Rapporto di Ricerca - Bozza
N. 04/2010
VERSO LA GREEN ECONOMY
LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI E
FONTI RINNOVABILI: Gli Investimenti, le Ricadute Occupazionali, le Nuove Professionalità
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Responsabile Scientifico della Ricerca:
Sandro Notargiovanni, Responsabile Osservatorio Energia e Innovazione Ires
Coordinatore Scientifico della Ricerca:
Serena Rugiero, Coordinatrice scientifica Osservatorio Energia e Innovazione Ires
Il Gruppo di Ricerca:
Emidio D’Angelo, Economista dell’energia IRES
Luigi Portioli, Sociologo IRES
Giuseppe Travaglini, Professore di Economia Politica, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Il rapporto di ricerca è frutto del lavoro congiunto del gruppo di studio.
Le responsabilità nella scrittura delle specifiche parti sono da attribuire nel modo seguente:
capitolo I: Collettivo
capitolo II: Giuseppe Travaglini
capitolo III: Emidio D’Angelo
capitolo IV: Serena Rugiero
Si ringraziano tutti i soggetti intervistati che, con la loro partecipazione, hanno consentito la
realizzazione della ricerca.
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Indice
Il progetto di ricerca 6
Gli obiettivi 6
La metodologia della ricerca 7
Il percorso di studio: una breve guida alla lettura del rapporto 8
Capitolo I
La Trasformazione del sistema energetico: il nuovo paradigma 10
Capitolo II
L’impatto della nuova politica energetica europea sulla crescita economica e l’occupazione i Italia
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Capitolo III
Le politiche energetiche regionali e il Burden Sharing 88
Capitolo IV
Le nuove figure professionali emergenti: una ricerca empirica 106
Bibliografia 177
Allegato 179
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IL PROGETTO DI RICERCA
Gli obiettivi
Il progetto di ricerca “Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli
investimenti, le ricadute occupazionali, le nuove professionalità” è stato commissionato all’IRES
Nazionale dalla FILCTEM-CGIL – Federazione Italiana Lavoratori Chimica, Tessile, Energia,
Manifatture, ed è stato realizzato dall’Osservatorio Energia e Innovazione.
L’obiettivo generale dello studio, che si inscrive all’interno di un disegno di ricerca di
tipo esplorativo-descrittivo, è quello di identificare e di delineare le competenze professionali
richieste e potenziali e i fabbisogni formativi corrispondenti alle opportunità di impiego che
derivano e che potranno essere create dallo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese.
La motivazione alla base della realizzazione dell’indagine proviene dalla
consapevolezza delle importanti sfide a cui siamo chiamati a rispondere sul piano del
raggiungimento di una maggiore competitività della nostra industria nel campo delle energie
rinnovabili, spinti da un mercato internazionale in continua crescita e dagli obblighi in materia di
risparmio, efficienza e fonti rinnovabili che scaturiscono dalle recenti decisioni del Consiglio
Europeo1.
All’interno di questo quadro le finalità perseguite dalla ricerca sono principalmente di:
i) contribuire alla individuazione delle azioni necessarie per il superamento delle difficoltà che
impediscono la piena crescita della filiera nazionale delle energie rinnovabili, cogliendo le
opportunità offerte dalle politiche di sviluppo sostenibile d’impresa e dalla green economy; e ii )
fronteggiare efficacemente le trasformazioni indotte dai processi di riconversione socio-
economica propri della sostenibilità e le relative nuove istanze connesse alle figure professionali
ed ai modelli organizzativi del lavoro, a partire dalla valorizzazione del capitale sociale e umano,
mediante la creazione di nuova – e “buona” – occupazione e lo sviluppo di competenze che
garantiscano la crescita di un’adeguata forza lavoro, formata e qualificata.
A tal fine, all’interno del processo analitico complessivo, focus specifico della ricerca
sul campo è stata l’individuazione delle caratteristiche delle figure professionali chiave e dei
1 Il riferimento è al “pacchetto clima-energia”, varato dall’Unione Europea nel marzo 2007, contenente il triplice obiettivo del 20-20-20: riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, aumento al 20% della quota di energie rinnovabili a copertura del consumo interno lordo di energia, riduzione dei consumi finali di energia del 20% rispetto ai livelli tendenziali previsti al 2020.
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cosiddetti “lavori verdi emergenti” nel campo delle energie rinnovabili e dei relativi fabbisogni
espressi e potenziali.
Alla luce dei risultati del lavoro di indagine si è altresì cercato di fornire utili spunti ed
orientamenti per la programmazione degli interventi di policy da attuare nell’ambito di uno
sviluppo eco-compatibile, mediante l’attivazione di feconde sinergie tra le politiche energetico-
ambientali e le politiche dell’occupazione, al fine di indurre effetti positivi sullo sviluppo in
chiave ambientale delle filiere socio-economiche delle fonti rinnovabili, favorendo la crescita
locale e l’occupazione. Lo studio effettuato si configura, infatti, specificatamente in termini di
ricerca empirica applicata, volta, vale a dire, a produrre una conoscenza programmaticamente
finalizzata alla soluzione dei social problems (Beato, 2000) e che, pertanto, si connette
esplicitamente alle finalità delle politiche pubbliche e all’individuazione degli obiettivi di policy
da perseguire in campo energetico.
La metodologia della ricerca
L’impianto metodologico e le attività di ricerca previste dal percorso progettuale si
articolano nelle seguenti fasi:
� Analisi desk dei temi oggetto di studio, attraverso la ricognizione e la rassegna
ragionata della letteratura scientifica di matrice nazionale e internazionale disponibile in materia.
� Raccolta sistematica, elaborazione statistica ed analisi dei dati secondari e delle
ricerche effettuate sui temi del mercato del lavoro ambientale, della green economy e dei green
jobs, con specifico approfondimento dedicato al settore delle fonti rinnovabili.
� Analisi ragionata e valutazione, attraverso un esercizio di simulazione, dell’impatto
del progresso tecnologico e degli investimenti nel campo delle energie rinnovabili sulla crescita
economica e l’occupazione in Italia.
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� Definizione del quadro analitico di riferimento – framework – per la ricerca
empirica sui lavori verdi emergenti nel settore delle fonti rinnovabili; elaborazione del disegno di
ricerca e individuazione delle tecniche di indagine.
� Realizzazione della ricerca sul campo attraverso la conduzione di interviste in
profondità dirette a “testimoni privilegiati”.
� Analisi dei dati di indagine e stesura del rapporto di ricerca.
� Presentazione pubblica del rapporto e disseminazione dei risultati della
ricerca.
Il percorso di studio: una breve guida alla lettura del rapporto
In linea con l’impianto metodologico della ricerca e la logica scientifica proprie del
progetto di indagine è possibile tracciare un ipotetico “filo rosso” che lega logicamente, in
un’ottica modulare, le varie tappe del processo conoscitivo sviluppato nel presente rapporto.
Nel Capitolo 1 è stato affrontato il tema della transizione energetica verso un “nuovo
paradigma” mediante lo sviluppo delle energie rinnovabili e la diffusione delle reti energetiche
intelligenti (Smart Grid). L’analisi dei temi trattati in questa sezione fa da sfondo alla
valutazione delle importanti implicazioni derivanti dalle trasformazioni del sistema energetico in
termini di ricadute dell’innovazione sul fronte occupazionale e del passaggio dalle nuove
tecnologie alle nuove professionalità.
Nel Capitolo 2, partendo da una descrizione dello scenario internazionale e nazionale
delle fonti rinnovabili nel settore elettrico nonché dal quadro delineato dalla Politica Europea del
20-20-20, si effettua un’analisi ragionata e una valutazione dell’impatto delle nuove politiche
energetiche sulla crescita economica e l’occupazione in Italia. Al termine del capitolo si stima,
attraverso un esercizio di simulazione, l’impatto del progresso tecnologico e degli investimenti
sulla produttività e l’occupazione, impiegando un modello multivettoriale autoregressivo
strutturale (SVAR) che interpreta la dinamica economica come il risultato della somma di
impulsi (shock) di diversa natura.
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Nel Capitolo 3 si affrontano le politiche energetiche regionali e il burden sharing. Sono
considerati i programmi definiti dai Piani Energetici Regionali e dai Piani Operativi Regionali
che comprendono energia ed ambiente. Si fa riferimento, in particolare, alle disponibilità
finanziarie stabilite nei Fondi strutturali destinati allo sviluppo delle FER e dell’efficienza
energetica per tutte le Regioni. La completa realizzazione dei programmi regionali e il pieno
impiego dei fondi dovrebbero infatti determinare un notevole investimento e relativa
occupazione.
Nel Capitolo 4 si espongono i risultati della indagine empirica realizzata mediante la
conduzione di interviste in profondità dirette a “testimoni privilegiati”. Attraverso la ricerca sul
campo è stato possibile validare la matrice delle nuove figure professionali emergenti nel settore
delle rinnovabili nonché individuare e determinare le competenze e i fabbisogni formativi e
professionali connessi ai green jobs identificati.
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1. LA TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA ENERGETICO : IL NUOVO PARADIGMA
La liberalizzazione del settore dell’energia elettrica, avviato in Italia in attuazione della
normativa comunitaria dalla seconda metà degli anni ’90, ha trasformato radicalmente il sistema
energetico nazionale modificando non solo la struttura dell’offerta, favorendo l’ingresso di nuovi
produttori e nuove tecnologie, ma anche quella della domanda, rendendola maggiormente
partecipe e consapevole delle dinamiche del mercato elettrico. La partecipazione attiva della
domanda coinvolge non solo le imprese c.d. energivore, cioè i grandi consumatori, ma anche i
consumatori più piccoli del settore civile (domestico e dei servizi) e industriale (piccole e medie
imprese, PMI).
Per i cittadini consumatori, gli artigiani, i commercianti, le PMI, il processo di
liberalizzazione è stato occasione per rafforzare la loro “presa di coscienza” di fronte al
problema energetico. Oggi questi consumatori sono sempre più interessati ad aspetti quantitativi
- come i meccanismi di formazione, il livello e la dinamica dei prezzi del servizio elettrico - ma
anche ad aspetti di tipo qualitativo - quali il numero e la durata delle interruzioni, i tempi e le
caratteristiche tecniche della connessione alla rete, etc. - poiché l’insieme di tali fattori determina
nel consumatore la percezione complessiva del grado di adeguatezza del “servizio elettrico” a cui
accede.
Il patrimonio di conoscenza, precedentemente concentrato nelle mani del monopolista
che gestiva tutte le fasi del sistema, è ora diffuso tra i diversi operatori medi e piccoli, fino ai
consumatori finali che, da un lato, sono tutelati dal sistema di garanzie della regolazione
(servizio di maggior tutela), dall’altro godono della possibilità di poter scegliere tra una pluralità
di offerte nel mercato della vendita aperto alla concorrenza.
Conoscere la misura dei propri consumi, l’andamento temporale, i costi orari, permette
di fare confronti e di essere consapevoli dei propri usi e costi dei servizi energetici. La
disponibilità di nuove tecnologie che favoriscono l’efficienza energetica negli usi finali (es.
elettrodomestici di classe A+; motori ad alta efficienza, tecnologie edilizie con migliori
performance energetiche) consente di gestire al meglio i propri consumi energetici e di ottenere
risparmi anche significativi. Infine, anche a fronte degli strumenti di promozione attivati negli
ultimi anni dal legislatore nazionale (Cfr. capitoli 3 e 4), l’installazione di impianti rinnovabili
(es. fotovoltaico) da parte di famiglie, artigiani, piccole imprese, permette a tali categorie di
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svolgere un ruolo attivo in qualità di produttore di energia elettrica immessa nel sistema e di
contribuire in prima persona al contenimento di emissioni di gas ad effetto serra.
Il processo di apertura del sistema elettrico nazionale ha liberato le potenzialità di
iniziativa presenti nei piccoli operatori agricoli; nel terziario, nel commercio, nell’artigianato e
nelle stesse famiglie, dando impulso allo sviluppo di piccoli sistemi di generazione che si basano
sull’uso di fonti rinnovabili (eolico, idrico fluente, biomasse, solare fotovoltaico). Ciò soprattutto
grazie alle politiche di sostegno che – introitando il valore ambientale - hanno permesso di
equiparare queste produzioni a quelle tradizionali, di costo inferiore, che ancora dominano il
mercato.
L’innovazione e la ricerca energetica hanno svolto in questa fase un ruolo determinante
ed hanno favorito il connubio tra la diffusione di nuovi sistemi di generazione e l’ampliamento
dell’insieme dei soggetti produttori di energia elettrica. Si afferma così la c.d. generazione
distribuita, una filiera energetica fatta di numerosi piccoli operatori che, tra l’altro, secondo
numerosi segnali che si intravedono, sembra esser anche un valido mezzo per combattere la crisi
economica che stiamo vivendo.
Nella generazione elettrica distribuita, sono numerosi e diffusi lungo le reti, i punti di
immissione di energia, in particolare dai siti che erano tradizionalmente solo di prelievo. I
circuiti, una volta a “senso unico”, dall’alto verso il basso, diventano, come dire, a “doppio
senso” in entrata ed in uscita. Per gestire questa “complessità” è necessario però che si sviluppi
una nuova architettura di rete distributiva in cui sia operativo un sistema di controllo basato sulla
“comunicazione orizzontale” ed interattiva tra i vari elementi costituenti il sistema energetico.
In definitiva, quanto sta avvenendo in Europa ed in Italia con l’apertura del sistema
elettrico e lo sviluppo della generazione distribuita, modifica il ‘’paradigma” del sistema
energetico e richiede nuove visioni e categorie per analizzare i fenomeni in atto. La rete diventa
elemento centrale del nuovo sistema: è la rete che chiama, ritira, dispaccia e bilancia le
produzioni e i consumi, interagendo con gli operatori nella gestione dei flussi e della misura dei
dati. L’aumento della numerosità dei punti di prelievo e dei sistemi di immissione attraverso una
generazione sempre più distribuita richiede, quindi, la trasformazione delle reti e lo sviluppo di
sistemi maggiormente in grado di rispondere al decentramento.
In Italia assistiamo negli ultimi anni ad un intenso sviluppo delle installazioni di
impianti di energie rinnovabili dovuto all’iniziativa di piccoli operatori (artigiani, famiglie,
commercianti, PMI, ecc.), fatto ancora più evidente se si analizza il solo settore fotovoltaico
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dove la gran parte degli impianti installati appartiene alla classe di potenza inferiore ai 20 kW.
Il settore delle energie rinnovabili, seppure con alcuni andamenti ciclici degli
investimenti, risente meno di altri della crisi congiunturale dell’economia. In Italia il settore si
mostra in controtendenza, nella dinamica delle imprese, anche per il 2009. Nel primo trimestre
del 2009, tale settore ha visto nascere nuove imprese al di sotto dei 20 dipendenti con un tasso di
crescita del 2%. Ciò fa seguito ad un 2008 che aveva mostrato un vero boom, una crescita del
12,62%, contro una media di +0,37% registrata tra tutte le imprese italiane di pari dimensione.
In particolare, come evidenziato nell’indagine Confartigianato, il 2008 ha visto un forte
dinamismo delle imprese dell’energia, con un ruolo particolare di quelle gestite da donne, che
sono salite del 36%, contribuendo con 111 nuove imprese alla crescita complessiva di 520 unità
registrate nel settore. (Cfr. Osservatorio congiunturale Confartigianato, dinamica delle imprese
con meno di 20 addetti). Il riquadro seguente mostra i risultati dell’indagine e il confronto dello
sviluppo che ha caratterizzato il settore energia rispetto ad altri comparti dell’industria e dei
servizi.
Tabella 1. Dinamica delle imprese :stock, var. I trimestre 2009 e var. anno 2008
Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Movimprese
Una piccola impresa su quattro ritiene oggi che il fattore più importante per cogliere
l’auspicata ripresa sia rappresentato dalle attività legate a prodotti e servizi che determinano un
minore impatto ambientale, come per esempio le fonti energetiche rinnovabili. Inoltre, i processi
Stock al 31.3.09 % Var. % I
trim. 2009 Var. % 2008
Agricoltura e pesca 900.307 14,8 -1,34 -2,22
Energia 4.671 0,1 1,99 12,62
Altre manifatturiere ed estrattive 728.376 12,0 -0,72 -1,06
Costruzioni 872.485 14,4 -0,52 2,27
Servizi 3.197.371 52,7 -0,37 1,80
Totale 6.065.232 100,0 -0,50 0,37
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che generano riciclo e riuso, così come l’installazione di sistemi di utilizzo caratterizzati da
maggiore efficienza energetica, coinvolgono un’ampia quantità e varietà di piccole imprese.
Le piccole e piccolissime imprese, infine, rappresentano attori rilevanti nello scenario
dell’industria c.d. “sostenibile”, a partire dal settore energetico (rinnovabili, sistemi per
l’efficienza energetica), ma non solo (complementarietà con agricoltura, gestione rifiuti, edilizia,
servizi commerciali, servizi assicurativi). Date le caratteristiche strutturali e la specializzazione
industriale del nostro sistema economico, l’area della c.d. “Small Green Economy”, rappresenta
senz’altro una buona occasione di sviluppo per il prossimo futuro.
2.1 Lo sviluppo delle Reti energetiche intelligenti-Smart Grid: innovazione e
occupazione.
Il modello di sviluppo del Sistema energetico diffuso, che pone al centro della propria
dinamica la “sostenibilità” , esige la rivisitazione delle reti di connessione, la struttura di base
indispensabile ,la qualità delle reti di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica e non solo.
Perché disporre dell’elettricità non significa solo produrla, ma distribuirla, scambiarla
fino ad arrivare all’utente finale. E questo va fatto ponendo al centro “l’efficienza”, l’efficienza
della generazione,l’efficienza della rete,l’efficienza negli usi finali dell’energia.
Ciò significa migliorare la valutazione, il controllo e il coordinamento in tempo reale
della produzione di energia elettrica da parte di migliaia di soggetti generatori ed il consumo di
milioni di utenti con diversi profili e diverse classi di consumo.
Lo sviluppo della “generazione distribuita” impone al sistema energetico una profonda
trasformazione imperniata sulla realizzazione di reti intelligenti o smart grid, capaci di garantire
a tutti gli operatori e consumatori di energia, sicurezza, continuità ed ottimizzazione del servizio
e riduzione dell’impatto ambientale e sociale.
Eventi di emergenza come il blackout verificatisi in Italia nel 2003 producono ingenti
danni. I sistemi economici e sociali odierni non consentono,pena la perdita della loro
competitività, sprechi e cali di potenza dovuti alla fatiscenza delle infrastrutture,con conseguenze
dirette sui costi che si scaricano sui consumatori.
Cambiamenti significativi nella progettazione, nello sviluppo e nel funzionamento del
sistema di produzione e distribuzione dell’energia vanno di pari passo con lo sviluppo delle Fer.
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La rete di fornitura di energia elettrica del futuro dovrà garantire standard sempre più
stringenti rispetto ad affidabilità, sicurezza, potenza, efficienza e riduzione dell’impatto
ambientale. Inoltre, con l’incremento della generazione distribuita, per cui il consumatore
diventa anche produttore , la rete deve essere in grado non solo di fornire energia, ma anche di
gestire in modo ottimale flussi bidirezionali e l’energia generata “in casa”.(1).Il mancato
rinnovamento e sviluppo delle reti puo diventare la più potente barriera allo sviluppo delle Fer e
della generazione distribuita tutta,
Ci si deve quindi chiedere quali caratteristiche debba avere una rete per soddisfare
questi requisiti, e quali tecnologie debbano entrare in gioco anche nel settore civile ( delle
costruzioni) e della generazione diffusa. Dato che il concetto di rete intelligente è di per sé
complesso e comprende molte tecnologie e strategie, una smart grid va vista essenzialmente
come “un sistema dove l’intero è maggiore delle sue parti”. Per ottenere i risultati richiesti sono
necessari investimenti tecnologici in svariati campi, come ad esempio misure e sensori,
componentistica, metodi di controllo e comunicazione dei prezzi e dei volumi di energia
consumata e prodotta.
Finora l’infrastruttura elettrica si è evoluta secondo un modello verticale: pochi grandi
punti di produzione, un sistema di trasmissione in alta tensione e una rete di distribuzione alle
utenze a senso unico. Le attuali esigenze, invece, richiedono un sistema con milioni di punti
attivi, cooperanti e bidirezionali, simili alla rete internet. Il vero cuore delle reti intelligenti non
sono i cavi elettrici,(non è il rame) ma i Sistemi di automazione e i Software informatici di
controllo che aumenteranno la capacità d’uso della rete stessa. Questo efficientamento non è da
confinare esclusivamente alla rete di distribuzione ma deve interessare tutta la filiera
elettrica,comprendendo la generazione e la trasmissione. Ciò consentirà di regolare i flussi di
potenza sulle linee di trasmissione,con criteri dinamici e non più statici e conservativi. E’ il caso
di quelle connessioni dotate di sistemi di monitoraggio della temperatura delle Linee che
consentono di sfruttare al meglio la potenzialità della Rete elettrica arrivando a livelli di uso di
tale capacità superiori a quelli normalmente adottati.”Modificare i paradigmi”,lo
ripetiamo,tenendo conto dei possibili nuovi sviluppi che le smart grid aprono in
prospettiva,anche al di la dell’attuale priorità,pure importantissima, di garantire il
dispacciamento per le fonti rinnovabili,soprattutto quelle non programmabili.
La rete intelligente (smart grid) rappresenta pertanto l’integrazione delle
tecnologie(automazione,componentistica,informatica) che consentono di ripensare il design e il
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funzionamento della rete energetica convenzionale, per rispondere alle seguenti esigenze:
� rilevare e indirizzare i problemi prima che abbiano un impatto sul servizio;
� rispondere celermente alle variazioni locali di domanda e offerta di energia;
� comunicare velocemente;
� avere un avanzato sistema diagnostico centralizzato;
� prevedere un feedback di controllo che riporti rapidamente il sistema ad uno stato di stabilità
dopo eventuali interruzioni o disturbi di rete;
� adattarsi velocemente alle condizioni variabili del sistema;
� ridurre l’impatto ambientale.
Tali sistemi assumono inoltre una valenza strategica in tutti i servizi a rete: elettricità,
trasporti pubblici, gas, acqua, smaltimento rifiuti.
La parola magica del futuro servizio energetico sarà “Metering”. Nelle fasi iniziali di
implementazione dei progetto di Reti Intelligenti, saranno individuate e poi implementate
soluzioni prototipali volte alla gestione ottimizzata delle reti a media tensione con risalita di
energia verso la rete ad alta tensione. Nelle fasi successive si svilupperanno e si sperimenteranno
soluzioni per implementare una nuova concezione della rete di distribuzione a media e bassa
tensione, cioè un vettore per nuovi prodotti, processi e servizi, un soggetto attivo e “intelligente”
che faciliterà un crescente livello d interazione con i consumatori. In seguito, la gestione delle
reti “attive” avrà come obiettivi principali. Il funzionamento in isola della rete, la gestione della
separazione e del parallelo con altre reti, il mantenimento dell’equilibrio tra produzione e carico,
il miglioramento dell’accessibilità alla rete, l’aumento della disponibilità della rete.
Lo sviluppo e la sperimentazione di dispositivi e funzioni sarà finalizzato a consentire
il dispacciamento della produzione e il controllo del carico, a rendere attuabili le transizioni
commerciali e a consentire l’integrazione delle reti energetiche e lo scambio di servizi di rete
(anche in relazione con lo sviluppo della Domotica).
A regime pertanto i sistemi di rete intelligente consentiranno di:
1) attivare la domanda con i consumatori che diventeranno parte integrante ed attiva della
rete;
2) ottimizzare i costi riducendo le operazioni di manutenzione e di operatività attraverso
sensori e reti di comunicazione che coprano tutte le sezioni della rete stessa;
3) consentire diverse opzioni di generazione energetica.
Lo sviluppo di una rete elettrica efficiente deve essere accompagnato da sistemi di
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misurazione, monitoraggio e gestione dei consumi energetici e termici degli impianti e degli
edifici. Sistemi di smart metering si stanno progressivamente diffondendo dall’energia elettrica
ai sistemi di rilevamento dei consumi e di distribuzione idrica e del gas naturale.
Il 28 ottobre 2009 il Presidente degli Usa,Obama,ha annunciato l’assegnazione di
finanziamenti per 3,4 miliardi di dollari a cento operatori pubblici e privati che a loro volta
investiranno nei progetti finanziati altri 4,7 miliardi di dollari con la finalita di avviare il
processo di realizzazione di reti intelligenti o “smart grid”.Sul sito del Doe,Dipartimento per
l’energia del Governo Usa,si afferma che “l’informatizzazione della rete elettrica è un capitolo
tra i più rilevanti della politica energetica ed ambientale dell’Amministrazione Obama,che punta
principalmente ad implementare un sistema di monitoraggio in grado di coprire l’intera rete di
trasmissione,ad incrementare la installazione di contatori elettronici ed altri sistemi di controllo
della domanda da parte dei consumatori,a ridurre la domanda di picco e ad aumentere la
efficienza,l’affidabilità della rete e a creare lo spazio per la crescita delle fonti rinnovabili.
Veniamo all’Italia.Si stima ,per il nostro Paese, che partendo dalla base finora istallata
di contatori elettrici intelligenti (Enel,Acea,A2A,ecc.), con un investimento- stimolo di 1,2
miliardi di Euro da allocarsi preferenzialmente per lo sviluppo di un sistema di monitoraggio
intelligente dei consumi di gas naturale, da affiancarsi ad investimenti privati da parte degli
operatori di settore, si possano gettare le basi per un recupero di efficienza in tutto il settore
energetico.
Nello studio realizzato dal Cerm(2009),si sostiene che il moltiplicatore occupazionale
diretto, in Italia, di un provvedimento di tale portata risulterebbe secondo solo al Regno Unito tra
i principali partner europei, mentre l’effetto complessivo (diretto, indiretto e indotto) sarebbe
superiore rispetto a Francia, Spagna, Germania e Regno Unito.(tav.)
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Tabella 2. Effetto occupazionale associato in reti energetiche intelligenti
(smart grid) di 1.200 milioni di Euro
Occupati (migliaia) Italia Francia Spagna Germania Regno Unito*
Effetto diretto 7,18 11,66 8,47 9,5 5,58
Effetto diretto e indiretto 13,9 21,16 16,29 15,4 11,35
Moltiplicatore (tipo I) 1,94 1,81 1,92 1,62 2,03
Effetto totale 47,83 41,16 42,07 29,74 32,66
Moltiplicatore (tipo II) 6,66 3,53 4,97 3,13 5,85
* Calcoli su matrice input-output domestica 1995, Eurostat (2009)
Fonte: elaborazioni CERM su dati Eurostat e OCSE (2009)
Sulla base delle stime del CERM (02-2009), un investimento di 1,2 miliardi di Euro
nello sviluppo di un sistema smart grid nel settore delle utilities, di cui: il 34% destinato ai
sistemi hardware di monitoraggio e rilevazioni dei consumi, il 51% ai sistemi software di
trasmissione dei dati e di gestione delle utenze e il restante 15% al settore delle costruzioni per la
posa in opera dei contatori, genererebbe nel complesso 47.830 posti di lavoro di cui 7.180 diretti,
6.720 indiretti e i restanti 33.070 indotti attraverso un aumento della domanda finale di beni e
servizi, con un costo per nuovo addetto di poco superiore ai 25.000 Euro.
In conclusione, l’effetto occupazionale di un investimento nello sviluppo di reti
energetiche intelligenti in Italia avrebbe un impatto occupazionale significativo, inoltre esso
consentirebbe di ridurre il costo della bolletta energetica delle imprese e della famiglie italiane.
Di più,favorendo lo sviluppo delle energie rinnovabili,in particolare del fotovoltaico e di tutta la
generazione distribuita,permetterebbe all’Italia di rispettare gli impegni sottoscritti a Bruxelles
riguardanti gli obiettivi vincolanti del Pacchetto20-20-20 con un doppio risultato per il sistema
sociale e per ogni cittadino:
� incremento dell’efficienza energetica e dell’indipendenza energetica;
� riduzione delle emissioni di gas serra quale contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.
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2. L’ IMPATTO DELLA NUOVA POLITICA ENERGETICA EUROPEA SULLA CRESCITA
ECONOMICA E L ’OCCUPAZIONE IN ITALIA
Introduzione
In questo capitolo ci occuperemo dei cambiamenti attesi nel sistema della produzione
elettrica italiano alla luce della riforma europea in materia di energia rinnovabile e ambiente
varata dal Consiglio Europeo a fine 2008. Capire gli effetti di queste politiche sulle prospettive
di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica è un compito
complesso. Molte sono le questioni che si addensano intorno a questo tema: l’organizzazione dei
mercati elettrici, la loro regolamentazione, l’efficienza, la tutela dell’ambiente, la produzione e
l’occupazione. Gli ultimi due argomenti sono quelli affrontati qui di seguito, e riguardano la
stima e le proiezioni della loro crescita nel settore delle energie rinnovabili per il prossimo
decennio. L’approccio seguito è di tipo quantitativo, e ha lo scopo di offrire una valutazione
ragionata delle tante indagini sull’impatto delle politiche ambientali sul sistema produttivo
dell’energia nei paesi europei, e particolarmente in Italia.
Il 16 dicembre del 2008 il Consiglio Europeo dei 27 paesi membri ha reso vincolante il
Pacchetto Clima-Energia 20-20-20 volto a conseguire gli obiettivi in tema di energia che
l’Unione Europea (UE) si è data per l’anno 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto
serra; portare al 20% il risparmio energetico; aumentare al 20% il consumo energetico da fonti di
energia rinnovabile.2
Il Pacchetto è il risultato del compromesso raggiunto tra i co-legislatori europei -
Parlamento e Consiglio Europeo - tenuto conto dei pareri e delle posizioni critiche espresse dai
singoli Governi sulla valutazione degli impatti diretti e indiretti, e dei costi e dei benefici che la
nuova politica energetica avrà sulla crescita dell’economia reale europea.
Tra gli obiettivi dichiarati nell’accordo, il Parlamento Europeo ha approvato la
direttiva che stabilisce gli obiettivi nazionali obbligatori per raggiungere nell’UE entro il 2020
una media del 20% del consumo d’energia che provenga da fonti rinnovabili. Per l’Italia la
quota stabilita di fonti di energia rinnovabile (FER) sul totale dell’energia consumata è pari al
17%. La direttiva fissa inoltre al 10% la quota di energia “verde” nei trasporti, e i criteri di
sostenibilità ambientale per i biocarburanti. Infine, sono dettate le norme relative al commercio 2 Il pacchetto clima energia 20-20-20 è stato successivamente tradotto nella direttiva 2009/28/CE approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo lo scorso 23 aprile 2009.
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dell’energia tra gli Stati membri, alle garanzie d’origine3, e alle connessioni alla rete elettrica
relativa all’energia da fonti rinnovabili.
Il Pacchetto 20-20-20 è il punto di arrivo di un percorso - finalizzato alla
razionalizzazione dei consumi elettrici e alla riduzione dell’emissione dei gas serra - già iniziato
in Europa alla metà degli anni Novanta. Nel 1997, nel Libro Bianco, la Commissione Europea
aveva elaborato le politiche di indirizzo per accrescere entro il 2010 la percentuale di energia
derivante da FER fino al 12% del totale del mix energetico. Tale percentuale rappresentava un
raddoppio rispetto ai livelli del 1997 (pari al 6%). Questa soglia intermedia veniva corredata da
obiettivi di più lungo periodo che dovevano assicurare nel 2020 un contributo delle FER sul
totale della produzione elettrica pari al 33%. Da allora ad oggi nei paesi europei la produzione di
energia elettrica da FER è aumentata del 55%, ma tale incremento rimane insufficiente per
assicurare gli obiettivi del 2010: verosimilmente con uno scenario immutato l’incidenza delle
FER sul totale non supererà il 10% a quella data.
Diversi vincoli hanno ostacolato questo percorso. Per sintetizzare, tre sono stati gli
ostacoli principali: i costi di produzione di energia delle FER ancora troppo elevati rispetto a
quelli delle fonti di energia “tradizionali”; la limitatezza dei sistemi d’incentivo allo sviluppo di
tecnologie alternative; l’assenza di un quadro coerente, strategico e normativo, di sostegno, e di
una visione di lungo periodo condivisa dai paesi europei sui temi ambientali ed energetici.
Il Pacchetto 20-20-20 vuole colmare questa lacuna, delineando gli scenari sostenibili
di sviluppo delle FER attraverso l’identificazione di obiettivi nazionali, di misure di sostegno, e
valutando i costi e i benefici connessi alla nuova politica energetica. Tutti gli interventi contenuti
nel Pacchetto hanno un impatto diretto sull’efficienza energetica e sull’ambiente, ma anche sulla
struttura e l’organizzazione del settore energetico e sull’incentivazione dell’innovazione
tecnologica. Non da ultimo, la nuova politica energetica influenzerà la struttura del mercato del
lavoro dell’energia, la composizione dell’offerta, le tipologie di lavoro domandate dalle imprese,
la produzione e la produttività.
E’ tuttavia complesso stimare i costi e i benefici collegati al Pacchetto. Le
simulazioni e/o le valutazioni econometriche sono sensibili al metodo di stima adottato, alla
qualità dei dati impiegati, alle specificazioni analitiche del modello, e alle ipotesi circa lo
3 La Garanzia d’Origine è una certificazione, a carattere volontario, della produzione rinnovabile rilasciata su richiesta del produttore. La Garanzia d’origine è stata introdotta in Italia dal Dlgs 387/03 per l’attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità.
21
scenario iniziale di riferimento (i parametri che caratterizzano la produzione, la composizione
settoriale, il consumo di energia). Di conseguenza, la valutazione d’impatto delle politiche
sull’occupazione e sulla produzione può dare origine a risultati e giudizi contrastanti con stime
che si distribuiscono all’interno di un ampio intervallo di valori. Essi dipendono dalle ipotesi
relative alla crescita macroeconomica dei singoli paesi, agli scambi diretti e indiretti, quantitativi
e qualitativi, tra i nuovi e i vecchi settori produttivi, tra le nuove e le vecchie tecnologie e tra i
nuovi e i vecchi operatori.
Dimensione dei mercati
I mercati delle energie rinnovabili hanno raggiunto dimensioni non trascurabili ed
hanno potenzialità rilevanti. Negli scenari globali il potenziale contributo delle rinnovabili è
valutato complessivamente intorno il 20% della produzione lorda mondiale e degli obiettivi di
mitigazione dell’emissione dei gas serra.4
La produzione lorda mondiale di energia
In termini relativi però l’energia da FER rappresenta attualmente solo l’1% della
produzione lorda totale. Per l’economia europea il peso del settore è addirittura inferiore. Se, per
l’Europa a 27 paesi (EU27), prendiamo i dati del 2007 si nota subito che il valore aggiunto lordo
generato dall’industria delle fonti rinnovabili è stato di 62 miliardi di euro, che equivalgono
solamente allo 0.62% del prodotto interno lordo.5
4 ENEA (2009), “Rapporto Energia e Ambiente 2008. Analisi e Scenari”, luglio. 5 Dati Eurostat, 2009
22
Figura 1. Fonti della produzione mondiale lorda di energia nel 2007.
2725
137503158
17362
5
Termico Idrica Nucleare
Eolico Geotermico Fotovoltaico
Fonte: Elaborazioni su dati Enerdata.Valori assoluti in TWh
I dati della figura 1 riassumono il quadro attuale della produzione lorda di energia a
livello mondiale. Le nuove FER, escluso l’idroelettrico tradizionale, coprono poco più dell’1%
dell’energia lorda prodotta ogni anno nel mondo. Le aree leader sono la Cina e il Brasile seguite
da Stati Uniti ed Europa (tabella 1).6 Al netto del settore idrico, l’eolico è il comparto delle FER
che attrae i maggiori investimenti e che detiene la leadership tra le nuove fonti rinnovabili (0.9%
del totale). A livello mondiale, tra il 2006 ed il 2007 la capacità addizionale per la produzione
lorda dell’energia da nuovi impianti eolici è cresciuta del 23%.
.
6 Commissione Europea, “Meeting the targets and Putting Renewables to Work. Overview Report”, MITRE – Monitoring & Modelling Initiative on the Targets for Renewable Energy (2008)
23
Tabella 1. Paesi leader nello sviluppo dell’Energia rinnovabile
Fonte: Commissione Europea (2008).
Gli investimenti in energia e occupazione a livello mondiale La figura 2 da invece
conto dell’incidenza a livello mondiale degli investimenti nei diversi comparti delle FER per gli
anni 2005 e 2007. Il confronto evidenzia le dinamiche del cambiamento in atto. In questo biennio
l’eolico ha attratto più investimenti del nucleare e dell’idroelettrico, invertendo una tendenza
consolidata da anni. Inoltre, dai dati si evince come gli altri settori delle FER avanzino anche se
più lentamente, e come nel caso dei biocarburanti restino invece sostanzialmente stabili.
L’evoluzione degli investimenti si riflette anche su quella dell’occupazione. Dai dati
dell’United Nations Enviroment Programme (UNEP) risulta che nel 2006 l’occupazione
mondiale diretta del settore delle FER contava 2.4 milioni di persone con prospettive di crescita.
In termini quantitativi si stimava che per il 2020 a livello mondiale il potenziale occupazionale
nei soli settori del solare e dell’eolico sarebbe stato superiore a 8 milioni di unità7. Inoltre, se il
perimetro di queste imprese viene allargato per includere nel settore delle FER tutte le imprese la
cui attività è connessa direttamente e indirettamente con l’economia “verde” (indotto) la stima
cresce vertiginosamente. Così, secondo la Commissione Europea l’industria ambientale,
ampiamente definita, nell’Unione Europa a 27 paesi (EU27) impiegava complessivamente già
7 United Nations Enviroment Programme (2008). “Green Jobs: Toward decent work in a sustainable, low-carbon world”, ed. Worldwatch Institute, September.
Energia da: Paesi
Idroelettrico (piccoli impianti) Cina, Giappone, Usa, Italia , Brasile
Eolico Germania, Spagna, Usa, Italia, Cina, India, Danimarca
BiomasseUsa, Brasile, Filippine, Germania, Svezia, Finlandia,
Ungheria
Geotermico Usa, Filippine Messico, Indonesia, Italia
Solare FotovoltaicoGermania, Giappone, Usa, Spagna, Italia (installazione);
Cina, Giappone, Germania, Taiwan (produzione)
Solare Termoelettrico Usa, Spagna
Etanolo Brasile, Usa, Cina, Spagna, India
Biodiesel Germania, Francia, Italia , Usa, Repubblica Ceca
24
nel 2005 più di 3.4 milioni di persone.8 Per l’Italia si stimavano al 2005 circa 100 mila addetti
tra occupati diretti (che lavorano direttamente alla realizzazione e manutenzione degli impianti) e
indiretti (legati all’indotto economico del settore delle FER).
Figura 2. Gli investimenti mondiali in FER per comparto
2005
24.1
1.7
57.2
14.1 2.9
EolicoSolareIdro, Geotermia, BiomasseEfficienza EnergeticaBiocarburanti per Trasporti
2007
55.2
10.6
10.5
14.8
8.9
EolicoSolareIdro, Geotermia, BiomasseEfficienza EnergeticaBiocarburanti per Trasporti
Fonte: GSE 2009.
La dinamica degli investimenti in energia (fossile e rinnovabile) e dell’occupazione nel
settore è strettamente legata al ciclo economico internazionale. Secondo le proiezioni
dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) formulate nella prima metà del 2008, prima che
l’attuale crisi economica manifestasse i suoi effetti sull’economia reale, in assenza di incisivi
interventi di politica energetica e ambientale, la crescita della domanda mondiale di energia dei
paesi emergenti, come la Cina e l’India, sarebbe stata coperta da un maggiore utilizzo di fonti
fossili tradizionali. L’AIE sta comunque rivedendo queste stime, fornendo indicazioni
tendenziali per scenari alternativi.9 Gli investimenti in tecnologie energetiche risentiranno,
difatti, della crisi economica e queso si rifletterà sulla dinamica attesa dell’occupazione. I fattori
alla base di questo rallentamento sono tre: la decrescente necessità di nuova capacità produttiva
causata dalla riduzione della domanda; le crescenti difficoltà da parte degli operatori del settore
nel reperire le fonti finanziarie per realizzare nuovi investimenti; e la più bassa redditività degli
investimenti determinata dalla riduzione dei prezzi dell’energia.
Oltre ciò, gli effetti della crisi non saranno omogenei in tutte le economie ma
8 Commissione Europea, “The EU Eco-Industry”, Lussemburgo, 2007, p. 3 9 Agenzia Internazionale dell’Energia, World Energy Outlook 2008, Scenario Tendenziale
25
tenderanno a diversificarsi a secondo dei paesi e dell’orizzonte temporale di riferimento. Ci si
attende che nel breve periodo la contrazione della domanda aggregata induca il rallentamento
degli investimenti in infrastrutture energetiche e in nuove capacità, che in termini di offerta di
energia può essere compensata da un più intenso impiego congiunturale della capacità di riserva
degli impianti già esistenti. Nel medio periodo è possibile che il rallentamento degli investimenti
causi una riduzione della capacità produttiva, con effetti inflattivi sui prezzi dell’energia
elettrica. Infine, nel lungo periodo, il ridimensionamento strutturale degli investimenti può
riflettersi negativamente sulla ricerca e sullo sviluppo di nuove tecnologie energetiche alternative
alle tradizionali. Ad oggi, le prime stime (AIE 2008) indicano in effetti una riduzione di tutte le
tipologie di investimenti energetici. Su scala mondiale, gli investimenti nel settore FER,
considerati più rischiosi in termini di profittabilità e successo, si stanno riducendo in misura
proporzionalmente maggiore rispetto alle altre tipologie di generazione elettrica (fino al 40% in
meno nel 2009 rispetto al 2008).10
Produzione lorda di energia in Europa. L’area europea risente direttamente di questi
mutamenti sia tendenziali che congiunturali. Nei paesi europei, l’industria delle FER è cresciuta
negli ultimi 10 anni a ritmi sostenuti ed ha raggiunto attualmente un volume di affari superiore
agli 11 miliardi di euro occupando direttamente più di 350.000 persone. Alcune stime al 2007
elaborate in seno alla Commissione Europea, ma precedenti l’approvazione del Pacchetto 20-20-
20, valutavano che per il 2030 l’aumento dell’occupazione (diretta e indiretta) in UE27, nel
settore della sola produzione elettrica, sarebbe stato di circa il 23%, anche se in presenza di una
probabile contrazione dei consumi di energia del 16%.11
10 Dati ENEA 2009, “Rapporto Energia e Ambiente 2008”. 11 European trade Union Confederation (EUTC) (2007). “Climate change and employment”, Brussel.
