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EL09a: RELAZIONE ARCHEOLOGICA ARCHEOLOGI: Dott. Omar Filippi, Dott.ssa Teresa Cavallo VARIANTE AL PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI MONTALCINO Zona ricettiva alberghiera Castiglione del Bosco (ar t. 60 comma c4c).

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EL09a: RELAZIONE ARCHEOLOGICA

ARCHEOLOGI: Dott. Omar Filippi,

Dott.ssa Teresa Cavallo

VARIANTE AL PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI MONTALCINO

Zona ricettiva alberghiera Castiglione del Bosco (ar t. 60 comma c4c).

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PREMESSA

La presente relazione è una raccolta di informazioni, una sintesi generale in merito a quanto fi no ad ora noto a proposito delle attestazioni archeologiche presso Castiglione del Bosco, oggetto del progetto di “VARIANTE AL PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI MONTALCINO, Zona ri-cettiva alberghiera Castiglione del Bosco (ar t. 60 comma c4c).

1. INTRODUZIONE

La presente relazione è un veicolo per la contestualizzazione dell’area oggetto dell’intervento nella generale diacronia delle dinamiche insediative che hanno caratterizzato il territorio di Montalcino, per il quale solo il record archeologico relativo al periodo preistorico, almeno fi no al neolitico, sembrerebbe meno rap-presentativo, ma questo vuoto, che non può essere esclusivamente letto nella di-rezione unica e semplicistica di assenza di frequentazioni, deve essere ricollegato piuttosto alla diffi coltà di conservazione delle evidenze preistoriche relative alle fasi pre-neolitiche.1

I dati qui esposti sono prevalentemente tratti dal Volume XII della Carta Archeo-logica della Provincia di Siena dedicato a Montalcino e curato dal Dot. Stefano Campana (Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena) con la cooperazione dell’Amministrazione Provinciale di Siena, che sin dal 1990 partecipa alla realizzazione della Carta Archeologica della Provincia. Il volume contiene una elaborazione dei dati bibliografi ci e archivistici e una rilettura degli stessi alla luce delle emergense individuate in ricognizione, che fanno del territorio ilcinese un caso esemplare dal punto di vista della quantità di testimonianze archeologiche. La loro distribuzione sul territorio ha permesso al Dot. Campana di distingue defi nite aree sensibili caratterizzate da elevato potenziale arche-ologico; in particolare l’autore individua come aree sensibili: • (sistematicamente) quasi tutti gli spazi che si affacciano sulla bassa Val d’Orcia. I terreni circostanti il castello della Velona, l’area tra Castelnuovo dell’Abate e il fondovalle, i terrazzi tra il podere Ferraiole e il podere Sesta, i terrazzi tra S. Angelo in Colle e il corso dell’Orcia, l’altipiano di Argiano, la zona tra Camigliano e Poggio alle Mura;

1 S. CAMPANA, Ricognizione Archeologica del Territorio di Montalcino: Risultati preliminari, p.4 “I rinvenimenti noti attestano la fre-quentazione sporadica del territorio tra paleolitico inferiore e mesolitoco. Come prevedibile la ricognizione di superfi cie ha registrato uno scarso successo per l’intero periodo. E’ questo un problema ricorrente nello studio dei paesaggi antichi. Le fasi pre e proto storiche risultano scarsamente attestate probabilmente a causa della minore incisività delle popolazioni sul territorio. Le tracce superstiti sono labili e diffi cili da riconoscere in assenza di specialisti del settore.”

In rosso area M Castiglione del Bosco, in giallo aree campione della ricognizione di superfi cie.

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• campione C: tra S. Antimo e il podere Poderina (Valle dello Starcia);• tra S. Restituta e il podere Brizio;• tra Camigliano e Castel Giocondo;• tra le pendici settentrionali di Montalcino fi no al poggio di Montosoli;• tra il podere San Piero e il podere Sorgenti Alcaline;• tra Castiglion del Bosco e Badia Ardenga;• tra Torrenieri e il podere Celamonti.

