Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano
www.dafdaf.it
di pagina in paginaIL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINIIL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
attualita’ Una lampada e una bici pag. 2
ping pong Discussioni digitali pag. 7
scienzeAjdar, di Marjane Satrapi pag. 14
di pagina in pagina
NUMERO
28gennaio 2012
טבת 5773
DISE
GNO:
LUI
SA V
ALEN
TI
Inverno
Gli incredibili con una mamma davveroelastica, il dolcissimopesciolino Nemo che finiscein un acquario facendopreoccupare il padre ansioso,la ribelle dai capelli rossi esoprattutto i giocattoli diAndy, che di notte prendonovita e iniziano a macchinarepiani gloriosi. Chi non ha mai visto uncartone della Pixar? Cartoni supertecnologici, pieni di movimento e colori. Se
il simbolo tradizionale della Disney è uncastello magico pieno di polvere di fata,quello della Pixar è una lampada da tavolodispettosa che saltella qua e là e vuole a tuttii costi cacciare la i della scritta e prendere ilsuo posto. Pestifera ma con grande
tenerezza, quasi fosse uncucciolotto di cane giocoso. Unafantasia, un sogno. Ma "i sognipossono diventare realtà", ilmotto della Disney, è statocompreso molto bene da trestudenti universitari. AdamBen-Dror in collaborazione con
Shanshan Zhou e Joss Doggett haprogettato Pinokio, una lampada che simuove e reagisce proprio come quella della
pag. 2 attualita
Una lampada e Il mese scorso DafDaf ha inaugurato le pagine
di attualità raccontando di tre ragazze in
gamba, tre piccole e grandi donne che fanno
cose speciali, pur portando avanti la loro
normalissima vita, senza bisogno di essere
persone fuori dal comune. I protagonisti di
questo mese hanno qualcosa in comune con le
ragazze in gamba: un’idea, la voglia di metterla
Tutti hanno giocato almeno una volta con gliaereoplanini di carta, qualcuno sa fare anchele barchette. Ma chi aveva mai visto primad’ora una bicicletta di carta? Enon è un modellino fatto con unfoglio, ma una vera bicicletta, conruote e manubrio, su cui si puòdavvero pedalare! L’ha creataIzhar Gafni, un inventoreisraeliano che si è messo in testadi compiere questa missione
impossibile e, dopo un anno passato nel suocaotico laboratorio a ritagliare, piegare eincollare grossi pezzi di cartone, con la
tecnica degli origami giapponesi,finalmente ci è riuscito. La carta èun materiale delicato, si sa. Ma Izharè riuscito persino a renderlaresistente all’acqua e al fuoco graziea una vernice un po’ magica con cuil’ha ricoperta. Così quando piove labici non si rovina. La prima a fare un
Una bici speciale
Pinokio
Pixar. Pinokio come un animale domesticoricerca attenzioni, segue i nostrispostamenti e cerca in ogni modo diilluminarci la giornata. Unico problema?Non le piace molto essere spenta, doverandare a fare il riposino. Quando si prova apremere l'interruttore, lei si riaccende
risoluta. Un piccolo gioiellino elettronicocostato fatica e sudore ad Adam, giovaneinventore e designer e al suo team digenietti. Il padre di Belle ne La bella e la bestiacostruiva strani marchingegni che quasisempre finivano in una grande esplosione,Archimede d'altro canto ha ideato ilsofisticatissimo sistema di sicurezza deldeposito di Zio Paperone, insomma anchela Pixar aveva bisogno di un inventore diprofessione. La lampada è per il momentoin progettazione, quindi lontana dalladistribuzione nei negozi, ma forse per ilprossimo Hannukkah potrebbe essere unaidea regalo luminosa perfetta per la festadelle luci.
pag. 3attualita
una biciclettain pratica, la testardaggine con cui hanno
insistito fino a quando non hanno ottenuto il
risultato che volevano. L’altra volta si parlava di
musica, di sport, e di un giornale speciale,
Lamalo. questo mese invece diamo spazio a
una lamapada e ad una bicicletta. Oggetti
normali, che fanno parte della vita di tutti…
sembrerebbe. No, questi no, non proprio!
