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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 4 febbraio 2016
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IPSE DIXIT
Battersi in difesa della Grecia - «Nella storia delle nazioni, non meno
che in quella delle persone, ci sono momenti in cui schierarsi e battersi
in difesa dei diritti del più debole, dell'offeso, del perseguitato diventa
un dovere. E questo non solo per rispondere ad un imperativo etico
antico quasi come il mondo, ma perché è così e solo così che si
mantengono vivi valori, princìpi, istituzioni dai quali dipendono e che
garantiscono i nostri stessi diritti, il nostro benessere. È questo il caso
della possibile sospensione, di fatto una quasi espulsione, della Grecia
da Schengen». – Riccardo Franco Levi
Profughi siriani in Europa
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Brevi
L’incarico al socialista Sanchez
Il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez è stato incaricato dal re
Felipe IV di formare un nuovo governo dopo l'esito delle recenti
elezioni politiche iberiche che aveva visto il crollo del PP.
Non è chiaro se il tentativo di Sanchez riuscirà. Il presidente
incaricato ha detto ieri di voler incontrare delegazioni di tutte le
formazioni politiche rappresentate in Parlamento, ma esclude trattative
con il PP e i separatisti.
Madrid, Felipe IV e Pedro Sanchez a conclusione
del colloquio per il conferimento dell’incarico
SPIGOLATURE
Non siamo al cinema
di Renzo Balmelli
ORRORE. Quasi fosse un film dell'orrore che non smette di girare e
ad ogni sequenza aggiunge strazio allo strazio, da mesi siamo
confrontati con notizie e immagini che non dovrebbero lasciare dubbi
sulla drammaticità, la sofferenza e la disperazione che la migrazione
forzata porta con sé. Ciò che rende necessario l'uso del condizionale
non è però un vezzo grammaticale bensì la consapevolezza di non stare
ad assistere alla proiezione di un lungometraggio, bensì di essere
davanti alla realtà dei fatti che scorrono quotidianamente davanti ai
nostri occhi senza che nessuno sia mai riuscito finora a porre fine alla
più grave tragedia umanitaria del terzo millennio. Insomma non siamo
al cinema. Quelli che vengono mostrati sono dolori veri, morti veri; è
la cronaca terrificante di guerre e massacri compiuti da uomini in
doppiopetto, in uniforme e sotto bandiere di vari colori a scapito di
altri uomini, di altri esseri viventi che hanno la sola colpa di esistere. E
ci si chiede quale biografia potranno mai fare valere coloro che ogni
giorno rinnegano la politica fondata sui valori del consenso sociale e
della solidarietà.
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FANTASMA. Sono sempre più mal visti e sempre meno tollerati,
eppure, tragica ironia del destino, non v'è trattativa, non v'è negoziato
dal quale sia assente il tema dei migranti. In molti casi anziché aprire il
cuore alla speranza, l'argomento viene affrontato alla stregua di una
merce di scambio per strappare le migliori condizioni. Si parla di
quote, si fissano paletti, oppure - notizia di questi giorni - si taglia il
programma sociale per gli immigrati per aggirare la mina vagante del
così detto "Brexit", termine che evoca la temuta uscita del Regno Unito
dall'Unione Europea, alla quale Londra aveva aderito senza troppa
convinzione. La sospensione del welfare sembra essere il passaggio
obbligato per scacciare un fantasma che si è agitato per tanto tempo e
che ancora si agiterà se i nostalgici dello splendido isolazionismo della
Gran Bretagna dovessero prevalere in occasione del referendum. Con
conseguenze inimmaginabili per l'UE e per chi bussa alla sua porta in
cerca di protezione.
TRIBÙ. Nel linguaggio degli indiani d'America il termine "caucus",
che nello Stato dello Iowa fa da apripista alle primarie, indicava la
riunione dei capi tribù. Orbene, alla luce dei risultati che hanno
smentito i sondaggi, viene da dire che quest'anno i pronostici e i riti
della politica che la tribù dei candidati mette in campo per la corsa alla
Casa Bianca potrebbero forse riservare svariate sorprese. Difatti nel
Paese più anti-marxista dell'emisfero occidentale, dove persino i
progressisti preferiscono definirsi "liberal" per evitare confusioni di
genere, a emergere dal confronto è il democratico Bernard Sanders che
ha il coraggio di dichiararsi socialista a tutto tondo. Una scelta di
campo che quando il famigerato McCarthy terrorizzava i suoi
compatrioti avrebbe stritolato l'arzillo senatore del Vermont nelle spire
di un sistema becero e pedantesco. Tuttavia, malgrado le premesse,
appare poco probabile che gli Stati Uniti possano virare al rosso
sebbene questo primo assaggio degli umori dell'elettorato abbia portato
alla ribalta parole, idee e concetti di sinistra graditi ai giovani, ma
molto meno dall'establishment di Washington.
Il socialista democratico Bernard Sanders insieme a Hillary
Clinton, già first lady (1993-2001), Senatrice per lo Stato di
New York (2001-2009) e Segretaria di Stato (2009-2013)
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OSTACOLI. Ogni quattro anni lo Iowa, considerato un "over flying
State", uno Stato da sorvolare senza perderci troppo tempo, richiama
su di se l'attenzione del mondo per il mal di pancia che a scadenze
regolari riesce a provocare agli stati maggiori dei partiti. Accadde
quando le primarie in questo lembo di terra del Midwest spianarono la
strada a Barack Obama fino a quel giorno poco noto al grande
pubblico. Ora tocca a Trump e a Hillary Clinton, dati per super
favoriti, fare i conti con gli ostacoli disseminati lungo il percorso che
porta alla presidenza. Battuto lo scalmanato populista miliardario
prestato alla politica, per l'ex segretaria di stato il pareggio all'esordio
nelle urne è già un campanello d'allarme che aggiunge altro pepe a
quel grande spettacolo che nella patria di Hollywood sono le
presidenziali americane, capaci di cambiare il volto del Paese e di
rianimare l'interesse dello stanco Vecchio Continente.
