Zonacivica Anno VI n. 3

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1 Zon@civica p lis p lis p lis p lis p lis Zon@civica reggiana Anno VI n. 3 - marzo 2013 - copia gratuita Stipendi milionari e contrib Stipendi milionari e contrib Stipendi milionari e contrib Stipendi milionari e contrib Stipendi milionari e contributi pub uti pub uti pub uti pub uti pubblici lici lici lici lici Contributi statali alle imprese solo con stipendi sobri ai manager L’azienda Italia mette un tetto allo stipendio dei manager pub- blici. Sono parificati a quello che percepisce il primo presi- dente della Corte di Cassazio- ne, ovvero 304.951 euro. In questo modo il trattamento economico del primo presiden- te della Corte di Cassazione di- venta il parametro di riferimen- to per i manager della Pubblica Amministrazione. E per gli stipendi dei manager privati? No, quelli non può de- ciderli lo Stato! La motivazione che il merca- to liberista sostiene è che trat- tandosi di soldi privati, la scel- ta spetta a loro, quindi, no a tetti imposti dallo Stato. A parte il fatto che in una si- tuazione di crisi, dove la forbi- ce tra ricchi e classe media/ povera si allarga sempre di più, ritenere che un manager possa guadagnare fino a 550 volte lo stipendio di un suo operaio (vedi Marchionne) è quantomeno vergognoso; po- tremmo dire, tanto per essere attuali, non è proprio una scel- ta da Papa Francesco. Va messo un freno a tale spropor- zione. Come? Detto, fatto. Lo Stato trasferisce in varie forme, anche a fondo perduto, circa 20 miliardi all’anno ad aziende sia private che a parte- cipazione pubblica (che non sono vincolata a rispettare il suddetto tetto ai manager). E’ così difficile, in un situa- zione di ristrettezze eco- nomiche, fare una norma in cui si stabilisce che tut- te le aziende private o a partecipazione pubblica che a qualsiasi titolo ricevono sovvenzioni dalla Stato, continue- ranno ad ottenerle solo se nessun manager della società percepi- sce uno stipendio superiore a quello del primo presidente della Cor- te di Cassazione, ovvero 304.951 euro all’anno? Le aziende private se riterran- no opportuno continuare a stra- pagare i loro dirigenti, lo faccia- no pure, ma devono sapere che non potranno ottenere più nes- sun contributi pubblici a vario ti- tolo. Un principio di equi- tà è sobrietà che ris- pecchia il sentore del- la gente. Io Stato ti aiuto e partecipo alla tua crescita elargendoti contribu- ti ma solo se non strapaghi i tuoi mana- ger, altrimenti niente aiuti. Dirotto gli incen- tivi ad altre aziende più “sobrie”. Questa deve essere una battaglia di equità che bisogne- rà portare avanti. Sì alla riduzio- ne dei costi della politica e sì alla riduzione degli stipendi dei manager superpagati. BUSTA PAGA L’esito del voto, Rivoluzione Civile e le sue componenti, le prospettive di Mauro Alboresi (continua a pagina 2) Il sistema politico italiano è uscito a pezzi dalla tornata elet- torale, le urne hanno evidenzia- to un solco sempre più profon- do tra politica e società. Il bipolarismo è superato e con esso finisce di fatto la se- conda Repubblica, un pesante interrogativo è posto sulla terza all'orizzonte. Il precipitare della crisi finan- ziaria, economica, sociale, la sua rappresentazione e gestio- ne e, più ancora, la grave crisi etico/morale nella quale versa il Paese, causa/effetto di quella politica, hanno segnato pesan- temente l'esito del voto. La legge elettorale, da tutti biasimata ma che nessuno ha voluto per convenienza cambia- re, ha prodotto la situazione di ingovernabilità che è sotto gli occhi di tutti. Lo sbocco più probabile sa- ranno nuove elezioni politiche a breve, comunque, qualora si trovasse una soluzione per uscire dall’attuale impasse (le ipotesi che si rincorrono sono molteplici) la stessa non potrà durare per l’intera legislatura. I dati relativi al voto sono noti. Un avente diritto al voto su quattro si è rifugiato nell’asten- sionismo, tra i votanti un quar- to si è riconosciuto nello slogan “mandiamoli a casa tutti” ed ha sostenuto il Movimento Cinque Stelle (realtà di difficile lettura, nella quale convivono diverse anime e della cui tenuta alla di- stanza più di un osservatore du- bita) divenuto il primo partito ita- liano. Le coalizioni di Centro-Sini- stra e di Centrodestra, alle quali sono andati due voti su quattro, hanno registrato una ridotta dif- ferenza a favore della prima che, in virtù della Legge eletto- rale, ha ottenuto il premio di maggioranza alla Camera dei Deputati ma non al Senato del- di Donato Vena MUSEO CERVI Si tuteli la storia e la memoria di chi visse in quel luogo La polemica esplosa attorno all'organizzazione della festa del 25 aprile a Casa Cervi è un nervo scoperto, un nodo ir- risolto ormai da troppo tempo che, chi oggi dirige ed ammi- nistra, forse in modo perlome- no accentratore, avrebbe do- vuto invece evitare, non solo nell'interesse di chi lavora in quel luogo, ma anche nell'in- (continua a pagina 2)

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1Zon@civica

p lisp lisp lisp lisp lisZon@civicareggianaAnno VI n. 3 - marzo 2013 - copia gratuita

Stipendi milionari e contribStipendi milionari e contribStipendi milionari e contribStipendi milionari e contribStipendi milionari e contributi pubuti pubuti pubuti pubuti pubbbbbbliciliciliciliciliciContributi statali alle imprese solo con stipendi sobri ai manager

L’azienda Italia mette un tettoallo stipendio dei manager pub-blici. Sono parificati a quelloche percepisce il primo presi-dente della Corte di Cassazio-ne, ovvero 304.951 euro.