2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E USO DEL SUOLO

L’area oggetto dell’intervento, ricadendo all’interno della Dorsale di Montalcino, si caratterizza geomor-fologicamente per caratteri tendenzialmente montuosi; la Dorsale, che corre da nord-ovest a sud-est del comune, separa il bacino di Siena da quello della bassa val d’Orcia. Partendo da Castiglione del Bosco e arrivando fi no a Castelnuovo dell’Abate il territorio comunale è attraversato trasversalmente da un’ampia fascia di territorio caratterizzata da vegetazione boschiva; in direzione sud i boschi si diradano per far posto a oliveti e vigneti.

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3. INDAGINE BIBLIOGRAFICA

Ogni ricerca a carattere storico è legata a fonti bibliografi che e archivistiche provenienti dalla lettera-tura scientifi ca in materia e dai dati forniti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Alla fi ne del XIX secolo con un Regio Decreto viene formalizzato un uffi cio ministeriale per la Carta Archeologica d’Italia e nacquero così le prime edizioni delle carte archeologiche. L’ambizioso progetto di raccolta e segnalazione di tutti i siti archeologici sul territorio italiano culmina negli anni Venti del secolo scorso con i volumi della Forma Italiae sotto l’egida dell’Accademia dei Lincei e dell’Unione Accademica Nazionale.Negli anni ’20-’30 del secolo scorso R. Bianchi-Bandinelli elaborò un progetto di Carta Archeologica basato sulla raccolta di rinvenimenti noti, classifi cati geografi camente, per defi nizione e cronologia. Altro momento importante nell’opera di censimento dei beni archeologici fu l’edizione dell’Atlante dei Siti Archeologici della Toscana (ASAT, 1992) ad opera dalla Regione Toscana e curato da Mario Torelli. Questo lavoro contiene lo spoglio di tutta la bibliografi a e dei documenti contenuti negli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici, a partire dal 1890 fi no al 1970. L’opera combina dati documen-tari-bibliografi ci e topografi ci che sono confl uiti in un’opera organizzata in due volumi rispettivamente dedicati al repertorio delle attestazioni e alle carte di distribuzione dei siti, suddivise in fogli cartografi ci in scala 1:100.000. L’Atlante, di facile accesso e consultazione, voleva essere uno strumento di program-mazione, tutela e gestione del patrimonio storico-archeologico, dentro al quale sarebbero dovuti confl u-ire progetti di cartografi a acheologica a scala provinciale. L’eco di questa iniziativa mobilitò le province di Siena e Grosseto, e alcuni comuni della Val di Cornia e dell’area volterrana, concorrendo alla realizzazione di un organico Progetto Carta Archeologica della Regione Toscana, all’interno del quale il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena, curato da R. Francovich, A. Pellicanò e M. Pasquinucci, è un’importante contributo; in quest’ultimo progetto a scala provinciale si inserisce il Volume XII della Carta Archeologica curato dal Dot. Stefano Campana e dedicato al territorio comunale di Montalcino. Il volume rappresenta una sintesi scientifi ca attendibile ed affi dabile sia in merito a quanto emerso durante l’attività sul campo, sia in merito alla raccolta delle conoscenze pregresse sul territorio tratte dall’edito sopra citato e da tutta la tradizione di studi più pretta-mente locali legati alle attività del Comitato Ricerche e Studi Etruschi ed Italici (CAPRIOLI 1994) e di Marco Pistoni, queste ultime edite nella Guida Archeologica della Val d’Orcia (PISTOI 1997). All’interno del catalogo dei siti contenuto nel Volume XII i rinvenimenti sono stati numerati progres-sivamente da 1 a 100 con riferimento all’edito e con numerazione maggiore di 100 in riferimento a siti inediti emersi da ricognizione. Ogni sito è associato ad un toponimo che è relativo al luogo preciso di rinvenimento nel caso di esatta corrispondenza o al luogo più vicino in caso contrario.Le informazioni contenute nelle schede di ciascun sito possono essere distinte in due gruppi:1. elementi di localizzazione, caratterizzazione geografi che e geologiche, toponimo, riferimento cart-grafi co (da IGM 1:25.000 o CTR 1:10.000), coordinate geografi che Gauss-Boaga, quota altitudinale, formazione geologica di riferimento,, morfologia, bacino di approviggionamento idrico, uso del suolo attuale e descrizione del sito.2. caratteristiche dell’evidenza archeologica, affi dabilità identifi cazione, stato di conservazione del depo-sito, descrizione del deposito in superfi cie, defi nizione del deposito, interpretazione e cronologia.In conclusione il Volume rappresenta un ottimo strumento di sintesi delle dinamiche insediative del territorio comunale di Montalcino nella diacronia storica, oltre che un ricco bacino bibliografi co da cui attingere per la valutazione diretta dell’edito e delle informazioni pregresse.

