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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Venerdì 2 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 9 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it É dai tempi di Mussolini che la libertà di stampa non era così in pericolo. Non lo diciamo noi, ma l’Economist LA RAI BLOCCA LA D’ADDARIO SANTORO VA IN ONDA LO STESSO La diffida dell’ufficio legale e di Rai2 n industria La nuova Fiat di Marchionne e gli aiuti di Stato Feltri pag. 9z n scudo fiscale Ultime ore per firmare l’appello al Presidente pag. 8z n mafia La storia di Mangano stalliere “eroe” di casa Berlusconi Gomez pag. 10 e 11z n de magistris Smantellata anche la squadra dell’ex pm Amurri pag. 2z AGCOM, BASTA CHE FUNZIONI di Marco Travaglio S otto con le transenne e i tornelli. Bisogna proteggere l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, volgarmente detta Agcom. Perchè da qualche tempo è diventata il refugium peccatorum, presa d'assalto da chiunque si svegli storto la mattina. Un tempo si andava in tribunale, minacciando “ti denuncio”. Oggi, visti i tempi medi della giustizia, la vera minaccia è “denunciami”. Così si prende la scorciatoia e si fa un bell'esposto all'Agcom. Che, essendo un tribunale politico farcito di commissari di partito (ce n'è persino uno della fu Udeur), non deve perder tempo con indagini, istruttorie, perizie, interrogatori, rogatorie. Decide a maggioranza (di solito, la stessa che comanda in Parlamentare) e soprattutto subito, in quattro e quattr'otto, prêt à porter: sanzioni, diffide, ammonimenti, multe e minacce di multe. Davanti al giudice, almeno, puoi sostenere le tue ragioni e portare le prove di ciò che hai scritto. Al Minculpop dell'Agcom invece non sanno nemmeno chi sei. Sanzionano l'editore (Rai, Mediaset, La7), poi dicono che è colpa tua, ma tu non vieni nemmeno interpellato. Non puoi difenderti, né appellare: al massimo ricorre al Tar l'editore, ma tu non hai diritto di parola nemmeno lì, intanto l'editore dice che la multa è colpa tua, dunque la devi pagare tu e non lavori più. Processo sommario in contumacia con plotone d'esecuzione incorporato. Una pacchia: perchè perder tempo in tribunale? L'anno scorso, irritato da Annozero, si rivolse all'Agcom tal Antonio Saladino, il plurinquisito e pluriperquisito capatàz della Compagnia delle Opere in Calabria. La settimana scorsa ha chiesto udienza il direttore generale della Rai, ma non gli ha aperto nessuno. Ieri s'è fatto vivo con l'Agcom Giampaolo Tarantini detto “Giampi”, direttamente dagli arresti domiciliari, assistito da alcuni avvocati, uno dei quali lavora con Ghedini. Il giovanotto, indagato in sei inchieste per favoreggiamento della prostituzione, spaccio di droga e corruzione, non può uscire di casa e ha qualche difficoltà a usare le mani per via di un paio di gingilli metallici. Ma con la punta delle dita è riuscito a vergare un sapido esposto all'Authority per “diffidare” Santoro dall'andare in onda ieri. Sempre a disposizione dell'Utilizzatore Finale, Giampi ha chiesto “alla Rai, all'Agcom, alla Vigilanza, al Governo” di “prendere provvedimenti” per evitare che Annozero si macchi di “comportamenti antigiuridici, in alcuni casi penalmente rilevanti”. O ra, è commovente che un detenuto per droga e lenocinio s'improvvisi tutore della legalità (altrui) e si dia da fare per scongiurare nuovi reati (sempre altrui). Ed è encomiabile che si preoccupi per l'eventuale “illecito uso del denaro pubblico a fini di parte”, lui che ha confessato di usare squillo & coca “come chiave d'accesso alla pubblica amministrazione”. Ma forse esagera un po' quando accusa il sottoscritto di aver “letto un brano di interrogatorio” segreto. Quale? Il suo, pubblicato da tutti i giornali del mondo. Tarantini invoca il contraddittorio contro le sue parole, visto che “il dottor Belpietro e l'on. Bocchino non erano in grado di interloquire sulla posizione processuale del dottor Tarantini”. Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. Ricapitoliamo: Tizio dichiara a verbale una certa cosa; un cronista la riferisce; lui s'incazza perchè è stata riferita; poi chiede di replicare a quel che ha detto lui. Evidentemente dissente da se stesso e vuole cantarsele chiare di santa ragione. Se non fosse recluso a domicilio, si potrebbe allestire un bel contraddittorio fra Tarantini e Tarantini, in ossequio all'Agcom, alla Vigilanza, alla par condicio, al contratto di servizio, alle palle di Fra' Marzo. Un bel duello allo specchio. Giampi contro Giampi. POTERI OCCULTI x L’inchiesta della procura di Verbania VIP E MASSONI PROVE DI NUOVA P2 Un piano per arruolare politici, magistrati e vip: è l’ipotesi di un’inchiesta sui contatti tra un ufficiale della Finanza e il maestro della P2 Licio Gelli Peter Gomez pag. 3 z U di Sabina Guzzanti A L’AQU I L A COSTRUIRÒ LA MIA SALÒ A lle signore aquilane, ai signori aquiloni, nel giorno della transu- manza quando tutte le pecore si spostano in Puglia, voi iniziate a spostarvi nelle case del governo. Le quali ho chiamate case per il solito ec- cesso di modestia perché so- no villette. pag. 14 z Montagne di immondizia nelle strade di Palermo (FOTO ANSA) Un anno fa, a Palazzo Grazioli, gran viavai di Patrizie, Barbare, Lucie e Terry. Ieri, Vespa e Belpietro. L'utilizzatore terminale. CATTIVERIE Lungo braccio di ferro. Volevano impedire la presenza in trasmissione della escort che ha raccontato le sue notti a palazzo Grazioli. Pressing del Pdl. Il premier scatena Cicchitto. Scendono in campo i legali di viale Mazzini che intimano uno stop. Alla fine la decisione di Annozero: non rinunciamo. Possibili ritorsioni dell’azienda Tecce pag. 5 z Rifiuti La rabbia di Palermo U di Bruno Tinti DIALOGO IN SALSA PA DA NA “A parte il fatto che gli immigrati sono brutti, sporchi e cattivi, se noi li perseguitiamo ci prendiamo un sacco di voti; quindi fac- ciamo una legge che dice che a casa nostra non li vo- gliamo, oppure li processia- mo. pag. 8 z In città esplode la protesta popolare: l’immondizia sta invadendo la città da settimane e gli abitanti esasperati hanno cominciato a bruciarla. Tonnellate di rifiuti sono diventate roghi in tutti i quartieri, dal centro alla periferia Gervasi pag. 7 z EDITORI RIUNITI LIBRO+DVD 12,90 SANGUE E CEMENTO SANGUE E CEMENTO EDITORI RIUNITI LIBRO+DVD 12,90 y(7HC0D7*KSTKKQ( +}!#!"!z!$

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Ve n e rd ì 2 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 9Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

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É dai tempi di Mussolini che la libertà di stampa non eracosì in pericolo. Non lo diciamo noi, ma l’Economist

LA RAI BLOCCA LA D’ADDARIOSANTORO VA IN ONDA LO STESSO

La diffida dell’ufficio legale e di Rai2

nindustria

La nuova Fiatdi Marchionnee gli aiuti di Stato

Feltri pag. 9z

nscudo fiscale

Ultime ore perfirmare l’appelloal Presidente

pag. 8z

nmafia

La storia di Manganostalliere “eroe”di casa Berlusconi

Gomez pag. 10 e 11z

nde magistris

Smantellataanche la squadradell’ex pm

Amurri pag. 2z

AGCOM, BASTACHE FUNZIONI

di Marco Travaglio

Sotto con le transenne e i tornelli. Bisognaproteggere l'Autorità per le Garanzie nelleComunicazioni, volgarmente detta Agcom.Perchè da qualche tempo è diventata il refugium

peccatorum, presa d'assalto da chiunque si svegli stortola mattina. Un tempo si andava in tribunale,minacciando “ti denuncio”. Oggi, visti i tempi medidella giustizia, la vera minaccia è “d e nu n c i a m i ”. Così siprende la scorciatoia e si fa un bell'esposto all'Agcom.Che, essendo un tribunale politico farcito dicommissari di partito (ce n'è persino uno della fuUdeur), non deve perder tempo con indagini,istruttorie, perizie, interrogatori, rogatorie. Decide amaggioranza (di solito, la stessa che comanda inParlamentare) e soprattutto subito, in quattro equattr'otto, prêt à porter: sanzioni, diffide,ammonimenti, multe e minacce di multe. Davanti algiudice, almeno, puoi sostenere le tue ragioni e portarele prove di ciò che hai scritto. Al Minculpop dell'Agcominvece non sanno nemmeno chi sei. Sanzionanol'editore (Rai, Mediaset, La7), poi dicono che è colpatua, ma tu non vieni nemmeno interpellato. Non puoidifenderti, né appellare: al massimo ricorre al Tarl'editore, ma tu non hai diritto di parola nemmeno lì,intanto l'editore dice che la multa è colpa tua, dunquela devi pagare tu e non lavori più. Processo sommario incontumacia con plotone d'esecuzione incorporato.Una pacchia: perchè perder tempo in tribunale?L'anno scorso, irritato da Annozero, si rivolseall'Agcom tal Antonio Saladino, il plurinquisito epluriperquisito capatàz della Compagnia delle Operein Calabria. La settimana scorsa ha chiesto udienza ildirettore generale della Rai, ma non gli ha apertonessuno. Ieri s'è fatto vivo con l'Agcom GiampaoloTarantini detto “Giampi”, direttamente dagli arrestidomiciliari, assistito da alcuni avvocati, uno dei qualilavora con Ghedini. Il giovanotto, indagato in seiinchieste per favoreggiamento della prostituzione,spaccio di droga e corruzione, non può uscire di casa eha qualche difficoltà a usare le mani per via di un paiodi gingilli metallici. Ma con la punta delle dita è riuscitoa vergare un sapido esposto all'Authority per“dif fidare” Santoro dall'andare in onda ieri. Sempre adisposizione dell'Utilizzatore Finale, Giampi ha chiesto“alla Rai, all'Agcom, alla Vigilanza, al Governo” di“prendere provvedimenti” per evitare che Annozero simacchi di “comportamenti antigiuridici, in alcuni casipenalmente rilevanti”.

Ora, è commovente che un detenuto per droga elenocinio s'improvvisi tutore della legalità(altrui) e si dia da fare per scongiurare nuovireati (sempre altrui). Ed è encomiabile che si

preoccupi per l'eventuale “illecito uso del denaropubblico a fini di parte”, lui che ha confessato di usaresquillo & coca “come chiave d'accesso alla pubblicaa m m i n i s t ra z i o n e ”. Ma forse esagera un po' quandoaccusa il sottoscritto di aver “letto un brano diinter rogatorio” segreto. Quale? Il suo, pubblicato datutti i giornali del mondo. Tarantini invoca ilcontraddittorio contro le sue parole, visto che “il dottorBelpietro e l'on. Bocchino non erano in grado diinterloquire sulla posizione processuale del dottorTa ra n t i n i ”. Ce n'è abbastanza per un intervento degliinfermieri, o degli esperti in paradossi. Ricapitoliamo:Tizio dichiara a verbale una certa cosa; un cronista lariferisce; lui s'incazza perchè è stata riferita; poi chiededi replicare a quel che ha detto lui. Evidentementedissente da se stesso e vuole cantarsele chiare di santaragione. Se non fosse recluso a domicilio, si potrebbeallestire un bel contraddittorio fra Tarantini e Tarantini,in ossequio all'Agcom, alla Vigilanza, alla par condicio,al contratto di servizio, alle palle di Fra' Marzo. Un belduello allo specchio. Giampi contro Giampi.

POTERI OCCULTIx L’inchiesta della procura di Verbania

VIP E MASSONIPROVE DI NUOVA P2

Un piano perarruolare politici,magistrati e vip:è l’ipotesidi un’inchiestasui contattitra un ufficialedella Finanzae il maestrodella P2 Licio Gelli

Peter Gomez pag. 3z

Udi Sabina Guzzanti

A L’AQU I L ACO STRUIRÒLA MIA SALÒ

Alle signore aquilane, aisignori aquiloni, nelgiorno della transu-manza quando tutte le

pecore si spostano in Puglia,voi iniziate a spostarvi nellecase del governo. Le quali hochiamate case per il solito ec-cesso di modestia perché so-no villette. pag. 14 z

Montagne di immondizia nelle strade di Palermo (FOTO ANSA)

Un anno fa, a Palazzo Grazioli,gran viavai di Patrizie,Barbare, Lucie e Terry. Ieri,Vespa e Belpietro.L'utilizzatore terminale.

C AT T I V E R I E

Lungo braccio di ferro. Volevano impedire lapresenza in trasmissione della escort che haraccontato le sue notti a palazzo Grazioli.Pressing del Pdl. Il premier scatena

Cicchitto. Scendono in campo i legali di vialeMazzini che intimano uno stop. Alla fine ladecisione di Annozero: non rinunciamo.Possibili ritorsioni dell’azienda Te c c e pag. 5z

RifiutiLa rabbiadi Palermo

Udi Bruno Tinti

DIALOGOIN SALSAPA DA NA

“Aparte il fatto che gliimmigrati sonobrutti, sporchi ecattivi, se noi li

perseguitiamo ci prendiamoun sacco di voti; quindi fac-ciamo una legge che diceche a casa nostra non li vo-gliamo, oppure li processia-mo. pag. 8 z

In città esplode laprotesta popolare:l’immondizia stainvadendo la cittàda settimanee gli abitantiesasperati hannocominciato abruciarla.Tonnellate di rifiutisono diventateroghi in tutti iquartieri, dalcentro alla p e r i fe r i aGervasi pag. 7z

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pagina 2 Venerdì 2 ottobre 2009

Indagati eccellenti:

politici e magistrati

rimasti al proprio posto

I ronia della sorte. Pochi giorni fa DeMagistris spiegava le ragioni del suo addioalla magistratura con una lettera aperta a

Napolitano, in cui lo invitava a pronunciare parolein difesa della Costituzione e di chi svolge ilproprio dovere per la giustizia in Italia. Propriooggi il Capo dello Stato ha in programma una visitain Basilicata. Dove è possibile siano presenti i

rappresentanti delle istituzioni indagati propriodall’ex magistrato nell’inchiesta ‘Toghe Lucane’. ACatanzaro sui loro capi pendono ipotesi di reatoche vanno dall’ associazione per delinquere,corruzione in atti giudiziari, abuso d’uffiicio, truffaai danni dello Stato. Tutti in attesa che la giustiziafaccia il suo corso. E si tratta del ProcuratoreGenerale presso la Corte d'Appello di Potenza

Vincenzo Tufano, del Procuratore Capo di MateraGiuseppe Chieco, del sindaco della città NicolaEmilio Buccico (ex senatore di An ed ex membrodel Csm), del senatore del Pd Filippo Bubbico.Mentre De Magistris, Nuzzi, Verasani e Apicella,che il Csm aveva prontamente provveduto atrasferire, sono stati definitivamente proscioltidalle accuse di condotte criminose.

COSÌ È STATA SMANTELLATALA SQUADRA DI DE MAGISTRIS

Trasferimenti, false promozioni, esoneri per il pool lucanoche ha indagato su politica, affari e massoneria

I l ministro dell’Ambiente Stefania Presti-giacomo è indagato dalla Procura di Ro-

ma con l’ipotesi di reato di peculato. La Procuraha aperto un fascicolo, trasmesso al Tribunaledei ministri, su presunti acquisti personali ef-fettuati con la carta di credito del ministerodell’Ambiente. Presunte compere, tutte da ac-certare, che riguarderebbero articoli di pellet-teria femminile. L’indagine è scaturita da alcu-ne intercettazioni telefoniche della guardia di

Finanza di Firenze su un altro procedimen-to giudiziario. Nei colloqui si fa riferimentoal possibile shopping. Da qui l’invio diun’informativa alla Procura romana perverificare se dietro alle telefonate ci sianofatti penalmente rilevanti. Ora spetta agliinquirenti accertare se gli acquisti sianostati fatti per motivi personali o per ragioniistituzionali.

COMPERE SOSPETTE

La Prestigiacomoindagata a Roma

di Sandra Amurri

“Che ci vuole del re-sto, Signor Presi-dente, a trasferireun magistrato per-

bene, un poliziotto zelante,un carabiniere curioso, l’inte-ra polizia giudiziaria che lavo-rava con sacrifici enormi adimbavagliare un giornalistache racconta fatti? È tuttomolto semplice, banale. Or-dinaria amministrazione”. Pa-role intrise di amara verità maprive di rassegnazione quelleche Luigi De Magistris ha scel-to per spiegare le dimissionidalla magistratura, nella lette-ra indirizzata al capo delloStato pubblicata ieri da il FattoQuotidiano. Con lui, a colpi diispezioni, insabbiamenti, tra-sferimenti, esoneri, è statacancellata una stagione e isuoi maggiori protagonisti.Vale la pena di ricordarli unoad uno.Pasquale Zacheo è il capi-tano dei Carabinieri di Poli-coro in Basilicata e di LameziaTerme, che fu braccio destrodell’allora Pm De Magistrismentre conduceva le indagi-ni su magistratura, politica,massoneria e pezzi delle isti-tuzioni poi sfociate nelle in-

chieste ‘Why Not’ e ‘To g h eLucane’. Zacheo è stato pro-mosso. Sulla carta un avanza-mento di carriera. Ad atten-derlo il comando della nuovaprovincia di Fermo. Di fattoun trasferimento d’urgenza dicui è stato informato il 9 ot-tobre 2007 all’indomani delladecisione del Csm di trasfe-rire De Magistris. In BasilicataZacheo ha trascorso anniblindati, con sedici ore di la-voro al giorno senza né festené riposi sventando anche lapropria morte grazie anchealla microspia che aveva fattosistemare nell’auto del bossMitidieri, del clan GiuseppeLopatriello. Il fratello di Nico-la, sindaco, ancora oggi di Po-licoro. L’ambientale svelò lescuse del killer al boss pernon essere ancora riuscito aportare a termine l’omicidio,perchè il capitano cambiavasempre percorso. Poi l’ar rivoa Fermo dove un anno fa inoccasione del funerale dellamamma di Diego Della Valle,per la prima volta si è trovatofaccia a faccia con Mastella,amico intimo dell’industr ialemarchigiano finito, da mini-stro della Giustizia, nell’in-chiesta ‘Why Not’ per fatticollegati al faccendiere di Cl e

della Compagniadelle Opere Anto-nio Saladino. In-dagini archiviatedopo essere statetolte a De Magi-stris. L’arrivo diZacheo a Fermo,territorio appa-rentemente tran-quillo, ha destatonon poche preoc-cupazioni

nell’Arma e fuori dall’Ar ma.Ma i suoi più stretti collabo-ratori raccontano che lavora-re con lui è come essere tra-volti da un uragano: si indagaa tutto campo, nonostante ab-bia dovuto subire diversiprovvedimenti disciplinaritutti archiviati che lo hannodistratto non poco dal lavoro.Ma lui trova anche il tempoper parlare di legalità nelle

scuole, invitato dagli inse-gnanti che apprezzano la suafaccia onesta e la sua gene-rosità nel comunicare.Gioacchino Genchi, vice-questore in aspettativa, chesu delega di De Magistris svol-geva consulenza informaticasulle indagini in corso, sospe-so dalla polizia con restituzio-ne della pistola e del tesserino(nonostante il Tribunale del

POLITICI E IMPUNITÀ

FINI RINUNCIA AL LODO E BERLUSCONI È PIÙ SOLO

GIUSTIZIA

di Marco Lillo

G razie a “Il Fatto Quotidiano” il pre-sidente della Camera Gianfranco Fi-

ni riuscirà a tener fede a una promessasolenne fatta un anno fa: a differenza diSilvio Berlusconi rinuncerà al Lodo Al-fano e si farà processare come un cit-tadino qualunque.Con questa decisione, formalizzata solodopo un articolo del nostro giornale,Fini si smarca da Berlusconi nella par-tita più delicata per il premier. Tra unasettimana la Corte Costituzionale deci-derà il destino della legge Alfano, nataper evitare al Cavaliere il processo perla corruzione del testimone David Mills,ma contrabbandata come presidio pertutte le cinque alte cariche dello Stato.Alla vigilia della decisione, GianfrancoFini, l’unica carica a rischio processo(oltre a Berlusconi ovviamente) priva ilCavaliere dell’ultima foglia di fico.La scelta, pur annunciata, non era af-fatto scontata, soprattutto per i modi e itempi. Dopo il gran rifiuto di Fini è an-cora più evidente che il Lodo ha un uni-co promotore e “utilizzatore finale”. Ilprocedimento contro Fini nasce da unaquerela del pm Henry John Woodcockper le parole pronunciate dall’ex leaderdi An a “Porta a Porta” il 18 giugno