26
Tabella 2. Produzione lorda di energia nei paesi europei per fonte energetica nel
2007 (TWh). Valori assoluti
Idrica Eolica Fotovoltaica Termica Geotermica Nucleare To tale
Europa 828 105 4 3139 10 1217 5303
EU27 340 104 4 1979 6 933 3366
Italia** 47 5 0 261 6 0 319
Francia 64 4 0 61 0 439 568
Germania 28 40 4 425 0 140 637
Regno Unito 9 6 0 320 0 62 397
Spagna 30 27 0 196 0 55 308
Fonte: Elaborazioni su dati Enerdata.** Italia dati 2008.
Le tabelle 2 e 3 mostrano i valori assoluti e relativi della produzione lorda di energia
per fonte energetica nell’area auropea.12 Dall’osservazione dei dati si evince che in Italia il
contributo delle energie rinnovabili è scarso, e che questa debolezza si riflette nella
composizione del mix di fonti energetiche impiegate per la produzione di energia. La Germania e
la Spagna sono ormai leader nell’eolico, mentre l’Italia e la Francia ne traggono contributi
marginali (5 e 4 TWh annui). Francia, Spagna e Italia sono sostanzialmente assenti nel
fotovoltaico, con la differenza però che l’economia francese e quella spagnola hanno rilevanti
contributi alla produzione di elettricità dal comparto nucleare, dal quale noi siamo assenti. In
termini percentuali, la tabella 3 conferma la forte dipendenza italiana della produzione
dell’energia dalle fonti termolettriche (82% di combustibili fossili e biomasse), di cui le
biomasse13 rappresentano comunque una quota ancora trascurabile, con una rarefazione nei
comparti delle energie alternative, accentuata nei settori dell’eolico e del fotovoltaico.
12 Elaborazioni su dati Enerdata, reperibili sul sito di TERNA. 13 Per biomasse si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.
27
Tabella 3. Produzione lorda di energia nei paesi europei per fonte energetica
nel 2007 (TWh). Valori percentuali
Idrica Eolica Fotovoltaica Termica Geotermica Nucleare To tale
Europa 16 2 0 59 0 23 100
EU27 10 3 0 59 0 28 100
Italia** 15 2 0 82 2 0 100
Francia 11 1 0 11 0 77 100
Germania 4 6 1 67 0 22 100
Regno Unito 2 2 0 81 0 16 100
Spagna 10 9 0 64 0 18 100
Fonte: Elaborazioni su dati Enerdata.** Italia dati 2008.
Altri dati ci aiutano a misurare il peso relativo dell’industria italiana in questi settori
tecnologici. Seguendo i dati forniti dal Gestore per i Servizi Elettrici (2009) (GSE), sempre per il
2007, in Italia la potenza installata del solare fotovoltaico ammontava l’1% del totale mondiale,
contro il 42% tedesco, il 21% giapponese, il 9% statunitense e il 7% spagnolo. In quello eolico,
sempre in Italia, la capacità installata rispetto al totale era nel 2008 del 3%, contro il 21%
statunitense, il 20% tedesco e il 14% spagnolo.
Questo quadro è inoltre aggravato dal fatto che in entrambi i mercati l’Italia resta fuori
dai comparti della produzione, limitandosi al ruolo marginale di assemblaggio di componenti.14
Ad oggi, dunque il nostro Paese è lontano dagli obiettivi fissati nel Pacchetto 20-20-20 di una
quota di energia prodotta da FER pari al 17% del totale dei consumi di energia entro il 2020. Il
raggiungimento di questo obiettivo richiede un mutamento radicale della struttura e della
composizione del comparto energetico, con costi e benefici tutti da valutare.
14 GSE e IEFE (2009). “Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica”, ed. Università Bocconi, Milano.
28
Gli incentivi verdi.
L’attuale crisi economica rende difficile il raggiungimento degli obiettivi fissati nel
Pacchetto 20-20-20, e rischia di vanificare gli effetti attesi dagli incentivi stabiliti a livello
comunitario europeo. Questo flusso di spesa a favore degli investimenti nei settori “verdi”
dell’economia si è sommato a quello delle altre principali economie mondiali come quella
statunitense e cinese.
Tabella 4. Gli incentivi verdi per i principali paesi mondiali
Fonte: HSBC Report “A climate for Recovery” (2009)
Secondo i dati ricostruiti da HSBC Global Research, a partire dal 2009 circa 2976
miliardi di dollari sono stati stanziati a livello mondiale per difendere l’ambiente ed il clima.15 La
tabella 4 ne riassume la distribuzione della spesa tra i principali paesi mondiali. Di questa
somma, circa 972 miliardi sono stati finanziati dal Governo statunitense, 325 dall’Europa e 1153
dai principali paesi asiatici, con un grande impegno della Cina (586) e del Giappone (496).
L’Italia offre un contributo importante pari a 103.5 miliardi di dollari, una somma comparabile
con quella della Germania e nettamente superiore a quella della Spagna, della Francia, del Regno
Unito, e del contributo specifico dell’Unione Europea. I Green Funds, ossia i fondi o i veicoli
d’investimento che investono in imprese che promuovono la responsabilità ambientale, ne
15 HSBC Global Research (2009) “ A climate for recovery. The coulor of stimulus goes green”, Febbraio 2009.
29
rappresentano una quota relativamente importante. Le imprese impegnate nella produzione di
energia rinnovabile, nei trasporti verdi, nella difesa dell’ambiente o nella gestione ecologica
delle acque possono accedere a questi fondi. Rispetto allo stanziamento totale di incentivi verdi,
all’incirca 436 miliardi di dollari, (il 15.6% del totale) sono destinati a sostenere gli i fondi verdi.
L’Europa ha messo a disposizione 54.2 miliardi, di cui 22.8 direttamente finanziati dall’Unione
Europea nel quadro della nuova politica energetica. I singoli paesi partecipano poi anche con
stanziamenti individuali. L’Italia si è impegnata per una spesa molto limitata (1.3 miliardi)
insieme alla Spagna ed al Regno Unito; altri paesi come la Germania o la Francia hanno espresso
invece un impegno maggiore (di 13.8 e 7.1 miliardi rispettivamente). Espresse in termini di
grandezze pro capite le somme sono piuttosto limitate, ma rappresentano comunque un
cambiamento di rotta rispetto alle politiche ambientali del decenio precedente.
Per quanto riguarda i paesi europei, la Commissione Europea ha inoltre stanziato 105
miliardi di euro da utilizzare entro il 2013 per sostenere la creazione di “green jobs”; la quota
prevalente è però destinata ai paesi europei di nuova adesione (come la Romania e la Bulgaria).
Scopo del capitolo
Negli ultimi anni si è sviluppata intorno al tema delle rinnovabili un’intensa attività di
ricerca che, nei sui riflessi sull’economia reale, si è spesso concentrata sul tema dell’impatto
delle nuove politiche energetiche sul sistema produttivo. La preoccupazione degli addetti ai
lavori è stata quella di “misurare” i cambiamenti quantitativi e qualitativi della produzione e
delle tipologie di lavoro (le nuove professioni), e ciò per fare in modo che la trasformazione del
mercato del lavoro dell’energia elettrica fosse condotta in maniera equilibrata per non
pregiudicare, alla fine del processo, i livelli occupazionali di partenza, pur privilegiando la
produttività e la maggiore efficienza.
Questo capitolo, riprendendo alcuni contributi quantitativi sul tema, intende porre su
un piano di centralità quale sia l’effetto lordo e netto dell’adozione e sviluppo delle FER
sull’economia reale, considerando congiuntamente le diverse problematiche espresse su questo
tema. L’obiettivo è quello di fornire un quadro sintetico di riferimento che possa essere d’ausilio
nell’interpretazione e nello sviluppo del Pacchetto 20-20-20.
Sotto questo profilo, il presente contributo si posiziona “sopra i numeri”, non perché
30
essi non siano importanti, ma per incoraggiare il confronto tra i modelli e le stime che non
corrisponda solamente all’esigenza di misurare, ma anche di accrescere la consapevolezza nella
valutazione delle politiche economiche e industriali che hanno importanti conseguenze
sull’organizzazione e lo sviluppo dei mercati dell’energia.
Il capitolo è organizzato come segue. Nel pararafo 1 si delineano i tratti salienti del
settore elettrico italiano utili alla nostra discussione. Il paragrafo successivo offre un’istantanea
del mercato del lavoro nei settori FER, a livello mondiale, europeo e italiano, che delinea la
dimensione dei settori in termini occupazionali, la loro importanza relativa e le attuali
potenzialità di crescita. Gli obiettivi del Pacchetto 20-20-20 sono esposti nel terzo paragrafo,
dove si espone anche la posizione del Governo italiano rispetto agli obiettivi europei obbligatori
e quelli nazionali, e alle linee di sviluppo atteso nei sottosettori dell’energia rinnovabile. Questi
dati sono impiegati come punto di partenza nelle stime e nelle proiezioni dal 2010 al 2020 (ed
eventualmente al 2030) effettuate da diversi osservatori, pubblici e privati, nazionali e
internazionali, che hanno tentato, non sempre con successo, di delineare gli scenari futuri
dell’energia da FER. Una particolare attenzione è dedicata all’analisi del Cnel-Issi (2009) e al
rapporto EmployRES (2009) della Commissione Europea. Nell’ultima parte del lavoro
presentiamo alcune nostre stime sul ruolo del progresso tecnologico e dell’accumulazione per la
crescita delle rinnovabili, e per la dinamica settoriale della produttività e dell’occupazione.
L’ultimo paragrafo contiene alcune considerazioni conclusive.
3.1 Italia: il quadro attuale del settore elettrico
3.1.1 Produzione e consumi
Rispetto alla media dei 27 Paesi dell’Unione Europea, i consumi di energia primaria in
Italia si caratterizzano per un maggiore ricorso a petrolio e gas (ripettivamente 41% e 36%), per
una componente strutturale di importazioni di elettricità (circa il 5% dei consumi primari), per un
ridotto contributo del carbone (9%), per una quota crescente delle rinnovabili (9%), e per
l’assenza di generazione elettronucleare.16
Nel 2008 la produzione lorda totale di energia è stata all’incirca pari a 318 TWh in
16 Dati tratti dal rapporto “Rapporto Energia e Ambiente 2008”, Enea, luglio 2009.
31
calo rispetto al decennio precedente (figura 3). I consumi di energia si sono invece attestati a 353
TWh (tabella 5). Al netto della quantità necessaria al funzionamento degli impianti e ai
pompaggi, la produzione interna soddisfa all’incirca il 90% della domanda interna, mentre il
restante è coperto da importazioni (all’incirca 40 TWh).
La determinante principale della domanda interna è il consumo procapite che dagli
anni Sessanta ad oggi si è quadruplicato. In Italia, era pari a 1.310 KWh nel 1964, raggiungeva la
soglia di 2000 agli inizi degli anni Settanta, 4000 negli anni Novanta per arrivare al valore record
di 5354 KWh per abitante nel 2008.
Nella tabella 5 è riportata la composizione dei consumi energetici per tipologia di fonte
al netto dei pompaggi. Poco più del 16% del consumo interno lordo di energia è coperto da fonti
rinnovabili, mentre il 71% da fonti fossili tradizionali. Tra il 2007 ed il 2008 si è registrato
l’aumento del consumo da fonti rinnovabili (+21%) a fronte di una riduzione di quelle
tradizionali (-1.9%). Questo cambiamento ha è stato determinato dal mutamento nella
dimensione relativa dei singoli settori. Così, sempre i dati della tabella 4 illustrano come il
consumo dei combustibili petroliferi (-16%) tende ad essere sostituito dalle fonti idroelettriche
(+27%), da quelle eoliche (+20%), e dal fotovoltaico (+395%). Le FER hanno dunque offerto un
contributo complessivamente crescente alla copertura dei consumi. Non sorprende quindi che,
seppure in un contesto di riduzione dei consumi (-0.3%), il miglioramento del saldo estero della
bilancia energetica sia riconducibile anche all’avanzamento della quota delle FER sul totale.
32
Figura 3. Produzione lorda totale e rinnovabile. (TWh)
Italia (TWh)
0
50
100
150
200
250
300
350
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Produzione totale
Produzione rinnovabile
Fonte: elaborazione du dati GSE 2008
La tipologia del consumo si riflette nel mix del fabbisogno energetico. Vediamo alcuni
dati. La figura 3 illustra come l’incidenza della produzione rinnovabile su quella totale tra il
1997 ed il 2008 sia rimasta sostanzialmente costante, oscillando tra il 5 ed il 6%. Se guardiamo
ai dati del 2008, l’80% della produzione lorda è coperta da fonti termiche fossili, il 15% dalle
idriche, il 2% dall’eolico il 2% dalle biomasse ed il 2% dal geotermico. Nel termico
“tradizionale” da combustibile fossile si è assistito allo spostamento dal petrolio al gas naturale,
con il petrolio che oggi copre meno del 15% della produzione nazionale. La successiva figura 4
riassume, invece, i cambiamenti degli ultimi undici anni nell’ambito delle FER che testimoniano
la crescita dell’impiego delle biomasse e dell’eolico.
L’Italia resta il quinto paese in Europa per produzione elettrica da fonti rinnovabili.
Leader nel settore è la Germania seguita da Svezia, Francia e Spagna (figura 5). Sebbene questo
dato sia incoraggiante, il peso delle rinnovabili sul consumo interno lordo di energia - e in
funzione degli obiettivi comunitari fissati al 2020 - resta insufficiente.
33
Tabella 5. Consumi energetici in Italia. (GWh)
Fonte: dati Enerdata
La figura 6 riassume questi dati per l’UE 15. Seguendo questo criterio di ordinamento,
le posizioni precedenti mutano. L’Italia, con appena il 16.5% del consumo interno lordo di
energia soddisfatto da FER, arretra fino all’ottavo posto, mentre l’Austria prende il comando di
questa classifica, seguita da Svezia, Portogallo e Danimarca. Anche la Germania scivola indietro
in settima posizione, mentre la Francia va addirittura alle spalle dell’Italia, a confermare la scarsa
penetrazione del settore delle energie rinnovabili nelle principali economie continentali europee.
Il target per il 2010 (riga rossa nella figura 6) - fissato con la direttiva 77/2001 - appare
quindi difficilmente raggiungibile da molti dei paesi europei, con l’eccezione della Danimarca,
della Finlandia, dell’Irlanda, del Belgio e dei Paesi Bassi. Per l’Italia sembra particolarmente
ostico colmare tale distanza, ciò implicando uno sforzo rilevante non solo per raggiungere gli
obiettivi intermedi del 2010, ma per rendere credibile la realizzazione di quelli fissati nel
Pacchetto 20-20-20.
34
Figura 4. Produzione lorda di energia da FER in Italia. (GWh)
Fonte: dati GSE 2008
35
Figura 5. Produzione rinnovabile in UE 15. Anno 2008 (TWh)
0.3 3.5 4.3 4.49.5 10.4
14.622.0
26.3
44.2
58.2 60.5
74.080.3
91.6
0
20
40
60
80
100
Lusse
mburgo
Irland
a
Grecia
Belgio
Paesi b
assi
Danim
arca
Prtogall
o
Regno U
nito
Finlandia
Austria
Italia
Spagna
Francia
Svezia
Germania
Fonte: Elaborazione su dati GSE 2008
Figura 6. Produzione elettrica da FER sul consumo interno lordo
in Europa. Anno 2008.
Fonte: Rapporto GSE 2008
36
3.2 I principali meccanismi di incentivazione
In Italia convivono di fatto diversi meccanismi di incentivazione delle FER. Più
precisamente:
• Tariffe incentivate per le FER e assimilate
• Sistemi di certificati verdi per le fonti rinnovabili
• Sistemi di feed-in tariffs per impianti da fonte rinnovabile di potenza inferiore ad i
MW (200 kW per l’eolico)
• Sistema di conto energia per piccoli impianti da FER ed in particolare per l’energia
fotovoltaica
• Contributo a fondo perduto (a livello locale) per alcune fonti rinnovabili.
E’ da tenere presente che a queste forme di incentivazione vanno unite quelle varate
con la Finanziaria 2008 per l’energia elettrica prodotta da biomasse e da biogas derivante da
attività agricole, di allevamento e forestali, inclusi i sottoprodotti per impianti di taglia inferiore a
1MW.
Per l’Italia si registra comunque una singolarità nelle incentivazioni. Benché il
settore delle biomasse sia quello a maggiore potenzialità di crescita, l’attenzione dei sistemi di
incentivazione è oggi rivolto al solare fotovoltaico e all’eolico. A questo si aggiunga che
l’acquisizione delle risorse finanziarie per l’incentivazione avviene attraverso le tariffe elettriche
ordinarie, così da evitare il ricorso a risorse del bilancio pubblico, ma generando una possibile
iniquità distributiva del carico tariffario.
3.3 L’Occupazione verde
I dati sull’occupazione nel settore delle FER sono soggetti ad un alto grado d’incertezza
per la mancanza di rilevazioni statistiche sistematiche e comparabili. Le istituzioni nazionali e
internazionali mancano, difatti, ancora oggi nel definire le categorie statistiche per monitorare il
fenomeno, e nel tratteggiare i tratti salienti del confine che definisce il limite del settore
dell’energia rinnovabile.
Il mercato delle rinnovabili è per definizione “aperto” perché raccoglie le attività dei
37
settori di produzione di tecnologie rinnovabili e di produzione di energia alternativa alla fossile,
di distribuzione di prodotti tecnologici e di energia, di gestione e manutenzione di impianti
presso l’utilizzatore finale. L’occupazione del settore può quindi essere statisticamente
“invisibile” perché si confonde con figure professionali disperse in settori affini, o che in taluni
casi non sono facilmente distinguibili da quelle tradizionali. Ancora più complesso è studiare le
dinamiche di “genere” per garantire l’eguaglianza nelle opportunità tra donne e uomini
all’accesso verso le nuove occupazioni verdi.
Lo spostamento dell’economia verso le tecnologie rinnovabili influenza l’occupazione
del settore in almeno quattro modi. In primo luogo, lo sviluppo dei nuovi settori comporta la
creazione di professionalità, come l’installatore di pannelli fotovaltaici oppure operai
specializzati nel montaggio di strumentazioni per il controllo dell’inquinamento. Il secondo
luogo, alcune tipologie di lavoro vengono sostituite da nuove figure professionali a seguito dello
spostamento della produzione dalle tecnologie tradizionali fossili verso quelle rinnovabili.
Inoltre, alcune attività lavorative di base tendono a scomparire senza essere sostituite da
operazioni alternative, come nel caso dell’eliminazione di operazioni di stoccaggio del petrolio
per la produzione di energia elettrica. Infine, molte figure professionali oggi esistenti (come
elettricisti, fabbri oppure manovali) vengono semplicemente trasformate e adattate alle nuove
qualifiche richieste dalle tecnologie e metodi di lavoro compatibili con le produzioni verdi e
rinnovabili. Si assiste così ad una trasformazione quantitativa, qualitativa e di composizione
della domanda di lavoro che induce mutamenti nella stessa offerta di lavoro.
La trasformazione del mercato del lavoro nel settore energetico è strettamente
collegata alla dinamica degli investimenti e al rinnovo del parco tecnologico per la produzione di
energia rinnovabile. La figura 1, all’inizio del capitolo, riassumeva i principali cambiamenti
degli ultimi anni. A seguito dell’espansione del numero degli impianti e della potenza installata
di energia rinnovabile si è assistito alla crescita dell’occupazione nei settori “verdi”.
Secondo i dati forniti dall’United Nations Environment Programme (UNEP, 2008) a
fine 2006, circa 2.4 milioni di persone erano direttamente impiegate a livello mondiale nel
settore delle energie rinnovabili. La figura 7 riassume i dati principali. Di questi occupati, 300
mila lavoratori risultavano impiegati nell’eolico, e 170 mila nel solare fotovoltaico. Più di 600
mila individui operavano nel solare termico, di cui la maggior parte in Cina. Sempre secondo
38
queste stime, circa 1.2 milioni erano gli addetti del settore delle biomasse, ma concentrati in soli
quattro paesi: Brasile, Stati Uniti, Germania e Cina. In Italia, in linea con lo sviluppo dei settori
delle FER, l’occupazione è venuta crescendo in quello dell’eolico, del solare fotovoltaico e delle
biomasse.
Figura 7. Addetti a livello mondiale nel settore FER nel 2006
0
300
600
900
1200
Eolico
Solare PV
Solare Te
rmico
Biomas
se
Idroelettrico
Geo
term
ia
Fonte: UNEP 2008. In migliaia di unità.
Per l’Europa una stima attendibile degli occupati nel settore delle FER è contenuta nel
Rapporto EmployRES 2009 della Commissione Europea.17 Secondo queste stime a fine 2005 vi
erano nell’UE a 27 circa 1 milione e 400 mila addetti complessivi pari allo 0.64%
dell’occupazione totale. Di questi occupati, il 43% era impiegato nella produzione di energia e
negli investimenti, il 14% nella gestione e manutenzione, ed il restante nel comparto dei
biocarburanti.
La figura 8 riassume la dimensione occupazionale dei principali comparti industriali:
quello delle biomasse impiegava 640 mila addetti, l’eolico 180 mila, il fotovoltaico 55 mila. Con
l’eccezione del biogas, le altre tecnologie per le biomasse impiegava ognuna più di 100 mila
occupati. La tecnologia più importante al di fuori delle biomasse resta quella idroelettrica che da
sola era complessivamente responsabile dell’impiego di 230 mila addetti.
Il valore aggiunto totale in EU a 27 paesi del settore FER per l’anno 2005
17 European commission- EmployRES (2009), “The impact of renewable energy policy on economic growth and employment in the European Union – Final Report”, n° TREN/D1/474/2006.
39
ammontava a circa 58 miliardi di euro, pari allo 0.58% del totale in UE27. La figura 9 offre una
rappresentazione grafica dell’incidenza del settore delle FER sul prodotto e sull’occupazione
nazionale. Si nota subito che l’Italia fa parte dei paesi europei in cui il peso è minore (meno
dello 0.5% per i due indicatori). La Spagna, la Finlandia, la Danimarca, la Svezia e la Lituania
registrano invece quote che superano il 2% nazionale anche per l’importanza assunte dal settore
delle biomasse in queste aree.
In Italia nel 2005 il valore aggiunto nel settore delle FER ammontava a 5.6 miliardi di
euro, cioè all’0.32% del Pil. Di questo valore il 67% era da ricondurre agli investimenti in
tecnologie, il 26% alle attività di manutenzione e commercializzazione, ed il 7% ai
biocarburanti. Per fare un confronto, la Germania superava i 16 miliardi con il 74% del valore
riconducibile agli investimenti in tecnologia. Vediamo in dettaglio l’occupazione dei principali
comparti.
Figura 8. Occupazione totale per tecnologia in EU27
Biocombustibili Manutenzione Investimenti
Fonte: Commissione Europea, EmployRes Final Report 2009
Comparto eolico. L’European Wind Energy Association (EWEA) ha calcolato che
nel 2008 a livello europeo in questa industria erano impiegati complessivamente 150 mila
persone. Stime corrispondenti sono quelle del GSE (2009). Di questi addetti il 37% è nella
produzione e funzionamento delle Turbine, il 22% nella produzione di componenti, il 16% nello
sviluppo, e l’11% nella gestione e manutenzione. Sempre per il 2008, i paesi che occupavano il
maggior numero di addetti nel settore sono la Germania (84.000, di cui 38.000 diretti), la
40
Danimarca (23.500 diretti), la Spagna (25.000 diretti), la Francia (7.000 diretti) e il Regno Unito
(4.000 diretti). Secondo le proiezioni dell’EWEA il comparto eolico è destinato a crescere, e per
il 2020 si stima una disponibilità di nuovi posti di lavoro in europa superiore a 330 mila unità.
In Italia nel 2008, secondo i dati diffusi dal GSE e dalla Wind Energy Association
(2009), nel comparto eolico si contavano 4.438 addetti diretti, a cui si aggiungevano 120
occupati indiretti. Secondo il Cnel (2009), l’ENEA (2009), la Commissione Europea (CU, 2009)
questo dato sottostima il livello occupazionale del comparto il cui valore effettivo, fra addetti
diretti e indiretti, ammonterebbe nel 2009 alle 10.000 unità.18 La disputa sui numeri è aperta, ma
la dimensione del comparto in Italia resta comunque piccola rispetto alle altre economie europee.
In Italia, la distribuzione territoriale dell’occupazione nell’eolico è condizionata dalla
dislocazione degli impianti di produzione. Presenta valori elevati nelle regioni meridionali e
nelle isole, mentre nelle regioni settentrionali i valori sono molto bassi o assenti. Il motivo è da
ricondursi all’assenza di capacità installata in molte regioni del Nord ed, ove presente, alla
limitata dimensione degli impianti dislocati sul territorio. Nel 2008, tra le regioni del Nord si
segnalano il Trentino e la Liguria. La Puglia detiene il primato di produzione superando quota
27% e con la Sicilia totalizzano quasi il 50% di produzione eolica in Italia. La Campania e la
Sardegna seguono, con quote rispettivamente del 20.4% e del 12.7%. Rispetto al totale
dell’industriale europea dell’energia eolica il contributo italiano resta comunque trascurabile e
nell’ordine dell’1.6%.
18 Fonte Nomisma Energia (dato riportato in “Panorama” del 19/2/2009, pag. 115). Il dato è ulteriormente incrementato dall’Associazione Nazionale Energie del Vento (ANEV), che stimava 3.500 addetti diretti e altri 10.000 tra indiretti e indotto.
41
Figura 9. Il peso del settore FER in UE27 per paese
Pil Occupazione
Fonte: Commissione Europea, EmployRes Final Report 2009
Comparto solare fotovoltaico. Seguendo le stime dell’European PhotoVoltaic
Industry Association (EPIA) del 2007 l’occupazione mondiale in questo comparto delle FER
ammontava a poco meno di 120 mila addetti, di cui il 65% impiegato nelle installazioni, il 19%
nella produzione di celle e moduli e il restante nella parte di distribuzione e
commercializzazione. Utilizzando i dati del 2007 forniti dall’EPIA, circa la metà
dell’occupazione si registrava nell’area europea con una netta prevalenza della Germania
(42.000 addetti) e della Spagna (26.800 addetti). Al di fuori dell’Europa, i paesi maggiormente
interessati sono la Cina (82.800 addetti), gli Usa (50.000) e la Corea del sud (1.600).
Secondo la Commissione Nazionale per l’Energia solare19 (2008), il CNEL
(2009), l’ENEA (2009) e la CU (2009) in Italia il comparto fotovoltaico occupa oggi circa 5700
addetti tra diretti e indiretti. Secondo l’EPIA però gli addetti diretti nel 2007 in Italia erano
all’incirca 1700. A dispetto della dimensione ancora ridotta, è questo il comparto delle FER
caratterizzato da maggiore potenziale di espansione, anche se oggi la produzione solare in Italia
copre meno del 3% della produzione dell’EU15 (193 GWh contro 6899 GWh). A questa limitata
dimensione corrisponde il ridotto numero di addetti. Nel nostro Paese la distribuzione regionale
della produzione solare (e dell’occupazione) presenta valori omogenei tra alcune regioni
settentrionali: Lombardia (10,5%), Trentino (10,0%), Emilia Romagna (9,1%). Nell’Italia
19 Commissione nazionale per l’energia solare (2008), “ Rapporto preliminare sullo stato attuale del solare fotovoltaico nazionale”, 2008.
42
Centrale primeggiano l’Umbria e le Marche con rispettivamente il 5.3% ed il 5.1%. Nelle regioni
meridionali e nelle isole, la Puglia detiene il primato nazionale con il 12.3% e la Sicilia con il
5.5% si attesta in seconda posizione.
Comparto biomasse. Le biomasse rappresentano un’area di grande potenzialità. ll
quadro della situazione mondiale è fornito nello studio del WorldWatch Institute (2008).20
Brasile, Cina, Usa e Germania i capofila nello sviluppo del settore sono di conseguenza anche
quelli con un maggior tasso di occupati nel campo. Il solo etanolo brasiliano garantisce circa
300.000 posti di lavoro. Cifre importanti anche il Sudest Asiatico: Malesia ed Indonesia in
particolare, campioni nella produzione di olio da palma, registrano rispettivamente un milione e
mezzo di persone tra lavori diretti ed indiretti e 3,5 milioni di futuri posti lavoro nelle piantagioni
entro il 2010. Secondo le valutazioni fatte dal Woods Hole Research Center, anche l’India
impiega circa 900.000 lavori nel comparto specialmente nei processo di gassificazione a partire
dalla biomassa. Tuttavia le maggiori possibilità rimangono ancora legate alla biomassa da colture
(canna da zucchero, olio di palma, ecc.) sottoaccusa per le ripercussioni negative sulla
produzione alimentare.
In Europa secondo i dati forniti dalla CU (2009) circa 640 mila addetti sono
impiegati nel settore. Leaders nel settore sono la Germania (con 95.000 addetti diretti), la Spagna
(con 10.000 addetti diretti). In Italia circa 25 mila addetti tra diretti e indiretti operano in questo
comparto. Secondo i dati del GSE (2009) la distribuzione regionale della produzione da
biomasse e bioliquidi ha in Italia settentrionale una buona diffusione, e tra le regioni primeggia
l’Emilia Romagna con il 13,3% del totale nazionale. In Italia centrale solo l’Umbria con il 3,7 %
ne fa utilizzo, mentre nelle altre regioni non se ne fa impiego. Tra le regioni meridionali si
distinguono la Calabria e la Puglia, con rispettivamente il 26,4% ed il 24,8%, che sono, tra
l’altro, quelle con le quote più elevate a livello nazionale. La Sardegna si attesta su un discreto
4,7%, diversamente dalla Sicilia che presenta un valore nullo.
20 Worldwatch Institute (2008), “Worldwatch Report: Green Jobs: Working for People and the Environment”, September 2008.
43
3.4 Lo Scenario obiettivo 2020
E’ utile effettuare una valutazione preliminare del livello potenziale di produzione da
FER. Tale valutazione dipende dai vincoli di natura tecnologica, territoriale, climatica e di
dotazione iniziale, e le misure di incentivazione che, congiuntamente agli obiettivi fissati nel
Pacchetto 20-20-20, influenzeranno il sentiero di sviluppo delle energie rinnovabili.
Figura 10. La quota dei consumi coperta da FER in EU27.
0 10 20 30 40 50
BelgioBulgaria
Repubblica CecaDanimarcaGermania
EstoniaIrlanda Grecia
SpagnaFrancia
ItaliaCipro
LettoniaLituania
LussemburgoUngeria
MaltaIrlanda AustriaPolonia
PortogalloRomaniaSlovenia
RepubblicaFinlandia
SveziaRegno Unito
2020
2005
Fonte: Commissione Europa. Dati Eurostat
La figura 10 riassume gli obiettivi nazionali obbligatori per il consumo di energia da
FER fissati nel Pacchetto confrontandoli con il dato del 2005. Con l’accordo europeo del 2008,
all’ Italia è assegnato un target del 17% da raggiungere entro il 2020 con un accrescimento di
11.8 punti percentuali della quota di energia da FER sul consumo finale. Per ogni paese le quote
obiettivo sono calcolate sulla base del consumo al 2005, accresciuto del 5.5% annuo, più l’effetto
espansivo causato dalla crescita (stimata) del Pil. Per l’Italia tenuto conto della dinamica
economica degli ultimi anni si è ipotizzata una crescita annua del prodotto tra l’1.1 e l’1.9 per
44
cento. Per l’Europa a 27 paesi si è stimata una crescita tra il 2.2 ed il 2.4 per cento (valori riferiti
agli archi temporali 2000-2010 e 2010-2020).
Tuttavia, è da sottolineare che gli scenari delineati dal Consiglio Europeo nel
documento del 17 ottobre 2008, successivamente approvato dal Parlamento Europeo il 16
dicembre 2008, sono costruiti sulla base di ipotesi relative al novembre del 2007 e che quindi
non sono rappresentative del mutato contesto economico conseguente alla crisi finanziaria
internazionale. Questa constatazione porta a domandarsi quanto la stima dei costi e dei benefici
della nuova politica energetica comunitaria siano attendibili, e se non sarebbe opportuno stimare
nuovi scenari alla luce di ipotesi più realistiche. Torneremo in seguito su questo punto.
Figura 11. Mix della produzione lorda totale (TWh)
49 58104
264 261217
80
0
100
200
300
400
2005 2008 2020
Rinnovabili Fossile Efficienza
Fonte: Elaborazioni su dati Enerdata e Commissione Europea
Detto ciò, all’Italia è attribuito un obiettivo del 17% di consumi coperti da energie
rinnovabili entro il 2020, da conseguire con l’introduzione del 10% di biocarburanti nei trasporti
e il resto attraverso iniziative nel settore elettrico e degli usi termici. Lo Scenario obiettivo
prevede per il 2020 una produzione lorda annua di 321 TWh, di cui 104 da fonti rinnovabili e il
restante 217 da fonti fossili, contro i 319 TWh totali del 2008. L’aumento ipotizzato della
produzione nazionale, su un arco decennale, di soli 2 TWh è conseguenza degli incrementi di
efficienza che sempre nel Pacchetto si assume consentano un recupero di 80 TWh. La figura 11
45
riassume questi dati.
Sempre assumendo lo scenario al 2020 indicato dalla Commissione il consumo finale
di energia sarebbe stimabile in circa 167 Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep).
L’obiettivo italiano del 17% equivarrebbe a 28 Mtep di energia finale dalle fonti rinnovabili, a
fronte di un valore attuale di circa 8 Mtep.
Figura 12. Produzione lorda di energia per fonte rinnovabile (TWh)
0
20
40
60
80
100
2005 2008 2020
Idroelettrico Eolico Solare Geotermico Biomasse e Biogas
Fonte: Elaborazioni su dati Terna e dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri,
Position Paper 2007
E’ da sottolineare che la crescita attesa del settore delle rinnovabili implicherà un
cambiamento nel mix energetico della produzione lorda totale. Secondo il Position Paper (2007)
del Governo italiano21 tutte le politiche energetiche avrebbero l’effetto di aumentare la potenza
massima installata da FER da 210 TWh a 460 TWh. Il Position Paper ipotizzava inoltre un
aumento della produzione lorda di energia da fonti rinnovabili che nel 2020 dovrebbe
raggiungere l’ammontare di 104 TWh (era di 49.87 TWh nel 2005, e di 57.53 TWh nel 2008,
con esclusione dell’idroelettrico). Si veda sempre la figura 11.
21 Position Paper del Governo Italiano, “Energia: temi e sfide per l’Europa e per l’Italia”, settembre 2007, Presidenza del Consiglio dei Ministri.
46
La figura 12 illustra il mutamento atteso del mix energetico. In particolare, nel Position
Paper venivano individuati nell’eolico (+20.25 Twh) e nel solare (+13.16 TWh) i due settori a
massima potenzialità per la produzione lorda totale (figura 12), seguiti dalla biomasse (+8.35
TWh), dal geotermico (+4.41) e dallo sfruttamento del moto ondoso (+1 TWh). Per
l’idroelettrico come rinnovabile tradizionale si stimava un potenziale di crescita pari a 7.15 TWh.
La tabella 6 riproduce la tabella A.1 del Position Paper (2007, p. 15) che riassumeva le ipotesi di
crescita del potenziale nazionale di energia elettrica da fonti rinnovabili sostenute del Governo
italiano.
Tabella 6. Potenziale nazionale della produzione elettrica da rinnovabili
Fonte: Position Paper (2007) del Governo Italiano22
22 MTOE è l’acronimo di Tonnellata Equivalente di Petrolio ed è l’unità di misura con la quale si indica un quantitativo di risorsa energetica espresso nell’equivalente di milioni di tonnellate di petrolio.
47
L’obiettivo del 17% dei consumi coperti da rinnovabili appare però particolarmente
impegnativo per il nostro sistema economico. Già nel Position Paper del 2007 il Governo
italiano indicava il potenziale massimo teorico per le FER nella cifra di 24.5 Mtep, ossia di 3.5
Mtep inferiore agli obiettivi obbligatori successivamente fissati nel Pacchetto 20-20-20. Di
questi, 9 Mtep erano riferiti alla produzione di energia elettrica da FER (ossia, 104 TWh); 9.3
Mtep erano riferiti alla produzione termica da biomassa; 4.2 Mtep sono riferiti alla produzione da
biocarburanti; 2 erano riferiti alla produzione termica da solare e geotermia. Per adeguare
l’obiettivo assegnatoci alle potenzialità produttive è necessario adottare misure per ridurre i
consumi tendenziali finali del 13%
3.5 Gli scenari di costo: una prima valutazione in termini di Pil
Una prima stima degli scenari di costo in termini di Pil è stata effettuata da Capros et
al. (2008).23 Le simulazioni sono elaborate attraverso il modello PRIMES che stima l’evoluzione
della domanda e dell’offerta aggregata di energia nei Paesi dell’Unione Europea. Il modello
determina in ogni periodo l’equilibrio tra prezzi e quantità di ogni forma di energia, tradizionale
e rinnovabile, che soddisfa la domanda complessiva di energia. Il modello PRIMES consente di
affettuare stime previsionali e analisi d’impatto nel medio e nel lungo periodo.
Applicato al settore delle FER, il modello PRIMES aiuta ad elaborare diversi scenari
che valutano il costo espresso in percentuale del Pil che l’Unione e i Paesi membri dovrebbero
sostenere al 2020 per rispettare gli obiettivi previsti dal Pacchetto. I diversi scenari presentano
costi che variano con le politiche, il commercio di garanzie d’origine (GO) e i meccanismi
flessibili di sviluppo pulito (CDM) utilizzabili per passare dai livelli di emissione e di energia
rinnovabile dello scenario base ai livelli richiesti dagli obiettivi del Pacchetto.24 Più
precisamente, i costi complessivi stimati per l’Unione Europea a 27 paesi per l’anno 2020 sono
compresi tra lo 0.45 e lo 0.71 per cento del Pil, dipendendo dallo scenario di riferimento. La
conclusione generale delle simulazioni è che i costi del Pacchetto diminuiscono al crescere del
23 Capros P., Mantzos L., Papandreou V., Tasios N. (2008), “Model-Based analysis of the 2008 EU policy package on Climate change an Renewables”, Report to the European Commission. 24 Il meccanismo di sviluppo pulito (Clean Development Mechanism o CDM in inglese) è uno dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto (art. 12), che permette alle imprese dei paesi industrializzati con vincoli di emissione di realizzare progetti che mirano alla riduzione delle emissioni di gas serra nei paesi in via di sviluppo senza vincoli di emissione.
48
numero di meccanismi flessibili di sviluppo utilizzabili (GO e CDM), ma che il minore costo si
registra quando l’allocazione delle risorse avviene sulla base di criteri di efficienza, eguagliando
i costi marginali di produzione e di emissione tra tutti i Paesi membri (Cost-Efficiency Scenario).
Nello scenario base (denominato Baseline riassunto nella tabella 6 di Capros et al.)
la domanda finale di energia è stimata in assenza del Pacchetto 20-20-20. In questo quadro, a
normativa invariata, la quota dei consumi coperta da FER nel 2020 risulterebbe pari al 12.7%
nell’Europa a 27, e in Italia all’8.2%; dunque, molto al di sotto degli obiettivi comunitari fissati
rispettivamente del 20 e del 17 per cento. E’ da ricordare che lo scenario Baseline è costruito sui
dati disponibili al novembre 2007, e dunque non ancora deteriorati dagli effetti della attuale crisi
finanziaria.
Tra gli scenari evolutivi proposti, limitiamoci ad analizzare più in dettaglio i due a cui
hanno fatto riferimento, per le valutazioni del Pacchetto, rispettivamente il Governo italiano e la
Commissione Europea:
• Il primo scenario, denominato “EC proposal without Renewable Energy Sources
(RES) Trading”, ossia senza scambi di garanzie d’origine tra gli Stati membri, è stato ritenuto
dall’Italia, nel Position Paper, lo scenario maggiormente rappresentativo del costo che il
Pacchetto potrebbe comportare per il nostro Paese al 2020. Un costo pari complessivamente
all’1.14% del Pil, a fronte di un costo per l’UE dello 0.71% del Pil: con un differenziale quindi a
nostro sfavore superiore al 60% (si veda tabella 8 e 15 in Capros et al. (2008))
• Il secondo scenario, denominato “EC proposal with CDM & Renewable Energy
Sources Trading” - ovvero con scambi di GO e CDM - è invece quello preferito dalla
Commissione Europea, e stima per l’Unione un costo dello 0.45% del Pil e per l’Italia del 0.66%
(si veda tabella 5, 8 e 11 in Capros et al. (2008)).
Per comprendere la differenza che separa i due scenari va ricordato che lo scambio di
GO – cioè di certificazioni, a carattere volontario, della produzione rinnovabile rilasciata su
richiesta del produttore – e dei meccanismi CDM – che permettono di raggiungere gli obiettivi
fissati nel Pacchetto grazie alla riduzione di emissioni e all’installazione di tecnologie rinnovabili
al di fuori dei paesi europei – accrescono il grado di flessibilità del sistema energetico. Tuttavia, i
meccanismi flessibili CDM comportano la delocalizzazione della produzione energetica, e hanno
49
lo svantaggio di trasferire le risorse finanziarie nazionali verso l’estero tramite l’acquisto di
certificati internazionali. Di conseguenza, la flessibilità permette una riduzione dei costi, ma a
scapito dello sviluppo e dell’ammodernamento del sistema elettrico nazionale e comunitario.
A questa prima osservazione va aggiunto poi che il Pacchetto 20-20-20 tende a
sottostimare i costi diretti per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Vediamo due casi specifici.
1. Le valutazioni di costo del modello considerano esclusivamente quelli diretti di
investimento, mentre tralasciano i costi di incentivazione. Un certificato verde25 vale oggi in
Italia tra i 90 e 130 €/MWh. Rappresenta quindi una parte importante dei costi di produzione che
devono essere contabilizzati. A questo si aggiunga che lo scenario Baseline stima che entro il
2020 circa l’8.2% della domanda finale in Italia sarebbe coperta da fonti rinnovabili. Senza gli
incentivi nazionali questa percentuale sarebbe molto più bassa e i costi per raggiungere
l’obiettivo italiano del 17% sarebbero maggiori. Quindi, il valore di 0.66% come incidenza sul
Pil tende a sottostimare i costi effettivi per l’Italia.
