Il rischio idrogeologico
Geomorfologia Applicata
Filippo Catani
Dipartimento di Scienze della Terra Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Geologiche
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Rischi geologici e rischio idrogeologico
• Rischio vulcanico
• Rischio sismico
• Rischio idrogeologico – Rischio idraulico – Rischio di movimenti di massa – Rischio di perdita delle risorse idriche
sotterranee
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Definizioni (Varnes, 1984 modificato)
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• Intensità o Pericolo(I): severità geometrica o meccanica del fenomeno potenzialmente distruttivo.
• Pericolosità (H): probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo di data intensità si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area.
• Elementi a rischio (E): popolazione, proprietà, attività economiche, servizi pubblici, beni culturali e ambientali a rischio in una data area.
• Valore o Esposizione (W): valore economico o numero di unità esposte, relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area.
W=W(E)
H=H(I)
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Definizioni (Varnes, 1984 modificato)
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• Vulnerabilità (V): grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno naturale di una data intensità. È espressa in una scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale).
• Rischio specifico (Rs): grado di perdita atteso quale conseguenza di un particolare fenomeno naturale di data intensità.
• Rischio totale (R): entità del danno atteso in conseguenza di un particolare fenomeno naturale di data intensità. Espresso in termini di costo annuo o di unità perse per anno.
R= H(I)×V(I;E)×W(E)
Rs= H(I) × V(I;E)
V= V(I;E)
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L'equazione del Rischio
R = H · V · W
Rischio = danno atteso
Pericolosità = probabilità di accadimento
Vulnerabilità = grado di perdita
Esposizione = valore degli
elementi a rischio (E)
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Rischio idrogeologico
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Elementi a rischio
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Fenomeno naturale (frana)
Rischio idrogeologico
Danno
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Schema operativo per la valutazione del rischio
FENOMENO POTENZIALMENTE DISTRUTTIVO
PERICOLOSITA’ (H)
VULNERABILITA’ (V)
RISCHIO (R)
VALORE ELEMENTI A RISCHIO (W)
Elementi a rischio (E)
Previsione intensità
Previsione tipologica
Previsione spaziale
Previsione temporale
Previsione evoluzione
R = H·V·W 8
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Rischio vulcanico • Colate di lava • Nubi ardenti • Emissioni di gas tossici • Colate di fango (lahars)
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Rischio sismico: Kobe 1995
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Rischio sismico • Scuotimento • Effetti sismici locali
(amplificazione, liquefazione, ...) • Frane sismo-indotte
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Scuotimento
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Innesco di frane (Montana, USA)
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Liquefazione (Norvegia)
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Tsunami (onde di maremoto)
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V = 650-800 km/h
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Origine di terremoti
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Distribuzione mondiale
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Effetti di un terremoto
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Onde di compressione (Onde P)
Onde di taglio (Onde S)
Onde superficiali (Onde di Love)
Onde superficiali (Onde di Rayleigh)
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Onde sismiche • onde di compressione (onde P): longitudinali e primarie, si propagano ad alta velocità sia nei solidi che nei liquidi e sono caratterizzate da un moto delle particelle nella stessa direzione di propagazione dell'onda, con successive compressioni e rarefazioni;
• onde di taglio (onde S): trasversali e secondarie, si propagano più lentamente delle onde P e presentano un moto delle particelle perpendicolare alla direzione di propagazione; non si trasmettono nei fluidi;
• onde di Love: sono onde superficiali che si sviluppano solo in presenza di uno strato a bassa velocità e non si trasmettono nei fluidi; gli spostamenti sono orizzontali e trasversali rispetto alla direzione di propagazione;
• onde di Rayleigh: sono onde superficiali e determinano spostamenti ellittici delle particelle il cui moto avviene nel piano verticale e con verso retrogrado rispetto alla direzione di propagazione stessa.