2006: “Woodccok è un signore che inun paese serio avrebbe già cambiatomestiere, è noto per una certa fantasiainvestigativa e il Csm avrebbe già datempo dovuto prendere provvedimen-ti”. Parole provocate dalla rabbia perl’indagine contro la moglie, Daniela diSotto, ma ingiustamente diffamatoriealmeno secondo il pm di Roma ErminioAmelio. Il 7 maggio del 2008, il Gip,Mariella Finiti, approvando la tesidell’accusa, aveva ordinato di spedire lecarte alla Camera per l’autorizzazione aprocedere. Allora Fini disse: “non miavvarrò del lodo Alfano”. Di fatto però ilfascicolo è rimasto in sonno per 16 me-si.La situazione grottesca di un giudiceche impediva a Fini di esercitare il suodiritto di imputato era stata denunciatada Il Fatto Quotidiano (“Fini non riescea farsi processare”) il 29 settembre. L’ar-ticolo e le telefonate precedenti alla suastesura, hanno sortito l’effetto di unascossa sulla giustizia capitolina.“Il 30 settembre, dopo avere letto Il fat-to Quotidiano”, racconta l’avvocato diFini, l’onorevole Giulia Bongiorno, “misono presentata nella cancelleria delgip e ho scoperto che il fascicolo erabloccato. Solo quel giorno ho appresol’esistenza di un provvedimento, mai

notificato alle parti, datato 24 settem-bre 2009, che sospendeva il procedi-mento per l’entrata in vigore della leggeAlfano. Immediatamente, come mi èstato richiesto dal presidente”, prose-gue l’avvocato-onorevole Bongiorno,“ho depositato un’istanza nella quale Fi-ni rinuncia alla sospensione della leggeAlfano e chiede di essere processato co-me un cittadino comune”.E così la cancelleria del Gip Mariella Fi-niti ha finalmente trasmesso il fascicoloalla Camera. Prima del processo peròc’è un altro possibile ostacolo: la Giuntaper le autorizzazioni potrebbe bloccaretutto se riterrà “insindaca bili” le parolepronunciate a “Porta a porta”, perchéconnesse all’attività politica (tesi diffi-cile da sostenere visto che Fini parlavadegli affari personali e penali della mo-glie). “Anche se si tratta di una prero-gativa della Camera e non del singolodeputato”, dice l’avvocato Bongiorno,“il presidente chiederà di votare control’insindacabilità e ritengo che i deputatiseguiranno la sua indicazione”. Sarebbemeglio per tutti. Altrimenti l’atto di coe-renza di Fini, il primo segno di disten-sione e normalizzazione dei rapporti trapolitica e magistratura, si trasformereb-be di colpo da gesto nobile nella solita“a m mu i n a ” all’italiana.

riesame ne abbia ordinato ildissequestro), accusato di ac-cesso abusivo del sistema in-formatico, violazione dellaprivacy che ha subito unaperquisizione da parte deiRos su cui stava “inda gan-do”.Carlo Vulpio, giornalista delCorriere della Sera, dapprimaesonerato dall’occuparsi diDe Magistris poi indagato, an-cora oggi (dopo 4 proroghe)dalla Procura di Matera, il cuiprocuratore Giuseppe Chie-co è imputato a Salerno pertruffa, corruzione in atti giu-diziari, assieme a quattro gior-nalisti e al capitano Zacheoper associazione a delinquerefinalizzata alla diffamazione amezzo stampa e in concorsomorale esterno. Reato maicontestato nella storia d’Ita-lia, utile per controllare il col-

lega e il suo quotidiano, maanche De Magistris e Zacheo,delegato a fare indagini suglistessi magistrati lucani che lii n t e rc e t t ava n o .Piero Sagona, ex ispettoredella Banca d’Italia che nellasua veste di consulente finan-ziario studiava i flussi dei fon-di europei, che mettevano incontatto politici e attivitàeconomiche. Con lui è statoadottato un metodo più ‘ra f -fi n a t o ’: è stato riconfermato aCatanzaro, ma i risultati dellesue indagini oggi restano fer-me alla Procura Generale. Il27 ottobre sarà ascoltato dalCsm come testimone a favoredi De Magistris e in quell’oc-casione: “spiegherò con i fattiquali sono le colpe del Pm -anticipa - e perché è stato tra-sfer ito”. E alla domanda se hamai subito pressioni rispon-de: “le pressioni per me sonoun viagra intellettuale. Più nericevo più mi eccitano”.Così si smantella un pool cheha indagato sugli intrecci trapolitica, magistratura, masso-neria e criminalità organizza-ta in una delle terre più di-laniate dalla corruzione. Se lastoria serve come esempioper prevedere il futuro, ora siattende il trasferimento delgiudice di Perugia che ha datoragione ai magistrati di Saler-no. Messi sotto accusa perchéavevano, a loro volta, assoltoLuigi De Magistris.

Troppo zelo,e i consulentifiniscono sottoosser vazione

Nella foto grande Luigi De Magistris (FOTO ANSA) , in quella piccola Pasquale Zacheo (

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 3

di Vincenzo Vasile

C he ne pensa dell’attuale governo? È soddisfatto? “A l-tro che soddisfatto, io queste cose che stanno rea-

lizzando le avevo dette e scritte trent’anni fa”. Il go-verno è quello di Berlusconi. La soddisfazione per ilbuon lavoro degli eredi è di Licio Gelli, immortalata conun sorriso a trentadue denti nella prima di sei puntatedel nuovo ciclo di Blunotte, la trasmissione di CarloLucarelli che riprende stasera in prima serata, ogni ve-nerdì sino al prossimo 6 novembre. Solo un flash, moltoattuale, in una ricostruzione che contiene le voci deiprotagonisti dell’epoca.A cominciare da Gherardo Colombo, il magistrato mi-lanese che scoprì gli elenchi di Gelli e che fa da voceguida: “Il colonnello della Guardia di Finanza incaricato

della perquisizione a Casti-glion Fibocchi ricevette unatelefonata del suo comandan-te generale: troverà degli elen-chi, e ci sarà anche il mio no-me…”.Il programma mira a ricostrui-re memoria storica, non si nu-tre dell’ansia di scoop. Senzarinunciare, però, a qualche al-tra incursione nell’attualità.Per esempio, in tema di libertàdi stampa minacciata. Comequando Raffaele Fiengo, unodei protagonisti della stagioneantipiduista del Corriere dellaS e ra diretto da Alberto Caval-lari, intervistato, racconta che– sempre a proposito di Ber-lusconi - poco tempo dopo lasua iscrizione alla P2, questiiniziasse una strana collabora-zione giornalistica. Nelle vestipaludate di editorialista in ma-teria economica, il Cavalieremandava in redazione certisuoi appunti sullo stato delmondo e sull’avvenire del ce-mento. E alcuni notisti, incon-sapevoli degli imbrogli che cistavano sotto, venivano inca-ricati dal direttore, Franco Di

La P2 e i massoni:

una storia con effetti

a lungo termine

L a loggia Propaganda Due nasce alla finedella seconda guerra mondiale all'internodel Grand'Oriente d'Italia (Goi). A quel

tempo è semplicemente una loggia della massoneria,niente a che vedere con quello che diventerà sotto laguida di Licio Gelli. Un imprenditore toscano, camicianera durante il fascismo, ufficiale della Repubblica diSalò dopo l'armistizio e massone dalla carriera

rapidissima. Iscritto al Goi nel 1965 (e cacciato dopolo scandalo), nel giro di 5 anni gestisce quello chediventerà un centro di reclutamento di personalitàdall'imprenditoria, dalle istituzioni, dai servizi segreti,dagli apparati militari e uniti da un obiettivo,raccontato nel “piano di rinascita democratica”:prendere il potere costruendo un'organizzazioneparallela allo Stato. Per farlo, la P2 fa proselitismo tra

la gente che conta, lavora con frange dei servizi segretie comprende anche la potenzialità eversiva dei massmedia. Capaci di pilotare l’opinione pubblica e creareconsenso. Sarà la commissione parlamentare Anselmia far luce sull'organizzazione, dal Golpe Borghese airapporti con Gladio. La massima espansione della P2 èdurante la strategia della tensione. Nel 1976 contacirca 2400 tessere. La 1816 è di Silvio Berlusconi.

Il vizietto di Gelliprove di P2con i Templari

Da un’inchiesta di Palermo spuntano il venerabilee i nomi di Frattini, Schifani, magistrati e altri vip

di Peter Gomez

Puntavano in alto. Moltoin alto. Nella loro orga-nizzazione, cresciutaall’ombra dell’ex venera-

bile maestro della Loggia P2,Licio Gelli, volevano far entra-re importanti magistrati, fun-zionari del fisco, ufficiali dellaPolizia, della Guardia di Finan-za e dei Carabinieri. Poi c’e ra -no i politici. Gli uomini di par-tito dei quali, nel 2007, il te-nente colonnello delle Fiam-me Gialle Delio Cardilli, 59 an-ni, una carriera cominciata co-me sottufficiale, e un passato -recente - da collaboratore de IlSole 24 ore, si dichiarava ami-co.“Io voglio fare una forza eco-nomica, politica e sociale. Po-litica nel vero senso del termi-ne!”, diceva Cardilli per telefo-no, quando parlava dei suoiprogetti di sviluppo della Su-prema militia equtitum templi, lostorico ordine dei Templari.Poi via a sciorinare nomi su no-mi di attuali ministri, questoridella Camera, d’industriali, digiudici, e addirittura quellodel presidente del Senato, Re-nato Schifani. Una rete di pre-sunte relazioni dal forte sapo-re massonico oggi sotto i riflet-tori dalla procura della repub-blica di Palermo che da due an-

ni sta indagando su un gruppodi aderenti ai circoli del BuonGoverno, fondati da MarcelloDell’Utri, in grado di far slittarele udienze della Corte di Cas-sazione.Così dalle intercettazioni tele-foniche saltano, per esempio,fuori i rapporti vantati da Car-dilli con l’attuale ministro de-gli Esteri, Franco Frattini, aquell’epoca ancora vicepresi-dente della Commissione eu-ropea. “Frattini, sì, sì possia-mo... ti posso mettere in con-

tatto con lui”, diceva il colon-nello a un amico imprenditoreansioso di presentare un pro-getto a Strasburgo. Poi, primadi organizzare una festa nazio-nale dei Templari nel Castellodell’Oscano di Perugia, ecco ilriferimento agli altri big. Il co-lonnello, fino al 2006 in servi-zio al comando generale come“capo ufficio operazioni delnucleo speciale evasione con-tr ibutiva”, dice: “Io adesso vo-levo far entrare due assessoriregionali, due magistrati: uno

B L U N OT T E

E IL VENERABILE DISSE: IL MIO PIANO È AL GOVERNO

è il procuratore della Repub-blica di Roma, un altro è il pro-curatore capo di Pisa, sonoamici miei. (Poi) farei entrarel'amico mio che è senatore ,Colucci (Francesco, in realtàquestore della Camera ndr),che è di Forza Italia. Un doma-ni uno dice: ma chi è il vostropriore? Senatore Colucci, Se-natore Schifani. Eh Schifani èun altro amico mio, eh, (dire)Senatore Schifani, e già è un'al-tra cosa, no!”.Deliri di un aspirante strego-

Licio Gelli, nato a Pistoia il 21 aprile del 1919, fotografato a villa Wanda, nell’a re t i n o (FOTO ANSA)

POTERI OCCULTI

ne? Forse, ma non solo. A Pa-lermo i magistrati hanno giàscoperto che Cardilli, frequen-tava davvero l’ex euro-parla-mentare forzista Roberto Mez-zaroma. Mentre gli investiga-tori di Verbania, la procura chenel 2008 ha arrestato l’uf ficia-le accusandolo di essersi spar-tito una mazzetta da quasi duemilioni di euro, hanno docu-mentato un incontro con LicioGelli ad Arezzo e moltissimestrane telefonate. Chiamatequasi in codice, riassunte da

l’e s p re s s o nel numero oggi inedicola, dove si fa riferimentoa un misterioso “gruppo deicinque” da organizzare.L’ex venerabile maestro, delresto, a novant’anni suonati èin piena attività. La fila di per-sone che, nonostante le suecondanne passate in giudica-to, attende tutti i giorni di ve-derlo a Villa Wanda è lunga. Seimesi fa, durante un incontrocon l’autore di questo articoloin vista di un’inchiesta dedica-ta ai fratelli maledetti, teorizza-va: “La massoneria è ordine, di-sciplina, gerarchia”. Poi dopoaver parlato a lungo delle sueattuali relazioni nel mondodella politica, dell’industr ia,della finanza e delle forzedell’ordine, diceva: “Berlusco-ni? Lo conosco bene. L’ho avu-to sette anni in loggia (la ver-sione ufficiale racconta peròdi una permanenza del Cava-liere nella P2 di soli 4 annindr). È l’unico leader carisma-tico di questo paese. L’unico dilivello. Altri non ce ne sono. Omeglio, uno c’è: è Dell’Utr i,ma lui ha il problema del pro-cesso per mafia”.Anche per questo le nuovescoperte sugli amici di Gellipreoccupano. Dietro le quintequalcosa si sta muovendo co-me non ha mancato di far ca-pire il presidente della Came-ra, Gianfranco Fini, quando,dopo i primi attacchi da partede Il Giornale di Vittorio Feltri,ha detto a un seminario delPdl: “Io non mi diletto congrembiulini e compassi”. Cosìora i magistrati stanno tentan-do di capire quali parti dellechiacchierate del colonnelloCardilli siano vere e quali false.E a che punto fosse arrivato ilsuo progetto neo-piduista.Far parte dell’ordine caritate-vole dei Templari, non è ovvia-mente reato. Anzi l’Ordine po-trebbe benissimo essere statostrumentalizzato. Anche seimpressiona sentire l’amicodel venerabile dire: “Io ho fat-to entrare il vice presidentedella Finmeccanica ( SabatinoStornelli ndr), io ho messo ilPrefetto di Napoli, sta nellamia comanderia (…) faccia-molo per conto nostro, abbia-mo i notai, abbiamo i miglioriavvocati, deputati, onorevoli,addirittura abbiamo un viceministro che voleva entrare. Tidico pure il nome, Minniti(Marco, Pd), vice ministro al-l'Inter no”.

Bella, di tradurre in italiano e pubblicare, con pomposafirma (del Cav.) “in palchetto”.O come quando un certo Enzo Biagi venne convocato alpiano nobile di via Solferino alla vigilia della partenzaper i mondiali nell’Argentina della giunta militare pi-duista. Il direttore raccomandò all’inviato: occupati so-lo di calcio (sottinteso: non di desaparecidos), e Biagideclinò l’incar ico.Di queste e altre cose si parlerà stasera nelle prime dueore di un ciclo di Blunotte che promette bene, nelmortorio dei palinsesti mummificati dell’era Masi. Perla P2 c’è da spiegare, per esempio, un paradosso em-blematico. Mentre di solito la politica e le istituzionihanno insabbiato i misteri e i segreti di cui sinora Blu-notte si è occupata, il caso della loggia di Gelli con-traddice l’andazzo, perché la commissione parlamen-tare presieduta da Tina Anselmi affondò il bisturi suradici e finalità eversive della P2, e al contrario la ma-gistratura minimizzò “i conciliaboli di alcuni ultrases-santenni”.Il progetto di Blunotte, come ormai si sa, è una specie dienciclopedia multimediale sui misteri e i segreti dellaRepubblica, dove l’indagine giornalistica e le ricerchedi archivio si coniugano con l’affabulazione narrativa.Carlo Lucarelli è un romanziere, scrive gialli, anzi“noir”. E questo è lo strumento, la macchina narrativaper portare alla luce tanti fatti e tanti messaggi dimen-ticati, oppure oscurati.Lucarelli spiega: “Dopo tanti anni passati a raccontarequegli episodi della metà oscura della storia recente delnostro paese che chiamiamo misteri italiani, ci siamoaccorti che stavamo disegnando un grande mosaico: legrandi famiglie della criminalità, il terrorismo, la ma-lapolitica e la finanza criminale. Quest’anno ci siamodedicati ad alcune tessere che ancora mancano in quelmosaico”.Che, appunto, sono la P2, la mafia dei Casalesi, le vociinterne a Cosa Nostra espresse dai pentiti, e poi le navia perdere e la storia di Ilaria Alpi. L’approccio pro-grammatico, improntato alla ricostruzione storica e og-gettiva, viene messo in crisi da nuove emergenze: spes-so inchieste giudiziarie improvvisamente vengono ria-perte, esplodono nuove rivelazioni.Fino all’ultimo momento, poco prima della messa inonda, Blunotte – giunta alla decima edizione - aggiornala memoria del passato che non passa, riscrive l’e n-ciclopedia senza fine dei misteri e dei segreti della Re-p u bbl i c a .

I l bello della democrazia è avere opi-nioni diverse e cercare reciproca-

mente di convincersi. È la forza del sistemaliberale”: Paolo Ruffini, direttore di Rai3,raffigurato in uscita dai gossip sugli scenaridi viale Mazzini, si toglie qualche sassolinodalla scarpa durante la presentazione diBlunotte. Che significato attribuisceall’elenco di programmi scomodi sbandie-rato dal viceministro Fitto a Ballarò? “Se si

tratta di programmi che non piaccionoad alcuni uomini politici, ce ne sarannoanche altri che non piacciono a me. Mase ci fosse un giudice unico allora co-mincio a preoccuparmi, se venisse la ri-chiesta di cancellarli sarebbe gravissi-mo”. Però, “mi pare che non sia così,fino a prova contraria…”.

( V. VA . )

TELEKABUL

Ruffini e ilgiudice unico

Page 4: w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o i t. SANGUE E ... · i t i Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. ... e il maestro della P2

pagina 4 Venerdì 2 ottobre 2009

Obiettivo:

Palazzo Grazioli

e villa La Certosa

G iampaolo Tarantini, imprenditore baresenel settore delle protesi sanitarie, èindagato a Bari per corruzione, cessione

di stupefacenti e favoreggiamento della prostituzione. Èlo stesso Tarantini ospite del premier Silvio Berlusconisia in Sardegna, a villa La Certosa, sia a Roma, a PalazzoGrazioli. Secondo le stesse ammissioni di Tarantini,messe a verbale il 29 luglio, avrebbe accompagnato da

Berlusconi circa una trentina di donne, alcune dellequali si sarebbero intrattenute con il premier per delleprestazioni sessuali retribuite da Tarantini. Berlusconi,a detta di Tarantini, non avrebbe mai saputo che ledonne erano retribuite. Una di queste, PatriziaD’Addario, registrò il suo incontro e fu poi candidataalle elezioni comunali di Bari nella lista del ministroRaffaele Fitto. Le inchieste baresi che ruotano intorno a

Tarantini sono sei, cinque riguardano la sanità, e da esseemerge il legame di Tarantini con esponenti del Pd,come l’ex vicepresidente della giunta regionale,Alessandro Frisullo, che non risulta indagato. La scorsasettimana Tarantini è stato arrestato e gli sono staticoncessi i domiciliari a Roma perché, secondo il gip,non c’è rischio che possa inquinare le prove o tentare lafuga.

