In copertina. L’intensa attività estrattiva (a cielo aperto) di pisoliti bauxitici – resti di un suolo tropicale formatosi tra 65 e 35 milioni di anni fa – svolta negli anni Sessanta in agro di Otranto (LE), ha trasformato una cava dismessa (profonda 40 m e con un diametro di circa 200) in un invaso (caratterizzato da effetti cromatici suggestivi e formazioni calanchive lungo i versanti) alimentato da acque pluviali e sorgive che hanno favorito non solo la formazione dell’habitat naturale – costituito da flora (soprattutto cannucce di palude sulle sponde) e fauna diversificata (anfibi, rettili e pesci introdotti dall’uomo, come la gambusia, il carassio, ecc.) –, ma anche l’irrigazione dei terreni limitrofi.
In quarta di copertina. Ai fini di uno sviluppo sostenibile, nel Terzo Millennio, bisognerà puntare non solo sull’efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma anche sulle politiche economiche mirate alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse, attraverso adeguati progetti di intervento integrato, responsabilità ecologica, rinnovamento e ristrutturazione della rete idrica (onde ridurre le perdite e aumentare i volumi erogabili), riciclo dei reflui per scopi irrigui e industriali, uso di tecnologie innovative e di impianti per la dissalazione, unitamente alla gestione ecocompatibile dei rifiuti, alla fornitura di moderni servizi distributivi nel comparto delle acque, tutela del patrimonio forestale e di quello agro-ambientale (come documentato dal corredo fotografico che offre un’ampia panoramica sulle tematiche inerenti alla “cultura dell’acqua” nella costruzione del paesaggio, a livello mondiale, nazionale e locale). La saggezza popolare, sintetizzata in una raccolta di proverbi, modi di dire e frasi idiomatiche (in lingua italiana e dialettale della provincia di Lecce) che stigmatizzano stili di vita legati prevalentemente al territorio, costituisce uno stimolo ai fini del potenziamento della raccolta e conservazione delle precipitazioni meteoriche, della riscoperta dei sistemi tradizionali e del coinvolgimento, in modo sempre più accentuato e responsabile, delle comunità nelle scelte da adottare contro gli sprechi (fattori in grado di favorire un processo di crescita socio-economica durevole e solidale).
QUARANTA A., La “cultura dell’acqua”. Proverbi e modi di dire italiani e dialettali leccesi,
2009, Palzari Editori, Carmiano (LE) Chiovi Martinu chiovi,
ca ci nu tté sbrichi na sarda mmucca te mintu,
cusi senti l'arsura
e cu nna corda ncoddhu va nna cunti a Ddiu. Chiovi Martinu chiovi.
G. D'Elena
L’anima dell’uomo somiglia all’acqua;
essa viene dal cielo,
risale al cielo e ritorna di nuovo
sulla terra
in perenne vicenda.
J. W. Goethe
La “cultura dell‟acqua” si colloca nel contesto del nuovo orientamento epistemologico della
geografia, dove le singole realtà territoriali (originate dalla storia dei luoghi) correlate alle
componenti paesaggistiche, contribuiscono – in sintonia con le teorie della soft economy – a
vivacizzare il dinamismo socio-economico locale, al fine di realizzare un marketing del territorio
e costituire un ulteriore mezzo di contrasto nei confronti dell‟appiattimento della gobalizzazione.
La tematica – di estrema attualità, soprattutto in un periodo come quello attuale, caratterizzato
dal cambiamento climatico a livello planetario – è affrontata da Adele Quaranta analizzando un
rappresentativo campione di proverbi e modi di dire (raccolti a livello locale e nazionale) e
mettendo in risalto il ruolo svolto dalla società contadina nell‟ambito delle strategie (da
recuperare e valorizzare) di raccolta, conservazione e utilizzazione di questo bene vitale.
Strategie opportunamente messe a confronto anche a livello internazionale attraverso l‟ampio e
diversificato corredo iconografico, realizzato personalmente dall‟Autrice in varie parti del
mondo, spesso in condizioni estreme: da mezzi in movimento (quali barca, elicottero, gru e
autobus) e da punti di vista non sempre idonei a rappresentare l‟oggetto osservato.