2. Infine, sempre dalle simulazioni di Capros et al. (2008) risulta che la quota di
energia rinnovabile sulla domanda finale di energia cresce in tutti gli scenari diversi dal baseline.
Le tabelle 9 e 10 presentate da Capros et. al (2008) riassumono i valori degli scenari “EC
proposal with RES Trading” - cioè con scambio di GO - e “Cost-efficency” - cioè con costo
marginale di emissioni di gas serra uguale al costo marginale di sviluppo delle FER tra gli Stati
membri. Nel primo scenario (with RES Trading) la stima è di un incremento della quota delle
FER rispetto al baseline pari a +7.5% per l’Europa, e +5.8% per l’Italia; nel secondo scenario
(Cost-efficency) si ottiene invece un avanzamento di +7.6 per l’Europa e di +6.8% per l’Italia.
Sommando questi valori a quelli dello scenario baseline (pari a 12.7 e 8.2 per cento
25 Un certificato verde è una forma di incentivazione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Si tratta di titoli negoziabili che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO2: se un impianto produce energia da fonti rinnovabili emettendo meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con fonti fossili, il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili ma non lo fanno autonomamente. I certificati Verdi sono stati introdotti dal decreto di liberalizzazione del settore elettrico nota come Decreto Bersani. I certificati verdi permettono alle imprese che producono energia da fonti fossili di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%. L'impresa produttrice di energia acquista, presso la borsa gestita da GSE, i certificati che gli occorrono per raggiungere la soglia del 2% della propria produzione. Nel 2006 il prezzo dei certificati verdi è stato pari a circa 125 €/MWh, valore a cui va aggiunto il prezzo di cessione dell'energia elettrica sul mercato (oltre 70 €/MWh), per un totale di 195 €/MWh. Dal 2009 sarà di circa 180 €/MWh più il prezzo di cessione dell'energia elettrica sul mercato.
50
rispettivamente) notiamo che l’Europa a 27 paesi realizza l’obiettivo del 20%, mentre l’Italia
rimane comune al di sotto del 17%.
A quale conclusioni arriviamo? Le simulazioni precedenti stimano per l’EU27 un costo
per lo sviluppo di energie rinnovabili, in termini di prodotto nazionale al 2020, compreso tra il
0.45 e lo 0.71% del Pil. Per l’Italia nel migliore degli scenari il costo è pari allo 0.66%. Per
l’Italia, inoltre, il raggiungimento del target del 17% richiede un extra-costo per rispettare
l’obiettivo, portando a concludere che un costo di 1.14% del Pil al 2020 sembra essere la
prospettiva più realistica.
3.6 Una stima degli impatti su valore Aggiunto e occupazione.
Nel paragrafo precedente la stima dei costi collegati al Pacchetto 20-20-20 era espressa
in termini di incidenza sul Pil. La stima era aggregata per l’intera economia e non forniva
informazioni nè sull’impatto diretto della nuova politica per l’energia sul valore aggiunto e
sull’occupazione nel comparto delle FER, nè sugli effetti indiretti che le medesime politiche
possono avere nei settori concorrenti di produzione di energia elettrica da fossile “tradizionale”,
come conseguenza della ristrutturazione e riorganizzazione dell’intero settore dell’energia.
Molti lavori empirici precedenti al Pacchetto 20-20-20 hanno tentato di simulare
scenari macroeconomici con politiche d’incentivo a favore dei settori verdi. Una proiezione dalla
Commissione Europea (2003) stimava un guadagno netto di 950 mila nuovi occupati diretti e
indiretti nel settore FER europeo entro il 2010, e di un ulteriore 1.4 milioni di addetti per il 2020,
sulla base degli incentivi esistenti al 2003. Circa il 60-70 percento di questi nuovi posti di lavoro
si sarebbero attivati nell’industria, ed il restante nel settore agricolo.26 Similmente, l’European
Renewable Energy Council (EREC) (2007) stimava che entro il 2020 i posti di lavoro collegati
all’economia verde sarebbero cresciuti fino a superare in Europa la soglia dei 2 milioni di posti
di lavoro.27
26 European Commission, “Meeting the Targets & Putting Renewables to Work. Overview Report,” MITRE—Monitoring & Modelling Initiative on the Targets for Renewable Energy, (2003) 27 European Renewable Energy Council (EREC), Renewable Energy Technology Roadmap up to 2020, Brussels : January 2007.
51
Il recente Rapporto del Cnel-Issi (2009) affronta tale questione attraverso l’impiego
delle matrici di interdipendenza settoriali (o input/output).28 Con questa metodologia si stimano
sia gli effetti moltiplicativi diretti e indiretti causati dalla variazione della domanda finale dei
diversi settori, che quelli indotti dall’aumento del reddito che attraverso il consumo di famiglie e
imprese entra nel circuito economico come spesa addizionale. I dati di partenza sono tratti dalle
Tavole delle risorse e degli impieghi prodotte dall’ISTAT e aggiornate all’anno 2004; e lo scopo
è di stimare la dinamica di crescita dei settori eolico e fotovoltaico, che, come abbiamo appreso
nei paragrafi precedenti, mostrano interessanti potenziali di crescita.
Dal punto di vista degli effetti moltiplicativi l’intera sequenza degli impatti viene
costruita partendo dal 2004, assumendo come benchmark i moltiplicatori settoriali di quell’anno
e il dato storico delle importazioni dei comparti allo stesso anno. Questo deve indurre alcune
cautele nella valutazione delle proiezioni perché, come già sappiamo, attualmente nel comparto
del fotovoltaico una quota rilevante delle tecnologie e dei beni di investimento proviene
dall’estero. I settori Ateco non consento però di scorporare questo segmento industriale da quello
più ampio delle macchine e apparecchi elettrici. Così nella stima degli impatti, a parità di
moltiplicatore, si potrebbe registrare una sovrastima degli effetti diretti e indiretti in quanto gli
investimenti importati nel settore fotovoltaico sono superiore alla media del settore aggregato, e
quindi “disperdono” all’estero una parte rilevante della domanda e dei suoi incrementi. Altresì,
se nel medio periodo (i 12 anni della simulazione) il settore nazionale del fotovoltaico tendesse a
crescere allungando la filiera produttiva, e espandendo la dimensione (occupazionale e valore
aggiunto) del comparto, la stima finale potrebbe risultare sottostimata poichè attribuirebbe
all’estero parte della domanda che potrebbe essere invece soddisfatta dall’offerta interna.
Altro caso è quello del settore eolico. Infatti, in questo comparto è possibile che le
stime delle matrici intersettoriali tendano già a sottostimare l’effetto moltiplicativo su produzione
e occupazione in quanto esso è già oggi un settore produttivo maturo.
Va infine sottolineato che la fissità dei moltiplicatori leontviani e l’assunzione implicita
di assenza di progresso tecnologico inducono delle distorsioni nella simulazione di cui bisogna
tenere conto per esprimere una valutazione equilibrata delle proiezioni su occupazione e valore
aggiunto. Con questi caveat, l’analisi empirica viene condotta considerando l’orizzonte
temporale che va dal 2009 al 2020. Perciò l’intero esercizio deve essere visto come indicativo
degli scenari futuri, con proiezioni a cui deve essere attribuito più un carattere orientativo che 28 Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (2009), “Indagine sull’impatto delle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici sul sistema produttivo e sull’occupazione in Italia”, Roma.
52
normativo.
3.6.1 Comparto eolico.
La figura 13 riassume le ipotesi del rapporto Cnel-Issi sulla dinamica del settore eolico.
Figura 13. Dinamica della produzione lorda elettrica da eolico
Fonte:Rapporto Cnel-Issi (2009). (Per riferimenti vedi nota 18)
La crescita nella produzione lorda annua di energia da eolico ricalca le considerazioni
sostenute dal Governo Italiano nel Position Paper 2007 circa il potenziale energetico da FER
disponibile al 2020 per rispettare gli obiettivi contenuti nel pacchetto energia, riassunte nel
precedente paragrafo 2 e riportate nella tabella 6.
In dettaglio, si assume che da 5.9 TWh di energia lorda prodotta nel 2008 si
raggiunga il livello di 18.4 TWh nel 2020.29 I tassi di crescita, ad andamento decrescente, che
dovrebbero riflettere lo sviluppo del settore e i rendimenti decrescenti della tecnologia, passano 29 La stima al 2008 è dell’ANEV. A consuntivo però, secondo i dati raccolti dal GSE il livello raggiunto complessivamente dall’eolico nel 2008 è stato inferiore e pari a 4.8 TWh. Si veda la figura 4. Inoltre, la simulazione si limita al solo eolico on-shore che rappresenta circa l’80% del potenziale complessivo. Quindi, il dato ipotizzato di 5.8 TWh del 2008 dovrebbe essere ridotto di 1 TWh più il 20% di 4.8 ossia di un volume pari a 0.96 TWh, per un totale effettivo al 2008 pari a 3.84 TWh.
53
da un iniziale 25% a un più contenuto 1.1%.
Tabella 7. Nuova occupazione e valore aggiunto nel settore eolico
2009 2020media annua
Occupazione
temporanea 32 448 3 416 19 424
permanente 671 4 823 4 823totale 33 119 8 239 24 248
Valore Aggiunto
temporanea 1 725 182 1 033
permanente 36 256 256totale 1 761 438 1 289
Produttività 53 171 53 161 53 159
Fonte: elaborazioni su dati Cnel-Issi (2009). Occupati in migliaia.
Valore aggiunto in milioni di euro.
Anche per i costi di investimento si ipotizza un andamento temporale decrescente
coerente con l’aumento della produzione e della potenza installata, e quindi con l’esistenza di
economie di scala. Quest’ultima ipotesi accoglie le indicazioni della Commissione Europea che
prevedeva nel Renewable Energy Road Map (2007) una riduzione dei costi per la produzione
dell’energia elettrica da impianti eolici on-shore del 13% tra il 2008 ed il 2020. Nel lavoro Cnel-
Issi si è più prudenti e si applica una variazione del costo di investimento leggermente inferiore e
pari all’11%. In ragione di ciò si stima una diminuzione del livello del costo da 1900 euro per
KW nel 2009, ai 1700 euro per KW nel 2020.30 Con questo andamento dei costi, la spesa in
investimenti per la struttura e il potenziale elettrico si riduce da 1.6 miliardi di euro nel 2009, ai
30 E’ comunque importante sottolineare che i costi di investimento imputati dal CNEL nello scenario base del 2009 sono molto superiori a quelli supposti dalla Commissione Europea (CU) su cui era basato la Renewable Energy Road Map (2007, COM(2006) 848 finale). Il questo documento la CU ipotizzava per l’Italia una riduzione del costo per la produzione di energia eolica on-shore da 948 euro/kw nel 2007 a 826 euro/kw nel 2020. In una posizione intermedia si situava invece l’European Wind Energy Association (EWEA, The economics of wind energy, marzo 2009) secondo cui in Italia il costo in euro per Kw nel 2007 era all’incirca pari a 1200. Da notare è che, ai fini della simulazione - sebbene i tassi di crescita ipotizzati del CNEL nei diversi scenari non siano molto diversi da quelli utilizzati dalla CU (rispettivamente 11 e 13 per cento) - il valore assoluto degli investimenti del 2009 incide sull’ammontare cumulato finale degli investimenti attivati, e dunque, sia sul rapporto capitale-lavoro che sul valore aggiunto, che si ipotizza venga originato dall’applicazione del Pacchetto 20-20-20.
54
170 milioni di euro nel 2020, con un investimento cumulato sull’intero arco di tempo di 12 anni
di 11.6 miliardi di euro. In termini medi, quindi, si ipotizza nell’eolico una spesa di investimento
annua pari di poco inferiore ad 1 miliardo di euro l’anno.
La tabella 7 riassume i risultati più significativi della simulazione sia in termini di
attivazione occupazionale che di valore aggiunto, così come scaturisce dall’applicazione del
Pacchetto 20-20-20. L’occupazione totale del comparto eolico è la somma dell’occupazione
temporanea, legata alla fase di realizzazione dei nuovi impianti, con quella permanente che è
associata alla gestione e manutenzione degli impianti. Sulla base delle ipotesi di crescita
ricordate sopra, e dei moltiplicatori leontviani ricavati dalle tavole input-output, al 2020 è
stimato un incremento marginale di 8.239 occupati, mentre nel periodo iniziale l’effetto
incrementale è molto superiore e pari a 32.448 unità perché legato alla realizzazione dei nuovi
impianti.
Ai fini della valutazione degli effetti complessivi del Pacchetto 20-20-20 sul mercato
del lavoro quello che conta è, però, il volume medio di occupazione che si registra durante un
anno, e che è il risultato dei flussi di entrata e di uscita dallo stato di occupazione nel settore.
Questo dato è riportato nella terza colonna della tabella 6. Il livello occupazionale attivato risulta
in media annua superiore alle 24.000 unità. Prendendo come riferimento il dato di 10.000 addetti
nel settore eolico al 2008, stimato dall’Associazione Nazionale Energie del Vento (ANEV) e
utilizzato come parametro dello scenario base dal Cnel-Issi, questo implicherebbe un aumento
dell’occupazione settoriale, in ogni anno, superiore alle 24.000 unità per un totale complessivo in
media annua di 34.000 unità. Dal punto di vista settoriale la nuova occupazione diretta, indiretta
e indotta, si distribuisce per l’8% nel settore elettrico, il 6% nelle costruzioni, il 4% nel
commercio, il 6% nei prodotti metallici, il 20% nelle attività professionali (ingegneri, progettisti,
geometri, geologi) e il 56% nelle altre attività.
Dal punto di vista economico è interessante misurare la variazione dell’intensità del
capitale del settore attraverso il rapporto tra i nuovi investimenti e l’occupazione attivata
(Investimenti/Occupazione). L’investimento per occupato che si ottiene dalla simulazione è
mediamente pari 41.600 euro. Considerando che nel settore eolico circa il 75% del costo totale
dell’energia prodotta è riconducibile alle spese di impianto e alle tecnologie impiegate,31 ne
risulta che in media 31.200 euro di spesa per occupato sono riconducibili al capitale fisico.
31 Stima dell’European Wind Energy Association (EWEA, The economics of wind energy, marzo 2009).
55
Questa caratteristica rende il settore eolico tipicamente capital-intensive distinguendolo da quelli
di produzione di energia da combustibile fossile, dove invece il 40-70 per cento dei costi sono
determinati dalla gestione e manutenzione degli impianti.
Figura 14. Valore aggiunto dei settori FER nel 2005. (miliardi di euro)
Fonte: Commissione Europea, EmployRES Final Report 2009.
Ciononostante, la stima del Cnel-Issi sembra tralasciare questo aspetto. I dati relativi
all’evoluzione del valore aggiunto hanno difatti tendenze equivalenti a quelle occupazionali, così
che la produttività annua (VA/occupati) rimane costante (circa 53.000 euro per addetto) sia in
termini marginali che medi durante l’intero orizzonte di valutazione, mentre ci si attenderebbe
una produttività crescente data la caratteristica di settore tecnologicamente avanzato e ad alta
intensità di capitale. Dalla contabilità della crescita sappiamo che il tasso di crescita della
produttività del lavoro dipende dall’avanzamento del rapporto capitale-lavoro e dal progresso
tecnologico. Così una produttività costante nei livelli al trascorrere del tempo, cioè con tasso di
crescita nullo, dovrebbe implicare anche l’assenza di avanzamento tecnologico nel settore eolico
e la stazionarietà del rapporto capitale-lavoro, conclusione questa francamente poco plausibile
alla luce delle caratterisitche high-tech del settore e degli obiettivi attesi dalla nuova politica
energetica europea. Questa considerazione induce ad essere molto cauti sulla valutazione dei
risultati della stima.
56
Dal punto di vista della crescita questo dato introduce una criticità nella stima
collegata al Pacchetto 20-20-20. Ciò che conta ai fini dello sviluppo non è il livello assoluto
delle variabili, ma il loro tasso di crescita. Se la produttività del lavoro non cresce la capacità di
allargare stabilmente la dimensione del settore risulta estremamente limitata, con ricadute
negative nel lungo periodo sull’evoluzione della redditività, dell’autofinanziamento e,
naturalmente, delle retribuzioni. Tuttavia, se ci limitiamo ad osservare i numeri della simulazione
del Cnel-Issi il valore aggiunto cresce in media annua di 1 miliardo e 289 milioni di euro, pari a
0.9 punti di Pil del 2008. Questo è un incremento significativo rispetto ai dati del 2005 (si veda
figura 14), quando il peso dell’eolico ammontava allo 0.32% del valore aggiunto nazionale, ma
lascia aperti gli interrogativi sulla capacità del settore eolico di autopromuoversi.
57
3.6.2 Comparto Fotovoltaico
Considerazioni simili possono essere fatte per il fotovoltaico che occupa oggi in Italia
circa 5700 occupati. Attualmente, questo comparto è caratterizzato da grandi opportunità di
sviluppo, per questo nel lavoro Cnel-Issi si ipotizza un ritmo di crescita della produzione elettrica
da fotovoltaico particolarmente sostenuto, che passa dal 70% del 2009 al 20% del 2020.
Figura 15. Dinamica della produzione lorda elettrica da fotovoltaico
Fonte:Rapporto Cne-Issil (2009)
La figura 15 ne riassume l’andamento temporale. Il dato di partenza per il 2008 è
stimato in 200 GWh di potenza complessivamente installata,32 mentre il target del 2020 è fissato
sugli obiettivi del Position Paper del 2007, con l’esclusione del solare termodinamico (si veda la
precedente tabella 5).
Per ciò che riguarda i costi di investimento si ipotizza una spesa media di 6.150 euro
per KW installato, che dovrebbe generare una spesa complessiva per investimenti di 33 miliardi
di euro tra il 2009 ed il 2020, con una incidenza in media annua pari a 2.75 miliardi di euro.33
32 A consuntivo il dato del 2008 è stato di poco inferiore e pari a 193 GWh (si veda la precedente figura 4). 33 I dati relativi ai costi per KW sono tratti dal rapporto dell’Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
58
L’applicazione delle matrici intersettoriali ai parametri di produzione e di costo appena citati
consente di derivare le simulazioni i cui dati principali sono riportati nella tabella 8.
Tabella 8. Nuova occupazione e valore aggiunto nel settore Fotovoltaico
2009 2020media annua
Occupazione
temporanea 15 119 64 655 52 587
permanente 120 5 014 5 014totale 15 239 69 669 57 601
Valore Aggiunto
temporanea 817 3 496 1 033permanente 6 271 271
totale 824 3 767 3 114
Produttività 54 071 54 069 54 061
Fonte: elaborazioni su dati Cnel-Issi (2009). Occupati in migliaia.
Valore aggiunto in milioni di euro.
Per quanto riguarda l’occupazione si stima un notevole incremento (di dimensione pari
a a dieci volte il valore del 2008) con una media annua di 57.601 unità, a cui si associa una
crescita del valore aggiunto superiore ai 3 miliardi di euro. Rispetto all’eolico perciò si avrebbe
un avanzamento del settore fotovoltaico di dimensione tripla. Da notare è che dai moltiplicatori
delle tavole input-output risulta che la nuova occupazione si distribuirebbe nei settori elettrico
(19%), nei prodotti metallici (4%), nelle costrizioni (8%), nel commercio all’ingrosso (4%), nelle
attività professionali (18%) e nelle altre attività (47%). Restano tuttavia aperti i problemi relativi
alla crescita della produttività del lavoro già sottolineati nel paragrafo precedente. Anche in
questa simulazione difatti, il livello della produttività rimane costante, e all’incirca pari a 54.000
euro per occupato, durante l’intero arco di tempo della simulazione pregiudicando la crescita e
l’affermazione autonoma del settore.
Anche in questo scenario, dunque, valgono le considerazioni precedenti relative alla
(APER) “Studio sui costi di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, Milano, ottobre 2007. I dati sono riferiti al contesto di mercato aggiornato al 15 ottobre 2007.
59
capacità del settore di autopromuoversi, al di là degli incentivi, attraverso la costituzione di un
circuito virtuoso che leghi l’incentivazione alla produttività e al progresso tecnologico. Per
essere competitiva, rispetto alle altre tradizionali forme di energia, la tecnologia delle fonti
rinnovabili dovrebbe essere in grado di giustificare la sua adozione in termini economici. Questo
obiettivo appare però difficilmente raggiungibile alla luce degli attuali incentivi. Nella stima
degli effetti legati all’applicazione del pacchetto energia è dunque necessario un attento
monitoraggio degli interventi fiscali e della politica industriale sull’accumulazione nei settori
verdi, sulla “produzione” di conoscenze per le tecnologiche rinnovabili e sul cambiamento delle
curve di costo, affinchè le misure d’intervento implementate siano capaci di promuovere
l’innovazione e l’investimento autonomo di questi settori.
3.7 Alcune conclusioni
Il lavoro Cnel-Issi delinea scenari di crescita per le rinnovabili eoliche e fotovoltaiche
di grande interesse. Dal punto di vista metodologico l’esercizio stima gli effetti attesi dalle
misure di incentivo, dai segnali di prezzo, dallo sviluppo tecnologico e dalla regolamentazione
che dovrebbero favorire lo sviluppo dei settori delle FER. Come ogni lavoro di simulazione
soffre però di alcune limitazioni, che impongono di valutare cum grano salis i risultati delle
stime. I principali limiti del lavoro riguardano l’uso dei moltiplicatori fissi, l’assenza di
progresso tecnologico e la ricaduta di questi (mancanti) fattori sulla produttività. Una
integrazione di questi aspetti nella stima è cruciale per la equilibrata valutazione degli impatti e
per la quantificazione del potenziale connesso alla crescita dei settori FER in Italia.
Un ultimo punto va sottolineato. Le politiche “verdi” possono creare nuovi posti di
lavoro e opportunità nei nuovi settori. Tuttavia, è inevitabile che al crescere della dimensione dei
settori verdi si registrino perdite di occupazione in quelli tradizionali di produzione di energia, e
anche in quelli collegati, come per esempio, nell’estrazione e nel raffinamento del petrolio. In
questa ottica, lo studio Cnel-Issi offre un primo bilancio netto, contabilizzando la perdita di
occupati e di valore aggiunto che a seguito delle politiche di incentivazione può determinarsi nel
comparto termoelettrico tradizionale. L’impatto netto stimato della sostituzione, in termini
economici e occupazionali, di produzione da termoelettrico con eolico e fotovoltaico è
complessivamente positivo con circa 6700 nuovi occupati permanenti e una media annua di circa
60
69 mila occupati temporanei, per un totale superiore ai 75 mila nuovi occupati. Si auspica un
guadagno netto di valore aggiunto di 3.8 miliardi di euro. I segmenti occupazionali che ne
trarrebbero maggiore beneficio sono quelli delle attività professionali, delle macchiene e
apparecchi elettrici, ma anche quelli delle costruzioni; le maggiori perdite si registrano, come ci
si aspetterebbe, nei comparti dell’energia elettrica tradizionale e dei servizi petroliferi.
3.8 Gli effetti lordi e netti degli incentivi verdi
Lo studio degli effetti lordi e netti del Pacchetto 20-20-20 sull’occupazione e sul valore
aggiunto nei paesi europei è stato di recente oggetto di un’approfondita analisi della
Commissione Europea, e i risultati sono raccolti nel voluminoso Rapporto EmployRES (2009).34
In questo rapporto, a volte sin troppo articolato, si cerca di stimare l’impatto della politica
energetica europea sull’economia reale, confrontando diversi profili di sviluppo dei settori delle
FER in presenza di incentivi, con uno scenario base senza incentivi denominato No policy
scenario. I risultati delle simulazioni con policy sono solitamente presentati come scostamento
dallo scenario No policy per evidenziare l’effetto netto incrementale degli incentivi e delle
politiche sul potenziamento dei settori “verdi”. Più precisamente, si discutono quattro ipotesi
alternative denominate:
1. BAU/ME - NP. Lo scenario Business as Usual (BAU) con limitata esportazione
(ME), contro lo scenario No Policy (NP).
2. BAU/OE – NP. Lo scenario Business as Usual con crescenti esportazioni (OE),
contro lo scenario NP.
3. ADP/ME – NP. Lo scenario Accelerated RES deployment policy (ADP) con limitata
esportazione (ME), contro lo scenario NP.
4. ADP/OE – NP. Lo scenario Accelerated RES deployment policy con crescenti
esportazioni (OE), contro lo scenario NP.
La stima degli effetti lordi, ossia di quelli che coinvolgono esclusivamente il settore
delle FER, viene effettuata con una analisi input-output. La stima degli effetti netti viene invece
34 European Commission, Directorate General for Energy and Trasport in the European Commission (2009). “The impact of renewable energy policy on economic growth and employment in the European Union”, Final Report, April 2009, Bruxel.
61
condotta impiegando due macromodelli, NEMESIS e ASTRA, rappresentativi dell’economia
europea. L’effetto netto tiene conto non solo dell’espansione del settore oggetto delle politiche
incentivanti, ma anche dello spiazzamento subito dagli altri settori concorrenti e dall’effetto
moltiplicativo di queste variazioni sull’intero sistema economico. Per lo studio degli effetti netti i
dati di partenza sono:
• gli investimenti nazionali previsti nei settori FER, e alla perdita degli investimenti
nei settori concorrenti di produzione elettrica tradizionale fossile
• la variazione netta delle partite correnti per settore economico
• il cambiamento dei costi di mantenimento e gestione per settore economico
• la domanda netta di carburanti
• la variazione dei prezzi dell’energia elettrica, per le famiglie, l’industria e i servizi
• la domanda del settore agricolo e forestale.
Gli stimoli possono essere positivi o negativi, ed hanno un effetto moltiplicativo di tipo
Keynesiano sul prodotto interno lordo e sull’occupazione.
3.8.1 Effetti lordi
I due grafici della figura 16 illustrano le proiezioni dell’occupazione e del valore
aggiunto del settore FER dell’economia europea tra il 2010 ed il 2030, calcolate attraverso la
procedura input-output . E’ utile limitarci a confrontare i due scenari più plausibili (BAU e ADP
ed esportazioni medie) con quello di riferimento NP. Le simulazioni mostrano l’esistenza di una
relazione positiva tra le politiche incentivanti e la crescita dell’occupazione e del valore aggiunto
nel settore delle FER.
La correlazione positiva tra le due variabili è più forte nello scenario ADP, dove
l’occupazione al 2020 raggiunge il livello di 2.8 milioni di euro, con un valore aggiunto che
nello stesso anno raddoppia rispetto ai valori del 2010. In termini di variazione percentuale, il
valore aggiunto cresce a tassi decrescenti, passando dal 27% al 7% nello scenario BAU, e dal
44% al 16% nello scenario ADP. I tassi di crescita settoriali appaiano tuttavia eccessivamente
elevati, e fanno nascere qualche dubbio sulla plausibilità della stima. Comunque, in termini
assoluti, nello scenario più ottimistico ADP si stima che l’occupazione possa raggiungere 2.8
milioni nel 2020. Il 60-70% dell’occupazione interesserà l’industria manifatturiera e dei servizi
62
di ingegneria e installazione, la restante quota il settore dell’agricoltura. Il lavoro qualificato e
specifico per le rinnovabili conterà per circa 1/3 dell’occupazione, la restante quota potrà
provenire da specializzazioni già acquisite in altri settori manifatturieri.
L’andamento ascendente del valore aggiunto e dell’occupazione ha tuttavia l’effetto
di sostenere la crescita della produttività del lavoro, ma solo a partire al 2025. Difatti, dopo un
iniziale rallentamento tra il 2010 ed il 2015 (rispettivamente -1%, -3%, -1% nei tre scenari)
dovuto al deciso avanzamento dell’occupazione, la produttività recupera in tutti gli scenari fino
al 2020 (0%, 0%, 7%) e accelera ulteriormente fino al 2030 (8%, 8%, 7%). I moltiplicatori
dell’esercizio implicano quindi che la dinamica degli investimenti nelle rinnovabili influenza
positivamente quella dell’occupazione.
Per ciò che riguarda i dati disaggregati delle singole economie l’esercizio stima per
l’Italia una risposta dell’occupazione particolarmente elevata. La differenza tra lo scenario
ADP/ME con quello NP, visibile nella figura 17, è di circa 120 mila occupati in più. Stime
equivalenti si hanno per la Francia, la Spagna, la Germania e la Polonia. I settori più
avvantaggiati tra le rinnovabili in Italia risultano essere quello dei biogas, delle biomasse, il
geotermico e dei biocarburanti per i trasporti. La figura 17 ne sintetizza visivamente gli impatti
lordi.
63
Figura 16. Gli effetti lordi in EU27 rispetto allo scenario NP
Valore Aggiunto (milioni di euro)
0
40000
80000
120000
160000
200000
2005 2010 2015 2020 2025 2030 2035
NP
BAU/ME
ADP/ME
Occupazione (migliaia)
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
2005 2010 2015 2020 2025 2030 2035
NP
BAU/ME
ADP/ME
Fonte: Elaborazioni su dati EmployRes (2009). Commissione Europea
64
Figura 17. Differenza nell’occupazione lorda tra ADP/ME e quello NP al 2020
Fonte: EmployRES (2009). Commissione Europea.
3.8.2 Gli effetti netti: il modello NEMESIS
Il modello NEMESIS copre 30 settori produttivi e 27 categorie di consumo per
l’Europa a 27 paesi, con l’inclusione della Norvegia, ma senza Cipro e la Bulgaria (per
mancanza di dati). Ogni paese è modellato individualmente, ed è successivamente posto in
relazione con gli altri attraverso gli scambi commerciali di beni e servizi. Le funzioni di
comportamento rappresentano il Governo, i consumatori e le imprese. Tecnicamente è un
modello di equilibrio economico generale in economia aperta.
L’interazione tra i settori determina l’allocazione delle risorse e la crescita
dell’economia. Il Governo indirizza la crescita dei settori attraverso gli strumenti della politica
fiscale (tasse, imposte, spese sociali, trasferimenti). La variazione del valore di questi strumenti
rappresenta nel modello il cambiamento dell’indirizzo della politica economica (espansiva,
restrittiva) e degli incentivi a favore dei settori verdi.
L’investimento addizionale nei settori RES ha due diversi effetti sull’economia. Gli
effetti diretti si manifestano attraverso il tradizionale moltiplicatore Keynesiano accrescendo la
domanda nazionale e il prodotto interno. Questo effetto espansivo si riflette anche nel settore
agricolo e forestale, con aumento della domanda per le biomasse. Dato però che gli investimenti
65
nel settore delle rinnovabili sono sostituti imperfetti degli investimenti nei settori tradizionali
fossili si registra anche un impatto negativo sulla produzione e sull’occupazione aggregata, per la
parte di investimento tradizionale che viene spiazzato da quello verde. Il combinato disposto dei
due effetti fa variare il saldo delle partite correnti, e i prezzi dell’energia elettrica.
Gli effetti indiretti si manifestano nel medio periodo. L’aumento della produzione e la
crescente domanda di lavoro si risolve in un aumento dei salari e dei costi di produzione che ha
due conseguenze: da una parte sostiene i consumi crescenti delle famiglie, via l’aumento del
reddito, dall’altra spinge le imprese a rivedere le decisioni di investimento e di produzione nei
settori e tra i settori produttivi, con effetti di ritorno nel mercato del lavoro. La combinazione di
queste variazioni, e i parametri del modello, determinano la convergenza o meno del sistema
verso un nuovo equilibrio di stato stazionario.
Le simulazioni vengono condotte ipotizzando impulsi (shock) di diversa natura che
influenzano lo sviluppo dei settori delle FER. Questi shock, in parte riconducibili agli effetti
delle politiche d’incentivo, possono essere raggruppati in nove categorie:
1. nuovi investimenti per le tecnologie delle FER
2. crescita delle esportazioni di tecnologie FER
3. domanda addizionale dei settori FER
4. costi crescenti di gestione e manutenzione delle tecnologie FER
5. riduzione dell’importazione di fonti fossili di energia
6. maggiori importazioni di tecnologie FER
7. diminuzione degli investimenti in tecnologie convenzionali
8. costi decrescenti di gestione e manutenzione delle tecnologie trazionali
9. aumento dei prezzi dell’elettricità
I primi cinque punti fanno riferimento a input che hanno impatti positivi sull’economia
dei singoli paesi. I restanti quattro effetti hanno invece conseguenze negative. Analizziamo
alcune simulazioni.
66
3.8.3 L’effetto netto per EU 27
L’impatto netto delle politiche settoriali per le FER sul prodotto interno lordo è positivo
anche se di dimensioni ridotte, in tutti gli scenari. Anche per queste simulazioni, come già in
quelle discusse di Capros et al. (2008), i maggiori vantaggi si ottengono nello scenario a più alta
flessibilità. La figura 18 riassume l’incremento netto stimato della crescita del Pil europeo a
seguito degli impulsi, rispetto allo scenario base NP a partire dal 2010, e su un orizzonte di venti
anni.
Il valore dell’impulso è espresso in funzione dei cambiamenti elencati sopra.
Naturalmente, lo scenario BAU/ME è quello a cui è associato l’impulso minore, non risentendo
per esempio dell’espansione dell’esportazioni (secondo la stima nel 2030 il contributo
all’incremento netto del Pil rispetto allo scenario NP sarebbe trascurabile, ossia meno dello
0.15%). Nel caso ADP/OE che incorpora gli impulsi più rilevanti l’incremento sarebbe superiore
ma con un guadagno netto del Pil al 2030 non superiore allo 0.45% rispetto allo scenario NP. Gli
altri due scenari sono in un range intermedio.
Figura 18. Tasso di crescita del Pil in EU 27 rispetto allo scenario NP
Fonte: EmployRes (2009). Commissione Europea
E’ da sottolineare come la differenza nella crescita netta del Pil sia sempre minore nei
due scenari BAU (0.14% per ME e 0.20% per OE) rispetto ai due scenari ADP, dove gli impulsi
hanno un effetto netto sul Pil, al 2030, di 0.36% per ME, e di 0.44% per OE.
67
Figura 19. Tasso di crescita dell’occupazione in EU27 rispetto a NP
Fonte: EmployRes (2009). Commissione Europea
La figura 19 descrive invece la risposta dell’occupazione netta agli impulsi. I risultati
delle simulazioni sono il linea con lo sviluppo del Pil, anche se l’occupazione mostra una
elasticità minore rispetto al prodotto. Negli scenari BAU l’occupazione aumenta entro il 2030
dello 0.08%, sotto l’ipotesi ME e dello 0.12% in OE. In valore assoluto, il numero dei nuovi
posti di lavoro varia tra le 187 mila e le 262 mila unità rispettivamente. Nel scenario ADP la
crescita stimata è invece superiore, e pari 545 mila posti di lavoro (0.24%) in ME, ed a 656 mila
unità in OE (0.29%).
A livello di EU27 nel miglior scenario (ADP/OE) si avrebbe un guadagno netto di 515
mila nuovi posti di lavoro nel 2020, e di 640 mila nel 2030 che si distribuirebbero in maniera
disomogenea tra i diversi paesi europei. Vedremo poi il caso italiano
Infine, dal punto di vista dei settori, quelli che secondo le simulazioni ne trarrebbero
maggiore vantaggio sono quello manufatturiero, le costruzioni e i servizi. I risultati degli scenari
BAU sono qualitativamente simili. Nel 2030 si stimano 65 mila nuovi posti di lavoro nei servizi,
73 mila nel manufatturiero, e 35 mila in agricoltura. Analogamente negli scenari ADP le stime
tendono ad essere comparabili sotto le due ipotesi relative ai flussi di esportazione, con circa 233
mila posti di lavoro creati rispetto allo scenario NP, e con una distribuzione dell’occupazione nei
settori simile alla precedente BAU, ma con circa 65 mila occupati in più.
68
3.8.4 L’effetto netto per l’Italia
Veniamo ora all’Italia. La tabella 9 riassume alcuni dati relativi all’impatto cumulato
entro il 2020 degli impulsi stimati a partire dal 2010. In tutti e quattro i contesti l’effetto è
positivo con una decisa prevalenza dello scenario Accelerated RES deployment policy (ADP)
rispetto a quello Business As Usual. In quest’ultimo caso, le differenze tra le due alternative
BAU/ME e BAU/OE sono modeste, con un guadagno di un punto percentuale sul Pil nel caso
BAU/OE. Dalle stime della Commissione risulta inoltre che nel contesto BAU per molti dei
paesi europei le simulazioni producono guadagni equivalenti. Vantaggi più evidenti si stimano
solamente per la Germania, la Spagna, la Danimarca e l’Olanda.
Tabella 9. L’effetto degli impulsi al 2020 in Italia rispetto allo scenario NP
Pil (%) Occupati
BAU/ME 0.08 11 000
BAU/OE 0.09 13 500
ADP/ME 0.31 45 100
ADP/OE 0.34 62 900
Fonte: Elaborazioni su dati EmployRES (2009).
Commissione Europea.
Sempre i dati della Tabella 9 mostrano però che al 2020 nel contesto ADP si realizzano
per l’economia italiana gli avanzamenti più notevoli dei settori FER. Dei 515 mila nuovi posti di
lavoro dello scenario ADP/OE in Italia ne sarebbero attivati circa 63 mila, ossia una quota
superiore al 12%. Si noti che le stime dell’occupazione nello scenario ADP sono comparabili a
quelle del modello Cnel-Issi (dove si stimavano 75 mila nuovi posti di lavoro netti), dove però
questi target sono raggiunti sotto l’ipotesi di invarianza delle partite correnti. Questo elemento
rende dunque molto diverse la natura e la valutazione economica delle due stime.
69
3.8.5 Gli effetti netti: il modello ASTRA
Il modello ASTRA (Assessment of Transport Strategy) è stato originariamente
sviluppato per studiare le interrelazioni tra il sistema dei trasporti e quello economico nei paesi
europei, e solo a partire dal 2004 è stato esteso al settore energetico per valutare l’impatto della
variazione dei prezzi petroliferi e delle politiche ambientali sul riscaldamento climatico.
Il modello è composto da un sistema di equazioni simultanee che sintetizza il
funzionamento dell’economia di EU 27, con l’aggiunta della Norvegia e della Svizzera. Il
prodotto nazionale, il consumo, l’investimento, la domanda aggregata, le importazioni e le
esportazioni, e l’occupazione sono parte integrante del modello.
L’aspetto che lo distingue dai modelli precedenti è che ASTRA stima la dinamica del
progresso tecnologico attraverso la costruzione di un indice endogeno di Produttività Totale dei
Fattori che dipende dalla dinamica dell’investimento, da quella dell’occupazione e dalla
distribuzione del reddito e dal prezzo dell’energia. L’inclusione nelle simulazioni della dinamica
del progresso tecnologico è certamente un aspetto innovativo rispetto ai modelli discussi in
precedenza (assente tanto nello studio del Cnel-Issi che nel modello NEMESIS) poichè consente
di quantificare il contributo dell’avanzamento della tecnologia alla crescita del Pil. Inoltre, il
progresso tecnologico crea un ulteriore collegamento all’interno del modello che accresce la
risposta dell’economia all’iniziale impulso attraverso il circuito che va dall’investimento, allo
stock di capitale, al prodotto potenziale, ai redditi e ai consumi, e attraverso quest’ultimi
nuovamente agli investimenti.
L’analisi empirica degli impatti netti delle politiche ambientali europee sul prodotto
nazionale e l’occupazione viene condotta utilizzando lo schema dei quattro scenari alternativi a
quello NP. Gli impulsi sono però diversi e comprendono la variazione:
1. del saldo tra i nuovi investimenti dei settori FER e la riduzione degli investimenti in
tecnologie tradizionali fossili per la produzione di elettricità
2. delle esportazioni addizionali di tecnologie per l’energia rinnovabile
3. del saldo tra la crescente produzione interna di energia da FER e le minori
importazioni di energia tradizionale da fossili
4. dei costi derivanti dalla implementazione di investimenti nella produzione di energia
da fonti rinnovabili.
70
Tra questi impulsi il più importante è quello degli investimenti nel settore delle FER, da
cui dipende l’adozione delle nuove tecnologie, l’innovazione di processo e di prodotto, la
dinamica delle esportazioni, del progresso tecnologico e della produttività. Per esempio, in
ASTRA l’impulso derivante da uno shock agli investimenti nelle rinnovabili ha un effetto
espansivo particolarmente rilevante nello scenario ADP, rispetto a quello BAU proprio grazie ai
processi di feed-back tra investimenti, progresso tecnologico ed esportazioni. L’altro stimolo
centrale del modello è la riduzione di importazioni di energia da fossili, che è parzialmente
compensata dall’aumento delle importazioni delle biomasse, impiegate per fini produzione di
energia elettrica.
3.8.6 L’effetto netto per EU 27
In questo paragrafo riassumiamo gli effetti netti sul Pil e sull’occupazione dei quattro
scenari, rispetto a quello NP, per l’Europa a 27 paesi. Le figure 18 e 19 illustrano le risposte del
Pil e dell’occupazione ad un iniziale impulso conseguente all’applicazione della nuova politica
per l’energia europea. In tutti e quattro gli scenari vi è un incremento del Pil rispetto a quello NP.
Inoltre nel caso ADP le risposte di ASTRA sono comparabili a quelle del modello NEMESIS.
Figura 20. Tasso di crescita del Pil in EU 27 rispetto allo scenario NP
Fonte: EmployRes (2009). Commissione Europea
Come già nel modello NEMESIS una risposta rilevante si registra nel caso dello
scenario ADP, indipendentemente all’ipotesi relativa al maggiore flusso di esportazione. La
71
figura 20 mostra che se prendiamo il dato ADP/OE al 2020 si ha un incremento del Pil superiore
al 25% rispetto allo scenario NP nello stesso anno. Questo dato cresce nel decennio ancora
successivo fino a sfiorare il 45% di incremento rispetto a NP. Si noti tuttavia che a questa stessa
data nello scenario BAU/OE il valore è superiore al 30% rispetto a NP. Poiché la quota degli
investimenti in FER cresce in maniera rilevante nello scenario ADP, la differenza tra BAU/OE e
ADP/OE sembra sottostimare l’effetto accelerativo atteso. Una possibile spiegazione della
sottostima risiede nel fatto che nel modello ASTRA l’aumento dei prezzi dell’energia dai settori
tradizionali e la crescita dei costi per gli impianti rinnovabili tende deprimere la dinamica di
crescita collegata agli investimenti in FER.
