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ANNO SCOLASTICO 2014/2015
Ist. Comp. “ Federico II di Svevia” – Via del Sole – Mascalucia (CT)Classe 5^C – Scuola Primaria
Premessa
Il presente fascicolo è nato nel corso dei cinque anni di frequenza degli alunni della sez. C, raccoglie la storia, il senso religioso e la tradizione popolare che si è diffusa lungo i secoli verso la “ Santuzza”.
Il gruppo classe spinto dalla curiosità di conoscere gli eventi succeduti attorno a questa martire, ha raccolto e organizzato le varie notizie chiedendo approfondimenti alle insegnanti del team, che sono state liete di accontentare tale richiesta.
Ne è venuto fuori un percorso interdisciplinare che ha coinvolto sempre più gli alunni, avvicinandoli a un personaggio storico del nostro ambiente, conoscendone la biografia, il culto nato lungo i secoli ed il folklore che gli ruota intorno. Allo stesso tempo i discenti hanno consolidato i legami interelazionali e potenziato le loro competenze.
Adesso gli alunni hanno il piacere di condividere il loro lavoro con le famiglie e con Lei, nostro Dirigente, che è sempre disponibile a dare stimoli intellettuali e a sostenere le nostre iniziative, auspicando che questo sia l’inizio di altri input creativi e formativi.
Gli alunni di 5^ C
Amato Alessandra Giuffrida Gabriele G.
Calogero Roberta Messina Viviana B.
Cavallaro Giulia Monteleone Asia
Clienti Emanuela A. Nicolosi Elisa
Di Prima Alessandro Onalau Denis
Garozzo Aurora Piras Mirko
Genovesi Martina Puglisi Niccolò S.
Giuffrida Andrea Spampinato Alessandro A.
LA VITA DI AGATA
Agata vive in un momento storico in cui i cristiani sono soggetti a violente
persecuzioni.
Essere cristiano infatti era considerato illegale e chi ne professava la fede
andava punito con la pena di morte.
E’ proprio in questo contesto che si colloca la vicenda di Agata.
Bella e di nobile e ricca famiglia, all’età di quindici anni Agata sentì il
desiderio di consacrarsi a Dio e il vescovo di Catania accolse la sua richiesta
imponendole il velo rosso fiamma che portavano le donne consacrate. Un giorno il
proconsole della Sicilia Quinziano, informato della bellezza di questa giovane
fanciulla, la fece catturare con l’accusa di vilipendio alla religione di Stato, celando
dietro questo pretesto lo scopo di insidiarla per un capriccio di vanità e confiscarne i
beni di famiglia. Per sottrarsi alle sue attenzioni Agata si allontanò per qualche tempo
da Catania, ma gli uomini di Quinziano la raggiunsero per ricondurla in città. Molti
furono i tentativi di corruzione dell’integrità di Agata, affidata alla cortigiana
Afrodisia, maestra di vizi, ma lei non accettò. L’ira di Quinziano si tradusse in una
serie di torture e umiliazioni. Infine ne ordinò l’arresto e i vari soprusi culminarono
nell’amputazione della mammella con una tenaglia infuocata.
Fatta rientrare nelle carceri i piedi sanguinanti lasciarono le impronte sulla
soglia. In carcere Agata non smise mai di pregare e miracolosamente, la notte
successiva al martirio, ricevette la visita di San Pietro che le rimarginò le piaghe,
quindi fu condotta in tribunale dove Quinziano, sbalordito nel vedere le ferite guarite,
la condannò a morte facendola martirizzare su un letto di tizzoni ardenti.
Durante l’esecuzione un terremoto scosse la città e morirono i consiglieri di
Quinziano, travolti dal crollo del palazzo pretorio. Quinziano invece fuggì per
appropriarsi dei beni di Agata e della sua famiglia e giunto sulle rive del Simeto,
disarcionato dal cavallo, annegò nel fiume. Il suo corpo non fu mai ritrovato e da qui
è nata la leggenda che narra del suo fantasma che inquieto vaga in quelle zone.
Tra i fatti prodigiosi attribuiti dai catanesi alla protezione di Agata e’ da
ricordare un episodio che si ritiene accaduto durante il conflitto tra Federico II e il
papato. L’imperatore aveva ordinato la distruzione della città e il massacro dei
catanesi e mentre il popolo pregava in cattedrale, trova scritto su un libro: “Non
offendere la patria di Agata perché punisce le offese arrecate ad essa”.