La documentazione fotografica – di cui si allegano alcune immagini – dà la possibilità di
“vedere” e di operare confronti e collegamenti con paesi lontani, riprendendo sia aree
incontaminate, sia intensamente umanizzate e dotate di infrastrutture destinate al
soddisfacimento delle esigenze non solo agricole, artigianali, industriali, igienico-sanitarie e
domestiche, ma altresì scientifiche, estetiche e turistico-ricreative, articolate su tre realtà spaziali
diverse: mondiale (dall‟Europa all‟Africa e dall‟Asia alle Americhe), italiana (dal Nord, al
Centro e al Mezzogiorno) e locale (in particolare salentina).
Il libro (il cui prezzo di copertina è di € 37,00 – trentasette – euro), rigoroso sul piano scientifico,
potrebbe costituire, senza dubbio, un utile strumento di consultazione e riflessione sulle
problematiche idriche e può essere richiesto rivolgendosi a:
INSERIRE RICHIESTA ORDINE
ASSOCIAZIONE CULTURALE G.ECO.S.
Via Vienna, 26 - 73010 SAN DONATO DI LECCE (LE)
Tel/Fax: 0832-347774 - 3286486122
www.associazioneculturalegecos.it
SCHEDA LIBRO - L‟Autrice affronta nel suo lavoro di ricerca (La “cultura dell’acqua”.
Proverbi e modi di dire italiani e dialettali leccesi) le problematiche legate all‟acqua, risorsa
fondamentale alla vita, alla nascita ed evoluzione delle grandi civiltà fluviali (mesopotanica,
egizia, indiana, ecc.), sopravvivenza delle piccole comunità stanziali, modellamento
geomorfologico, organizzazione della produzione e sviluppo socioeconomico delle collettività.
La risorsa idrica (definita “principio di tutte le cose” da Talete di Mileto, filosofo, matematico e
astronomo greco vissuto tra il IV e V sec. a. C.), al centro del dibattito internazionale in quanto
vera emergenza planetaria (per le ricadute sull‟ambiente naturale e lo sviluppo socioeconomico),
è sempre meno disponibile a causa dell‟aumento della domanda (soprattutto nel settore primario
e secondario).
Le peculiarità sociali, produttive e culturali delle comunità emergono inconfondibili con
l‟indagine diretta – principale metodo della Geografia –, attraverso un percorso che si apre con
una riflessione sulle tematiche relative all‟idropolitica mondiale, soprattutto in un periodo
caratterizzato da fenomeni meteorologici estremi (Cap. 1), continua con la descrizione sia del
territorio salentino e delle subaree linguistiche (Cap. II), sia con la disamina del ruolo svolto
dall‟ “oro blu”, tra il 1970 e il 2000, nello spazio agricolo della provincia di Lecce (Cap. III) e si
conclude con l‟analisi della “cultura dell‟acqua” (attraverso le abitudini familiari, tradizioni,
durezza del lavoro e lotta per la sopravvivenza) scaturita dai “saperi” maturati, nel corso dei
secoli, dalla società contadina e sintetizzati nel patrimonio paremiologico e idiomatico elaborato
in ambito nazionale e locale, in particolare del Basso Salento (Cap. IV). Un patrimonio che,
vettore di esperienza e insegnamenti incentrati sulle tradizioni, usi, costumi e abitudini, andrebbe
riscoperto e salvaguardato dall‟invadente processo di globalizzazione.
I pericoli che incombono sulla risorsa idrica a causa di molteplici fattori (spesso di origine
antropica), vengono messi in risalto dall‟utilizzo indiscriminato o abusivo del prezioso liquido,
inquinamento delle falde e mancanza di strumenti legislativi adeguati. Tuttavia, la realizzazione
di opere idrauliche e di regimazione, di nuovi invasi, condotte (che hanno consentito il
miglioramento delle condizioni socioeconomiche della popolazione e della qualità della vita) e
impianti di depurazione dei reflui per uso irriguo, nonché le modalità di utilizzazione delle
risorse idriche all‟insegna della parsimonia contro ogni forma di spreco, gettano le basi per una
gestione integrata e consapevole ai fini di uno sviluppo sostenibile del territorio, quantomeno a
livello subregionale.