In questo modo il trattamentoeconomico del primo presiden-te della Corte di Cassazione di-venta il parametro di riferimen-to per i manager della PubblicaAmministrazione.

E per gli stipendi dei managerprivati? No, quelli non può de-ciderli lo Stato!

La motivazione che il merca-to liberista sostiene è che trat-tandosi di soldi privati, la scel-ta spetta a loro, quindi, no a tettiimposti dallo Stato.

A parte il fatto che in una si-tuazione di crisi, dove la forbi-

ce tra ricchi e classe media/povera si allarga sempre dipiù, ritenere che un managerpossa guadagnare fino a 550volte lo stipendio di un suooperaio (vedi Marchionne) èquantomeno vergognoso; po-tremmo dire, tanto per essereattuali, non è proprio una scel-ta da Papa Francesco. Vamesso un freno a tale spropor-zione. Come? Detto, fatto.

Lo Stato trasferisce in varieforme, anche a fondo perduto,

circa 20 miliardi all’anno adaziende sia private che a parte-cipazione pubblica (che nonsono vincolata a rispettare ilsuddetto tetto ai manager).

E’ così difficile, in un situa-zione di ristrettezze eco-nomiche, fare una normain cui si stabilisce che tut-te le aziende private o apartecipazione pubblicache a qualsiasi titoloricevono sovvenzionidalla Stato, continue-ranno ad ottenerle solose nessun managerdella società percepi-sce uno stipendiosuperiore a quellodel primo presidente della Cor-te di Cassazione, ovvero304.951 euro all’anno?

Le aziende private se riterran-no opportuno continuare a stra-

pagare i loro dirigenti, lo faccia-no pure, ma devono sapere chenon potranno ottenere più nes-sun contributi pubblici a vario ti-

tolo.Un principio di equi-

tà è sobrietà che ris-pecchia il sentore del-

la gente. Io Stato tiaiuto e partecipoalla tua crescita

elargendoti contribu-ti ma solo se nonstrapaghi i tuoi mana-ger, altrimenti nienteaiuti. Dirotto gli incen-tivi ad altre aziende più

“sobrie”.Questa deve essere una

battaglia di equità che bisogne-rà portare avanti. Sì alla riduzio-ne dei costi della politica e sìalla riduzione degli stipendi deimanager superpagati.

BUSTAPAGA

L’esito del voto, Rivoluzione Civilee le sue componenti, le prospettive

di Mauro Alboresi

(continua a pagina 2)

Il sistema politico italiano è

uscito a pezzi dalla tornata elet-

torale, le urne hanno evidenzia-

to un solco sempre più profon-

do tra politica e società.

Il bipolarismo è superato e

con esso finisce di fatto la se-

conda Repubblica, un pesante

interrogativo è posto sulla terza

all'orizzonte.

Il precipitare della crisi finan-

ziaria, economica, sociale, la

sua rappresentazione e gestio-

ne e, più ancora, la grave crisi

etico/morale nella quale versa il

Paese, causa/effetto di quella

politica, hanno segnato pesan-

temente l'esito del voto.

La legge elettorale, da tutti

biasimata ma che nessuno ha

voluto per convenienza cambia-

re, ha prodotto la situazione di

ingovernabilità che è sotto gli

occhi di tutti.

Lo sbocco più probabile sa-

ranno nuove elezioni politiche a

breve, comunque, qualora si

trovasse una soluzione per

uscire dall’attuale impasse (le

ipotesi che si rincorrono sono

molteplici) la stessa non potrà

durare per l’intera legislatura.

I dati relativi al voto sono noti.

Un avente diritto al voto su

quattro si è rifugiato nell’asten-

sionismo, tra i votanti un quar-

to si è riconosciuto nello slogan

“mandiamoli a casa tutti” ed ha

sostenuto il Movimento Cinque

Stelle (realtà di difficile lettura,

nella quale convivono diverse

anime e della cui tenuta alla di-

stanza più di un osservatore du-

bita) divenuto il primo partito ita-

liano.

Le coalizioni di Centro-Sini-

stra e di Centrodestra, alle quali

sono andati due voti su quattro,

hanno registrato una ridotta dif-

ferenza a favore della prima

che, in virtù della Legge eletto-

rale, ha ottenuto il premio di

maggioranza alla Camera dei

Deputati ma non al Senato del-

di Donato Vena

MUSEO CERVI

Si tuteli la storia ela memoria di chi

visse in quel luogo

La polemica esplosa attornoall'organizzazione della festadel 25 aprile a Casa Cervi èun nervo scoperto, un nodo ir-risolto ormai da troppo tempoche, chi oggi dirige ed ammi-nistra, forse in modo perlome-no accentratore, avrebbe do-vuto invece evitare, non solonell'interesse di chi lavora inquel luogo, ma anche nell'in-

(continua a pagina 2)

Zon@civica2

la Repubblica.

PD e PDL, i principali par-

titi di tali coalizioni, hanno

perso rispettivamente 4 e 6

milioni di voti relativamente al

2008.

Altri protagonisti della Se-

conda Repubblica, quali FLI

ed UDC, sono scomparsi, fa-

gogitati dalla lista Monti, lea-

der della coalizione centrista

da loro stessi promossa, che,

tuttavia, non si afferma come

l’ago della bilancia da tanti

profetizzato.

La Lega Nord si salva so-

stanzialmente in ragione del-

la conquista della Presidenza

della Regione Lombardia.

Sinistra Ecologia e Libertà

riesce ad entrare in Parla-

mento, ma registra un risulta-

to largamente inferiore alle at-

tese, che evidenzia il falli-

mento del tenta-

tivo dichiarato di

spostare a sini-

stra il baricentro

della coalizione

e finisce con il

renderla inin-

fluente.