giro sulla bicicletta di cartone è stata suafiglia, poi quando ha visto che funzionavacosì bene, Izhar ne ha fatte altre anche pergli adulti. Queste biciclette sono bellissimenon solo perché sono colorate, leggere eresistenti. Infatti, sono anche perfettamenterispettose dell’ambiente, visto che noncontengono nessuna parte in metallo,nemmeno la catena o i pedali, e anche le
ruote non sono in gomma, ma in un altromateriale che l’inventore vuole teneresegreto. Tutta la loro struttura è fatta inmateriali riciclati e riciclabili, così siriutilizza quello che si ha e non si inquina laTerra. Una parte delle biciclette che Izharprodurrà nei prossimi mesi compiranno unlungo viaggio: andranno fino in Africa, dovesaranno distribuite ai bambini che abitanolì. In quei paesi non tutti sono così fortunatida avere la scuola nella propria città e spessoi bambini devono percorrere tanta strada apiedi per arrivare in classe e poi per tornarea casa. In bici ci metteranno un po’ menotempo e faranno meno fatica. E poi andare ascuola diventerà di certo un po’ piùdivertente.
scienza
Ti è mai capitato di guardare un mucchiodi matite sul tavolo e di sapereesattamente quante sono senza contarle?Può succedere, soprattutto se sono menodi 6 o 7: sembra infatti che il nostrocervello “veda” i numeri più piccoli e siain grado di capire qual è la numerosità(cioè la quantità) esatta di un piccologruppo di oggetti o persone senza che sianecessario contarle.Il cervello è capace anche di comprenderea colpo d'occhio se un gruppo di oggetti èpiù numeroso di un altro, purché vi sianoalmeno tre elementi di differenza. Fai una prova: disegna su un foglio ungruppo di 10 palline rosse e di fianco ungruppo di 11 palline blu. Più sotto disegna un
gruppo di 10 palline rosse e difianco un gruppo con 13 pallineblu. Prendi il tuo foglio e vai ingiro a interrogare i tuoi amici.Chiedi loro di dirti quale è il
gruppo con più palline nel primo enel secondo caso: vedrai che alcuni farannoerrori quando la differenza è di una solapallina, mentre quando la differenza èmaggiore, quasi tutti capiscono qual è il
gruppo più grande senza nemmeno contare lepalline. La capacità di calcolare rapidamentela numerosità è solo una delle proprietàmatematiche del nostro cervello. Sapere se ungruppo è grande o piccolo è molto utile per lasopravvivenza: per esempio permette discegliere un piatto con più bocconi di cibooppure di sapere quanti sono i nemici inavvicinamento.
Un dono comune
Gli umani non sono gli unici animali a sapercontare: le scimmie, per esempio, contano fino
Daniela da piccola amava scrivere. Da grande si è appassionata di scienza e così ha scelto di fare la giornalista scientifica. C'è un'altra cosa che le piace moltissimo: il cervello. Se potesse, lo smonterebbe come un Lego per scoprire i suoi segreti.Invece si limita a studiarlo, nella speranza di riuscire a usarlo al meglio.www.agenziazoe.it
DANIELA OVADIA
I numeri nel cerv
pag. 4
pag. 5
a 7 o 8 e, secondo alcuniesperimenti, sanno anche faresemplici addizioni come 2+2.Anche animali apparentementepiù lontani da noi hanno abilità matematiche:è il caso dei pulcini, dei piccioni e delle gallineche, sottoposti a ingegnosi esperimenti, hannodimostrato di saper contare benissimo se inumeri non sono troppo grandi. Unoscienziato italiano, Giorgio Vallortigara, haaddestrato i pulcini a beccare sempre la quartapallina di cibo all'interno di una fila di 16 e hacosì dimostrato che, anche quando si cambiaposizione alla fila (per esempio ruotandola daverticale a orizzontale), i pulcini continuano abeccare la pallina giusta, quindi a contare finoa quattro.Altri esperimenti hanno dimostrato che legalline sono capaci di contare le uova o ipulcini della covata e di accorgersi subito se nemanca uno.