SOBRIETÀ. Quando si parla di gesti spettacolari per suscitare
l'attenzione del pubblico non si troverà mai, a tale proposito, un
riferimento a Sergio Mattarella, che all'infuori degli impegni ufficiali
di solito è piuttosto schivo nel presentarsi sotto i riflettori. Questo tratto
caratteristico del Presidente viene d'altronde sottolineato svariate volte
dai corrispondenti accreditati a Roma che di lui tracciano il ritratto di
un personaggio sobrio e di poche, ma misurate parole. Il quadro
d'assieme che ne viene fuori è quello di un uomo di altri tempi che alla
teatralità preferisce di gran lunga i gesti misurati, muovendosi come se
la politica-spettacolo veicolata dalla televisione non esistesse. Agli
occhi degli osservatori stranieri l'attuale inquilino del Quirinale
rappresenta l'antesignano del post-berlusconismo che gli italiani stanno
poco alla volta scoprendo con sentimenti di simpatia e stupore
individuando nel Capo dello Stato l'autorevolezza di colui che ha la
"schiena diritta", una bella metafora in antitesi alle frivolezze del
"bunga-bunga". Alla destra che si danna per parlarne male, il boccone
sarà rimasto in gola.
NOIA. Per oltre un decennio è stato il salotto privilegiato di
Berlusconi su RAI1, la comoda poltrona da cui parlare al Paese
praticamente indisturbato, senza che il padrone di casa osasse
interromperlo con domande critiche o fuori posto. Altri tempi. A 20
anni dalla prima puntata anche "Porta a Porta", lo storico programma
di Bruno Vespa, ora in seconda serata, ma che in passato era il centro
della politica, non ha più lo stesso smalto dell'epoca in cui lui e Silvio
formavano la coppia inossidabile del servizio pubblico, a quel punto
decisamente un po' meno pubblico. Ma il troppo stroppia. Se è vero
che il potere logora soltanto chi non ce l'ha, è altresì vero che ormai in
seguito alla proliferazione delle reti si finisce col vedere sempre gli
stessi personaggi che dicono le stesse cose a tutte le ore del giorno col
rischio di annoiare e di fare calare gli ascolti per l'eccesso di
presenzialismo. Una volta se non eri in tivù non eri nessuno, ora anche
il Cavaliere misura le apparizioni rivendicando per se un altro ruolo,
quello di "padre nobile" anche se non si sa bene di cosa.
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Il grande risveglio
della partecipazione
Si torna a parlare, tra gli studiosi e ora anche nel documento
unitario sulle relazioni industriali, del diritto dei lavoratori “a
collaborare alla gestione delle aziende”. Una delle chiavi per
un’uscita qualificata dalla lunga stagione di crisi
Un po’ a sorpresa si torna a parlare di partecipazione dei lavoratori
nell’impresa. Strano, perché nella storia questo argomento ha goduto di
qualche attenzione solo quando le rappresentanze dei lavoratori
vivevano un momento di grande forza e capacità espansiva, oppure
(ma spesso le due cose coincidevano) quando il governo in carica era
particolarmente interessato a costruire qualche norma di favore per il
mondo del lavoro. Due circostanze che oggi non sembrano proprio
date, tant’è che il diritto dei lavoratori, previsto dall’articolo 46 della
Costituzione, “a collaborare alla gestione delle aziende” rischierebbe di
rimanere ancora a lungo – se guardiamo solo a questo – una bella
petizione di principio, priva purtroppo di qualsiasi concreta ricaduta.
Eppure, da un po’ di tempo a questa parte, qualcosa ha cominciato a
muoversi. Non tanto per effetto di una previsione pure contenuta nella
legge 92 del 2012 (la famigerata legge Fornero), che delegava il
governo a regolare – tramite decreto – “le forme di coinvolgimento dei
lavoratori nell’impresa”. Certo, “coinvolgimento” non è esattamente
“partecipazione”, ma comunque quella delega non ha poi avuto alcun
seguito. La ritrovata fortuna delle tematiche partecipative sta forse
piuttosto in una crescente consapevolezza della loro correlazione con
la qualità e l’efficacia del sistema economico e produttivo. Spesso –
anche se non sempre – una maggiore partecipazione di chi lavora è la
condizione per trarre il massimo dalle potenzialità insite in nuove e
sempre più diffuse innovazioni di carattere tecnologico.
Paradossalmente, è proprio la debolezza e la limitatezza delle
applicazioni avute negli ultimi anni a riproporre l’attualità di questo
tema, nel quale viceversa si individua una delle chiavi per un’uscita
qualificata e avanzata dalla lunga stagione di crisi che stiamo
attraversando. Comunque sia, il dato certo è che se ne torna a parlare,
tanto che un intero capitolo sulla partecipazione è stato inserito anche
nel testo recentemente condiviso da Cgil, Cisl e Uil dal titolo “Un
moderno sistema di relazioni industriali”. Correttamente, il documento
unitario distingue tra tre diverse forme della partecipazione: alla
governance, organizzativa ed economico-finanziaria.
Rispetto alla governance, si fa esplicitamente riferimento al modello
duale di derivazione tedesca e alla presenza nei Consigli di
sorveglianza che esso prevede. Un riferimento che al momento può
valere soprattutto in termini di ispirazione, vista la quasi totale assenza,
in Italia, di imprese che abbiano adottato questo modello societario e
considerati oltretutto gli ostacoli che la legge italiana frappone alla
presenza di lavoratori in quei Consigli. Il campo della partecipazione
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organizzativa è certamente – nell’esperienza del nostro paese – più
conosciuto e frequentato, riguarda sostanzialmente la
proceduralizzazione di momenti e modalità attraverso i quali
concretizzare, e magari allargare, i diritti di informazione e
consultazione sanciti dalla legislazione e dalle direttive comunitarie.
Su questo la contrattazione nazionale e di secondo livello si è già
ampiamente esercitata in passato, meno negli ultimi anni, vissuti sotto
il ricatto permanente della crisi.
La partecipazione economico-finanziaria è infine quella che in vario
modo lega quote retributive del lavoratore all’andamento economico
e/o al raggiungimento di determinati obiettivi produttivi dell’impresa.