Tra geishe e dentiere, gli scherzidi Silvio con l’amico Gianpi

Berlusconi finge di non conoscere Tarantini:le registrazioni dimostrano la loro grande confidenza

di Antonio Massari

Èuna sera d’autunno e du-rante la cena, Silvio Ber-lusconi, racconta ai pro-pri ospiti d’aver ricevuto

strane, surreali proposte. Peresempio, aumentare la denta-tura nazionale, attraverso unalegge, portandola da 36 a 40denti. Oppure incentivare untraffico di geishe, direttamen-te dalla Cina, per invogliare imedici italiani ad acquistareforniture medicali. Quali forni-ture medicali? Quelle di Giam-paolo Tarantini detto “Giam-pi”. Chi gli ha avanzato le pro-poste? Sempre Tarantini. Ov-vio, è una burla. Berlusconischerza, perché è d’ottimoumore, e la cena è allietata daragazze con trucco leggero evestiti neri: è la sua prima se-rata con Patrizia D’Addar io.Battute di spirito, quindi, e sidirà: niente di male: soltantoun pizzico d’allegria; soltantol’atmosfera frizzante d’una ce-na d’autunno, nella residenzaprivata del premier, quella ro-mana di Palazzo Grazioli. Tut-tavia, il dettaglio ha la sua im-portanza. Perché getta luce suun fatto: Berlusconi sa benechi è Tarantini. Giampaolonon è un Carneade transitatoper caso nelle stanze del pre-mier. E Berlusconi lo sa adesso,come lo sapeva allora, sebbe-ne ora confonda il suo cogno-me – “Tarantini o Tarantino?” -dinanzi ai giornalisti. E confon-dendo il suo cognome riesce aconfondere l’opinione pubbli-ca. Berlusconi invece, sa benechi è Tarantini. Tanto da cono-scerne gli affari. E pure i me-todi. Infatti: quella sera d’au-tunno ci scherza persino so-p ra .Non sa d’essere registrato.Non sa in quale guaio si sta in-filando. Non sa che Tarantini èal centro di un’inchiesta giudi-ziaria. Ride, Berlusconi, e con

lui ridono tutti. A cominciareda Giampi Tarantini, quellocon la “i” finale, e non con la“o” pronunciata, dal premier,durante il vertice italo-spagno-lo a La Maddalena. È il 10 set-tembre e durante la conferen-za stampa Berlusconi ne sba-glia il cognome: “Tarantino …o … Ta ra n t i n i ”, dice, rispon-dendo alle domande di un cor-rispondente spagnolo. Quasifosse un estraneo. Berlusconi– sempre dinanzi ai giornalisti -descrive “Giampi” come “unimprenditore di Bari che è ve-nuto ad alcune cene, facendo-si accompagnare da belle don-ne, ragazze che questo signoreportava come sue amiche, co-me sue conoscenti. E questo ètutto”. Ebbene. Di certo, a giu-dicare dai nastri registrati dallaD’Addario, Berlusconi non sa-peva che la donna si sarebbeprostituita. O meglio: nonavrebbe dovuto saperlo. È lostesso Tarantini a raccomanda-re la massima prudenza con ilpremier: “Lui non deve assolu-tamente sapere che sei unaescor t”, dice a Patrizia D’Adda-

rio, prima dell’incontro. È al-trettanto certo, però, che Ber-lusconi conosce bene Taranti-ni. Ne conosce sia il cognome,sia il giro d’affari, e lo dimostra-no proprio i nastri registrati daPatrizia D’Addario che, a unadi quelle cene, partecipò, ap-punto, a metà ottobre, primadi trascorrere una notte con ilpremier il successivo 4 novem-b re .E veniamo ad alcune frasi regi-strate nei nastri che “Il FattoQuotidiano” ha potuto ascol-tare. Dimostrano che il pre-mier conosceva tanto bene Ta-rantini da sapere che s’occupa-va di protesi sanitarie. E non

solo.Siamo a fine serata e Berlusco-ni dice che, sebbene debba dalavorare, si sente piuttosto “fe -staiolo”. Gli invitati ne sono lie-ti. Decide quindi di trattenersiancora un po’con gli ospiti, trai quali Tarantini e la D’Addar ioe - riferendosi a Tarantini - silancia in un paio di battute dispirito. “Sai che lui fornisceforniture medicali per i denti-sti”, spiega alle ragazze, “ed è

venuto qui a dirmi se posso fa-re una legge … per far passareda 36 a 40 denti”. Tutti ridono.Poi Berlusconi aggiunge: “Miha detto che siccome vado aPechino … vuole venire giù …perché ai medici della mutualui dice: tu gli dai la geisha, eloro ti ordinano la protesi …”.Ancora risate. Il riferimento al-le geishe è interessante per-ché, nello scherzo, il premierracconta una verità che lo stes-so Tarantini ammetterà dinan-zi agli inquirenti. Il punto, pe-rò, è che le battute del premier,sul cosiddetto “metodo Taran-tini”, precedono gli atti dell’in-dagine. Il caso non è ancora didominio pubblico ma Berlu-sconi già conosce l’attitudinedi Tarantini a oliare i suoi affaricon l’aiuto di donne belle e di-sponibili.Ecco cosa dichiara Tarantiniagli inquirenti, stando ai verba-li del 29 luglio, pubblicati dalCorriere della Sera: “Il ricorsoalle prostitute e alla cocaina siinserisce in un mio progetto,teso a realizzare una rete diconnivenze nel settore dellaPubblica amministrazione”.Prostitute e pubblica ammini-strazione, dice Tarantini. “Gei-she” e medici, scherza Berlu-sconi, che intende far ridere gliinvitati. Ma oggi Tarantini è in-dagato per corruzione, cessio-ne di cocaina e favoreggiamen-to della prostituzione. E pro-prio per aver “re cl u t a t o ” ra gaz-ze da portare a Palazzo Grazio-li. Addio legge per aumentarela dentatura nazionale. Ormaic’è ben poco da ridere.

CAMORRA diSilvia D’Onghia

SMONTANO LA CUCINAE TROVANO IL BOSS

S i potrebbe dire che l’ha tradito la buona cucina. Ieriil pregiudicato 34enne Ciro Nappo, reggente del

clan Gionta di Torre Annunziata, è stato arrestatograzie a un blitz del Gruppo intervento speciale deicarabinieri all’interno della sua abitazione (di fronte aPalazzo Fienga, dove vive la famiglia camorrista). Illavoro dei militari non è stato facile: hanno infattidovuto smontare i pensili della cucina, chenascondevano una parete apparentementepiastrellata, ma dalla quale si accedeva in realtà a unvano segreto. Lì, spesso, quando nell’aria c’era odore didivise, si era nascosto il boss, ricercato dal novembre2008, dopo un ordine di custodia cautelare in carcereper i reati di associazione a delinquere di stampomafioso, estorsione e usura. Il suo appartamento sitrova nel cosiddetto “quadrilatero delle carceri” diTorre Annunziata, roccaforte del clan che fa capo aValentino Gionta, detenuto all’ergastolo in regime di 41bis .

Battute, complicitàe affari: ora il premierdice di non ricordare.Un tempo non era così

E anche Casa Pound fa “coming out”Incontro a Roma tra un’associazione di estrema destra e il mondo gay

Gianpiero Tarantinifuori dalla procura di Bari

(FOTO ANSA)

S ì alle coppie di fatto e a progetti di convivenzabasati su un vincolo affettivo. A prescindere

dagli orientamenti sessuali. Luogo della discus-sione: la sede romana di CasaPound Italia, cen-tro sociale di estrema destra con comunità spar-se in tutta la penisola. Qui sono sono state ospi-tate associazioni gay e lesbo. Prese le distanzedai recenti episodi di violenza omofoba, Casa-Pound risponde con il tavolo di confronto allepolemiche sull’adesione alla fiaccolata di Romadel 24 settembre contro i razzismi e l’o m o fo b i a .In quell’occasione, a remare per primo controCasaPound fu il sindaco di Roma Gianni Ale-manno, arroccato peraltro su posizioni menoavanzate in tema di diritti gay. I ‘ner i’ di Iannonefanno invece un vero e proprio coming out ri-guardo l’omosessualità, che fa arrossire anchemolti della sinistra: una presa di posizione laica,

occasione per un dialogo guardingo ma sereno,condotto con attitudine costruttiva e ascolto re-ciproco, non senza diffidenze e occhiate obli-que da entrambe le parti. No fermo, però, alleadozioni per le coppie gay, senza alcun distin-guo sull’omogenitorialità. Completamenteignorate le persone transessuali. Un dubbio, in-fine, sull’idea di buon gusto che dovrebbe ispi-rare la condotta delle coppie di fatto. Che spo-sterebbe il discorso della gestione delle identitàsul piano di una discrezionalità e di un’or todos-sia che, forse, tradiscono ancora rischi di in-comprensione. “Vi presterò dei libri”, prometteuna ragazza lesbica, al momento dei saluti. Conqualche dubbio su come si possano conciliareapertura all’omosessualità e lotta al razzismocon le aperte nostalgie dei nonni fascisti.

Francesco Paolo Del Re

STORIE ITALIANE

NTG3

Bianca Berlingueralla direzione

L a giornalista, figliadi Enrico, è il nuovo

direttore del Tg3. BiancaBerlinguer prende ilposto di Antonio DiBella. Il cda ha dato il vialibera anche alle nuovenomine ai vertici deitelegiornali regionali edi Rai International,rispettivamente conAlberto Maccari eDaniele Renzoni.

NTRAGEDIA A SERRE

Uccide i genitorie poi si siucida

O micidio-suicidionel Salernitano.

Un uomo di 47 anni,Domenico Apicella,di Serre, ha uccisonella sua abitazione ilpadre, la madre e ilcane; poi si èsuicidato. Apicella eraun assistente capodella poliziapenitenziaria; daaprile scorso incongedo perchéconvalescente dopoun periodo dimalattia nervosa.

PI R AT I

Ubriaco investescooter: 2 morti

D ue 17enni sonomorti mentre

viaggiavano a bordodi uno scootertravolti da unfuoristrada guidato daun uomo ubriaco.L'incidente èaccaduto a Locri. Aprovocarlo uncommer ciante,Antonio Strangio, 48anni.

METEO

Nuova ondatamaltempo al sud

I n arrivo sull'Italia:a partire da oggi la

perturbazioneproveniente dalleisole Baleari che stainteressando lenostre regionicentrali tirreniche,raggiungerà anche leregioni meridionali,in particolare quelleioniche. Sulla basedelle previsionidisponibili, ilDipartimento dellaProtezione Civile haemesso un ulterioreallerta meteo cheintegra ed estendequello diffusomer coledì.

Page 5: w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o i t. SANGUE E ... · i t i Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. ... e il maestro della P2

Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 5

Contratti, tecnici, ospiti:

tutti gli “inciampi”

della serata del giovedì

L e trasmissioni di Michele Santorofanno discutere da anni, mai erasuccesso, però, che la satira

provocasse le proteste del governo e dellamaggioranza di centrodestra e lasospensione di uno dei protagonisti diAnnozero. Una vignetta di Vauro Senesi sulterremoto de l’Aquila crea una polemica che

dura diversi giorni fin quando lo stessoVauro è estromesso dal programma per duesettimane. Con Vauro a casa, è SabinaGuzzanti che “p ro c e s s a ” il vignettistatoscano in una parodia del 16 aprile. Laquinta edizione di Annozero si apre con ilmancato contratto di Marco Travaglio che,per due volte e dopo mesi di attesa, è stato

costretto al ruolo di semplice ospite. Percontestare la prima puntata del 2009sull’informazione, il ministro dello SviluppoEconomico Claudio Scajola e il viceministrocon delega alla Comunicazione PaoloRomani hanno prima annunciatoun’istruttoria e poi convocato i vertici Raiper un chiarimento.

ANNOZEROAttacco

ad orologeriaPer impedire alla D’Addario di andare da Santoroil premier scatena Cicchitto & Co e i legali di Rai2. Invano

di Carlo Tecce

Un colpo di scena, ma nemme-no troppo. All’ultimo minu-to, prima della messa in on-da, arriva un parere dell’uf fi-

cio legale della Rai: “La D’Addar ionon può andare in onda ad Annoze-ro, c’è rischio di ritorsioni legali”.Un gesto studiato, dal direttore di re-te Massimo Liofredi per mettere indifficoltà Michele Santoro. Alle19.30 il fax dalle rete, otto pagine,un papiro. Alle 20.00 l’Agi scriveche il programma “Potrebbe salta-re ”. Santoro consulta gli avvocati. Ildiktat potrebbe essere il pretestoper un licenziamento ex post? Ilconduttore rischia, e decide di an-dare in onda comunque. La D’Adda -rio parla in collegamento da Bari.Amaro il commento di Santoro: “Sel’apparizione di 5 minuti ha scatena-to tante reazioni, capisco perchè imiei colleghi sono così cauti. Since-ramente quello che sta capitando anoi non lo auguro a nessuno”. Equindi, su Berlusconi: “Se ci auguralunga vita dica ai suoi funzionari dicomportarsi diversamente”.Tutto questo al termine di un pome-riggio in cui un plotone si schieracompatto contro Annozero: davanti

Fabrizio Cicchitto, dietro Pdl e Lega,a dirigere le operazioni il premier inpersona che, a mezzogiorno, con-voca Maurizio Belpietro per chie-dergli di disertare il programma. Ildebutto italiano di Patrizia D’Adda -rio è funestato già in mattinata dauna frustata alla Rai di Cicchitto: “Ilfatto che ben due trasmissioni del-l'azienda, Annozero e In mezz’o ra ,si siano contese la presenza dellaD'Addario – scrive in una lettera in-viata al cda della Rai - è indice nonsolo dell'esplosione di una faziositàpolitica mai prima verificatasi, maanche di un autentico e profondod e gra d o " .L’assalto del governo e dei capi delPdl segue una precisa strategia -bloccare la trasmissione - accompa-gnata da una seconda opzione: pro-muovere un boicottaggio degli ospi-ti di centrodestra. Cicchitto nellalettera cerca di condizionare il Cdadella Rai in una clamorosa censuracalata dall’alto, proprio nel giornodelle ultime nomine: ''A questo pun-to il presidente, il direttore genera-le, i membri del cda sono di fronte aun problema di fondo con il qualedevono fare i conti". Visto dall’este -ro, il “p ro bl e m a ” non esiste. Il con-trario: “Come con Mussolini, muse-

ruola a chi informa”, scrive l’“Eco -nomist”. Anche in Australia si inte-ressano delle escort. La televisione“Abc” domanda al ministro GiorgiaMeloni cosa sia questo scandalocensurato in Italia e lei s’infuria, si farubiconda e risponde stizzita: “Cosaaltro deve fare, Berlusconi? Inventa-te cose false e le raccontate in giroper il mondo. E questo è intollera-bile. State giocando con la nostra de-m o c ra z i a . . .”. Si alza e se ne va.

E invece il centrodestra insiste eprepara il piano di riserva: mer-

coledì Flavia Perina (deputata Pdl edirettore del “Secolo d’Italia”) e Al-fredo Mantovano (sottosegretarioagli Interni) rifiutano l’invito di Mi-chele Santoro; Maurizio Belpietrospiega ai lettori di “L i b e ro ” p e rch éconvenga partecipare: “R i nu n c i a resarebbe un autogol. Il boicottaggionon avrebbe alcun risultato perchéla trasmissione sarebbe ugualmentein onda con il pensiero unico di unasinistra faziosa e forcaiola, senzacontraddittorio o repliche”. Il tenta-tivo epistolare di Cicchito è vano.C’è urgenza di un intervento del ca-po, allora Silvio Berlusconi chiamaBelpietro a Palazzo Grazioli per re-darguirlo: davanti al suo ex editore

MESTIERI USURANTI

PROFESSIONE REPORTER, QUINDI FARABUTTO

ai tempi de “Il Giornale” e di “Pano -ra m a ”, il direttore di “L i b e ro ” illu -stra le sue ragioni. Per pura e altret-tanto bizzarra casualità, nel cortiledi piazza del Plebiscito, Belpietro in-crocia Bruno Vespa che, sorpreso, sigiustifica di fretta e con un po’ di im-barazzo: “Sono qui per il mio pros-simo libro”. In realtà, il conduttore,stava preparando la puntata di ieri,in cui era ospite il sottosegretarioPaolo Romani, una sorta di tentativodi controcanto a seguire. In serata siarriva al paradosso, quando la reda-zione di Porta a Porta invita Santoro.Il cerchio attorno “A n n o z e ro ” si al-larga e si restringe: vie ufficiali e ma-novre dietro le quinte.

L e truppe sono allertate anche allaCamera, e quindi il deputato del-

la Lega Gianluca Pini presenta un’in -terrogazione al ministro Giulio Tre-

Belpietro da Berlusconi,che aveva ordinatoil “ boicott aggio”

ATTACCO ALLA RAI

monti: “La prevista partecipazionedella escort Patrizia D'Addario adAnnozero è condizionata dal paga-mento da parte di Rai o di qualsiasisua consociata o controllata di uncachet, rimborso o qualsivogliacontropartita in denaro? Con qualimodalità il corrispettivo sia stato li-quidato?”. E se Pini si preoccupa del-le ricevute della Rai nella settimanadello scudo fiscale che salva migliaiadi evasori multimilionari, Santoro sipreoccupa della partecipazione del-la D’Addario a poche ore dalla diret-ta: «Non sappiamo nulla di preciso,che posso dire? Qui è a rischio qual-siasi cosa”. Eppure Annozero resi-ste, governo e Pdl provano un ulti-mo e disperato tentativo. RaiDue vo-leva imporre a Santoro un pubblicodi parte, 40 elementi per una claqueben istruita a infastidire il raccontodella D’Addario. Altro fiasco. Non si

è parlato solo sesso e potere, cocai-na e cosce nude, ma del sistema im-prenditoriale che controllava la sa-nità pugliese: protesi per chirurghi,commesse per le società di Tarantiniche ricambiava. Lea Cosentino (exdirettore generale dell’Asl di Bari)conferma ad Annozero che per an-ni, in assenza di gare d’appalto, lesocietà delle famiglie Tarantini e Te-desco (del figlio dell’ex assessore al-la Sanità Alberto, già socialista, orasenatore del Pd) avevano il comple-to dominio del mercato. Annozerointervista Maria Teresa De Nicolò,che ha cantato con Apicella a Palaz-zo Grazioli e ha pranzato (ma nonsolo) con Sandro Frisullo ex vice-presidente della regione Puglia: “Ta -rantini mi ha presentato un politico,diceva che mi avrebbe aiutato. Ab-biamo pranzato noi tre, poi Gian-paolo è andato via. Ho preso 500 eu-ro. Mi ha fatto capire che dove-vo …”. Barbara Montereale, baresecome Patrizia D’Addario, raccontala prima notte dell’amica con Berlu-sconi: “Dividevamo la stanza d’al -bergo. Lei è arrivata la mattina pre-sto e mi ha detto che era stata a lettocon il Presidente. Ma non si era fattapagare. Le aveva promesso un’a l t racosa”.

di Marco Travaglio

Negli Stati Uniti il giornalista deve control-lare una sola cosa: che quel che dice siavero. In Italia invece il mestiere di gior-nalista è diventato una via crucis fra de-

nunce civili e penali, garanti della privacy edesposti all’Ordine. Per quelli televisivi c’è purela Vigilanza del Parlamento, l’Autorità delle co-municazioni e ora il ministro Scajola, cioè il go-verno. L’avvocato Katia Malavenda ha scritto suMicromega una specie di gioco dell’oca, una viacrucis con tutte le trappole che spuntano sullastrada di ogni giornalista italiano. Anzi, di ogni“fara butto”. Diciamo subito che è giusto chiscrive il falso su qualcuno, se mente sapendo dimentire o non fa tutte le verifiche possibili, siacondannato, risarcisca la vittima e venga espul-so dall’Ordine. Ma in Italia puoi essere condan-nato anche se racconti un fatto vero: basta usareparole troppo aspre, o notizie segrete, o attipubblici ma non pubblicabili.E non c'è alcunadifferenza fra una critica dura e un fatto falso: sirischia la diffamazione in entrambi i casi.In America Michael Moore ha scritto un libro suBush, “Stupid White Man”, e Bush non s’è nem-meno sognato di denunciarlo: nessun tribunaleavrebbe preso in considerazione la denuncia.Nemmeno Clinton ha mai denunciato i giorna-listi: neppure quando hanno scritto che il sui-

cidio di un suo assistente era una messinscenaper coprire un omicidio.In Italia, se dai dello stupido a un politico, rischiil carcere fino a 6 anni, o la multa, più il dannomorale e la riparazione pecuniaria proporzio-nata alla gravità dell'offesa e alla tiratura o alloshare. Le somme le decide il giudice, a discre-zione. Anche se il cronista s'è soltanto sbagliatoe poi s'è scusato subito con una rettifica.Non basta: i danni patrimoniali si possono purechiedere in sede civile e provocare una condan-na al risarcimento per il giornalista e l'editore.Invece negli Usa – scrive Alexander Stille su Re-pubblica- il cronista può perfino scrivere unanotizia falsa senza esser condannato: la condan-na scatta solo se scrive il falso con "malizia" e"reckless disregard of the truth", "noncuranzaspericolata per la verità". Cioè se l’ha fatto ap-posta o non s’è dato da fare per verificare la no-tizia. Se sbaglia in buona fede, prevale il dirittodi cronaca, che è un bene assoluto. E per le cri-tiche, anche feroci, non c'è denuncia che ten-ga. In Italia chi fa causa civile non rischia nulla:chiede decine, centinaia di milioni e, se poi ilgiudice gli dà torto, non deve sborsare una lira.Molti esperti propongono una cauzione. Michiedi 10 milioni? Ne lasci 1 sul tavolo, un cipdel 10%. Se vinci, incassi il risarcimento. Se per-di, la Giustizia e il denunciato si dividono il mi-lione per il tempo e le energie che gli hai fatto

perdere. Il che scoraggerebbe le cause infon-date e le liti temerarie, quelle attivate dai po-tenti a scopo intimidatorio. Negli Usa, poi, chidenuncia un giornalista deve sottoporsi alla "di-scovery": cioè tirar fuori tutte le carte. Cioè:Berlusconi, dopo aver denunciato Repubblicaper le 10 domande, dovrebbe rispondere a tut-te e 10 le domande. Per questo in America i po-tenti stanno alla larga dai tribunali.