”N.O.P.A.Q.U.I.E”., “Noli Offendere Patriam Agathae Quia Ultrix Iniuriam Est”.
Le iniziali sono poste oggi in cima all’obelisco in piazza Duomo, sul prospetto
della cattedrale e in alcune chiese del centro storico
IL CULTO DI SANT’AGATA
Quando i devoti furono informati della morte della ragazza, raccolsero il corpo
e lo deposero nel sarcofago di pietra ancora oggi venerato nella chiesa di sant’Agata
la Vetere.
Quando il sepolcro stava per essere chiuso si narra che si avvicinò un fanciullo
vestito di seta bianca seguito da altri cento giovanetti, e presso il capo di lei depose
una tavoletta di marmo, nota come “elogio dell’angelo”, preziosa reliquia conservata
nella chiesa di sant’Agata a Cremona, sulla quale si trova l’iscrizione latina «Mentem
Sanctam Spontaneam Honorem Deo Et Patriae Liberationem» che in italiano
significa «mente santa, spontaneo onore a Dio e liberazione della Patria», solenne
promessa di protezione alla città. Dal letto di fuoco si salvò solo il velo della santa,
velo che avrà tanta importanza nella storia di Catania.
Proprio l’anno successivo alla morte di sant’Agata, l’Etna minacciò di
distruggere Catania e i fedeli presero con grande devozione il velo rosso poggiato sul
sarcofago e lo portarono in processione davanti alla colata; il fiume di lava si arrestò
e la città fu salva. In quella occasione Agata fu proclamata santa.
Le iniziali della scrittura (M.S.S.H.D.E.P.L.) figurano in tutte le chiese di
Catania dedicate a sant’Agata, in cima all’obelisco sostenuto dall’elefante (liotru) in
piazza Duomo, in altri monumenti della città e in molte campane di Roma e di altri
paesi europei.
Da quel 5 febbraio la storia di Catania si intreccia con il ricordo e col culto
della giovane martire.
LA FESTA DI SANT’AGATA
La festa di Sant’Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania e
si celebra in onore della Santa Patrona della città. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5
febbraio e il 17 agosto.
LE ORIGINI DELLA FESTA
Le origini della venerazione di Sant’Agata risalgono all’anno seguente il
martirio, cioè al 252. I primi festeggiamenti a Sant’Agata avvennero il 17 agosto
1126 quando le spoglie della Santa catanese furono riportate in patria da due soldati,
Gilberto e Goselino, dalla città di Costantinopoli.La leggenda narra che i due soldati
ebbero in sogno dalla martire, l’ordine di riportare a Catania le spoglie. Il 17 agosto
1126, nelle sciare di Ognina approdò la nave che riportava la Santa nella sua città e la
folla accorse in camicia da notte (da qui il culto dei devoti con il sacco bianco e la
papalina nera).
LA FESTA AI GIORNI NOSTRI
Ai giorni nostri la festa dura, dal 3 al 5 febbraio e si conclude il 6 mattino,
dopo la “Salita di San Giuliano” ed il canto delle clarisse, eseguito dalle suore
Benedettine sul sagrato della chiesa di San Benedetto per la prima volta nel 1987.
LE CERIMONIE RELIGIOSE
3 Febbraio – La processione dell’offerta della cera.
In tale data iniziano i festeggiamenti religiosi con la processione dell’offerta
della cera a Sant’Agata. La processione alla quale partecipano le autorità cittadine, ha
inizio con la sfilata in corteo delle dodici “cannelore”. Seguono autorità civili e
militari. Il sindaco si reca alla chiesa di San Biagio, in piazza Stesicoro , su di una
carrozza settecentesca, mentre altre autorità prendono posto in una seconda carrozza
più piccola.
“ A SIRA O TRI ”
(La sera del tre febbraio)
La sera del tre febbraio in piazza Duomo si svolge un concerto di canti
dedicati a Sant’Agata. Alla fine del concerto ha luogo uno spettacolo di fuochi di
artificio che vogliono ricordare il martirio della Santa sui fuochi ardenti.
4 FEBBRAIO
Il giro esterno della città
I festeggiamenti del giorno 4 hanno inizio con la Messa dell’aurora e si assiste
prima, all’uscita del simulacro e dello scrigno dalla camera blindata. I fedeli salutano
la Santa sventolando il fazzoletto bianco e urlando << è ccu razia e ccu cori, pi Sant’
Aituzza bedda ca sta niscennu, cittadini! Semu tutti devoti, tutti? Cittadini, cittadini
evviva Sant’Agata >>. Durante il tragitto dalla camera del tesoro all’altare maggiore
viene intonato l’inno di sant’Agata e alla fine della messa, il fercolo preceduto
dalle candelore, inizia il giro esterno della città per rientrare in cattedrale, alle prime
luci dell’alba del giorno 5.