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4. IL QUADRO STORICO: SINTESI PER PERIODO

Il quadro storico del territorio di Montalcino è dedotto dai risultati editi dell’ultimo lavoro diretto dal Dot. Stefano Campana dell’Università degli Studi di Siena, nell’ambito della Carta Archeologica della Provincia di Siena.

Pre-protostoriaLe più antiche attestazioni del Paleolitico Inferiore presenti nel territorio di Montalcino sono tutte da riferirsi a raccolte di superfi cie, presso Pievecchia (a nord di Montalcino).In questi siti sono stati rinvenuti utensili appartenenti alla cultura acheuleana e databili in Italia in un arco cronologico compreso tra i 500 e i 130 mila anni fa.Una copiosa testimonianza riferibile alla prima parte del Paleolitico Superiore (32.000-30.000 anni fa) è stata rinvenuta durante gli scavi effettuati nel 1968 in località Vadossi sul limite di un terrazzo fl uviale del fi ume Ombrone. Sono stati rinvenuti circa 2000 manufatti litici appartenenti al “fi lone uluzzo-auri-gnaziano”.

Posizionamento dei principali siti archeologici editi

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Un altra zona fortemente popolata nella preistoria furono le Cave Porzia presso Castelnuovo dell’Abate dove a partire dagli anni ‘60 vari studiosi scavarono e recuperarono materiali pertinenti a sepolture in grotta ed abitati.In particolare nella Buca di Sant’Antimo furono recuperati materiali archeologici pertinenti perlopiù a sepolture che vanno dalla fi ne del V alla seconda metà del II millennio (Neolitico, Eneolitico, Età del Bronzo antico e medio).Di rilievo sono le ceramiche tardo neolitiche riferibili alla cultura Chassey-Lagozza e i due vasi di argilla fi gulina dello stile Serra d’Alto, importante produzione ceramica sviluppatasi tra Puglia e Basilicata, che testimonia i contatti avvenuti tra l’area della Val d’Orcia e l’Italia meridionale.Da citare anche la frequentazione dell’Età del Bronzo emersa durante gli scavi sul poggio della Civitella, databile alla fi ne del II millennio a. C., e riferibile probabilmente a scopi cultuali. Malgrado le importanti testimonianze sul territorio, a causa di tracce archeologiche deboli e di diffi cile lettura se non affrontate da esperti, non è possibile avanzare una sintesi ipotetica sullo sviluppo dell’oc-cupazione territoriale.Il panorama delle segnalazioni é molto eterogeneo; solamente l’area delle Cave Porzia indica una fre-quentazione duratura forse dettata da condizioni favorevoli (ripari in grotta, acqua ecc.); il resto dei rinvenimenti, inerenti occupazioni/frequentazioni su terrazzi fl uviali, ad esempio Vadossi, sono piuttosto diffuse e ricorrenti, come nel caso delle attestazioni inerenti le limitrofe valli del Merse.