A ltra trappola tutta italiana: il Garante dellaprivacy, che interviene quando il giornalista

riporta dati personali: salute, idee politiche, re-ligione, tendenze sessuali. Se il cronista diceche un paziente è morto in ospedale, deve di-mostrare che la notizia era “essenziale” perun'informazione completa. E chi decide se è es-senziale? Il Garante, a sua discrezione. Se de-cide che il cronista ha torto, può farlo puniredall'Ordine fino alla sospensione dalla profes-sione da 2 mesi a 1 anno, o addirittura alla ra-diazione. Non solo: il giornalista finisce pure intribunale penale per il reato di trattamento didati personali non essenziali, e rischia da 1 a 3anni di carcere; o davanti al giudice civile, chepuò condannarlo al risarcimento insieme al suoeditore. In caso di foto, tipo quelle dentro villaCertosa, altro reato con pena massima fino a 4anni di carcere.In America la privacy dei personaggi pubblici di fatto

non esiste: questi hanno tutte le possibilità di dare laloro versione dei fatti, diversamente dai privati cit-tadini che non hanno voce. Figurarsi se ci fosse unpolitico con decine di giornali e 5 tv su 6. Quando ilsenatore del New Jersey Jon Corzine prestò alla fi-danzata 300 mila euro, dovette chiarire tutto in pub-blico perché lei era una sindacalista che trattava conlo Stato. Un fatto privato e perfettamente lecito: matoccava un uomo pubblico e se ne doveva parlare.In Italia l’unica privacy di cui si parla è quella deipotenti. I cittadini comuni, tipo Alberto Stasi, pos-sono essere massacrati in tv senz’alcuna difesa. Sepoi il giornalista italiano si occupa di giudiziaria, lavia crucis continua. Se pubblica atti d’indagine nonsegreti, rischia un'ammenda fino a 258 euro, oblabilepagandone 129.Ora la legge Alfano alza l'ammenda a 5 mila euro, e a10 mila se ci sono intercettazioni, anche se non se-grete. L'editore invece rischia fino a 480 mila europer ogni articolo. In più il giornalista dev'essere de-nunciato all’Ordine e può essere sospeso dalla pro-fessione. Così non si pubblicherà più niente. E se ilgiornalista viene assolto? Peggio per lui lo stesso. Ilprocesso non avrebbe mai dovuto iniziare, ma le spe-se legali le paga comunque, lui o l'editore. In Italiadenunciare i giornalisti conviene, anche se dicono ilvero. E’ fare i giornalisti che non conviene. Meglioandare a rubare e portare il bottino all’estero: tantopoi c’è lo scudo.

(è l’intervento nella puntata di ieri sera ad Annozero)

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pagina 6 Venerdì 2 ottobre 2009

Bassolino ipotecala vittoriadi Bersani

A Posillipo 181 voti su 1263 iscritti,a Castellammare 2998 tessere e 712 voti

di Stefano CaselliTor ino

U n rompicapo politico, in cui si gioca la possibilità dimantenere al centrosinistra il governo dell’ultima

grande regione del Nord dove il Pdl, grazie soprattutto aTorino, da qualche anno autentica roccaforte “deber-lusconizzata”, non abbia ancora dilagato. Stiamo parlan-do del Piemonte.L’appuntamento è dietro l’angolo, per le prossime ele-zioni regionali di marzo 2010, e i timori di una sconfittaserpeggiano dietro una facciata di calma apparente. Tut-to gira intorno a Mercedes Bresso, la “zar ina” capace distrappare nel 2005 il Governo della Regione al centro-destra. A parole tutti danno per certa la sua ricandidatura,ma i giochi non sono ancora definitivi.Una prima breccia si è aperta nei giorni scorsi con lascelta del Pd della Val Susa – contro le indicazioni deivertici regionali del partito – di allearsi con le liste “noTav ” per l’elezione del presidente della comunità Mon-tana. L’esultanza di Rifondazione, in Giunta con la Bresso,non è affatto piaciuta al presidente. Nonostante la paceformalmente siglata ieri dopo giorni di scontro, è facileimmaginare che l’ormai ventennale telenovela dell’AltaVelocità Torino-Lione tornerà ad essere un campo mi-nato.Ma l’insidia maggiore è squisitamente politica. È opi-nione diffusa che nel 2010 la conferma dell’attuale am-ministrazione dipenda dalla capacità di mettere d’accor-do Pd, la polverizzata sinistra e – soprattutto – l’Udc. Maandiamo con ordine: anche nei 320 circoli democraticidel Piemonte si votano in questi giorni le mozioni con-gressuali. I dati parziali vedono la mozione Bersani, ab-binata alla candidatura regionale del segretario uscente,l’ex Dc Gianfranco Morgando, attestarsi tra al 57%. Fran-ceschini, sostenuto in Piemonte dall’ex ministro Ds Ce-

Bersani in vantaggio

di 20 punti dopo il voto

dell’80% dei tesserati

P ierluigi Bersani stabilizza il suovantaggio di circa 20 punti su DarioFranceschini, mentre Ignazio Marino

supera la soglia del 5% che gli permette di correrealle primarie. Nei congressi dei 6.095 circoli del Pdfin qui tenuti, che hanno interessato 675.705iscritti pari all’81,9% del totale, si sono recati alleurne 385.117 tesserati, cioé il 56,99% degli aventi

diritto. I dati confermano quelli precedenti, conBersani che ha ottenuto 216.130 voti pari al56,49%, Dario Franceschini 137.172 voti pari al35,85% e Ignazio Marino 29.303 voti pari al 7,66%.Lunedì prossimo i risultati definitivi, chestatisticamente potranno variare al massimo di unpunto percentuale. Le tabelle fotografano losfondamento di Bersani nelle regioni del sud, con il

73,02% in Calabria, il 68,79 in Campania, il 67,65%in Puglia e il 66,03% in Sardegna. InaspettatamenteBersani non ha dilagato nelle regioni "rosse", in tredelle quali è addirittura andato peggio della suamedia nazionale (in Toscana il 50,07%, in Umbria il53,40% e nelle Marche il 47,69%). Franceschini haprevalso in sole tre regioni: in Sicilia (51,51%), inFriuli (48,46%), e nella Valle d’Aosta (51,33%).

di Vincenzo IurilloNapoli

Che mi sono iscritto a fare aPosillipo se poi non voto?Parafrasando Arbore, lecose nel Pd napoletano

spesso vanno così: a un boomdi tessere, segue un flop di vo-tanti ai congressi di circolo euna scia di dubbi sulla sponta-neità delle adesioni. A Posilli-po, quartiere vip di Napoli convista sul golfo, dove risiede ilgovernatore Antonio Bassoli-no, sono state staccate 385 tes-sere. Ma hanno votato solo in59. Ad Acerra hanno espressola preferenza solo 181 personesu 1263 iscritti. A Torre Annun-ziata, circolo in passato ‘com -missar iato’ per evidenti ano-malie nel tesseramento, af-fluenza discreta: su 1151 iscrit-ti si sono recati alle urne in 585.Ma a Castellammare e a Fuori-grotta seggi vuoti: 2998 tesse-re e 712 voti nel primo caso,2219 iscritti e 563 voti nel se-condo. Eppure in Campanial’affluenza è superiore al 51%.Evidentemente negli altri cir-coli hanno votato tutti, o qua-si.Dalle urne campane Bersani,che gode dell’ingombrante so-stegno di Bassolino, sovrastaFranceschini senza difficoltà,con numeri migliori del datonazionale. Esce una mappa delconsenso condizionata dal pe-so dei cacicchi sui ‘l o ro ’ ter ri-tori, dall’assenza del votod’opinione in una regionemortificata dai clamorosi in-successi dei governi di centro-sinistra, e da una predisposi-zione diffusa al voto disgiunto.Accade infatti che il candidatoalla segreteria regionale dellamozione Bersani, Enzo Amen-dola, viaggi con 5 punti per-centuale in più dell’ex mini-stro emiliano. Bersani, quandosono stati raccolti i risultati di357 circoli, raggiunge il 67,2%(29.206 voti) contro il 27,6% diDario Franceschini (11.998 vo-ti) e il 5,1% di Ignazio Marino(2.217 voti). Amendola invecesupera il 72% mentre LeonardoImpegno, l’uomo del segreta-rio del Pd, si ferma al 21%. Ilmariniano Franco Vittoria, ir-pino, sfiora il 5%, frutto di unbuon risultato tra Napoli eAvellino, la sua terra, mentre lamozione Marino è al lumicinoin tutte le altre province. “L’at -tuale 6,5% di Vittoria a Napoli èun risultato straordinario –

commenta il coordinatore na-poletano dei mariniani LucaStamati - se si tiene conto che il98% dell’apparato sta con Ber-sani e Franceschini”. A Casertae Salerno la coppia Bersa-ni-Amendola avrebbe sfondatoil muro dell’80%. Mentre adAvellino, dove ha prevalsoFranceschini, è in corso una li-te fatta di ricorsi e controricor-si sulle modalità di convocazio-ne dell’a s s e m bl e a .Amendola, 37 anni, l’ultimo se-gretario campano dei Ds, poicoordinatore campano dei da-lemiani di Red (“mi sono di-messo a luglio”), batte Bersanigrazie al sostegno di numerosiex dc-margheritini, tra i qualispicca il boss delle preferenzedel nolano, Pasquale Somme-se, 34mila voti alle regionali e95mila alle europee (primo deinon eletti). Talmente convin-to, Sommese, del primato ‘cen -tr ista’della politica che vorreb-

be allargare all’Udc e all’81en -ne Ciriaco De Mita le primarieper il candidato Governatorenel 2010: “Sto con Franceschi-ni ma voto Amendola perchéuna vasta area del partito non èper nulla attirata dall’idea diun’estenuante battaglia con-gressuale troppo incentratasul dualismo pro o contro Bas-solino”.Il voto disgiunto diventa un‘caso’ a San Nicola la Strada,provincia di Caserta. Paese incui Franceschini ha battutoBersani 111 a 4, mentre Amen-dola ha fatto pieno il pieno dei115 voti per la segreteria regio-nale. Ma è molto più facile tro-vare circoli dove Bersani la fada padrone. A Frattaminorel’ex ministro supera France-schini 163 a 21. A Carinola (Ce)vince 109 a 8. A Gragnano ha lameglio 146 a 38. In un circolodi Caserta Bersani inchiodaFranceschini a un umiliante 48

CONGRESSO & REGIONALI

MERCEDES BRESSO E LE OLIMPIADI DEMOCRATICHE

a 1. “Il voto al sud non è libero –ha detto la giovane deputatacasertana Pina Picierno, soste-nitrice di Franceschini – quan -do si arriva a percentuali chesuperano l’80%, come qui conla mozione Bersani, c’è di sicu-ro qualcosa che non va”. Sorgeperò spontaneo il sospetto checi sia qualcosa che non va an-che a Teano, il paese della Pi-cierno, dove lo zio è sindaco:qui Franceschini supera il 90%e straccia Bersani 108 a 9.

Numeri. Che verranno azzeraticon le primarie del 25 ottobre.Ma quando discuti di Pd la do-manda è sempre la stessa: qualè il peso di Bassolino? In chemodo il Governatore più impo-polare del Paese causa disastrospazzatura utilizzerà il con-gresso per ritagliarsi un futu-ro? Di rimbalzo: come la Cam-pania condizionerà l’esito na-zionale dello scontro Bersa-ni-Franceschini? È un territo-rio decisivo, lo evidenziano lecifre: 121mila iscritti, un otta-vo del tesseramento. Ben69.800 solo tra i 127 circoli diNapoli e della popolosissimaprovincia, dove tra paesi in cuiil numero degli iscritti ha supe-rato quello dei voti alle ultimeelezioni provinciali – Vi s c i a n o ,Casamarciano, Pimonte e SanGiuseppe Vesuviano – sbuca -no anche casi di fiaschi clamo-rosi come Sant’Agnello, paesi-no confinante con Sorrentoche si è fermato a due tesseredopo la fuga del capobastonelocale verso l’Udc.

Il clan di Bassolinocontrollerebbe piùdella metà delle iscri-zioni sostenendoBersani e Amendolaalla luce del sole. Èevidente che, in casodi vittoria dell’ex mi-nistro di Prodi, Bas-solino sarà determi-nante nella scelta delcandidato presiden-te campano e nel go-verno del Pd locale.

E anche l’acerrimo rivale Vin-cenzo De Luca, il primo citta-dino di Salerno che da dieci an-ni punta a prenderne il posto,dovrà scendere a patti. Al con-gresso De Luca è orientato avotare Bersani. Ma ha lasciatouna porta aperta a Franceschi-ni: il capogruppo dei “Progres -sisti”, la storica lista civica delsindaco, è coordinatore pro-vinciale della sua mozione. An-che De Luca, a modo suo, fa vo-to disgiunto.

Manifestazione del Pd a Napoli (FOTO ANSA)

NPILLOLA A B O RT I VA

Il Pdl: l’Aifatorni indietrosulla vendita

I n seguito alla lettera delpresidente della

Commissione sanità,Antonio Tomassini (Pdl),l’Agenzia italiana delfarmaco (Aifa) ha decisodi mettere in commerciola pillola abortiva dopol’audizione in Senato, il 19ottobre. Non paghi,Eugenia Roccella e ilministro del WelfareSacconi parlano dellaRu486 come di unaviolazione della 194.Sacconi dice: “Il 19 ottobrela pillola non verràvenduta”. Serve un’analisitecnica. L’opposizione haduramente contestatol’invio della letteraall’Aifa.

BR I G AT E ROSSE

A r re s t a t oMassimo Papini

C on l’accusa dipartecipazione alla

banda armatadenominata Partitocomunista combattente,è stato arrestato ieri nelsalernitano MassimoPapini, 34 anni. Il suonome, secondo gliinquirenti, “era giàemerso nelle indaginidella Digos che hannoscompaginato le Br-Pccdi Nadia DesdemonaLioce e di Mario Galesi,perchè legato a DianaBlefari Melazzi, labrigatista arrestata dopola scoperta delcovo-deposito di viaMontecuccoli”.

PAT T E G G I A M E N T O TELECOM

Tavaroli, il gupdecide a fine anno

T avaroli ci prova, iPm Civardi e

Piacente danno il loroconsenso, ma il GupMariolina Panasitideciderà a dicembre.L’ex responsabile dellasecurity della Telecom,arrestato nell’ambitodell’inchiesta sui dossierillegali, vorrebbechiudere il proprioconto con la giustizia eper questo aveva chiestodi patteggiare la propriapena a quattro anni e seimesi, mettendo sulpiatto 70.000 euro dirisarcimento. Il giudicedell’udienzapreliminare ha resonoto che deciderà solo afine anno se accogliere omeno la richiesta.Intanto, è ricominciatal’udienzasull'ammissione deiresponsabili civili.

CONGRESSO PD

sare Damiano, viaggia al 27%. L’outsider Ignazio Marino(candidato regionale Roberto Tricarico, assessore allacasa del comune di Torino) è infine al 16%.Le forbici percentuali – dovute al voto disgiunto sullecandidature nazionali e regionali – evidenziano la par-ticolarità del Piemonte: i ticket “i n c ro c i a t i ” Ber sani-Mor-gando, sostenuto da Bresso, e Franceschini-Damiano, cuivanno le simpatie del sindaco di Torino Sergio Chiam-parino e – soprattutto – il sostegno dell’ex numero unodei Ds, il torinese Piero Fassino.L’esito congressuale – e la possibile alleanza con l’Udc delpotente Michele Vietti – potrebbero ridisegnare il pa-norama regionale e cittadino. Se il prossimo segretariodel Pd sarà Pierluigi Bersani, la candidatura Bresso sem-brerebbe blindata, anche in caso di accordo con l’Udc.Tuttavia la “zar ina”, per usare un eufemismo, non gode digrandi simpatie nei palazzi della Curia torinese. Indiscre-zioni da ambienti vaticani parlano di un “via libera” alpartito di Casini sulle alleanze a sinistra, a condizioneperò che in Piemonte non si parli più di Mercedes Bres-so.È evidente che quest’utima, se orfana di Bersani, avrebbeserie difficoltà a ripresentarsi. Quindi, in caso di vittoriadi Franceschini (e di Damiano in Piemonte) l’Udc po-trebbe chiedere o di candidare Michele Vietti oppureoptare per il più mite Chiamparino, che non a caso so-stiene Cesare Damiano. Il sindaco – fedele al bon tonsabaudo – si tiene ai margini, ma è evidente che la sceltaal vertice regionale del Pd riguarda anche la successionedel primo cittadino di Torino, eletto nel 2006 con unamaggioranza degna dell’Emila più rossa. E sulla bocca dimolti spunta il nome di Piero Fassino, grande sponsor diCesare Damiano. Ma non è escluso che si faccia avanti lostesso ex ministro del Lavoro. Intanto il Pdl, e la Lega, cheda qualche tempo sfonda anche a ovest del Ticino, stannoa guardare.

Picierno non cista: votopoco liberonel Mezzogiorno

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 7

Pollastrini, Carra & C.

gli assenti

che si giustificano

B arbara Pollastrini: “Caro direttore, ancheper un fatto personale di sensibilità neiconfronti di lettori de Il Fatto, sento il

dovere di scriverti. Vivo la discussione democratica perdare una leadership e un'identità al Pd, come via permettere ko Berlusconi e un clima di regressione civile edemocratica. Per questo, penso che tutti coloro chehanno questa volontà debbano sapersi rispettare,

ascoltare e unire. Ero nella mia città, Milano. Bloccatada ragioni di salute. Credimi, mi è dispiaciutoprofondamente, mi ha fatto rabbia, di non poter esserelì. Ciò detto, continuerò con ogni forza il mio impegnocontro un governo illiberale e vessatorio. Anche EnzoCarra ci scrive: “Quel giorno avevo una visita perproblemi di calcoli renali”. La lettera di AngeloCapodicasa: “Mio malgrado compaio nella lista degli

assenti. Purtroppo sono stato ricoverato in ospedale.Avessi potuto recarmi in ospedale con la flebo sareiandato volentieri. Ma al reparto rianimazione del SanGIovanni di Dio, ad Agrigento, sono piuttosto rigidi”.Sandra Zampa spiega: “Ero a Bologna, per una visitamedica, ho perso il treno”. Gabriele Cimadoro: “Il miovoto non è stato registrato e non ho avuto la prontezzadi farlo mettere a verbale. Ma c’e ro ”.

QUELLO SPORCO ULTIMO VOTO (IN PARLAMENTO)Bimbi da allattare, prostata, beffe: così si perde

La Garavaglia, Maroni, la Bolognesi, la Pivetti: breve storia di guerriglie in aula

di Luca Telese

Dopo le polemiche sul votosullo scudo fiscale ci hannochiesto: davvero si può vin-cere per un pugno di voti?