5 FEBBRAIO
Il giro interno
La festa ha inizio con il solenne pontificale (Messa) intorno alle ore 10,00 .
Verso le 18,00 ha inizio il giro interno della città fino ad arrivare in piazza Cavour
dove ha luogo uno spettacolo di fuochi d’artificio. Alla fine la processione scende da
via Etnea fino ai Quattro canti per fare di corsa << a cchianata i San Giuliano >>. Il
fercolo trainato di corsa dai cittadini raggiunge via Crociferi dove fa l’ultima sosta
davanti al convento delle suore che intonano dei canti. Infine al mattino del 6
febbraio, sant’Agata fa rientro in cattedrale salutata da uno spettacolo pirotecnico.
LA FESTA DEL 17 AGOSTO
Questa festa è la più antica, si rifà ai festeggiamenti che si verificarono nella
notte del 17 agosto dell’anno 1126 quando le spoglie della santa martire vennero
riportate a Catania.
La festa si svolge in maniera ridotta rispetto ai festeggiamenti di febbraio.
Oltre alla messa nel tardo pomeriggio, si svolge una breve processione con lo
scrigno contenente le reliquie e il mezzo busto, nei dintorni della Cattedrale e di
piazza Duomo.
I CEREI O CANDELORE( Cannalore )
Molto antica è la tradizione dei cerei o cannalori. Sono dei doni della
cittadinanza alla patrona della città in segno di devozione.
Oggi sono dodici e rappresentano le arti e i mestieri della città. Esse derivano
dall’offerta della cera. Questi ceri, dal grande peso, vengono portati a spalla da un
gruppo di persone formato da 4 o 12. I 12 ceri hanno una posizione precisa
nell’ordine da tenere nel corso della processione
.
LA VARA(Il fercolo)
Il fercolo di Sant’Agata o Vara è un tempietto d’argento che trasporta il busto
della santa e lo scrigno. I fiori che addobbano il fercolo, sempre garofani, sono di
colore rosa nella processione di giorno 4 e di colore bianco, che ricorda il martirio,
giorno 5 febbraio.
LO SCRIGNO
Lo scrigno è una cassa d’argento che contiene le reliquie di sant’Agata. Il
coperchio è istoriato con immagini della vita di sant’Agata e contiene le sue reliquie
racchiuse in diversi reliquiari.
IL BUSTO RELIQUIARIO DI SANT’AGATA
Il busto della Santa, tutto in argento, contiene anch’esso delle reliquie ed è
ricoperto da oltre 300 gioielli
I DOLCI TIPICI DELLA FESTANon potevano mancare in periodo di festa i dolci legati alla tradizione della
Santa catanese.
Oltre alla calia e simenza, vengono realizzati per la ricorrenza le cassatelle di
Sant’Agata e le olivette. Le cassatelle fanno riferimento alle mammelle che furono
strappate alla santa. Le olivette si riferiscono ad una leggenda che vuole sia stato un
albero di ulivo, sorto a nascondere Agata mentre era ricercata dai soldati del console
Quinziano.
SANT’AGATAViveva a Catania con i genitori
Fra ricchezze, lussi e onori.L’astuto Quinziano notò la sua bellezza
E se ne invaghì ma con stoltezza.Quando seppe che la giovinetta era cristiana
L’affidò ad una serva pagana,per avviarla all’arte della seduzione
con ogni mezzo, a qualsiasi condizione.Seppe resistere Agata con vigore
Convertendo tutti al Signore.Sopportò con coraggio ogni tortura
Ed il carcere dove S.Pietro di lei si prese cura.Il carnefice le strappò persino il senoMa di Dio, lei, non potè fare a meno.
Poi fu bruciata ed i fedeli la coprirono col veloChe restò intatto mentre lei volava in cielo.
Quel velo fu portato in processioneDal beato Dusmet durante l’eruzione.
E per intercessione della Santa Catania fu salvata tutta quanta.
Si fa festa con preghiere e candelorePerché di Catania è vanto, gloria e onore.
Su tutti scende il suo profumo e la sua fedeSu chi in lei spera, su chi in Dio crede.
IMMAGINI SACRE