Età EtruscaPer la fase etrusca sono note molte segnalazioni e recuperi sistematici che coprono tutto l’arco di tempo che va dall’età arcaica fi no alla romanizzazione.A parte i due bronzetti raffi guranti una fi gura maschile e una femminili databili al 600 a.C. e proba-bilmente parti di una stipe votiva di ignota localizzazione, di particolare rilievo è il sito archeologico del Poggio della Civitella, che Ranuccio Bianchi Bandinelli interpretò come “castelliere protostorico” probabilmente l’aspetto grezzo della struttura. un ammasso circolare di pietre con un diametro di circa 40 mt, trasse in inganno lo studioso. Gli scavi intrapresi nel 1993 dall’Università di Firenze in collabora-zione con l’Associazione di Studi Etruschi e Italici di Montalcino, hanno permesso di rilevare che i resti murari sulla sommità del poggio appartengono ad una fortezza di età ellenistica che si è sovrapposta ad un villaggio di età arcaica, fondato con buona probabilità per iniziativa della città stato di Chiusi.Il villaggio, dotato di aree produttive-artigianali, cultuali, sepolcrali, dopo circa due secoli di abbandono nel IV sec. a. C. viene fortifi cato, probabilmente a seguito della pressione esercitata dai romani sui con-fi ni chiusini. La struttura ebbe vita breve, infatti a partire dal 294 a.C., anno della conquista della vicina Roselle, tutta l’Etruria verrà progressivamente sottomessa a Roma.Probabilmente il sito di Poggio Civitella posto in posizione dominante, rappresenta il punto focale di un sistema insediativo costituito da altri insediamenti satellite come: Poggio alle Mura, Sant’Angelo in Colle e Castelnuovo dell’Abate che potrebbero rappresentare gli avamposti di controllo della bassa Val d’Orcia; così come i siti di Poggio Castellare e Poggio d’Arna furono probabilmente concepiti per con-trollare l’imboccatura della valle e la viabilità verso Poggio Civitella.Nel territorio i grandi siti accentrati si alternano a case rurali di piccole e grandi dimensioni collocate sulle basse colline che degradano verso i fi umi.Tra i siti etruschi di maggiore rilevanza, inerenti sia necropoli che abitati, si annoverano: Camigliano, Pod. Brizio, Pod. Bozzolino, Pod. Sesta, Sant’Antimo, Tavarnelle, Badia Ardenga, Podere Poverina, Po-dere Palazza, Montosoli, Villa a Tolli.La rete insediativa appare costituita da piccoli agglomerati poco distanti tra loro con all’interno alcune

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unità abitative. La scelta della casa sparsa sembra del tutto marginale. Le caratteristiche paesaggistiche degli spazi in cui sorgono gli insediamenti sono eterogenee e gli agglo-merati si collocano in facies paesaggistiche che privilegino la componente strategica legata a importanti arterie di traffi co, già da questa fase riconoscibili in due direttrici viarie principali che collegano i centri della costa alla Valdichiana e al Valdarno: da est a ovest, dalla confl uenza Orcia-Ombrone verso Poggio

Principali aree insediative e direttrici viarie (VI sec. a.C). Immagini da CAMPANA, 2014, Volume XII, p.277)

Principali aree insediative e direttrici viarie (III-II sec. a.C). Immagini da CAMPANA, 2014, Volume XII, p.278)

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della Civitella, Montalcino, Montosoli, Badia Ardenga, segue poi la Valle dell’Ombrone raggiungendo Poggio Civitate, accesso alla via attraverso il Chianti che consente di raggiungere il Valdarno; da est a ovest, sempre dalla confl uenza Orcia-Ombrone, verso il Bozzolino, Sesta, Sant’Antimo e, lasciato Mon-talcino, prosegue attraverso la Val d’Orcia oltre il valico di Castelluccio-La Foce accedendo così alla Valdichiana (Chiusi, Arezzo e Cortona).

Età romanaIl territorio montalcinese, subisce una romanizzazione precoce e repentina, infatti non sembrerebbe testi-moniata la fase transitoria in cui il sistema e l’ordinamento rurale etrusco entrano in crisi determinando contrazioni demografi che, ma piuttosto si registra un incremento di siti rurali.Undici fattorie, settantasei abitazioni monofamiliari, nove annessi funzionali, una villa e due contesti sporadici sono le interpretazioni fornite per le anomalie registrate sul campo nell’ambito del progetto di redazione della Carta Archeologica del Comune di Montalcino ad opera dell’Università degli Studi di Siena. A questi si sommano 21 emergenze note, costituite da necropoli e dalle ville di Pod. Brizio, Pod. Bozzolino e Pod. Sesta.Anche nei limitrofi comuni di Castel del Piano e Cinigiano risultano attestati dei siti romani che occupa-no le colline a sud del fi ume Orcia, a testimoniare e confermare che il modello insediativo proposto per

Principali aree insediative e direttrici viarie (tarda Repubblica-Prima Età Imperiale). Immagini da CAMPANA, 2014, Volume XII, p.279)