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Sismografo
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Sismogramma
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Scala Mercalli (1902) I "Non avvertito"II "Avvertito solo da poche persone in quiete"III–IV "Avvertito da persone al chiuso"V–VI "Avvertito da tutti; caduta di piatti, danni a comignoli e ciminiere"VII "Tutti fuggono all’aperto, danni a agli edifici di scadente
"progettazione"VIII "Danni lievi ad edifici ben costruiti; danni importanti a strutture mal
"costruite"IX "Danni notevoli ad edifici specificatamente progettati; edifici spostati
"rispetto alle fondazioni"X "Distruzione di gran parte degli edifici in muratura ed alcuni di quelli
"di legno"XI "Ben poche strutture rimangono in piedi; ponti distrutti, rotaie
"piegate"XII "Distruzione totale" 22
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Carta delle aree isosisme (o isosiste)
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Scala Richter (1935) Definizione della Magnitudo:
Logaritmo in base 10 della massima ampiezza dell’onda sismica (in millesimi di millimetro) registrata su di un sismografo standard ad una distanza di 100 km dall’epicentro del sisma
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Confronto fra Magnitudo e Energia
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Previsione dei terremoti Occorre stabilire:
1) Il periodo in cui il sisma dovrebbe verificarsi;
2) La sua localizzazione;
3) La sua magnitudo.
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Allo stato attuale è impossibile prevedere o impedire i terremoti, bisogna quindi
prepararsi al loro arrivo
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Criteri di prevenzione
Da Scesi et al., 2001 27
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Criteri di prevenzione
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Protezione dagli Tsunami
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Il rischio idrogeologico
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Rischio di perdita di risorse idriche sotterranee n In Italia le risorse idriche sotterranee forniscono il
25% dell'acqua utilizzata per il consumo domestico, industriale ed agricolo
n Depauperamento quantitativo: sovrasfruttamento, siccità
n Depauperamento qualitativo: inquinamento, salinizzazione
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Il rischio idraulico
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Il rischio idraulico • Rischio di inondazione:
trasporto di massa liquida • Rischio da dinamica d'alveo:
trasporto di massa solida (sedimenti)
• Rischio di inquinamento: trasporto di massa inquinante
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Aree alluvionate Eventi alluvionali
(CNR-GNDCI: Progetto AVI) 34
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Numero di inondazioni
Periodo: 1900-1992Fonte: Progetto AVI
455 a 887 (4)371 a 455 (4)239 a 371 (4)106 a 239 (4)
18 a 106 (4)
Numero di inondazioni
Periodo: 1900-1992Fonte: Progetto AVI
455 a 887 (4)371 a 455 (4)239 a 371 (4)106 a 239 (4)
18 a 106 (4)
Numero di inondazioni
(CNR-GNDCI: Progetto AVI) 35
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Pericolosità idraulica
Probabilità di occorrenza di un evento di piena di una data intensità (Portata al colmo m3/s)
Produzione di carte di aree inondabili con diversi tempi di ritorno
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Carta delle aree inondabili 1. le aree direttamente inondabili in quanto
limitrofe ai corsi d’acqua o ad essi connesse da fornici di ponte o da dreni o fognature non presidiate da chiaviche;
2. le aree inondabili da correnti esondate provenienti da monte;
3. le aree protette da argini senza franco di sicurezza e quindi a pericolo di sormonto.
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Carta delle aree inondabili
T1 = 30 anni T2 = 100 anni T3 = 300 anni T4 = 1000 anni.
Tempi di ritorno comunemente utilizzati
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Il rischio di movimenti di massa • Rischio da frana • Rischio da deformazione gravitativa
profonda • Rischio da subsidenza o
sprofondamento
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Numero di eventi franosi
(CNR-GNDCI: Progetto AVI) 40
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Distribuzione per Regione
Periodo 1945-1990Fonte: Catenacci (1992)
493 a 956 (4)311 a 493 (4)223 a 311 (4)149 a 223 (4)
29 a 149 (4)
Numero di eventi franosi
Periodo: 1945-1990Fonte: Catenacci (1992)
80 a 1 780 (3)50 a 80 (1)20 a 50 (2)10 a 20 (4)
0 a 10 (10)
Vittime per fenomeni franosi
Vittime per fenomeni franosi Periodo 1945-1990
fonte: Servizio Geologico Nazionale
Numero di eventi franosi Periodo 1945-1990
fonte: GNDCI Progetto AVI più di 80 fra 50 e 80 fra 20 e 50 fra 10 e 20 meno di 10
più di 500 fra 300 e 500 fra 200 e 300 fra 150 e 200 meno di 150 41
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Eventi maggiori del dopoguerra • Polesine, 18 novembre 1951
