Dio o con la Vergine Maria
o con gli angeli e i santi, se la nostra mente è
vagabonda, se è occupata abitualmente da
pensieri vani, inutili o dannosi, da curiosità, da
preoccupazioni non necessarie!
Se, per esempio, una persona ha
passato due ore davanti al televisore
per seguire, magari tutta eccitata,
una partita di calcio, difficilmente
passerà alla celebrazione dei Vespri
o alla meditazione col pensiero tutto
rivolto al Signore.
Non è facile passare dalla contemplazione televisiva alla celebrazione dei Vespri
Con ogni probabilità continuerà a seguire i
calciatori con la fantasia.
Di esempi del genere se ne possono portare
tanti e, da questo punto di vista, le distrazioni sono
colpevoli nella loro causa.
Ci sono altri stati d'animo da cui l'attenzione a
Dio viene distolta. Pensiamo all'agitazione
provocata da qualche r isent imento o
dall'eccessiva preoccupazione per le cose da fare
o da qualche affetto disordinato. Il dialogo col
Signore dovrebbe aiutarci a risolvere questi
problemi e a riportare la pace nel cuore,
invocando il suo aiuto, rimettendo ordine dentro
di noi e unendoci alla sua volontà. Se non
facciamo questo, è chiaro che la nostra preghiera
resterà disturbata.
Sarebbe importante vedere pure quali sono i
pensieri che più frequentemente ci distraggono. È
un esame che aiuta a individuare i sentimenti
negativi da cui bisognerà cercare di liberarsi.
Tuttavia il rimedio più efficace per eliminare,
sia pure non totalmente, le distrazioni nella
preghiera è la ricerca continua di Dio, l'amore per
lui di cui il cuore è costantemente occupato, il
desiderio di vivere solo per lui senza lasciarsi
distogliere da altri amori o interessi.
Più Dio sarà oggetto dei
n o s t r i d e s i d e r i , p i ù
difficilmente altri pensieri ci
disturberanno nel nostro
colloquio con lui. A volte forse
ci lasceremo distrarre da
pensieri diversi da quelli in cui è
occupata nel momento la nostra
orazione, ma sempre pensieri
che riguardano le cose del Signore.
Lasceremo cioè Dio per Dio: saranno le
migliori delle nostre divagazIoni.
Terminiamo con qualche consiglio
pratico.
Se ci accorgiamo di essere distratti mentre
stiamo pregando, non ricominciamo daccapo
le nostre orazioni: sarebbe un accanimento
che facilmente innervosisce, senza sapere se
poi nelle preghiere ripetute saremo più attenti.
Diciamo ancora che, contrariamente a
quanto pensano molti, una preghiera
involontariamente distratta non è una
preghiera che non vale niente, purché ci si
metta a pregare con retta intenzione e con i
debiti sentimenti del cuore. È come se
andassimo a far visita a un infermo per
confortarlo e, mentre stiamo con lui, la nostra
mente divagasse. Non stiamo attenti, ma
stiamo lì per compiere un'opera di carità e la
compiamo.
Infine, abituiamoci, prima di pregare, a
invocare lo Spirito Santo perché ci aiuti a
rivolgerci al Padre con attenzione, amore e
devozione. È per mezzo di lui che, secondo
san Paolo, ci rivolgiamo a Dio, chiamandolo,
come Gesù: "Abbà, Padre" (Rm 8,15).
Le distrazioni involontariesono un fatto comune,di cui tutti soffriamo.