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il versante settentrionale della bassa Val d’Orcia si può estendere anche a quello meridionale.Le località che registrato maggior frequenza di siti sono concentrate nella bassa Valle dell’Orcia: il Pod. Centine, il Pod. Lambertino, il Pod. Bozzolino, Pod. Sesta, Brizio, Argiano, Pod. Pozzuolo (Cinigiano), Loc. Il Colombaio (Casteldelpiano), fosso del Dragone e Santa Restituta. La gerarchia insediativa vede nella villa o nel villaggio l’elemento centrale che si dispone in corrispon-denza o nei pressi dei principali centri ellenistici, alle dipendenze di queste si trovano le fattorie che a loro volta hanno come satelliti una miriade di piccole case e strutture produttive, in parte anche utilizzate stagionalmente per attività silvo-pastorali.Apparentemente i siti di età romana si collocano della media e bassa collina lungo i terrazzi fl uviali prossimi al corso dell’Orcia, più a monte sono utilizzati i dolci versanti collinari che dominano il fondo-valle.

Tra tarda antichità e basso medioevo ( metà V – XIV sec. d. C.)Nel periodo compreso tra la tarda antichità e l’alto medioevo (metà V – VI sec. d. C.) si assiste ad una rioccupazione sistematica delle ville e delle fattorie di età imperiale. La rioccupazione delle strutture di epoca romano imperiale sembra essere in stretta connessione con i principali assi viari che attraversano il territorio, rimasti sostanzialmente inalterati rispetto al periodo precedente. La stessa tendenza sembra emergere dalle ricerche che Vaccaro sta conducendo nel territorio di Cinigiano, dove sembra che tra X e XII secolo una rete di villaggi sulle alture coesista o con nuclei insediativi minori che talvolta riutilizzano siti abbandonati alla fi ne della tarda antichità, o con siti che sorgono ex-novo.Tra VII e VIII sec. d. C. le fonti attestano la presenza di due chiese, tre pievi, due vici, un monastero e un castrum, tra cui compaiono Sant’ Angelo in Colle, ricordato nel breve inquisitionis del 715 come: “ ecclesia S. Angeli a bollensis” , e una chiesa in località Sesta.

Principali aree insediative e direttrici viarie (tardo antico-alto medioevo). Immagini da CAMPANA, 2014, Volume XII, p.283)

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Un cambiamento nell’assetto organizzativo del territorio avviene tra il IX e il X sec. d. C. con la fon-dazione dell’Abbazia di Sant’Antimo, destinata ad assumere un ruolo centrale nell’amministrazione dell’intero comprensorio.Se, ancora nel corso dell’XI sec. d. C., gli insediamenti si sviluppano intorno a strutture a carattere reli-gioso, nel XIII sec. d. C. l’elemento centrale del sistema di popolamento diventa il castello.La documentazione scritta segnala la presenza, sul territorio, di ben otto castelli: Montalcino, Argiano, Camigliano, Castel Nuovo dell’Abate, Castiglion del Bosco, Sant’Angelo in Colle, Torrenieri, Velona.Il periodo corrispondente al basso medioevo (XIII-XIV sec. d. C.) è documentato, dal punto di vista stret-tamente archeologico, solo da rinvenimenti di tipo sporadico, concentrati soprattutto nelle vicinanze di importanti centri, quali il Castello di Montalcino, le ville medievali di Collodi e Frassina e nei pressi di Castel Nuovo dell’Abate.

Principali aree insediative tra tardo antico e alto medioevo. (Immagini da CAMPANA, 2014, Volume XII, p.288)