La figura 21 presenta graficamente gli impatti sull’occupazione in termini di
variazione percentuale in EU 27. Si può osservare come la dinamica dell’occupazione sia diversa
nei due diversi scenari, e diversa anche da quella stimata con il modello NEMESIS. Nel caso
BAU tende a crescere dal 2015 al 2030 rispetto al caso NP. Nello scenario ADP subisce un
rallentamento evidente dopo il 2015. Le due diverse evoluzioni dipendono dalla dinamica delle
esportazioni e dei costi di produzione dell’energia, e in parte dal progresso tecnologico che
accrescendo la produttività del lavoro ne riduce la quantità impiegata per unità di prodotto
ottenuto.
Figura 21. Tasso di crescita dell’occupazione in EU27 rispetto a NP
Fonte: EmployRes (2009). Commissione Europea
Nello scenario BAU la mancanza di ulteriori incentivi implica al trascorrere del tempo
una dinamica crescente dei costi netti (non più sovvenzionati) che riduce gli investimenti e i
72
consumi, con un impatto di lungo periodo negativo sulla crescita dell’occupazione. Nel caso
ADP invece l’impulso positivo continua fino al 2020, ma la saturazione del settore riduce la
capacità di creazione di nuovi posti di lavoro, che si risolve in una riduzione dei tassi di crescita
rispetto al caso di riferimento NP.
In termini assoluti, nell’ipotesi ADP l’incremento dell’occupazione al 2030 rispetto allo
scenario NP oscilli tra i 60 mila e i 120 mila occupati addizionali. Maggiore è invece il guadagno
che si ha al 2030 nello scenario BAU. La Tabella 10 riassume i dati principali. Si evince che
sull’intero orizzonte della simulazione lo stock occupazionale è sostanzialmente uguale nei
diversi scenari.
Tabella 10. La risposta dell’occupazione in EU27. (migliaia)
2010 2020 2030
BAU/ME 320 200 300
BAU/OE 322 210 340
ADP/ME 360 410 60
ADP/OE 365 430 120
Fonte: Elaborazioni su dati EmployRES (2009).
Commissione Europea.
3.8.7 L’effetto netto per l’Italia
Descriviamo infine l’impatto delle politiche energetiche sull’occupazione e il prodotto
in Italia per i quattro scenari comparati al benchmark NP. I dati principali sono riassunti nella
tabella 11.
Anche dalle simulazioni di ASTRA risulta un impatto netto piuttosto ridotto.
Tuttavia si registra un incremento nella crescita del Pil comparato al NP man mano che ci si
sposta verso gli scenari più dinamici, con una elevata spesa in investimenti per le FER e flussi
commerciali verso l’estero. La correlazione tra le due variabili è crescente con un break evidente
tra lo scenario BAU e quello ADP. Anzi dalle stime risulta una forte sensibilità della crescita di
Pil e occupazione al 2020 agli incentivi (da BAU/OE a ADP/ME) piuttosto che alle maggiori
73
esportazioni (ADP/OE).
E’ da notare che nel confronto con gli altri paesi europei l’Italia mostra una buona
performance. L’economia italiana guadagna quote di Pil rispetto alla Germania e al Regno Unito.
Mantiene sostanzialmete inalterata la distanza rispetto alla Francia e alla danimarca. Perde
posizioni rispetto alla Spagna alla Grecia che in tutti e quattro gli scenari guadagnano da tre a 10
volte sia in Pil che in occupazione. La ragione di queste diverse risposte all’impulso risiede nella
struttura delle singole economie. Nel modello, l’investimento è la componente principale del Pil,
mentre l’occupazione dipende strettamente dalla dinamica dei costi e in particolare dai costi di
generazione dell’energia. Così nei paesi in cui gli investimenti addizionali sono alti ma ridotti
sono i costi di produzione di energia si registra un impatto positivo e rilevante sia sul Pil che
sull’occupazione. In quelli invece dove i costi sono relativamente maggiori l’effetto espansivo
degli investimenti tende ad essere relativamente minore.
Tabella 11. L’effetto degli impulsi al 2020 in Italia rispetto a NP
Pil (%) Occupati
BAU/ME 0.04 9 000
BAU/OE 0.05 10 500
ADP/ME 0.31 31 000
ADP/OE 0.32 32 500
Fonte: Elaborazioni su dati EmployRES (2009).
Commissione Europea.
E’ da sottolineare comunque che gli effetti netti stimati per l’occupazione sono
complessivamente minore di quelli stimati dal modello NEMESIS. La crescita al 2020
dell’occupazione, netta dei flussi di entrata e di uscita dalla disoccupazione, supera appena le 32
mila unità, pari alla metà di quelle stimate dal modello precedente. Questo dipende dalla struttura
del modello, che includendo anche il settore dei trasporti e della “produzione” di progresso
tecnico amplifica gli effetti degli impulsi iniziali generando un risultato netto complessivo che
risente non solo della concorrenza tra settori affini, ma anche di una più articolata struttura dei
costi. In termini di valore aggiunto invece le stime sono comparabili a quelle precedenti.
74
3.9 Progresso tecnologico e accumulazione: una simulazione dello
“Osservatorio Energia e Innovazione”
Come abbiamo più volte ricordato, i modelli empirici passati in rassegna condividono il
punto di vista secondo cui gli strumenti di incentivazione a supporto delle rinnovabili possono
favorire il consolidamento dei settori verdi. Tuttavia, gli stessi modelli sottolineano che la
crescita economica dei comparti industriali e di distribuzione delle rinnovabili richiede un “salto
tecnologico” che va oltre i limiti dei tradizionali strumenti finanziari per l’incentivazione. Le
politiche industriali “mirate” possono far affermare piani di sviluppo ad alto contenuto
tecnologico e in settori strategici del Paese, come quello delle energie rinnovabili, ma a patto che
tali politiche siano finalizzate alla “produzione” di progresso tecnologico, sostenendo la
dinamica della produttività.
Perciò, in questa ultima sezione del lavoro, vogliamo quantificare quanta parte della
crescita delle rinnovabili sia legata direttamente al progresso tecnologico, e quanta parte sia
invece riconducibile algli investimenti. Poiché, gli strumenti incentivanti promuovono gli
investimenti (a tecnologia data), o al più processi innovativi incrementali, ma marginali,
piuttosto che mutamenti radicali del paradigma tecnologico, ci chiediamo quale sia il peso del
progresso tecnologico e dell’accumulazione in capitale fisico nello sviluppo delle rinnovabili.
3.9.1 Il modello
Per stimare l’impatto del progresso tecnologico e degli investimenti sulla produttività e
l’occupazione impieghiamo un modello multivettoriale autoregressivo strutturale (SVAR) che,
in linea con la letteratura macroeconomica, interpreta la dinamica economica come il risultato
della somma di impulsi (shock) di diversa natura.35 Più precisamente, i modelli multivettoriali
sono sistemi di equazioni che descrivono il funzionamento di una economia attraverso le
funzioni di risposta delle singole variabili ad un iniziale impulso (shock) esogeno che si
35 Per i riferimenti bibliografici si vedano: Blanchard O. e D. Quah (1989), “The dynamic effetcs of aggregate demand and supply disturbances”, American Economic Review 79, 4, settembre, pp.655-673. Gamber E. e F. Joutz (1993), “The dynamic effects of aggregate demand and supply disturbances: Comment”, American Economic Review 83, 5, pp.1387-1393. Saltari E. e G. Travaglini (2009), "The productivity slowdown puzzle. Technological and non technological shocks in the labor market", International Economic Journal, in via di stampa Dicembre, 2009.
75
manifesta in una delle variabili stesse del sistema. Con questa metodologia si assume che la
componente ciclica e quella secolare di ogni variabile (per esempio la produttività) dipendono
dal carattere transitorio o permanente degli shock, mentre la risposta di ogni variabile agli shock
dipende dalla sua struttura dinamica.
In quanto segue, studiamo la dinamica di un sistema trivariato composto dalla
produttività del lavoro, dagli investimenti, e dall’occupazione settoriale al fine di identificare gli
shock strutturali che ne determinano l’evoluzione. Assumiamo che alcuni shock abbiano
esclusivamente carattere transitorio (influenzando la componente ciclica), e che altri possano
avere carattere permanente (influenzando la componente secolare). Il nostro obiettivo è di
identificare questi shock strutturali, e di dipanare i loro effetti sulle variabili al trascorrere del
tempo.
A questo fine, per identificare gli shock dello SVAR, utilizziamo delle ipotesi
coerenti con i modelli di crescita alla Solow. Più precisamente, assumiamo che nel lungo periodo
la dinamica della produttività del lavoro, e dell’intensità di capitale sia determinata dal progresso
tecnologico. Tuttavia, nel breve periodo la produttività e l’intensità di capitale possono deviare
dal loro valore di equilibrio a causa di disturbi transitori. Le variazioni della domanda aggregata
hanno, per esempio, effetti ciclici sulla produttività e l’intensità di capitale, senza influenzarne
però il valore di equilibrio nel lungo periodo.
I dati utilizzati nell’analisi empirica sono i tassi di crescita della produttività del lavoro
y , degli investimenti netti k , e dell’occupazione h (in ore lavorate) relativi al settore
“Produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica” (ATECO D351, ISTAT). I dati
sono trimestrali.36 L’ordinamento delle tre variabili nello SVAR è: produttività, investimento e
occupazione. Assumiamo che il tasso di crescita di queste variabili sia generato dai seguenti tre
shock strutturali:
1. gli shock tecnologici hanno effetti permanenti sulla produttività del lavoro, sugli
investimenti e sull’occupazione.
2. gli shock non tecnologici indotti dai cambiamenti normativi (si pensi all’introduzione
degli strumenti incentivanti oppure alla regolamentazione) hanno effetti permanenti
36 La mancanza di serie storiche attendibili per i settori FER ci costringono a valutare, il cambiamento tecnologico e la dinamica dell’accumulazione nel settore energetico consolidato, assumendo che alla luce del Pacchetto 20-20-20, e delle politiche ambientali nazionali, i cambiamenti attesi nel settore elettrico siano riconducibili alla crescita del peso e della struttura delle rinnovabili.
76
sull’accumulazione e sull’occupazione, ma effetti transitori sulla produttività;
3. gli shock della domanda aggregata alimentano la componente ciclica delle tre
variabili.
Queste tre restrizioni implicano che la matrice di lungo periodo dello SVAR abbia la
forma:
=
D
NT
T
CCC
CC
C
h
k
y
εεε
)6()5()3(
0)4()2(
00)1(
dove Tε , NTε e Dε sono rispettivamente gli shock strutturali tecnologici, non
tecnologici e di domanda aggregata. La matrice delle )(iC impone che la componente
permanente della produttività y sia determinata nel lungo periodo dai soli shock tecnologici Tε ,
ed il coefficiente )1(C identifica il moltiplicatore di lungo periodo di questo shock strutturale.
Gli zero della matrice implicano che gli shock non tecnologici NTε e di domanda aggregata Dε
non influenzano nel lungo periodo la produttività (sebbene possano avere effetti transitori), ma
che la componente secolare degli investimenti k dipende in maniera permanente dagli shock
tecnologici e non tecnologici ( )2(C e )4(C ). Infine, gli shock tecnologici e non tecnologici
influenzano la componente secolare dell’occupazione ( )3(C e )5(C ); gli shock di domanda
aggregata invece non hanno effetti permanenti sulla produttività e sugli investimenti, mentre
potrebbero influenzare la dinamica dell’occupazione ( )6(C ).37
37 La metodologia SVAR richiede che le variabili siano stazionarie. L'analisi preliminare dei tassi di crescita soddisfa questa condizione che è motivata empiricamente attraverso l'applicazione dei test ADF e PP di radice unitaria delle singole serie. Tuttavia, poiché questi test non riescono a discriminare perfettamente tra processi stazionari fluttuanti intorno ad un trend variabile, e processi stazionari per differenziazione, nell'analisi empirica abbiamo stimato diverse specificazioni dinamiche ipotizzando l'esistenza di processi alternativi di generazione dei dati.
77
3.9.2 Le simulazioni di risposta all’impulso
Il modello è stimato utilizzando dati trimestrali che coprono il periodo 1990-2007. Le
serie storiche mostrano un trend apparente decrescente che ne caratterizza la dinamica. Stimiamo
due diverse forme del VAR di partenza. Nella stima di base, che discuteremo qui di seguito,
vengono utilizzati i tassi di crescita delle tre variabili, con l’aggiunta di una costante e di un
trend lineare. Nell’altra specificazione le costanti e i trend sono rimossi all’inizio della verifica
empirica. Tutti i VAR contengono quattro o più ritardi per ogni variabile. I residui sono
ortogonali. I risultati qualitativi sono simili per i diversi trattamenti delle componenti
deterministiche e dei ritardi. Per questo motivo riportiamo soltanto i risultati della specificazione
di base con quattro ritardi, la costante ed il trend.
Tabella 12. La stima dei coefficienti di lungo periodo (percentuali cumulate)
Coefficienti Std. Error z-Statistic Prob.
C(1) 3.87 0.31 12.48 0
C(2) -2.85 0.48 -5.90 0
C(3) -2.91 0.45 -6.54 0
C(4) 3.50 0.30 11.83 0
C(5) 2.75 0.29 9.51 0C(6) 0.03 0.01 3.12 0
Restrizioni di lungo periodo
Fonte: Nostre elaborazioni. Programma utilizzato EViews 5.1
La tabella 12 riassume la stima dei coefficienti di lungo periodo e la significatività
statistica delle restrizioni. Nel caso della produttività si stima un impatto permanente e positivo
dello shock tecnologico ( %87.3)1( =C ). La risposta degli investimenti e dell’occupazione al
medesimo shock tecnologico nel lungo periodo è negativa ( %85.2)2( −=C e %91.2)3( −=C ).
Gli shock non tecnologici accrescono invece stabilmente gli investimenti e l’occupazione
( %50.3)4( =C e %75.2)5( =C ). Infine, gli shock della domanda aggregata non influenzano la
produttività e l’accumulazione nel lungo periodo, ed hanno effetti sostanzialmente trascurabili
sull’occupazione ( %03.0)6( =C ). Analizziamo i processi di aggiustamento delle tre variabili y ,
78
k ed h conseguenti alla realizzazione degli shock.
Shock tecnologici. La figura 22 illustra le funzioni di risposta all’impulso (FRI) della
produttività del lavoro, dell’investimento e dell’occupazione a seguito di un iniziale shock
tecnologico di dimensione pari ad una deviazione standard. Per costruzione l’impulso è positivo.
Lo shock tecnologico, che nel nostro schema analitico è il progresso tecnologico, ha un effetto
cumulato permanente e positivo sulla produttività del lavoro che cresce del 3.87% nel lungo
periodo, stabilizzandosi a questo livello già solo dopo 20 trimestri (5 anni). La risposta cumulata
dell’investimento e dell’occupazione sul medesimo arco di tempo è anch’essa permanente ma
negativa. Interpretiamo questa simulazione come la risposta del sistema produttivo dell’energia
al mutamento del paradigma tecnologico nelle rinnovabili: per l’Italia uno shock tecnologico
positivo, accrescendo la produttività, riduce l’impiego degli inputs nella produzione.
Figura 22. FRI cumulate di produttività, investimenti e occupazione
allo shock tecnologico
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
4.0
4.5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
produttività
-3.2
-2.8
-2.4
-2.0
-1.6
-1.2
-0.8
-0.4
0.0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
investimento
-3.5
-3.0
-2.5
-2.0
-1.5
-1.0
-0.5
0.0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
occupazione
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat. Programma utilizzato EViews 5.1
79
La correlazione condizionale tra shock tecnologico, investimento e occupazione è
dunque negativa. Questo shock tecnologico spiega una parte rilevante dell’avanzamento della
produttività. La figura 22 mostra come dopo 20 trimestri (5 anni) la produttività cresce in media
annua al tasso dello 0.79%, per poi stabilizzarsi intorno a questo valore. L’intensità di capitale,
ossia il rapporto capitale-lavoro, tende invece a rimanere costante al trascorrere del tempo,
perché, come mostrano le simulazioni, lo stock di capitale e l’occupazione settoriale manifestano
il medesimo rallentamento del tasso di crescita (all’incirca -2.85% e -2.9% dopo i primi 20
trimestri, per poi stabilizzarsi). In altre parole, il progresso tecnologico si configura come un
fattore di crescita che nel lungo periodo tende a spiazzare il capitale ed il lavoro non qualificato.
Queste caratteristiche dinamiche delle serie storiche sono in linea con quelle del modello di
crescita neoclassico, e con la precedente simulazione del modello ASTRA che stimava una
minore crescita dell’occupazione a seguito del progresso tecnologico nel settore delle
rinnovabili.
Shock non tecnologici. Nel nostro modello, la risposta allo shock non tecnologico è
interpretabile come l’effetto dei cambiamenti normativi legati all’introduzione degli strumenti di
incentivo nel settore delle rinnovabili.
80
Figura 23. FRI cumulate di produttività, investimenti e occupazione
allo shock non tecnologico
-2
-1
0
1
2
3
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
produttività
0
1
2
3
4
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
investimento
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
occupazione
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat. Programma utilizzato EViews 5.1
Le tre variabili del sistema reagiscono a questo impulso manifestando cambiamenti
transitori e permanenti. La figura 23 ne descrive la dinamica temporale. Le componenti secolari
dell’accumulazione di capitale e dell’occupazione crescono al trascorrere del tempo convergendo
verso un nuovo equilibrio con maggiore impiego di capitale e di lavoro. L’intensità del capitale
nel nuovo equilibrio cresce dell’0.75%. Più precisamente, per l’investimento, dopo 20 trimestri,
si raggiunge sostanzialmente il nuovo stato stazionario con una crescita del 3.5%.
Corrispondentemente per l’occupazione si registra una crescita del 2.75%. Tuttavia, lo shock non
tecnologico non ha effetti permanenti sulla produttività. Dalla figura 23 osserviamo che nel
breve periodo, la produttività de lavoro aumenta per effetto della maggiore accumulazione e poi
torna a decrescere. La figura 23 mostra che per l'Italia, il massimo effetto espansivo sulla
produttività si ha dopo 5 trimestri; in seguito, la produttività torna verso il suo livello di
equilibrio antecedente lo shock non tecnologico, mentre il livello occupazionale e l’investimento
si aggiustano verso il suo nuovo livello di stato stazionario. L’effetto sulla produttività a seguito
della crescente accumulazione è dunque positivo nel breve, negativo nel medio e nullo nel lungo
81
periodo.
Figura 24. FRI cumulate di produttività, investimenti e occupazione
allo shock di domanda aggregata
-.4
-.3
-.2
-.1
.0
.1
.2
.3
.4
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
produttività
-.10
-.08
-.06
-.04
-.02
.00
.02
.04
.06
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
investimento
-.4
-.2
.0
.2
.4
.6
.8
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
occupazione
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat. Programma utilizzato EViews 5.1
Shock di domanda aggregata. Infine, come illustrato dai grafici della figura 24, lo
shock di domanda aggregata ha soltanto effetti transitori sulle tre variabili. Lo stato stazionario
non cambia, ma le variabili subiscono una deviazione transitoria dai valori di equilibrio. Nel
breve periodo lo shock di domanda aggregata è inizialmente associato ad una risposta positiva
dell’occupazione, che fa diminuire la produttività e l’investimento. Questo comovimento
negativo di breve periodo è da ricondurre all’espansione della domanda aggregata che nei primi
trimestri accresce il livello della produzione e dell’utilizzo degli impianti. Tuttavia, a mano a
mano che questo effetto iniziale svanisce, la ciclicità si attenua e le tre variabili tornano al loro
livello iniziale, senza influenzare lo stato stazionario.
La risposta delle variabili ai tre diversi impulsi può essere quindi riassunta come segue.
82
Il progresso tecnologico accresce la produttività, ma tende a spiazzare nel lungo periodo
l’accumulazione e l’occupazione. I cambiamenti normativi spiegano la dinamica di lungo
periodo degli investimenti e dell’occupazione, ma catturano solamente la componente ciclica
della produttività. Gli shock di domanda aggregata hanno solo carattere transitorio.
Descrivere il processo di aggiustamento connesso a tutte queste fonti di effetti
dinamici è complicato. L’implicazione è però immediata: dopo un avanzamento tecnologico ci
vuole tempo prima che l’investimento e l’occupazione reagiscano, ma al trascorrere del tempo si
registra una riduzione degli investimenti e dell’occupazione. Come rispondere a questa
variazione negativa? Non è certamente azzerando il progresso tecnologico che si avvantaggia la
crescita del settore. Lo sviluppo delle rinnovabili richiede piuttosto una combinazione di
politiche incentivanti per gli investimenti, e di politiche per il progresso tecnologico per la
produttività che assicurino la crescita equilibrata del settore, senza pregiudicare l’accumulazione
e la maggiore occupazione.
3.10 Comparazione dei modelli e conclusioni generali dell’analisi
Iniziamo riassumendo i principali dati occupazionali.
A livello mondiale si stimano oggi 2.4 milioni di persone direttamente impiegate nel
settore delle FER e circa 2 milioni nell’indotto. A livello europeo (EU 27) si calcolano circa 800
mila addetti diretti, e 1.4 milioni complessivi. In Italia , l’occupazione “verde” tra posti diretti e
indiretti è di poco superiore alle 100 mila unità. Sempre nel nostro Paese i settori delle
rinnovabili più importanti sono l’eolico, con circa 10.000 adetti, il solare fotovoltaico, con circa
5700, ed il comparto delle biomasse con circa 25.000 occupati. Il resto dell’occupazione verde si
distribuisce tra il geotermico, il solare termico, il mini idrico e le altre forme minori di
produzione di energia da FER, che impiegano tra diretti e indiretti circa 50 mila lavoratori.
Per quanto in Italia la dimensione delle FER resti, perciò, tuttora ridotta - con una quota
degli occupati che rappresenta lo 0.05% dell’occupazione totale - e la distribuzione territoriale
disomogenea, le prospettive di crescita e le attuali politiche ambientali, lasciano presagire
un’espansione di questi settori, con effetti sulla composizione del mix energetico e
sull’evoluzione dell’occupazione nei settori verdi. Ma quanta crescita è lecito attendersi?
Le stime discusse in questo lavoro possono apparire talvolta contrastanti, ma
83
individuano alcune linee di tendenza:
1. una crescita delle energie rinnovabili in ogni simulazione. Si stima una crescita tra il
10 ed il 15 per cento dei settori FER con effettivi espansivi sul valore aggiunto e l’occupazione
settoriale. Queste tendenze sono rintracciabili sia nelle analisi input-output, che negli scenari
macroeconomici di riferimento e più ottimistici;
2. gli scenari simulati in presenza di politiche ambientali e strumenti incentivanti, con
elevati tassi di crescita delle esportazioni, tendono ad essere più ottimistici circa la dimensione
futura della crescita di energia da FER;
3. la presenza degli incentivi appare essenziale ai fini del consolidamento delle
rinnovabili. In questo quadro, anche se non espressamente valutato nei modelli macroeconomici
discussi sopra, la liberalizzazione dei mercati elettrici e la crescente contendibilità indotta da
tecnologie di produzione sempre più diffuse e meno costose, può agire come ulteriore elemento
propulsivo per l’efficienza produttiva da raggiungere attraverso la riallocazione del sistema
elettrico verso le fonti rinnovabili;
4. il fotovoltaico, l’eolico e le biomasse sono le tecnologie rinnovabili con maggiori
potenziali di crescita, indipendentemente dagli scenari ipotizzati; in ogni caso il ruolo delle
biomasse è di gran lunga il più rilevante nel contesto delle FER; infatti oltre il 50% del
potenziale massimo teorico è legato alle biomasse.
5. lo sviluppo dei comparti rinnovabili tende però a spiazzare le tecnologie fossili
tradizionali, con effetti negativi sulla loro capacità di creare valore aggiunto e occupazione.
Perciò il contributo netto delle rinnovabili alla crescita del Pil aggregato rimane
complessivamente contenuto, anche negli scenari macroeconomici più evoluti;
6. i modelli con progresso tecnologico tendono a compensare la caduta della
produttività del lavoro causata dalla crescente occupazione settoriale. Tuttavia, in alcuni scenari,
oltre la data del 2020, si stimano dinamiche di crescita eccessivamente accelerate, che fanno
sorgere dubbi sulla robustezza delle simulazioni (vedi modello ASTRA);
7. il linea con questi risultati la nostra analisi multivettoriale mostra che il progresso
tecnologico può indurre miglioramenti permanenti nel settore delle rinnovabili, accrescendone la
produttività e la capacità di produrre valore aggiunto; l’avanzamento tecnologico settoriale però
deve essere “governato” per evitare di spiazzare l’occupazione e l’investimento dello stesso
settore;
84
8. tutti i modelli sono concordi nel concludere che il raggiungimento degli obiettivi
obbligatori fissati nel Pacchetto 20-20-20 resta allo stato attuale di difficile realizzazione e può
essere vanificato dalla fine degli incentivi;
9. lo sviluppo dei settori FER è dunque funzione non solo degli strumenti di incentivo,
ma anche delle politiche industriali (sostanzialmente assenti allo stato attuale) volte
all’ottenimento di radicali cambiamenti del paradigma tecnologico. Questo obiettivo richiede
interventi selettivi d’indirizzo, e la partecipazione di capitali pubblici al processo di ricerca e
sviluppo.
Ciò detto, numerosi altri lavori hanno cercato di stimare l’effetto delle politiche
energetiche sulla crescita delle FER, ma le conclusioni raggiunte sono in linea con quelle
delineate in precedenza. Tra le molte ricerche ci limitiamo a segnalarne ulteriori due.
La ricerca GSE-IEFE (2009) segue una metodologia equivalente a quella proposta
nel rapporto EmployRes, confrontando uno scenario base a quelli con incentivi.38 Secondo il
GSE-IEFE il rispetto degli obiettivi obbligatori di energia rinnovabile assegnate all’Italia nel
Pacchetto 20-20-20 richiede massicci investimenti per la realizzazione degli impianti. Il valore
stimato nei diversi scenari va da 3 miliardi di euro nello scenario base a 14 miliardi nello
scenario più avanzato, con un valore medio annuo di 8 miliardi di euro. Nello scenario di
massimo potenziale i maggiori flussi di investimento sono collegati alle bioenergie, alle
tecnologie solari e ai parchi eolici.
Chiaramente, la crescita degli investimenti si riflette su quella dell’occupazione.
Così, sempre secondo il GSE-IEFE, nello scenario più ottimistico l’Italia potrà avvantaggiarsi
raggiungendo un’occupazione complessiva di 170.000 (?) unità nel 2010, e di 250.000 addetti
nel 2020. L’occupazione potenziale al 2020 interesserà prevalentemente il comparto delle
bioenergie, con circa 100.000 occupati, seguito dall’industria eolica con 77.500 addetti, e dal
comparto solare con 47.500 occupati.
La capacità di trattenere gli investimenti in Italia e di favorire l’occupazione
nazionale dipenderà comunque dalle capacità del tessuto industriale di rispondere alle esigenze
degli sviluppatori di impianti, e di reggere la sfida concorrenziale da parte dei produttori
internazionali. L’effetto di competizione legato al commercio internazionale, e alle potenzialità
delle rinnovabili di produrre avanzamento tecnologico, avrà come abbiamo già sottolineato, 38 GSE-IEFE (2009). “Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica”, IEFE, Università Bocconi, marzo 2009.
85
effetti sulla crescita del Pil. In questa prospettiva si situa una recente stima del CER (2009).39
Nella simulazione del CER si assume che il finanziamento degli investimenti ambientali venga
realizzato su un arco di 13 anni (2008-2020). Tutti gli scenari simulano traiettorie espansive per
l’economia. Nello scenario base, dove si persegue esclusivamente la crescita della produzione di
energia rinnovabile, si stima un incremento significativo del Pil (+6%) nella fase di accumulo
fino al 2020, e del +2% a regime (dal 2030 in poi). Nello scenario più avanzato con crescita
dell’energia rinnovabile ed efficienza energetica la crescita del Pil è ancora superiore sia nelle
fasi intermedie (+7.5%) che nel lungo periodo (+2.7%).40 Indipendentemente dalla plausibilità
delle stime, la ricerca del CER sottolinea la necessità di azioni mirate di politica industriale per
rendere le rinnovabili il driver della crescita dell’economia italiana.
A quale conclusione arriviamo? Lo sviluppo delle rinnovabili e l’affermazione della
Green Economy in Italia, e in Europa, richiede un concerto di interventi, nazionali e comunitari
che vanno dall’utilizzo degli strumenti di incentivo più tradizionali, al concepimento di una
politica industriale che territorio per territorio, settore per settore, tecnologia per tecnologia,
sappia individuare le aree strategiche, e le più efficaci politiche d’indirizzo. Interventi normativi
che mirino alla riorganizzazione dei mercati elettrici, allo sviluppo della rete di distribuzione,
alla creazione di una borsa elettrica per le rinnovabili appaiono oggi determinanti. Processi di
aggregazione di imprese (sovente troppo piccole in un contesto di tecnologie comunque
impegnative sul piano economico e tecnologico), operazioni di riconversione e di
riposizionamento delle imprese nello stesso settore delle rinnovabili, sono certamente auspicabili
e in molti casi necessari per raggiungere quelle economie di scala minime che assicurano
l’economicità delle attività imprenditoriali. Interventi a favore del lavoro per la riqualificazione
delle competenze da aggiornare in funzione delle nuove mansioni, e delle nuove specialità, sono
imprescindibili.
Ma, le caratteristiche delle energie rinnovabili evidenziano un aspetto saliente che ha
a che fare con la necessità di “spostare in avanti” il paradigma tecnologico per assicurare la
crescita del settore. Le risorse delle imprese che già operano nelle rinnovabili, unite a quelle
attualmente stanziate dalle Istituzioni per sostenerne il primo sviluppo possono essere sufficienti
per l’emersione e il primo lancio dell’economia verde. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi
fissati al 2020 e assicurare il decollo definitivo del comparto, oltre il 2020, sarà necessario
39 Centro Europeo Ricerche (2009). “Pacchetto clima: analisi e prospettive”, Roma, luglio 2009. 40 Tuttavia, queste stime appaiono eccessivamente ottimistiche, anche rispetto a quelle elaborate nei contributi precedenti.
86
individuare nuove linee di intervento al fine di assicurare che il potenziale economico delle
rinnovabili riesca effettivamente a maturare. Sarà l’insieme di questi fattori, normativi e
tecnologici, a determinare il successo del settore e la sua capacità di contribuire alla creazione di
valore aggiunto e di nuova occupazione.
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88
3. LE POLITICHE ENERGETICHE REGIONALI E IL BURDEN SHARING
3.1 Il ruolo delle Regioni per le Fonti Rinnovabili
L’utilizzo delle fonti rinnovabili (FER) costituisce oggi una realtà e un campo di sfida
che riguarda il nostro Paese e l’intero mondo, i cui sviluppi e future dimensioni nel tempo
dipenderà solo dalle scelte che i Governi Nazionali e sopranazionali sapranno e vorranno fare.
L’Italia è, tra i paesi sviluppati, è il Paese che ha fin’ora fatto meno per le FER,
nonostante le ottime condizioni naturali. Tuttavia negli ultimi due tre anni si avuto un buon
incremento di produzione di energia da FER. In Italia sono favorevoli allo sviluppo tutte le
condizioni fondamentali: le potenzialità naturali, le disposizioni legislative e normative
comunitarie, le disponibilità finanziarie, le tecnologie innovative, il sistema dei produttori di
componenti, la domanda da parte dei consumatori finali di elettricità e di calore per il
riscaldamento e raffreddamento.
La Direttiva 2009/28/CE stabilisce che entro il 30 giugno 2010, ogni Stato membro
debba presentare i piani di azione nazionale per le energie rinnovabili indicando il percorso per
perseguire gli obiettivi.
L’Italia ha l’obiettivo complessivo al 2020 del 17% del consumo finale lordo da
soddisfare con FER.
In termini assoluti significa che il Paese dovrà fare uno sforzo notevole, ma possibile,
triplicando le energie rinnovabili disponibili. Considerando un trend di sviluppo della domanda
rallentato da impegni per il risparmio ed efficienza energetica (-20% al 2020), il 17% di FER è
stimato in 23 Mtep.
L’obiettivo nazionale può essere raggiunto solo con il pieno coinvolgimento delle
Regioni, le quali, come è noto, hanno notevole competenza in campo energetico, soprattutto per
lo sviluppo delle FER. Gli strumenti regionali sono diversi. Innanzi tutto ogni Regione ha varato
la propria Legge regionale sull’energia, in cui sono stabilite le linee strategiche e le modalità
per il perseguimento degli obiettivi. In particolare sono definite le deleghe alle Province.
Inoltre tutte le Regioni hanno varato i Piani Energetici Regionali, spesso con finalità
ambientali, in cui sono fatte tutte le valutazioni di potenzialità di risparmio e di FER, sono
stabiliti gli obiettivi, fatte le scelte sulle tipologie di impianti di generazione elettrica e ulteriori
89
scelte strategiche e sono inoltre fatte valutazioni sui costi e sui necessari investimenti,
individuando i soggetti pubblici e privati che potrebbero assumere gli impegni.
A questi due strumenti istituzionali si aggiungono i Piani Operativi Regionali (POR)
collegati al Quadro Strategico Nazionale (QSN) dove afferiscono i Fondi Strutturali FESR
insieme ai fondi nazionali destinati allo sviluppo economico delle Regioni, distinte in due grandi
aree regionali di sviluppo (Competitività e Convergenza). Una parte consistente dei fondi sono
destinati finanziare lo sviluppo di progetti energetici di efficienza e di FER. Il contributo dei
POR è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi energetici al 2020.
Entro il 2009 avrebbe dovuto essere definito il “Burden Sharing” per le rinnovabili,
ovvero la ripartizione ufficiale e condivisa delle quote minime regionali al fine di raggiungere
l’obiettivo del 17% nazionale entro il 2020, considerando che al 2005 si era solo al 5,2%. La
somma degli obiettivi regionali al 2020 per le FER comprende l’elettricità, il calore e i
biocarburanti.
La ripartizione è indispensabile per aggiornare i piani regionali e finalizzare gli
incentivi FESR e altri. La ripartizione tra le Regioni richiede tuttavia un attento impegno
considerando tutte le caratteristiche regionali, geofisiche, economiche, produttive e climatiche.
Per tutte le Regioni si tratta di sfruttare una opportunità di sviluppo complessivo necessario
anche ad una nuova occupazione qualificata, che viene stimata come piuttosto consistente,
dell’ordine delle decine di migliaia di nuovi occupati temporanei e permanenti.
Gli obiettivi al 2020 potranno essere perseguiti con obiettivi intermedi al 2012, 2014,
2016 e 2018, calcolati coerentemente con gli obiettivi intermedi nazionali concordati a livello
comunitario.
A questo punto il ritardo nella definizione del Burden Sharing sposta al 2010 l’avvio
degli obblighi regionali.
I criteri di ripartizione degli obiettivi regionali devono essere improntati alle grandezze
territoriali, demografiche, economiche e consumi di energia. A queste vanno aggiunte le
grandezze geofisiche che danno le potenzialità naturali per ciascuna fonte rinnovabile, a cui va
necessariamente abbinato la compatibilità ambientale.
Alcuni studi già effettuati hanno giustamente individuato le variabili regionali che
devono essere alla base per la definizione della ripartizione dell’obiettivo nazionale di FER tra le
90
Regioni. Queste sono il Prodotto Interno Lordo (PIL), la popolazione, la superficie, il consumo
di energia regionale. A questi criteri di base si aggiungono altri criteri tecnici di stima delle
potenzialità delle singole fonti rinnovabili sul territorio, soprattutto per la definizione del mix di
FER, nonché i possibili vincoli ambientali e strutturali che possono limitare le stesse potenzialità
teoriche. Si potrebbero verificare differenze anche sostanziali tra gli incrementi di FER calcolati
con i parametri freddi e le reali potenzialità fisiche, differenze che dovrebbero compensarsi tra le
Regioni per raggiungere nell’insieme l’obiettivo nazionale.
Assumendo come perseguibile l’obiettivo indicato dalla Direttiva sull’Efficienza
Energetica (EE) della riduzione dei consumi del 20% sul tendenziale al 2020 di circa 164 Mtep
di consumo finale lordo, si dovrebbe avere un consumo 131 Mtep. L’obiettivo del 17% è perciò
di 22,25 Mtep.
Gli obiettivi da prseguire riguardano la quota di produzione elettrica da FER, la quota
di produzione termica FER e la quota di biocarburanti.
3.2 FER Elettricità
A livello nazionale dal 2008 al 2020 la produzione di elettricità da FER dovrebbe
incrementare di circa 49 Twh (da 58 a 107), passando cioè dal 17,% al 28,6%.
Sulla base delle potenzialità delineate anche in sede di Position Paper del Governo nel
2007 l’incremento dovrebbe essere:
-al nord di circa 10 Twh (da 38,7 a 48,8), passando dall’attuale 20,8% al 23%.
-al centro di 10,7 Twh (da 9,4 a 20,1), passando da 15,% a 29,6%.
-al sud di 28,4 Twh (da 10 a 38,4), passando dal 10,9% al 38,9%.
Si tratta dunque di incrementi molto significativi al sud dove fin’ora la produzione è
stata molto al di sotto delle potenzialità.
Per poter raggiungere gli obiettivi della Direttiva va incrementata proporzionalmente la
91
quantità di produzione e consumo di elettricità da FER nel 2020 in ciascuna Regione, per cui il
Burden-sharing per l’elettricità dovrebbe avere per obiettivo la seguente ripartizione a livello
regionale:
Tabella 1.
GWh 2020 2020% GWh 2008 2008%
Piemonte 8.010 26,2 6.081 21,8
Valle d’Aosta 2.960 229,4 2.850 243
Lombardia 14.430 18,8 11.892 17
Trentino AA 9.835 132,9 9.343 138
Veneto 5.710 15,4 4.453 13,2
Friuli 2.075 17,6 1.930 18
Liguria 1.150 15,1 332 4,8
Emilia Romagna 3.350 10,5 1.842 6,3
Toscana 10.850 44,7 6.424 29,1
Umbria 2.500 35,9 1.225 19,3
Marche 2.600 30,4 568 7,1
Lazio 4.200 14,9 1.197 4,7
Abruzzo 3.250 40,6 1.583 21,7
Molise 1.520 85,3 475 29,3
Campania 6.170 29,4 1.477 7,7
Puglia 7.970 36,4 2.141 10,7
Basilicata 1.940 57,8 517 16,9
Calabria 4.370 59,5 1.564 23,4
Sicilia 7.730 32,2 1.200 5,5
Sardegna 6.480 46,5 1.071 8,6
Italia 107.000 28,6 58.164 17,1
92
3.3 FER Termici
La quantità di energia termica da FER è all’incirca la stessa di quella elettrica.
Le fonti energetiche rinnovabili per produrre calore e freddo sono:
-solare termica
-geotermica con pompe di calore
-biomassa solida, liquida e gassosa
A questi si aggiungono il teleriscaldamento e gli usi termici nell’industria.
Complessivamente a livello nazionale le stime sulle potenzialità totale al 2020 è di 9,1
Mtep rispetto a 2,12 Mtep valutati per il 2005. Le fonti sono impiegate per due terzi nel settore
residenziale e terziario e per un terzo nell’industria, con un piccolo impiego anche
nell’agricoltura.
Per conseguire l’obiettivo del 17% al 2020 lo sforzo maggiore va fatto, diversamente
che per l’elettricità, nelle regioni nord e centro.
3.4 Biocarburanti
Si assume una consistente riduzione dei consumi di carburante al 2020 rispetto al
consumo tendenziale si dovrebbe avere un consumo complessivo di 41 Mtep rispetto a 48 Mtep.
La produzione di biocarburanti a livello nazionale potrebbe essere al 2020 di circa 2 Mtep.
La produzione a livello ragionale potrà essere attribuita sulla base delle rispettive
superfici seminative secondo i dati ISTAT.
3.5 Totale FER
L’obiettivo complessivo delle FER per raggiungere il 17% ammonta a 22,25 Mtep di
cui 2,05 Mtep di importazione e 20,2 Mtep di produzione nazionale, con una ripartizione
rispettivamente di 1,6% e di 15,4% .
93
La composizione per fonte sarà di 10,6 Mtep di elettricità, 9,1 Mtep di calore e
raffreddamento e 2,55 Mtep di biocarburanti.
La ripartizione regionale dovrebbe essere la seguente:
Tabella 2. Ripartizione obiettivi regionali di FER al 2020
FER prodotte (Ktep) % su
produzione regionale quota regionale
Piemonte 1763 14,7 8,7
Valle d’Aosta 322 59,6 1,6
Trentino AA 1221 47,3 6
Lombardia 2904 11,2 14,4
Veneto 1325 11 6,6
Friuli 437 12,4 2,2
Liguria 300 10 1,5
Emilia Romagna 1280 9,1 6,4
Toscana 1778 20,3 8,8
Marche 510 14 2,5
Umbria 502 22,7 2,5
Lazio 1007 10 5
Abruzzo 522 18,2 2,6
Molise 211 39,8 1
Campania 1077 17,5 5,3
Puglia 1381 14,8 6,8
Basilicata 487 49,2 2,4
Calabria 894 42,5 4,4
Sicilia 1284 18,8 6,4
Sardegna 997 29,9 4,9
ITALIA 20200 15,4 100
Dalla tabella si evince che alcune Regioni sarebbero al di sopra della media nazionale
94
di 15,4% e altre al di sotto. Queste ultime sono decisamente Regioni importanti
economicamente, demograficamente e per estensione, per cui dovrebbero aumentare il loro
apporto.
Questa rappresentazione tra gli sviluppi possibili e gli obiettivi da raggiungere
costituisce la base per le Regioni per rivedere gli indirizzi ed obiettivi definiti nei loro Piani
Energetici.
Inoltre vanno pienamente utilizzati i Fondi Strutturali FESR e altri e opportunamente
indirizzati i Piani Operativi Regionali che comprendono programmi ed obiettivi per le FER in
ciascuna Regione come illustrato di seguito.