Il volume (con la Prefazione del Dott. Antonio Caprarica, Direttore GR RadioRai), composto da
248 pagine e dotato di un ricco corredo grafico (formato da carte geografico-tematiche,
diagrammi e tabelle) e iconografico (86 foto a colori realizzate personalmente dall‟Autrice),
potrebbe costituire, senza dubbio, un utile strumento di riflessione sulle problematiche idriche.
Le fotografie evidenziano, infatti, come da un lato la penuria idrica abbia inciso sull‟economia,
agricoltura e mutate condizioni sociali e, dall‟altro, il progresso tecnologico abbia consentito,
attraverso la regimazione di canali e invasi, la realizzazione di vasche di stoccaggio e opere
idrauliche imponenti, l‟affrancamento delle popolazioni e il superamento delle difficoltà
incontrate nel vissuto quotidiano, fino a un recente passato, per la mancanza di una rete idrica
superficiale e distributiva capillare, in un‟area siccitosa come il Basso Salento.
PREFAZIONE DI ANTONIO CAPRARICA - Questo lavoro di ricerca – condotto secondo il
metodo diretto sul territorio – è maturato in particolare nel biennio 2006-2007, nell‟ambito del
dibattito dedicato dall‟ONU alla “battaglia” rivolta a contrastare i cambiamenti climatici e al
decennale della “Convenzione per la lotta contro la desertificazione”, appuntamenti che hanno
messo in risalto il fallimento delle “strategie” idropolitiche adottate fino ad oggi a livello
mondiale. Malgrado la deviazione di tanti fiumi, la realizzazione di grandi dighe, la trivellazione
di numerosi pozzi finanziati dagli organismi internazionali, nell‟ultimo quindicennio il bilancio
idrico registra, infatti, un ulteriore aggravamento e la superficie delle zone aride è raddoppiata
anche per errori gestionali (compreso il frettoloso abbandono dei sistemi tradizionali di
approvvigionamento).
Adele Quaranta ha affrontato le tematiche della crescente penuria di “oro blu” con un‟indagine
documentaria ancorata ad un percorso esteso dal globale al locale e supportata, in maniera
originale ed inedita, dal suggestivo apparato fotografico. È un‟iconografia inserita non per
svolgere il ruolo di mero elemento decorativo, ma come testimonianza – da affidare alle nuove
generazioni – delle attività e dei modelli di governo maturati dalle comunità nel corso dei secoli.
La riscoperta della “cultura dell‟acqua”, in particolare, è scaturita dall‟elaborazione del materiale
paremiologico-idiomatico in lingua italiana e dialettale del Basso Salento (estrema sezione sud-
orientale della Puglia); materiale che condensa antiche “sapienze”, ancora di estrema attualità.
Rilevante risulta, inoltre, la funzione delle immagini perché l‟Autrice adopera il linguaggio
visivo con molteplici obiettivi: per rappresentare, in maniera originale e completa, il processo di
antropizzazione del territorio e le stratificazioni storico-culturali e produttive realizzate nel
passato; per documentare le difficoltà quotidianamente nel reperimento del liquido vitale (che
continua a incidere sull‟economia, agricoltura, condizioni sociali e progresso tecnologico); infine
e soprattutto, per riflettere e proporre indicazioni utili alla gestione pratica della risorsa.
La preziosa fonte di vita – intorno alla quale ha ruotato per secoli la società contadina, incentrata
su un uso sostenibile dei beni primari – ha da sempre stimolato e influenzato generi di vita,
costumi e abitudini. Essi appaiono mirabilmente sintetizzati dai proverbi e modi di dire, vettori
di esperienze generate da specificità e identità locali, ma anche dotati di valore pedagogico di
respiro ben più ampio.