In tale ambito, il documento si limita ad affermare i principi della
volontarietà dei singoli e della valorizzazione del ruolo delle
rappresentanze sindacali in azienda. Su tutte e tre queste forme
partecipative è in ogni caso utile fare tesoro delle esperienze già fatte e,
in questo senso, può essere di grande interesse il volume recentemente
pubblicato a cura di Mimmo Carrieri, Paolo Nerozzi e Tiziano Treu,
dal titolo “La partecipazione incisiva” (edizioni Il Mulino). Si tratta di
una sorta di catalogo critico delle migliori esperienze compiute su
questa materia in Italia e negli altri principali Paesi europei.
È interessante notare come sia i curatori del volume, sia la grande
maggioranza degli studiosi ritengano comunque indispensabile un
preciso intervento di sostegno normativo in materia. Non perché non
siano consapevoli dei rischi insiti nel mettere la questione nelle mani di
organi legislativi o ancor peggio esecutivi, che hanno spesso
dimostrato scarsa competenza e acritica adesione al punto di vista del
sistema delle imprese. Ma perché ritengono che senza un intervento
normativo capace di mettere in relazione il tema della partecipazione
con quelli – strettamente connessi – della rappresentanza e della
contrattazione, è impossibile che nelle condizioni date maturi solo per
via negoziale il salto di qualità e anche di diffusione quantitativa che
sarebbe oggi indispensabile e persino urgente.
Uno dei punti chiave del dibattito riguarda il rapporto tra forme
partecipative e contrattazione tra le parti. Anche qui la scelta degli
studiosi è largamente orientata a una chiara distinzione tra i due canali,
quello partecipativo e quello contrattuale, anche se un intreccio appare
comunque auspicabile e forse persino inevitabile nel caso italiano, nel
quale il peso della rappresentanza sindacale è storicamente molto più
forte che altrove. In definitiva, non può che essere positivo che un tema
come quello della partecipazione dei lavoratori nell’impresa e delle
possibili concretizzazioni dell’articolo 46 della Costituzione torni a
essere affrontato. Ma certo c’è ancora bisogno di approfondirlo e
soprattutto di attualizzarlo. In particolare, mettendo meglio a confronto
le esperienze fin qui sviluppate in Italia e in Europa con le
trasformazioni oggi concretamente in atto nel sistema delle imprese,
trasformazioni che spesso, non a caso, rendono più sfuggenti e nascosti
i luoghi veri del potere e della decisione, andando così in una direzione
opposta a quella della partecipazione.
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
La lotta per la salute
e la sicurezza sul lavoro
Il 9 e 10 febbraio 2016, presso l'Hotel Thon Brussels City Centre,
Avenue du Boulevard 17 Bruxelles, l'Etui organizza il seminario: "Il
modello di lotta per la salute e la sicurezza negli anni 1970 e 1980 dei
lavoratori italiani, la sua influenza in tutta Europa e il suo
significato per le strategie sindacali di prevenzione oggi."
Negli anni 1970 e 1980, la partecipazione dei lavoratori alle iniziative
di salute e sicurezza ha provocato un profondo rinnovamento delle
strategie di mobilitazione sindacale. Dalla fine del 1960, nuove
esperienze sono state sviluppate in Italia. Esperienze concentrate sulla
capacità dei lavoratori di analizzare i processi di lavoro, identificare i
pericoli e definire soluzioni di prevenzione. Molto rapidamente questa
nuova ondata di mobilitazione ha attraversato i confini d'Italia e si è
diffusa in tutta Europa e in diverse parti del mondo.
Scopo del seminario è quello di fare il punto sulle ricerche in corso
su queste esperienze e per discutere di come il periodo in questione
potrebbe essere fonte di ispirazione per la salute e la strategia di
sicurezza di oggi.
Il seminario è frutto della collaborazione di studiosi e attori sindacali
che furono attivi nelle lotte in questione allora e sindacalisti
responsabili dell'organizzazione della salute e della sicurezza oggi.
L'evento è collegato a diverse iniziative in diversi paesi per la
raccolta di documentazione e l'analisi della storia del periodo in esame.
Tra queste iniziative, segnaliamo la creazione di un archivio digitale di
migliaia di documenti effettuata in Italia con il supporto di INAIL
(Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro).
Diego Alhaique (Fondazione Giuseppe Di Vittorio) presenterà la
relazione dal titolo: ‘The FIM-FIOM -UILM guide’ and the
methodology of workers’ investigation for a participatory approach to
prevention’.
Vai al sito della Fondazione Giuseppe Di Vittorio
Da Avanti! online www.avantionline.it/
I beati dell’affittino
di Mauro Del Bue
Inutile girarci attorno. Ho sempre pensato che una parte cospicua degli
italiani, la cosiddetta società civile, vivesse nella più assoluta illegalità.
Tra evasori fiscali, funzionari corrotti per i quali che pensavano che
chiedere una percentuale sugli immigrati e gli zingari fosse anche
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giusto, falsi invalidi, come quella signora, richiamata da Gianantonio
Stella nel fondo del Corriere di quest’oggi (3/2/2016, ndr), che
applicava alla nuova auto il permesso di parcheggio ereditato da una
zia, o i tanti che clonavano autorizzazioni per entrare in centro storico,
o i molti che usufruiscono senza averne diritti di case popolari, o i non
pochi che riescono a farsi prescrivere false licenze dal lavoro, o i tanti
furbetti del cartellino e i tantissimi che pur timbrando il cartellino
guardano il soffitto senza lavorare, ci sono questi beati dell’affitto a
canone zero, o quasi, del Comune di Roma.
Che siano passati molti sindaci, l’ultimo Marino, e nessuno sia
riuscito a intervenire su questo scandaloso utilizzo degli immobili
comunali – ci sono almeno seicento inquilini che pagano, anche in
zone di pregio e in immobili di lusso, assai meno di un gelato da
Giolitti – urta con la sensibilità di tanti italiani che l’affitto devono
pagarlo ogni mese.
Ci sono tre misteri in questa brutta storia. Il primo riguarda i
funzionari addetti ai contratti d’affitto. Possibile che non si siano mai
accorti di questi regali, che pesano sul comune di Roma per circa cento
milioni di euro l’anno? Erano distratti? Hanno informato il livello
amministrativo e politico di questa situazione o l’hanno
consapevolmente governata anche a loro vantaggio?