Nel merito del voto, oltre le

dimensioni del successo del

M5S, colpisce anche e so-

prattutto il risultato inatteso

del Centrodestra, il cui meri-

to va ascritto unicamente alla

figura del suo leader Berlu-

sconi, capace come pochi a

“solleticare la pancia” di un

elettorato quanto mai perme-

abile, volubile. L’insuccesso

delle innumerevoli liste cosid-

dette “identitarie” testimonia i

profondi cambiamenti interve-

nuti nel corpo elettorale, il fat-

to che non esiste davvero

più, per nessuno, quello che

un tempo veniva definito

come “zoccolo duro”.

Per quanto concerne Rivo-

luzione Civile il risultato elet-

torale rappresenta una dura

sconfitta, una pesante inco-

gnita sul suo futuro.

Essa è sicuramente rima-

sta schiacciata tra l’appello al

voto utile a favore del Centro-

Sinistra ed il voto,

marcatamente di

protesta, andato

al M5S, ma ha

perso innanzitutto

per limiti suoi.

Rivoluzione Ci-

vile non è riuscita

nel corso della campagna

elettorale a porre con altret-

tanta forza, accanto ai rile-

vanti temi della legalità e del-

la moralità, quanto relativo

alla questione sociale, a fare

“vivere” il proprio programma,

a dare della stessa la neces-

saria immagine di novità.

Ciò è dipeso dalla debolez-

za di tante delle candidature,

calate dall’alto ed estranee al

territorio di riferimento, che

non hanno

espresso la ne-

cessaria compe-

tenza, dai limiti

manifestati sul

piano della capa-

cità di comunica-

zione da parte di

chi ha avuto accesso ai mez-

zi di informazione.

Oggi a fronte dell’esito elet-

torale negativo anche tutti i

Partiti che hanno fatto parte di

tale lista sono in crisi (nell’ac-

cezione propria del termine),

costretti a sciogliere i nodi po-

litici che attengono alla loro

stessa identità e prospettiva,

al loro posizionamento, alle

loro alleanze, ed a farlo in

tempi brevi, data la precarie-

tà della situazione politica, i

suoi possibili sbocchi e le ele-

zioni europee ed amministra-

tive comunque alle porte.

Sciolti i nodi relativi al loro

essere tali soggetti possono

pensare di affrontare tali sca-

denze sempre e comunque

da soli, ma è difficile immagi-

narne, soprattutto a breve-

medio termine, l’autosufficien-

za, stante che non è la mera

testimonianza la prospettiva

da loro ad oggi propugnata.

E’ possibile

ma assai diffi-

cile per loro

pensare, so-

prattutto alla

luce di quanto

accaduto, ad

un accordo

con il Centro-Sinistra tale co-

munque da garantirne l’auto-

nomia politica ed organizza-

tiva necessaria (e poi, con

quale Centro-Sinistra, con

quale PD, forse quello guida-

to da Renzi, che nei giorni

scorsi ha dichiarato di non

volere alleanze nè con il cen-

tro nè con la sinistra?).

Un’altra ipotesi in campo è

quella di ripartire da Rivolu-

zione Civile, dal risultato ot-

tenuto, cercando di radicare

il movimento nel territorio,

dando vita ad una vera e pro-

pria fase costituente, ma non

è indifferente la scelta di fon-

do circa la natura della stes-

sa.

Infatti, se si punta ad un

soggetto che metta al centro

il cittadino, le idee, la forma

organizzativa, in modo da su-

perare i partiti con la demo-

crazia diretta e la partecipa-

zione, non pochi problemi si

pongono, soprattutto per chi

della forma partito non può o

non vuole fare a meno.

Ciò non esaurisce, ovvia-

mente, lo spettro delle possi-

bilità in campo ma non vi è

dubbio che le stesse sono

quelle sulle quali tende a

concentrarsi l’attenzione.

Come è evidente l’esito del

voto ha radicalmente cambia-

to il panorama politico italia-

no e nessuno può esimersi

dal farvi i conti.

E’ finita una lunga fase e

quella che si è aperta rappre-

senta una incognita, per tut-

ti, vincitori e vinti.

Mauro Alboresi

L’esito del voto, Rivoluzione Civile e le sue componenti, le prospettive

teresse generale di quello chein quel luogo avviene ognigiorno: la tutela della memo-ria e della storia della Resi-stenza.Gli interessi di bottega di

una politica ormai al collassonon c'entrano nulla con la sto-ria di Casa Cervi, la cattivapolitica ed i suoi tornacontidevono restare fuori dallacasa di papà Cervi e di mam-ma Genoeffa.Signori miei, Maria Cervi

cosa direbbe oggi?L'opinione pubblica già pa-

recchio confusa in queste ore,non comprenderebbe e non lacomprenderà, una polemica diquesto tipo attorno ad un luo-go simbolo della Resistenzaitaliana. Se l'obiettivo eraquello di fare del 25 aprileuna festa di partito, cosa chenon credo e a cui mi rifiuto dicredere, allora bisogna avereil coraggio e l'onestà di dirloai cittadini, consapevoli dellaportata politica di un gesto si-m i l eproprioad unm e s edal 25aprile.Se non

è ancoradel tutto chiaro, quello che quiè in ballo, non è tanto la riu-scita di una festa, ma la por-tata storica che il 25 aprilerappresenta.Delapidare tutto questo e lo

torno a dire, per miseri inte-ressi di bottega, sarebbe undanno irreparabile per tutta lastoria della Resistenza, gli in-teressi di partito devono rima-nere fuori, perché si finirebbecol dare fiato a chi ogni annoinsulta la Resistenza con po-lemiche pretestuose.Non comprendere questo,

alla luce di sempre più fre-quenti attacchi di revisioni-smo storico, significherebbeinvece tradire quello che è sta-to il sacrificio di chi visse aCasa Cervi.