In fila come soldatini
Uomini e animali tendono arappresentare i numeri lungo unalinea che va da sinistra verso destra: inumeri piccoli sono a sinistra e quellipiù grandi sulla destra, tutti dispostilungo una fila immaginaria. È stato un famosoneuroscienziato francese, Stanislas Dehaene, adimostrare questa regola semplice e intuitiva.Cosa significa ciò? Significa che i “numeri”sono in qualche modo già presenti nella nostratesta e che nasciamo con aree del cervello giàpredisposte ad avere a che fare con loro. La
matematica, quindi, non è una materia tantocomplicata come ci vogliono fare credere:basta pensare che i numeri sono tutti lì, nellanostra testa, e che ci sono amici. Ci sono persone che, oltre a pensare i numeri,hanno delle abilità di calcolo particolare:“vedono” i risultati delle operazioni senza averbisogno di farle. Era così per il famosomatematico John Nash e si dice che anche ilfisico Albert Einstein avesse la stessa capacità:un bel vantaggio per fare le verifiche di finequadrimestre!
I conti con le lettere
Per molto tempo gli scienziati hanno pensatoche il modo con cui le persone pensano inumeri dipendesse da come liscrivevano o dal sistema di calcoloche adottavano. Gli esperimentisugli animali dimostrano cheprobabilmente non è così: esiste unmodo naturale e universale con cuii numeri abitano nella nostra testa.
Ci sono persone che hanno problemi dicalcolo e che hanno difficoltà anche a faresemplici operazioni some somme e
sottrazioni. Non significa che sono menointelligenti di altre, ma che soffrono di undisturbo (che si chiama discalculia) dovuto aun danno delle aree del cervello chedovrebbero occuparsi di questi compiti, e ciòindipendentemente dal modo utilizzato perrappresentare i numeri.Se ci pensi, infatti, ci sono molti modi perrappresentare un numero. Il numero sedici,
vello e nelle mani
pag. 6 scienza
Redazione, organizzazione e controllo qualità:Ada Treves, Rossella Tercatin
Hanno collaborato: Marco Delmastro, Lucilla Efrati, Benedetta Guetta, Michele Luzzatto, Francesca Matalon, Daniela Ovadia, DanielReichel, Rachel Silvera, Adam Smulevich, Nedelia Tedeschi, Rossella Tercatin e Guido Vitale. La testata è di Paolo Bacilieri. Lacopertina è di Luisa Valenti. L’illustrazione delle pagine scienza è di Sonia Biscella. Il ping pong è disegnato da Viola Sgarbi. Le fo-tografie a tavola sono di Benedetta Guetta. I disegni della morà Dafdafà sono di Sonia Biscella e di Nedelia Tedeschi. Scriviamoinsieme è di Viola Sgarbi. La Strega Comanda Color e ideata e illustrata da Luisa Valenti. La pagina Natura è scritta e illustrata da Ar-teNa. Davidino, a pagina 16, è un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. @@@
Impaginazione: G.D. Pozzi Stampa: SEREGNI CERNUSCO S.r.l. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi)
www.dafdaf.it
Comitato scientifico:
rav Roberto Della Rocca
rav Benedetto Carucci Viterbi
rav Elia Richetti
Odelia Liberanome
Sonia Brunetti
Daniela Misan
Moria Maknouz
Orietta Fatucci
Giorgio Albertini
Nedelia Tedeschi
Dora Fiandra
Alisa Luzzatto
Chiara Segre
StefaniaTerracina
Consulenza artistica:Viola Sgarbi
di pagina in paginaIL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
Supplemento a Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano - n.6/2012 - Direttore responsabile: Guido Vitale - Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 - Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543
per esempio, può essere scritto conlettere (come abbiamo appena fatto),con i numeri arabi (ovvero così: 16)che sono quelli che utilizziamo tutti igiorni, oppure con i numeri ebraici,che utilizzano le lettere dell'alfabeto,ognuna delle quali ha un suo valore. Nel casospecifico, il numero 16 si scrive così: יו (ossiaiud e vav), perché iud י equivale a 10 e vav וequivale a 6. Gli antichi romani, invece,usavano un sistema ancor più complicato,che richiedeva di fare mentalmente somme esottrazioni. Sedici si scrive infatti XVI, cioè Xche è 10, V che è 5 e I che 1: il numero siottiene sommando tutte le cifre.