3.6 Fondi Strutturali e Piani Operativi Regionali
3.6.1 L’energia nei Fondi Strutturali 2007-2013
L’investimento complessivamente previsto per tutti i paesi della UE nell’ambito della
nuova programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali, distribuito su un periodo di sette anni,
ammonterà a 308 miliardi di euro ed è destinato a sostenere lo sviluppo sostenibile rafforzando la
crescita, la competitività, l'occupazione e l'inclusione sociale, tutelando e migliorando la qualità
dell'ambiente.
I tre fondi strutturali previsti dal regolamento generale sono: il Fondo europeo di
sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione.
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) definisce il proprio ruolo e i propri
campi di intervento nella promozione degli investimenti pubblici e privati al fine di ridurre le
disparità regionali nell’Unione con programmi in materia di sviluppo regionale, di cambiamento
economico, di potenziamento della competitività e di cooperazione territoriale su tutto il
territorio dell’UE. Il Fondo sociale europeo (FSE) sostiene l'occupazione e aiuta i cittadini a
potenziare la propria istruzione e le proprie competenze, in modo da accrescere le opportunità di
lavoro. Il Fondo di coesione contribuisce a interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di
trasporti transeuropee. Esso si attiva per Stati membri aventi un reddito nazionale lordo (RNL)
inferiore al 90% della media comunitaria, esso copre quindi i nuovi Stati membri e su base
95
transitoria anche la Grecia, il Portogallo e la Spagna.
Nel periodo 2007-2013 il FESR, l’FSE e il Fondo di Coesione contribuiscono ai tre
obiettivi: Convergenza (FESR; FSE e Fondo di coesione), Competitività regionale e occupazione
(FESR; FSE) e Cooperazione territoriale europea (FESR). A partire da un PIL regionale inferiore
al 75% della media UE le regioni sono ammesse a fruire degli interventi per l'obiettivo
Convergenza mentre tutte le altre regioni hanno accesso all’obiettivo Competitività regionale e
occupazione. L’ammissibilità geografica delle regioni nel contesto dell’obiettivo di
Cooperazione territoriale europea interessa le regioni transfrontaliere oppure quelle che rientrano
in ambiti di cooperazione transnazionale e si basa su una decisione della Commissione. Le
risorse finanziarie per i tre obiettivi e il metodo per il loro stanziamento sono stabiliti dal
regolamento generale. Gli stanziamenti (prezzi 2004) dell’UE sono i seguenti:
• L’importo disponibile per l’obiettivo Convergenza è di € 251,1 miliardi, pari a 81,5%
del totale stanziamenti, di cui € 12,5 miliardi sono riservati alle regioni "phasing-out" e € 61,6
miliardi alle regioni interessate dal Fondo di Coesione. Le regioni italiane interessate (€ 21,6
miliardi) sono: Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata in regime transitorio (phasing-
out).
• La dotazione finanziaria dell’obiettivo Competitività regionale e occupazione è di €
49,1 miliardi, dei quali € 10,4 miliardi destinati alle regioni "phasing-in", che corrisponde a poco
meno del 16% dello stanziamento totale. Le regioni italiane interessate (€ 6,3 miliardi) sono tutte
quelle che non rientrano nell’obiettivo convergenza.
• Per l’obiettivo di Cooperazione territoriale europea sono disponibili € 7,75 miliardi
(2,5% del totale) ripartiti come segue: € 5,57 miliardi per l’elemento transfrontaliero, € 1,58
miliardi per l’elemento transnazionale e € 392 milioni per la cooperazione interregionale.
La nuova programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali evidenzia l’importanza che
il tema dell’energia riveste nella politica dell’Unione Europea e ciò è stato recentemente
riaffermato da una serie di provvedimenti che delineano in modo chiaro il percorso che si intende
seguire da qui al 2020 per ridurre drasticamente gli effetti del consumo energetico sul clima; la
politica energetica ed ambientale a livello comunitario è stata rafforzata dalla decisione del
Consiglio Europeo del 9 marzo 2007, che persegue l’integrazione delle politiche energetiche e
ambientali, fissando diversi obiettivi al 2020, tra i quali appaiono rilevanti, ai fini del presente
programma:
1. una penetrazione del 20% delle fonti rinnovabili sul consumo di energia primaria
96
(incluso un 10% di biocarburanti);
2. una riduzione del 20% del consumo di energia primaria rispetto al trend attuale;
3. una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990.
L’allocazione complessiva per tutti i paesi i 27 paesi UE delle risorse finanziarie nella
nuova programmazione 2007-2013, sulle singole tipologie di intervento riguardanti le fonti
energetiche rinnovabili e l’efficienza energetica, è riportata nella tabella seguente. Il totale dei
fondi europei dedicati al tema assomma a quasi 9 miliardi di euro, di cui poco meno del 50% per
l’efficienza energetica. Tra le rinnovabili spicca la biomassa (20% delle risorse); le restanti
tecnologie (solare, eolico, idroelettrico e geotermico) assorbono, ciascuna, circa il 10% delle
risorse. Per quanto riguarda la distribuzione tra i diversi obiettivi, quasi 7 miliardi sono dedicati
alle aree Convergenza, 1,75 circa all’obiettivo “Competitività Regionale ed Occupazione” e 325
milioni alla cooperazione territoriale.
97
Tabella 3. Allocazione dei fondi strutturali per categoria di spesa
DESCRIZIONE FONDI UE (€) %
Eolico 787.559.634 8,77
Solare 1.075.766.130 11,98
Biomasse 1.796.841.670 20,01
Idroelettrico, Geotermia 1.129.759.735 12,58
Efficienza Energetica 4.191.500.413 46,67
TOTALE 8.981.427.582 100
Fonte: Dipartimento delle Politiche di Sviluppo del MSE
3.7 Il Quadro Strategico Nazionale
Ciascun paese dell’UE ha definito il proprio Quadro Strategico Nazionale per accedere
ai fondi strutturali. Il 13 Luglio 2007 è stato approvato dalla Commissione Europea la proposta
italiana di Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013.
Successivamente fino alla fine del 2007 si è avuta l’approvazione di gran parte dei Programmi
Operativi, previsti dal Quadro Strategico Nazionale, concludendo la fase di programmazione e
dando avvio all’attuazione degli interventi previsti dai vari Programmi Operativi.
La strategia del QSN assume quattro macro obiettivi: a) sviluppare i circuiti della
conoscenza; b) accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l’inclusione sociale nei territori; c)
potenziare le filiere produttive, i servizi e la concorrenza; d) internazionalizzare e modernizzare
l’economia, la società e le Amministrazioni.
All’interno dei macro-obiettivi sono state identificate le seguenti priorità tematiche:
• Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane (Priorità 1);
• Promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’ innovazione per la
competitività (Priorità 2)
• Energia e ambiente: uso sostenibile e efficiente delle risorse ambientali per lo sviluppo
(Priorità 3);
• Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale (Priorità 4);
98
• Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività per lo sviluppo (Priorità 5);
• Reti e collegamenti per la mobilità (Priorità 6);
• Competitività dei sistemi produttivi e occupazione (Priorità 7);
• Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani (Priorità 8);
• Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse (Priorità 9);
• Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci (Priorità 10).
Gli interventi sull’ambiente previsti nella Priorità 3 “Energia e ambiente: uso
sostenibile e efficiente delle risorse per lo sviluppo” mirano ad accrescere la disponibilità di
risorse energetiche mediante il risparmio e l’aumento della quota di energia prodotta da fonti
rinnovabili. Saranno effettuati, in continuità con l’impostazione data nel 2000-2006 investimenti
rivolti all’efficiente gestione delle risorse e alla tutela del territorio.
Il QSN, nell’ottica di migliorare le condizioni di vita dei cittadini e l’accessibilità ai
servizi, considerati elementi prioritari per lo sviluppo dei territori, pone particolare enfasi sulle
tematiche energetiche.
Coerentemente con le previsioni del QSN, i programmi hanno destinato alla tematica
dell’energia l’8 per cento nelle aree Convergenza e il 13 per cento nelle aree Competitività,
risorse considerate congrue per il raggiungimento degli obiettivi delineati dal Consiglio, anche in
considerazione del consistente impegno della politica ordinaria italiana sul fronte energetico.
3.8 Fonti rinnovabili e risparmio energetico
La priorità 3 si articola in un due obiettivi generali ciascuno dei quali persegue due
obiettivi specifici. Il primo obiettivo generale riguarda lo sviluppo delle energie rinnovabili e il
risparmio energetico. Il secondo obiettivo generale riguarda la gestione delle risorse idriche, la
gestione dei rifiuti, la bonifica dei siti inquinati, la difesa del suolo e la prevenzione dei rischi
naturali e tecnologici.
La politica regionale unitaria va orientata a rendere maggiormente disponibili risorse
energetiche per i sistemi insediativi, produttivi e civili e ad operare per la riduzione dell’intensità
energetica e per il risparmio di energia. In questa chiave, occorre prioritariamente e
trasversalmente promuovere e sostenere l’attivazione di filiere produttive connesse alla
diversificazione delle fonti energetiche, all’aumento della quota di energia prodotta con fonti
99
rinnovabili e al risparmio energetico.
Questa strategia generale deve essere declinata in relazione alle specifiche condizioni
locali, ambientali e produttive, e deve dotarsi di strumenti che permettano di conoscere e
verificare le condizioni di coerenza degli interventi con la specifica strategia locale e con la
strategia generale.
A tal fine, può essere appropriato assumere un’ottica strategica interregionale la cui
attuazione sia affidata alla responsabilità dei governi regionali e locali e i cui requisiti di
attuazione siano definiti in cooperazione con centri forti di competenza nazionale.
Prerequisito per l’efficacia delle politiche energetiche è la definizione e attuazione dei
Piani energetici regionali e la sistematizzazione del quadro normativo, in coerenza con le
pertinenti Direttive Comunitarie.
La politica regionale può contribuire alla rimozione dei vincoli alla diffusione delle
energie rinnovabili e del risparmio energetico, rappresentati soprattutto dal carente raccordo tra
le politiche nazionali e regionali, che si traduce anche in maggiore complessità delle procedure
autorizzative, dagli alti costi di connessione alle reti, dall’insufficiente apertura all’innovazione,
anche in termini delle competenze necessarie, e dalla incapacità di fondare gli interventi su una
maggiore condivisione del territorio e dei cittadini. Ed è proprio con la finalità di massimizzare il
contributo della politica regionale al raggiungimento dei target europei e nazionali che questo
obiettivo generale è perseguito attraverso l’azione sinergica dei Programmi Operativi Regionali e
del Programma Operativo Interregionale “Energia Rinnovabile e Risparmio Energetico”.
L’obiettivo generale si articola in due obiettivi specifici:
• Diversificazione delle fonti energetiche e aumento dell’energia prodotta da fonti
rinnovabili
• Promozione dell’efficienza energetica e del risparmio dell’energia
3.9 Programma Operativo Interregionale “Energie rinnovabili e risparmio
energetico” 2007-2013
A partire dal contributo fornito dai tavoli di programmazione alla costruzione dei
Documenti Strategici, è emersa forte la necessità di intervenire in campo energetico con uno
strumento interregionale che coinvolgesse tutte le Regioni del Mezzogiorno.
100
La strategia energetico - climatica a livello europeo si basa su un pacchetto di misure
finalizzate, da un lato, a combattere i cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle
emissioni ad effetto serra e dall’altro a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e
l’aumento dei prezzi; in tale contesto la produzione di energia da fonti rinnovabili assume un
ruolo fondamentale per il raggiungimento di tali obiettivi.
Il Programma Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico (tabella 2) si
articola in tre Assi prioritari:
• Asse I: Produzione di energia da fonti rinnovabili
• Asse II: Efficienza energetica ed ottimizzazione del sistema energetico
• Asse III : Assistenza Tecnica e azioni di accompagnamento
L’obiettivo specifico dell’Asse I è il seguente: promuovere e sperimentare forme
avanzate di interventi integrati e di filiera finalizzati all’aumento della produzione di energia da
fonti rinnovabili. L’obiettivo specifico si articola in quattro Obiettivi Operativi:
o identificare e realizzare modelli di intervento integrati e di filiera per le fonti
rinnovabili;
o promuovere e sostenere l’utilizzo delle fonti rinnovabili per il risparmio energetico
degli edifici pubblici e utenze pubbliche o ad uso pubblico;
o identificare e realizzare interventi sperimentali per ampliare il potenziale sfruttabile
di fonti di energia rinnovabili;
o definire e realizzare modalità e interventi finalizzati all’aumento della produzione di
FER in territori individuati per il loro valore ambientale e naturale.
L’Asse II prevede il seguente obiettivo specifico: promuovere l’efficienza energetica e
ridurre gli ostacoli materiali e immateriali che limitano l’ottimizzazione del sistema.
Tale obiettivo specifico si articola in cinque obiettivi operativi:
1. identificare e realizzare modelli di intervento integrati e di filiera per l'efficienza
energetica;
2. sperimentare e realizzare forme avanzate di interventi di efficientamento energetico
su edifici e utenze pubbliche o ad uso pubblico;
3. definire e realizzare modalità e interventi finalizzati all’aumento della produzione di
FER e all’efficienza energetica in territori individuati per il loro valore ambientale e
naturale;
101
4. potenziare e adeguare l’infrastruttura della rete di trasporto ai fini della diffusione
delle fonti rinnovabili e della piccola e micro cogenerazione e il teleriscaldamento;
5. migliorare le conoscenze, le competenze e l’accettabilità sociale in materia di energie
rinnovabili ed efficienza energetica.
L’Asse III prevede il seguente obiettivo specifico: Migliorare l’efficienza e la qualità
dell’attuazione e la conoscenza del Programma”
Tale obiettivo specifico si articola in 3 obiettivi operativi:
1. Approfondire l’analisi del potenziale sfruttabile ai fini energetici;
2. Rafforzamento della capacità di indirizzo e di gestione del Programma;
3. Rafforzamento della capacità strategica e di comunicazione del Programma.
Tabella 4. Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico 2007-2013
Contributo
comunitario
FESR
Contributo
nazionale
Finanziamento
totale
Tasso
partecipazione
comunitaria
Asse I
Produzione di energia
da fonti rinnovabili 389.698.088 389.698.088 779.396.176 50,00%
Asse II
Efficienza energetica
ed
Ottimizzazione del
sistema energetico
382.195.088 382.195.088 764.390.176 50,00%
Asse III
Assistenza Tecnica e
azioni di
Accompagnamento
32.000.000 32.000.000 64.000.000 50,00%
TOTALE 803.893.176 803.893.176 1.607.786.352 50,00%
Fonte: Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico 2007-2013
3.10 I Programmi Operativi Regionali FESR
L’impostazione programmatica e le risorse allocate rappresentano, rispetto al ciclo di
programmazione 2000-2006, un cambiamento sostanziale nell’approccio della politica regionale
102
alle tematiche energetiche. In passato, tutti i programmi regionali delle aree obiettivo 1 e più
della metà dei documenti unici di programmazione delle aree obiettivo 2 avevano previsto di
finanziare interventi in campo energetico. In tale periodo erano state allocate risorse per circa
381 milioni di euro di contributo comunitario di cui 334 milioni di euro per le aree obiettivo 1 e
47 milioni di euro per quelle dell’obiettivo 2 (in totale, compreso il cofinanziamento nazionale,
le risorse programmate
risultavano pari a 762 milioni di euro, 668 per l’obiettivo 1 e 94 per l’obiettivo 2),
coprendo con questo importo rispettivamente il 2,1 per cento e l’1,8 per cento delle risorse
comunitarie programmate. Allocazioni, evidentemente più contenute rispetto all’attuale ciclo di
programmazione (tabella 3) che vede stanziate risorse comunitarie pari a 1,4 miliardi di euro per
le aree Convergenza (2,8 miliardi di euro in totale, compreso il cofinanziamento nazionale), e
410 milioni di euro per le aree Competitività (1.025 milioni di euro in totale, compreso il
cofinanziamento nazionale).
Tabella 5. Risorse comunitarie programmate nei Programmi Operativi Regionali e nel Programma Operativo Interregionale per il settore energia.
Obiettivo
Dotazione
finanziaria totale
Dotazione finanziaria
energia
Totale energia su
totale
Mln di euro Mln di euro %
Convergenza 17.882,9 1.413,0 8%
Competitività 3.144,4 410,0 13%
Totale 21.027,3 1.823,0 9%
Fonte: elaborazione del Servizio per le politiche dei Fondi strutturali comunitari DPS/MSE su dati estratti dalle categorie di spesa dei PO
Significativa è l’allocazione delle risorse per singola tipologia di fonte rinnovabile. Per
i programmi delle aree Convergenza (tabella 4), le risorse sono state equamente distribuite tra
interventi sull’efficienza energetica e interventi sulle fonti energetiche rinnovabili. Le fonti più
finanziate sono biomasse e idroelettrico/geotermia, sulle quali punta, tra l’altro, anche il
programma interregionale energia. Per le aree Competitività circa il 60 per cento delle risorse
sono state programmate sulle fonti rinnovabili (quasi equamente suddivise in solare, biomassa e
idroelettrico/geotermia) mentre il restante 40 per cento è stato destinato ad interventi di risparmio
103
ed efficienza energetica.
Nella tabella 5 vengono riportate le risorse finanziarie complessive, comunitarie e
nazionali, programmate per il settore energia nei soli Programmi Operativi Regionali FESR
suddivise per tipologia di intervento e per regione per l’obiettivo Convergenza.
Dall’analisi della tabella è possibile risalire a quali tipologie di intervento le singole
regioni destinano maggiormente le risorse finanziarie disponibili e a quali destinano minori
risorse. Per le fonti rinnovabili maggiori risorse sono destinate al settore solare (mediamente il
28,3% del totale con un massimo di 36,2% per la Puglia) e minori risorse sono destinate al
settore eolico dove alcune regioni non destinano nessuna risorsa finanziaria. Per il Risparmio
Energetico la media è del 35,5% del totale delle risorse finanziarie destinate a tale settore con un
massimo del 46,7% per la Puglia ed un minimo del 24,9% della Calabria.
104
Tabella 6. Risorse comunitarie programmate nei Programmi Operativi Regionali e nel Programma Operativo Interregionale peril settore energia suddivise per tipologia di intervento
Fonti rinnovabili
Risparmio
energetico
Totale
dotazione
finanziaria
Eolico Solare Biomassa Idro\Geot
Obiettivo
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mnl di
euro
Convergenza
POR 52,2 8,1 181,7 28,3 109,6 17,1 70,0 10,9 227,6 35,5 641,1
Convergenza
POIN 70,0 9,1 200,0 25,9 120,0 15,5 381,9 49,5 771,9
Competitività 23,2 5,7 79,9 19,5 76,3 18,6 66,1 16,1 164,5 40,1 410,0
Totale 75,4 4,1 331,6 18,2 385,9 21,2 256,1 14,0 774,0 42,5 1.823,0
Fonte:elaborazione ENEA su dati estratti dalle categorie di spesa dei POR FESR e del POIN Energia
Tabella 7. Risorse finanziarie comunitarie e nazionali programmate per il settore energia nei POR FESR suddivise per tipologia di intervento per l’obiettivo Convergenza
Fonti rinnovabili
Risparmio
energetico
Totale
dotazione
finanziaria
Eolico Solare Biomassa Idro\Geot
Regioni
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mln
di
euro
% su
totale
energia
Mnl di euro
Basilicata 16,0 29,1 7,0 12,7 7,0 12,7 25,0 45,5 55,0
Calabria 32,4 15,1 53,4 24,9 32,4 15,1 42,8 20,0 53,4 24,9 214,4
Campania 40,0 13,8 45,0 15,5 65,0 22,4 50,0 17,2 90,0 31,0 290,0
Puglia 76,0 36,2 36,0 17,1 98,0 46,7 210,0
Sicilia 32,0 6,1 176,2 33,6 80,2 15,3 41,6 7,9 193,8 37,0 523,8
Totale 104,4 8,1 366,6 28,3 220,6 17,1 141,4 10,9 460,2 35,5 1293,2
Fonte:elaborazione ENEA su dati estratti dalle categorie di spesa dei POR FESR
105
Le Regioni hanno tutte predisposto i loro Piani Operativi Regionali FESR ottenendo
l’approvazione da parte della Commissione Europea. Una sintesi degli interventi previsti nel
settore energia è riportata in allegato.
In questa rappresentazione sintetica, sono stati considerati tutti i POR FESR e vengono
riportate le iniziative che si intendono realizzare in materia di promozione e sviluppo delle
energie rinnovabili volte a favorire il risparmio energetico e l’uso efficiente dell’energia, il tutto
nell’obiettivo generale di adempiere agli obblighi imposti dal trattato di Kyoto e dalle priorità
dettate dall’Unione Europea. Dopo aver individuato l’asse prioritario di riferimento per ogni
Regione, si è proceduto con l’individuazione degli obiettivi specifici e dei relativi obiettivi
operativi; dopo di ché, per ogni obiettivo operativo, sono state riportate le attività che le Regioni
intendono incentivare per il raggiungimento dell’obiettivo generale ed i corrispondenti
beneficiari. I dati finanziari riguardano l’ammontare delle somme totali stanziate per l’intero
Asse di riferimento, dai fondi strutturali comunitari e il contributo nazionale.
106
4. LE NUOVE FIGURE PROFESSIONALI EMERGENTI: UNA RICERCA
EMPIRICA
4.1 La definizione del problema scientifico e il disegno qualitativo dell’indagine
Ogni ricerca ha sempre come punto di avvio una domanda conoscitiva, socialmente
rilevante, che il ricercatore ha il compito di tradurre in un problema scientifico. “La
formulazione o definizione del problema si riferisce al processo di elaborazione che va dall’idea
iniziale […] di investigare su qualcosa, fino alla conversione di questa idea in un problema
investigabile” (Gianturco, 2004, p. 37). Una volta definito il problema generale da affrontare,
esso viene poi scomposto in ambiti problematici e domande più specifiche, selezionate in
maniera adeguata sotto l’inquadramento degli strumenti teorico-concettuali – o corpus di
conoscenze scientifiche – a disposizione dello studioso. Nel percorso di ricerca è importante fare
riferimento alle teorie già presenti in letteratura sul tema, che orientano i ricercatori nel contatto
con la realtà empirica e nella raccolta delle informazioni più utili al raggiungimento degli
obiettivi conoscitivi; è tuttavia ugualmente molto utile che vi siano i giusti spazi di confronto con
la realtà empirica, in modo da non inibire la possibile “scoperta” – il più delle volte sorprendente
– di elementi, non valutati a priori, che possono arricchire e innovare lo stato delle conoscenze
disciplinari maturate fino a quel momento sulle tematiche di interesse.
A tal fine, il disegno di indagine previsto per la ricerca in oggetto ha volutamente assunto
una forma “flessibile”, volta da una parte a definire con chiarezza l’ambito problematico da
indagare e la conseguente costruzione della varie fasi in cui si articola il percorso di ricerca, e
dall’altra a mantenere il piano originale di indagine aperto ad eventuali sviluppi che possono
emergere nel corso del lavoro. Quello del presente studio è, quindi, un disegno di indagine – di
tipo esplorativo – che “[…] non si stampa o definisce una volta per sempre, ma si modella ogni
volta a partire da criteri maestri generatori di risposte” (ivi, p. 30) e che rende, perciò, possibile
un arricchimento in corso d’opera del bagaglio teorico-concettuale e tecnico impiegato, nonché
l’adeguamento, all’occorrenza, delle piste di indagine alle esigenze conoscitive emergenti nel
concreto farsi della ricerca. La scelta di un tale approccio ben si adatta, infatti, alla complessa
natura dell’oggetto di indagine, essendo quello dell’economia verde – e dei green jobs – un
fenomeno in continua evoluzione e sostanzialmente ancora in larga misura inesplorato dalla
107
ricerca sociale. Il lavoro svolto si configura, pertanto, come un documento “aperto”, teso a
rilevare nelle sue dinamiche evolutive gli sviluppi della green economy e le sue implicazioni per
il mondo del lavoro attraverso successivi approfondimenti del processo conoscitivo avviato41.
La spinta alla realizzazione dell’indagine, in esplicita connessione con le finalità delle
politiche pubbliche concernenti l’occupazione, la formazione e l’ambiente, proviene dal cercare
di cogliere le opportunità offerte dalla riconversione in chiave sostenibile del nostro modello di
sviluppo, in primo luogo sostenendo la crescita di profili professionali capaci di corrispondere
pienamente a tale sfida. Si tratta, invero, di affrontare complessi processi di trasformazione che
devono essere in grado di soddisfare tre domande sociali “[…] inestricabilmente connesse, che
coinvolgono tanto le generazioni presenti quanto le generazioni future: 1) lo sviluppo integrato
dei sistemi economici, 2) la sostenibilità sociale (occupazione, formazione delle risorse umane,
equità, etc.), 3) la sostenibilità ambientale (qualità ambientale, uso pianificato delle risorse
naturali, equilibri eco-sistemici, etc.)” (Beato, 2000, p. 114).
Alla luce del quadro che si è delineato, gli obiettivi sociali principali che lo studio si
prefigge sono di:
� contribuire a definire di azioni volte a migliorare la qualità dell’occupazione e della
formazione professionale (sostenibilità sociale), sia delle figure ormai consolidate del “lavoro
verde” nel campo delle fonti rinnovabili, sia di quelle in esso attualmente emergenti,
delineandone le competenze, le funzioni e i fabbisogni;
� favorire, in tal modo, lo sviluppo di un modello di crescita (sostenibilità economica)
che consenta di minimizzare gli impatti ambientali e di preservi nel tempo qualità e
riproducibilità delle risorse naturali (sostenibilità ambientale).
Attraverso l’analisi teorico-empirica e la problematizzazione delle domande sociali
provenienti dallo sviluppo dei green jobs nel settore delle fonti rinnovabili, sono stati quindi
individuati i seguenti obiettivi conoscitivi:
41 A tale proposito appare opportuno precisare che è attualmente già in fase operativa una nuova indagine dell’Ires che, in diretta continuazione con gli obiettivi conoscitivi della ricerca presentata in questa sede e a naturale completamento del quadro in essa delineato sui settori strategici per lo sviluppo sostenibile in campo energetico, ha come scopo l’analisi delle ricadute occupazionali e dei fabbisogni professionali derivanti dalle misure di efficienza energetica.
108
� Effettuare una ricognizione dei profili professionali esistenti, tracciandone un quadro
dei contenuti e valutandone le tendenze evolutive.
� Identificare le nuove figure professionali emergenti esplorandone le caratteristiche: i
ruoli, le capacità e le competenze richieste, il contesto in cui si colloca l’azione professionale.
� Rilevare i fabbisogni formativi connessi a tali nuove figure.
� Fornire, in tal modo, una base conoscitiva – piattaforma – di partenza funzionale allo
sviluppo di un processo di monitoraggio e di rilevazione nel tempo delle figure professionali
innovative nel campo delle energie rinnovabili e in grado di favorire la progettazione di
interventi formativi di qualità a sostegno degli obiettivi di crescita della economia verde e della
risorsa lavoro.
Per realizzare il lavoro d’indagine sul campo, si è scelto di impiegare delle metodologie
e tecniche di ricerca sociale di tipo qualitativo, ritenute più adatte, nell’ambito di un disegno di
indagine di natura esplorativa, al conseguimento degli obiettivi del progetto. La tecnica di
raccolta dei dati è quella delle “interviste in profondità”42 a “testimoni privilegiati”, vale a dire a
“[…] persone che per la loro posizione, o in termini di conoscenza del problema (esperti) o
anche come soggetti interni alla popolazione oggetto di studio (opinion leaders, o referenti di
una comunità) hanno una visione d’insieme, diretta e profonda del fenomeno” (Corbetta, 1999,
p. 420).
In definitiva, quindi, l’identificazione delle nuove professioni verdi emergenti nel
settore delle rinnovabili e dei relativi fabbisogni professionali e formativi, effettuata in primo
luogo attraverso lo studio della letteratura, è stata sottoposta a verifica e validazione mediante la
ricerca sul campo con interviste dirette a “testimoni privilegiati” realizzate secondo stadi
modulari.
In particolare, nella prima fase dell’indagine, la costruzione della matrice dei green jobs
individuati all’interno delle filiere dei comparti delle fonti rinnovabili è stata validata da un
gruppo di esperti Enea; in un secondo step, sono stati intervistati direttori ed amministratori
42 Per intervista qualitativa o in profondità si intende una intervista “semi-direttiva” che si svolge senza porre domande rigidamente strutturate, ma consentendo all’intervistato di esprimersi liberamente, pur restando ancorato, attraverso l’esperta guida dell’intervistatore, alle tematiche prestabilite, oggetto d’interesse della ricerca. L’intervista qualitativa facilita l’emergere di aspetti spontanei e impliciti e consente, pertanto, di avere accesso ad un campo di informazioni il più ricco possibile, aspetto di primaria importanza quando si conducono indagini pilota.
109
delegati di società e strutture di servizio che operano nel settore delle rinnovabili in qualità di
stakeholders dei processi analizzati; nella terza fase dell’analisi field, le interviste in profondità
sono state rivolte ai lavoratori, al fine di ricostruire il percorso lavorativo di chi già ricopre le
nuove figure professionali identificate e metterne a fuoco le competenze e i processi formativi e
professionali seguiti, in modo da poter individuare corrette politiche di intervento volte a
sostenere lo sviluppo delle nuove professioni.
Di seguito (Fig. 1) viene riportato uno schema che illustra le fasi in cui la ricerca si è
sviluppata e le relative azioni.
110
Fonte: Riadattato da Valles, 1997, p. 82; citato in Gianturco, 2004, p. 36.
Fasi e compiti: decisioni di disegno dell’indagine
Circostanze:
Culturali Sociopolitiche Obiettivi, Risorse
Disegno di studio
qualitativo
All’inizio Durante Dopo
Figura 1. Schema di disegno della ricerca
Tappa di riflessione e preparazione del progetto
Tappa di ingresso e ricerca sul campo
Tappa di conclusione, analisi finale e scrittura
Compiti: • formulazione del
problema: i green jobs nel campo delle energie rinnovabili;
• selezione della strategia metodologica: interviste qualitative a “testimoni privilegiati”;
• selezione di casi, contesti, tempi.
Compiti: • gestione relazionale
(lettere di presentazione o visite preliminari);
• aggiustamento delle tecniche di raccolta;
• raccolta dati: interviste agli esperti e agli stakeholders;
• archiviazione e analisi preliminare dei dati.
Compiti: • uscita del campo; • analisi finale e
individuazione delle raccomandazioni di policy;
• redazione e presentazione del rapporto.
REALTÀ SOCIALE
111
4.2 Il framework analitico della ricerca
Il quadro analitico assunto in questa indagine per lo studio dei nuovi lavori verdi nel
campo delle energie rinnovabili è il frutto della ricognizione e dell’analisi approfondita di una
grande varietà di studi e ricerche sul tema.
Lo schema successivo (Fig. 2) sintetizza tale quadro mettendo in luce i collegamenti
esistenti tra i tre ambiti che compongono il framework della economia verde proposto: i) i settori
industriali verdi (green industry); ii ) le occupazioni verdi che si sviluppano all’interno di tali
settori (green jobs); e iii ) i programmi formativi dedicati alla qualificazione di queste nuove
figure professionali emergenti (green educational programs).
In linea con il processo metodologico sviluppato da una recente indagine sui green jobs
condotta in California43, la definizione di questi collegamenti implica una serie di passaggi
obbligati quali: l’individuazione dei criteri per stabilire cosa debba intendersi per “industria
verde” e per “lavoro verde”; la corrispondente identificazione delle industrie e delle occupazioni
verdi attualmente emergenti e, contestualmente, delle opportune iniziative formative di
accompagnamento.
I passaggi analitici descritti implicano il ricorso ad un approccio comparativo che
confronti i nuovi settori e le nuove occupazioni verdi individuate con i settori dell’industria
tradizionale e le occupazioni standard che potrebbero essere riqualificate attraverso specifici
programmi di formazione. Si è infatti partiti dal presupposto che solo attraverso la comparazione
con la struttura industriale e professionale esistente è possibile delineare chiaramente l’identità
socio-economica dei nuovi processi di sviluppo determinati dalla crescita dell’economia verde, le
cui dinamiche evolutive si intende cogliere in questa sede.
43 COE, Understanding the Green Economy in California. A community college perspective, June, 2009.
112
Figura 2. Schema del framework analitico della ricerca
113
4.3 La complessa definizione di green job
Definire con precisione cosa s’intende per “ecolavoro” non è una operazione facile. E,
anche volendo partire – applicando l’approccio comparativo prima richiamato – da ciò che, più
semplicemente, lo distingue da un lavoro “tradizionale”, i margini di ambiguità definitori restano
molteplici.
Tale difficoltà deriva, probabilmente, non solo dalla attuale mancanza di uno sforzo di
sistematizzazione dei vari contributi esistenti nella letteratura scientifica sul tema, oggi sempre
più numerosi ma frammentari44, ma, altresì, dall’ancora basso livello di consapevolezza
ambientale – nonostante l’accresciuta sensibilità delle nostre società a cui ci ha portato la
profonda crisi ecologica che stiamo vivendo – che investe anche il mondo del lavoro.
Appare, pertanto, opportuno passare brevemente in rassegna quali sono i principali punti
di incertezza che si incontrano nel tentativo di fornire una definizione di eco-industrie ed eco-
lavori, per poi cercare di approdare ad una possibile sintesi. Innanzitutto, occorre rilevare che,
come è emerso in diversi studi45, la grande maggioranza delle occupazioni create dallo sviluppo
delle fonti rinnovabili sono, in realtà, lavori tradizionali (commessi, meccanici, camionisti, etc.).
Vale a dire che, anche se questi lavoratori sono inseriti in una impresa che produce energia
rinnovabile, svolgono attività che non differiscono da quelle che svolgerebbero in qualunque
altro comparto produttivo. La maggior parte di essi forse perfino non viene mai direttamente a
contatto con tali tecnologie durante l’esecuzione del proprio lavoro (Colorado, p. 20). Allo stesso
tempo, si osserva come in diverse aziende di vari settori ci siano persone che, pur non avendo
modificato radicalmente le proprie pratiche lavorative, tuttavia svolgono quotidianamente nuove
mansioni dettate da mutamenti in chiave pro-ambientale delle politiche d’impresa che li
rendono a tutti gli effetti dei “lavoratori verdi”: essi sono, pertanto, green worker senza sapere di
esserlo (Gelisio, Gisotti, 2009).
Esistono, quindi, da una parte, persone impiegate in aziende verdi ma il cui lavoro non
ha niente a che fare con le nuove green technologies e, dall’altra, lavoratori i quali non sono
occupati in aziende verdi ma che finiscono con l’acquisire nuove competenze, abilità,
conoscenze svolgendo le proprie attività lavorative in favore di un approccio più ecologicamente
44 Su questo punto si veda, in particolare, il capitolo 2, dedicato ai vari studi relativi all’impatto delle nuove politiche energetiche sulla crescita economica e l’occupazione. 45 In particolare si veda: American Solar Energy Society’s, Defining, estimating, and forecasting the renewable energy and energy efficiency industries in the U.S. and in Colorado, 2009.
114
orientato.
Uno dei principali problemi che emergono nell’individuare una corretta definizione di
green job è rappresentato dalla difficoltà di delineare con precisione i confini della vasta area
degli effetti che le attività di sviluppo delle rinnovabili producono sull’intero tessuto socio-
economico. Occorre, infatti, valutare, oltre agli effetti diretti, anche quelli indiretti e indotti da
esse generati, così come è necessario sposare una visione allargata dei processi in esame, che
arrivi a prendere in considerazione l’intera filiera dei vari comparti delle fonti rinnovabili e il
ciclo di vita complessivo delle tecnologie verdi. A loro volta queste considerazioni ci portano,
con un effetto moltiplicatore difficile anche solo da immaginare nella sua interezza, a misurarci
con i processi di decentramento produttivo a livello internazionale e alla nuova divisione
internazionale del lavoro, derivanti dai fenomeni di globalizzazione, che costringono al
confronto con realtà economiche e professionali profondamente diverse e ci inducono a tenere
presente non solo le variabili interne alle imprese nazionali ma anche quelle ad esse esterne46.
Tutto ciò ha evidentemente delle importanti ricadute ai fini definitori di cosa siano una green
industry e un green worker.
Se non desta dubbi il fatto che una persona che installa pannelli solari svolge una
occupazione verde, in una logica allargata, può non essere altrettanto chiara la natura verde degli
altri lavori coinvolti nella produzione di valore; a cominciare, ad esempio, proprio dalla
fabbricazione di quei pannelli solari da installare che, peraltro, provengono quasi sempre da
industrie dislocate in altri Paesi, vista la forte dipendenza dell’Italia dall’importazione estera di
queste tecnologie. E come definire, in questa prospettiva, il caso di industrie di produzione dei
pannelli solari che utilizzano energia da carbone? E in quale punto di un ipotetico continuum -
che va da un polo verde ad uno non verde - si colloca l’attività di quelle aziende – la maggior
parte – che oggi producono energia rinnovabile pur dedicandosi anche ad attività più
tradizionali?
46 Vale inoltre la pena di ricordare che, come ben chiarito dal rapporto delle Nazioni Unite, non si può parlare di green jobs laddove la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici non è rispettata. Il soddisfacimento di esigenze fondamentali a garanzia di un lavoro dignitoso, quali quelle di un salario adeguato, di condizioni di lavoro sicure, della sicurezza del posto di lavoro, del rispetto dei diritti del lavoro, sono, quindi, aspetti che andrebbero considerati quando si parla degli eco-lavori.
115
4.4 Il focus di indagine
Stante la complessità dei processi della green economy, fin qui solo fuggevolmente
accennati, e la conseguente necessità di una loro attenta osservazione nel corso del tempo, è
possibile, in questa sede, proporre una breve sintesi di riferimento relativa alla nascita di nuovi
lavori verdi nel campo delle energie rinnovabili, funzionale alla delimitazione del nostro campo
di indagine.
Come è emerso dalle diverse ricerche in materia, la crescita dei settori delle fonti
rinnovabili, se considerati lungo l’intera catena del valore di tali comparti, creano numerose
opportunità di impiego in ambiti differenti e a vari livelli di qualifica, abilità, competenza,
responsabilità e remunerazione.
All’interno di questo ampio insieme, si possono distinguere i seguenti gruppi di figure
professionali che si avvantaggiano dello sviluppo delle rinnovabili (Figura 3):
I) un gruppo di professioni che ne beneficiano indirettamente, trattandosi di lavori che,
pur esplicandosi in aziende verdi, non comportano un contatto diretto con le nuove tecnologie e
non richiedono, quindi, l’acquisizione di nuove competenze, abilità, qualifiche per gestire
proficuamente il proprio lavoro (è il caso, della figura del contabile che lavora nell’azienda dove
si produce energia rinnovabile);
II ) un gruppo di figure professionali, provenienti da settori in crisi, i quali possono godere
di una condizione di “rivitalizzazione” generata dalla fase di crescita delle nuove tecnologie. E’
il caso, ad esempio, dei lavoratori del manifatturiero, per i quali può verificarsi un incremento
della richiesta di forza lavoro qualificata per far fronte alla accresciuta domanda, ad esempio, di
turbine eoliche. Si tratta, in questo caso, di un aumento di occupati dovuto allo sviluppo di una
industria verde, che non implica necessariamente per il lavoratore l’esigenza di un’integrazione
delle proprie competenze e di nuova formazione per poter svolgere adeguatamente il proprio
lavoro;
III ) un gruppo di professioni che lavorano a diretto contatto con le nuove tecnologie verdi
e che per questo hanno bisogno di nuove qualifiche e di aggiornamento.
E’ su quest’ultimo nucleo di professionalità indotte dalla crescita delle energie rinnovabili
che si focalizza, in modo particolare, la nostra attenzione analitica, configurandosi esse a pieno
titolo come “occupazioni verdi”. I criteri di inclusione all’interno di questa definizione e nel
116
nostro framework di riferimento sono, pertanto, che si tratti di lavori: a) direttamente connessi
alle nuove tecnologie verdi; b) che richiedono, quindi, nuove competenze specialistiche,
conoscenze, abilità e qualifiche da conseguire attraverso una formazione aggiuntiva.
Alcune delle figure che rientrano in questa delimitazione corrispondono, attualmente, a
nuove professioni emergenti, non ancora precisamente inquadrate nel sistema di classificazione
ufficiale; in altri casi, invece, non si tratta di “nuove” figure quanto, piuttosto, di lavori
tradizionali riqualificati; lo spazio professionale che intercorre tra questi due poli si caratterizza
da una molteplicità di sfumature intermedie. La presente indagine ha cercato di esplorare
proprio i confini esistenti tra tali aree professionali “nuove” o “tradizionali”, nel tentativo di
fornire un contributo alla definizione delle industrie e dei lavori verdi emergenti nel campo della
green economy e di fronteggiare i bisogni di formazione richiesti dalle nuove tecnologie.
Figura 3. Figure professionali nella definizione di green job
Fonti rinnovabili
Assemblatore
NO green job
SI green job
Contabile
No lavoro diretto con tecnologie
verdi
No richiede nuovo training
Sì lavoro diretto con tecnologie
verdi
Sì richiede nuovo training
Installatore
No lavoro diretto con tecnologie
verdi
No richiede nuovo training
Accresciuta domanda occupazione verde
117
4.5 Le ipotesi della ricerca
Scopo della ricerca è, quindi, di cogliere i cambiamenti in atto nell’area delle
professioni verdi operanti nel settore delle rinnovabili, cercando di verificare qual è la reale
inclinazione dell’ago della bilancia che ne misura idealmente la portata innovativa, valutando se
tale novità stia effettivamente nella comparsa di nuove professioni oppure risieda nella
trasformazione di quelle tradizionali.
A tal fine, in linea con studi analoghi come, in particolare, la ricerca Understanding
the green economy in California (2009), sono state identificate le seguenti tre ipotesi
sull’impatto delle nuove tecnologie verdi e la relativa acquisizione di nuovi green skills:
A) non si producono mutamenti sostanziali nel lavoro e nei requisiti richiesti al
lavoratore (i tasks non cambiano). I nuovi green skills si configurano, pertanto, come
supplementari: essi potrebbero aumentare l’occupabilità dei lavoratori tradizionali (ibidem);
B) si verificano cambiamenti significativi nel lavoro e nei requisiti richiesti al
lavoratore (i tasks sono diversi). I nuovi green skills sono necessari per il mantenimento del
posto nell’occupazione tradizionale: essi diventano un requisito per l’impiego(ibidem);
C) I nuovi green skills determinano la transizione a nuovi lavori, portando ad
un’occupazione completamente nuova: le occupazioni verdi emergenti.