Alessandro Fontanesi

MUSEO CERVI

3Zon@civica

Circa due milioni di euro in attesa di essererecuperato dal comune di Reggio Emilia

Ici,Ici,Ici,Ici,Ici, im im im im imu,u,u,u,u, tarif tarif tarif tarif tariffffffa rifa rifa rifa rifa rifiutiiutiiutiiutiiutied ired ired ired ired irpefpefpefpefpef su 800 su 800 su 800 su 800 su 800case fcase fcase fcase fcase fantasmaantasmaantasmaantasmaantasma

L'Agenzia del Territorionel comune di Reggio Emi-lia ha individuato 1.295 fab-bricati o ampliamenti di co-struzioni che risultano nondichiarati al Catasto.

Le particelle delle aree in-teressate vennero anche pub-blicate sulla Gazzetta Uffi-ciale del 26 ottobre del2007.

Si riuscì a scoprire questo"malcostume italiano" gra-zie all'utilizzo delle immagi-ni aeree del territorio con-frontate poi con le mappecatastali.

A distanza di poco più di5 anni iniziano ad emergeredati più certi che possonopermettere al comune diReggio Emilia di interveni-re e recuperare circa duemilioni di evasione tra ici(dal 2008 al 2011), imu(2012) ed irpef non pagatasu centinaia di abitazioni or-mai conosciute e classifica-te dal fisco.

Di quelle 1.295 "case fan-tasma" nel territorio dellacittà la situazione reale adoggi è la seguente.

A 105 immobili è stata giàattribuita una rendita pre-sunta dall'ufficio provincia-le del territorio che ha ri-scontrato le condizioni diaccatastabilità dei "fabbrica-ti mai dichiarati" identificatisulle particelle.

A 690 immobili il proces-so di accertamento si è con-cluso con un aggiornamento

catastale da parte dei sog-getti interessati o, per gliinadempienti, direttamentedall'ufficio con relativo ag-giornamento delle renditecatastali.

A 489 immobili, invece, ilprocesso di accertamento siè concluso negativamenteperché è stato verificato l'in-sussistenza delle condizioniper procedervi in quantol'immobile non ha caratteri-stiche per le quali la norma-tiva prevede l'accatastamen-to.

Sui restanti 11 immobili,infine, non sono ancora ter-minate le verifiche e risulta-no in fase di accertamento.

Ma cosa significano questidati per il comune di ReggioEmilia?

Circa due milione di euroda recuperare tra mancataici, imu, tariffa rifiuti ed ir-

pef.Poco più di 800 abitazio-

ni che sconosciute al fiscoed al comune hanno in que-sti anni goduto di esenzionetotale da tutte le imposte etasse sulle abitazioni.

Un recupero retroattivo (sipossono recuperare gli ulti-mi 5 anni) può restituire allacomunità reggiana il "maltolto", magari anche con unarevisione in basso delle ali-quote imu 2013.

E' sicuramente giusto sin-daco Delrio rivendicare lapossibilità di pagare le im-prese che hanno lavorato estanno "fallendo per man-canza di pagamenti dellapubblica amministrazione"ma se ci attiviamo un po' dipiù verso la lotta all'evasio-ne fiscale si recupererebbe-ro somme sostanziose da de-stinare anche a tale scopo.

Non da meno è utile un in-tervento sui fabbricati cosid-detti ex rurali che come pub-blicato nella Gazzetta Uffi-ciale del 28 dicembre 2007,nel territorio di ReggioEmilia, risultano 314 immo-bili.

Anche su questi immobilisono state attivate rivaluta-zioni di rendita e di catego-ria, quindi, occorre interve-nire come comune con effi-cacia per recuperare altraevasione.

Chiaramente l'appello condati certi che facciamo al-l'amministrazione di ReggioEmilia, vale anche per glialtri comuni reggiani. Bastasolo avere la volontà di re-cuperare il mal tolto alle co-munità facendo pagare il do-vuto ai vari furbetti di quar-tiere ripristinando un princi-pio di equità.

Zon@civica4

23 MARZO ORE 15 PIAZZA XX SETTEMBRE BOLOGNA

BASTA RAZZISMO E SFRUTTAMENTO

CANCELLIAMO LA BOSSI-FINI!

Da più di dieci anni noi migranti sia-mo incatenati dalla legge Bossi-Fini: ilnostro permesso di soggiorno dipendedal lavoro e dal reddito, e per mante-nere i documenti in regola dobbiamoaccettare qualsiasi condizione di lavo-ro e salario.

Se perdiamo il lavoro corriamo il ri-schio di perdere il permesso, di essererinchiusi nei CIE o espulsi.

Già migliaia di migranti dopo avercostruito la propria vita qui hanno do-vuto lasciare il paese perdendo anni dicontributi versati. Già migliaia di mi-granti hanno dovuto separarsi dalle lorofamiglie che sono tornate nei paesi diprovenienza.

I nostri salari sono mangiati dalle tas-se e dai versamenti che siamo costrettia pagare alle Poste per rinnovare unpermesso che spesso scade dopo pochimesi.

Per chi non ha il permesso di soggior-no è impossibile ottenerlo e ogni sana-toria è solo una nuova truffa. Il dirittod’asilo esiste solo sulla carta e non ègarantita nessuna vera accoglienza.

Questo è razzismo istituzionale! Que-sto è sfruttamento!

Oggi, però, noi migranti abbiamo ri-cominciato a sognare.

Abbiamo accumulato forza dentro efuori i posti di lavoro, abbiamo lascia-to alle spalle la paura e abbiamo presoparola insieme, donne e uomini. Ora èarrivato il momento di uscire dai luo-ghi di lavoro, dalle case e dalle comu-nità per invadere le strade tutti insie-me!