– 100 morti – 170.000 senzatetto – 100 km2 di pianura allagati – 52 ponti distrutti
• Costiera Amalfitana, 25-26 Ottobre 1954
– 319 morti o dispersi
• Vaiont, 9 Ottobre 1963 – 1917 morti o dispersi – 6 frazioni distrutte
• Firenze, 3-4 Novembre 1966 – 35 morti – 61dispersi – 500 feriti – 18.000 disoccupati – 20.000 senzatetto – 1.500 opere d’arte
• Stava, 19 Luglio 1985 – 269 morti o dispersi
• Val di Pola, 28 Luglio 1987 – 27 morti o dispersi – 25.000 evacuati
• Piemonte, 2-6 Novembre 1994 – 70 morti – 86 feriti – 2.226 senzatetto – 100 ponti danneggiati e 10 distrutti – 10.000 disoccupati
• Versilia, 19 Giugno 1996 – 13 morti – 1500 senzatetto
• Sarno, 5 Maggio 1998 – 153 morti – Centinaia di senzatetto
• Soverato, 8-10 Settembre 2000 – 12 morti – 40 feriti – 500 evacuati
• Nord Est, 13-16 Ottobre 2000 – 19 morti – 11 dispersi – 38,577 evacuati
• Toscana-Liguria, 6-25 Nov. 2000 – 10 morti – 1 ferito – 19 dispersi – 1500 senzatetto
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Vaiont, 9 Ottobre 1963
Volume: 270×106 m3
Durata: 15 - 30 s Velocità: 20 - 30 m/s (70 - 110 km/h) Vittime: 1917 43
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Vaiont, 9 Ottobre 1963
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Val di Pola, 28 Luglio 1987 Volume: 40×106 m3
Vittime: 27 Evacuati: 25.000
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Piemonte, 2-6 Novembre 1994
70 morti 86 feriti 2.226 senzatetto 100 ponti danneggiati e 10 distrutti 10.000 disoccupati 25.000 mld di danni 46
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Versilia, 19 Giugno 1996
13 vittime 1500 senza tetto
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Sarno, 5 Maggio 1998
153 morti Centinaia di senzatetto
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Nord Ovest, 13-16 Ottobre 2000
19 morti 11 dispersi 38.577 evacuati
49
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Toscana-Liguria, 6-25 Nov. 2000
10 morti 1 ferito
19 dispersi 1.500 senzatetto
50
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Morti e dispersi per frana in Italia 1410-1999
(Guzzetti, 2000) 51
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Morti e dispersi per frana in Italia 1900-1999
(Guzzetti, 2000) 52
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Confronto con altri paesi 0.1 1 10 100 1000
Ande meridionali
Peru
Cina
Giappone
Italia
USA
Norvegia
Alpi
Hong Kong
Papua Nuova Guinea
Canada
Spagna
Protogallo
Bulgaria
Australia
numero medio di vittime per anno
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Confronto con altri paesi
Numero medio di vittime per anno 1° Paesi andini: 735 2° Cina: 150 3° Giappone: 130 4° Italia: 59.4 5° USA: 50
Costo medio dei danni per anno 1° Giappone: 4-6 Mld.€ (%PIL=0,29) 2° India: 1-2 Mld.€ (%PIL=0,49) 3° Italia: 1-2 Mld.€ (%PIL=0,15) 4° USA: 1-2 Mld.€ (%PIL=0,025) 54
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Rischio da frana in Italia
(Guzzetti,2000) 55
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Rischio da frana in Italia e nel Mondo
(Guzzetti,2000) 56
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CNR - GNDCI (1988)
• Linea 1 - Previsione e prevenzione di eventi idrologici estremi e loro controllo
• Linea 2 - Prevenzione e previsione di eventi franosi a grande rischio
• Linea 3 - Valutazione del rischio idraulico-geologico e zonazione
• Linea 4 - Valutazione della vulnerabilità degli acquiferi
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CNR - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI)
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Principali interventi del GNDCI Sarno Maggio, 1998
Soverato Settembre, 2000
La Josefina, Ecuador Marzo, 1993
El Salvador Gennaio, 2001
Val di Pola Luglio, 1987
Versilia Giugno, 1996
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Analisi del rischio di frana
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1. Descrizione dello stato della natura
2. Valutazione dell’intensità
3. Valutazione della pericolosità
4. Definizione degli elementi a rischio
5. Valutazione della vulnerabilità
6. Valutazione del rischio
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Analisi del rischio di frana
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1. DESCRIZIONE DELLO STATO DELLA NATURA
A) Descrizione dei fattori di instabilità
B) Descrizione degli effetti (carte inventario dei fenomeni franosi)
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Analisi del rischio di frana 1. DESCRIZIONE DELLO STATO DELLA NATURA
Carta dei fenomeni franosi perimetrati nel
Bacino dell’Arno
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• Definizione: severità geometrica e meccanica del fenomeno potenzialmente distruttivo
• Sinonimi: pericolo (danger), magnitudo (magnitude)
• Unità: espressa in una scala relativa oppure in termini di una o più grandezze caratteristiche del fenomeno (velocità, volume, energia, etc.).