La definizione dei tre scenari è articolabile ricorrendo allo strumento concettuale del
continuum che va dal polo di un cambiamento minimo che non modifica in modo rilevante il
lavoro tradizionale, al polo della comparsa di una vera e propria nuova professione. All’interno
di questo quadro la formazione gioca un ruolo centrale, assumendo connotati molto diversi nel
passaggio da una ipotesi all’altra, caratterizzandosi, nei primi due casi, nella riconsiderazione di
programmi formativi esistenti attraverso una modifica dell’offerta corrente e, nell’ultimo, nella
pianificazione di nuovi interventi che portino alla acquisizione di una nuova professionalità.
118
4.6 I green jobs nella metamorfosi dei mestieri e delle professioni
La transizione verso nuovi profili professionali, indotta dalle complesse
corrispondenze tra l’innovazione tecnologica e la struttura delle competenze, rappresenta un
ambito di studio paradigmatico del più generale processo di metamorfosi dei mestieri e delle
professioni in corso nelle società post-industriali. L’evoluzione tecnologica e scientifica, infatti,
insieme al dominio dell’economia terziaria ed alle nuove forme di impresa e di cultura
organizzativa, è alla base dei profondi mutamenti nella struttura delle occupazioni e delle
professioni, dai quali deriva l’attuale “variabilità interna delle posizioni che rende instabili profili
e figure” (Minardi, 2008, p. 7), investendo, altresì, i percorsi di carriera e di costruzione delle
identità professionali. Si assiste oggi, invero, ad una trasformazione non solo dei modelli
organizzativi della produzione e del lavoro, ma anche delle tradizionali categorie occupazionali;
su di esse intervengono significativamente i processi di innovazione tecnologica che
arricchiscono le attività lavorative di nuovi significati e di nuovi contenuti, reclamando un
continuo adattamento dei set di competenze richiesti e favorendo così la diffusione di figure che
vedono progressivamente ridefinire conoscenze e pratiche (ibidem). Come sottolinea Reyneri
(2005), all’interno del processo di riconfigurazione dei saperi e dei profili, “ai mestieri e ai posti,
che perdono importanza, ma non scompaiono, si aggiungono le quasi-professioni a complicare il
modo in cui l’occupazione è organizzata” (Reyneri, 2005, p. 71); tali figure intermedie derivano
dal volgere dei mestieri in direzione dei sistemi ordinamentali delle professioni, così come,
viceversa, si assiste al possibile ritorno delle professioni entro i sistemi regolativi dei mestieri
(Minardi, 2008).
La differenziazione della struttura occupazionale si accompagna all’affermarsi di
figure che hanno una propria autonomia sul mercato del lavoro, sancendo il passaggio dalle
carriere organizzate ad un percorso di crescita professionale che si snoda lungo un sentiero di
prestazioni a libero servizio per più aziende. L’alta mobilità interaziendale, insieme alla
flessibilizzazione dei rapporti di lavoro, concorre alla frammentazione delle biografie lavorative.
La perdita dell’unità del posto di lavoro e l’indebolimento delle gerarchie aziendali si
accompagnano ad un altro importante cambiamento indotto in buona misura dall’evoluzione
tecnologica: la rottura del nesso tra mansioni lavorative e settori merceologici. “Grazie alle
nuove tecnologie si diffondono impianti e sistemi produttivi che possono essere utilizzati con
modesti adattamenti in diversi settori o che in ogni caso richiedono ai lavoratori prestazioni
119
simili, poiché prescindono dall’esperienza e dalla conoscenza dei materiali trattati, ma si fondano
piuttosto su competenze generali o su capacità di gestione e combinazione delle risorse”
(Reyneri, 2005, pp. 60-71). Lo sviluppo di nuovi saperi tecnici e pratici con carattere trasversale
– si pensi, ad esempio, alla diffusione delle tecnologie digitali – applicandosi ad un’ampia
gamma di processi anche molto differenti, conduce alla emersione di “[…] grandi aree
professionali, definite dalle funzioni e dal livello piuttosto che dal settore merceologico o dalla
tecnologia: fabbricazione, trattamento dei dati, gestione e amministrazione, ricerca e sviluppo,
ingegneria e manutenzione, vendita, finanza e alta direzione”. (ibidem). Il riferimento al concetto
di “area professionale” consente quindi di indicare quelle figure che, pur collocandosi in contesti
e ambiti occupazionali strutturalmente diversi, avendo in comune processi lavorativi e/o
competenze professionali di base, fanno parte della stessa “area” (Isfol, 2003, p. 73).
In passato, i processi di industrializzazione avevano trasformato l’organizzazione del
lavoro, basata fino a quel momento sulla logica del mestiere, ristrutturandola su quella aziendale.
Se la prima poggiava sul modello pre-industriale rappresentato idealtipicamente dalla figura
dell’artigiano che è in grado di controllare l’intero ciclo produttivo; la seconda fa perno sul
modello fordista (la grande fabbrica, la catena di montaggio) che attua una scomposizione dei
compiti, assegnando al lavoratore una specifica mansione definita sulla base delle “[…]
caratteristiche merceologiche, organizzative e tecniche di ogni impresa” (ivi, p. 69).
Oggi siamo nuovamente in presenza di un cambiamento della natura del lavoro che
attenua i vincoli di dipendenza aziendali e settoriali precedentemente istituiti. Tali dinamiche si
colgono nella trasformazione dei profili lavorativi che da “meramente occupazionali diventano
tecnici e professionali” (Minardi, 2008, p. 5), abbandonando la logica del “posto” interna alla
grande impresa taylorista a vantaggio di una maggiore autonomia rispetto sia all’impresa che al
settore.
In questa nuova fase di transizione la distinzione, tuttora viva, tra mestieri, semi-
professioni e professioni appare un valido strumento per orientare la nostra analisi delle
variazioni che intervengono nella struttura occupazionale nel campo delle energie rinnovabili.
Citando Minardi (2008), i mestieri si possono definire come “[…] l’insieme di saperi
e di pratiche che vengono acquisite dai soggetti in maniera ereditaria da un gruppo sociale che ne
ha conservato le matrici conoscitive, tecniche e manuali di partenza” (Minardi, 2008, p. 2).
“Abilità e competenze sono proprie del lavoratore e prescindono dall’impresa in cui è inserito”
(Reyneri, 2005, p. 69), ciò rende possibile la mobilità interaziendale ma, a differenza delle
120
professioni, non quella settoriale, “[…] poiché il mestiere è legato ai materiali e al particolare
processo produttivo” (ibidem).
Il concetto di professione, secondo il modello mutuato dal sistema americano
O*NET, su cui si è basata l’indagine campionaria sulle professioni dell’Isfol (2008), può essere
considerato come un concetto multi-dimensionale, composto cioè da più aree di informazione
costituite, nello specifico, da: I) i requisiti del lavoratore per poter svolgere il lavoro; II ) le
caratteristiche del lavoratore che incidono sulla performance professionale; III ) le caratteristiche
della professione.
In particolare, le tre macro-aree informative individuate nel modello citato si
suddividono, a loro volta, nelle seguenti sub-dimensioni:
� per i “requisiti del lavoratore” in: istruzione/ formazione (titoli formali),
esperienza professionale, conoscenze e skills;
� per le “caratteristiche del lavoratore” in: attitudini, stili di lavoro, valori
professionali;
� per le “caratteristiche della professione” in: contenuti del lavoro, attività,
compiti, condizioni di lavoro.
Il ricorso a questo tipo di definizione ha il vantaggio di considerare sia gli aspetti
strutturali (relativi ai contenuti del lavoro e al contesto) sia quelli soggettivi (relativi al
lavoratore), i quali sono entrambi strettamente connessi al concetto di professione,
rappresentando due facce della stessa medaglia che, se considerate in modo disgiunto anziché
secondo un’ottica integrata, non consentirebbero di rappresentare adeguatamente questo
concetto.
Il quesito posto da Accornero (2006) nella sua analisi sui contenuti del lavoro,
ovvero se ‘la professione è un attributo del lavoratore, oppure è un attributo del lavoro’, può
pertanto essere letto lungo questi due assi che segnano il dissidio attore/struttura, dissidio che
attraversa, nella sua problematicità, i vari campi di applicazione degli studi sociali. Si può infatti
intendere la professione come insieme di skills e conoscenze che si accumula e si accresce con
l’esperienza lavorativa, definendo la professione in termini di investimento personale (area del
soggetto); oppure si può invece definire la professione come contenuto di una certa mansione,
ipotesi secondo la quale il lavoratore applicherebbe la propria forza lavoro a ciò che gli si chiede
di fare (area della struttura). Il modello proposto in questa sede tende, come detto, a valorizzare
la necessaria integrazione degli elementi di diversa natura che nel loro complesso restituiscono la
121
ricchezza del costrutto teorico di “professione”.
In base a tale modello le professioni si possono quindi definire come sistemi di
conoscenze e abilità appresi grazie all’esperienza, che si integrano con conoscenze acquisite per
mezzo dei processi di istruzione e formazione (� la macro-area “requisiti del lavoratore). In
questo modo si delinea un set di competenze riconosciute e codificate che si riconfigurano
attraverso l’incontro con attività e compiti da assolvere all’interno di contesti aziendali e con
specifiche condizioni di lavoro (� la macro-area “caratteristiche delle professioni”). Sulla
professione incidono, inoltre, tanto le “caratteristiche personali dei lavoratori” (dimensione
centrata sul soggetto), quanto il peso di variabili legate alla caratterizzazione del contesto socio-
economico, storico-politico e ambientale entro cui si esplica l’azione professionale (dimensione
centrata sugli aspetti strutturali); a tale proposito si può richiamare, a titolo di esempio, l’effetto
condizionante sulla riqualificazione delle figure professionali tradizionali, delle attuali politiche
di sviluppo delle tecnologie verdi in campo energetico.
In ragione dell’importanza di tenere in considerazione l’influenza esercitata sul
concetto di professione dalle variabili sia di tipo soggettivo che strutturale, il suddetto modello è
stato graficamente riformulato (Figura 4), rispetto alla versione originale, per mettere
maggiormente in rilievo tali dimensioni costitutive.
122
Figura 4. La professione come concetto multidisciplinare
Fonte: nostra rielaborazione Isfol-Istat
Requisiti del lavoratore
- Istruzione/formazione
- Esperienza professionale
- Conoscenze
- Skills
ATTORE
Caratteristiche del lavoratore
- Attitudini
- Stili di lavoro
- Valori professionali
- Credenze
- Percezioni
PROFESSIONE
Caratteristiche della professione - Contenuti lavoro
- Attività
- Compiti
- Condizioni di lavoro
Caratterizzazione del contesto - Contesto aziendale
- Contesto normativo
- Sistema economico-produttivo
- Sistema ambientale
- Sistemi locali del lavoro
STRUTTURA
123
Nella determinazione del contenuto delle professioni e delle figure professionali, con le
quali si intende “[…] un insieme di ruoli lavorativi, operanti su processi lavorativi simili (ambito
e oggetto di lavoro), connotati da competenze professionali omogenee (conoscenze, capacità e
atteggiamenti)” (Isfol, 2003, p. 77), assume una valenza centrale il concetto di “competenza”.
Esso rappresenta il fulcro delle riflessioni sul ruolo e sull’evoluzione dell’identità di molte
professioni. Tale concetto ha, infatti, il vantaggio di rendere elastica la nozione di professione
consentendo di coglierne, allo stesso tempo, la variabilità e le tendenze evolutive dei profili, da
un lato, e le specificità tecniche, organizzative e professionali, dall’altro. Le dimensioni
costitutive del concetto di competenza ricalcano gli assi interpretativi attore/struttura già
individuati per descrivere le professioni: essendo possibile distinguere tra competenze
“professionali” e competenze “trasversali”, che coniugano al “sapere fare” il “saper essere”. Si
possono infatti riconoscere nell’ambito delle competenze “saperi tecnici”, “saperi professionali”
e “saperi di vita”; l’importanza di questi ultimi si sta ultimamente accrescendo in termini di una
diffusa richiesta di nuove competenze cognitive (saper trovare soluzioni e prendere decisioni),
relazionali (saper interagire con gli altri) e affettive (saper gestire le proprie emozioni ed avere
una consapevole autostima) (Reyneri, 2005). Nell’attuale contesto socio-economico, invero, oltre
ad un continuo aggiornamento delle competenze tecniche specifiche, “[…] sono diventate
determinanti le life skills, cioè le competenze che attengono alla ‘vita personale’ di un lavoratore.
I lavoratori della conoscenza, che non sono soltanto gli esperti e i tecnici, ma anche buona parte
degli operativi più qualificati, fanno un grande uso di questi saperi impliciti o taciti, che non si
acquisiscono attraverso un apprendimento formale (ivi, p. 67).
La diffusione di queste nuove competenze risulterà centrale, come emergerà nel prosieguo
del rapporto, nella valutazione dei nuovi profili professionali che si stanno delineando nel settore
delle energie rinnovabili. E’ proprio attraverso i concetti fin qui brevemente esposti che nel
prossimo paragrafo sarà possibile leggere lo stato e le dinamiche evolutive della struttura delle
professioni legate alle energie verdi.
124
4.7 La struttura professionale dei green jobs nel campo delle energie rinnovabili
Il settore delle energie rinnovabili rappresenta una delle aree della green economy su cui si
sta puntando maggiormente a livello internazionale. La nostra indagine ha avuto come obiettivo
quello di fornire una base conoscitiva utile a rilevare e monitorare lo sviluppo di figure
professionali innovative nel campo delle fonti rinnovabili anche ai fini di una progettazione
strategica di interventi formativi ad hoc.
Nello specifico, il settore delle rinnovabili è stato analizzato seguendo gli step individuati
nel framework analitico (Fig. 2) dell’indagine presentato nel paragrafo 4.2 che, come si
ricorderà, prevede: a) la definizione dei singoli comparti che compongono tale settore; b)
l’identificazione delle occupazioni chiave che operano in queste filiere, sia come figure
professionali consolidate, sia nei termini di nuovi profili “emergenti”; c) l’analisi dell’offerta
formativa esistente a supporto di queste nuove figure verdi.
Rispetto al primo punto, i comparti che sono stati presi in considerazione nell’ambito dello
studio condotto sono:
� il solare fotovoltaico e termico;
� l’eolico;
� le biomasse;
� il geotermico;
� l’idroelettrico.
Sempre perseguendo lo scopo di definire la struttura professionale dei green jobs nel
campo delle rinnovabili, si è ritenuto importante esaminare le varie fasi della cd. “catena del
valore” dei diversi comparti analizzati, ovvero identificare i processi rilevanti - primari e di
supporto – della filiera produttiva e di servizi delle fonti energetiche rinnovabili (FER). Le figure
professionali individuate sono state così suddivise in base alle fasi della catena del valore dei
settori delle FER.
In particolare, il termine “valore” si riferisce al valore aggiunto che si sviluppa nel
passaggio da una unità a quella successiva lungo l’intero processo di produzione di un bene o di
un servizio. Un aspetto centrale da tenere in considerazione è che le singole unità in cui si
articola la catena del valore non sempre sono collocate all’interno della stessa azienda (in-
house), bensì sono spesso dislocate al di fuori di essa (outsourced) (Huws, 2008), anche in
125
luoghi e Paesi molto distanti. Sulla lunghezza e la complessità della catena del valore influiscono
in modo rilevante i processi di globalizzazione che hanno contribuito a renderla geograficamente
più estesa attraverso i processi di delocalizzazione. Al riguardo, è altresì importante sottolineare
la particolarità del caso italiano dove è molto accentuato il problema dell’importazione estera di
sistemi e apparati tecnologici per la realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. Questa
(ennesima - si pensi a quella che già abbiamo dalle fonti fossili) dipendenza dall’estero comporta
che buona parte degli - alti - incentivi concessi in Italia per lo sviluppo delle FER finiscano nelle
tasche dei paesi produttori di tali sistemi e che, quindi, paradossalmente, si incentivi l’estero
sovraccaricando la bolletta degli italiani. Sarebbe pertanto opportuno provvedere allo sviluppo
nel nostro Paese della intera filiera coinvolta (dalla produzione del pannello solare al suo uso) nei
settori emergenti delle energie rinnovabili, così da riversare nel sistema produttivo italiano parte
degli aiuti concessi. Ciò concorrerebbe alla crescita di un mercato più maturo, in grado di restare
in piedi anche quando gli incentivi si ridurranno o cesseranno di essere erogati, come è accaduto
in altri Paesi (vedi l’esempio della Germania). Inoltre, produrrebbe effetti positivi sul bilancio
dell’occupazione e della produzione industriale locale.
La catena del valore ricostruita (Figura 5) per lo studio dei settori delle fonti rinnovabili e
delle professionalità in essi operanti risulta composta dalle seguenti fasi:
� Reserach and development
� Manufacturing
� Project development (engineering, design & project management) and
commercialization (sales and marketing)
� Authorization procedures
� Financing
� Installation
� Operating and Maintenance
A questa articolazione di base si è poi scelto di aggiungere quelle che, a nostro
avviso, rappresentano altre tre importanti dimensioni nella produzione di valore aggiunto e nella
individuazione di nuove figure professionali connesse allo sviluppo delle rinnovabili:
� Regulation
� Trading and green certificates
� Smart grid
Appare infine utile far notare che il concetto di catena del valore nella sua applicazione alle
126
energie rinnovabili assume una duplice valenza: quella relativa alla produzione di un prodotto
finale (per esempio del pannello solare) e quella relativa alla produzione di un servizio (l’energia
elettrica da fonti rinnovabili).
Il termine “catena del valore”, infatti, è stato originariamente coniato per descrivere la
complessità crescente della divisione del lavoro nella produzione dei beni ma nel tempo è poi
stato sempre più spesso impiegato anche in riferimento ai servizi, sia pubblici che privati
(ibidem). Il caso dell’energia rinnovabile copre entrambi questi significati del concetto:
riferendosi sia al prodotto (attraverso le fasi di Ricerca e sviluppo; Manifattura; Progettazione e
Commercializzazione; Iter autorizzativi; Finanziamento) che al servizio (attraverso le fasi di
Istallazione; Esercizio e manutenzione; Regolazione; Smart grid; Trading e certificati verdi).
127
Figura 5. La catena del valore del settore delle fonti di energia rinnovabile
Research & development
Manufacturing
Project development (engineering, design & project
management) and
Commercialization (sales and marketing)
Installation
Operating and maintenance
Regulation Trading and green certificates
Energy policy
Smart grid
Authorization procedures
Financing
128
La catena del valore, articolata in step che sono strettamente correlati gli uni agli
altri e in cui ogni fase alimenta la successiva, costituisce per noi lo scheletro intorno al quale
individuare e collocare le figure professionali chiave nel campo delle FER, quelle già consolidate
e quelle “emergenti”; le quali, con diverse funzioni, supportano tali processi e li riempiono di
contenuti, essendo i concreti artefici della creazione e della distribuzione del valore, inteso come
capitale economico, sociale, culturale e ambientale connesso alle energie rinnovabili.
Le competenze professionali, specifiche e trasversali, connesse allo sviluppo delle
green technologies, oltre ad essere cruciali per creare valore lungo la catena del valore delle
FER, assumono anche un ruolo fondamentale per la crescita di una nuova consapevolezza
sociale dei processi di cambiamento che stanno investendo le nostre società e per traghettarle
verso nuovi modelli di crescita, improntati ai temi della competitività, della sicurezza e
dell’ambiente, che costituiscono i tre cardini attorno ai quali ruota lo sviluppo delle rinnovabili.
Rilevare le figure professionali che agiscono nella sfera delle energie rinnovabili è
un’operazione complessa, considerando quanto sia recente la fase di vero e proprio boom che sta
attraversando il settore (nonostante la presenza all’interno di esso di alcuni comparti
storicamente più maturi, quali sono l’idroelettrico e il geotermico). Per quanto riguarda, infatti, il
solare, l’eolico e le biomasse il loro consistente sviluppo, che si sta verificando anche nel nostro
Paese, è un fenomeno piuttosto attuale.
Conseguentemente, ad oggi non tutte le professioni che operano in questi settori
godono di un preciso inquadramento nei sistemi standard di classificazione nazionale delle
professioni.
Del resto, come ha notato uno degli intervistati della nostra indagine a proposito dei
recenti e rapidi cambiamenti avvenuti in questo campo e alle difficoltà che ne derivano nello
stabilire con precisione i nuovi profili professionali e i loro contenuti, “di solito la realtà è più
veloce” rispetto alla capacità di classificarla e regolamentarla con prontezza47. Ciò è poi
particolarmente valido nel caso delle rinnovabili, un mondo in forte evoluzione:
47 Questa osservazione richiama alla mente la nota teoria di uno studioso americano (Ogburn, 1964), denominata la “teoria del ritardo culturale”, secondo la quale la cultura materiale si svilupperebbe sempre più rapidamente di quella non materiale; da ciò deriverebbe la tendenza della prima ad adattarsi alla seconda (da cui la definizione di cultura adattiva) W.F. Ogburn, Technology and governamental change, in “The journal of business, pp. 1-13; trad. it Iorio G. (a cura di), Tecnologia e mutamento sociale, Roma, Armando Editore, 2006.
129
“[…] dove è tutto in sviluppo, è in sviluppo la percezione delle persone rispetto al tema
ambientale, rispetto al tema del mix energetico, sono in sviluppo le regole che in qualche modo cercano di
guidare a tutti i livelli questa percezione e questa volontà politica; è in sviluppo proprio il mix di
generazioni, quindi c’è un incremento proprio di numero di impianti che producono le fonti rinnovabili; la
stessa tecnologia è continuamente in sviluppo”.
Questa intrinseca dinamicità del settore, continuamente aperto a nuove
trasformazioni, tende poi a tradursi in nuove competenze che, dettate da un processo di skill-
based tecnological change (Huws, 2008), sono necessarie a gestire le innovazioni tecnologiche,
oltre che gli effetti da esse indotti nel più vasto sistema socio-economico e territoriale in cui esse
si inseriscono.
Da qui discende l’importanza della progettazione di interventi formativi strategici a
supporto di queste nuove competenze e il tentativo del presente lavoro di tracciare un primo
ponte analitico che possa collegarci a questo “nuovo mondo” dei lavori verdi nel campo delle
energie rinnovabili e dei relativi fabbisogni espressi e potenziali, per iniziare un cammino di
definizione ed interpretazione di questa realtà in rapido mutamento.
A tal fine, è stata effettuata un’analisi trasversale della letteratura scientifica esistente in
materia, sia a livello nazionale che internazionale, per identificare quali sono le professioni
operanti nei vari settori delle fonti rinnovabili; successivamente, come già spiegato, la matrice
delle figure professionali così ottenuta è stata sottoposta a verifica e validazione mediante la
ricerca sul campo con interviste dirette a “testimoni privilegiati”, in modo da ascoltare la “viva
voce” degli attori sociali - stakeholders ed esperti – direttamente coinvolti in questi processi di
trasformazione e rilevare con il loro aiuto tali figure, definendone il profilo, le competenze ed i
percorsi di sviluppo.
In totale sono state individuate e descritte 54 figure professionali, raggruppate nella
seguente tabella di sintesi.
130
Tabella 1. Elenco delle professioni emergenti individuate
Settori Professioni emergenti
Numero Tipologia
SOLARE TERMICO E
FOTOVOLTAICO
16
Ingegnere della energia solare - Ingegnere gestionale in ambito di energia fotovoltaica - Ingegnere dei sistemi di produzione di energia fotovoltaica - Ingegnere specializzato nella installazione di piccoli impianti a energia solare - Ricercatore di laboratorio in ambito di energia fotovoltaica - Tecnico esperto in sistemi fotovoltaici - Tecnico specializzato nella costruzione e nel testing delle celle fotovoltaiche - Tecnico manifatturiero di scaldabagni solari - Designer dei sistemi fotovoltaici - Designer delle celle solari fv - Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici residenziali - Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici commerciali - Tecnico installatore del solare - Consulente vendite di sistemi fotovoltaici residenziali e commerciali - Consulente per la vendita di fotovoltaico - Energy Manager del settore fotovoltaico
EOLICO
14
Designer del parco eolico - Capoprogetto di centrali di energia eolica - Manager gestionale del settore eolico per le applicazioni commerciali - Ingegnere elettrico delle turbine eoliche - Tecnico meccanico delle turbine eoliche - Tecnico elettronico delle turbine eoliche - Ingegnere meccanico delle turbine eoliche - Tecnico settore eolico - Installatore di generazione eolica - Macchinista delle turbine eoliche - Lavoratore di lastre di metallo delle turbine eoliche - Designer di impianti eolici - Venditore di impianti eolici - Biologo ambientale
BIOMASSE
13
Ingegnere civile esperto di sistemi in ambito agricolo ed approvvigionamento agricolo - Operatore del sistema di accumulo del gas dei rifiuti - Tecnico del sistema di gas dei rifiuti - Installatore dell’impianto LGE - Responsabile accumulo, separazione e selezione della biomassa - Responsabile del funzionamento, ingegneria, manutenzione degli impianti a biomassa - Tecnico dei sistemi di accumulo del gas del biometanolo - Analista delle politiche dei combustibili alternativi e delle vendite - Intermediario nel campo delle biomasse - Energy manager esperto in biomasse - Chimico ambientale - Agronomo - Agricoltore per le produzioni delle biomasse
Figure TRASVERSALI
11
Manager in energie rinnovabili - Esperto in programmazione delle energie rinnovabili - Geometra ambientale o tecnico ecologo - Geologo ambientale o geochimica - Assicuratore ambientale - Avvocato ambientale - Esperto giuridico-commerciale di energia rinnovabili - Esperto in progettazione delle energie rinnovabili - Manager della programmazione energetica - Ingegnere della smart grid – Operatore della centrale elettrica
Totale 54
131
Il complesso insieme delle professioni identificate è stato ordinato all’interno di matrici
descrittive che sintetizzano i contenuti di ognuna delle figure presentate, riportandone per brevi
linee:
� il “profilo sintetico”;
� la “formazione scolastica/ corsi professionali”;
� la “formazione settoriale”;
� l’ “esperienza professionale pregressa”
� i “contesti occupazionali ”.
Nello schema proposto, ad ogni professione emergente è stata inoltre associata una o più
occupazioni tradizionali codificate secondo la “Nomenclatura e classificazione delle unità
professionali ISFOL” (Isfol, 2007), in maniera da mettere in luce i possibili collegamenti tra le
nuove occupazioni verdi e quelle tradizionali che potrebbero essere riqualificate.
Qui di seguito sono riportate tali matrici relative ai comparti solare, eolico e biomasse nei
quali, data l’attuale fase di sviluppo, sono state individuate le “nuove” figure professionali
(considerando che il geotermico e l’idroelettrico sono settori più consolidati nel campo delle
rinnovabili, anche dal punto di vista delle professionalità).
132
SOLARE TERMICO E FOTOVOLTAICO
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Ingegnere della energia solare
Profilo sintetico: effettua analisi ingegneristiche localizzate e valutazioni della efficienza energetica e di progetti solari per clienti residenziali, commerciali e industriali utilizzando software di simulazione della costruzione
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica; ingegneria elettrotecnica; ingegneria per l'ambiente e il territorio; ingegneria dell’energia; ingegneria delle fonti rinnovabili; fisica)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza di 2-5 anni nei settori dei green building, dell’efficienza energetica e ambiti connessi
Contesti occupazionali: aziende private
����
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.2 Ingegneri metallurgico-minerari
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.6 Ingegneri civili
2.2.1.6.1 Ingegneri edili
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
2.1.1.1 Fisici
Operating and Maintenance
Ingegnere gestionale in ambito di energia fotovoltaica
Profilo sintetico: gestisce attrezzature solari con l’ausilio di consulenti anche nella progettazione di soluzioni; è un esperto di tecnologia solare e di innovazione
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria elettrotecnica, ingegneria elettrica, ingegneria civile, ingegneria gestionale)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta elevata esperienza nel disegno e nella progettazione di attrezzature solari
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
����
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.2 Ingegneri metallurgico-minerari
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
2.2.1.6 Ingegneri civili
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
Project development Ingegnere dei sistemi di produzione di energia fotovoltaica ���� 2.2.1.1. Ingegneri meccanici
133
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
(engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Profilo sintetico: guida lo sviluppo e l'implementazione di sistemi connessi alla rete altamente efficienti per tecnologie di fotovoltaico a concentrazione
Formazione minima: laurea (ingegneria, fisica)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta elevata esperienza nelle interconnessioni dei sistemi delle reti di distribuzione
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
2.2.1.2 Ingegneri metallurgico-minerari
2.2.1.6 Ingegneri civili
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
2.1.1.1 Fisici
Installation
Operating/Maintenance
Ingegnere specializzato nella installazione di piccoli impianti a energia
solare
Profilo sintetico: responsabile per la installazione e/o progettazione di sistemi solari di piccole/medie dimensioni in ambito commerciale e/o domestico; elabora progetti tecnici e si occupa di ogni attività connessa all’installazione del sistema
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria elettrotecnica, ingegneria dell’energia, ingegneria delle fonti rinnovabili)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
����
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
Research and Development
Ricercatore di laboratorio in ambito di energia fotovoltaica
Profilo sintetico: effettua e sviluppa i test sui dispositivi solari, esamina i campioni delle prove effettuate, legge modelli, schemi, strumentazioni e istruzioni operative.
Formazione minima: laurea (fisica, chimica/discipline connesse)
����
2.1.1.1 Fisici
2.1.1.2 Chimici
134
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Formazione settoriale: iscrizione Albo professionale chimici, Master di settore
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
Manufacturing Tecnico esperto in sistemi fotovoltaici
Profilo sintetico: si occupa della costruzione e dell’assemblaggio dei componenti dei pannelli solari utilizzando strumenti e attrezzature proprie delle officine meccaniche; lavora nell’ambito della catena di montaggio
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: corsi di formazione post-diploma come tecnico esperto della fabbricazione dei sistemi fotovoltaica
Esperienza professionale pregressa: non richiesta; auspicabile periodo di training
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
6.1.3.6.2 Installatori di impianti termici
6.1.3.7.0 Elettricisti e Installatori di impianti elettrici nelle costruzioni civili
6.2.3.3.1 Riparatori e manutentori di macchinari ed impianti industriali
6.2.3.3.2 Installatori e montatori di macchinari ed impianti industriali
6.2.3.5 Meccanici e montatori di apparecchi termici, idraulici e di condizionamento
6.2.3.5.1 Riparatori e montatori di apparecchi e di impianti termoidraulici
6.2.3.5.2 Installatori e montatori di apparecchi e di impianti termoidraulici
6.2.3.6 Meccanici collaudatori
Manufacturing Tecnico specializzato nella costruzione e nel testing delle celle
fotovoltaiche
Profilo sintetico: è un addetto al montaggio del dispositivo e testing delle celle solari di plastica flessibili e traslucide che generano l'energia proveniente dal sole
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria elettrica, ingegneria dei materiali)
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
135
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Esperienza professionale pregressa: non richiesta; auspicabile esperienza almeno biennale in un laboratorio di ricerca ambientale
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
Manufacturing Tecnico manifatturiero di scaldabagni solari
Profilo sintetico: si occupa della costruzione e dell’assemblaggio dei componenti degli scaldabagni ad energia solare
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria elettrica, ingegneria dei materiali)
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Designer dei sistemi fotovoltaici
Profilo sintetico: si occupa dell’inserimento e della integrazione architettonica e ambientale dei sistemi solari per strutture nuove o già esistenti ad uso commerciale e/o abitativo che presentano un certo impatto ambientale o pregio architettonico
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: laurea (disegno industriale, architettura, ingegneria dell’energia, ingegneria delle fonti rinnovabili, fisica), Master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza nei settori microelettronica, elettricità, idraulica
����
2.1.1.1 Fisici
2.1.1.3.1. Matematici
2.2.2.0.1 Architetti
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
3.1.2.5.1 Geometra
3.1.2.6 Disegnatori industriali ed assimilati
136
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Designer delle celle solari fv
Profilo sintetico: disegna celle solari fotovoltaiche a concentrazione per fabbricazione in serie
Formazione minima: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria dei materiali, fisica)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta elevata esperienza - minimo 5 anni - nel settore industriale, non necessariamente in ambito solare
Contesti occupazionali: aziende private, impianti energetici
����
2.1.1.1 Fisici
2.2.2.0.1 Architetti
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
3.1.2.6 Disegnatori industriali ed assimilati
Installation Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici
residenziali
Profilo sintetico: responsabile per hardwiring il sistema di energia fotovoltaica alla rete (centrale elettrica)
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: laurea in ingegneria elettrotecnica; training in ambito lavorativo a seguito diploma tecnico o acquisizione diploma di laurea; corsi di formazione post-diploma su tecniche di energie rinnovabili e di risparmio energetico ovvero come elettricista civile e industriale con indirizzo fotovoltaico o esperto negli impianti ad energie rinnovabili
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza come elettricista
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche
����
6.1.3.6.2 Installatori di impianti termici
6.1.3.7.0 Elettricisti e Installatori di impianti elettrici nelle costruzioni civili
6.2.3.5.2 Installatori e montatori di apparecchi e di impianti termoidraulici
6.2.4 Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche
Installation Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici ���� 6.1.3.6.2 Installatori di impianti termici
137
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
commerciali
Profilo sintetico: installa i sistemi di generazione elettrica solare nei siti di cliente commerciali
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: corsi di formazione post-diploma su tecniche di energie rinnovabili e di risparmio energetico ovvero come elettricista civile e industriale con indirizzo fotovoltaico o esperto negli impianti ad energie rinnovabili
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
6.1.3.7.0 Elettricisti e Installatori di impianti elettrici nelle costruzioni civili
6.2.3.5.2 Installatori e montatori di apparecchi e di impianti termoidraulici
6.2.4 Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche
Installation
Operating and Maintenance
Tecnico installatore del solare
Profilo sintetico: installa, collauda, mette a servizio e si occupa della manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti fotovoltaici e/o di solare termico di tipo residenziale, commerciale o industriale. In contesti aziendali può lavorare con l’energy manager e l’esperto in progettazione
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: corsi di specializzazione tecnica in installazione di impianti fotovoltaici e/o solari termici; corsi di formazione continua sugli impianti di riscaldamento con fonti alternative e rinnovabili; corsi di formazione post-diploma come elettricista civile e industriale con indirizzo fotovoltaico o esperto negli impianti ad energie rinnovabili
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
6.1.3.6.2 Installatori di impianti termici
6.1.3.7.0 Elettricisti e Installatori di impianti elettrici nelle costruzioni civili
6.2.3.5.2 Installatori e montatori di apparecchi e di impianti termoidraulici
6.2.4 Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche
Project development (engineering, design & project management) and
Consulente vendite di sistemi fotovoltaici residenziali e commerciali
Profilo sintetico: stabilisce i programmi di vendite di impianti fotovoltaici in ambito commerciale e/o domestico, formula le offerte e sigla gli accordi col cliente
����
2.5.1.5.2 Specialisti commercializzazione di beni e servizi
3.3.3.5 Tecnici del marketing
138
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
commercialization (sales and marketing)
Formazione minima: laurea (economia aziendale, ingegneria gestionale)
Formazione settoriale: formazione universitaria o elevata esperienza lavorativa nel settore; corsi di formazione per l’acquisizione di competenze nell’area promozione e come tecnico commerciale nel settore della produzione di energie rinnovabili e del risparmio energetico; master in marketing management e vendite
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza nel settore commerciale e delle vendite
Contesti occupazionali: aziende private
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Consulente per la vendita di fotovoltaico
Profilo sintetico: nella vendita di impianti fotovoltaici di piccole/medie dimensioni in ambito commerciale e/o domestico è un procacciatore di clienti che lavora di regola su zona, operando come rappresentante di una azienda del settore e offrendo al cliente anche consulenza postvendita
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche), corsi di formazione post-diploma
Esperienza professionale pregressa: richiesta nel settore vendita e competenze in materia di ambiente ed energie rinnovabili
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private
����
3.3.4.2 Agenti di commercio
3.3.4.3 Agenti concessionari
3.3.4.6 Rappresentanti di commercio
5.1.2.5.1 Agente promotore delle
vendite
Trasversale Energy Manager del settore fotovoltaico
Profilo sintetico: profilo altamente innovativo e specializzato operante nel settore bancario ed esperto nelle tecniche e nel mercato del fotovoltaico; ha specifiche competenze inerenti la normativa, gli aspetti tecnico procedurali per l’installazione e l’analisi di qualità degli impianti fotovoltaici, di analisi finanziaria e gestione del rischio di credito volti alla valutazione degli aspetti economici e al finanziamento di progetti energetici.
Formazione minima: laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline
����
2.5.1 Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie
2.5.1.5.2 Specialisti commercializzazione di beni e servizi
2.5.1.5.3 Analisti di mercato
2.5.2.2 – Esperti legali in imprese o enti pubblici
139
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
economico-giuridiche)
Formazione settoriale: corsi di formazione post-diploma
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta, ma preferibile esperienze pregresse in materia di servizi bancari e finanziamenti nazionali e comunitari
Contesti occupazionali: Aziende private, settore bancario, Esco (società di servizi energetici)
3.3.2.2 Tecnici del lavoro bancario
EOLICO
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Manufacturing Designer del parco eolico
Profilo sintetico: progetta e sviluppa il parco eolico e, in particolare, i sistemi collettori della fattoria del vento; predispone e sviluppa le specifiche del sito
Formazione minima: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria elettrica, ingegneria dell’energia, ingegneria delle fonti rinnovabili)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta - minimo 5 anni - nel settore dei sistemi collettori della fattoria del vento e/o nella distribuzione dell’energia elettrica
Contesti occupazionali: aziende private, impianti energetici
����
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
2.2.1.9.2 Ingegneri
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Capoprogetto di centrali di energia eolica
Profilo sintetico: responsabile della supervisione di tutte le funzioni e attività dell’impianto eolico, dai settori dell’ingegneria elettrica, alla selezione della turbina e a suo approvvigionamento, dalla generazione del reddito al budgeting e al management. Si occupa inoltre delle fasi procedimentali dell’iter autorizzativo per la realizzazione dell’impianto
����
2.1.1.1 Fisici
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
140
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
eolico
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria elettrotecnica, ingegneria elettrica, ingegneria gestionale, fisica)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta - 5/10 anni - nella progettazione, manutenzione e in operazioni connesse, all’interno di impianti energetici
Contesti occupazionali: impianti energetici
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
Installation
Operating/Maintenance
Manager gestionale del settore eolico per le applicazioni commerciali
Profilo sintetico: responsabile a livello regionale della direzione generale e della gestione amministrativa dell’attuazione esecutiva di tutte le attività del sito
Formazione minima: laurea (ingegneria industriale, ingegneria dell’energia, ingegneria delle fonti rinnovabili)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta - 3 anni di esperienza nell’area del management e 1-2 anni di esperienza di tipo tecnico - nel settore eolico
Contesti occupazionali: aziende private, impianti energetici
����
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.2 Ingegneri metallurgico-minerari
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
2.2.1.6 Ingegneri civili
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
Manufacturing Ingegnere elettrico delle turbine eoliche
Profilo sintetico: capo-progetto, sviluppatore e collaudatore delle componenti elettriche delle turbine eoliche
Formazione minima: laurea (ingegneria elettrica, ingegneria elettrotecnica)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta minimo 5 anni di esperienza
����
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
2.2.1.9.2 Ingegneri
141
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
nel settore
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
Installation
Operating/Maintenance
Tecnico meccanico delle turbine eoliche
Profilo sintetico: responsabile della installazione, manutenzione e inaugurazione della turbina eolica per gli aspetti di natura meccanica
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale, praticantato
Formazione settoriale: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria meccanica)
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
3.1.2.1 Tecnici meccanici
Installation
Operating/Maintenance
Tecnico elettronico delle turbine eoliche
Profilo sintetico: responsabile della installazione, manutenzione e inaugurazione della turbina eolica per gli aspetti di natura elettronica
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale, praticantato
Formazione settoriale: laurea (ingegneria elettrotecnica, ingegneria meccanica)
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
6.2.4 Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche
142
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Ingegnere meccanico delle turbine eoliche
Profilo sintetico: responsabile per il progetto, lo sviluppo e il collaudo di ogni componente meccanica, attrezzatura e macchinario inerente una turbina eolica
Formazione minima: laurea in ingegneria meccanica
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta minimo 5 anni di esperienza nel settore
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
2.2.1.1.1 Ingegneri meccanici
Installation
Operating/Maintenance
Tecnico settore eolico
Profilo sintetico: esegue il reset della turbina eolica e visite sul sito in caso di emergenza e/o guasti rilevati dai sistemi di monitoraggio a distanza che richiedono un intervento in loco; coadiuva l’ingegnere delle turbine eoliche
Formazione minima: diploma istituto professionale
Formazione settoriale: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria elettrotecnica); corsi sulla generazione della energia elettrica eolica
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: impianti energetici
����
3.1.2.1 Tecnici meccanici
6.2.3.5.1 Riparatori e montatori di apparecchi e di impianti
2.2.1.1. Ingegneri meccanici
2.2.1.3.0 Ingegneri elettrotecnici
Installation
Operating/Maintena
Installatore di generazione eolica
Profilo sintetico: monta, installa e cura la manutenzione delle parti ����
6.1.3.7.0 Elettricisti e Installatori di impianti elettrici nelle costruzioni civili
143
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
nce elettriche e meccaniche (alternatori, generatori, rotori dei mulini a vento generatori di corrente elettrica) attenendosi alle specifiche di produzione
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: non richiesta
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
6.2.3.3 Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati
6.2.3.5 Meccanici e montatori di apparecchi termici, idraulici e di condizionamento
Manufacturing Macchinista delle turbine eoliche
Profilo sintetico: produce elementi di metallo/plastica di precisione, utilizza macchine utensili controllate numericamente dal computer; allestisce ed è addetto al funzionamento delle macchine utensili di base e delle macchine con apposite variazioni predisposte per la realizzazione delle turbine eoliche
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale; praticantato
Formazione settoriale: corsi sulla lavorazione del metallo; corsi di disegno tecnico; corsi di matematica
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
3.1.2.2.3 Tecnici metallurgici
3.1.2.6.1 Disegnatori tecnici
6.2.1 Fonditori, saldatori, lattonieri-calderai, montatori di carpenteria
metallica ed assimilati
6.2.2 Fabbri ferrai costruttori di utensili ed assimilati
6.2.3.3 Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati
Manufacturing Lavoratore di lastre di metallo delle turbine eoliche
Profilo sintetico: impiegato nelle operazioni atte a costruire, installare e
riparare un'ampia varietà di prodotti della lamiera per la rea
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale; praticantato
Formazione settoriale: corsi sulla lavorazione del metallo; corsi di disegno
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
3.1.2.2.3 Tecnici metallurgici
6.2.1 Fonditori, saldatori, lattonieri-calderai, montatori di carpenteria
metallica ed assimilati
144
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
tecnico; corsi di matematica; corsi di saldatura; corsi sul riscaldamento e condizionamento d'aria; corsi di formazione post-diploma come tecnico esperto di progettazione, realizzazione e manutenzione di apparati per energie rinnovabili
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, impianti energetici
6.2.2 Fabbri ferrai costruttori di utensili ed assimilati
6.2.3.3 Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati
Project development (engineering, design & project management) and commercialization (sales and marketing)
Designer di impianti eolici
Profilo sintetico: disegna gli impianti eolici rispetto a siti dove si ha un particolare impatto ambientale e/o è da tenere in considerazione un certo aspetto paesaggistico
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale; praticantato
Formazione settoriale: laurea (disegno industriale, architettura, ingegneria)
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
2.2.2.0.1 Architetti
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
3.1.2.6 Disegnatori industriali ed assimilati
Trasversale Venditore di impianti eolici
Profilo sintetico: propone la vendita di generatori eolici e opera come rappresentante di una azienda del settore
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: corsi di formazione post-diploma, laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche)
Esperienza professionale pregressa: richiesta nel settore vendita e competenze in materia di ambiente ed energie rinnovabili
����
3.3.4.2 Agenti di commercio
3.3.4.3 Agenti concessionari
3.3.4.6 Rappresentanti di commercio
5.1.2.5.1 Agente promotore delle vendite
145
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private
Research & development
Biologo ambientale
Profilo sintetico: si occupa di studiare e valutare l’impatto ambientale della realizzazione di impianti di produzione di energia eolica terrestri o marini di grandi dimensioni
Formazione minima: laurea in biologia
Formazione settoriale: non richiesta
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
2.3.1.1 Biologi
BIOMASSE
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Trasversale Ingegnere civile esperto di sistemi in ambito agricolo ed
approvvigionamento idrico
Profilo sintetico: Progetta operazioni commerciali in ambito agricolo, si occupa di irrigazione, approvvigionamento idrico e altri sistemi connessi con l’azienda. Formazione minima: Laurea in agricoltura , laurea in ingegneria civile, Laurea in ingegneria chimica Formazione settoriale: Master di settore
Esperienza professionale pregressa: Elevata esperienza lavorativa nel
����
2.2.1.6 Ingegneri civili
2.2.1.9.2 Ingegneri industriali e gestionali
2.3.1.3 Agronomi ed assimilati
146
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
settore con 5 anni di esperienza nella progettazione, costruzione e in operazioni su sistemi agricoli di larga scala.