INTRODUZIONE DI ADELE QUARANTA - Nel vasto e articolato panorama della
letteratura che ormai da oltre un decennio indaga i complessi rapporti tra le società umane,
l‟organizzazione produttiva, il reperimento, la gestione delle risorse naturali e il conseguente
impatto sul global warming – complessa problematica verso cui è rivolto, a livello mondiale,
nazionale e locale, il crescente interesse di scienziati, docenti universitari, esperti della
cooperazione allo sviluppo, associazioni ed enti locali –, questa ricerca si propone di analizzare
la “cultura dell‟acqua” attingendo ad un rappresentativo campione di 114 motti popolari e
proverbiali. Il materiale idiomatico e paremiologico, da un lato, fornisce, infatti, uno stimolo alla
riflessione sulla gestione idrica, in un periodo in cui la domanda aumenta in modo esponenziale
(a causa dell‟incremento demografico e delle esigenze agricolo-industriali) e l‟offerta tende a
ridursi; dall‟altro, evidenzia, in un‟area particolarmente siccitosa come il Basso Salento, forme
ancora attuali ed ecosostenibili di approvvigionamento, elaborate nel corso dei secoli dal mondo
contadino e trasmesse oralmente, attraverso gli antichi “saperi”.
Lo studio si colloca, pertanto, nel contesto del nuovo orientamento epistemologico della
geografia, dove le singole realtà territoriali (originate dalla storia dei luoghi) correlate alle
componenti paesaggistiche, contribuiscono – in sintonia con le teorie della soft economy – a
vivacizzare il dinamismo socio-economico locale, al fine di realizzare un marketing del territorio
e costituire un ulteriore mezzo di contrasto nei confronti dell‟appiattimento della gobalizzazione.
La decodificazione del vasto patrimonio di conoscenze popolari coinvolge, infatti, un ampio
ventaglio disciplinare – dall‟archeologia, geografia, sociologia e architettura, al diritto,
agronomia, geologia, storia delle religioni, antropologia, ecc. –, in quanto caratterizza e
influenza, in maniera originale, usanze e tradizioni su cui si fondano le identità di ogni popolo e
la costruzione del territorio, come emerge dall‟allegato corredo iconografico, realizzato
personalmente in varie parti del mondo, spesso in condizioni estreme: da mezzi in movimento
(quali barca, elicottero, gru e autobus) e da punti di vista non sempre idonei a rappresentare
l‟oggetto osservato.
L‟articolata documentazione fotografica da una parte e gli elevati costi di pubblicazione
dall‟altra, hanno imposto una laboriosa selezione incentrata su scelte a volte a scapito della
qualità, ma rivolte a evidenziare meglio come l‟acqua abbia influito sulla costruzione dei
paesaggi e sulle attività produttive. Tale selezione dà la possibilità di “vedere” e di operare
confronti e collegamenti con paesi lontani, riprendendo sia aree incontaminate, sia intensamente
umanizzate e dotate di infrastrutture destinate al soddisfacimento delle esigenze non solo
agricole, artigianali, industriali, igienico-sanitarie e domestiche, ma altresì scientifiche, estetiche
e turistico-ricreative, articolate su tre realtà spaziali diverse: mondiale (dall‟Europa all‟Africa e
dall‟Asia alle Americhe), italiana (dal Nord, al Centro e al Mezzogiorno) e locale (in particolare
salentina), come emerge dalle foto allegate.
Le peculiarità socio-economiche e culturali delle comunità insediate nella sezione meridionale
della Puglia, emergono inconfondibili in questa ricerca con l‟indagine diretta e l‟osservazione
dei fenomeni naturali – principali metodi della Geografia – attraverso un percorso che si apre
con una riflessione sulle problematiche relative all‟idropolitica mondiale (Cap. 1), continua con
la presentazione dell‟ambiente naturale salentino e delle relative subaree linguistiche (Cap. 2),
nonché, attingendo ai Censimenti dell‟Agricoltura, con la disamina del ruolo svolto, tra il 1982 e
il 2000, dallo spazio agricolo nella provincia di Lecce e soprattutto dalle risorse idriche nella
costruzione del paesaggio rurale (Cap. 3) e si conclude con l‟analisi della “cultura dell‟acqua”,
scaturita dagli antichi “saperi” (Cap. 4).
Massime e sentenze sono adoperate, in ogni tempo e Paese, da re, poeti, filosofi, eruditi e
scrittori, per trasmettere la saggezza acquisita, consigliare prudenza e infondere fiducia alle
nuove generazioni, ma quelle legate in particolare all‟acqua, agli occhi del geografo si
trasformano in micro rappresentazioni di un passato proiettato nel presente e utilizzato nella
progettazione del futuro, grazie ai valori simbolici intrinseci e alla forza evocatrice espressa dalle
parole, una forza che, attraverso evidenti finalità precettistico-pedagogiche e morali, interagisce
con le azioni umane ed i condizionamenti ambientali.