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CASTIGLION DEL BOSCO

Il volume XII contiene un’analisi e una sintesi delle informazioni pregresse sul territorio di Montalcino che, oltre all’edito moderno-contemporaneo, comprende anche la documentazione “erudita” prodotta da Tullio Canali nel XVIII secolo; lo spoglio delle fonti ha permesso di censire 166 siti, immessi nel Sistema informativo territoriale e nel Data Base Carta Archeologica del Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali dell’Università di Siena. La maggior parte di queste informazioni bibliografi che però se da una parte risulta utile per l’interpretazione dell’evidenza e valida per la ricchezza descrittiva dei reperti recu-perati, dall’altra è carente in merito a precisi e puntuali riferimenti di natura geografi ca che in alcuni casi ne impediscono una corretta e attendibile referenziazione. Il lavoro del dot. Campana è stato strutturato in maniera tale da limitare e circoscrivere questa carenza attraverso un’analisi puntuale dell’edito e una ricerca diretta sul campo, al fi ne di ottenere informazioni attendibili e corrette per un coerente posizio-namento su sistemi di georeferenziazione territoriale. Quando ciò non è stato possibile il rinvenimento edito è stato posizionato in base all’approssimazione geografi ca desumibile dalle notizie riportate dalle fonti2. Questa circostanza sembrerebbe caratterizzare le testimonianze relative ai rinvenimenti riferibili a Castiglione del Bosco, la cui presenza, al di fuori di un corretto posizionamento geografi co, testimonia l’elevato potenziale archeologico di un’estesa area che circonda lo specifi co luogo in questione, già ricco in se stesso di evidenze tangibili riferibili alla frequentazione medievale3.Una necropoli di età romana composta da tombe alla cappuccina estesa per oltre 2 Km, segnalazioni di tombe isolate, insieme alla presenza il loco di evidenze medievali e ai poco distanti ruderi della chiesa di San Michele, sono elementi utili per defi nire un’areale sensibile dal punto di vista archeologico spe-cialmente in considerazione della fi tta vegetazione che ricorpre l’area e delle conseguenti diffi coltà che questa arreca ad una ricerca archeologica di supefi cie.4 Il posizionamento delle testimonianze citate restituito cartografi camente nell’opera del Dot. Campana è presumibilmente frutto di uno stringente rapporto tra informazione geografi che edite e confronto con elementi toponomastici; questo risulta comprovato sia dalla numerazione dei siti rinvenuti nella località in oggetto, inferiore a 100 relativa a siti editi, sia dalla natura stessa delle evidenze (tombe) in rapporto all’uso del suolo.Le diffi coltà legate all’uso del suolo in rapporto alla visibilità sono state verifi cate durante il sopralluogo, in occasione del quale è stato anche possibile appurare che la parte dell’intervento defi nita dal codice b2

2 CAMPANA, 2014, p.59

3 CAMPANA S. 2014, p.61

4 CAMPANA S. 2014, p.61

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nella tavola inquadramento territoriale e tavola dei vincoli ad opera dell’Arch. T. Giannelli, è già stata oggetto di scavo per la realizzazione di un parcheggio. Quest’area ricade a sud ovest della rocca ed è adiacente lungo il lato nord alla strada provinciale che da Montalcino conduce a Buonconvento.

Localizzazione area intervento b2. A sinistra Tavola Arch. T.Giannelli

Area parcheggio esistente.

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SITI EDITI

La numerazione dei siti fa riferimento a quella della Carta Archeologica Volume XII. Montalcino, essendo compresa tra 1 e 100, rientra, in riferi-mento alla numerazione proposta da Campana nel Volume XII della Carta Archeologica della Provincia di Siena (CAMPANA, 2014), si riferisce a siti editi e noti bibliografi camente e non a emergenze inedite perchè emerse durante la ricognizione; il volume inoltre non contiene elementi necessari a valutare l’eventuale associazione tra evidenze bibliografi che e distribuzione di materiale archeologico in situ, dunque le coordinate proposte potrebbero essere solo indicative di un’areale potenzialmente sensibile che fa capo al principale riferimento topografi co riportato, cioè Castiglione del Bosco.

1. CASTIGLIONE DEL BOSCO: sommità collinare, fosso l’Inferno; area edifi cata.coordinate: F.120 II-4773040/1697215 Bibliografi a: CAMPANA, 2014, p.73; PISTOI, 1997, p. 108; SE XXI, 1935, p.284; SE XXI, 1950, p. 273.Descrizione sito: rinvenimento in zona non meglio precisata nelle immediate vicinanze di Castiglione del Bosco in proprietà Palazzuoli; fu rinvenuta un’urna in pietra fetida, un’olla e una ciotola di argilla, interpretati come tomba isolata ascrivibile al IV-I sec. a.C.La collocazione geografi ca del sito in base alle coordinate ge-ografi che fornite da Campana, risulta approssimativa: è stato cartografato un sito solo in riferimento alle informazioni geo-grafi che recuperabili dall’edito, che come principale punto di riferimento/orinetamento danno Castiglione del Bosco. Inoltre, come specifi ca lo stesso autore, il sito è indicato con numerazio-ne inferiore a 100, dunque riferibile a segnalazioni bibliografi -che non verifi cate o riscontrate sul terreno. 2. CASTIGLIONE DEL BOSCO: sommità collinare, fosso l’In-ferno; area edifi cata.coordinate: F.120 II-4773040/1697205 Bibliografi a: CAMPANA, 2014, p.73; SE IX, 1935, p.284.Descrizione sito: rinvenimento in zona non meglio precisata nelle immediate vicinanze di Castiglione del Bosco; fu rinvenuta un’ur-na cineraria associata a materiali fi ttili ascrivibili al IV-I sec. a.C.Il sito non è stato individuato e le coordinate sono indicative di un’area il cui riferimento topografi co più prossimo è Castiglione del Bosco.