Il secondo riguarda le giunte e i sindaci. Come mai hanno ignorato
l’esistenza di tale immonda nefandezza? Chi sono le persone, le
famiglie, gli enti che ne hanno tratto vantaggio e che legame costoro
hanno avuto con chi aveva il potere di intervenire? Perché non esisteva
nemmeno un censimento come, con alta dose di stupore, ha
evidenziato il commissario Tronca?
Ma ce n’è un terzo di misteri, retorici, e riguarda i tanti beneficiati.
Possibile che tutti abbiano sempre fatto finta di niente e abbiano pagato
anche 0,6 euro al mese per un appartamento senza sentirsi in colpa?
Pensavano davvero di averne diritto?
E questa sarebbe la società civile che magari protesta contro la
corruzione… degli altri?
Solo oggi si pubblicano i primi nomi dei beneficiari di tanta ottusa
complicità. Appartamenti a Borgo Pio affittati a 8 euro, in via dei
Chiaramonti, nel cuore della riserva naturale Valle dei Casali, il canone
è di 60 centesimi, fino a via del Colosseo, 70 euro al mese con vista
Fori. “Meno del 20 per cento di chi ha appartamenti nel I Municipio,
quello del centro storico, ha un regolare contratto”, ha continuato
Tronca.
Dunque, siamo di fonte non solo ad affitti simbolici, ma anche a
inquilini abusivi che non sono mai stati fatti sloggiare. Una sorta di
occupazione da parte di cittadini tutt’altro che poveri e bisognosi. Una
rivolta all’incontrario. Far pagare chi non può e non fare pagare chi
può, pare il nuovo motto romano.
Che bellezza, mentre esplodono palazzine e Mafia fa rima con
Capitale.
Vai al sito dell’avantionline
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Da l’Unità online http://www.unita.tv/
Unioni Civili
Accordi su emendamenti e voti segreti: così il Pd vuole ridurre tempi
e “sorprese”. Da mercoledì prossimo il voto sugli emendamenti. Il
M5S ribadisce il suo sì al testo attuale, ma resta l’incognita del voto
segreto.
di Silvia Gernini - @SGernini
Dopo l’impasse di martedì, l’accordo per il ritiro del 90% degli
emendamenti presentati dalla Lega al ddl Cirinnà sembrerebbe
finalmente confermato, dopo la capigruppo informale che si è svolta
ieri. Contestualmente il Pd ritirerebbe l’emendamento canguro
presentato dal senatore dem Marcucci per accorciare i tempi in aula.
“Zanda ci ha detto che ritireranno il canguro. Noi taglieremo in
maniera cospicua i nostri emendamenti. Abbiamo avuto garanzie e
abbiamo dato la massima disponibilità”, ha detto il capogruppo del
Carroccio Gian Marco Centinaio spiegando che la Lega si è anche
resa disponibile “a contingentare il numero dei voti segreti“.
Ridurre i tempi, ma lasciando il tempo per il confronto: “Come per
tutti i provvedimenti importanti, bisogna trovare una posizione di
equilibrio: tempi rapidi, ma compatibili con la profondità del dibattito
e con la necessità che hanno i senatori di intervenire”, ha detto il
capogruppo Pd Luigi Zanda.
E mentre in aula si susseguono gli interventi fiume a favore o contro
il testo sulle unioni civili, prosegue dietro le quinte il
confronto politico, quello che consentirà al ddl di arrivare al traguardo
del primo via libera del Senato e passare quindi all’esame della
Camera.
Un lavoro che si concentra, come è ovvio, sulla riduzione del
numero degli emendamenti. E oltre all’accordo ritrovato tra Lega e Pd,
oggi è stato anche creato un gruppo di lavoro, formato da un senatore
per ciascun gruppo in Senato, che lavorerà per ridurre ulteriormente il
numero di emendamenti che al momento sono oltre 6000. La Lega
assicura che “rimarranno in tutto 500 emendamenti – ha detto
Centinaio -, di cui la maggior parte relativi alle adozioni“.
Bisogna cercare di accorciare i tempi visto che fino a martedì si
andrà avanti con la discussione generale e mercoledì prossimo
finalmente si inizieranno a votare gli emendamenti rimasti dopo la
“scrematura”. Il tema centrale restano i voti segreti, che il Pd vorrebbe
evitare il più possibile per non incorrere in spiacevoli sorprese al
momento del voto, soprattutto dopo le tensioni di questa mattina con i
Cinquestelle. Il M5S ha poi ribadito la sua posizione favorevole al ddl,
ma solo se non subirà cambiamenti radicali: “Il ddl così com’è
l’abbiamo già votato in commissione, e lo votiamo in Aula. Non
capisco cosa vuole trattare ancora il Pd – ha dichiarato il senatore
Alberto Airola -. Andiamo in Aula e vediamo i numeri”.
Nel frattempo, fuori dai palazzi, scoppia la polemica per le parole
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del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello,
che nel mezzo del dibattito sulla stepchild adoption, ha
dichiarato: ”Non si può escludere che convivere con due genitori dello
stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo
psichico e relazionale nell’età evolutiva”.
Parla di dichiarazioni “gravissime e inaccettabili” il deputato Pd
Alessandro Zan, membro della bicameralina sulle unioni civili e
attivista della comunità gay. “Non hanno alcuna base scientifica –
aggiunge il parlamentare dem – e sono fondate sul pregiudizio, senza
contare che si pongono in contrasto con i più autorevoli studi
psicologici nazionali e internazionali”.
Il presidente dei pediatri ha torto anche secondo l’associazione
Famiglie Arcobaleno secondo cui “è vero il contrario. Si può
escludere sulla base di decine di ricerche scientifiche, come d’altronde
ha affermato l’Ordine degli psicologi italiani non più tardi di due anni
fa”. Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli
Psicologici, Fulvio Giardina, dichiarava, infatti: “Non è certamente la
doppia genitorialità a garantire uno sviluppo equilibrato e sereno dei
bambini, ma la qualità delle relazioni affettive. Da tempo infatti la
letteratura scientifica e le ricerche in quest’ambito sono concordi
nell’affermare che il sano ed armonioso sviluppo dei bambini e delle
bambine, all’interno delle famiglie omogenitoriali, non risulta in alcun
modo pregiudicato o compromesso”.
