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Laura Halilovich debutta nella regia con una storia autobiograficaNata in Bosnia Erzegovina, si è ribellata alle tradizioni di famiglia

MARIA PIA FUSCO

AURA Halilovic aveva8 anni quando ha vi-sto Manhattan e «misono innamorata diVVoodyAllen, del mo-

do in cui racconta le storie, an-che se una scena è drammaticalui con la sua leggerezza la ren-de divertente». La ragazza è altelefono da Torino, dove vive edove, dice, «sto frequentandoun corso per ragazze stranierein attesa di cittadinanza». Per-ché, anche seè nata a Torino nel1989 da una famiglia Rom ori-ginaria della Bosnia-Erzegovi-na, per ragioni burocratichenon è ancora italiana. L'amoreper Allen ha significato l'amoreper il cinema, una scelta arduaper una ragazza destinata, perla sua cultura, a sposarsi giova-nissima e dedicarsi alla fami-glia, come racconta nel suo pri-mo film Io rom romantica. Pro-dotto da Wildside con RaiCine-ma, dopo la presentazione oggia Giffoni uscirà con la GoodFilms il 24. La protagonista sichiama Gioia, vive con la fami-glia rom a Falchera, alla perife-ria di Torino, ed è la disperazio-ne del padre: porta i pantaloni,ha preso le abitudini dei gagé -termineusatoperindicareinonrom-e rifiuta ogni pretendente,non vuole sposarsi. "Senza unafamiglia non esisti, non sei nes-suno" le ripete il padre, a disa-gio con la comunità che ironizz asulla figlia che vuole fare il cine-ma. Non è facile neanche perGioia, per i rom è una gagé, pergli italiani resta una zingara.

Dal campo nomadi al cinema"La mia vita come un film"

Iorom romantica ha tutta latenerezza, l'entusiasmo e leingenuità di un'opera primama è un film importante e si-gnificativo di una difficile con-quista sociale e culturale. Euna storia autobiografica.«Gioia sono io, cresciuta in uncampo nomadi prima di anda-reinunacasapopolare. Ci sonoioconil mio sogno etutte le sce-ne in cui la protagonista è conil padre sono quelle che ho vis-suto. È stato difficile all'inizio,per i rom il cinema è pornogra-fia, lo pensano in tanti, pren-devano in giro me e mio padre.Lui pressava affinché lasciassiperdere, io fingevo di ubbidirema sono andata avanti. Nonmi importava quel che diceva-no gli altri, sapevo che non sta-vo facendo pornografia».

Dopo il corto Illusione, rea-lizzato grazie al sostegno delleistituzioni educative di Tori-no, ha girato il documentarioIo, la mia famiglia e WoodyAl-len, premiato in tanti festivalnon solo italiani. «Ci sono riu-scita perché sono determina-ta» dice, ma «dopo il docu-mentario mi ero bloccata e de-vo molto a Mario Gianani e al-tato a fare il film, senza di loronon sarei andata avanti. E rin-grazio la mia famiglia, ho di-mostrato che non faccio por-nografia, ora mi accettano».Alcuni rappresentanti dellacomunità rom hanno visto iltrailer di Io rom romantica e«ho avuto molti complimenti,hanno detto che andranno avedere il film, ne sono orgo-gliosa. C'è anche chi è rimastoinsoddisfatto, ancora non pos-

so dire di aver vinto la batta-glia contro i pregiudizi».

Nel cast pochi italiani-tra lo-ro Marco Bocci, Lorenza Indo-vina, Simone Coppo - la mag-gior parte sono non professio-nisti della comunità rom, co-me Claudia Ruza Djordievic, laprotagonista: 15 anni, i linea-menti forti, vive nel campo no-madidiSalone, allaperiferiadiRoma, e studia recitazione al-la scuola di Giulio Scarpati. Unpersonaggio bizzarro e diver-tente del film è la nonna ribel-le, si chiude nella roulotte, nonvuole lasciare il campo per en-trare "nel chiuso di una casasenza vento e senza libertà".«La vita all'aperto fa parte del-la nostra cultura, raccogliamo

le erbe per curarci, non usiamomedicinali, anch'io li odio. È

una ricchezza che stiamo per-dendo insieme a molte tradi-zioni. É un bene che molte ra-

gazze non si sposino più a 14,16 anni, mi auguro che sianosempre di più, io mi sono spo-sata a vent'anni, mio figlio hadue anni». Quanto al proble-ma dell'integrazione, «secon-do me non è mai cominciata. Cisono associazioni, istituzioniche cercano il dialogo, maè dif-ficile entrare nella culturarom, capirla. Ho visto alcunifilm di Kusturica, non mi pia-

ce: racconta un mondo di fan-tasia che non è il nostro». Lei lofarà, è troppo determinata perfermarsi.

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