• Approcci possibili: – conseguenze potenziali – velocità – dimensioni – energia – pressione di impatto – velocità e dimensioni – tipologia di frana – …
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Analisi del rischio di frana 2. VALUTAZIONE DELL’INTENSITA’
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Analisi del rischio di frana 2. VALUTAZIONE DELL’INTENSITA’
classe descrizione danni osservabili scala delle velocità1 ESTREM.
LENTOImpercettibile senza strumenti di monitoraggio. Costruzionedi edifici possibile con precauzioni.
16 mm/anno 5 10-10 m/s2 MOLTO
LENTOAlcune strutture permanenti possono non essere danneggiatedal movimento.
1.6 m/anno 5 10-8 m/s3 LENTO Possibilità di intraprendere lavori di rinforzo e restauro
durante il movimento. Le strutture meno danneggiabilipossono essere mantenute con frequenti lavori di rinforzo selo spostamento totale non è troppo grande durante unaparticolare fase di accelerazione. 13 m/mese 5 10-6 m/s
4 MODERATO Alcune strutture temporanee o poco danneggiabili possonoessere mantenute
1.8 m/h 5 10-4 m/s5 RAPIDO Evacuazione possibile. Distruzione di strutture, immobili ed
installazioni permanenti.3 m/min 5 10-2 m/s
6 MOLTORAPIDO
Perdita di alcune vite umane. Velocità troppo elevata perpermettere l'evacuazione delle persone.
5 m/s 5 m/s7 ESTREM.
RAPIDOCatastrofe di eccezionale violenza. Edifici distrutti perl'impatto del materiale spostato. Molti morti. Fugaimpossibile.
Velocità:
CRUDEN & VARNES (1996)
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Analisi del rischio di frana 2. VALUTAZIONE DELL’INTENSITA’
Velocità:
CLASSI DI VELOCITÀ
1
2
3
4
5
6
7 crollo
ribaltamento
scivolamento di roccia (neoformazione)
scivolamento di roccia (riattivazione)
scivolamento di detrito
scivolamento di terra (neoformazione)
scivolamento di terra (riattivazione)
espansione laterale in roccia
espansione laterale di blocchi di roccia sopra livello duttile
espansione laterale per liquefazione
colamento in roccia
colamento di detrito
colamento di terra coesiva (neoformazione)
colamento di terra coesiva (riattivazione)
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Analisi del rischio di frana 2. VALUTAZIONE DELL’INTENSITA’
Velocità + Dimensioni:
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Analisi del rischio di frana 2. VALUTAZIONE DELL’INTENSITA’
Energia:
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0 50 100 150 200 250 300 350
distanza x (m)
alte
zza
h (m
)
traiettoria delcentro di massa
linea di energia
φaenergia dissipata w = x tanφa
energia cinetica k = v2/2g
energia potenziale u
punto di arresto
punto di partenza
U + K + W = cost.
Angolo di attrito apparente:
tan φa = (1 - ru) tan φd'
Modello a slitta (Heim, 1931; Sassa, 1988)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’
• previsione spaziale: previsione di dove, entro una data area, si può verificare una frana;
• previsione temporale: previsione di quando uno specifico fenomeno franoso può avvenire in un determinato versante;
• previsione tipologica: previsione del tipo di frana che può verificarsi nell’area considerata;
• previsione dell’intensità: previsione della velocità, delle dimensioni o dell’energia del fenomeno franoso;
• previsione dell’evoluzione: previsione della distanza di propagazione, dei limiti di retrogressione o di espansione areale.
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Pericolosità Descrizione
H0
Nulla
Zone prive di pericolosità di frana per assenza di processi geomorfologici o caratteristiche fisiche che possono condurre all’innesco di movimenti di massa
H1
Moderata
Zone a moderata pericolosità di frana, valutabile sulla base delle caratteristiche fisiche territoriali (litologia, giacitura, processi morfologici in atto) ma prive di fenomeni gravitativi sia superficiali che profondi o di indicazioni morfologiche della loro esistenza. La classe comprende anche le frane relitte o stabilizzate non più riattivabili.