Posizionamento Sito 1. Coordinate Campana p. 73

Posizionamento Sito 2. Coordinate Campana p. 73

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9. FOSSO del DRAGONE- Montalcino: piede di Collina, fosso del Dragone, bosco.coordinate: F.120 II-4769891/1695808Bibliografi a: CAMPANA, 2014, p.76; CAPRIOLI, 1994, p. 63-64Descrizione sito: Nel 1966 durante lavori di rimboschimento nell’area demaniale di Castiglione del Bo-sco, presso Fosso del Dragone, furono rinvenute delle sepolture alla cappuccina, profonde 1 mt. Caprioli afferma che le sepolture, inerenti una necropoli romana, si estendono per 2 km e le descrive composte da un orciolo in terracotta contenente le ceneri del defunto, coper-to da tre laterizi di cui due diposti a formare il doppio spioven- t e colmato da un coppo. Tra i materiali riferisce di un’ampolla in vetro verde, di una bocchetta integra in vetro azzurro e di una patera in terra sigillata italica con bollo d’offi cina: c(aii).volu-seni.optatus. In base ai materiali la necropoli può essere ascritta ad un periodo compreso tra il I secolo a.C e il I secolo d.C.

11. SAN MICHELE: sommità collinare; Fosso delle Corbelle.coordinate: F.120 II-4771010/1695001Bibliografi a: CAMPANA, 2014, p.77; CAPRIOLI, 1994, p. 75Descrizione sito: Chiesa fortifi cata non inquadrabile cronolo-gicamente.Stato conservazione del deposito: buono

San Michele. Immagine da Caprioli 1994, p.94San Michele. Immagine da Campana 2013, p.78

Da sinistra. Reperti dalla necropoli Fosso del Dragone e ricostruzione tomba (Immagini da Caprioli, 1994, p.69); a destra Posizionamento Sito 9. Coordinate Campana p. 73

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13. PODERE ITALIA: versante collinare; Fosso dell’Inferno; area edifi cata.coordinate: F.120 II-4772987/1697199 - attendibilità di identifi -cazione: buonaBibliografi a: CAMPANA, 2014, p.73; PISTOI, 1997, p. 108; CAPRIOLI, 1994, p. 36Descrizione sito: Per la descrizione del sito si riporta l’osserva-zione diretta di Caprioli al quale venne segnalato il rinvenimento, edito nel 1994 in Montacino diecimila anni di vita alla luce dei ritrovamenti archeologici. “Nel 1951 a Castiglione del Bosco, vi-cino al Podere Italia, durante i lavori di ampliamento della strada, ci venne segnalata la presenza di una probabile tomba; intervenia-mo e dentro una nicchia scavata nel terreno tufaceo rinveniamo un’urna rettangolare in pietra fetida con agli angoli piedi geome-trici sporgenti contenente i resti della cremazione e due canopi ossuari in semplice terracotta muniti di coperchi.” (CAPRIOLI, 1994, pp.36-37). Questa testimonianza è circoscrivibile cronologicamente ad un periodo compreso tra III e II secolo a.C in base alla tipologia dei materiali rinvenuti. Il toponimo principale di riferimento, Podere Italia non compare nella cartografi a, dunque ancora una volta il rinvenimento è collocato genericamente in riferimento al toponimo meglio identifi cabile, cioè Castiglione del Bosco.Stato conservazione del deposito: buono.