Detti popolari (inseriti in un enunciato strutturato) e proverbi (dotati di un significato complesso
e usati per il particolare valore letterale e metaforico) convivono fra loro da secoli grazie al
polisemantico messaggio veicolato, in grado di adattarsi facilmente ad un‟ampia gamma di
situazioni.
Nella vita quotidiana, svolgono la funzione, infatti, ora di insegnamenti e avvertimenti, ora di
strumenti di persuasione o semplici suggerimenti rivolti ad orientare il comportamento
dell‟uomo (senza privarlo però della propria autonomia decisionale), ora di testimonianza di
millenarie esperienze, racchiuse in sintetici e incisivi enunciati, tramandati dapprima oralmente e
in seguito trascritti e inseriti in raccolte (tra le più antiche ricordiamo “Il libro dei Proverbi”
dell‟Antico Testamento).
L‟arguzia e sapienza dei popoli, tradotte in formule creative ed originali, purtroppo, entrano in
crisi nella società industriale, che condanna, con la diffusione dei mass-media, la produzione
paremiologico-idiomatica ad un inarrestabile declino (soprattutto nella seconda metà del secolo
scorso), in quanto motti e locuzioni proverbiali ormai da decenni non incontrano più il favore dei
giovani, attratti da altre espressioni lessicali (slogan pubblicitari, luoghi comuni, tormentoni
televisivi, ecc.), anche se la recente pubblicazione di alcuni dizionari evidenzia sia la riscoperta e
valorizzazione della cultura contadina, sia la sua eccezionale carica di vitalità, originalità e
attualità.
Il campione scelto, dotato di valenze di natura geografica, è suddiviso in diverse micro tipologie
tematiche, che vanno dalle peculiarità ambientali (morfologiche e vegetazionali) alle previsioni
meteorologiche e distribuzione delle precipitazioni, dal calendario agrario e religioso alle
tradizioni, dalle pratiche agricole alla medicina popolare, arti e mestieri tipici del mondo rurale,
ecc.
In particolare, emergono le conseguenze sia legate al clima, al riassetto idrogeologico e alla
sconfitta del paludismo (responsabile della proliferazione del terribile flagello della malaria,
diffusa nel Salento fino agli inizi della seconda metà del „900), sia prodotte dagli elementi
naturali sugli insediamenti e attività economiche, oltre naturalmente alla millenaria lotta per
l‟acqua e contro l‟acqua, combattuta dai salentini ora per sopravvivere, ora per proteggersi dalla
sua devastante forza. Nel corso dei secoli, le comunità locali hanno, infatti, efficacemente
contrastato l‟aridità e il dissesto territoriale con un‟oculata e parsimoniosa gestione delle magre
risorse disponibili, una gestione incentrata non solo sulla raccolta, depurazione e riciclo dei
reflui, ma anche su interventi in larga parte ecosostenibili, basati sulla “cattura” delle piogge in
cisterne (ampiamente diversificate dal punto di vista tipologico, a seconda della natura dei
terreni in cui ricadono), realizzazione di innumerevoli pozzi (dapprima in falda freatica e in
seguito in quella profonda onde elevare l‟offerta idrica) e utilizzo delle fontanine pubbliche
(insediate dall‟Acquedotto Pugliese), nei pressi delle quali spesso si formavano estenuanti code,
soprattutto nella lunga e secca stagione estiva.
Motti e detti popolari evidenziano, infine, i pericoli, spesso di natura antropica – tra cui l‟uso
indiscriminato e abusivo dell‟acqua, l‟inquinamento delle falde, malgoverno del territorio,
carenze legislative, difficoltà di elaborare un approccio gestionale integrato, ecc. –, che
attualmente minacciano questo bene primario, sempre più raro e costoso, a causa anche del
cambiamento climatico in atto e dell‟inesorabile avanzata della desertificazione nel Mezzogiorno
d‟Italia e nel Salento leccese in particolare.