Vai al sito dell’Unità
Da Italia Laica Vai al sito di Italia Laica
Confessionalismo politico in crisi
L’incalzante urgenza dei drammatici recenti episodi di violenza
islamista in Siria e in Nigeria e l’esplosione xenofoba nel nord
Europa non hanno impedito che, per un giorno, l’attenzione dei
media si concentrasse sulla marcia su Roma degli integralisti
cattolici contrari all’approvazione della legge sulle “unioni civili”.
di Marcello Vigli
Entusiasti gli uni e ostili gli altri si sono scontrati sul numero,
comunque significativo, dei partecipanti e sulla valutazione
dei possibili esiti della manifestazione sul dibattito che si avvia in
Senato.
C’è, però, da rilevare una convergenza nel riconoscere la radicale
diversità nei confronti dell’analoga adunata in piazza San Giovanni nel
2007. Quest’anno sono mancate fra i promotori importanti associazioni
laicali come l’Azione cattolica, le Acli, l’Agesci e la stessa Comunione
e Liberazione. Anche l’Opus Dei si è dissociata: un suo esponente ha
pubblicamente criticato la manifestazione. Più esplicite le dichiarazioni
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del Movimento Noi Siamo Chiesa delle comunità cristiane di base, da
sempre all’opposizione, che contestano l’uso dell’appellativo
“cattolici” per definire soggetti che esprimono, pur
legittimamente, idee e posizioni condivise solo da “alcuni”.
Ampiamente rappresentati sono stati, invece, i neocatecumenali e
altre organizzazioni integraliste a cui si sono aggiunti anche militanti di
Casa Pound. La gerarchia ecclesiastica italiana è sembrata poco
coinvolta, ma la Cei ha formalmente sponsorizzato l’iniziativa, mentre
il Vaticano è stato del tutto assente: L’Osservatore romano ha ignorato
la notizia. Sconsolato Antonio Socci scrive: Confesso che – pur avendo
espresso tante critiche all’operato di Bergoglio – non ero mai arrivato a
temere che egli potesse addirittura provare tanta ostilità per noi
cattolici, fedeli al Magistero di sempre della Chiesa. Ancora più
significativo considera tale silenzio Valerio Gigante che commenta su
Adista: evidentissimo: anche per la Chiesa i “valori non negoziabili”
non esistono più. Ormai anche i più decisi oppositori della legge non si
dichiarano contrari al riconoscimento per coppie di omosessuali di
alcuni diritti tipici dell’istituto matrimoniale, si concentrano invece
sulla condanna senza appello della possibilità per un omosessuale di
adottare il figlio del convivente e ancor più del diritto di una coppia di
omosessuali di adottare figli specie se nati in “utero un affitto”.
Pare evidente che dall’episodio emerge non solo una, magari
significativa, manifestazione di dissenso nei confronti della gerarchia,
ma anche una sempre più profonda frattura fra episcopato italiano e
papa Francesco le cui conseguenze sulle dinamiche della politica in
Italia non sono facilmente individuabili; anche perché vanno a
sommarsi scontrandosi col sempre maggior peso dell’integralismo
clericale in sedi istituzionali: ha imposto in una trasmissione televisiva
della Rai il rinvio in seconda serata della parte della trasmissione
televisiva di Iacona dedicata all’educazione sessuale dei giovani (v.
puntata “Il tabù del sesso”).
A sua volta il cardinale di Milano Scola interviene a suggerire, per
non urtare la sensibilità dei fedeli all’Islam nel nostro Paese, di inserire
nelle scuole iniziative loro gradite per legittimare, ovviamente, i
privilegi già riservati ai cattolici. Se da un lato è un invito a
incrementare la presenza delle religioni nella scuola pubblica,
dall’altro è un ulteriore sintomo dell’intento di indirizzare il processo
di scristianizzazione non verso un’ulteriore secolarizzazione della vita
sociale, ma verso un più pesante confessionalismo.
In ben altra direzione va il coinvolgimento di cattolici nella
costituzione dei Comitati per il No nel referendum costituzionale
avviata per iniziativa dei costituzionalisti che si sono contrapposti al
proposito renziano di cambiare la Carta Costituzionale. Hanno rivelato
che le modifiche costituzionali da lui condivise, unite all’Italicum,
legge elettorale da lui imposta, contribuirebbero a stravolgere l’assetto
istituzionale disegnato dalla Costituzione compromettendo i
fondamenti democratici della Repubblica. Il loro appello a ripetere
l’esperienza della straordinaria mobilitazione nei referendum del 2011
per impedire la privatizzazione dei servizi idrici e il rilancio dell’uso
dell’energia nucleare, riflette l’esigenza di garantire il massimo di
impegno unitario di chi intende difendere la Costituzione e garantire un
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sistema elettorale rappresentativo.
Un contributo alla sua realizzazione viene indubbiamente dalla crisi
del confessionalismo come ingrediente del dibattito politico e
condizionatore delle scelte elettorali dei cittadini.
Segnalazione
Ricordando Giordano Bruno
Roma - Piazza Campo dei Fiori
17 febbraio 2016 – ore 17.00
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO “GIORDANO BRUNO” Nel nome di Giordano Bruno Senza Laicità non c’è Democrazia Libertà Diritti Dignità Uguaglianza www.periodicoliberopensiero.it
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
I malauguri
di Padre Livio
Nel dibattito sulle unioni civili, si è inserito anche il direttore di
Radio Maria, Padre Livio Fanzaga. Ovviamente, con eleganza
dialettica e raffinatezza di argomentazioni.
Emulo in qualche maniera del famoso Kiko Arguello, acclamata star
del penultimo Family Day (quello, per intenderci, che ritiene le donne
responsabili dei femminicidi in quanto poco affettuose con i mariti).