20. CASTIGLIONE DEL BOSCO: sommità collinare, fosso l’Inferno; area edifi cata.coordinate: F.120 II-4772933/1697177 - attendibilità di identifi cazione: buonaBibliografi a: CAMPANA, 2014, p.81-82, CAMMAROSANO-PASSERI, 2006, scheda 29.6.Attestazioni documentarie: CAMMAROSANO-PASSERI, 1976, p.327, n. 29.6 (Castiglion d’Ombrone).Descrizione sito: Castello di cui restano una torre, per metà crollata, ampi tratti di mura e una porta ad arco. Nel 1208 Castiglione del Bosco fi gura tra le comunità del contado di Siena a cui versano un contributo (100 lire) di sostentamento per le spese sostenute durante la guerra contro Firenze. L’anno successivo Giacomo di Ildebrandino Giuseppi assoggetta il castello al comune di Siena; nelle Tavole delle Possessioni il sito sopravvive come “castellare” (castello diruto o deserto), mentre una fortezza di proprietà di Ciampaolo Ballerini è menzionata in occasione della sua distruzione nel 1313.

22. CASTIGLIONE DEL BOSCO: sommità collinare, fosso l’Inferno; area edifi cata.coordinate: F.120 II-4773000/1697200 - attendibilità di identifi cazione: buonaDescrizione del sito: Canonica cronologicamente inquadrata tra il 1274-1304.

Posizionamento Sito 13. Coordinate Campana

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4. RISCHIO ARCHEOLOGICO

Per comprendere e valutare il rischio archeologico di un territorio oggetto di studio, diventa utile cono-scere e ricostruire:- il tessuto insediativo e la sua trasformazione nel tempo,- la prossimità a siti archeologici bibliografi camente noti,- la presenza di circostanti aree poste sotto vincolo, aldilà che interferiscano con l’area in oggetto o siano in aree circostanti,- la presenza di elementi antropici sull’area.L’analisi del rischio archeologico è necessaria per individuare zone potenzialmente critiche e rilevare le problematiche dovute all’interferenza fra eventuali presenze archeologiche, in sinergia di una serie distinta di fonti: bibliografi che, cartografi che e d’archivio del territorio preso in esame, sopralluoghi sull’area. Nel caso specifi co di Castiglione del Bosco in base a quanto noto bibliografi camente e alle evidenze sto-riche e archeologiche presenti, alcune delle quali poste sotto vincolo architettonico, - Chiesa e campanile di San Michele (Id. Procedimento 10051761005180, Id. del Bene 90520141475, data 19.06.2009 e Ar-chivio Soprintendenza SI1663), Castellare di Castiglione del Bosco (Id. Procedimento 00945110094515, Id. del Bene 90520140640 data 23.05.1972) e castello di Castiglione del Bosco o d’ Ombrone (Id. Proce-dimento 00945100094510, Id. del Bene 90520140640 data 21.09.1909)-, sembrerebbe plausibile inserire l’area in un contesto abbastanza sensibile; la stratifi cazione storica è un elemento determinante nell’attri-buzione del grado di rischio archeologico potenzialmente elevato, ma al contempo potrebbe essere causa di una elevata perdita di informazioni, perchè compromesse proprio dalla continuità insediativa. In estrema sintesi allo stato attuale delle conoscenze non è possibile individuare delle aree puntuali e spe-cifi che a cui poter associare le testimonize note, ma le stesse sottolineano con chiarezza che Castiglione del Bosco è il centro intorno al quale ruotano, e forniscono, come afferma anche Campana, dati estrema-mente utili alla defi nizione delle dinamiche insediative in un’area che per caratteristiche vegetazionali, è d’intralcio all’esecuzione di una ricerca diretta in situ. L’area di Castiglione del Bosco, intendendo per area non uno specifi co punto, ma piuttosto un areale che al momento sembrerebbe abbastanza plausibile farlo coincidere con quello circoscritto dal Dot. Campana e da lui campionato alla lettera “m”, è un bacino archeologico probabilmente pluristratifi cato formatosi in seguito alla lunga frequentazione, causa non trascurabile di importanti rimaneggiamenti che partono con una certa sicurezza dal medioevo e giungono fi no ai giorni nostri.

Dott. Omar Filippi,

Dott.ssa Teresa Cavallo

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