Fare le operazioni matematiche coni numeri-lettera è difficilissimo,praticamente impossibile. Provaa mettere in colonna questaoperazione: XVI+ XXIII=
Non sai da dove cominciare, vero?Eppure è l'esatto equivalente di 16+23=L'invenzione dei numeri arabi (che in realtàsono nati tra il 400 a.E.V. e il 400 d.E.V inIndia) è stata la vera svolta per lamatematica: sono infatti pensati in modo dafacilitare tutte le operazioni di calcolo. Saiqual è il numero magico che ha permessoquesto miracolo dell'intelligenza umana? È
quello che apparentemente conta meno ditutti, lo 0!Senza di lui, infatti, tutto il nostro sistemadi calcolo, che si basa sulla decina (cioèsul fatto che tutti i numeri sono, in fondouna ripetizione della sequenza dei primi
dieci) non starebbe più in piedi.Ma perché siamo tanto affezionati al 10 e aisuoi multipli? Tutti i bambini, infatti, sannoche la tabellina del 10 è facilissima e che siimpara in un lampo. Anche su questo gliscienziati hanno formulato un'ipotesi: il 10 cipiace perché abbiamo dieci dita nelle mani ele dita sono il primo sistema che utilizziamoper contare, fin da piccolissimi. Se invece checinque dita per mano ne avessimo sei,probabilmente ci piacerebbe molto latabellina del 12 e avremmo preso l'abitudinedi contare per dozzine invece cheper decine. A dire il vero, c'è chi ciha provato: per molti anni gliabitanti della Gran Bretagnahanno utilizzato lo scellino, unamoneta che era composta da 12penny, così come noi abbiamo bisogno dimettere insieme 10 monete da 10 centesimiper fare un euro. Lo scellino diviso per 12 èstato usato fino al 1971 quando anche gliinglesi hanno deciso di adottare una monetache si divide per 10.
pag. 7ping pong
Liberiamo bambine e bambini, fino agli8 anni, dalla presenza di schermi ecomputer, almeno nella scuola.Fermiamoci finche siamo in tempo! Ètroppa l’esposizione tecnologica.Bambine e bambini hanno bisogno delmondo vero per nutrire i pensieri el’immaginazione. Hanno bisogno deiloro corpi tutti interi, capaci di toccarecon mano le cose e non essere solopolpastrelli. Hanno bisogno di sporcarsicon la terra piantando, anche in un
piccolo giardino, qualcheseme che non sappiamo
se nascera. Gli altri ela realta non siaccendono espengono a nostro
piacimento.
Io non credo nel vietare. Non si tratta diuno scontro tra tifosi della tecnologia esuoi avversari. È importante ragionare se non sianecessario un uso piu ricco, critico,vario delle tecnologie, che cambiano ilmodo stesso di apprendere. Il passaggio alla tecnologia eall'informazione multimedialerappresenta uno dei piu grandicambiamenti della storia dell'umanita.Si tratta di una rivoluzione che cambiapersino il funzionamento delcervello, della memoria, dellaconcentrazione. E quindicambia anchel'apprendimento deicosiddetti "nativi digitali".
Le parole del ping pong sono prese in prestito da due persone che si occupano di scuola daanni con grandissima passione e competenza, anche se oggi si trovano in ruoli molto diversi.Il ragazzo a sinistra rappresenta Franco Lorenzoni, che è maestro elementare da tantissimianni e si occupa di educazione in tanti modi. Ha scritto una lettera a un giornale, all’inizio didicembre, in cui critica la sempre maggiore diffusione a scuola dei computer e delle lavagnemultimediali, quelle LIM che ormai quasi tutti avete in classe. Non lo fa perché è contrario all’uso della tecnologia, ma perché ritiene che quando si èbambini ci siano cose più importanti, e più belle da fare. È una lettera molto bella, einteressante, a cui ha risposto un’altra persona che si occupa di educazione e che nel nostroping pong è impersonato dalla ragazza a destra. Si tratta di Marco Rossi Doria, che è stato asua volta maestro per tanti anni e che ora è sottosegretario all’Istruzione. Anche la suarisposta è interessante, perché dice in sostanza che non può dare torto al maestro Lorenzoniche, anzi, ha assolutamente ragione quando dice che bisogna fare concretamente, toccare,costruire, sporcarsi e inventare. Ma, sostiene che poi a casa ci sono tablet e pc, cellulari evideogames. Queste tecnologie fanno parte dello spazio e del tempo di tutti, a volte senza limiti ne regole.E' importante che la scuola sappia anche tutto questo. E che sappia insegnare agli studenti autilizzare le nuove tecnologie, senza farsene schiacciare. La discussione nata dalle parole delmaestro Lorenzoni ha coinvolto tantissimi altri che credono nel valore della scuola edell’educazione e, tra questi, Clotilde Pontecorvo ha ricordato come per fare una buonascuola serva un buon insegnante e solo dopo, se è possibile, buoni strumenti.