Veramente si può vincere per tre,due, anche per un solo, sporco,ultimo voto. La storia delle guer-riglie parlamentari affonda le ra-dici nella prima repubblica. Perun voto cadde il governo Cossiga,quello della povera Maria Pia Ga-ravaglia, crocifissa per aver sceltoil momento peggiore per far pipì.Finito il tempo del galateo parla-mentare, iniziava quello degliscrutini prostatici.Garofani all’a s s a l t o. Anche ilpassaggio fra la prima e la secon-da repubblica fu plasticamentescandito da una memorabile rissain Aula per 12 voti. Era il giornodel voto sull’immunità parlamen-tare per Craxi. I socialisti accusa-rono la Rete, con la sua piccolapattuglia (proprio 12), di aver vo-tato a favore di Bettino, per sof-fiare sul fuoco. Dai banchi del Psiuna turba calò sulle postazioni diLeoluca Orando ecompagni. Le immagi-ni con l’ex sindaco diPalermo, che a bracciaconserte fa “no-no”con la testa fecero il gi-ro del mondo, insiemea quelle di Diego No-velli (che due scrannisotto lui, invece, preseun malrovescio).Inizia l’era Berlusco-niana, di nuovo c’è dimezzo un voto, anzidue. Nel 1994, al Senato, il cen-trodestra non aveva maggioran-za. Ad assicurargliela furono due“volta gabbana” eletti nel Ppi-Pat-to destinati a fulgida carriera.Uno, vecchia volpe Dc, era LuigiGrillo (poi sottosegretario). L’al -

tro, un tributarista di successo ri-spondeva al nome di Giulio Tre-monti (la carriera è nota).Spionaggio padano. Solo dueanni dopo, nel 1995, il ribaltonefu teatro di nuove, epiche lotte. LaLega aveva cambiato fronte, tutti

si sforzavano di capire come sisarebbe diviso il gruppo, perla fiducia a Dini. Umberto Bos-si (era quello che ripeteva:“Ah, ah, ah! A Silvio gli ho se-gato il balconcino!”) ne archi-tettò una delle sue con BoboM a ro n i . L’ex ministro dell’In -terno per giorni dichiaròovunque: “Voterò per Berlu-sconi”. Peccato fosse un truc-co. Serviva ad attrarre i dissi-

denti e a farli confidare. Alla vigi-lia del voto Bobo tornò nei ranghie Bossi convocò i parlamentariuno ad uno per torchiare i ribelli.Quirinale & trenini.Che dire deifranchi tiratori per il Quirinale?Una specialità. Per combatterli

durante il voto che elesse Scalfaroe giubilò le ambizioni di Andreot-ti nacque la pratica del “t re n i n o ”(non erotico) in cui il compagnodi partito faceva controllare alcollega che aveva incollato allespalle la scheda (Non servì: se duevicini nell’ordine alfabetico si ac-cordano, il trucco non riesce).Rospi & lacrime. Il giorno del vo-to sulla fiducia a Dini Marida Bo-lognesi scoppiò in lacrime, men-tre spiegava che avrebbe rotto ladisciplina di Rifondazione per“Baciare - come scrive il manifesto -il rospo”. Ebbe una stagione di ce-lebrità anche la pipa di Adornato,eletta con i Progressisti e decisivain un paio di fiducie. Adornato mi-nacciava di passare a destra, eMassimo Gramellini lo motteg-giò: “A Nando, facce Tarzan!”Adornato disse: “Ci rimango ma-lissimo” (ma passò a Forza Italianel 1996. Adesso è all’Udc).Il giorno del palllottoliere. Eche dire del voto che fece cadereProdi nel 1996? Nacque all’epocala disputa sul pallottoliere fra Ar-turo Parisi e Massimo D’Alema.Parisi aveva fatto bene i conti e sti-mava due voti di vantaggio ma...Salvo Liotta, ex forzista in un pri-mo momento attribuito ai dinia-ni, sentì il richiamo della forestaberlusconiano e cambiò fronte al-la vigilia del voto. Irene Pivetti, exleghista, poi diniana, data per cer-ta, non si presentò. Fino all’ulti -mo Parisi era rimasto al telefono,informato sulle poppate dellaneomamma, che per sfamare lasua bimba (almeno ufficialmen-te) rinunciò a sostenere Prodi(ora fa la condutrice a Mediaset)Barelle & flebo. Altra crisi altrocardiopalma all’ultimo voto, sem-pre per Prodi: nell’ottobre del1998 Emiliana Santoli, di Rifonda-zione, andò a votare per lui in ba-rella e con la flebo (dopo un viag-

CAMERE ROVENTI

CAOS RIFIUTI

A PALERMO LA PROTESTA TRASFORMA L’IMMONDIZIA IN ROGHI

I l suo corsivo, ieri, pareva scritto conpenna intinta in un calamaio di tritolo.

Ieri Flavia Perina, sul suo Secolo d’Italia hastrappazzato gli uomini del centrodestra e leadoratrici del Cavaliere che tessono l’elogio delmaschio latino: “Abbiamo assistito attonite al-la difesa del modello della donna-preda e delmaschio-cacciatore da parte della Pascale - hascritto la direttrice - per poi trasecolare quandoil vicedirettore del Giornale, Alessandro Sallu-

sti ha legato l’apprezzamento per il pre-mier playboy ai costumi sessuali degli ita-liani che frequentano in massa i porno-shop e i locali per scambisti e dunque, sem-bra di capire, apprezzano l’esuberanza ses-suale”. Parole mai udite, a destra e rare, neipoli intruppati. Attenti maschietti azzurri,Flavia - donna verticale - non guarda in fac-cia a nessuno. E se deve mena. (Lutel)

DONNE VERTICALI

Attenti maschiettila Perina mena

La Santoliin barellae i trucchidi Mastella

di Alessio GervasiPa l e r m o

Brucia Palermo, brucia. E puzza. Dal-le propaggini della periferia ai quar-tieri residenziali s’accatastano ton-nellate d’immondizia cui la gente,

esasperata da giorni, in alcuni casi da set-timane di puzzolente giacenza, dà fuoco,alzando dense e pestilenziali colonne difumo. Girando per la città, il caldo afosoinsistente coda dell’estate, liquami, franee tombini scoppiati per le prime pioggedella settimana scorsa e adesso che montala protesta per la mondezza pure i blocchistradali soprattutto nei quartieri meno“bene”, coi cassonetti messi di traverso dacui esce veramente di tutto, fanno sem-brare Palermo una città di frontiera, unacittà senza legge.Una città che è (sarebbe) la quinta cittàd’Italia – da anni ormai saldamente nellemani dei berluscones – che ripiomba (manon ne era mai uscita) nell’emergenza ri-fiuti proprio mentre il sindaco Diego Cam-

marata vola a Roma suonando la cetra col-la speranza di raggranellare qualche sol-do.Già. Perchè il Comune ha le casse sfon-date. Debiti. L’acqua alla gola. E le sueaziende, in primis l’Amia deputata alla rac-colta dei rifiuti, non ce la fanno più. Mal-grado gli 80 milioni di euro che Berlusconiha gentilmente concesso sul finire dell’a n-no scorso e proprio per l’emergenza rifiutiche rischiava di far impallidire financhel’affaire Napoli, malgrado l’aumento del75% della Tarsu (l’anno scorso e sembrauna beffa). E malgrado il raddoppiodell’addizionale Irpef (dallo 0,4 allo 0,8%che perlopiù dovrebbe servire a dare os-sigeno all’Amia) deciso dal sindaco neigiorni scorsi.E mentre Palermo vive una stagione di de-grado che non ha eguali, l’Amia, un buconero dentro il quale negli ultimi anni sonoscomparsi circa 200 milioni di euro(!) con-tinua a perdere 800mila euro al giorno.Il presidente Gaetano Lo Cicero, direttoregenerale del Comune e uomo di Diego

Cammarata, allarga le braccia: dei 76 au-tocompattatori molti non funzionano e ilcapitolo di bilancio dedicato alle ripara-zione dei mezzi è esaurito, col risultatoche l’azienda quando può ne manda instrada 30 (per garantire un servizio de-cente in tutta la città ne occorrerebberoalmeno 50). Lo Cicero ha le idee chiare:“Io devo fare i conti con il budget e i fondiche ho oggi a disposizione, e a differenzadei miei predecessori non voglio lasciarebuchi milionari”. Capita l’antifona? Lastoccata di Lo Cicero è per Vincenzo Ga-lioto, forzista della prima ora e uomo difiducia del sindaco nonché attuale sena-tore del Pdl, che è stato presidente delcarrozzone Amia dal 2001 al 2008. Edall’anno scorso, guarda caso, è indagatodalla Procura di Palermo per falso in bi-lancio (alla prima comparizione si avvalsedella facoltà di non rispondere) assiemeall’ex direttore generale dell’Amia OrazioColimberti e quattro componenti dell’exCda.Erano quelli anni un po’ “allegr i”, con as-

sunzioni massicce e per chiamata diretta(un migliaio sarebbero avvenute nel 2008e in campagna elettorale), spese esageratee ingiustificate, viaggi all’estero (Dubai)con consulenze a go go e alberghi a cinquestelle per tutti.Ma questo è il passato: è saltato fuori an-che che l’Amia non pagava tasse, fra cui laTarsu, e che solo col fisco avrebbe un de-bito di una cinquantina di milioni di eurocon penali per oltre un milione. E noi ades-so vogliamo guardare al futuro. Anche per-ché dal futuro dell’Amia dipendono inbuona parte gli equilibri politici a Paler-mo. A parte il suo potenziale peso elet-torale (qualche consigliere comunale, unpaio di deputati regionali e un paio na-zionali), è nella realizzazione del termo-valorizzatore di Bellolampo (attualmentela discarica in tilt della città), un’o p e rapubblica da un miliardo e mezzo di euro,che l’Amia sarà il fondamentale traitd’union per controllare la politica dell’I s o-la (ma non solo) nei prossimi anni. IntantoPalermo continua a bruciare. E puzzare.

gio in ambulanza organizzato daNerio Nesi): venne applauditasulla piazza di Montecitorio, fracori di Bellaciao e lacrime: la fidu-cia passò per il suo voto.Il pugno di Frosini. E che diredell’ultima legislatura? Il governocadde per un voto sulla base natodi Vicenza in Senato, per il no didue senatori: Turigliatto (Rifon-dazione) e Rossi (Pdci) Rossi.Questi, tornando in Eurostar, si ri-trovò per caso di fronte ad uncompagno di partito, Nino Frosi-ni che lo apostrofò: “Br uttissimopezzo di merda!”. E gli mollò uncazzotto. L’elezione del presiden-te del Senato, nel 2006, vide lacomparsa di un fenomeno miste-

rioso: le schede (non valide) per“Francesco Marini” (invece diFranco). Era una trovata dei ma-stelliani per farsi riconoscere, te-nere Marini sulla corda e trattare(Mastella ottenne la Giustizia). Lacaduta di Prodi, nel 2008, fu se-gnata da nuovi cardiopalma. RitaMontalcini, 90enne, entrava in-sultata da Maurizo Gasparri e sor-retta da due commessi. Una voltail centrodestra perse per un solovoto. Fu processato Biondi: “Cr i-sto, ero a pisciare!”, gridò addo-lorato, nel salone Italia. L’ultima aprovarci fu Paola Binetti. Votòcontro il governo sulla norma an-ti-omofobia. Ma non riuscì nel suoscopo (almeno quel giorno).

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pagina 8 Venerdì 2 ottobre 2009

La campagna del Fatto

contro lo scudo fiscale

che salva gli evasori

V incenzo Visco ha spiegato ieri al“Fatto” che lo scudo rappresental’inizio di una nuova stagione di

condoni. Secondo l’ex viceministro, “quandogoverna la destra, aumenta la spesa pubblica,crolla il gettito, sale il disavanzo e si fanno regaliagli evasori fiscali”. Nei giorni scorsi sonointervenuti in tanti su queste colonne per

denunciare la gravità del provvedimento, daBruno Tinti, che ha lanciato l’appello aNapolitano per non firmare, al pm RobertoScarpinato che considerano il provvedimento un“regalo alla criminalità organizzata” e agliimprenditori disonesti, che verranno copertianche dal reato di falso in bilancio. Secondol’economista Tito Boeri, il condono è un forte

incentivo a evadere di nuovo e riduce in modostrutturale la capacità di raccolta del fisco. Il“Fatto” ha lanciato una campagna per invitare ilpresidente Napolitano a non firmare la legge.Oggi pomeriggio, le 65mila che sottoscrivono lacampagna contro lo scudo fiscale, raccolte suantefatto.it, verranno portate al Quirinale.Avete ancora tempo fino alle 15 per aderire.

Perché lo scudo potrebbeanche non funzionare

Due economiste de Lavoce.info spiegano tutte le falledel provvedimento per rimpatriare i capitali

di Silvia Gianninie Maria Cecilia Guerra

Lo “scudo fiscale” consen-te il rimpatrio o la rego-larizzazione delle attivitàfinanziarie e patrimonia-

li detenute all’estero, al 31 di-cembre 2008, illegalmente, ecioé senza avere rispettato gliobblighi di comunicazionedei capitali trasferiti o comun-que detenuti all’estero (moni-toraggio) e di dichiarazionedei relativi redditi. Chi ne usu-fruisce può legalizzare questicapitali, pagando su di essiun'imposta una tantum pari al5 per cento del loro ammon-tare. Cosa ha guadagnato ri-spetto a un cittadino onesto?Non ha pagato l’imposta suiredditi di capitale per tutto iltempo in cui il capitale ha frut-tato redditi all’estero e paga difatto solo il minimo della san-zione che avrebbe dovuto pa-gare nel caso in cui la violazio-ne delle norme sul monitorag-gio fosse stata scoperta, san-zione fino ad ora compresa frail 5 e il 25 per cento del capi-tale. Certo un bel premio, maquesta è solo una parte dellastoria. Per capire davvero ivantaggi dello scudo occorreanche domandarsi da doveviene quel capitale.Da dove vengono i soldi. Ge-neralmente, il capitale porta-to all’estero illegalmente nonproviene da redditi su cui il cit-tadino ha pagato le imposte,ma è esso stesso frutto di eva-sione. Un contribuente che hanascosto al fisco, ad esempio,100 milioni di euro, non temetanto l’imposta straordinariadel 5 per cento, quanto che ilfisco si insospettisca e vada acercare di capire come avevaottenuto tutti quei soldi; glichieda cioé conto delle impo-se evase: Irpef, Irap, Iva, a cuiandrebbero aggiunti gli inte-ressi e le sanzioni, per importiche facilmente potrebbero su-perare il 50 per cento dellasomma evasa. Questo perico-lo viene però escluso e pro-prio in ciò sta la peculiarità delrimpatrio made in Italy, che lorende diverso da quello di pae-si come il Regno Unito e gliStati Uniti in cui si richiede achi vuole legalizzare i capitaliesportati di pagare tutte le im-poste evase negli anni prece-denti, e il significato stesso del

termine “scudo”. In primoluogo, nel nostro paese le di-chiarazioni di emersione av-vengono in forma anonima,sono “coperte per legge da unelevato grado di segretezza”(bozza di circolare dell’A ge n -zia delle Entrate) e non posso-no essere utilizzate a sfavoredel contribuente, né in sedeamministrativa, né in sede giu-diziaria per i profili civili, am-ministrativi e tributari. Inol-tre, se l’amministrazione, se-guendo la sua ordinaria attivi-tà di accertamento, si trova co-munque a scoprire l’e vasore,questi può evitare gli effettidell’accertamento fino ai 100milioni sottratti al fisco, dimo-strando, solo in quel momen-to, di averli rimpatriati o rego-larizzati . In sostanza, lo scudoè un potente condono fiscale.Ma c’è di più, e di peggio.L’evasione è un atto che ha an-che possibili risvolti penali. Eallora per mettere ancora piùal sicuro l’evasore, si è prov-veduto dapprima a prevedereche lo scudo estinguesse i rea-ti relativi all’omessa e infedeledichiarazione dei redditi. Poi,con l’emendamento approva-to al Senato, la copertura è sta-ta estesa ad altri gravi reati, fracui, ad esempio, la dichiara-zione fraudolenta medianteutilizzo di fatture per opera-zioni inesistenti o la falsa rap-presentazione di scritture

contabili obbligatorie, l’oc-cultamento o distruzione didocumenti, false comunica-zioni sociali (falso in bilancio).Poiché tali reati vengono spes-so compiuti coinvolgendocontrollate estere, semmai si-tuate in paradisi fiscali, versocui il soggetto fa confluire i ca-pitali, l’emendamento allargaanche a questi casi la possibi-lità di partecipare allo scudofiscale. Il condono diventaquindi anche una sorta di am-nistia, per reati che per la lorogravità potrebbero essere pu-niti con pene fino a sei anni direclusione. E’ per questo chenel dibattito parlamentare si èchiesto di valutare se per la suaapprovazione non fosse ne-cessaria la maggioranza quali-ficata dei due terzi dei compo-nenti di ciascuna Camera, ri-chiesta appunto dalla nostraCostituzione per le amnistie.Operazioni illegali. Anche ilcapitale frutto delle attivitàdella criminalità organizzata(per esempio spaccio di dro-ga, sfruttamento di prostitu-zione, traffico d’armi, finan-ziamento del terrorismo) è difrequente detenuto all’e s t e roillegalmente. E se le organizza-zioni criminali volessero ap-

profittare dello scudo per rici-clare questo denaro? Il ri-schio, già fortissimo, grazie al-la segretezza garantita, è oragravemente ampliatodall’emendamento approvatoin Senato. Non solo perchéestende lo scudo anche alle

controllate e collegate estere,società di comodo molto spes-so utilizzate per le operazionidi riciclaggio, ma anche per-ché dispone che le operazionidi regolarizzazione e di rimpa-trio non comportino l’o bbl i godi segnalazione di operazionisospette in materia di antirici-claggio da parte degli interme-diari e professionisti che rice-vono la dichiarazione anoni-ma.A che serve. Non necessaria-mente lo scudo servirà a faretornare i capitali in Italia, per-ché il rimpatrio è obbligatoriosolo se le somme sono pressoparadisi fiscali, ossia paesi chenon permettono un adeguatoscambio di informazioni fraamministrazioni. In tutti gli al-tri casi è sufficiente regolariz-zare e i capitali possono rima-nere dove sono. Il gettito rac-colto con lo scudo (si parla di3-5 miliardi di euro) è una tan-tum e non potrà dunque anda-re a finanziare interventi per-manenti, come ad esempio ri-duzioni strutturali di impostao maggiori spese connesse airinnovi dei contratti dei di-pendenti pubblici. Bisogna in-vece temere che i capitali cherientrano grazie allo scudonon servano tanto ai piccolievasori intenzionati a rifinan-ziare la propria impresa in dif-ficoltà, ma servano piuttostoalle grandi organizzazioni ma-fiose, nazionali e internazio-nali, a costituirsi denaro puli-to per le proprie attività eco-nomiche, tra cui potrebberientrare l’acquisizione diquelle stesse imprese in diffi-coltà.(tratto dal sito www.lavoce.info)

A N T E FAT TO. I T

OGGI LE FIRME AL QUIRINALE

Antonio Di Pietro vestito damafioso con la Coppola protesta

contro lo scudo fiscale (FOTO ANSA)

PRESIDENTE, NON FIRMI

IL FATTO POLITICOdc

AspettandoNapolitano

di Stefano Feltri

C’ è voluta qualchesettimana, ma alla fine

lo scudo fiscale è diventatoun argomento rilevante peril governo (e perl’opposizione, sotto accusaper non aver votatol’eccezione dicostituzionalità). Oggi ilprovvedimento cheintroduce lo scudo avràl’approvazione definitiva. Escontata. Ma per come sisono messe le cose, il modoin cui il presidente dellaRepubblica firmerà èdestinato a essereinterpretato come unindicatore del clima nellasettimana in cui la Consultasi deve pronunciare sullodo Alfano.

L a linea di Di Pietro, chegià sullo scudo sta

attaccando direttamente ilQuirinale, potrebbecostringere il Partitodemocratico a posizionarsia difesa del Capo delloStato, per marcare ladifferenza, trovandosi suposizioni sempre più similia quelle di Gianfranco Finiche è sempre più isolato nelcentrodestra (mercoledìsera è saltata all’i m p rov v i s ouna cena con il leader dellaLega Umberto Bossi).

N el pomeriggio di ieriBruno Vespa è stato

visto entrare a palazzoGrazioli, la residenzaromana di SilvioBerlusconi. Per parlare delnuovo libro, pare. Oltre alui anche MaurizioBelpietro è andato a trovareil presidente del Consiglio.La visita del direttore di“L i b e ro ” può avere duespiegazioni. La prima: ierisera Belpietro dovevaandare ad Annozero, doveospite c’era anche PatriziaD’Addario. E forse è andatoda Berlusconi perconcordare quale tatticaadottare in trasmissione.Altra ipotesi: “L i b e ro ” si èfatto notare per gli attacchifrontali al capo dello Stato.In particolare uno,abbastanza gratuito, con untitolo di prima paginacontro Napolitano cheritardava i funerali di Statoai parà morti perché era invisita in Giappone. Nellaspartizione dei compiti tra idue grandi quotidiani delladestra - si potrebbe dedurre- al “Gior nale” di VittorioFeltri spetta il compito dibastonare i nemicipersonali del Cavaliere.Mentre il “L i b e ro ” diBelpietro (edito dallafamiglia Angelucci) ha lalicenza di prendersela conil Quirinale.