Contesti occupazionali/organizzativi: Impianti energetici Biogas and biomethane generated power
Landfill gas collection operations
Operatore del sistema di accumulo del gas dei rifiuti
Profilo sintetico: responsabile del funzionamento ordinario, manutenzione, riparazione ed estrazione del gas dallo smaltimento dei rifiuti
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale, praticantato
Formazione settoriale: formazione universitaria in chimica
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza di almeno 3 anni nell’utilizzo di strumenti e nel controllo dei sistemi elettrici e meccanici
Contesti occupazionali: consulenza, impianti di gas dei rifiuti
����
6.2.3 Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili
Biogas and biomethane generated power
Landfill gas collection operations
Tecnico del sistema di gas dei rifiuti
Profilo sintetico: assiste l'operatore a capo dello smaltimento dei rifiuti nelle operazioni ordinarie di funzionamento del sistema, nella manutenzione, nella riparazione e nei controlli in presenza di perdita del gas dello smaltimento di rifiuti
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: training in ambito lavorativo a seguito diploma tecnico o acquisizione diploma di laurea
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: consulenza, Impianti di gas dei rifiuti (landfill facilities)
����
6.2.3 Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili
Biogas and Installatore dell’impianto LGE ���� 2.2.15.1 Ingegneri chimici
147
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
biomethane generated power
Landfill gas to Energy (LGE) plant operations
Profilo sintetico: progetta, costruisce, aziona e/o cura la manutenzione del sistema che trasporta il gas dallo smaltimento dei rifiuti (landfill) alle strutture energetiche per la produzione di combustibile per veicoli
Formazione minima: laurea in ingegneria chimica Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza lavorativa nel settore
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Impianti energetici
Biomass power
- biomass collection and processing
Responsabile accumulo, separazione e selezione della biomassa
Profilo sintetico: raccoglie, trasporta, seleziona e tratta i rifiuti da biomassa per la distribuzione alle attrezzature a biomassa
Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: formazione universitaria
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
2.2.1.5.1 Ingegneri chimico
Biomass power
- biomass power plants
Responsabile del funzionamento, ingegneria, manutenzione degli
impianti a biomassa
Profilo sintetico: progetta, costruisce, aziona e/o cura la manutenzione degli impianti che generano l'elettricità dalla combustione della biomassa
Formazione minima: laurea in ingegneria
����
2.2.1 Ingegneri
148
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza nel settore
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
Biogas and biomethane generated power
- animal waste to energy
Tecnico dei sistemi di accumulo del gas del biometanolo
Profilo sintetico: responsabile del funzionamento ordinario, manutenzione, riparazione del dispositivo o dell’apparecchiatura a biometanolo da residui animali Formazione minima: diploma istituto tecnico professionale, praticantato
Formazione settoriale: formazione universitaria in chimica
Esperienza professionale pregressa: richiesta esperienza di almeno 3 anni nell’utilizzo di strumenti e nel controllo dei sistemi elettrici e meccanici
Contesti occupazionali: consulenza, in agricoltura, aziende
����
3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
Trasversale Analista delle politiche dei combustibili alternativi e delle vendite
Profilo sintetico: Esperto di legislazione e mercato creditizio nel settore dei combustibili alternativi e della energia rinnovabile, si occupa di vendite di affari e implementazione dei progetti. Presta consulenza sul mercato dei combustibili alternativi.
Formazione minima: Laurea in discipline economico-giuridiche Formazione settoriale: Formazione universitaria o elevata esperienza lavorativa nel settore • Corsi di formazione per l’acquisizione di competenze nell’area
promozione e come tecnico commerciale nel settore della produzione di energie rinnovabili e del risparmio energetico.
����
2.5.1.4.3 – Specialisti in attività finanziarie
2.5.1.5.1 Specialisti acquisizione di beni e servizi
2.5.1.5.3 Analisti di mercato
149
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
• Master in marketing management e vendite Esperienza professionale pregressa: Intermedia esperienza di 3-5 anni nell’ambito del business-to-business.
Contesti occupazionali: Aziende private, Impianti energetici
Trasversale Intermediario nel campo delle biomasse
Profilo sintetico: Esperto del territorio, cura i rapporti tra le aziende produttrici di impianti, dispositivi o apparecchiature, prodotti nel campo delle biomasse e l’acquirente. E’ un procacciatore di clienti che lavora di regola su zona, conoscendo le caratteristiche e le necessità del territorio e favorando la stipula di contratti a medio-lungo termine tra gli attori interessati nei processi di produzione di energia da biomasse (aziende produttrice di impianti e/o di materiale, privati cittadini, agricoltori, enti finanziatori).
Formazione minima: Diploma scuola superiore
Formazione settoriale: Laurea in discipline tecnico-scientifiche, laurea in discipline economico-giuridiche e corsi di formazione post-diploma
Esperienza professionale pregressa: Esperienza nel settore, conoscenza del territorio nel quale si opera e competenze in materia di ambiente ed energie rinnovabili.
Contesti occupazionali: Libero professionista, aziende private
����
3.3.4.2 Agenti di commercio
3.3.4.3 Agenti concessionari
3.3.4.6 Rappresentanti di commercio
5.1.2.5.1 Agente promotore delle
vendite
Trasversale Energy manager esperto in biomasse ���� 2.5.1 Specialisti delle scienze gestionali,
150
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Profilo sintetico: Profilo altamente innovativo e specializzato operante nel settore bancario ed esperto nelle tecniche e nel mercato delle energie rinnovabili e delle biomasse.
Ha specifiche competenze inerenti la normativa, gli aspetti tecnico procedurali per l’installazione e l’analisi di qualità degli impianti, di analisi finanziaria e gestione del rischio di credito volti alla valutazione degli aspetti economici e al finanziamento di progetti energetici.
Formazione minima: Laurea in discipline tecnico-scientifiche, laurea in discipline economico-giuridiche
Formazione settoriale: Corsi di formazione post-diploma
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta ma preferibile esperienze pregresse in materia di servizi bancari e finanziamenti nazionali e comunitari.
Contesti occupazionali: Aziende private, settore bancario, Esco (società di servizi energetici)
commerciali e bancarie
2.5.1.5.2 Specialisti commercializzaz- ione di beni e servizi
2.5.1.5.3 Analisti di mercato
2.5.2.2 – Esperti legali in imprese o enti pubblici
3.3.2.2 Tecnici del lavoro bancario
Trasversale Chimico ambientale
Profilo sintetico: ha specifiche competenze nei campi della tecnologia ambientale e della chimica analitica, si occupa del controllo di qualità e ambientale, dei processi di trattamento ed eliminazione delle scorie, del trasporto e manipolazione di prodotti potenzialmente pericolosi
Formazione minima: laurea in chimica/discipline connesse
Formazione settoriale: iscrizione Albo professionale chimici; master di settore
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
����
2.1.1.2 Chimici
Trasversale Agronomo
Profilo sintetico: Si occupa di tutta la filiera inerente la coltivazione, produzione, raccolta di prodotti organici parte del ciclo di produzione delle biomasse.
���� 2.3.1.3 Agronomi
151
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Formazione minima: Diploma istituto tecnico professionale e laurea in agraria. Formazione settoriale: Iscrizione Albo professionale agronomi e corsi di formazione post-diploma a indirizzo ambientale.
Esperienza professionale pregressa: Esperienza nel settore.
Contesti occupazionali: Libero professionista, aziende private, strutture pubbliche.
Trasversale Agricoltore per le produzioni delle biomasse
Profilo sintetico: Coltiva prodotti organici (o di natura vegetale) che verranno successivamente commercializzati nell’ambito del mercato delle biomasse. Lavora in stretto contatto con l’intermediario nel campo delle biomasse e le aziende del settore per la collocazione dei materiali, la programmazione della produzione agricola, la fornitura di eventuali materie prime e sementi e/o appositi macchinari.
Formazione minima: Non richiesti specifici titoli di studio
Formazione settoriale: Auspicabile scuola professionale o laurea in agraria e corsi di formazione post-diploma a indirizzo ambientale
Esperienza professionale pregressa: Esperienza nel settore.
Contesti occupazionali: Lavoratore autonomo.
����
6.4 1 Agricoltori e operai agricoli specializzati
152
FIGURE TRASVERSALI
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Trasversale Manager in energie rinnovabili
Profilo sintetico: programma interventi strutturali e non, realizza audit energetici, studi per la riduzione degli sprechi energetici e la applicazione delle fonti rinnovabili e delle tecnologie innovative. Valuta gli aspetti economici e finanziari degli impianti di energia rinnovabile e individua le fonti di finanziamento, gli strumenti finanziari e i relativi processi attuativi
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria dell’ambiente, ingegneria del territorio)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta minimo 5 anni nel settore industriale, non necessariamente in ambito solare
Contesti occupazionali: aziende private, Impianti energetici, strutture pubbliche, impresa autonoma
����
2.2.1 Ingegneri e professioni assimilate
Trasversale Esperto in programmazione delle energie rinnovabili
Profilo sintetico: esperto multidisciplinare con competenze tecniche per la valutazione dei fabbisogni energetici del territorio e di intervento in processi di trasformazione nel settore energetico. Gestisce e coordina la
����
2.2.1 Ingegneri e professioni assimilate
2.5.1 Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie
153
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
progettazione di sistemi di energia rinnovabili. Ha competenze in materia di normativa energetica e di strumenti finanziari a livello nazionale e comunitario
Formazione minima: laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: non richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Esco (società di servizi energetici)
2.5.1.5.3 Analisti di mercato
2.5.2.2 – Esperti legali in imprese o enti pubblici
3.3.2.2 Tecnici del lavoro bancario
Trasversale Geometra ambientale o tecnico ecologo
Profilo sintetico: il tecnico dell’edilizia e dell’ambiente ha competenze multidisciplinari, dai settori topografico-cartografico a quelli estimativo-giuridici; si occupa di territorio e ambiente seguendo la progettazione e costruzione di impianti, sistemi e altre opere secondo criteri ambientali.
Formazione minima : Diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: Iscrizione Albo professionale geometri; corsi di formazione post-diploma a indirizzo ambientale
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private, strutture pubbliche
����
3.1.2.5.1 Geometra
Trasversale Geologo ambientale o geochimica
Profilo sintetico: si occupa dell’individuazione dell’area di realizzazione di impianti fotovoltaici, studia la composizione geologica del terreno, compie studi di valutazione di impatto ambientale
Formazione minima: laurea in geologia
Formazione settoriale: iscrizione Albo professionale geologi; master di
����
2.1.15.1 Geologi
154
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
settore
Esperienza professionale pregressa: richiesta
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, impianti energetici
Trasversale Assicuratore ambientale
Profilo sintetico: svolge il ruolo di intermediario tra le aziende del settore energetico e le quelle di assicurazione e riassicurazione per la stipula di contratti e l’acquisto di prodotti assicurativi specializzati
Formazione minima: a)diploma di scuola superiore; b) iscrizione al Registro unico degli intermediari presso l’ISVAP; c) esame di abilitazione per agenti e brokers
Formazione settoriale: corsi di formazione post-diploma, laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche)
Esperienza professionale pregressa: richiesta nel settore dei prodotti assicurativi e specifiche competenze in materia di ambiente ed energie rinnovabili
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private
����
3.3.2.3.0 Agenti assicurativi
Trasversale Avvocato ambientale
Profilo sintetico: avvocato esperto nella consulenza, rappresentanza e assistenza di clienti privati e pubblici in materia di normativa e legislazione in ambito ambientale ed energetico; pesta la propria attività sia a livello giudiziale sia stragiudiziale
Formazione minima: laurea giurisprudenza
Formazione settoriale: iscrizione Albo professionale avvocati; master di settore
Esperienza professionale pregressa: competenze in materia di normative ambientali a livello nazionale e comunitario
����
2.5.2.1 Procuratori legali ed avvocati
155
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private, strutture pubbliche
Trasversale Esperto giuridico-commerciale di energia rinnovabili
Profilo sintetico: esperto dei meccanismi di incentivazione per il ricorso a fonti di energia rinnovabili (certificati verdi - CV, conto energia per il solare fotovoltaico, contributi pubblici, RECS e marchi di qualità); ha specifiche competenze giuridiche in materia di normativa nazionale e internazionale del settore
Formazione minima: diploma di scuola superiore
Formazione settoriale: laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche), corsi di formazione post-diploma
Esperienza professionale pregressa: richiesta nel settore vendita e competenze giuridiche in materia di ambiente ed energie rinnovabili
Contesti occupazionali: libero professionista, aziende private
����
2.5.2.1 Procuratori legali ed avvocati
5.1.2.5.1 Agente promotore delle vendite
Trasversale Esperto in progettazione delle energie rinnovabili
Profilo sintetico: esperto con competenze tecniche per la valutazione dei fabbisogni energetici del territorio e di intervento in processi di trasformazione nel settore energetico. Gestisce e coordina la progettazione di sistemi di energia rinnovabili. Ha competenze in materia di normativa energetica e di strumenti finanziari a livello nazionale e comunitario.
Formazione minima: laurea (discipline tecnico-scientifiche, discipline economico-giuridiche)
Formazione settoriale: master di settore
Esperienza professionale pregressa: Non richiesta.
Contesti occupazionali: aziende private, strutture pubbliche, Esco (società di servizi energetici)
����
2.2.1 Ingegneri e professioni assimilate
2.5.1 Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie
2.5.1.5.3 Analisti di mercato
2.5.2.2 – Esperti legali in imprese o enti pubblici
3.3.2.2 Tecnici del lavoro bancario
156
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
Trasversale Manager della programmazione energetica
Profilo sintetico: programma interventi strutturali e non, realizza audit energetici, studi per la riduzione degli sprechi energetici e la applicazione delle fonti rinnovabili e delle tecnologie innovative. Valuta gli aspetti economici e finanziari degli impianti di energia rinnovabile e individua le fonti di finanziamento, gli strumenti finanziari e i relativi processi attuativi
Formazione minima: laurea (ingegneria meccanica, ingegneria dell’ambiente, ingegneria del territorio)
Formazione settoriale: specializzazione post laurea
Esperienza professionale pregressa: richiesta minimo 5 anni nel settore industriale, non necessariamente in ambito solare
Contesti occupazionali: aziende private
����
2.2.1 Ingegneri e professioni assimilate
Trasversale Ingegnere della smart grid
Profilo sintetico: Affronta i problemi complessi nella infrastruttura di
distribuzione della energia elettrica collegata all’ammodernamento
della rete.
Formazione scolastica/corsi professionali: Laurea in ingegneria elettrotecnica e laurea in informatica
Formazione settoriale: Master di settore ed elevata esperienza lavorativa nel settore
Esperienza professionale pregressa: Elevata esperienza lavorativa nel
settore.
Contesti occupazionali/organizzativi: Aziende private, strutture
pubbliche, Impianti energetici
����
2.2.1.4.1 Ingegneri elettronici
2.1.1.4 Informatici e telematici
Trasversale Operatore della centrale elettrica
Profilo sintetico:
Monitora e cura il funzionamento - nelle stazioni della generazione di
���� 3.1.2 Tecnici scienze ingegneristiche
3.1.2.3 Elettrotecnici
157
Punto della
catena del valore
Professioni emergenti Professione standard
energia - delle linee di trasmissione e del trasformatore.
Controlla la distribuzione e regola il flusso di corrente elettrica nella griglia della rete della trasmissione.
Formazione scolastica/corsi professionali: Diploma istituto tecnico professionale
Formazione settoriale: Non richiesti specifici titoli di studio universitari e corsi di formazione post-diploma come elettrotecnico e/o programmatore di computer.
Esperienza professionale pregressa: Elevata esperienza lavorativa nel settore.
Contesti occupazionali/organizzativi: Strutture pubbliche, Impianti energetici
3.1.2.4 Tecnici elettronici
158
4.8 Sul sentiero delle nuove professioni
In questo paragrafo si presentano i principali risultati emersi nella fase della ricerca
qualitativa, illustrando alcune figure professionali ritenute più significative nell’attuale scenario e
in una dimensione temporalmente prospettica.
Come già sottolineato in precedenza, lo studio dei cambiamenti nell’area delle
professioni connesse alle nuove tecnologie verdi può rappresentare uno specchio rivelatore dei
più ampi fenomeni di trasformazione del mondo del lavoro che stanno investendo le società
contemporanee, rappresentandone un esempio particolarmente significativo.
Le metamorfosi nella struttura delle competenze e delle identità professionali a cui si
assiste nel settore delle rinnovabili sono, infatti, chiaramente riconducibili ad alcuni fattori di
carattere generale che hanno investito l’intera struttura occupazionale e che, nel caso specifico,
concorrono alla diffusione di particolari competenze d’ordine generale e trasversale che
connotano fortemente le nuove professioni che stanno crescendo nel campo delle energie
rinnovabili.
Più precisamente, ci riferiamo ai già citati processi di evoluzione tecnologica, in
particolare nell’accezione della crescente diffusione delle conoscenze informatiche, che nel loro
carattere spiccatamente trasversale hanno un campo di applicazione diffuso a tutti i processi e i
settori produttivi, generando, come effetto, la continua trasformazione delle professioni
tradizionali e dei vecchi modelli organizzativi (Reyneri, 2005). Come avremo modo di constatare
ciò è particolarmente evidente nel caso delle professioni verdi nelle rinnovabili, i cui profili
hanno subito significativamente l’impatto dei nuovi processi informatici, in termini di una
maggiore automazione, da una parte, e di una maggiore centralità attribuita alla elaborazione e al
trattamento di informazioni, dall’altra, valorizzando le risorse tecnico-specialistiche a scapito di
quelle operative. Un altro aspetto fondamentale da considerare, per la vasta portata che assume
per la definizione delle professioni operanti nelle FER, è la crescita di importanza che acquistano
le risorse gestionali, le abilità sociali e comunicative, vale a dire le, già menzionate, life skills
(vedi paragrafo 4.6). Esse diventano infatti centrali proprio in processi come quelli messi in atto
dalle energie rinnovabili che coinvolgono più attori, spesso al di fuori dei confini dell’impresa,
chiamando in causa i territori, le comunità locali e numerosi stakeholeders di diversa natura.
In entrambi i fenomeni brevemente richiamati siamo di fronte, dunque, allo sviluppo
di competenze trasversali che sono state recepite con forza nell’area delle professioni connessa
159
alle rinnovabili, caratterizzando in modo marcato i nuovi profili da noi individuati.
Le varie figure emergenti identificate, su cui ci soffermeremo a breve, si
contraddistinguono, infatti, generalmente, per un mix di competenze che potremmo definire al
contempo “di fondo” e “di sfondo”. Si tratta, più precisamente, di una particolare combinazione -
che caratterizza tutti i profili chiave emersi nel corso della ricerca – tra competenze tecniche
specifiche, da un lato, e competenze generali e sistemiche, dall’altro, in una duplice formula di
abilità sia peculiari che trasversali. Ciò deriva dal fatto che un sistema come quello delle
rinnovabili, essendo in continua evoluzione e sempre aperto al cambiamento, determina una
crescente domanda specialistica e la necessità di un costante aggiornamento degli skills richiesti;
ma, al contempo, la natura stessa di queste tecnologie, per altri versi, induce a varcare la rigida
soglia del proprio perimetro tecnico-specialistico per incarnare valori e sensibilità di carattere più
sistemico e trasversale, a partire da quella ambientale (la quale è all’innovazione tecnologica
strettamente connessa), che racchiude già in sè una prospettiva di carattere più “olistico”,
coinvolgendo nella creazione di valore il tema del territorio, delle comunità locali, della qualità
della vita. L’attuale spinta allo sviluppo delle energie rinnovabili proviene senza dubbio in buona
parte dalla maggiore consapevolezza sociale verso l’ambiente a cui si è aggiunta, più
recentemente, quella verso il tema dell’energia. Non sempre, del resto, energia e ambiente sono
state associate sul piano delle sensibilità, essendo stata la prima più direttamente associata alla
politica industriale tout court, piuttosto che a quella ambientale. Tuttavia, la recente politica
dell’unione europea, con il Pacchetto clima energia del 20-20-20, ha contribuito fortemente a
connettere alla presa di coscienza del problema del climate change la questione energetica. E’
interessante, in tal senso, il commento di un intervistato che svolge un ruolo di responsabilità in
una delle più importanti aziende che si occupano di rinnovabili in Italia, il quale asserisce come
sia facile riscontrare che nel settore “[…] c’è chi ha una ‘mentalità’ più sull’ambiente e chi
ancora sulla competitività, più industrialista” .
E’ agevole pensare che chi da sempre si è confrontato con i temi ambientali sia più
incline a sviluppare questo tipo di sensibilità trasversali, che caratterizzano i green workers, e
che implicano una visione sistemica. In ogni caso, è importante riuscire a coniugare ai temi della
tutela ambientale anche quelli della competitività e della sicurezza energetica che, come già
detto, sono le tre colonne portanti su cui si sviluppa il ragionamento sulle rinnovabili e che
richiedono, pertanto, la giusta sinergia tra il mondo industriale e quello ambientale. Ciò si riflette
anche sul piano delle competenze, dei percorsi di carriera e nella definizione dei bacini
160
professionali dai quali attingere le figure richieste, scegliendo dove si sono sviluppate
maggiormente questi skills in un senso o nell’altro e privilegiando quelle persone che nel loro
sviluppo professionale hanno avuto a che fare con l’ambiente ma anche con l’energia. In tal
senso, sarebbe interessante cercare di costruire percorsi di formazione che possano mettere a
valore le competenze maturate in entrambi questi grandi settori. Come suggerito da uno dei
“testimoni privilegiati” con cui abbiamo parlato:
“ Il tema degli skills trasversali, di fatto, potrebbe essere già più presente in quei mestieri già
legati alla vecchia sensibilità verso l’ambiente. Mentre il tema che riguarda gli skills particolari, più
correlato alle competenze tecniche, è un tema più legato alla value chain energetica. Questo per spiegare
come ricercare le persone adatte per fare questi mestieri e come formarle; probabilmente, molte di loro è
più facile che in termini di skills trasversali abbiano provenienza dal vecchio mondo verde, mentre quelle
che hanno skill più specifiche sulla catena del valore provengono dal mondo dell’energia” .
Alla luce del discorso svolto fin qui, possiamo pertanto affermare che, le nuove
figure professionali che stanno emergendo nel campo delle energie rinnovabili, oltre alle
caratteristiche identificative del proprio particolare profilo lavorativo, e alla necessità di
aggiornare le proprie competenze tecnologiche, devono anche associare ad esse alcuni aspetti di
carattere sistemico e trasversale, che, in base alle testimonianze degli interlocutori privilegiati
intervistati, possono essere così classificate:
- essere capaci di capire il sistema nel suo complesso, dal quadro normativo a livello
nazionale, regionale e locale a quello tecnologico (� visione sistemica);
- essere in grado di relazionarsi e di comunicare efficacemente con i vari attori
coinvolti nei processi e con quali si è chiamati a confrontarsi - le comunità locali, il cliente, gli
stakeholders, l’autorità locale - sviluppando capacità socio-relazionali, comunicative e cognitive
(� visione socio-relazionale);
- avere una capacità di lettura dell’innovazione a partire, soprattutto, da quella
tecnologica, ma anche nei termini di una vera e propria apertura mentale verso nuove idee e
processi (� visione innovativa).
E’ opportuno, a questo punto, fare degli esempi concreti che mostrino l’applicazione
di queste valutazioni al campo del reale. A tale scopo abbiamo individuato alcune figure
professionali che, inserite all’interno delle varie fasi della catena del valore, si ridefiniscono in
termini di acquisizione di nuovi skills, sia specifici che trasversali.
161
Per quanto riguarda la fase di sviluppo, nella parte della catena del valore del Project
management, spicca la figura del cosiddetto Business developer (Figura 6), una figura classica
che, tuttavia, sta acquisendo nuove competenze dettate dal recente sviluppo delle fonti
rinnovabili. In particolare, la necessità di gestire nuovi contatti, in territori diversificati, e di
interfacciarsi con diverse tipologie di “portatori di interessi” - dal proprietario del terreno fino ad
arrivare al presidente della Regione - richiedono persone con un mix tra skills, di carattere
commerciale e di sviluppo business, oltre che grosse doti comunicative, capacità di assumere
responsabilità e di risultare affidabili. Fa inoltre capo al developer la gestione degli iter
autorizzativi che, come si sa, sono estremamente lunghi e difficili. Nel complesso, queste
caratteristiche brevemente descritte configurano un profilo un po’ “più ricco” di quello che è
tradizionalmente riconosciuto ad un Business developer standard. Nel caso presentato siamo
quindi in presenza di una figura tradizionale che si riqualifica con l’acquisizione di nuovi skill,
presentando connotati di evoluzione rispetto al profilo classico.
Altro esempio interessante è quello del Project manager che è responsabile del
complesso processo in cui viene gestita la parte di costruzione (ingegneria esecutiva) e la messa
in esecuzione del piano di committenza e che segue, quindi, in tutte le sue tappe, la lunga fase
che va dal commissioning fino a quando gli impianti entrano in esercizio. Oltre alla necessaria
competenza tecnica, ad alta specializzazione a livello ingegneristico, è anche importante la
capacità relazionale, considerando che questa figura spende buona parte del suo tempo nelle sedi
amministrative per ottenere le autorizzazioni necessarie allo sviluppo del progetto; il che vuol
dire, come commentato nel corso di una intervista che spesso
“uno deve andare un po’ a fare il giro delle sette chiese e portare tutte le documentazioni
richieste e tante volte poi arrivare anche al rapporto amichevole che spesso e volentieri ti aiuta moltissimo
nello svolgimento”.
Tale considerazione mette in evidenza l’importanza crescente che stanno assumendo,
anche nel campo delle energie rinnovabili, fattori quali il capitale sociale. A rendere il Capo-
progetto, nella sua accentuata trasversalità di competenze, una figura ormai imprescindibile -
soprattutto nel caso dei grandi impianti, quali quelli eolici - è in gran parte la rilevanza che
l’aspetto territoriale assume per questo tipo di progetti. Un buon Project manager è infatti colui
che riesce a verificare la fattibilità della progettazione, verificando la situazione nel territorio, la
disponibilità del terreno, accertandosi che non ci siano problemi geo-morfologici, ovvero
162
assicurandosi che ci siano “tutti gli elementi necessari e nessuno contrario” e verificando, quindi,
anche l’aspetto dell’accettabilità sociale da parte delle popolazioni locali.
Per quanto concerne la fase del procurement, un profilo importante che si sta
ridelineando è quello del Buyer o Procurement Manager, il nostro responsabile o manager degli
acquisti; nel caso del settore delle fonti rinnovabili si tratta di figure molto skillate che, avendo
già esperienza nel settore buyer, devono essere in grado di applicare al nuovo campo delle
energie verdi le loro conoscenze e le capacità maturate. E’ fondamentale che tali figure abbiano
esperienza, che conoscano l’industria ma che mostrino anche la capacità di implementare tutte le
leve che si riferiscono alle caratteristiche peculiari del settore delle rinnovabili, le quali
richiedono, in primo luogo, un aggiornamento continuo per star dietro all’evoluzione dettata da
un mercato che cambia rapidamente, con oscillazione dei prezzi e con l’entrata in scena di nuovi
fornitori. Soprattutto, è cruciale, nella ridefinizione degli skills di questa professione, l’essere
anche degli esperti tecnologici, considerando che nel settore alcune tecnologie non sono ancora
completamente mature e che perciò risultano essere in forte trasformazione. Insomma, il quadro
complesso in cui deve muoversi il buyer gli richiede capacità diverse, dal semplice saper
comprare e negoziare il prodotto, dovendo anche essere più esperto di altri sul versante
tecnologico.
Proseguendo sempre nella catena del valore, nella parte della gestione dell’impianto -
Operation and maintenance - intervengono diverse figure, quali Plant manager, Maintenance
manager e Operation manager (Figura 6). Queste sono figure tradizionali che, però, devono
chiaramente acquisire nuove conoscenze sul piano tecnologico. All’interno dei vari comparti
delle FER si rilevano delle differenze, per cui il profilo di queste figure è più tradizionale nel
caso dell’idroelettrico, meno in quello dell’eolico e del solare. In ogni caso, una capacità che
questi lavoratori sono chiamati ad acquisire in più, accanto a quella di gestione degli impianti, è
la gestione degli interlocutori vicini agli impianti, a partire dalle comunità locali; proprio questo
aspetto della gestione sociale è forse quello che più di altre categorie professionali devono
sviluppare questi lavoratori anche in considerazione delle difficoltà di accettazione locale di
impianti che producono comunque impatti ambientali sui territori in cui vengono installati.
In definitiva, possiamo dire che per queste figure professionali si è in presenza di una
riqualificazione, sia in termini di conoscenze tecniche aggiuntive, sia - soprattutto per chi ha
funzioni di responsabilità sul territorio - in termini di sviluppo di una sensibilità e capacità
relazionali, dovendo essi porsi come interlocutori riconosciuti, autorevoli ed attendibili delle
163
comunità ospitanti gli impianti.
Come emerso dalla descrizione delle figure professionali finora presentate, queste ultime,
oltre ad avere acquisito competenze specifiche per lo svolgimento del proprio lavoro, tendono
anche a riqualificarsi in base a nuovi skills che sono trasversali e condivisi tra tutte le professioni
prese in esame. Tale trasversalità appare un requisito ugualmente irrinunciabile, stando alle
testimonianze raccolte, anche per quelle figure che non sono strettamente correlate alla catena
del valore, come, ad esempio, le classiche figure di staff (segreteria, contabilità, comunicazione,
etc.) che, pur avendo profili tradizionali, riescono a lavorare con risultati maggiori se
condividono anch’esse queste “sensibilità” generali, a cominciare da quelle in favore
dell’ambiente e dell’innovazione.
164
Tavola 6. Le figure professionali nella catena del valore
Research & development
Manufacturing
Project development (engineering, design & project
management) and
Commercialization (sales and marketing)
Installation
Operating and maintenance
Regulation Trading and green certificates
Energy policy
Smart grid
Authorization procedures
Financing
� Business developer � Project manager � Procurement manager
� Plant manager � Maintenance manager � Operation manager
165
Naturalmente, il quadro fin qui delineato, che ha il fine di individuare percorsi di sviluppo
delle nuove professionalità che si stanno affacciando nel campo delle rinnovabili, risulta
maggiormente valido per alcune realtà, come quelle dei grandi impianti, rispetto ad altre, quali
quelle degli impianti di piccola dimensione. Più precisamente, è opportuno fare una distinzione
tra l’eolico, che è di grande taglia, e che quindi ha un tipo di struttura organizzativa piuttosto
complessa, e il fotovoltaico, la cui grande taglia corrisponde, in genere, più o meno, a un piccolo
eolico. Nell’ambito del fotovoltaico si assiste, perciò, spesso al caso di imprese elettriche che
lavorano solo marginalmente, in maniera intermittente, con il fv, non essendo specializzate su di
esso. In tali situazioni, sul piano professionale
“ […] ci sono figure che all’occorrenza fanno un po’ tutto quello che serve: che fa il progetto, che
segue l’installazione, che poi fa i collaudi, magari contatta il rappresentante in Italia dei prodotti; che è un
po’ un factotum. Lì praticamente c’è una persona, che lavora quasi a mò di scatola di montaggio, oppure
sono figure che lavorano molto sporadicamente”.
Tuttavia, è bene chiarire che è possibile individuare processi di riqualificazione e di
specializzazione di professioni esistenti, attraverso l’acquisizione di nuovi green skills, per tutti i
vari settori delle energie rinnovabili, a cominciare proprio dal solare fotovoltaico.
In particolare, si può valutare il grado di cambiamento di alcune figure chiave nell’area
professionale delle rinnovabili sulla base delle tre ipotesi che guidano la nostra indagine (vedi
paragrafo 4.5), presentando degli esempi concreti con specifico riferimento al caso del
fotovoltaico.
Con l’aiuto degli esperti del settore, di cui riportiamo ancora una volta la viva voce,
abbiamo infatti individuato le seguenti figure professionali che sono state collocate lungo
l’ipotetico continuum che va da una minima riqualificazione del lavoro tradizionale alla
transizione ad una nuova occupazione emergente. Partendo dal caso del fotovoltaico, e nella fase
della catena del valore della progettazione, si può identificare come “nuova figura professionale”
il Progettista di impianti fotovoltaici (Figura 7). Si tratta di una figura che, partendo
essenzialmente da una base di tipo ingegneristico, acquisisce nuove capacità relative
all’applicazione delle nuove tecnologie delle fonti rinnovabili e all’utilizzo dei software. Nelle
parole degli intervistati:
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“ facendo un esempio semplice, che è quello del fotovoltaico, c’è qualcuno che progetta l’impianto e
questo qualcuno è certamente una nuova professionalità, è una tipica figura di ingegnere che però usa
sistemi di progettazione, software e non solo ma anche di layout perché l’impianto solare non basta saperlo
progettare ma poi bisogna inserirlo bene, con la giusta inclinazione, c’è il problema di tutta la parte a valle
del pannello perché richiede alcune ricette di cucina che non sono poi così banali, questa è una figura
nuova”.
Al polo opposto del nostro continuum, che corrisponde all’ipotesi secondo la quale i
nuovi skills appresi si configurano semplicemente come supplementari rispetto all’occupazione
tradizionale del lavoratore, potendone altresì aumentare l’occupabilità, si colloca il caso
dell’Installatore degli impianti fotovoltaici. In questo caso parliamo di un elettricista che ha
imparato qualcosa di nuovo, ma non è una nuova professione, pur essendo necessario un know-
how.
“Se io parlo di impianti installati su edifici e tetti quello è un elettricista che ha imparato qualcosa
di nuovo. Certo è un elettricista intelligente che con un rapido training….cioè, non è una nuova
professione, è l’elettricista che impara a montare quelle cose, ci sono un minimo di conoscenze ma non è
necessario un know-out, mentre l’altro [il riferimento è al Progettista di impianti fotovoltaici] cambia
proprio mestiere, il progettista dell’impianto fotovoltaico è uno che ha cambiato mestiere o è un mestiere
nuovo; nell’altro caso è un bravo elettricista che impara a fare questa cosa, nel tempo l’elettricista si
occupava solo di impianti di illuminazione, poi di elettrodomestici è un continuo arricchimento della
propria formazione”.
Una posizione intermedia tra questi due estremi, in termini di acquisizione di nuove
competenze che riqualificano in maniera significativa il profilo tradizionale, pur senza
configurarlo come vera e propria nuova professione, è, con un curioso gioco di parole, la figura
dell’Intermediatore. Esso, come si è già avuto modo di sottolineare, deve arricchirsi di diverse
nuove competenze: cognitive, comunicative e sociali, le cosiddette life skills; deve conoscere
bene il territorio su cui si costruiscono gli impianti; deve essere in grado di occuparsi di
complesse attività autorizzative. In breve, si tratta di: “uno che capisce come si fa ad accelerare
l’iter. Conosce tutti, si fa spiegare, aiuta, magari fa da mediatore con il proprietario del terreno,
quindi è un lavoro tradizionale applicato al settore”. Rispetto alla figura “classica” si tratta,
però, per le particolari caratteristiche connesse al campo delle rinnovabili, di un profilo “evoluto”
e, cioè, di “una figura che già esiste ma deve stare nel know how, non è il mediatore
tradizionale”. Tale figura sta guadagnando una significativa rilevanza nel settore delle biomasse,
167
nella parte della filiera “a monte”, quella dell’approvvigionamento (residui agro-forestali). In
questa fase
“ ritorna in gioco il developer, perché se io vado a parlare con gli agricoltori non si fidano, quindi c’è
questa figura che fa da tramite e va a parlare con i contadini. Qui di questa figura non se ne può fare a
meno. […]Il developer è quello che dice all’agricoltore cosa deve coltivare, che dà i consigli sulle
macchine e dice se non le hai te le noleggio, mi dice cosa piantare per risparmiare e produrre quello che
mi serve, è una figura complessa senza la quale non si può lavorare, conosce il territorio, sa dove andare”.
168
Tavola 7. Le figure professionali nella catena del valore
Research & development
Manufacturing
Project development (engineering, design & project
management) and
Commercialization (sales and marketing)
Installation
Operating and maintenance
Regulation Trading and green certificates
Energy policy
Smart grid
Authorization procedures
Financing
� Business developer � Project manager � Procurement manager � Progettista di impianti
fotovoltaici
� Installatore elettrico
� Plant manager � Maintenance manager � Operation manager
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Come risulta evidente dalla sintetica descrizione delle figure professionali presentate fino
a questo momento, tali profili tendono ad “annidarsi” in alcuni precisi punti della catena del
valore (come le fasi di progettazione e di installazione); in effetti, come è noto, la filiera italiana
delle rinnovabili mostra un sviluppo non ancora del tutto maturo, testimoniato dalla, già
sottolineata, forte dipendenza del nostro paese dall’importazione estera delle tecnologie FER.
Tuttavia, l’attività manifatturiera sta cominciando a muovere i suoi primi passi, così come stanno
iniziando a svilupparsi maggiormente alcune altre unità della catena del valore delle rinnovabili,
come quella della manutenzione. Per quanto concerne quest’ultima, per il fotovoltaico
cominciano ad esserci anche in Italia delle società di servizio, già molto diffuse in paesi come la
Germania. E’ poi possibile ipotizzare un crescita futura di queste attività - e del numero di
personale impiegato in esse - dato dall’invecchiamento nel tempo degli impianti installati che,
avendo cominciato a diffondersi solo da pochi anni, sono ancora troppo nuovi per aver bisogno
della manutenzione che interviene quando gli impianti invecchiano.
Nel comparto dell’eolico quella della gestione del funzionamento e manutenzione è una
delle fasi della catena del valore maggiormente sviluppata, anche in termini occupazionali,
insieme a quella delle installazioni; riguardo a queste ultime, infatti, l’installazione del troncone
della struttura, del tubolare di sostegno e della navicella nella parte in alto, sono attività che
possono presentare una certa complessità, per cui ci sono tecnici che si sono formati
specificatamente per svolgere queste attività.
Il discorso relativo alla manifattura in alcuni settori sta diventando una realtà, in
particolare in quello del fotovoltaico e delle biomasse.
Più precisamente, nel caso delle Biomasse (caldaie che bruciano biomassa, gassificatori
che gassificano biomassa) ci sono ormai diverse aziende, anche in Italia, di tipo tradizionale che
poi si sono specializzate in questo. Si può quindi dire che esiste già un tessuto produttivo
all’interno del quale si individuano figure professionali che operano in questo campo. Rispetto
agli altri comparti, quello delle biomasse è piuttosto complesso considerando l’esigenza di
distinguere tra una filiera “a monte”, relativa alla fornitura delle biomasse, e una “a valle”;
inoltre, una delle principali differenze rispetto all’eolico ed al solare è che nel settore delle
biomasse ci deve essere un approvvigionamento continuo (in questo senso c’è una maggiore
similitudine con il petrolio), in quanto deve essere garantita sempre la stessa quantità e qualità
della produzione: “se io ho chiesto una caldaia che brucia una certa quantità di prodotto quella
170
deve essere e non può cambiare”; mentre negli altri due casi, “poiché il sole e il vento ci sono,
una volta che l’impianto è stato fatto va” e, del resto, la parte a monte della filiera delle biomasse
sta in piedi finché funziona quella a valle, perciò i due processi sono strettamente connessi. Nella
prima parte di questa doppia value chain in cui si struttura il settore delle biomasse - nella fase
della coltivazione, della raccolta, del trattamento, dello stoccaggio - dal punto di vista dei profili
professionali, spiccano figure tradizionali, dall’agronomo all’agroforestale, che affrontano un
processo di riconversione. Si tratta di figure tipicamente di origine agroalimentare, ma ciò che
cambia è il tipo di materia prima, perché, chiaramente, nel settore energia ci sono problematiche
che sono diverse da quelle alimentari. Un “testimone privilegiato” osserva, a questo proposito,
che “Sarebbe bene che già all’inizio ci fosse una separazione tra le funzioni perché in questo
modo non c’è conflittualità tra le due, non soltanto in termini di aree disponibili per la
coltivazione, ma anche in termini di mercati. Sono due mercati completamente diversi e la
tecnologia è diversa”. A tal fine diventa centrale il ruolo della formazione nel processo di
riconversione delle figure professionali, di cui, invece, nelle interviste si sottolinea l’attuale
carenza: “[…] ci devono essere delle scuole su questa tematica perché in Italia la facoltà di
agraria è quasi tutta sulla linea food e non sulla linea energia o industriale”
Nella parte della filiera “a valle” si è in presenza di figure standard, quali ingegneri
meccanici, ingegneri chimici, ingegneri elettronici, elettrotecnico coinvolte nella parte della
progettazione e anche in quella della gestione, dove emerge anche la figura di tecnico esperto
responsabile degli impianti; ci sono poi gli operatori veri e proprio che possono essere di vari
livelli, dai gestori - quelli che devono far funzionare gli impianti - al conduttore di macchine per
la movimentazione.