L’AUTRICE - Adele Quaranta è Ricercatrice di Geografia economico-politica presso la Facoltà
di Lingue e Letterature Straniere dell‟Università del Salento. Ha pubblicato numerosi contributi
scientifici, incentrati su tematiche ampiamente diversificate (si veda, a tale proposito, il Links:
L‟Associazione, quindi la voce Curriculum sul sito: www.associazioneculturalegecos.it).
L’escursione in battello lungo il fiume Li, fortemente inquinato dall’intenso flusso turistico, consente di ammirare, a Guilin (località della Cina centro-occidentale, dove si pratica la pesca con l’ausilio di cormorani), un paesaggio carsico d’incomparabile bellezza.
Un’importante meta del turismo internazionale è rappresentato da Peterhof (ricadente nella Russia nord-occidentale, a circa 20 km da San Pietroburgo),
residenza edificata nel 1705 da Pietro il Grande sulle rive del Golfo di Finlandia e famosa sia per la sua reggia, i numerosi palazzi, viali alberati,
giardini e sculture, sia soprattutto per le fontane (quella riprodotta nella foto è raggiungibile anche dal Mar Baltico, visibile sullo sfondo).
Paesaggi modellati dal dilavamento meteorico e condizionati dalla presenza di acque freatiche, che, trasportate nei solchi scavati nel terreno o nei canali di cemento, permettono, nell’oasi di Chebika (sezione centro-occidentale della Tunisia, al confine con l’Algeria), la coltivazione di palme da dattero, altre arboree, erbacee e piante officinali (in particolare l’henné).
Nella regione del Mpumalanga, a nord-est della Repubblica del Sudafrica, ricadono le spettacolari gole del Blyde River Canyon (terzo per estensione al
mondo con i suoi 26 km), una delle principali attrazioni turistiche del Paese sia per la presenza di incisioni profonde e cavità circolari modellate dal fiume
che per l’opportunità di praticare il rafting.
La ruota panoramica più grande del mondo (alta 135 m contiene 32 navicelle), con finalità prettamente ludiche, è ubicata sulla riva settentrionale del Tamigi, a Londra, nella parte antistante al Palazzo di Westminster e consente di dominare l’intera città.
Le acque del fiume Vienna (da cui deriva il nome della capitale austriaca) consentono non solo d’irrigare una delle serre più grandi e antiche d’Europa
(la Palmenhaus ubicata all’interno del Parco di Shonbrunn), ma anche di alimentare uno specchio d’acqua nel quale si riflette il palazzo barocco di
rappresentanza degli Asburgo, collocato sul Belvedere Superiore, da cui si può ammirare la città fino al Bosco Viennese.
Lungo un tratto del Po, nei pressi del Parco del Valentino, un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino (Dip.to Territorio, Ambiente e Geotecnologia) è impegnato in una campagna di indagini geofisiche, mirate alla valutazione della conduttività dei sedimenti accumulati sul letto del fiume.
Sistema di pesca “a bilancia” – costituita da una rete pensile, sostenuta da una crociera, collegata a un palo, calata sul fondo e manovrata da terra –
insediato a circa 500 m dalla foce dell’Arno a Marina di Pisa (PI). Il recupero, con il retino, del pesce catturato consente agli operatori l’integrazione del
reddito.
La Piscina Mirabile (di epoca romana) di Napoli, denominata “cattedrale” per le sue dimensioni (è lunga 70 m, larga 25,50 e alta 15), costituisce il più grande deposito idrico dell’antichità, Destinata all’approvvigionamento della flotta romana
stanziata a Capo Miseno (importante base navale), presenta le pareti impermeabilizzate in spesso cocciopesto, la volta a botte sostenuta da 48 enormi pilastri quadrangolari disposti su quattro file e, al centro, una vasca di decantazione e di
scarico per la pulizia e lo svuotamento periodici.
L’invaso di Occhito, sul fiume Fortore, ricade in agro di Carlantino (FG) ed è stato realizzato dal Consorzio di Bonifica per la Capitanata. Alimentato da fluenze foggiane, beneventane e molisane, ha consentito la trasformazione fondiaria e
l’incremento della produzione di estese aree a nord del territorio pugliese, di cui soddisfa le esigenze irrigue, zootecniche, potabili, civili e industriali.