S e si accetta questa tesi, lanomina arrivata ieri di

Mario Prignano,retroscenista di “L i b e ro ”, avice caporedattore del Tg1non è una strana sorpresama il tassello di unastrateg ia.

di Beatrice Borromeo

E’ slittato a oggi il voto di fiducia alla Ca-mera per l’approvazione definitiva del-

lo scudo fiscale. L’Udc considera una “vit -toria dell’opposizione” il fatto che la di-scussione sia stata prolungata di 24 ore. Diparere opposto il presidente della Camera,Gianfranco Fini, che aveva invitato i depu-tati a votare il più in fretta possibile per ga-rantire al capo dello Stato il tempo neces-sario per valutare il provvedimento. Fini,dopo aver riunito i capigruppo, ha indicatonelle 13 di oggi il termine ultimo per la di-scussione. Se il dibattito dovesse protrarsioltre, il presidente della Camera farebbescattare la “ghigliottina”: un intervento dra-stico che “ta glia” il dibattito imponendo su-bito il voto. Intanto, la Federazione della si-nistra e l’Italia dei Valori si appellano al pre-

sidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, per-chè non firmi la legge. Ierimattina, in un sit-in di pro-testa, il portavoce nazio-nale dell’Idv Leoluca Or-lando ha detto: “Invochia -mo l'intervento del capodello Stato che non credia-mo voglia avallare un nuo-vo papello mafia-Stato, ov-vero le richieste dei bossalle istituzioni”. Antonio

Di Pietro si è presentato con la coppola intesta e il sigaro in bocca, ricordando l’a b-bigliamento tipico dei mafiosi: “Il capo del-lo Stato è l’ultimo baluardo per fermare unalegge che permette ai criminali di utilizzaredenaro che proviene da attività illecite odelitti. Finora era vietato dall’art. 648 com-ma bis e comma ter del codice penale, ora siintroduce l’art. 648 comma Silvio”.Anche il “Fatto Quotidiano” si rivolge alpresidente Napolitano perchè non firmi.Sul sito antefatto.it il direttore Antonio Pa-dellaro ricorda che il capo dello Stato hatempo fino a domani, 3 ottobre, per deci-dere se promulgare o meno questa legge.Sono 65mila le firme di protesta raccoltedal nostro giornale in meno di una settima-na. Oggi pomeriggio le spediremo al Qui-rinale per chiedere a Napolitano di evitare -come ha scritto Bruno Tinti su queste co-lonne, lanciando la campagna contro loscudo fiscale- che “il nostro Paese sia so-spinto ancora più in fondo nel precipizio diillegalità, peggio, di immoralità che ci staseparando dai paesi civili”. Dai commentiall’appello su antefatto.it emergono indi-gnazione e rassegnazione : “Che scandalo.Spero (ma dubito) che Napolitano facciaqualcosa”, scrive Francesco. E ancora:“Questa legge aumenta il divario tra l'Italiadi quanti fanno quello che vogliono e quel-la dei cittadini onesti. Questo scollamentoprovocherà un terremoto”.

I primi beneficiaripossono essere leorganizzazionicr iminali

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 9

Dal collasso

all’espansione

evoluzione del Lingotto

S ergio Marchionne, abruzzese di nascitacon studi ed esperienze di lavoro negliStati Uniti, arriva alla Fiat nel 2004.

L’azienda è sull’orlo del collasso. Quando il managersi insedia al Lingotto le azioni Fiat arrancano pocosopra i 5 euro. Le porterà a quasi 24 euro in tre anni,riducendo i debiti e indovinando molti prodotti disuccesso come la Grande Punto e, soprattutto, la

nuova Cinquecento che nel 2007 corona la rinascitadella Fiat. Nel 2009 inizia la fase due: Marchionne èconvinto che dopo la crisi resteranno pochiproduttori, i piccoli sono destinati a scomparire. LaFiat, che nel 2005 ha rotto l’alleanza con GeneralMotors, trova un partner internazionale inChrysler: la storica azienda di Detroit è sull’orlo delfallimento, Fiat la assorbe in una nuova compagnia di

cui è socia di controllo. Fornirà tecnologie, nonsoldi. Il presidente americano Barack Obamaapprova l’operazione e vincola i prestiti agevolatidello Stato a Chrysler all’intesa con Fiat.Marchionne diventa amministratore delegato anchedella nuova Chrysler e compra casa a Detroit,dividendosi tra l’America, Torino e la Svizzera, doveabita con la famiglia.

La Fiat di Marchionnesi merita altri soldi pubblici?

Il Lingotto non svela il piano su Chryslere i sindacati sono preoccupati per gli stabilimenti italianidi Stefano Feltri

Il primo dei nuovi aiuti go-vernativi richiestidall’amministratore dele-gato di Fiat Sergio Mar-

chionne è già arrivato: ieri iltitolo in Borsa è salito di quasil’8 per cento. Merito delle pa-role del presidente del Con-siglio Silvio Berlusconi, chemercoledì ha rassicurato: “Senecessario gli incentivi saran-no prorogati”. I bonus per larottamazione (da 1500 a 5000euro per i clienti che sostitui-scono la propria auto con unapiù ecologica) scadono il 31dicembre e Marchionne av-verte: se finiscono, le imma-tricolazioni crolleranno. E, sesi vendono meno auto, si do-vranno licenziare operai, lefabbriche e l’indotto andran-no in crisi. Intanto, però, a To-rino registrano con piacere idati sul mercato francese, do-ve Fiat continua a guadagnarequote di mercato e a settem-bre 2009 ha venduto il 15 percento in più di un anno fa (an-che lì ci sono gli incentivi).I sindacati, in particolare laFiom, per ora osservano: vo-gliono capire quali sono i pia-ni di Marchionne che già di-versi mesi fa - quando ha ot-tenuto i primi incentivi - ave-va promesso di difendere i po-sti di lavoro in Italia. Poi, agiugno, si è iniziato a discu-tere della chiusura dello sta-bilimento Cnh a Imola, oltre400 dipendenti, che producemacchine agricole per il grup-po Fiat. Da pochi giorni si ètrovato un compromesso:niente chiusura e un anno dicassa integrazione straordina-ria. Ma non è una soluzione

str utturale.Allo stabilimento di TerminiImerese (Palermo) sono an-cora più preoccupati: daquando la Fiat ha iniziato a raf-forzarsi Serbia, dove ha com-prato lo storico stabilimentoZastava di Kragujevac e do-vrebbe investire 800 milionidi euro, temono che partedella produzione possa esse-re trasferita lì (costa meno)anche perché Marchionne hagià annunciato che TermniImerese non produrrà più au-tomobili. A Melfi (Potenza) te-mono invece che la chiusuradi uno stabilimento dell’in-dotto, la Lasme che trasferi-sce tutto in Liguria, preluda auna ristrutturazione della ga-lassia dei fornitori che potreb-be avere conseguenze impre-vedibili sulle centinaia di mi-gliaia di posti di lavoro chedipendono indirettamentedalla Fiat.

I l potere contrattuale diMarchionne nei confronti

del governo, quindi, dipendedalle reazioni a catena chepuò innescare con le sue de-cisioni sui ciascuno di questit avo l i .Ieri il capo operativo di Fiatera a Detroit e lì ha incontratoil ministro dello SviluppoClaudio Scajola che nei posi-zionamenti interni al governoha sempre svolto il ruolo disostenitore delle grandi im-prese (mentre i leghisti e tal-volta Giulio Tremonti si con-centravano sulle piccole).Scajola era in America per al-tre ragioni - trattative sul nu-cleare - ma sicuramente i duehanno parlato anche diChrysler, perché gli incentivi

del governo italiano, presentie futuri, serviranno indiretta-mente anche a sostenere il ri-lancio dell’azienda di Detroitcon cui Fiat si è alleata senzasborsare un euro (fornirà solotecnologie). I mercati inter-nazionali ancora attendono dicapire quali siano i piani diMarchionne per Chrysler: ilmanager ha promesso di sve-larli tra un mese, ma intantoad agosto l’azienda americanaha visto ridursi le vendite del39 per cento, con una quotadi mercato che è diminuitadall’undici per cento del2008 al 7,4 di quest’anno. Ilquotidiano canadese “TheGlobe and Mail”, sempre mol-to attento alle vicende di Fiat(Marchionne è canadesed’adozione) e di Chrysler -che ha un grosso stabilimentoin Canada - notava che nes-suno riesce a capire comeMarchionne possa raggiunge-re il suo obiettivo di venderesei milioni di auto all’anno. Iprimi modelli Chrysler contecnologia Fiat, infatti, arrive-ranno a fine 2010 mentre ilsuccesso della Cinquecento èsempre più un’incognita orache le strade americane si ri-popolano di SUV con la ben-

zina più economica di un an-no fa. Al progetto di Mar-chionne è mancato il pilastroeuropeo, visto che non è riu-scito a conquistare Opel (ven-duta da General Motors ai rus-si di Magna). E questo - secon-do alcuni osservatori - ha mes-so a rischio l’intera espansio-ne internazionale. In quellatrattativa il governo italianoha mantenuto un profilo mol-to basso, ma oggi è attivo alivello europeo per tutelaregli interessi del Lingotto.

S i è saputo la scorsa settima-na che era in corso un ne-

goziato sotterraneo per ridur-re i vincoli alle emissioni dianidride carbonica delle auto.Berlusconi in prima personaaveva chiesto una maggioreflessibilità sui parametri. LaCommissione ha risposto conuna bocciatura.Un’altra trattativa è invece an-cora aperta. Il governo italia-no sta facendo lobby controun trattato di libero scam-bio tra Unione europeae Corea del Sud chepotrebbe facilitare l’in-gresso di auto coreanenel mercato europeo.Si tratta sulla percen-

tuale di componenti coreanirichiesti per definire un’automade in Korea, visto che usanomolte parti cinesi prodotte aun costo così basso che le ren-de troppo competitive conquelle prodotte in Europa, so-prattutto se di piccola cilin-drata. Cioè le Fiat. “Il nego-ziato è in una fase decisiva,abbiamo già fatto incontrare ilcommissario europeo Cathe-rine Ashton con l’Anfia, l’as-sociazione delle industrie aut-mobilistiche italiane, e oggic’è un incontro tecnico. Si de-ciderà tra gennaio e feb-b ra i o ”, spiega al “Fa t t o ” il vi-ceministro al Commercioestero Adolfo Urso. Per ap-provare il trattato serve l’una-nimità dei 27 Paesi membridell’Unione e l’Italia è prontaa esercitare il veto. Marchion-ne, per ora, incassa il soste-gno diplomatico. In attesa de-gli incentivi.

IDIOSINCRASIE

PERCHÉ AL CAVALIERE NONPIACCIONO GLI HEDGE FUNDA desso si capisce perché anche Silvio Berlusconi

si è unito all’attacco franco-tedesco agli hedgefund, i fondi speculativi accusati di tutti i mali dellacrisi (anche se hanno meno responsabilità dellebanche). E’ una questione personale. O meglio,patrimoniale. Leggete i conti di Trefinance, lafinanziaria lussemburghese che fa capo al presidentedel Consiglio: ha chiuso il 2008 in calo del 6,34 percento. La responsabilità è quasi per intero degli“Investimenti alternativi” che ha fatto in hedge funde in fondi di fondi (alleanze speculative tra diversihedge fund) che hanno avuto un rendimentonegativo del 20 per cento, un tracollo. Colpa anchedi Lehman Brothers e delle truffe di Bernie Madoff.Normale che il Cavaliere non sia contento. I normalititoari di quote di hedge fund soffrono le perdite eritirano quel che resta dei loro soldi. Lui, che può,cerca di bastonarli cambiando le regole della finanzamondiale .

«Senza ilrinnovo degliinc enti vile fabbrichech i u d e r a n n o »

I mille licenziamenti della Tenarisda Piombino a Bergamo

Giampiero CalapàPiombino

L a Tenaris Dalmine ha pre-sentato un piano industriale

shock per il biennio2010-2011, annunciando dra-stici tagli in tutti gli stabilimen-ti italiani del gruppo: ben1.024 licenziamenti su 2.814persone e la chiusura definiti-va della fabbrica di Piombino(un dramma per 125 operai e leloro famiglie). Nello stabili-mento toscano i lavoratori era-no appena rientrati in aziendadopo un lungo periodo di cas-sa integrazione, grazie a una

lenta ripresa degli ordinativiche aveva riacceso le speranze.Ma la proprietà lamenta le in-genti spese dovute alla richie-sta del ministero per danni am-bientali (15 milioni di euro),per le bonifiche e per l’aumen -to del canone demaniale deiter reni.Il segretario livornese dellaFiom, Luciano Gabrielli, credeancora che “si possa salvareuno stabilimento che è in bili-co, ma non spacciato”. Invece,a Bergamo, il segretario localedi Rifondazione comunista,Ezio Locatelli, parla esplicita-mente di “un piano di macel-

leria occupazionale”. Dal Parti-to democratico si muove il de-putato Antonio Misiani, primofirmatario di un’inter rogazio-ne parlamentare: “I mille e piùesuberi annunciati dalla Tena-ris sono la drammatica confer-ma che la crisi economica nonè finita. Ci attende, invece, unafase molto difficile sotto il pro-filo sociale che va gestita congrande responsabilità”. I verti-ci aziendali della Tenaris Dal-mine si sono dichiarati dispo-nibili a discutere ancora il pia-no dei tagli con i sindacati edaltri incontri sono già in agen-da l’8, il 15 e il 19 ottobre.

S TAT O & M E R C AT O

NCOME BUSH

Una scarpaanche per

Strauss-Khan

A Istanbul il capo delfondo monetario

internazionale è statocontestato come, a suotempo, George Bush,colpito da una scarpamentre teneva unintervento pubblico daun giovane no-global.Scontri anche fuoridall’università doveparlava DSK.

OTTIMISMI

Tremonti: ripresameglio del

p re v i s t o

D ice GiulioTr emonti,

ministr odell’Economia che "gliultimi dati sono moltopositivi, leprenotazioni sono incalo e gli utilizziminori delleproiezioni. Deiquattro miliardistanziati per il 2009 neabbiamo usati due e cene stanno altri quattroper l'anno prossimo".

TA S S E

La Marcegaglianon vuole l’Irap

E mma Marcegaglia,presidente di

Confindustria, chiedeche il governo italianosegua l’esempio dellaFrancia, che haabolito l’equivalentefrancese dell’Irap,un’imposta regionaleche l’Unione europeaha chiesto più volte dicancellar e.

BERNANKE E DRAGHI

Alle bancheserve piùcapitale

I l presidente dellaFederal Reserve, la

banca centraleamericana, BenBernanke ha parlatoieri davanti alCongresso: la politicamonetaria non bastada sola a prevenire lecrisi di sistema. Comeha sostenuto ancheMario Draghi(governatore dellaBanca d’Italia)servono anchemaggiori requisiti dicapitale per le grandiistituzioni finanziarie.La stessaraccomandazione èarrivata anche dall’Ecofin, il consiglioeuropeo dei ministrieconomici.

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x COSA LORO x

MANGANO, TUTTO CASA bombe di mafia. Anche perché la presunta trattativatra Dell'Utri e Cosa Nostra è, a ben vedere, soltantouna replica. Un remake in grande stile di ciò che eraaccaduto ad Arcore esattamente ventotto anni pri-ma dove già gli uomini d'onore avevano fatto laguerra a Berlusconi, per poi fare la pace.

Due siciliani a Villa San MartinoQuando varca per la prima volta i cancelli di villa SanMartino, ad Arcore, Vittorio Mangano sta per com-piere 34 anni. Da quasi due anni è abituato a far laspola tra Palermo e Milano, dove divide un piccoloappartamento con il cognato: un operaio dell’An -saldo, impegnato nel movimento sindacale. Tutto ilsuo parlare di lavoratori, di padroni, di comunisti, aMangano non piace. Ma almeno fino alla primaveradel 1974 – quando si trasferisce con moglie e figlienella tenuta di Berlusconi – il giovane boss lo sop-porta di buon grado: in fondo, più sta lontano dallaSicilia e meglio è.Palermo, infatti, gli va stretta. La questura già nel1967 lo ha diffidato come persona pericolosa, e po-liziotti e carabinieri da qualche tempo sembranoavercela particolarmente con lui. Nel giro di cinqueanni ha collezionato una lunga serie di denunce, ar-resti e condanne per reati di ogni tipo. Procedimen-ti penali per truffa, assegni a vuoto, ricettazione, le-sioni volontarie, tentata estorsione, che lo avevanoportato in prigione per ben cinque volte (l'ultimavolta proprio a Milano nel 1972). Mangano è insom-ma una testa calda. Ma ci sa fare. Per questo CosaNostra gli ha messo gli occhi addosso. Gli uominid’onore lo hanno osservato in silenzio e in silenziolo hanno visto crescere. Hanno apprezzato la suacapacità di non parlare con gli sbirri, di rispettare glianziani e le regole del carcere.Nel 1969, all’Ucciardone, ha anche conosciuto Ga-spare Mutolo, boss della famiglia di Partanna Mon-dello, e da quel giorno ha preso a frequentare as-siduamente la gente di rispetto, guadagnandosi lastima e l’amicizia di uno dei tre capi assoluti dellamafia dell’epoca: il “principe di Villagrazia”S t e fa n oBontate. Della sua rapida ascesa alla fine si rendonoconto anche gli investigatori della Squadra mobiledi Palermo, che il 26 ottobre del 1972 lo fermano suun’auto mentre era in compagnia di GioacchinoMafara, trafficante di droga e “indiziato mafioso”.Mangano insomma vuole emergere. Non si consi-dera un semplice criminale. Sente di poter fare evalere molto di più. Ricorda Francesco Scrima, il cu-gino del capomafia Pippo Calò: “Vittorio aveva uncarattere particolare. Un carattere che definireiconviviale. Amava i bei vestiti e i modi raffinati”. In-somma, come dirà il giudice Paolo Borsellino, Vit-torio è uno dei pochi mafiosi in grado di “m a n t e n e rei contatti con gli ambienti industriali del nord”. Cosìl’Onorata società lo promuove. Nel 1975 Manganoè ammesso proprio nel clan di Calò e Tommaso Bu-scetta, quello di Porta Nuova. Ma anche nella mafiala strada che conduce al successo è lunga e disse-minata di ostacoli. E quando Mangano riesce ad ap-prodare alla corte del trentasettenne Silvio Berlu-sconi, dove rimarrà almeno fino al 1976, si rendeconto che la sua vita è a una svolta. Da quel momen-to niente sarà come prima.

Sei mastini al guinzaglioLa cronaca del suo arrivo ad Arcore e delle reali man-sioni che è stato chiamato a svolgere è ricca di mi-

La vera storiadel boss diPorta Nuovaemigrato aMilano eassunto daBer lusconia VillaSan Martinoper la proprias i c u re z z a

di Peter Gomez

GLI ALBERI s t ava n operdendo le foglie. Illago di Como, vistoda lontano, sembra-va un lungo specchiodi acciaio e mercu-

rio. Era autunno. L’autunno del 1994.Il primo governo Berlusconi aveva giàimboccato la discesa che lo avrebbe portato allacaduta. Ma, mentre i due uomini parlavano, néuno né l'altro immaginava l'imminente futuro osapeva che quello sarebbe stato il loro ultimo in-contro. Vittorio Mangano, che proprio per ve-dere con più tranquillità l'amico aveva affittatoper quattro milioni di lire l'anno una stanza in unufficio di un industriale del posto, aveva molto dachiedere. Marcello Dell'Utri, secondo l'accusa,aveva invece molto da dare.Nell'aria, in quelle settimane, quasi sentivi anco-ra l'eco delle bombe di mafia che per due anniavevano messo a ferro e fuoco il Paese. Ma l'i-deatore di Forza Italia, di fronte al boss del clanpalermitano di Porta Nuova, appariva tranquillo.Ammiccava e prometteva nuove leggi: nuovenorme che avrebbero dovuto aiutare questa Co-sa Nostra tanto in difficoltà. Solo una cosa chie-deva Marcello, una sola: basta tritolo, basta omi-cidi, basta bordelli. Perché, come dicono in Si-cilia, ci vuole silenzio per far volare la quaglia.Ecco, se si vuole capire quanto conti la partitache si sta giocando a Palermo, dove il sostitutoprocuratore generale, Nino Gatto, il 9 ottobreproseguirà la sua requisitoria nel processo d'ap-pello contro il senatore azzurro già condannato anove anni di reclusione per concorso in associa-zione mafiosa, bisogna cominciare da qui. Da Vit-torio Mangano, l'uomo d'onore che ci restavamale quando la stampa (sbagliando) lo definiva“lo stalliere di Arcore”. Anche se nel 2000 è mor-

viene accorciata. Quel giorno l’An -sa annuncia che l’articolato “d ov r àessere approvato dall’Aula dopo lapausa natalizia”. Ma poi accade l’im -previsto. La Lega Nord sfiducia Ber-lusconi. In gennaio diventa premierLamberto Dini, appoggiato da Sini-stra e Lega Nord. La riforma è rinvia-ta e, con molte modifiche, viene ap-provata i primi di agosto tra le pro-teste dei magistrati.Mangano intanto è di nuovo in car-cere. Il 4 aprile 1995 viene arrestatoper mafia e dopo qualche mese è ac-cusato pure di omicidio. Da quelgiorno lui e Dell'Utri non si vedonopiù. E il loro diventa solo un mutodialogo a distanza, scandito da pub-bliche dichiarazioni (“Mangano? Sefosse libero ci prenderei ancora uncaf fè”); rassicuranti visite in carceredi esponenti di Forza Italia; miste-riosi incontri con una serie di amicicomuni che a Milano gestivano del-le cooperative di pulizie dal fattura-to milionario. Poi il 21 luglio 2000 lamorte e le sue ultime parole ai fami-liari: “Non si baratta la libertà con ladignità”.