È’ arrivato il momento di usare la no-stra forza per liberare dal razzismo isti-tuzionale tutti i migranti, in tutte le ca-tegorie lavorative e in tutte le condi-zioni di vita.

Sappiamo che non siamo soli, al no-

stro fianco ci sono i nostri figli che vo-gliono la cittadinanza per liberarsi dal-le catene del permesso di soggiorno.

Sappiamo che con noi ci sono operaie precari, donne e uomini: perché san-no che la Bossi-Fini con il suo razzi-smo è una legge che divide e indebo-lisce tutti i lavoratori, italiani e migran-ti.

Basta farci dividere dalle leggi! Nes-suno risolverà i nostri problemi al po-sto nostro, soltanto con la nostra forza

possiamo vincere, cancellare la leggeBossi-Fini e conquistare la libertà pertutti i migranti!

Vogliamo che il permesso di soggior-no sia garantito a tutti slegato da lavo-ro e reddito!

Diciamo basta al quotidiano razzismoistituzionale!

Non vogliamo più sanatorie truffa!Non vogliamo più la farsa dei per-

messi umanitari e del finto diritto d’asi-lo!

Vogliamo chiusi per sempre tutti iCIE!

Ricominciamo a sognare: il

23 marzo manifestazione

generale dei migranti,

basta razzismo

e sfruttamento!

Perché saremo in piazza

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5Zon@civica

Nei giorni scorsi è stata discussa in consi-

glio comunale a Reggio Emilia una mozio-

ne d’iniziativa popolare che facilita la mas-

sima partecipazione ed espressione di voto

in assemblea dei piccoli azioni, molti dei

quali utenti della società.

Approvata all’unanimità questa mozione,

prima nel suo genere in Italia, è una con-

quista importante per la democrazia parte-

cipata che anche altre società quotate pri-

ma o poi dovranno applicare. Dare la pos-

sibilità del voto per corrispondenza farà ve-

nir meno quelle “incrostazioni” che si crea-

no tra “azionisti privilegiati” che con il 30%

del capitale e puntando sulla non presen-

za in assemblea dell’altro 70% di azionisti,

decidono le strategie della società.

E’ stato approvato anche un ordine del gior-

no che attribuisce agli azioni la decisione

di stabilire l’importo degli stipendi dei ma-

nager e non, come è previsto in tutte le so-

cietà quotate, ad un collegio nominato da-

gli stessi amministratori.

Segue testo mozione

Premesso che la direttiva 2007/36/CE del

Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11

luglio 2007, relativa all’esercizio di alcuni

diritti degli azionisti di società quotate, ri-

porta agli articoli:

4 Parità di trattamento degli azionisti

“La società assicura la parità di trattamen-

to di tutti gli azionisti che si trovano nella

stessa posizione per quanto concerne la

partecipazione e l’esercizio dei diritti di voto

in assemblea”;

8 Partecipazione all’assemblea con mez-

zi elettronici

“1. Gli Stati membri consentono alle so-

cietà di offrire ai loro azionisti qualsiasi for-

ma di partecipazione all’assemblea con

mezzi elettronici, in particolare in una o più

delle seguenti forme:

a) trasmissione in tempo reale dell’as-

semblea;

b) comunicazione a due vie, in tempo re-

ale, che consenta agli azionisti di interve-

nire in assemblea da un’altra località;

c) un meccanismo per esercitare il diritto

di voto, prima dell’assemblea o durante il

suo svolgimento, senza che sia necessa-

rio designare un rappresentante fisicamen-

te presente alla stessa.

2. Il ricorso a mezzi elettronici per con-

sentire agli azionisti di partecipare all’as-

semblea può essere soggetto solo ai requi-

siti e ai vincoli necessari per assicurare

l’identificazione degli azionisti e la sicurez-

za delle comunicazioni elettroniche e solo

nella misura in cui detti requisiti e vincoli

siano proporzionati al raggiungimento di tali

obiettivi”.

12 Voto per corrispondenza

“Gli Stati membri consentono alle socie-

tà di offrire ai loro azionisti la possibilità di

votare per corrispondenza prima dell’as-

semblea. Il voto per corrispondenza può es-

sere assoggettato unicamente ai requisiti e

ai vincoli necessari ad assicurare l’identifi-

cazione degli azionisti e solo nella misura

in cui detti requisiti e vincoli sono propor-

zionati al raggiungimento di tale obiettivo”.

Considerato che l’attuazione della diret-

tiva europea 2007/36/CE è stata recepita

dall’Italia con l’approvazione del Decreto

Legislativo n. 27 del 27 gennaio 2010, in

particolare all’art. 2370 Diritto d'intervento

all'assemblea ed esercizio del voto (codi-

ce civile) dove al comma 4 cita “Lo statu-

to può consentire l'intervento all'assemblea

mediante mezzi di telecomunicazione o

l'espressione del voto per corrispondenza.

Chi esprime il voto per corrispondenza si

considera intervenuto all'assemblea”.

Tenuto conto:

- che l'articolo 127 del Dlgs 58/1998 (il co-

siddetto Tuf) rimette la materia del voto elet-

tronico alla disciplina Consob;

- che il regolamento 11971/1999, come in-

novato dalla deliberazione Consob 17592

del 14 dicembre 2010, attua questa previ-

sione del Tuf;

- che la disciplina Consob (contenuta nel

nuovo articolo 143-bis del regolamento

emittenti) lascia ampia autonomia statuta-

ria alle società quotate, consentendo che

il voto sia espresso – senza la necessità

per il socio di designare un delegato per

Approvata all’unanimità mozione di iniziativa popolare

A difesa dei piccoli azionisti di Iren s.p.a.

l'espressione del voto;

- che l'unica prescrizione che Consob det-

ta è che lo statuto possa condizionare

l'espressione elettronica del voto unica-

mente alla prescrizione di “requisiti per

l'identificazione dei soggetti a cui spetta il

diritto di voto e per la sicurezza delle co-

municazioni” e che si tratti di requisiti “pro-

porzionati al raggiungimento di tali obietti-

vi”.