pag. 8 a tavola
Focaccine allo zaatar
La ricetta
Israele è un paesemeraviglioso, dove sirespirano storia, cultura,spiritualità e divertimentomescolati come in un mixdi spezie; quando sono lì,spesso e soprattutto d’estate, penso che nonci sia al mondo un posto più bello di Israele:la natura è aspra ma docile, le persone sono
semplici ma generose,la società è complessama aperta, più che inqualsiasi altro luogoio abbia maivisitato. Proprio inquesti ultimi anni
tanti miei amici e parenti hanno scelto diandare a vivere lì, dove la gente ha imparato
a conservare il passato e aimmaginare il futuro conslancio, creatività,entusiasmo. Certo, Israele èanche un paese chesaltuariamente si ritrova a dover
combattere per difendere la vita dei propricittadini: piacerebbe a tutti che non fossecosì, ma questa è lasituazione.
Ognuno di noi sperache questa terrastraordinariaconosca finalmentela pace. Io, da qui, posso fare poco ma pensodi rendermi già utile raccontandovi non solole tradizioni e le ricette del popolo ebraico,
Per 6 focaccine allo zaatar vi occorrono3 tazzine da caffè di farina 001 tazzina d’acqua tiepida1 cucchiaino di zucchero1/2 bustina di lievito secco o 1/2 panetto di lievito frescoolio extravergine d’oliva, per l’impasto e per lo zaatarzaatar
In una ciotolina sciogliete l’acqua tiepida, il lievito e lo zucchero, e lasciate riattivare illievito per qualche minuto. Aggiungete tutta la farina e mescolate velocemente, poi unite 2cucchiai d’olio e impastate bene – aggiungendo un pochino di farina extra se necessario –fino ad ottenere un impasto uniforme, liscio, che non si attacca alle mani. Nonaggiungeremo sale, perché lo zaatar è già molto saporito. Trasferite l’impasto in una
La nostra esperta di cucina, che ormai conosciamo bene e da tanti mesi ci regala buonissime ricette e
meravigliose fotografie. Spesso nel suo blog labna.it insieme alle ricette racconta qualche storia della sua famiglia,
o offre ai lettori qualche riflessione. Noi di DafDaf abbiamo deciso di approfittarne, e le lasciamo la parola.
pag. 9a tavola
e qualche pensiero
ciotola lievemente unta di olio e fatelo lievitare coperto con un po’ di pellicola da cucinaper un’oretta; nel frattempo, preriscaldate il forno a 180°. Quando l’impasto è benlievitato dividetelo in panetti e formate delle focaccine abbastanza basse, schiacciate alcentro, poi preparate con lo zaatar e qualche cucchiaio d’olio una pasta densa espalmatene un cucchiaio al centro di ogni focaccina. Fate cuocere le focaccine per unaventina di minuti nel forno già caldo: una volta cotte devono poter essere staccateagevolmente dalla teglia, ma essere ancora abbastanza chiare, non troppo dorate insuperficie. Si conservano abbastanza bene anche due giorni, ma sono ovviamente molto
più buone consumate calde, appena fatte.
ma anche tuttequelle che ciaccomunano allepopolazioni deipaesi arabi con iquali, invece,siamo spesso in conflitto. In fondo, usiamole stesse spezie, mangiamo gli stessi cibi…perché non potremmo abitarepacificamente nella stessa terra? Questa
riflessione mi riporta alla ricetta di oggi,quella dei maanaiesh bi zaatar, o pitot imzaatar, per dirla inebraico. Lo zaatar èuna miscela di erbeusata in tutto ilMedioriente, senon l’avete maiassaggiato, dovetefarlo: scoprirete sapori straordinari.
Ciao, sono Jasmine! Ho 23 anni e vivo a Milano con la mia famiglia. Mi piace
tantissimo cucinare e sono molto golosa di dolci, soprattutto al cioccolato: per
questo devo sempre stare a dieta, e regalare quello che cucino ai miei amici! Spero
che potrete divertirti con me ai fornelli, seguendo le ricette raccolte su DafDaf e sul
mio sito, Labna.it.