Don Livio Fanzaga commentando (e anche scomodando Apocalisse e
Babilonia, come si conviene in un dibattito dai toni moderati così cari
ad Alfano, Sacconi, Giovanardi, Brunetta, Calderoli e soci variamente
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assortiti) i “brindisi a prosecco alla vittoria” dell’onorevole Cirinnà
“madre” del disegno di legge sulle unioni civili, ha garantito che dopo
il successo parlamentare, arriverà “anche il funerale”. Dato che è un
uomo di tonaca e quindi ama il prossimo suo (quasi) come sé stesso, ha
opportunamente aggiunto: “Glielo auguro il più lontano possibile”.
Lontano o vicino, sempre di (mal)“augurio” si tratta. Che poi, a
pensarci bene, è strano: ma il funerale non dovrebbe essere per i buoni
cattolici un evento liberatorio dato che schiude alla nostra anima le
porte del paradiso e della vita vera, quella ultraterrena? Noi che siamo
laici e crediamo poco nell’al di là non essendoci prove tangibili in
materia, auguriamo, invece, all’onorevole Cirinnà una lunga e
felicissima vita. E un grande successo sulle unioni civili. E per quanto
riguarda il prosecco, Padre Livio non si preoccupi: lo portiamo noi.
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
I malauguri di Padre Livio
Nel dibattito sulle unioni civili, si è inserito anche il direttore di
Radio Maria, Padre Livio Fanzaga. Ovviamente, con eleganza
dialettica e raffinatezza di argomentazioni.
Emulo in qualche maniera del famoso Kiko Arguello, acclamata star
del penultimo Family Day (quello, per intenderci, che ritiene le donne
responsabili dei femminicidi in quanto poco affettuose con i mariti).
Don Livio Fanzaga commentando (e anche scomodando Apocalisse e
Babilonia, come si conviene in un dibattito dai toni moderati così cari
ad Alfano, Sacconi, Giovanardi, Brunetta, Calderoli e soci variamente
assortiti) i “brindisi a prosecco alla vittoria” dell’onorevole Cirinnà
“madre” del disegno di legge sulle unioni civili, ha garantito che dopo
il successo parlamentare, arriverà “anche il funerale”. Dato che è un
uomo di tonaca e quindi ama il prossimo suo (quasi) come sé stesso, ha
opportunamente aggiunto: “Glielo auguro il più lontano possibile”.
Lontano o vicino, sempre di (mal)“augurio” si tratta. Che poi, a
pensarci bene, è strano: ma il funerale non dovrebbe essere per i buoni
cattolici un evento liberatorio dato che schiude alla nostra anima le
porte del paradiso e della vita vera, quella ultraterrena? Noi che siamo
laici e crediamo poco nell’al di là non essendoci prove tangibili in
materia, auguriamo, invece, all’onorevole Cirinnà una lunga e
felicissima vita. E un grande successo sulle unioni civili. E per quanto
riguarda il prosecco, Padre Livio non si preoccupi: lo portiamo noi.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori (ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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EUROPA
A Ventotene
di Matteo Renzi Presidente del Consiglio dei Ministri
Pubblichiamo qui ampi stralci dell’intervento di Renzi a Ventotene.
C’è un momento, quando sei in difficoltà, quando c’è qualcosa che
sembra andare storto, che nella vita di tutti i giorni senti la necessità di
tornare in un luogo protetto, e tornare a casa ti sembra l’atto più bello,
più naturale. Ma anche trovare rifugio a casa è l’atteggiamento tipico
di chi sta vivendo momenti di difficoltà.
Con questo spirito, in un momento di difficoltà per l’Europa,
abbiamo scelto di tornare al luogo dove tutto è iniziato. Fuori da qui,
lontano da qui, la guerra si consumava con situazioni che sembravano
incomprensibili e inimmaginabili, uno scontro che soltanto pochi
chiamavano guerra fratricida europea. Eppure qui, in questo luogo,
alcuni visionari con la forza incontenibile e inenarrabile del sogno
ebbero il coraggio, la passione, l’idealità, la straordinaria forza di
immaginare l’Europa luogo della pace.
Può sembrare strano che da questa piccola isola sia nato il seme di
ciò che oggi è la più grande vittoria politica del ventesimo secolo: 70
anni di pace fra popoli che si erano combattuti in modo costante e
ciclico. E noi italiani non vi siamo stai sufficientemente grati: ancora
oggi il carcere borbonico è in condizioni indescrivibili e inaccettabili”.
Dobbiamo ripartire da qui su due fronti: uno interno, per l’Italia, e
uno esterno, per l’Europa. Da qui vogliamo dire con molta forza,
tenacia, coraggio, che chi vuole distruggere Schengen vuole
distruggere l’Europa, e noi italiani non glielo permetteremo. Lo
vogliamo dire innanzi tutto sapendo che nessuna isola può contenere la
voglia di libertà di visionari statisti cittadini, nessun carcere può
contenere il sogno di chi col suo sogno ha saputo scrivere la storia,
nessun muro può contenere la voglia di libertà.
L’Europa è nata perché i muri crollassero, non perché fossero
costruiti. Torni ad essere quello che fu per Spinelli, per Rossi: un
grande sogno la cui forza è capace di smuovere le frontiere di un
confino, i muri di un carcere.
Ieri abbiamo accolto il giuramento di nuove persone che fanno parte
del governo, successivamente ho aperto loro la sala del Consiglio, dove
c’è la copia della carta costituzionale, l’originale firmata dal presidente
del Consiglio di allora, da varie personalità e da Umberto Terracini,
che qui aveva vissuto gli anni del confino e del carcere, e che oggi
abbiamo ricordato insieme a chi è stato presidente della Repubblica,
come Sandro Pertini: hanno trascorso anni di privazioni della libertà e
hanno trovato ragioni costitutive”.
Che senso ha la memoria di un popolo, la capacità di ricordare ciò
che siamo stati, se non affidiamo alle nuove generazioni il testimone?
La forza della memoria ha bisogno di luoghi simbolici, ed è con questo
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spirito che insieme ai parlamentari che vorranno seguirmi abbiamo
deciso di onorare con un progetto di lungo termine la memoria di
Ventotene e Santo Stefano.