Elogio dell’omer tàVittorio Mangano diventa così “une ro e ”. Un boss cui rendere un pub-blico tributo, come fanno il premierBerlusconi e il suo braccio destroDell'Utri, durante la campagna elet-torale del 2008. “Dice bene Dell'Utr i”, tuona il Cavaliere davanti aimilitanti in festa, “Quando Manga-no era in carcere malato, i pm gli di-cevano che, se avesse detto qualco-sa su di me, sarebbe andato a casa.Ma lui eroicamente non inventò

mai nulla su di me. Quando era da noi si comportòbenissimo, ma poi ebbe delle disavventure chel’hanno portato nelle mani di un’or ganizzazionecriminale. Ma non mi risulta che ci siano sentenzedefinitive nei suoi confronti”. Le sentenze però ri-sultano, eccome: Mangano è stato condannato incassazione per fatti di mafia e di droga. In primo gra-do addirittura per omicidio. Quella di Berlusconi èinsomma una bugia. Una balla che alle orecchie dichi conosce le cose di Cosa Nostra suona come unmessaggio: state buoni, state zitti sul passato. E so-prattutto non dite una parola sulla stagione delle

to per un cancro diagnosticato in ritardo, la suanon è una storia antica. È storia di adesso. Perchénei mesi immediatamente successivi alle stragiuno pezzo importante di una delle trattative traStato e mafia è passata attraverso di lui. Prima congli incontri, nel novembre 1993, rimasti annotatisulle agende di Dell'Utri, dove si trovano frasi deltipo “Mangano Vittorio era a Milano per parlaredi problema personale” o “Mangano verso il30/11, cinque giorni prima convoca con preci-sione”. Poi con quelli di dodici mesi dopo.

Le leggi ad mafiamRacconta Salvatore Cucuzza, il successore di Man-gano sullo scranno di reggente della famiglia di Por-ta Nuova: “Vittorio mi disse che lui e Dell'Utri si era-no visti per due volte, l'ultima prima di Natale. Del-l'Utri era arrivato a Como in elicottero e promise dipresentare in gennaio, parliamo del gennaio ’95,delle proposte molto favorevoli per la giustizia:una modifica del 41 bis, uno sbarramento per gliarresti per quanto riguarda il 416bis”. Una pro-messa, secondo il pg Gatto, poi mantenuta. Oquasi.Il 20 dicembre 1994, dopo quatto mesi di lavoroa tappe forzate, la commissione Giustizia vota untesto di 22 articoli con i quali si riforma la custodiacautelare. L'arresto per mafia non è più obbligato-rio e anche la durata della detenzione preventiva

Gli atti dell’accusaraccontano cheDell’Utri chiedevadi far cessareil tritolo e gliomicidi. Perchè,come dicono inSicilia, ci vuolesilenzio per farvolare la quaglia

Page 11: w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o i t. SANGUE E ... · i t i Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. ... e il maestro della P2

Venerdì 2 ottobre 2009

E FAMIGLIA. DI SILVIOsteri, ambiguità e contraddizioni. Su un punto è cer-to: Mangano è legato a Dell’Utri, palermitano comelui, ma più giovane di un anno. Il 4 aprile 1995, pro-prio il boss racconterà ai magistrati: “Io e Marcello cisiamo conosciuti tra la fine degli anni Sessanta el’inizio degli anni Settanta, quando lui gestiva lasquadra di calcio della Bacigalupo all’Arenella. Dalnostro incontro casuale nacque un rapporto di co-noscenza. Dell’Utri venne così a sapere che eroesperto di bestiame e di cavalli. Tre o quattro annidopo mi telefonò per propormi un lavoro nella villadi Berlusconi”. Ufficialmente Mangano si trova cosìa dirigere “l’azienda agricola e la società ippica dicui Berlusconi era titolare”. “Mi occupavo un po’ ditutto”, dice, “dalla compravendita alla doma, all’ad -destramento dei cavalli. Vedevo Berlusconi ognigiorno e avevo con lui gli ordinari rapporti tra ti-tolare e impiegato. Dell’Utri mi veniva a trovarespesso e io gli ho insegnato a montare”.Ma in villa Mangano ha anche altri incarichi, moltopiù delicati. Per i coniugi Carla e Silvio Berlusconiavere in casa quell’uomo alto, forte, gentile, dai trat-ti del viso vagamente mediorientali, rappresentauna sicurezza. L’ombra della sua figura che passeg-gia nel parco tenendo al guinzaglio sei mastini na-poletani sembra essere in grado di scoraggiare qual-siasi malintenzionato. E di malintenzionati in queglianni ce ne sono davvero tanti. A partire dal 1972, laLombardia fa i conti con una drammatica escalationdi sequestri di persona: in provincia di Milano, daitre rapimenti del 1973 si è passati a dieci soltanto neiprimi mesi del 1974. Chiunque sia ricco – e Berlu-sconi lo è – teme per sé e per i propri cari.“Silvio? Per me non è tranquillo. Ha una fifa da mat-ti”, dirà ai carabinieri un amico del futuro Cavaliere,il principe Luigi D'Angerio di Sant'Agata, rimastovittima di un tentativo di sequestro al termine di unacena a villa San Martino il 7 dicembre del 1974. “Aquell'epoca lui e il suo autista giravano armati. Ber-lusconi aveva una pistola che teneva allacciata allacaviglia. Qualche volta alla sera si esercitava al tirocon Mangano nel parco della villa”, racconterà inun’intervista concessa poco prima di morire, BillPolland, un insegnante privato d’inglese che nel1974 visse per qualche mese ad Arcore . “Era un uo-mo di fiducia assoluta”, confermerà proprio Dell'U-tri in aula, “tanto è vero che Berlusconi gli facevaaccompagnare i figli solo da lui, neanche dall’auti -sta”.Tra i ragazzi del proprietario di Milano 2 e le dueprime figlie di Mangano –Loredana e Cinzia –nascecosì una vera e propria amicizia. Il piccolo Piersilvioadora il fattore siciliano che lo chiama con il nomi-

gnolo di Dudù, mentre Marina grazie a Vittorio im-para subito ad andare a cavallo. Tanta dedizione vie-ne ricompensata profumatamente: “Berlusconi miretribuiva con la somma di 500.000 lire al mese”. Èun salario da favola. Mangano se ne rende conto be-nissimo. Visitato da due medici del Tribunale il bossaffermerà: «Nel 1972 lo stipendio di un magistratoera di 100 mila lire. Io prendevo cinque volte tantoe a un certo punto le cinquecentomila lire al mesesono diventate un milione!». Fatti i debiti calcoli èfacile accorgersi come Mangano guadagnasse, ai va-lori odierni, più di 6.000 euro mensili.

Quelle cene in famigliaAnche per questo Vittorio e sua moglie, Marianna,conserveranno sempre un ricordo bellissimo deidue anni formidabili trascorsi a villa San Martino. Eper testimoniare il loro legame con la famiglia delfuturo premier nel 1975 battezzeranno la loro ter-zogenita Marina. Il rapporto tra i Berlusconi e i Man-gano in quel periodo è quasi alla pari.Pure quando in villa ci sono ospiti di riguardo, il fat-tore e Marianna siedono a tavola con i padroni dicasa e i loro amici. Accade, per esempio, nel dicem-bre del 1974, quando, al termine di una cena, ungruppo di mafiosi legati al boss, rapisce l'amico diBerlusconi, Luigi D'Angerio. Nella nebbia il com-mando blocca l'auto del principe di Sant'Agata e lofa scendere a forza. Poi, dopo qualche chilometro,la macchina dei rapitori ha un incidente e D'Angerioriesce a fuggire. A casa a disperarsi, prima di sco-prire che il sequestrato è libero, restano Berlusconi,il suo maestro d'inglese, e i suoi ospiti: Primo Ci-gnoli e Attilio Capra. Il primo è un imprenditore chesolo cinque settimaneprima, il 27 ottobre1974, era stato descrittoda “L’e s p re s s o ” come le-gato a Michele Sindona econtrollore occulto diInterfinanza, una finan-ziaria che “senza alcunaautorizzazione, per cin-que anni aveva operatocome una banca, dilapi-dando i depositi raccoltitra gli emigranti sicilia-ni”. Il secondo, AttilioCapra, è invece un commercialista, poi risultatoiscritto, come Berlusconi, alla loggia massonica P2(tessera 1764) che sarà più volte sfiorato da indaginiriguardanti il riciclaggio, i sequestri di persona e ilcontrabbando di sigarette. Assieme a loro quella se-ra sono seduti a tavola anche Mangano e signora. Aricordarlo sarà proprio Mangano. Domanda il pub-blico ministero: “Lei era presente alla cena?”. Man-gano: “Certo, io ero nel... ero sempre lì con loro,con tutti”. Pm: “Cenava insieme allora?”. Manga-no: “Sì, sì anche mia moglie cenava insieme”.Ma come arriva Mangano ad Arcore? E soprattuttoperché tra tanti fattori presenti nell'agricola brian-za, alla fine la scelta cade proprio su di lui? Berlu-sconi e Dell’Utri saranno sempre molto avari di par-ticolari nel rievocare l’assunzione –definita “casua -le”–del pregiudicato Mangano. “Assumerlo”, dicenel 1987 il premier, “fu una mia scelta, su una rosadi nomi che mi vennero prospettati”. Dell'Utri ag-giunge poi che a presentargli il boss fu il titolare diuna lavanderia e di un negozio di articoli sportividirigente della Bacigalupo, definito “l’amico di unavita”. Cioè Gaetano Cinà, un signore basso e gentile,considerato dal tribunale uomo d'onore della fa-

miglia mafiosa di Malaspina (un clan molto ca-

ro a Bernardo Provenzano), e imparentato attraver-so la moglie con tutti i più celebri capimafia dell'e-poca: da Bontade a Mimmo Teresi.Esistono però delle altre versioni sull'inizio di quelrapporto di lavoro. A metterle a nero sono i cara-binieri e i pentiti. Il 30 dicembre del 1974, i militaridella stazione di Villasanta che indagano sul fallitosequestro D'Angerio, scrivono: “Dell’Utri [...] hachiamato Mangano pur essendo perfettamente aconoscenza – è risultato dalle informazioni giuntedal Nucleo investigativo del gruppo di Palermo –delsuo poco corretto passato”. Ancora più esplicito èFrancesco Di Carlo, dal '74 a capo della potentis-sima famiglia di Altofone, e poi emigrato a Londradove incontrerà Dell'Utri nel 1980 a una festa per ilmatrimonio di un suo complice. Di Carlo ricorda:“Incontrai Cinà, Bontade e Teresi a Milano. Eranoparticolarmente eleganti. Io domandai il perché eloro mi risposero che dovevano andare da un grossoindustriale milanese amico di Cinà e di Dell’Utri. Emi proposero di seguirli”. Di Carlo entra così nellasede dell’Edilnord. In macchina, Bontate gli ha spie-gato che chi li attendeva aveva paura dei rapimenti,e che era necessario garantirgli protezione. Ma eccoche cosa accade, secondo il pentito, durante l’in -contro: “Dottore, lei da questo momento può smet-tere di preoccuparsi. Garantisco io”, dice Bontade.“Vorrei, vorrei... Ma sa, già qui al nord ci sono tantisiciliani che non mi lasciano tranquillo..”. “La capi-sco”, risponde il capo dei capi, “ma adesso è tuttodiverso. Lei ha già al suo fianco Marcello e io le man-derò qualcuno che le eviterà qualsiasi problemacon quei siciliani”. Berlusconi, ossequioso: “Non socome sdebitarmi, stia certo però che resto a sua di-sposizione per qualsiasi cosa”.Chi erano i siciliani che non lasciavano tranquillo

Berlusconi? A spiegarlo è Salvatore Cucuzza, il suc-cessore di Mangano: “Vittorio mi disse di essere ar-rivato a Milano nel 1972-73 al seguito di Gaetano eNino Grado e di Totuccio Contorno. Con loro rea-lizzò diversi ‘l avo re t t i ’, tra cui alcune estorsioni, an-che ai danni delle proprietà di Berlusconi. Proprioper questo Berlusconi, che intendeva garantirsi daulteriori attentati, lo assunse come fattore ad Arcoretramite Gaetano Cinà”. Mangano però continuava afare il furbo: a organizzare truffe e addirittura seque-stri di persona. Per questo “Berlusconi si rese contoche gli necessitava comunque una garanzia da partedi Cosa nostra”. Tramite Cinà venne così intavolatauna trattativa direttamente con Bontate e Teresi.“Berlusconi”, spiega Cucuzza, “raggiunse con loroun accordo per il versamento di una tangente di 50milioni l’anno. La stessa cifra che veniva prima ver-sata a Mangano”.

“Latitanti ad Arcore”A ben vedere, dunque, la mafia segue uno schemaclassico. Prima minaccia, taglieggia, ruba (proprioDell'Utri ha ricordato che “effettivamente nel 1974avvennero dei furti di quadri quando Mangano sta-va già ad Arcore”). Poi offre protezione e alla fineraggiunge un accordo. Lo dimostra, secondo la sen-tenza di primo grado, ciò che accade dopo il fallitosequestro D’Angerio. Mangano viene arrestato per-ché gli investigatori si sono accorti che deve ancorascontare una vecchia condanna per truffa. Nessunoperò lo licenzia. Una volta scarcerato, il 22 gennaio1975, torna in villa dove resta per molti mesi, tantoche ancora nell’ottobre del 1976 fisserà lì la sua re-sidenza. E nella dependance di Villa San Martino,secondo alcuni pentiti, nasconde persino dei lati-tanti. Dell'Utri, quando gli contestano la cosa, fa ilpesce in barile: “C’erano molte persone che anda-vano a trovarlo... Io ebbi il modo di vederne alcune(...). Mangano a volte mi presentava delle personedicendo che erano dei suoi amici, ma non mi facevanessun nome. Non si fanno mai nomi quando si pre-senta una persona nel modo di Mangano”.Poi, quando il suo spessore criminale è ormai evi-dente a tutti, spontaneamente decide di andarsene.Una decisione motivata da ragioni di “sensibilità”.“Un giornale locale”, ricorda Mangano, “p u bbl i c òun articolo in cui venivo descritto come un sogget-

to pericoloso collegato con ambienti di mafia. Mipreoccupai molto soprattutto per l’immagine deldottor Berlusconi che rischiava di uscirne offusca-ta. Ne parlai quindi con il dottor Dell’Utri che mifissò un appuntamento con il dottor Confalonieri.Nel colloquio con lui io gli espressi la mia intenzio-ne di lasciare la villa per lo stato di disagio che si eracreato. Confalonieri mi lasciò libero di decidere enon mi chiese di andarmene”. Il boss si piazza cosìin albergo del centro di Milano, l'Hotel Duca diYork, da dove dirige un colossale traffico di eroina eorganizza oscuri traffici con multinazionali ameri-cane e agenzie di pubblicità. Di tanto in tanto pranzacon Dell'Utri o gli telefona. Con Berlusconi invece sifa vivo facendogli sentire una volta ancora il saporedel tritolo: il 26 maggio del 1975 una bomba distrug-ge il muro di cinta e a crollare il contro soffitto dellacasa del Cavaliere in via Rovani a Milano. La poliziaci mette però un po’prima di capire che Berlusconiè nel mirino. A presentare la denuncia è infatti Wal-ter Donati, uno dei suoi prestanome che, su chi siail reale proprietario, non dice nemmeno un parola.Ma questa, come vedremo, è un'altra storia.

L’ombra della sua figurache passeggia nel parco tenendoal guinzaglio sei mastini napoletanisembra essere in gradodi scoraggiarequalsiasi malintenzionato

di Giuseppe Lo Bianco

Q uella cosa è andata avanti, mi disse,riferendosi alla trattativa. Contestualmente

tirò fuori dalla tasca un manoscritto astampatello che, seppur in condizioni discarsa visibilità e per pochi momenti, anch’ioebbi modo di vedere”. Nell’inchiesta sullapresunta “t ra t t a t i va ” tra mafia e Stato, oltre aMassimo Ciancimino, c’è un altro testimoneoculare del “papello”, l’elenco di richieste cheCosa Nostra avrebbe avanzato alle istituzioniattraverso don Vito Ciancimino, l’ex sindacomafioso di Palermo morto nel 2002. E’ ilfratello Giovanni, 54 anni, avvocato civilistaall’ufficio legale di Unicredit, sfiorato dalleinchieste sul padre ma ritenuto sempreestraneo alle sue attività illecite. Interrogato il22 settembre scorso dai pm Nino Di Matteo ePaolo Guido (con la presenza iniziale diIngroia e Scarpinato) Giovanni Ciancimino haconfermato il racconto del fratello,aggiungendo numerosi particolari inediti, tracui la consulenza legale che don Vito glichiese per capire se esistevano i presuppostiper una revisione del maxiprocesso, una dellerichieste contenute nel papello. “Dopo lastrage di Capaci – è scritto nel verbaledepositato ieri agli atti del processo contro gliufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu,per la mancata cattura del boss BernardoProvenzano, nell’ottobre del 1995 - ritengonel mese di giugno ma certamente prima dellastrage di via D’Amelio, mi recai a Roma avisitare mio padre. Mi disse testualmente:‘Forse riesco a risolvere le mie cose, si è apertauna strada importante: sono stato incaricatoda persone altolocate di trattare con alcunipersonaggi dell’altra sponda per evitare chequesta sia una mattanza’. Io litigaifuriosamente con mio padre perchè capii chequando mi aveva detto di non entrarci nullacon la mafia, con ciò dichiarandosi vittima,aveva mentito”.In quell’estate infuocata del 1992, mentreCosa Nostra lancia i suoi messaggi a suon dibombe, l’avvocato Ciancimino incontraun’altra volta il padre, questa volta aPalermo, in una casa dell’Addaura, “dopo viaD’Amelio, ma prima dell’omicidio di IgnazioS a l vo ”. “Mi chiese di fare una passeggiata inmacchina verso Monte Pellegrino – ra c c o n t ail legale – ed esordendo con: ‘tu che seiav vo c a t o ’, mi chiese se fosse possibilegiungere ad un giudizio di revisione delmaxiprocesso o ad un’interpretazione dellalegge che non consentisse il sequestro o laconfisca di beni acquistati o ricevuti primadella sua entrata in vigore. Fu in quelfrangente che tirò fuori dalla tasca unmanoscritto a stampatello, accuratamentearrotolato, che consultò mentre mi chiedevaspiegazioni’’ . Gli ultimi incontri avvengonodopo il nuovo arresto di don Vito, neldicembre del 1992, dopo la sua richiesta diottenere il passaporto. “In occasione deicolloqui (in carcere, ndr) – conclude ilcivilista - mi disse con rabbia che era statotradito e venduto”.

G i ovan n iC i an c i m i n o :A n ch ’ioho visto il“p ap e l l o ”

Marcello Dell’Utrie Silvio Berlusconi

(FOTO EMBLEMA)

Nella paginaa fianco,Vi t t o r i o

M an gan o(FOTO ANSA)

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pagina 12 Venerdì 2 ottobre 2009

Gli uomini (e le donne)

del presidente

impegnati nella sfida

T om Daschle ex senatore del SouthDakota, è stato uno dei primi sostenitoridella candidatura alla presidenza di

Barack Obama di cui è stato consigliere durante lacampagna elettorale, Daschle da sempre difensoredella sanità universale, nel 2001 fu bersaglio diattacchi all’antrace, probabilmente per la suaposizione a favore dell’abor to.