LO ZAATARLo zaatar può essere secco, sotto sale o in pasta, mescolato con l’olio.
Ha un sapore molto speciale: all’aroma del timo e della maggiorana si
mescolano il gusto tostato del sesamo e il retrogusto aspro, simile a
quello del limone, del sumac, che è un altro sapore tipicamente
mediorientale. Sono bacche rosse che vengono seccate e macinate, come
il pepe, ed hanno un gusto davvero particolare. Nella Torah lo zaatar
viene chiamato eizov, ed è utilizzato per tante cose differenti. In tutto il
Medio Oriente se ne consuma un sacco… tanto che lo zaatar vero e proprio era fatto di una pianta
che porta lo stesso nome, ma in Israele se ne mangia talmente tanto che è diventata una specie
protetta, perché era a rischio esaurimento!
Accidenti com’era ostinato quel Faraone d’Egitto, come si può constatare leggendo laparashah di Bo! Infatti, pur promettendo, ad ogni piaga, che avrebbe lasciato andar via
dall’Egitto gli schiaviebrei, poi cambiava ideae non dava più ilpermesso. Nellaparashah di Bo sononominate le ultime trepiaghe: cavallette,oscurità e, più terribile
di tutte, morte di tutti iprimogeniti egiziani.
Finalmente ilFaraone si
convince. Dà ordineagli ebrei di andarsene
via al più presto, e gliebrei, in quella notte
predestinata dal Signore, siavviano portando con sé il
bestiame grosso e minuto, e la pasta per il pane, che nel brevetempo di quella veglia non avevano avuto il tempo di farlievitare.Erano rimasti in Egitto 430 anni ed ora finalmentepassavano da una situazione di schiavitù ad una dilibertà. Pesach, passaggio, appunto, passare oltre,come l’angelo della morte era passatooltre le case degli ebrei senzacolpirli. Questo è un avvenimentotalmente importante che il Signoreprescrisse di ricordarlo ogni anno,appunto con la festa di Pesach, ele azzime, e la cena specialedetta sèder (che vuol dire ordine).
pag. 10 Dafdafa
SON
IA B
ISCE
LLA
SONI
A BI
SCEL
LA
La mora Dafdafa
Nedelia Tedeschi ha insegnato per tanti anni a bambini di tutte le età,divertendosi a inventare giochi, racconti e poesie. Tra le mille cose che ha fatto c’èanche Il giornale Per Noi, che veniva pubblicato prima che nascesse DafDaf.
pag. 11gioco e imparo
VIO
LA S
GAR
BI
pag. 12
Il bianco e il neroCi eravamo lasciatinell'incertezza... vi parlerò dipennarelli o di bianco e nero?Ebbene, penso che viracconterò una storia cheriguarda entrambi gliargomenti e un po' anche me.Prima di diventare una StregaComanda Color, ero unabambina modello, mia madremi leggeva le Fiabe Italiane diItalo Calvino ed io disegnavoprincipesse.Queste principesse erano straniincroci tra regine egizie,sempre di profilo e nobili damecon gonne a meringa ed io nonle coloravo mai... forse un filo,se obbligata, perché altrimentimi chiedevano se ero triste.La mia migliore amica, Lucia,le colorava per me, ma spessoio ero insoddisfatta, mi
sembravano rovinate, stavozitta solo perché le volevo benee lei era contenta. Ci sono duemotivi per cui preferivo ilbianco e nero: uno era che imiei personaggi mi apparivanopiù nobili ed eleganti e l'altroera che i pennarelli che avevoallora non possedevano tonalitàche mi piacessero. Gli irritantibastoncini avevano unapuntina così piccola che se tistufavi di andare in unadirezione vedevi subito unaserie di lineette disordinate sulfoglio e, quando abbracciavil'idea di colorare seriamente,smettevano di scrivere. A dire ilvero, mia cugina riusciva adottenere risultati uniformi, maio noooo, per via del mio spiritoartistico: io mi stufavo a seguirla regola stesso senso e stessapressione.La maestra non ci faceva usarepennarelli a punta grossa,perché diceva che andavamofuori riga (spero che le vostre