In realtà, considerando che si tratta di piccoli impianti accade che le attività siano anche
piuttosto orizzontali e che una figura debba essere in grado di svolgere più funzioni. Sotto il
profilo della nascita di nuove figure professionali, come commenta un intervistato, nel campo
delle biomasse “Più che nuove professioni forse dovremmo andare alla riscoperta delle vecchie
professioni”; anche se, allo stesso tempo, per alcuni profili è evidente la forte necessità di
aggiornamento perché nel settore dell’elettronica e del software gli avanzamenti tecnologici sono
all’ordine del giorno. Infatti, figure che attualmente si trovano ancora poco sono quelle adibite
alla parte della strumentazione di controllo, sia di tipo hardware che di tipo software: “
Queste sono figure abbastanza difficili da trovare in giro. Sono figure che già esistevano prima ma
adesso c’è la necessità di tenersi aggiornati, adesso intanto ci vuole la preparazione vera e propria perché
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mancano spesso proprio le conoscenze di base, e poi sono figure che richiedono un continuo
aggiornamento”.
L’analisi trasversale condotta sui vari settori delle rinnovabili mette indirettamente in luce
la mancanza di riferimenti specifici alla fase della catena del valore Research and development.
Ciò in conseguenza del fatto che in Italia, citando le efficaci parole di un intervistato, “quando
tocchiamo il tasto ricerca, è un tasto dolente”. Con l’eccezione della geotermia l’unico caso,
nelle rinnovabili, in cui l’Italia è leader della tecnologia, per il resto dei comparti delle energie
verdi il nostro Paese mostra delle carenze nell’attività di ricerca. Quello che è stato più volte
lamentato nel corso dei colloqui è la mancanza di coordinamento tra le attività di ricerca e
sviluppo, che vengono condotte, talvolta anche con punte di eccellenza, da parte di università o
istituti specializzati, ma che restano spesso “scollegate”.
“Nelle università ci sono delle figure professionali che poi vanno anche a dare lezioni all’estero, sono
però eccezioni e, comunque, è tutto completamente scoordinato, non c’è un qualcosa che raggruppi un
po’ tutto questo insieme di attività di carattere tecnologico”.
Riguardo, ad esempio, alle possibili frontiere del settore eolico, che è attualmente
l’offshore, ci sono attività in Italia che vanno proprio in questa direzione, in particolare nella
realizzazione di piattaforme semisommerse per potere utilizzare anche i mari profondi.
Tali sviluppi futuri del settore potrebbero aprire il campo alla nascita di numerose altre
figure professionali emergenti,
”perché le tematiche che si vanno ad affrontare sono le più disparate. Le off-shore sono tutta una serie di
attività che vanno dall’aspetto ingegneristico - per quanto riguarda le fondazioni - alla trasmissione della
corrente dalla centrale alla linea di terra.
Per quanto riguarda tutto il sistema marino, invece, l’eco-sistema, si tratta di attività di carattere
esplorativo, di impatto ambientale, valutazione delle zone protette. Poi, in particolare, quando l’off-shore
sarà sfruttato per attività di questo genere, richiederà un’attenzione sicuramente maggiore rispetto a
quello che è stato fatto nel Mare del Nord perché noi avremo sicuramente reperti sparsi in tutto il bacino
quindi, quando poi si fanno gli scavi per interrare i cavi chiaramente si dovrà prestare un’attenzione
particolare”.
172
Pertanto, si tendono a valorizzare figure professionali classiche, come quelle del geologo,
applicato allo studio del fondo marino, del biologo, relativamente al discorso dell’impatto
ambientale e dello studio dell’eco-sistema, e spicca anche la figura dell’esperto legale di diritti
marittimi. Queste ultime figure professionali citate sono normalmente impiegate anche
nell’ambito delle installazioni terrestri dell’eolico tradizionale; il recente sviluppo del settore
delle fonti rinnovabili rappresenta, quindi, per esse già un interessante occasione di sbocco
occupazionale, soprattutto per i laureati nelle scienze biologiche, fisiche e naturali che
incontrano spesso difficoltà a trovare adeguate opportunità di inserimento nel mondo del lavoro
rispetto al proprio titolo di studio. Analogamente, comincia a diffondersi l’inserimento di
architetti, vista l’importanza, per esempio per l’eolico, dell’aspetto paesaggistico che rappresenta
una delle questioni più dibattute e di contrasto.
Un’altra professione che attualmente sta beneficiando della crescita del settore delle
rinnovabili è, come segnalato da più parti, quella degli avvocati che hanno una specializzazione
sulle normative ambientali; ciò in ragione del fatto che sempre più aziende hanno bisogno di
legali per consulenze in materia, così come possono avere bisogno di assistenza legale i cittadini
e le comunità locali coinvolte dalla costruzione degli impianti e anche il settore
dell’amministrazione pubblica. Questa figura di avvocato si caratterizza per una formazione dal
carattere multidisciplinare, dal momento che intervengono diversi tipi di materie: dal diritto
amministrativo al societario, dal diritto ambientale alla contrattualistica, senza dimenticare il
project finance e il banking finance.
Su quest’ultimo aspetto vale la pena di notare che anche all’interno delle banche stanno
cominciando ad emergere delle professionalità che tendono a specializzarsi sul settore delle
rinnovabili e che, soprattutto nel caso di progetti di una certa importanza, accanto alle classiche
competenze di valutazione finanziaria, devono acquisire anche capacità di valutazione tecnica
dei progetti da finanziare; si tratta, quindi, di “ funzionari di banca che hanno imparato a fare
questo mestiere, a valutare questo tipo di progetti”.
Un discorso a parte va invece fatto per le nuove figure professionali che si stanno
sviluppando nell’ambito del commercio dei certificati verdi, che è un settore estremamente
complesso e in cui, attualmente, “le professionalità in grado di cogliere alcuni aspetti
dell’oscillazione di mercato di questi titoli, sono pochi in Italia, in termini numerici; sono pochi
gli operatori che si possono dire degli esperti”.
Si tratta di una figura commerciale che però, come tutti i mercati in qualche modo
173
regolati, necessita di una fortissima caratterizzazione di professionalità giuridica in un settore
che, a detta di un intervistato, “è un mondo dove c’è un eccesso di regolamentazione, non tanto
come invasione di campo, quanto come frequenza di invasione di campo”.
Altro fronte di analisi interessante è poi quello costituito dalla pubblica amministrazione,
nella quale si assiste ad un sempre maggiore coinvolgimento del personale nelle tematiche
dell’energia rinnovabile; per esempio, negli uffici delle amministrazioni centrali e in quelle
regionali che devono concedere le autorizzazioni per la costruzione degli impianti o che devono
fornire delle disposizioni specifiche. Tuttavia, in questi casi ci si trova spesso a non essere in
grado di affrontare efficacemente una materia tanto complessa com’è quella dell’energia, sia sul
piano normativo che su quello tecnico. Ci sarebbe perciò bisogno di un certo numero di
“specialisti dell’energia” che siano in grado di interfacciarsi con le esigenze di sviluppo delle
rinnovabili nei propri territori.
A tal fine, appare di centrale importanza l’implementazione di programmi di formazione
adeguati a sostenere lo sviluppo dei profili che stanno emergendo nel campo delle energie
rinnovabili, rispondendo tanto all’esigenza di una ulteriore professionalizzazione delle figure già
consolidate, quanto quella di definire competenze e funzioni di nuovi soggetti del “lavoro verde”
in questo settore. Appare perciò necessario attivare efficaci programmi formativi finalizzati: i)
alla riqualificazione delle figure professionali e, quindi, alla creazione di nuove competenze, da
una parte; e ii ) alla riconversione delle figure professionali e, quindi, alla creazione di nuovi
profili, dall’altra.
Tali politiche formative dovrebbero essere elaborate sia per l’orientamento professionale
degli inattivi, ovvero per l’inserimento lavorativo dei giovani, sia per rispondere alle esigenze di
chi già lavora e si trova a dover affrontare nuove domande provenienti dai cambiamenti di un
settore che, come è stato più volte sottolineato, è in rapida e continua evoluzione. Ciò rende più
che mai necessario rafforzare la propria professionalità, aggiornando e riadeguando le proprie
competenze; in tal modo è altresì possibile acquisire gli strumenti adeguati per gestire i processi
innovativi che attraversano il settore e sviluppare quella capacità che abbiamo in precedenza
definito in termini di “apertura all’innovazione”, che è fondamentale per tutti i lavoratori
impiegati nel campo delle rinnovabili.
Considerando che è piuttosto recente la fase di crescita che sta vivendo il settore, si è
finora spesso attinto a professionalità che si sono formate al di fuori di esso e che non hanno
perciò conoscenze specifiche. Nella testimonianza di un intervistato:
174
“all’inizio si assumevano persone che non erano formate specificatamente, quindi figure tradizionali
che poi dovevano formarsi sul campo…”.
Quanto detto conferma ulteriormente la nostra ipotesi di ricerca secondo la quale lo
sviluppo delle nuove professioni verdi nelle rinnovabili parte dai processi di riconfigurazione dei
profili standard.
D’altro canto, è interessante notare che, come sottolineato dallo stesso testimone, quello
delle rinnovabili è un settore giovane anche dal punto di vista socio-anagrafico del personale
impiegato:
“ il cinquanta percento e forse di più sono comunque neolaureati che si affacciano nel mondo del lavoro:
infatti, è molto giovane il nostro mondo”
ed è quindi un ambito che offre buone prospettive d’inserimento se si sviluppano quelle
competenze specifiche di cui il settore ha bisogno, dato che
“non ci sono persone che hanno competenze e stanno a spasso, proprio perché in giro mancano”.
La carenza di personale specializzato, nonostante ultimamente stia aumentando molto
anche l’offerta formativa, continua ad essere segnalata da più parti:
“c’è da rilevare, per esempio, per quanto riguarda l’eolico, che i principali costruttori di eco-generatori
tra i problemi che annoverano, uno è proprio quello della mancanza di personale specializzato che loro cercano
disperatamente”; “ La mancanza di personale specializzato è uno dei problemi più grandi del settore delle
rinnovabili”.
Un punto su cui riflettere in tema di formazione è che il problema di fondo non è tanto
l’assenza di programmi formativi, quanto più che altro la scarsa diversificazione tematica
dell’offerta, per cui si assiste ad una “inflazione” di corsi per formare alcune figure, per esempio
quelle relative alla progettazione e all’installazione di impianti fotovoltaici, mentre restano
scoperti altri profili:
“di corsi ce n’é un’abbondanza e, paradossalmente, sono addensati sulle cose più ovvie, mentre su altri,
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come il problema finanziario, per esempio, ce ne sono pochissimi: se cerchi un corso per sapere come si finanziano
questi progetti c’è il nulla”.
Alcuni intervistati hanno poi posto l’accento sulla questione della qualità dei corsi, per
cui, a fronte della numerosità dei programmi formativi offerti,
“ci vorrebbe qualcuno che desse il bollino verde ai formatori, bisognerebbe avere un marchio di qualità,
perché ci sono corsi buoni e corsi scadenti”.
C’è infine da considerare che, come già accennato, molta formazione tende a farsi
direttamente sul campo, durante lo svolgimento quotidiano del lavoro; sarebbe perciò utile poter
certificare anche queste forme di apprendimento da esperienza e la molta formazione a livello
informale che avviene nelle imprese.
“Diciamo che tutta la parte tecnica [il riferimento è al settore eolico] è stata risolta, ovvero le due / tre
grosse aziende che si occupano della manutenzione dell’impianto fanno dei corsi di formazione interni, per cui
assumono le persone, gli fanno fare un corso di formazione affiancati a quelli che già fanno la cosa, li affiancano
almeno per un anno e mezzo; quindi, c’è questa crescita all’interno che è virtuosissima”. […] “In sintesi, l’iter di
questi tecnici è: viene assunto un ragazzo che è uscito da un professionale - periti piuttosto che elettrotecnici,
dipende poi dalle parti che vanno ad occupare, ci sono quelli che si occupano delle parti meccaniche, quelli delle
parti elettriche, quelli delle opere civili e quelli che, banalmente, dipingono le pale - vengono portati in questi centri
e affiancati a squadre che lavorano; per un periodo fanno una parte di lezione pratica e una parte di lezione tecnica
e poi pian piano entrano a far parte di una squadra. Quindi sono formati tramite praticantato interno”.
In sintesi, è possibile concludere che, come emerge dalle interviste condotte, lo
sviluppo di processi formativi nel campo delle energie rinnovabili è fondamentale sia per
garantire l’acquisizione di una nuova professionalità verde in questo settore sia per puntare alla
riqualificazione, la specializzazione e l’aggiornamento delle professionalità già acquisite. A tal
fine è necessario uno sforzo di coordinamento degli interventi formativi in modo funzionale alle
politiche atte a promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e allo scambio tra istruzione e
mercato del lavoro e tra sistema formativo e mondo produttivo. In tal senso è importante
conoscere il mismatch esistente tra le competenze offerte dalla forza lavoro e quelle richieste in
un settore fortemente in crescita come quello delle rinnovabili, perseguendo sul cammino
conoscitivo intrapreso dal presente studio, che ha inteso tracciare un primo ponte analitico nella
176
comprensione di questa nuova e dinamica realtà dei lavori verdi emergenti nel campo delle
energie rinnovabili.
177
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179
ALLEGATO
Interventi nel settore energia contenuti nei Programmi Operativi Regionali FESR
ABRUZZO ASSE II Dotazione Finanziaria “Energia” € 35.239.821 Obiettivi Specifici II.1 Promuovere la salvaguardia dell’ambiente mediante misure di tutela ambientale ed interventi di efficienza energetica e produzione di energia da fonti rinnovabili Obiettivi Operativi II.1 Promozione dell’efficienza energetica e sviluppo di fonti energetiche rinnovabili Attività II.1.1 Promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili. II.1.2 Promozione di sistemi di risparmio energetico l’uso razionale dell’energia, sistemi di cogenerazione e trigenerazione II.1.3 Animazione per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico Beneficiari II .1.1 istituzioni e PMI II 1.2 PMI e i grandi consumatori pubblici di energia II 1.3 Enti locali BASILICATA ASSE VII Dotazione Finanziaria “Energia e sviluppo sostenibile”€ 186.000.000 Obiettivi Specifici VII.1 Migliorare l’equilibrio del bilancio energetico regionale attraverso il risparmio e l’efficienza in campo energetico, il ricorso alle fonti rinnovabili e l’attivazione delle filiere produttive Obiettivi Operativi VII.1.1 Promozione del risparmio e dell’efficienza in campo energetico VII.1.2 Diversificazione delle fonti energetiche e aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili VII.1.3 Promozione di filiere produttive nel campo della produzione di energia e nella componentistica energetica Attività VII. 1.1 impiego di impianti, attrezzature materiali e tecnologie innovative per il risparmio energetico e l’innalzamento dell’efficienza energetica degli edifici di proprietà pubblica e delle infrastrutture collettive VII. 1.2 incremento dei volumi di energia elettrica endogena mediante la realizzazione di impianti innovativi che siano alimentati da fonti rinnovabili o lo sviluppo di forme evolute di cogenerazione VII. 1.3 concessione di aiuti per investimenti produttivi nel comparto della produzione della componentistica energetica ed in particolare in quelli dedicati alla produzione di attrezzature ed impianti, materiali e tecnologie innovative nel campo del risparmio energetico e del ricorso alle fonti rinnovabili nonché nel comparto della produzione di biocarburanti a partire da colture agroenergetiche Beneficiari VII. 1.1 Enti pubblici territoriali e settoriali VII 1.2 Enti pubblici territoriali, enti ed aziende del settore energetico ed imprese.
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VII 1.3 Imprese BOLZANO ASSE II Dotazione Finanziaria “Sostenibilità ambientale e crescita economica” € 25.097.644 Obiettivi Specifici II.1 favorire lo sviluppo di fonti energetiche alternative II.2 promuovere lo sviluppo di sistemi di trasporto pulito nelle aree urbane Obiettivi Operativi II.1.1 Promuovere la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno come fonte energetica rinnovabile II.1.2 Promuovere la produzione di energia e le tecnologie legate agli impianti fotovoltaici e solari. II 2.1 aumentare i livelli di efficienza del TPL ed il numero dei passeggeri con particolare riferimento alle aree urbane II 2.2 promuovere l’adozione di modalità sostenibili di spostamento di persone in ambito urbano Attività II 1.1 Produzione dell’idrogeno da fonti rinnovabili e utilizzo come energia alternativa pulita. II 1.2 Promozione dello sfruttamento di impianti fotovoltaici e solari in ambito industriale e dei servizi pubblici e sviluppo di tecnologie e sperimentazioni II 2.1 Miglioramento e pianificazione contestuale del TPL (ferro+gomma) e introduzione del cadenzamento ferroviario in nuove linee II 2.2°) Definizione e implementazione di nuove modalità di tariffazione e pagamento e di informazione II 2.2 B) Pendolarismo e mobility management Beneficiari II. 1 centri di ricerca e di competenza del settore, le imprese della provincia, singole o associate, anche con partecipazione pubblica, i servizi provinciali e gli enti pubblici II. 2.1 Enti Pubblici, soggetti affidatari dei servizi di trasporto pubblico su gomma e su ferro. II. 2.2 A) gestori del TPL e l’ente pubblico oncessionario, compresa la Provincia II 2.2 B) Pubbliche Amministrazioni, incentivi alle grandi imprese che si dimostrino sensibili al tema. CALABRIA ASSE II Dotazione Finanziaria “Energia” € 209.876.804 Obiettivi Specifici Promuovere e sostenere l’attivazione di filiere produttive connesse alla diversificazione delle fonti energetiche, all’aumento della quota di energia prodotta con fonti rinnovabili e al risparmio energetico. Obiettivi Operativi II.1 Diversificare le fonti energetiche e aumentare l’energia prodotta da fonti rinnovabili.(Complementare al POIN) II.2 Promuovere l’efficienza energetica e il risparmio dell’energia. (Complementare al POIN) II.3 Incrementare la disponibilità di risorse energetiche per usi civili e produttivi e l’affidabilità dei servizi di distribuzione. (Complementare al POIN) Attività II.1.1 Azioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili. II.1.2 Azioni per la l’utilizzo di risorse endogene per la produzione di energia e per la produzione di biocarburanti e biocombustibili.
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II.1.3 Iniziative Pilota per la sperimentazione di tecnologie, prototipi e impianti per la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. II.2.1 Azioni per la diffusione di modelli di utilizzazione razionale dell’energia per la diminuzione dei consumi negli usi finali civili e industriali. II.2.2 Azioni per migliorare l’efficienza energetica e ambientale nell’utilizzazione finale dell’energia attraverso lo sviluppo della cogenerazione e della rigenerazione II..3.1 Azioni per l’adeguamento agli standard nazionali della qualità e dell’affidabilità del servizio elettrico. nelle aree montani, rurali e periferiche. Beneficiari Regione Calabria Amministrazioni Provinciali Enti Locali II.2.1 Enti e Amministrazioni Centrali gestori di servizi di energia con sedi nel territorio regionale. II.2.2 Enti Pubblici, Enti di Ricerca, Privati, Società miste partecipate da Enti Pubblici. Regione Calabria, Concessionari di Servizi di Pubblica Utilità. CAMPANIA ASSE III Dotazione Finanziaria “Energia”300.000.000 Obiettivi Specifici III.1 Ridurre il deficit energetico, agendo, in condizioni di sostenibilità ambientale, sul fronte della produzione, della distribuzione e dei consumi. Obiettivi Operativi 3.1OFFERTA ENERGETICA DA FONTE RINNOVABILE Incrementare la produzione energetica da fonte rinnovabile e da cogenerazione distribuita 3.2 EFFICIENZA DEL SISTEMA E POTENZIAMENTO RETI Migliorare l’efficienza del sistema e potenziare le reti per adeguarsi all’incremento della generazione distribuita 3.3 CONTENIMENTO ED EFFICIENZA DELLA DOMANDA Migliorare l’efficienza energetica e contenere la domanda attraverso l’ottimizzazione degli usi finali Attività 3.1° Azioni per sostenere e/o realizzare impianti per la produzione di energia proveniente da fonte solare, anche con l’utilizzo di tecnologie innovative a concentrazione. 3.1b. Azioni per sostenere e/o realizzare impianti per la produzione di energia proveniente da fonte eolica, anche con l’utilizzo di tecnologie innovative. 3.1c. Azioni per sostenere e/o realizzare impianti per la produzione di energia proveniente da altre fonti rinnovabili. 3.1d Azioni per sostenere e/o realizzare impianti per la produzione di energia, da cogenerazione distribuita, in particolare da biomassa, inclusa la valorizzazione energetica della frazione organica dei rifiuti. 3.2° Incentivi per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e per il completamento delle reti energetiche di distribuzione di biocombustibili solidi, liquidi o gassosi derivanti dalle biomasse ed eventualmente estesa alle reti di teleriscaldamento /trigenerazione, ma ad esclusione delle reti elettriche e di gas naturale convenzionali.3.2b Azione per sostenere l’adeguamento e il potenziamento della rete di distribuzione dell’energia elettrica, nel nuovo contesto di generazione distribuita e per assicurare la priorità di dispacciamento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili in situazioni di criticità del sistema elettrico nazionale. 3.3°. Incremento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici o ad uso pubblico, anche mediante
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integrazione delle fonti rinnovabili, con forte capacità di veicolare un’azione informativa ed educativa, e promozione della certificazione energetica, da attuare anche in sinergia con le iniziative di messa in sicurezza degli edifici stessi, 3.3b Iniziative per interventi di efficienza energetica, anche attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, in aree da riqualificare, nonché negli impianti di illuminazione di aree esterne; 3.3c Sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria nel campo delle tecnologie innovative delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Beneficiari 3.1 Regione Campania, Ministero dello Sviluppo Economico, Province, Comuni, Enti Pubblici e territoriali, Comunità Montane, Enti Parco, Imprese 3.2 Regione Campania, Ministero dello Sviluppo Economico, Province, Comuni, Enti Pubblici e territoriali, Comunità Montane, Enti Parco, Imprese 3.3 Regione Campania, Ministero dello Sviluppo Economico, Province, Comuni, Enti Pubblici e territoriali, Comunità Montane, Enti Parco, Imprese EMILIA ROMAGNA ASSE III Dotazione Finanziaria “Qualificazione energetico-ambientale e sviluppo sostenibile”€ 69.591.056 Obiettivi Specifici Promuovere la competitività energetica e la riqualificazione energetico-ambientale e logistica Obiettivi Operativi III.1 Sostenere la qualificazione ambientale ed energetica del sistema produttivo III.2 Promuovere soluzioni sperimentali di mobilità sostenibile e di logistica merci e persone finalizzate all’efficienza energetica o all’utilizzo di energie a minor impatto ambientale Attività III.1.1 Innalzare la dotazione energetico-ambientale delle aree produttive Innalzare la dotazione energetico-ambientale delle aree produttive incrementare la competitività delle PMI riducendone le emissioni inquinanti III.1.2 Sostegno a progetti innovativi nel campo delle tecnologie nergeticoambientali volti al risparmio energetico ed all’utilizzo di fonti rinnovabili III.2.1 Sostegno a progetti pilota di mobilità e logistica di merci e persone, a finalità energetica Beneficiari III 1.1 enti pubblici, forme di partenariato pubblico-privato, le PMI e loro forme associate III 1.2 PMI e le loro forme associate, forme di partenariato pubblico-privato. III 2.1 enti pubblici, forme di partenariato pubblico-privato e consorzi di imprese e Regione Emilia-Romagna FRIULI V. GIULIA ASSE V“ Dotazione Finanziaria Ecosostenibilita’ ed efficienza energetica del sistema produttivo”€ 38.031.269 Obiettivi Specifici Promuovere l’ecosostenibilità di lungo termine della crescita economica Obiettivi Operativi V.1 – Sostenere l’efficienza energetica e l’utilizzo delle fonti rinnovabili V.2 Sostenere processi produttivi ecocompatibili attraverso la promozione della riduzione delle emissioni in atmosfera
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Attività V.1.a) Sostenibilità energetica V.1.b) Valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili V.2.a) Riduzione delle emissioni in atmosfera Beneficiari PMI e GI Enti locali e Regione FVG Imprese LAZIO ASSE II Dotazione Finanziaria “Ecosostenibilita’ ed efficienza energetica del sistema produttivo”€ 75.000.000 (1) Obiettivi Specifici Garantire le condizioni di sostenibilità ambientale preservando e valorizzando le risorse naturali, culturali e paesaggistiche per migliorare la qualità della vita e l’attrattività del territorio Obiettivi Operativi II 1 Efficienza energetica e energia da fonti rinnovabili Attività II.1 Promozione dell’efficienza energetica e della produzione di energie rinnovabili Beneficiari Regione Lazio, Enti Locali territoriali, PMI, Agenzie regionali e altri soggetti pubblici LIGURIA ASSE II Dotazione Finanziaria “Energia” € 28.666.000 Obiettivi Specifici Stimolare la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica Obiettivi Operativi II.1 incentivare i soggetti pubblici ad un uso efficiente delle risorse energetiche, incoraggiandone un consumo e una produzione sostenibili II.2 supportare le imprese negli investimenti in efficienza energetica e nella produzione di energia da fonti rinnovabili Attività
II.1 Produzione di energia da fonti rinnovabili e efficienza energetica –soggetti pubblici II.2 Produzione di energia da fonti rinnovabili e efficienza energetica – Imprese Beneficiari II.1 soggetti pubblici II.2 imprese LOMBARDIA ASSE II Dotazione Finanziaria “ Energia”€ 50.000.000 Obiettivi Specifici Incremento dell’autonomia e della sostenibilità energetica Obiettivi Operativi II.1 Incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili e sviluppo della cogenerazione II.2 Riduzione dei consumi energetici
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Attività II.1.1 Realizzazione ed estensione delle reti di teleriscaldamento II.1.2 Produzione di energia da impianti mini-idroelettrici, da fonti geotermiche e attraverso sistemi a pompa di calore II.2.1 Interventi innovativi, anche a valenza dimostrativa, per ridurre i consumi energetici e implementare la certificazione energetica degli edifici pubblici II.2.2 Interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti di illuminazione pubblica Beneficiari II.1.1 Enti Locali e Imprese II.1.2 Enti Locali e Imprese II.2.1 Enti Locali e Organismi pubblici II.2.2 Enti Locali MARCHE ASSE III Dotazione Finanziaria “Efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili” € 37.609.440 Obiettivi Specifici III.1 Promuovere uno sviluppo energetico sostenibile attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica e la promozione del risparmio energetico III.2 Sostenere l’innovazione per l’utilizzo e il risparmio dell’energia nel tessuto imprenditoriale Obiettivi Operativi III.1.1 Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili III.1.2 Promuovere azioni relative al miglioramento dell’efficienza energetica mediante la cogenerazione III.1.3 Promuovere il risparmio energetico in contesti urbani ed industriali III.2 Favorire gli interventi finalizzati al risparmio energetico e all’utilizzo delle fonti rinnovabili in contesti produttivi Attività III.a Incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili III..b Promozione di azioni relative al miglioramento dell’efficienza energetica mediante la cogenerazione III..c Iniziative di promozione del risparmio energetico in contesti urbani ed industriali III.d Sostegno agli investimenti delle imprese finalizzati al risparmio energetico e all’utilizzo delle fonti rinnovabili Beneficiari III.1 Regione Marche; Enti pubblici; Soggetti pubblici e/o privati in forma singola e associata III.2 Imprese in forma singola o aggregata MOLISE ASSE II Dotazione Finanziaria “Energia”€ 25.990.030 Obiettivi Specifici Conseguire una maggiore autonomia energetica ed una migliore sostenibilità dei processi di sviluppo, attraverso la razionalizzazione dei consumi energetici e la produzione di energie rinnovabili Obiettivi Operativi
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Conseguire una maggiore autonomia energetica ed una migliore sostenibilità dei processi di sviluppo, attraverso la razionalizzazione dei consumi energetici e la produzione di energie rinnovabili Attività II.1 Razionalizzazione dell’uso delle fonti energetiche II.2 Razionalizzazione dell’uso delle fonti energetiche Beneficiari II.1 Enti pubblici e le imprese o loro raggruppamenti II.2 Enti pubblici e le imprese (in particolare le PMI), o loro raggruppamenti PIEMONTE ASSE II Dotazione Finanziaria “Sostenibilità ed efficienza energetica” € 270.639.610 Obiettivi Specifici promozione dell’eco-sostenibilità di lungo termine della crescita economica perseguendo una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali Obiettivi Operativi Ridurre l’uso intensivo delle fonti energetiche tradizionali attraverso l’incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili e promuovere l’efficienza ed il risparmio energetico nella produzione e consumo di energia Attività II.1.1 Produzione di energie rinnovabili II.1.2 Beni strumentali per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica II.1.3 Efficienza energetica Beneficiari II 1.1 istituzioni ed imprese II.1.2 PMI e loro raggruppamenti II 1.3 imprese (prioritariamente PMI), Enti Pubblici PUGLIA ASSE II Dotazione Finanziaria “Uso sostenibile e efficiente delle risorse ambientali ed energetiche per lo sviluppo”€ 210.000.000 (2) Obiettivi Specifici II.2 Aumentare la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili, promuovere il risparmio energetico e migliorare l’efficienza energetica Obiettivi Operativi
II 2 Energia Attività II 2 Interventi per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e per l’adozione di tecniche per il risparmio energetico nei diversi settori di impiego. Beneficiari Regione Puglia, Enti locali, Gestore SII, Autorità di Bacino, Arpa, ATO rifiuti, ATO acque SARDEGNA ASSE III
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Dotazione Finanziaria “Energia” € 187.184.735 Obiettivi Specifici Promuovere l’efficienza energetica e la produzione di energia da FER Obiettivi Operativi III.1 Aumentare la produzione di energia da RES anche attraverso la promozione della produzione diffusa dell’energia III.2 Promuovere il risparmio, la riduzione dell’intensità e l’efficienza energetica Attività III.1° Aiuti alle PMI per la realizzazione di impianti strumentali per la produzione di energia da fonti rinnovabili III.1b Aiuti alle PMI per la produzione di energia da fonti rinnovabili III.1c Sviluppo di filiere bioenergetiche: energia solare III.1d Sviluppo di filiere bioenergetiche: energia da biomasse da filiere locali, la produzione di biocombustibi li e biocarburanti, e legate al recupero, riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti III.1° Sviluppo di tecnologie solari termiche a concentrazione III.1f Realizzazione di mini centrali idroelettriche III.1g Azioni di accompagna mento: sensibilizzazione, diffusione delle informazioni e sostegno tecnico per la produzione di energia da fonti rinnovabili III.2.a Sostegno all’adozione dei principi di bioedilizia, bioarchitettura ed efficienza energetica degli edifici e utenze energetiche pubbliche non residenziali III.2b Promozione di strumenti innovativi di assistenza tecnica per il risparmio e l’efficienza energetica e il supporto per la certificazione energetica degli edifici e utenze energetiche pubbliche non residenziali III.2.c Sostegno alla cogenerazione diffusa Beneficiari III.1 Amministrazione regionale (anche attraverso proprie agenzie in house); Enti locali; Agenzie energetiche; Imprese singole e associate; Università; Centri di ricerca III.2 Amministrazione regionale; Enti locali; Agenzie energetiche; imprese singole e associate; Centri di ricerca SICILIA ASSE II Dotazione Finanziaria“Uso efficiente delle risorse naturali” € 523.920.464 (3) Obiettivi Specifici II.1 Promuovere la diffusione delle fonti rinnovabili e favorire la razionalizzazione della domanda di energia, adeguare e monitorare gli impianti di produzione e le reti di distribuzione Obiettivi Operativi II.1.1 Favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, attivando filiere produttive di tecnologie energetiche, agroenergetiche, biocarburanti II.1.2 Sostenere l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali e la riduzione delle emissioni climalteranti II.1.3 Adeguare e completare le reti di distribuzione metanifere ed attivare sistemi di monitoraggio delle reti di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica e del gas Attività II.1.1.1 interventi per la costituzione di filiere produttive nel campo delle fonti rinnovabili anche attraverso progetti pilota II.1.1.2 azioni di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili II 1.2.1 sostegno all’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali e alla riduzione delle
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emissioni climalteran ti, specie nei settori dell’industria, dei trasporti e dell’edilizia socio-sanitaria II.1.2.2 programmi integrati a livello locale, comprendenti anche azioni dimostrative, per la riduzione delle emissioni climalteranti attraverso il perseguimento dell’autosufficienza energetica, anche con riferimento al settore dell’industria e dei trasporti, tramite lo sfruttamento delle energie rinnovabili e mediante l’uso dell’idrogeno quale vettore energetico II.1.2.3 incentivi all’efficienza energetica finalizzati alla certificazione di edifici pubblici49, specie nel settore socio-sanitario II.1.3.1 completamento della rete di distribuzione del metano II.1.3.2 realizzazione di un sistema di monitoraggio a livello regionale, per la verifica della funzionalità delle reti di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica e del gas metano Beneficiari Regione Siciliana e sue Agenzie, Enti Locali anche consorziati, Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, altri Enti Pubblici, Aziende Pubbliche e private, Soggetti a capitale pubblico regionale strumentale, centri di ricerca pubblici e privati, PMI come definite dalla disciplina comunitaria anche associate, Consorzi ASI, Distretti produttivi, Autorità Territoriali Ottimali, Siciliacque S.p.A., Arpa Sicilia ed Enti Parco. TOSCANA ASSE II Dotazione Finanziaria “Competitività e sostenibilità del sistema energetico” € 53.435.733 Obiettivi Specifici Rafforzare la competitività del sistema energetico e di contribuire al raggiungi mento degli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto, accrescendo l’efficienza energetica e aumentando la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili Obiettivi Operativi III.1 Sostenere l’attivazione di filiere produttive connesse alla diversificazione delle fonti energetiche, promuovendo la produzione e l’utilizzo delle energie rinnovabili III.2 Promuovere l’efficienza energetica e lo sviluppo di sistemi efficienti di gestione dell’energia, anche al fine di aumentare la competitività delle imprese nei mercati III.3 Assicurare il sostegno tecnicoai potenziali beneficiari al fine di promuovere l’introduzione di tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili e di accrescere l’efficienza energetica Attività III.1 Sostegno per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili III.2 Azioni di pro mozione e sostegno per la razionalizzazione e la riduzione dei consumi energetici e per l’efficienza energetica nei sistemi produttivi III.3 Azioni di accompagnamento (sensibilizzazione, sostegno tecnico) ai soggetti che operano sul territorio per promuovere e migliorare l’attuazione degli interventi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per le misure di risparmio energetico. Beneficiari III.1 Imprese, Società, Consorzi, Imprese cooperative; Enti Locali territoriali e loro associazioni III.2 Imprese, Società, Consorzi, Imprese cooperative; Enti Locali territoriali e loro associazioni III.3 Enti Pubblici e privati TRENTO ASSE I Dotazione Finanziaria “Energia/ambiente e distretto tecnologico”€ 33.429.313
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Obiettivi Specifici Promuovere la ricerca industriale e la competitività su prodotti e sistemi a valenza energetico ambientale, rafforzando l’immagine di territorio orientato alla sostenibilità Obiettivi Operativi I.1. Incentivare la ricerca industriale nei settori del risparmio energetico, delle fonti alternative di energia, della tutela dell’ambiente e dei sistemi tecnologici applicati, anche attraverso il Distretto Tecnologico Energia-Ambiente della Provincia Autonoma di Trento. I.2 Promuovere la sostenibilità nel campo dell’edilizia e della gestione del territorio Attività I.1.1 Promozione della costituzione di laboratori tecnologici e la cooperazione istituzionale nell’ambito della ricerca industriale I.1.2 Sostegno alla ricerca industriale nel campo delle fonti energetiche alternative e della tutela dell’ambiente I.1.3 Sviluppo di sistemi di monitoraggio e controllo dello stato energetico degli edifici, di analisi della performance energetica e delle altre dimensioni della sostenibilità degli edifici I.1.4 Progetti di ricerca industriale finalizzata alla produzione, distribuzione e utilizzo di fonti alternative e rinnovabili di energia, quali biocombustibili, combustibili naturali, idrogeno I.1.5 Sviluppo e applicazione della domotica e dei sistemi tecnologici applicati per il miglioramento della qualità e dell’efficienza energetica degli edifici I.1.6 Promozione dell’acquisizione e scambio di buone pratiche nei settori dell’edilizia sostenibile, della gestione del territorio, della produzione di energia da fonti rinnovabili, anche attraverso lo sviluppo di relazioni con centri di eccellenza a livello internazionale ed azioni dimostrative I.2.1 Interventi nel settore dell’edilizia finalizzati alla diffusione della cultura della sostenibilità e del risparmio energetico, secondo standard di basso consumo e basso impatto ambientale riconosciuti a livello nazionale e/o internazionale I.2.2 Interventi su infrastrutture (edilizia pubblica, scolastica, socio- assistenziale, unità produttive, etc.) per soddisfare criteri di ecocompatibilità e di contenimento dei costi di gestione I.2.3 Incentivazione all’installazione di impianti basati su fonti di energia rinnovabili I.2.4 Incentivazione alla messa in opera di isolamenti termici e tecniche che limitino la dispersione di energia I.2.5 Promozione dell’uso delle risorse rinnovabili, in particolare quelle disponibili localmente, mediante impianti di combustione a biomassa e reti di teleriscaldamento I.2.6 Incentivazione alla realizzazione di impianti di produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili I.2.7 Promozione della certificazione ambientale e di criteri di assegnazione di titoli rappresentativi dei risparmi di energia, della riduzione delle emissioni e della maggiore produzione da fonti rinnovabili I.2.8 Sostegno a programmi per il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti, con particolare riferimento a generatori di calore, impianti termoelettrici e grandi impianti Beneficiari 1.1 – 1.5 Organismi di ricerca, Università e PMI 1.6 Enti pubblici, organismi di ricerca, Università e PMI 2.1 Enti locali, PMI 2.2 Enti locali, Enti e Istituzioni pubbliche, PMI 2.3 Enti locali,PMI 2.4 Enti locali, PMI 2.5 Enti locali, Imprese di servizi 2.6 – 2.8 Enti locali, PMI UMBRIA ASSE III
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Dotazione Finanziaria “Efficienza energetica e sviluppo di fonti rinnovabili” € 52.217.413 Obiettivi Specifici Promuovere l’efficienza energetica e la Produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite Obiettivi Operativi III.1 Promozione e sostegno della produzione energetica da fonti rinnovabili III.2 Promozione e sostegno dell’efficienza energetica Attività III.1.1. Attività di animazione per l’introduzione di tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili III.1.2. Sostegno ad attività di ricerca industriale per lo sviluppo di sistemi e tecnologie innovative di produzione energetica da fonti rinnovabili e per la produzione industriale degli stessi III.1.3. Sostegno alla produzione di energie da fonti rinnovabili. III.2.1. Attività di animazione per l’introduzione di misure di risparmio energetico; III.2.2 Sostegno alle attività di ricerca e alla realizzazione di sistemi a maggiore efficienza energetica; III.2.3. Sostegno all’introduzione di misure e investimenti volti all’efficienza energetica. Beneficiari III.1.1 Enti pubblici e loro forme associate. III.1.2 Imprese di tutte le dimensioni III.1.3 Enti pubblici e privati e loro forme associate III.2.1 Enti pubblici e loro forme associate III.2.2 Imprese di tutte le dimensioni III.2.3 Enti pubblici e privati e loro forme associate VALLE D’AOSTA ASSE II Dotazione Finanziaria “Promozione dello sviluppo sostenibile”€ 9.000.000 (4) Obiettivi Specifici Rendere più attraente la regione per i cittadini, per i turisti e per gli operatori economici Obiettivi Operativi II.2 Promuovere lo sfruttamento efficiente di fonti di energia rinnovabili e l’efficienza energetica Attività II.2.1 Sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili e promozione dell’efficienza energetica Beneficiari Regione Autonoma Valle d’Aosta VENETO ASSE II Dotazione Finanziaria “Energia” € 67.903.237 Obiettivi Specifici Sviluppare le fonti energetiche rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica Obiettivi Operativi II.1 Ridurre il consumo energetico e aumentare la produzione energetica da fonte rinnovabile; Contenere le esternalità negative delle attività produttive. Attività II.1.1 Incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili II.1.2: Interventi di riqualificazione energetica dei sistemi urbani: teleriscaldamento e miglioramento energetico di edifici pubblici
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2.1.3: Fondo di Rotazione per investimenti finalizzati al contenimento dei consumi energetici Beneficiari Enti locali e/o Istituzioni pubbliche Soggetti misti a prevalente partecipazione pubblica Imprese e loro consorzi, associazioni, cooperative e altre forme di aggregazione
Dati finanziari relativi al solo Obiettivo Operativo II.1
(1) Dati finanziari relativi al solo Obiettivo Operativo II.2
(2) Dati finanziari relativi al solo Obiettivo Specifico II.1
(3) Dati finanziari relativi al solo Obiettivo Operativo II.2
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