Mi sono recato sulla tomba di Spinelli per deporre mazzo di fiori,
ma ricorderemo centenario della sua nascita, il 31 Agosto 2017:
vorremmo fare progetto culturale identitario. Come immaginiamo
Santo Stefano? Una foresteria per giovani europei e mediterranei dove
si possa approfondire con le più grandi istituzioni universitarie e
europee, creare per occasioni per formare l’elite dirigente che
governerà l’Europa nei prossimi decenni. Consentiremo a Santo
Stefano di non restare solo luogo di ruderi o memoria anche
emozionante, ma dove la nostra patria ha visto rinchiusi a chiave gli
oppositori al fascismo che anelavano alla libertà. Facciamo trasformare
quel luogo in luogo della rivincita della libertà. Già adesso sono partiti
i primi lavori per evitare i crolli, ma non basta: serve costruire il futuro.
E questo vale anche per l’Europa”.
L’Europa rischia di crollare: quando perde il senso della propria
vocazione e diventa insieme di egoismi, l’Europa non ha un destino già
scritto. Si aveva un disegno complessivo, poi ciascuno metteva un
pezzettino, la CECA era pezzo di una strategia più ampia. Ora c’è il
rischio opposto: abbiamo tutti l’euro nelle nostre tasche, le istituzioni
democratiche, ma rischiamo di non avere più l’ideale come motore per
costruire un pezzo dell’Europa che verrà. Ecco perché c’è bisogno
dell’Italia, con l’orgoglio di chi sa qual è la grande storia del nostro
popolo e il grande contributo che ha dato alla libertà e all’ideale.
Stiamo cercando di riportare l’Europa a diventare quello che deve
essere.
Tutta questa bellezza richiede la capacità di essere preservata e la
forza di immaginarla per il futuro. Ricordiamo i grandi che hanno
segnato la nostra storia, impostiamo un lavoro di recupero dell’antico
carcere borbonico: i denari non mancano, serve la volontà di un
progetto che non sia di breve periodo, a creare luogo di incontro e
formazione che sia in grado e capace di costruire nuova classe
dirigente”.
Da qui, dove l’Europa è libera dai muri, libera dall’odio verso
l’altro, libera dalla paura del diverso, e unita dai valori, unita
dall’ideale, unita dal sogno. Da qui, dove l’Europa è libera e unita
prendiamo l’impegno: da qui al 31 Agosto 2017 il recupero di Santo
Stefano dovrà essere partito e in modo corposo. Possiamo, lavorando
insieme con determinazione, ospitare il 31 Agosto 2017 il centenario di
Spinelli, immaginando che sia il modo di affermare l’ideale
dell’Unione europea.
Abbiamo bisogno di chiedere più ideale, più passione, più sogno.
L’Europa o sarà sociale o non sarà. Non è possibile che le persone
vivano difficoltà quotidiane. L’Italia lo fa investendo denaro per le
nuove generazioni. Da cittadino italiano dico che sono sconvolto al
pensiero che dove sono stati i padri italiani ci siano solo dei ruderi.
Quello che c’è in quel luogo è tanto di ciò che vogliamo per i nostri
figli e i nostri nipoti: la forza di chi è più forte dei muri, la forza di chi
è più forte della repressione, la forza di chi è più forte dell’odio”.
Spinelli e gli altri concludono il manifesto dicendo che occorre
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tenersi pronti al nuovo. C’è un’ansia di cambiamento nel mondo che
richiede l’Europa protagonista. Le persone vengono dal Mediterraneo
stanno scappando dalla guerra, dalla fame, dalla povertà. I bambini che
muoiono hanno un nome, anche quando noi non lo sappiamo. Ma
sappiamo il loro dolore. Tenersi pronti al nuovo significa che c’è
bisogno di un’Europa di ideali.
La via da percorrere non è né facile né sicura, ma dev’essere
percorsa e lo sarà. Sono significative le parole con cui si conclude il
manifesto: chi lo avrebbe mai detto che quella via che era da percorrere
sarebbe davvero stata percorsa? È la forza del sogno: la via non è
facile, ma la percorreremo con orgoglio, la percorreremo con la
consapevolezza, la percorreremo con la responsabilità di cittadini
italiani, e con la volontà di rendere tutti capaci di rispondere al grande
ideale dei cittadini europei.”.
Vai al video integrale dell’intervento
Da CRITICA LIBERALE
riceviamo e volentieri pubblichiamo
La beffa di Ventotene
di Riccardo Mastrorillo
Mentre Critica liberale ritiene immodestamente di essere una delle
poche realtà politiche e culturali ad attingere le sue basi e convinzioni
dai pensatori liberali e tra questi Ernesto Rossi, il sedicente
democratico Renzi, si è recato a Ventotene e ha visitato il
vecchio rudere sull’isolotto di Santo Stefano dove furono rinchiusi,
prima dai Borbonici Silvio Spaventa e Luigi Settembrini e poi dal
Fascismo Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, nonché il futuro presidente
dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini. Il governo ha
promesso di investire ottanta milioni di euro per trasformare, in
collaborazione con le più grandi istituzioni universitarie europee, la
vecchia prigione in un centro di formazione per l'elite della classe
dirigente europea. Non sappiamo se questo progetto lo ha condiviso
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con Anglea Merkel, nel loro recente incontro, ma ci fa una certa
impressione pensare alla beffa della storia e della cultura, che questa
manifestazione assume. Già, perché sentire citare Terracini,
presidente dell'Assemblea Costituente dallo stesso Renzi, che ha
imposto l'approvazione di una “deforma” Costituzionale che non solo
distrugge l'impianto della nostra Costituzione, ma ne deforma,
appunto, profondamente i principi ispiratori. Oppure accostare l'idea
di Europa di Altiero Spinelli, abbozzata e pensata proprio in quel
luogo simbolo degli Europeisti non solo Italiani, con le dichiarazioni
da saltimbanco, che quotidianamente ci propina il nostro Presidente
del Consiglio, che non si è, di contro, mai speso, ai vertici ufficiali, per
difendere l'Europa dei cittadini e dei diritti, contro l'Europa dei
mercanti e dei funzionalisti. Ma certo la pena peggiore di questa
drammatica beffa della storia è sentire Renzi che cita Ernesto Rossi, di
cui evidentemente non ha letto nulla, e di cui probabilmente avrà
sentito parlare per la prima volta nel viaggio verso Ventotene.