maestre siano più aperte,perché è proprio una falsità) edio coloravo solo a casa .Quell'inverno inoltre nevicòmoltissimo ed io vidi il biancopuro, soffice, uniforme deicampi innevati e vidi anche ilbianco sporcarsi pian piano,mentre la neve si scioglieva.La neve è magica, infatti ha ilcolore delle cose immateriali edegli spiriti, che è difficile daottenere ed ancora più difficileda conservare... In questomomento penso ai mieimaglioncini candidi che dianno in anno ingialliscono enon c' è detersivo che tenga,sigh.Quando la neve scomparve, iomi rattristai, fu proprio unperiodo nero, volevo fare tantecose e non ci riuscivo, alloraqualcuno mi regalò una scatoladi pennarelli francesi.Ricordo... il fucsia, il violetto,certi blu e la punta morbida chesi poteva allargare e stringere aseconda della superficie daricoprire.Colorare era diventato unpiacere e lo è anche oggi, macontinuo a vestirmi spesso dinero per esser una stregaautorevole ed elegante.A presto,
SCC
arte
pag. 13
Il lupo, Canis lupus, èsempre presente nellefiabe, spesso con ruoli dacattivo: si mangia la nonna, i treporcellini o i sette capretti, poiarriva il cacciatore o il furboporcellino a sconfiggere ilselvaggio animale. Ma nella realtàè così? Lui è un predatore, uncarnivoro non troppo diverso dauna volpe, se non nel fatto cheessendo più grande e cacciando ingruppo, mangia di più. Glipiacciono cervi, caprioli, cinghiali,ma sa anche accontentarsi di topi,frutta e rifiuti. Il problema è cheanche l’uomo caccia cervi, capriolie cinghiali e così lupo e uomoentrano in competizione.L’animale è a casa nei boschi equando caccia si muove agile, nonha paura del clima e può contaresul suo fiuto e sull’istinto. È natoper quello. L’uomo invece partesfavorito, ma si attrezza conabbigliamento tecnico, binocoli esoprattutto con le armi, con lequali ha pian piano eliminato ilsuo competitore, dandogli la
caccia. Così anche se eraampiamente diffuso in
tutta Italia alla fine del 1800 illupo è scomparso in molte aree,fino ad arrivare all'uccisionedell'ultimo esemplare presentenelle Alpi Piemontesi all'inizio del'900 e in Sicilia, dopo la SecondaGuerra Mondiale, negli anni '50.Tutto questo ha causato, però, benpiù che la sparizione del lupo e undisequilibrio nel suo ambientenaturale. Qualcosa siera impresso nellamemoria deglianimali sopravvissutiche ora avevanoimparato una cosanuova: a temerel’uomo. Per fortuna però gliuomini non sonotutti uguali, i tempisono cambiati e lasituazione ambientale è un po’migliorata. Il lupo si è nuovamentediffuso per l’Italia tornandospontaneamente nelle vallidell’arco alpino, e usandonuovamente la sua memoria hacolonizzando i suoi vecchi boschi.È tornato.Non ha dimenticato di diffidare
degli esseri umani, non ha bisognodi libri di storia per ricordare, èuna cosa che gli hanno trasmesso isuoi genitori e su questo, forse, noiabbiamo molto da imparare. E inalcune occasioni, come tutti glianimali, se sente di non essere inpericolo ci regala un’altrapossibilità, ed è possibile unincontro. Il lupo dal 1973 è stato
riconosciuto specie arischio estinzione. InItalia dal 1971 ne èvietata la caccia. Dalquando è tornatoFrancia ed Italia,insieme, stannolavorando per studiare lavita e le abitudini deilupi e per farli conoscereper quello che sono, enon solo come i cattivi
delle fiabe. Sono nati duebellissimi centri faunistici, Alphanel Parc du Mercantour in Franciae Uomini e Lupi nel Parco delleAlpi Marittime, in Italia. Unasplendida gita.
Per informazioni: www.alpha-loup.com - www.centrouominielupi.it
natura
ARIANNA E ALINA
Alina Pratola aveva paura degli insetti e dei ragni ma voleva fare la veterinaria, poi la logopedista, e alla fineha scelto scienze forestali. Gli alberi rimangono i suoi preferiti e adora cucinare. A casa sua vive anche ungatto, che pero crede di essere un cane.