H2
Media
Zone ad elevata pericolosità di frana manifestata dalla presenza di frane quiescenti, di terreni con caratteristiche fisiche scadenti, di processi di alterazione morfologica e delle caratteristiche morfologiche dei movimenti gravitativi (ondulazioni, contropendenze, periodiche lacerazioni ecc.)
H3
Elevata
Zone con pericolosità di frana estremamente elevata, rappresentata dall’esistenza di movimenti di massa in atto, con una dinamica geomorfologica tendente all’estensione del dissesto
Carta della suscettibilità all’instabilità dei versanti
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Carta della suscettibilità all’instabilità dei versanti
Esempio: Provincia di Firenze
(CANUTI et al., 1996)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Indicizzazione degli effetti 1
Suddivisione dell’area considerata in zone litotecniche omogenee.
2
Nell’ambito delle zone definite nella fase 1 delimitazione delle zone interessate dai diversi processi erosivi. 3
Nell’ambito delle zone definite nella fase 2 delimitazione delle zone caratterizzate da analoghe tipologie di fenomeni franosi. 4
Nell’ambito delle zone definite nella fase 3 delimitazione delle zone nelle quali: a) le frane sono da imputare prevalentemente a variazioni di forma dei versanti provocate da processi erosivi; b) le frane sono da imputare prevalentemente al decadimento della resistenza delle rocce e dei terreni.
5
Sulla base di opportune estrapolazioni delle zone definite con la fase 4, delimitazione di zone nelle quali: a) lo stato tensionale può risentire significativamente degli effetti delle variazioni di forma dei versanti provocate da processi erosivi; b) lo stato tensionale può risentire significativamente degli effetti del decadimento della resistenza delle rocce e terreni; c) zone in cui non si verificano le precedenti circostanze; 6
Per ciascuna delle zone determinate con l’operazione 5 determinazione di un indice di franosità definito dal rapporto fra la superficie in frana (di determinata tipologia) nella zona e la superficie totale della zona.
7
Rappresentazione cartografica degli indici di franosità. (BOSI et al., 1985)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Indicizzazione degli effetti
(BERTOLINI et al., 1998)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Indicizzazione delle cause
• Assegnazione di pesi ai singoli fattori di instabilità dei versanti
• Combinazione dei pesi mediante procedure di map overlying
... litologia acclività
uso del suolo
Carta della suscettività al dissesto di versante
franosità
MAP OVERLYING
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Analisi statistica multivariata
• suddivisione del territorio in dominii elementari omogenei, delimitati da confini geometrici (celle), morfologici (sotto-bacini, versanti) o geomofologici (land units: unità di terreno omogenee per morfologia, litologia, uso del suolo, etc.);
• attribuzione ai dominii elementari degli attributi di ogni fattore dell’instabilità medianti variabili logiche (es. 0=area stabile, 1=area in frana) o numeriche (es. pendenza dei versanti, percentuale di area in frana, etc.);
• elaborazione statistica dei dati mediante modelli multivariati regressivi o discriminanti;
• rappresentazione cartografica di un indice numerico di pericolosità relativa.
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE SPAZIALE
Analisi deterministica
Fforze o momenti resistenti
forze o momenti destabilizzanti=
∑
∑
( )( )
Fattore di sicurezza:
Pericolosità
F
ALTA
< 1.2 MEDIA
1.2 - 1.7
BASSA
> 1.7
Classi di Pericolosità (Ward, 1976)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE
TEMPORALE
• analisi di serie temporali relative agli effetti: l’analisi di serie temporali di movimenti permette di stabilire direttamente i tempi di ritorno dei fenomeni franosi;
• analisi di serie temporali relative alle cause: la correlazione fra eventi franosi e fenomeni naturali (piogge, terremoti, etc.) per i quali si disponga di misure sistematiche nel tempo, permette la stima dei tempi di ritorno dei movimenti;
• monitoraggio: l’osservazione strumentale dei livelli piezometrici o delle deformazioni in singoli fenomeni franosi consente la previsione dei movimenti mediante il confronto con soglie o modelli di comportamento predefiniti.