Presa di pompaggio dell’acquedotto rurale che, pescando nel Lago Fontanelle (o Alimini Piccolo) – formato da polle sorgive e di accumulo e circondato lungo le sponde da vegetazione palustre e da terreni investiti ad ortive ed arboree –,
preleva le risorse idriche destinate all’irrigazione del comprensorio di Otranto (LE).
Fontana situata alla periferia di Pescolanciano (IS) – lungo il tratturo (oggi tutelato come bene archeologico) “Castel di Sangro-Lucera” (ricadente rispettivamente nelle province di AQ e FG) –, dove i pastori sostavano per abbeverare le greggi durante la transumanza. Fino agli anni Sessanta ha consentito alla popolazione locale di dissetarsi e alle donne di lavare i panni, grazie alla realizzazione di un muretto che separava le diverse funzioni.
La neviera (testimonianza di inverni più rigidi degli attuali) e, sullo sfondo, il grande serbatoio di accumulo realizzato per usi potabili, negli anni Trenta del secolo scorso, dall’Acquedotto Pugliese a servizio di tutto il Basso Salento, testimoniano lo stridente contrasto tra vecchio e nuovo (Corigliano d’Otranto - LE).
Gli apporti idrici delle cisterne – molto diffuse nel territorio della provincia di Lecce – ancora oggi sono utilizzati sia nelle masserie, dimore rustiche
sparse nelle campagne e caseggiati adibiti a “seconde case” lungo la costa, sia negli appezzamenti di terreno (Gagliano del Capo - LE).
Il Fonte Pliniano di Manduria (TA) – ubicato all’interno di una grande caverna dotata di un lucernaio naturale –, descritto da Plinio il Vecchio per le proprietà terapeutiche delle sue acque (affioranti al piano calpestio), ha soddisfatto i bisogni idrici della popolazione locale fino agli anni Sessanta del secolo scorso.
Cisterna adibita alla raccolta di acqua piovana, proveniente dal tetto della seicentesca Chiesa di Santa Maria della Pietà (o Madonna dei Greci), nel centro abitato di Veglie (LE). Il piccolo edificio sacro, affrescato internamente, apparteneva a Masseria Panareo (di cui restano labili tracce).
Il ninfeo, luogo di ristoro e di piacevole evasione in cui trovare sollievo nelle
torride giornate estive, è legato alla presenza di acque sorgive. Di epoca rinascimentale e dalla struttura ipogea, quello ubicato a Lecce, nella villa di Fulgenzio della Monica (oggi proprietà dei Frati Minori), presenta al centro
una vasca circolare, pareti e soffitto adornati con formelle di ceramica policroma ed eleganti motivi geometrici realizzati con conchiglie di varie
dimensioni, nicchie e mascheroni dai quali sgorgava l’acqua.
Chiusa che regola la portata dell’acqua (agro di Otranto - LE) – proveniente dall’Alimini Piccolo o Fontanelle e destinata agli usi irrigui – e condutture in cemento, realizzate dalla Riforma Fondiaria per distribuire il prezioso liquido nelle campagne.
Nei sotterranei della chiesa S. Maria di Leuca del Belvedere (ricadente a Barbarano, frazione di Morciano di Leuca - LE) – dotati di panche ricavate
nella roccia, in quanto luogo di sosta e ristoro dei pellegrini diretti al Santuario della Beata Vergine Miracolosa “de finibus Terrae” – sono presenti
anche tre pozzi (di cui due nella foto) in falda freatica, usati per emungere l’acqua e dissetarsi.
In agro di Presicce (LE) sulla Serra di Pozzo Mauro, a132 m s.l.m., alcune
cisterne – alimentate dalle piogge convogliate da una condotta scavata
nella roccia e protetta da lastre in pietra – consentono, ancora oggi, d’irrigare l’orto, ricavato da un terrazzamento
sorretto da muri a secco.
Una galleria drenante, scavata nella collina (costituita prevalentemente da sabbie argillose) in agro di Ferrandina (MT), consente la captazione dell’acqua – convogliata in grandi vasche di accumulo a cielo aperto – destinata all’irrigazione di soccorso nel periodo estivo (giugno-settembre).
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