Info: www.studioartena.it
Arianna Giusta sin da piccola amava stare all'aria aperta. Voleva fare la psicologa ma ha decisodi studiare scienze forestali. È stata Guardiaparco e le piace disegnare. E rimane ancora sempre abocca aperta quando vede una rana.
Il lupo e l’uomo
Il paese piu bello pag. 14 racconto
Il paese di Matilde, daicolori dell’arcobaleno,era uno dei paesi piùbelli del mondo. Forse ilpiù bello. In quel paesenon mancava niente:c’erano i giornalisti congli occhiali, i bambiniche facevano i capricci, icalciatori checalciavano, gliinnamorati, i curiosi…
e perfino un re.
Un re molto alla mano che andava da solo a comprarsi il pane tutte le mattine.
AJDARUna città felice. Un terremoto. E tutti si trasformano: il pesce si mischia alla
giraffa e diventa un pesceraffa, al re arrivano 3 occhi e il toro diventa il tartatoro.
Matilde, l’unica della città rimasta tutta intera, li salverà cantando la ninna nanna
ad un drago… Tutto questo in albo illustrato pubblicato da Rizzoli, che mostra
Quanto a Matilde, quello che le piaceva di più era saltare la corda.
del mondopag. 15racconto
In quel paesec’erano anchetanti animali: i gatti, gliuccelli,i pesci,le pecore, gli orsi, i tori, i cani, letartarughe e altri amici strani.
Tutto procedeva a meraviglia…
come l’autrice sia capace di affascinare anche i piccoli lettori. L’autrice dei testi e dei disegni è Marjane Satrapi,
nata in Iran nel 1969. A quattordici anni si è trasferita a Vienna per sfuggire all’oppressione del regime e dal 1994
vive in Francia, dove lavora come autrice e illustratrice. Per Lizard ha pubblicato, oltre a Taglia e cuci, i quattro
volumi del romanzo a fumetti Persepolis, da cui è stato tratto un meraviglioso film di animazione.
C’è chi pensa che la Terra poggi
sul dorso di un elefante,
c’è chi crede che sia portata
da un’immensa tartaruga.
I geologi pensano che non sia
né un elefante né una tartaruga,
ma di una cosa sono certi:
al centro della Terra fa molto caldo.
Io sono convinta che quel caldo
incredibile
sia il frutto del fuoco del drago Ajdar.
Ajdar, che continua, contro tutto e tutti,
a custodire la Terra
e che veglia su di noi
anche quando dorme…
Marjane Satrapi
noi siamo
e tu, chi sei?Come ti chiami?
Quanti anni hai?
Dove vivi?
Cosa c’è di bello lì?
E cosa non ti piace?
Cosa ti rende triste?
Cosa vuoi fare da grande?
Cosa fanno gli adulti tutto il tempo?
Come si chiama il tuo libro preferito?
Con quale parola ti descrivi?
Io sono
Hai voglia di raccontare chi sei a tutti ilettori? Stampa la scheda che abbiamo messonel sito www.dafdaf. it e scrivi a penna letue risposte senza uscire dai margini. Poispedisci la scheda e una tua foto a:
DAFDAF / UCEI LUNGOTEVERE SANZIO 9 ROMA 00153
Tutte le schede saranno inserite nel sito e gliautori di quelle pubblicate sul giornalericeveranno la visita di un giornalista di ; la merenda se vorrete saràl’occasione per farvi raccontare come nasce ilgiornale e darci nuove idee.
Per scrivere alla redazione via postaelettronica, mandate una mail a:info@dafdaf. it
Questo mese recuperiamo gli arretrati: la redazioneha incontrato ben tre ragazze, che hanno approfittatodelle merende per parlare di DafDaf e raccontarciqualcosa di loro.
Micol (11 anni - Roma) ama iviaggi e la fotografia e da grandevorrebbe fare la scrittrice. Ha unasorella più grande, Rachel, che lasostiene in questa ambizione.
Greta (8 anni - Firenze) Ama i parchicittadini, la musica rock e ipupazzetti. Ha uno spiccato talentoartistico e da grande vorrebbe fare…la veterinaria.
Matilde (9 anni – Milano) Fanuoto e tira di spada, vorrebbeassistere alle Olimpiadi del2016 ed ha due miglioriamiche. Sta scrivendo un librogiallo e per colpa di suo padre sa troppe cose di storia.
Merenda con...
Top Related