Vigileremo puntualmente sull'avverarsi di questa promessa, siamo
pronti a contare centesimo per centesimo gli ottanta milioni promessi,
non vorremmo infatti, che oltre alla beffa culturale, arrivasse anche il
danno reale di una delle solite promessa non mantenute.
Vai al sito di Critica liberale
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
E’ la legge 107, colleghi!
di Giorgio Morale
Carissimi, è scoppiata la conflittualità nelle scuole. Conflittualità
prevedibile e paventata dalle persone di buon senso:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2016/01/25/vivalascuola-205/
Sono in corso lotte per fazioni, per accaparrarsi visibilità,
piccoli poteri, piccoli privilegi. Tra ricatti, invidie, sospetti,
prepotenze. Aumenti di carichi di lavoro e spiccioli di ricompensa.
Altro che collegialità! Altro che bene comune! E i Dirigenti scendono
in lizza per imporre in un modo o nell’altro le persone del loro staff in
ogni posticino in cui si decide qualcosa. Altro che super partes! E’ la
legge 107!
E ancora peggio sarà nel prossimo futuro, quando gli effetti della
legge cominceranno a essere pienamente operativi. In modo eclatante o
silenzioso, dovunque e comunque sia possibile, maturare forme di
diffusione di consapevolezza e di opposizione nell’ambito dei
principi costituzionali diventa un dovere.
vivalascuola presenta le analisi e le proposte di Marina Boscaino,
Marco Guastavigna, Corrado Mauceri, Carlo Salmaso, Eliseo
Tambone.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori (ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Contro la legge 107
Ai promotori e alle promotrici dell’assemblea LIP Scuola di Napoli.
Il movimento Risorgimento socialista aderisce tanto al movimento
referendario da voi promosso, ponendolo fra le priorità dell’intero
movimento, quanto alla rinnovata proposta di legge di iniziativa
popolare.
Si tratta in primo luogo di promuovere forme di dissenso e resistenza
contro gli aspetti deteriori introdotti dalla legge 107-2015, in
particolare contro il meccanismo della chiamata diretta dei docenti da
parte dei dirigenti scolastici, foriera di un degrado complessivo del
sistema scolastico sul modello di quello accademico nostrano, e sulla
soppressione retroattiva di alcuni importanti diritti della categoria, con
un’inaccettabile regressione dello stato giuridico e una definitiva
divisione fra lavoratori titolari su una scuola e altri soggetti al sistema
opaco degli ambiti territoriali e a contratti triennali.
Si tratta altresì di promuovere una pars costruens, che, basandosi su
principi costituzionali e su buone pratiche concretamente sperimentate
nelle scuole in questi decenni, si ponga in antitesi ai criteri che
informano pressoché tutti gli interventi legislativi in materia scolastica:
dopo la politica dei tagli forsennati e delle polemiche contro i
lavoratori della scuola attuata dai governi di destra, ora una
deformazione complessiva promossa dal governo di forze sedicenti
democratiche con una legge votata da un Parlamento delegittimato per
le conseguenze della sentenza della Corte costituzionale sulla parziale
illegittimità della precedente legge elettorale. Sullo sfondo una
continuità fatta di assenza di reali competenze da parte dei legislatori,
produzione di tensioni e continue frustrazione nei lavoratori, infine un
utilizzo delle assunzione nella scuola con fini strumentali (tagli per gli
uni, immissioni pubblicitarie per gli altri) e una progressiva
gerarchizzazione delle figure, prefigurazione di una società
gerontocratica e verticale, basata sul rapporto diretto fra dirigente
scolastico-sua corte di “nani e ballerine”-famiglie più influenti.
Un processo, come si vede, che porta alle estreme conseguenze il
percorso di aziendalizzazione della scuola verso un esito elitistico-
clientelare. Il combinato disposto con la revisione costituzionale e con
la legge elettorale proposte dall’attuale governo comporta, assieme ad
altri provvedimenti esiziali (superamento dell’art. 18 dello Statuto dei
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lavoratori, ulteriori privatizzazioni), configura una pericolosa
involuzione post-democratica, contro cui le nostre coscienze sono
mobilitate.
Prof. Gaetano Colantuono
Membro del direttivo nazionale di Risorgimento socialista
LETTERA
Grazie Nenni
La Fondazione Nenni in occasione del 70° anniversario della
Repubblica (1946-2016) ha in cantiere l’organizzazione di numerose
manifestazioni ed attività.
A Faenza il 6 febbraio 2016 si terrà una importante manifestazione per
ricordare Pietro Nenni, leader storico del Partito Socialista Italiano e
padre della Repubblica Italiana. Alle ore 12 in Via di Sant’Agostino
verrà deposta una targa sulla casa natale di Pietro Nenni. Intervengono:
Giorgio Benvenuto, Stefano Bonaccini, Stefano Collina, Giovanni
Malpezzi, Riccardo Nencini e Gianni Pittella. Alle ore 14.30 si
svolgerà un convegno sull'attualità del Pensiero europeista di Nenni
presso la sala consiliare del Comune di Faenza, dove interverranno
oltre ai nomi già citati Salvo Andò, Flavio Chiapponi, Massimo Isola,
Armando Menichelli, Giuliano Zignani e Antonio Tedesco.
Concluderà la sessione pomeridiane Gianni Pittella. Promotori
dell'evento: Fondazione Nenni, Comune di Faenza, Fondazione
Buozzi, Gruppo S&D al Parlamento europeo e l'Ass. LABDEM Emilia
Romagna. Pietro Nenni è giustamente considerato, dalla coscienza
degli italiani, come uno dei padri della Repubblica. Alcuni storici lo
ritengono il vero padre della Repubblica, quando incessantemente
chiedeva che si votasse al più presto per la Costituente e la Repubblica,
come scrisse Silone nel celebre articolo sull’Avanti “Grazie Nenni”.
Fondazione Pietro Nenni, Roma
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.