- che l'art. 135-novies, c. 5, del TUF, in-

serito dal Dlgs 27/2010 stabilisce che il de-

legato può consegnare o trasmettere una

copia, anche su ausilio informatico, della

delega, assicurando sotto la propria re-

sponsabilità la conformità all'originale e

l'identità del delegante.

- che la delega di voto può essere affida-

ta -se previsto dallo statuto- anche ad un

rappresentante designato della società

(una nuova figura che si limita a registrare

le decisioni prese in autonomia dagli azio-

nisti - nuovo art. 135 undecies, c. 2 del Tuf).

il Consiglio Comunale

di Reggio Emilia delibera

di fornire al Sindaco, in qualità di legale

rappresentante del Comune di Reggio Emi-

lia, azionista della società Iren s.p.a., i se-

guenti indirizzi.

Proporre, anche tramite il coinvolgimen-

to di altri azionisti pubblici del patto di sin-

dacato, la modificare dello statuto della So-

cietà Iren s.p.a. affinché:

- venga favorito l'espressione del voto,

per corrispondenza, da parte del socio;

- venga previsto il voto espresso durante

lo svolgimento di un'assemblea cui il socio

partecipa pur sempre "in diretta", seppur

potendosi palesare non con la voce ma

solo elettronicamente;

- preveda il rilascio e la trasmissione della

delega in forma elettronica.

Primo Firmatario Donato Vena

Zon@civica6

Il Consiglio provinciale haapprovato il Bilancio di pre-visione 2013 con il voto fa-vorevole dei gruppi di mag-gioranza, contrarie tutte leopposizioni.All'approvazione del bilan-

cio di previsione 2013 si ègiunti ad anno iniziato, comeaveva ricordato l’assessorealle Risorse economico-fi-nanziarie, Antonietta Ace-renza (del PdCI) al momen-to della presentazione del bi-lancio, “a causa della situa-zione di grande incertezzache ha connotato la vitaamministrativa delle Pro-vince italiane negli ultimianni, con diverse propostedi cambiamento dell'assettoistituzionale che si sonoconfrontate, sfociando inprovvedimenti legislativipoi congelati, ma che han-no modificato il quadro dicertezze entro il quale si eraoperato per molto tempo”.“ Il quadro di incertezza ed

i tagli indiscriminati ai bi-lanci hanno reso assai dif-ficoltosa l'azione di gover-no locale, tra annunci di ri-sorse disponibili poi taglia-te sia dallo Stato sia dallaRegione, restrizioni conti-nue dell'autonomia fino alla

negazione dei principi co-stituzionali”, aveva spiegatol’assessore Acerenza sottoli-neando in particolare l’ini-quità di questi “tagli linea-ri che hanno completamen-te ed ingiustamente ignora-to l'opera di autoriformagià messa in campo da di-verse amministrazioni tracui la Provincia di ReggioEmilia, che dal 2006 al2011 è stata in grado di ot-tenere un forte recupero diefficienza della struttura or-ganizzativa, riducendo an-che le spese per Giunta (-23%), dirigenti (-54%),consulenze (-85%) e uten-ze”.Proprio grazie alla gestione

degli anni passati e alla scel-ta anticipatrice di tagliaremolta parte della spesa cor-

rente, prediligendo gli inve-stimenti, la Provincia è sta-ta dunque in grado di presen-tare un bilancio di previsio-ne 2013 in pareggio.Una manovra complessiva-

mente da 121 milioni e241.385,74 euro, “sano edattendibile”, che nonostante11,8 milioni di entrati cor-renti in meno rispetto all’as-sestato 2012 (-18,6%) conti-nua a puntare su investimenticonsistenti, pari a 45 milio-ni di euro, da finanziare at-

Provincia di Reggio Emilia:approvato il bilancio

di previsione 2013

traverso contributi da partedi enti e riconversioni patri-moniali per le quali gli attiamministrativi sono già incorso, così come deliberatodal Consiglio provinciale.Come sempre, gli investi-

menti saranno principalmen-te destinati (36,4 milioni) anuove infrastrutture e manu-tenzione delle strade provin-ciali, prevenzione, controlloe gestione del territorio,mentre altri 5,5 milioni sa-ranno investiti per una scuo-la di qualità, sempre più si-cura e accogliente, a partiredalla costruzione del nuovoPolo scolastico di via fratel-li Rosselli.Contrasto alla crisi con il

sostegno a famiglie, lavora-tori, imprese e giovani (ac-compagnamento e start-up diimprese innovative, micro-credito per l’avvio di attivi-tà imprenditoriali da partedelle donne, Sportello delcittadino, equometro e il pre-zioso lavoro dei Centri perl’impiego) e promozione delterritorio saranno i punti car-dine del lavoro dei prossimimesi, affinché il turismo, lestrutture ricettive e i prodottitipici diventino leva strategi-ca per lo sviluppo gli altricampi di investimento.

L’Italia continua a macinare “pri-mati”: sempre più povertà. Il primo

dato allarmante riguarda la si-tuazione economica delle fami-glie che, secondo Confcommer-cio, il numero di persone "asso-lutamente povere" quest'annosalirà oltre quota 4 milioni. Allafine del 2013, quindi, verrà am-piamente superata la soglia di3,5 milioni certificata ufficial-mente dall'Istat per il 2011, paria oltre il 6% della popolazione. Il dato,

con una previsione massima di 4,2 milio-ni di poveri totali, è contenuto nel Mise-

ry index Confcommercio(MiC), il nuovo indicatore ma-croeconomico mensile di disa-gio sociale. A corollario dei datipresentati a Cernobbio, sul lagodi Como, Confcommercio sot-tolinea che l'Italia in cinqueanni ha prodotto circa 615 nuo-vi poveri al giorno, con que-st'area di disagio grave che è

destinata a crescere ancora, e di molto.