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE
TEMPORALE Analisi di serie storiche di eventi
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
1835
1840
1845
1850
1855
1860
1865
1870
1875
1880
1885
1890
1895
1900
1905
1910
1915
1920
1925
1930
1935
1940
1945
1950
1955
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
year
num
ber o
f lan
dslid
e ev
ents
Bacino del Reno
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE
TEMPORALE Analisi di serie temporali relative alle cause
Si ricercano le relazioni tra precipitazioni e fenomeni franosi (soglie pluviometriche), tramite:
• modelli empirici, o statistici
• modelli deterministici
• modelli misti
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0
10
20
30
40
50
60
70
80
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12Durata (h)
inte
nsità
(mm
/h)
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE
TEMPORALE Analisi di serie temporali relative alle cause
Relazioni intensità-durata per frane superficiali in materiali granulari. 1) California (WIECZOREK & SARMIENTO, 1988); 2) relazione generale (CAINE, 1980); 3) Valtellina (CANCELLI & NOVA, 1985); 4) Porto Rico (JIBSON, 1989); 5) relazione generale (JIBSON, 1989).
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Analisi del rischio di frana 3. VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’: PREVISIONE
TEMPORALE Monitoraggio
Risposta invernale della superficie piezometrica agli scrosci brevi ed intensi (storm response). L’intensità di pioggia è 5-10 mm/giorno
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
0 100 200 300 400
precipitazione P (mm)
rispo
sta
piez
omet
rica
h (m
)
UK (Skempton et al., 1989)
Italia (Bertini et al., 1984)
Hong Kong (Lerner, 1986)
2
3
4
5
6
Δ h/P
SKEMPTON et alii (1989)
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Analisi del rischio di frana 4. ELEMENTI A RISCHIO: DEFINIZIONE
Popolazione, proprietà, attività economiche, servizi pubblici e beni ambientali in una data area esposta a rischio:
– insediamenti urbani, commerciali, artigianali, industriali e agricoli, suddivisi in funzione delle densità abitative, delle tipologie di edifici e delle attività che in essi si svolgono;
– infrastrutture di trasporto e, in particolare, i tratti a rischio di interruzione e danneggiamento, le strutture a pericolo di crollo o di occlusione;
– infrastrutture di servizio quali le reti di distribuzione idrica, energetica, telefonica, fognature, etc. evidenziando i tratti a rischio di rottura e i punti critici;
– strutture di servizio pubblico (scuole, caserme, municipi, etc.) e di soccorso (ospedali, caserme dei vigili del fuoco, etc.);
– impianti industriali e tecnologici di servizio potenzialmente inquinanti; – beni architettonici, storici, artistici, culturali, ambientali e paesaggistici.
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Analisi del rischio di frana 4. ELEMENTI A RISCHIO: VALORE
• Definizione: valore economico o numero di unità relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area.
• Unità: espresso in termini di numero o quantità di unità esposte (es. numero di persone, ettari di terreno agricolo) oppure in termini monetari.
• Il valore è una funzione del tipo di elemento a rischio: W=W(E)
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Analisi del rischio di frana 4. ELEMENTI A RISCHIO
Elementi rischio
Descrizione
E0
Aree disabitate o improduttive
E1
Edifici isolati, infrastrutture viarie o di servizio minori, zone agricole o a verde pubblico E2
Centri abitati minori, insediamenti industriali e commerciali minori, infrastrutture viarie o di servizio secondarie
E3
Centri urbani, grandi insediamenti industriali e commerciali, principali infrastrutture viarie o di servizio, beni culturali o paesaggistici, servizi di rilevante interesse sociale, strutture di servizio pubblico e di soccorso
Procedura GNDCI
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Analisi del rischio di frana 4. ELEMENTI A RISCHIO
Carta del valore del rischio
E3: centri urbani, grandi insediamenti industriali e commerciali, principali infrastrutture e servizi.
E0: aree disabitate o improduttive.
E1: edifici isolati, zone agricole.
E2: nuclei urbani, insediamenti industriali e commerciali minori, infrastrutture minori.
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Analisi del rischio di frana 5. VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA’
• Definizione: grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno naturale di una data intensità
• Unità: espressa in una scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale)
• Formalmente può essere espressa in termini di probabilità condizionata (EINSTEIN, 1988):
V = P(danno|evento)
• È una funzione dell'intensità del fenomeno e della tipologia di elemento a rischio: V = V(I;E)
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Analisi del rischio di frana 6. VALUTAZIONE DEL RISCHIO
• Definizione: valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alla proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti ad un particolare fenomeno naturale.
• Sinonimi: danno atteso (expected worth of loss)
• Unità: E' espresso in termini di costo annuo oppure di numero o quantità di unità perse per anno.
• Determinazione: il rischio totale associato ad un particolare elemento a rischio E e ad una data intensità I è espresso da: R(I;E) = H(I)·V(I;E)·W(E)
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