615 n615 n615 n615 n615 nuououououovi povi povi povi povi povvvvveri al gioreri al gioreri al gioreri al gioreri al giornonononono..... Oltr Oltr Oltr Oltr Oltre 4 milioni nel 2013e 4 milioni nel 2013e 4 milioni nel 2013e 4 milioni nel 2013e 4 milioni nel 2013

7Zon@civica

In questi ultimi anni si è di-battuto spesso a spropositoed in maniera del tutto fuor-viante, non tanto sull'effica-cia, ma persino sulla legitti-mità che ancora oggi puòavere lo sciopero come stru-mento di rivendicazione so-ciale, sindacale e politica. Etutto questo è il frutto di unapessima politica che ha pre-ferito nel corso degli annioccuparsi di altro, di ban-che, di finanza; con accordisottobanco, barattando i di-ritti di chi lavora, primo fratutti proprio lo sciopero, peril proprio tornaconto. Altri-menti non si spiegherebbecome sia stato possibile chealla Fiat questo diritto san-cito nella Costituzione, pos-sa essere stato negato senzache nessuno abbia detto ofatto qualcosa. Eppure quel-lo dello sciopero è un dirit-to che non è piovuto dal cie-lo, è costato sacrifici, lottespesso drammatiche, viteumane. E tutto questo la po-litica che ha governato a fasialterne l'Italia negli ultimivent'anni, lo ha completa-mente dimenticato.Proprio nel mese di marzo

del 1943, iniziavano i gran-di scioperi che inflissero ilprimo duro colpo al fasci-smo ed attraverso i qualiprese di fatto il via la Resi-stenza in Italia. E fu proprioda Torino sede di quella Fiatdove oggi lo sciopero non èpiù un diritto, che gli operaiincrociarono le braccia perla prima volta dopo vent'an-ni in cui per lo sciopero siera additati come sovversi-vi, finendo per essere arre-stati nella migliore delle

ipotesi.A Torino seguirono Mila-

no, Sesto San Giovanni,centinaia le aziende in tuttoil nord Italia, oltre 150 milascioperanti, la frattura colregime fascista divenne irre-versibile.

Gli scioperi dettati da mo-tivi economici e da condi-zioni di lavoro insostenibili,contenevano tuttavia moti-vazioni politiche assai rile-vanti e tutto questo oggi do-vrebbe far riflettere proprioquella politica e non soloquella, che punta il dito sul-

la legittimità dello sciopero.Alle ore 10 del 5 marzo

1943 iniziarono da Torino igrandi scioperi che travolse-ro il fascismo, in quella dataprese di fatto il via la Lottadi Liberazione, una lotta chenon fu solo una semplice

protesta e non fu solo unalotta armata, in quelle gior-nate migliaia di donne e mi-gliaia di uomini ebbero ilcoraggio di riprendere inmano il proprio destino, ilproprio futuro e quello ditutta una nazione, ma ciòche più conta fu l'assunzio-

ne di responsabilità che co-storo seppero assumere, bensapendo che l'obiettivo fina-le era di gran lunga superio-re e più importante dei ri-schi che si sarebbero dovutiaffrontare.Si capisce bene che le aspi-

razioni di allora, sono inmodo immutato le medesi-me di oggi, quelle memora-bili pagine della nostra sto-ria non possono e non deb-bono essere derubricatecome un passato ormai fini-to, da quel passato vieneproprio l'insegnamento a ri-prendersi il presente, perchénon c'è indifferenza, non c'èrassegnazione, non c'è "di-strazione" che possa supera-re la volontà di riscatto diun popolo.Qualcuno oggi vorrebbe

dimenticarlo, ma alla finequella storia non solo nonpassa, ma spesso finisce coltornare.

SCIOPERSCIOPERSCIOPERSCIOPERSCIOPEROOOOOUn diritto che non è piovuto dal cielodi Alessandro Fontanesi

Se non erano bastati vent’anni di ri-visitazioni insostenibili e false del-

la storia, ad uso politico, per colpire laResistenza e rivalutare il fascismo, perultima quella elettorale dell’ex premiersulle leggi razziali unica colpa del fa-scismo; se non erano bastate le aper-ture di certa sinistra ormai senza iden-tità, ora c’è da fare i conti pure sulle“interpretazioni” del nuovo movimen-tismo che avanza e che andrà ad inse-diarsi in Parlamento.Le affermazioni della esponente depu-

tata del Movimento 5 Stelle, RobertaLombardi, sono l’ennesima delirantesparata di una politica che sta degene-rando, una politica senza cultura e pri-

va di moralità.Non bastano i consensi e le percentua-

li a favore per accreditarsi ragioni e ve-rità, figurarsi ed in casi come questo,se certe esternazioni non solo non han-no nulla a che fare con quello per cuisi è stati eletti, cioè governare e ammi-nistrare, ma persino con la pretesa diriscrivere la storia e non si sa bene finoa che punto di convenienza.Quella della signora Lombardi è una

provocazione, mi auguro un abbaglio,che credo non possa trovare alcuna col-locazione all’interno di un movimentoche si fonda su principi completamen-te differenti, tuttavia le smentite nonhanno il medesimo tenore di quello di-mostrato in campagna elettorale.

“L ’alto senso dello S tato” del fascismo:altra degenerazione della politica che

va ad insediarsi al Parlamentodi Annamaria Parigi

(continua nella pagina seguente)

Zon@civica8

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Reggio Emilia n. 1.211 del 29/05/08

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Redazione: Paola Ambrosini, Alessan-

dro Fontanesi.

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Un Papa.. l’Argentina ed il tesoro croatoQuello che è stato de-

finito “altissimo sensodello Stato” a propositodel fascismo, bisogne-rebbe però sapere dal-l’onorevole Lombardi inche forma si sia palesa-to storicamente e politi-camente, se durante ledistruzioni e gli incendialle sedi delle coopera-tive o delle camere dellavoro, oppure durantel’omicidio Matteotti, op-pure nelle tante “villetristi” di tutte le cittàitaliane dove si tortura-vano e annientavanocon ogni tipo di inuma-ne bestialità donne euomini, partigiane epartigiani. Oppure danord a sud dell’Italiadurante le stragi impu-nite al fianco dei nazi-sti: Stazzema, Marzabot-to, Boves, Ardeatine.Davvero un “altissimo

senso dello Stato”, pen-sa un po’ se fosse statoinvece bassissimo!Il “fascismo buono” e

l’indulgenza nei con-fronti del fascismo e deifascismi di ogni genere,non trovano riscontrinella storia, proprio perquello che la storia stes-sa ha dimostrato e sonotesi e teorie lugubri peruno Stato che voglia de-finirsi civile e democra-tico.Questo Paese si fonda

su valori e principi benprecisi, tra questi c’èproprio l’antifascismo esu questi valori occorreessere chiari sempre,perché è molto facile es-sere belli e bravi primadel voto, un po’ menodopo, quando alla pro-va dei fatti si esordiscecon premesse a dir pocoscoraggianti come que-sta.

In questi giorni sulle crona-che di tutti i giornali delmondo, tra le principali no-tizie c’è la nomina del nuo-vo Papa argentino, mentretrapela appena la notizia del-la presenza di un presidentedittatore tra gli invitati: Mu-gabe, efferato dittatore del-lo Zimbawe.

Oltre allo sdegno della pre-senza di tali personaggi, inun luogo “santo” come il Va-ticano, nella mia coscienzadi storico, un amaro sorrisomi viene nell’anima. Si, per-ché la chiesa cattolica non ènuova a queste connessionicon criminali nei confrontidell'umanità.

La memoria storica mi ri-porta indietro nel tempo,precisamente negli anni del-la seconda guerra mondiale,ed esattamente in Croazia, laterra delle famigerate mili-zie croate, dei cetnici, degliustascià, criminali considera-ti dagli storici, più efferatidei criminali nazisti.

In quegli anni in Croaziac’era un regime filonazista,quello di Ante Pavelic, checon il beneplacido del Mon-signor Stepinac, (arcivescovodi Belgrado, chiamato l'arci-vescovo del genocidio) orga-nizzarono e perseguirono ilgenocidio dei serbi ortodos-si.

Si parla dell’uccisione del20% della popolazione diquel paese, che contava al-l’epoca circa 6.000.000 di

abitanti, l'efferatezza e lacrudeltà dei miliziani croatisi riversò con modalità inde-scrivibili anche su donne ebambini.

Per la cronaca nel 1998Monsignor Stepinac è statobeatificato dal papa, per i

servigi alla Chiesa cattolica.Ma cosa c’entra la Chiesaargentina?

Ebbene qui entra in scenail segretario dell'Istitutocroato di San Girolamo che,utilizzando il Vaticano comecopertura, organizza la fugadi circa 5.000 criminalicroati.

Questi entrano verso la finedella guerra in Italia, in lo-calità segrete del Vaticano(quelle senza giurisdizionedello stato italiano) e dopoaver pagato con il famoso te-soro sottratto alla popolazio-ne serba della Croazia, siparla di 500 milioni di fran-chi svizzeri di allora, dalporto di Genova, partono per

l'Argentina, dove ad atten-derli c'era la chiesa cattoli-ca locale. Tra essi anche Pa-velic, ricercato si fa per dire,dai servizi segreti di tutto ilmondo.

Ma il tesoro croato che do-veva seguire questi crimina-li in Argentina, a quanto parerimane in Vaticano; servirà asovvenzionare la compagniadei crociati croati, organiz-zazione terroristico, naziona-listica e cattolica, che opere-rà per tentare di rovesciareTito, nei primi anni dopo laguerra.

Tornando al tesoro rimastoin Vaticano, l'allora governoargentino aveva bisogno diquel denaro promesso daicroati, in cambio della lorocopertura; sarebbe servitoper destabilizzare il governoboliviano. Per riprenderlo siscomodo, andando a Roma,Evita Peron ma ritornò amani vuote.

Anni dopo parlerà di que-ste vicende cercando di svia-re alle domande di alcunigiornalisti, come pure fece ilportavoce del Vaticano Na-varro che non negò e nonammise.

La storia fatta di verità na-scoste poi scoprirà tutto eforse tra qualche anno altriarmadi della vergogna ver-ranno aperti.

Ecco cosa mi fa riflettere,un Papa argentino che ha fat-to carriera attraversando ledittature nel silenzio, un te-soro, dei criminali, il Vatica-no e l'Argentina.

Giuseppe Napolitano

(segue dalla pagina 7)

MoVimento 3 Grilli oMoVimento 1000 Stelle?

Finalmente un po’ di democrazia nel Movimento 5 Stelle. Bep-pe, il nipote e il commercialista hanno registrato nel mese didicembre scorso lo Statuto del nuovo partito politico. Dal nonstatuto, allo statuto registrato, fonte di regole e trasparenza nelmovimento. Bene ora però oltre ai tre soci fondatori hanno l’ob-bligo di iscriversi all’Associazione, per portare democrazia, tuttigli eletti alla Camera ed al Senato in modo da creare una veraassemblea che possa decida liberamente della vita politica delmovimento. Beppe non è più tempo delle decisioni ristrette pre-se in famiglia: in democrazia una testa vale un voto.