Joe Wilson deputato dal 2001. Grandeoppositore del piano di riforma sanitario e diun’eventuale copertura sanitaria per i clandestini,in passato votò a favore di una legge cheautorizzava un finanziamento di 250mila dollari pergli ospedali che offrivano assistenza ad immigratiillegali.Kathleen Sebelius, ministro per la Salute, è stata

governatrice del Kansas dal 2003 al 2009. Nota perle sue posizioni pro-aborto, ha ricevuto moltimoniti da rappresentati della chiesa cattolicaaffinché non si “avvicini più all’a l t a re ”.Michelle Obama costantemente in prima lineain questa battaglia, insiste soprattutto sullanecessità di una copertura sanitaria per tutte ledonne. ( A . V. )

Scacco a Obamala riforma sanitariascontenta tutti

DURO STOP AL SENATOdi Angela Vitaliano

New York

Il mio lavoro è mettere in-sieme una proposta dilegge che diventerà leg-ge. In Senato, ciò significa

costruire un progetto che ot-tenga 60 voti. Ora, io so con-tare e nessuno, finora, mi hamostrato come mettere insie-me 60 voti con un emenda-mento sull’opzione pubblicaincluso nella proposta”. Ri-sponde con tono secco, MaxBaucus, a chi gli chiede contodel suo voto contrario agliemendamenti presentati daJay Rockfeller e da CharlesSchumer. I due, dal canto lo-ro, usando parole durissime

nei confronti delle compa-gnie assicurative “che agisco-no al limite del banditismo”,precisano che “nonostante ilvoto contrario, il dibattitosull’opzione pubblica ètutt’altro che tramontato”. Seda un lato, infatti, Baucus la-vora da mesi a un accordocon altri membri della com-missione, fra cui tre repubbli-cani, dall’altro, tre commis-sioni della Camera e una delSenato hanno passato propo-ste relative alla riforma, con-tenenti anche l’opzione pub-blica. Come dire, quindi, chela bocciatura della commis-sione finanze non è che unulteriore intoppo in un per-corso difficile, cominciato

circa tre annifa, e che BarackObama vorreb-be concludereper Thanksgi-ving, il prossi-mo giorno Rin-graziamento, il26 di novem-b re .10 febbraio2007, Sprin-gfield. Nel di-

scorso che ufficializza la suacandidatura, Barack Obamadice: “Dobbiamo essere la ge-nerazione che dice proprioqui e proprio ora che avremoun’assistenza sanitaria uni-versale in America entro la fi-ne del primo mandato del fu-turo presidente”.28 agosto 2008, Denver – Laconvention democratica votala candidatura di Obama allapresidenza degli Stati Uniti.Nel suo discorso di accetta-zione Obama dice: “Ora è fi-

nalmente giunta l’ora di man-tenere la promessa di un’as-sistenza sanitaria accessibilea tutti. Se avete un’a s s i c u ra -zione, la mia riforma garantiràpremi più bassi. Se non l’ave -te, potrete essere in grado diassicurarvi la stessa coperturadei membri del Congresso. Eda figlio che ha visto la madrecombattere contro le assicu-razioni, mentre giaceva a let-to malata di cancro, farò inmodo che le compagnie lasmettano di discriminare pro-prio chi eè malato e ha biso-gno di maggiori cure”.3 febbraio 2009. Tom Da-schle, ministro per la salute diObama, è costretto a dimet-tersi, dopo solo dieci giornidalla nomina, per una storiadi evasione fiscale. Il presi-dente che lo aveva difeso finoal giorno prima è costretto adammettere, in un intervistatelevisiva, di aver fatto “unac avo l a t a ”.11 maggio 2009. Obama in-contra a Washington un grup-po di esponenti del mondodell’assistenza sanitaria ame-ricana (inclusi rappresentantidel settore farmaceutico, pro-prietari di grandi catene ospe-daliere, organizzazioni di ca-tegoria dei medici e produt-tori di materiale sanitario)per collaborare al progetto diriforma sanitaria. “Un giornostor ico” lo definisce Obama.Negli stessi giorni i primigruppi di oppositori della ri-forma cominciano a manife-stare pubblicamente.18 luglio 2009. Barack Oba-ma, nel suo consueto annun-cio radiofonico del sabato, in-siste sulla necessità di garan-

tire a tutti gli americani unacopertura sanitaria e ribadi-sce, respingendo gli attacchidei conservatori, che nessu-no sarà “c o s t re t t o ” a sceglierel’assistenza pubblica ma chequesta resterà un’opzione.22 luglio 2009. Il senatoredell’Ohio, Gorge Voinovich,in un’intervista televisiva conla Cnbc, ammette che almenoil 50% dell’opposizione alprogetto di riforma di Obama

LE CLASSI DEL NULLAA MADRID

DAL MONDO

ha come unico obiettivo quel-lo di indebolire il presidente.10 settembre 2009. BarackObama tiene un discorso alCongresso per spingere il suopiano di riforma. La Fox Tv de-cide di non cambiare il palin-sesto per dare spazio alla di-retta e, durante il discorso delpresidente, il senatore JoeWilson lo interrompe urlan-dogli: “tu menti”.21 settembre 2009. Con

una mossa a sorpresa, ancheper il presidente più “visibi-le” degli ultimi decenni, Oba-ma partecipa a cinque tra-smissioni giornalistiche do-menicali, per spiegare il suopiano di riforma e accrescereil consenso nel suo elettora-to. Il giorno successivo, Oba-ma è anche sulla poltrona delDavid Letterman Show, la primaassoluta per un presidente de-gli Stati Uniti.

Cina

SESSANT ’ANNI DI COMUNISMO

“SOLO IL SOCIALISMO CI SALVERÀ”. Le parole del presidente Hu Jintao, nel discorsodurante la parata militare in piazza Tienanmen per l’anniversario della Repubblica

di Alessandro OppesMadr id

P er evitare problemi con la Chiesa, me-glio non insegnare niente. Nelle scuole

spagnole esistono le “classi di nulla”. Loprescrive la legge, anche se le chiama conun eufemismo “assistenza educativa dovu-ta”. Ma spesso finisce per non essere nèassistenza, nè educativa. È quella che untempo si chiamava in modo meno ambi-guo “alternativa alla religione”. Ci sono iprofessori, regolarmente stipendiati, e cisono gli alunni – in costante aumento –che rifiutano le due ore settimanali di in-dottrinamento confessionale. Il problemaè come passare il tempo in questo che ipedagoghi denunciano essere un vero eproprio limbo educativo. E allora via conpartite di parc hís, che è il più popolare tra igiochi da tavolo spagnoli, oppure sfide ascacchi o a dama. O anche tutti zitti, sedutia fare i compiti arretrati. Dalle elementarialle superiori, le soluzioni possono esseretante, e a sceglierle sono – in piena au-tonomia – le direzioni degli istituti sentitoil consiglio dei professori. Ma è un’auto-nomia che deve tener conto di un divietomolto chiaro: quello di occuparsi di qual-siasi tema che abbia a che fare con il pro-gramma scolastico. Tutto per sfuggire aifulmini della Conferenza episcopale. IlConcordato tra il governo spagnolo e laSanta Sede, firmato nel 1979, non lasciadubbi, equiparando la religione alle altrematerie fondamentali, come la matemati-ca o la letteratura. Chi non ci sta, deveabbozzare. Persino l’escamotage di far en-trare gli alunni “laici” un’ora più tardi o

farli uscire da scuola un’ora prima, adot-tato in alcune regioni, fa andare su tutte lefurie i vescovi, che in qualche caso si sonorivolti pure ai tribunali.Ecco allora il governo di Zapatero, quelloche difende a spada tratta lo Stato acon-fessionale – sancito peraltro dalla Costi-tuzione, votata proprio pochi mesi primadegli accordi concordatari – arrabattar sicome può con un tema che, a trent’anni didistanza, non smette di essere spinoso. Co-sì, la Legge Organica sull’Educazione, ap-provata nel 2006, arriva al paradosso diesigere per gli alunni contrari all’ora direligione “una dovuta educazione senzarafforzare la conoscenza”. Insomma, proi-bito imparare. E non si può dire, ormai,che la questione riguardi solo una mino-ranza dei ragazzi.Negli ultimi otto anni, secondo i dati dif-fusi dal Ministero, la percentuale di alunniche frequentano i corsi di religione è ca-duta in picchiata: dall’81,4 al 73,1 per cen-to alle elementari, dal 53,8 al 44,5 alle me-die e dal 43,2 al 36,7 alle superiori dove,dunque, il problema riguarda quasi i dueterzi degli studenti. “Una discriminazio-ne”, denuncia il sindacato Comisiones Obre-ra s . Il governo non sa come venirne fuori econfida nella fantasia dei professori. Comequelli di una scuola di Cuenca, in CastillaLa Mancha dove, racconta il quotidiano ElPa í s , i ragazzi piantano semi, curano il giar-dino o si esercitato al computer. O come latrovata di quell’altro istituto in cui i bam-bini “giocano alla matematica”. Che non èla stessa cosa che “ricevere lezioni di ma-tematica”. Anche i trucchi servono per ag-girare una legge ambigua.

Anche lamaggioranzademocraticasi è ribellata

SUMATRA, 1.100 MORTID opo il terremoto, i crolli e i morti è il gior-

no dei sopravvissuti e delle emergenze sa-nitarie ed alimentari. Con gli ospedali di Pa-dang e dell’intera isola di Sumatra - scossamercoledì da un forte sisma - colmi di feriti ele strade ingombre di macerie dalle quali sicerca di estrarre i vivi, i responsabili dei soc-corsi internazionali valutano che il periodo diemergenza umanitaria durerà un paio di me-si. Il bollettino delle vittime si è fermato ieri a1.100 morti, migliaia di feriti, decine di mi-gliaia di senzatetto e bisognosi di cibo.Mentre vengono stanziati i primi fondi per lepopolazioni - tre milioni di euro dall’Unioneeuropea - Medici senza frontiere sottolineal’importanza della questione sanitaria e il ri-schio di epidemie tra la popolazione di sfol-lati.I soccorsi sono complicati anche dalle scossedi assestamento che si sono fatte sentire ieri.

Soccorsi a Padang (FOTO ANSA)

Sopra, la coppia presidenziale Usa (FOTO EMBLEMA)

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VOGLIOSCENDERE

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AGENDA 2010

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La sentenza Millsche nessuno ha letto.

I LIBRI DEL MOMENTO /////////////////////////////////////////////////// AGENDA 2010 /

GOMEZ/LILLO/TRAVAGLIO

NOEMI E LE VELINE CANDIDATEE SCANDIDATE DAL CAVALIEREDI HARDCORE. PUTTANOPOLI

E VOLI DI STATO, SCATTI E RICATTI.PERCHÉ IL CASO BERLUSCONI

NON È UNA FACCENDA PERSONALE

GIANLUIGI NUZZI

DA UN ARCHIVIO SEGRETOLA VERITÀ SUGLI SCANDALIFINANZIARI E POLITICI

DELLA CHIESA

MICHELE AINIS

CONTRO IL POTEREDEGLI INETTI

PER UNA REPUBBLICADEGLI EGUALI.

UN DECALOGO PERRICOMINCIARE DA ZERO

OLIVIERO BEHA

UN PAESE SENZA INTELLETTUALIUN’OPINIONE PUBBLICA

IMBALSAMATAUNA DEMOCRAZIA SVENUTA

I NUOVIMOSTRI

LACURA

VATICANOS.p.A.PAPI

UNO SCANDALO POLITICO

PROCESSO D’APPELLO, 9 Ottobre 2009

NOVITÀ NOVITÀ

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pagina 14 Venerdì 2 ottobre 2009

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

RicciarelliCon JosèC a r re ra sfu un amorefolle: “E ragelosissimo”

2mila vetrineLa soapC e n t ove t r i n eimperversa aquota 2milapuntate

De Sica“Boldiè un comicos t ra o rd i n a r i operò nonè un attore”

Zero“Questiamori”: esceoggi il nuovosingolodi Renato

di Sabina Guzzanti

Alle signore aquilane, ai signo-ri aquiloni, nel giorno dellatransumanza quando tutte lepecore si spostano in Puglia,voi iniziate a spostarvi nellecase del governo. Le quali hochiamate case per il solitoeccesso di modestia perchésono villette. Qualche spora-dico gruppo di urbanisti ros-si affiancato da ingegneri diPol Pot e dai soliti idraulicitrotzkisti, ci critica chiaman-doli quartieri dormitorio.Menzogna! Lo diranno i fatti.Di una madre che ha trovatolavoro a Teramo, arriva a ca-sa alle dieci a mezzanotte è aletto, la mattina deve portarei bambini a scuola a Ovindo-li, la sveglia è massimo allequattro. Quando dorme?Quali quartieri dormitorio?Sono stati capaci anche dicriticarci perché le case nonbastano per tutti. Ma non ba-

stano perché vanno a ruba!Perché è un successo. Tuttoil terremoto è un grandissi-mo successo. Nessun altroterremoto ha avuto questiascolti e un cast così pazze-sco: da Muti a Zero a Baglio-ni! Gli sfollati sono stati incrociera, in campeggio, orasi fanno la settimana bianca!Abbiamo rilanciato il turi-smo in Abruzzo! Safari foto-grafico. Nessun altro sfollatoè stato tanto fotografato epossiamo dire con orgoglioche ormai non c’è un italianoche non abbia una foto di unaquilano a casa.Ho voluto passare il miocompleanno a L’Aquila per-ché ormai è l’unico posto do-ve mi sento veramente a mioagio. Come dice la canzone:ovunque vado, mi tirano lepietre. In parlamento, mi ti-rano le pietre, all’estero mitirano le pietre, in Vaticano,nel mio partito, a casa mia,mi tirano le pietre. Solo quimi sento protetto: ho il ca-schetto! Verrò qui in ogni ri-correnza importante: quan-do il 6 ottobre dichiarerannoincostituzionale il lodo Alfa-no, quando a dicembre micondanneranno per Mills. Ciaccusano di non ricostruirela città: ma io costruirò la Re-pubblica di Salò qua! Altroche dittatura. Ci difendere-mo. Quando ci accuserannodi avere promulgato le leggirazziali, negheremo! La veri-tà è che noi agli immigrati inmare serviamo le bibite e poioffriamo asilo nido solo se nehanno diritto. Ma perché de-vo offrire asilo nido a gentegrande e grossa? Se vengonodevono lavorare, non piaz-zarsi nelle culle col carillonche consuma corrente. Chela Storia mi giudichi, ho ope-rato non bene, strabenissi-mamente!

L’unico sbaglio che mi sipuò imputare è statoallearmi con la Germa-nia. La Merkel è una

cozza, la vocina della co-scienza me lo diceva: mai da-re confidenza alle cozze. I so-liti architetti anarco-stalinistidicono che Prodi aveva fattomeglio in Umbria. Ma cosaaveva Prodi? Il genio civile,per dire: questa casa è da de-molire, questa si può aggiu-stare. Lui il genio civile, io sepermettete il genio puro. Or-mai è di dominio pubblico:sono stato candidato al No-bel per la Pace da me me-desimo, che per me è ungrande onore. Temevo di ri-cevere una candidatura daun minore delle mie file e in-vece con un grande lavoroanche diplomatico come alsolito dell’impagabile Gian-ni Letta, sono riuscito ad ave-re la candidatura dal massi-mo che si possa avere: ioE sarebbe davvero il colmoche, nonostante una candi-datura così importante al topdel premio paragonabile allacoppa dei campioni, la Cortecostituzionale mi togliessel’immunità assoluta, facen-domi condannare a dicem-bre per Mills. Sarebbe l’a n o-malia tutta italiana di sabo-tare un italiano che non vin-ce il Nobel da tanto tempo.Al solito anziché tifare perl’Italia, si getta fango, scattala manetta a orologeria, ciscommetto quello che vole-te appena sarò a Stoccolmamagari a visitare la famosaSindrome: tac, scatterannole manette. Ma siccome noiormai ci siamo fatti furbi, ab-biamo preso le nostre con-tromisure: ho già firmato undecreto per cui la protezio-ne civile si occuperà di cir-condare la corte costituzio-nale e dichiararla pericolan-te. Una bella camicia di forzaa tutti - stavolta il censimentol’abbiamo fatto bene - e unpo’ di calmanti sciolti nellebibite per la loro sicurezza. Èuna responsabilità troppopesante quella di fare con-dannare il presidente delConsiglio e hanno bisognodi tutto il nostro supporto.Far condannare il migliorepresidente che l’Italia abbiaavuto, migliore di De Gaspe-ri: confrontiamo gli ascolti diDe Gasperi con i miei! Per

raggiungere questa staturasono stato statista e statisti-camente ho governato più alungo, soprattutto se si tieneconto che prima era tutto inl i re .

Enonostante questo nonmi si permette di pren-dere decisioni. Tanticittadini mi chiedono:

ma insomma quando lo fai ilcolpo di Stato? Possiamocontinuare a far tacere lagente raccogliendo le firme?Voi non ci crederete, ma hofatto domanda già da quattroanni e per la burocrazia è an-cora là bloccata: chiedi aiservizi, ti mandano ai sotto-segretari, manca la firma diquello, manca il timbro diquell’altro. Morale: per fareun golpe - che la parola stes-sa suggerisce velocità - tempiimpensabili. Ma io non mi ar-rendo. Amo le sfide, i rischi,non uso nemmeno il preser-vativo. La D’Addario, avetesentito, dice: come posso fi-darmi? Ma io non ho l’Aids,io sono io, sono malato dimente! Non si contagia colsesso, si contagia con la tv!Quanta ignoranza quantipregiudizi. La Storia ci giu-dicherà e noi la ricuseremo.

Sabina Guzzanti interpreta il presidente Berlusconi all’Aquila (FOTO ANSA)

in & out

Sabina Guzzanti interpreta ilpresidente Berlusconi, a L’Aquilanel giorno del suo genetliaco, 29settembre. Il premier, in undiscorso ai cittadini vittime delterremoto, spiega che il lavorodel governo per la ricostruzione èottimo e abbondante: ci sarannocase per tutti (se mancano èperché vanno a ruba). Inchiusura, il modesto paragonecon uno statista trentino, famosoma deboluccio sull’auditel.

SABINA GUZZANTI

“Signori aquiloni,all’Aquila costruiròla Repubblicadi Salò”

Quanta ignoranza,quanti pregiudizi!La Storia ci giudicheràe noi la ricuseremo

La mostra

CA R AVAG G I OAL BACON

L a bocca spalancata in un urlo estremo pieno d'an-goscia, un volto spettrale liquefatto sotto una ca-

scata di pennellate. È la «Testa VI» di Francis Bacon,studio del ritratto di papa Innocenzo X di Velazquez,che spicca nella sala del Fauno danzante accanto al-l'Autoritratto come Bacco» di Caravaggio. È uno deiduetti inediti tra i due grandi «maledetti» dell’arte chesfilano nella mostra «Caravaggio Bacon» presentata ierialla Galleria Borghese - dove rimarrà fino al 24 gennaio.Mostra che inaugura le celebrazioni dell'anno di Ca-ravaggio - nel 2010 ricorre il quarto centenario dallamorte - e cade nel centenario della nascita di FrancisBacon. Anna Coliva, curatrice della mostra spiega che“la rassegna non vuole forzare confronti stilistici e for-mali tra Caravaggio e Bacon che sono imparagonabili,ma che si gioca sull'esperienza sentimentale dello spet-t a t o re ”. “Fra i due artisti non c'è nessun rapporto ri-conducibile alle linee della storia dell'arte. Ma c’è unrapporto sul piano dell'idea, del concetto, del con-tenuto dell'opera d'arte: la figura umana per entrambidiventa il campo di battaglia su cui agisce un drammache non andrà a buon fine. La figura umana e la suacarnalità. Caravaggio con i mezzi tecnici di 400 anni faindagava la verità della realtà. Bacon non arriva alla viadi salvazione perchè in lui la fede non è determinante.Sulla tela c'è la disgregazione assoluta, la devastazionedell'essere umano come se all'interno scenico si svol-gesse il dramma”.

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 15

N

VULCANO NAPOLI

Ghirelli nuovo dgdegli azzurri?

“U n incarico comedg del Napoli?

Non c'è assolutamentenulla”. Così FrancescoGhirelli, direttoregenerale dei Mondialimaschili di volley del2010, in merito allaquestione NapoliCalcio. “Sarei prontoad accettare l'incarico?Per dirla alla Manzoni,'dei se e dei ma sonpiene le fosse”. haconcluso con il sorrisoGhir elli.

NOBEL A VENEZIA

Shrin Ebadiper un Iran libero

U na lunga striscia dicarta con i nomi dei

quasi 500 giovani iranianiche dal 15 giugno scorsosono stati arrestati, sonoscomparsi o sono mortiper le torture subite incarcere. Il lungo elenco dinomi è stato srotolatonella sala giunta delComune di Venezia, allapresenza del premioNobel Shirin Ebadi che inquesti giorni è in Venetoper portare il saluto dipace delle 'Madri in lutto”che hanno perso i proprifigli a causa dellarepressione in Iran.

PREMI USA

Salvatores brillacon la sua stella

L a “Stella” diSalvatores brilla al

Festival di Chicago. Ilriconoscimento almigliorCortometraggioStraniero del ChicagoReel Shorts 2009 èandato al regista di“Marrakesh Express”. Ifestival internazionalidi New York, Londra,Annecy, Uppsala eBuenos Aires aspettanoil film. La rassegna diChicago, giunta allasesta edizione, è unamanifestazione fondatada un gruppo dicineasti di Los Angelesche attira, per ilcarattere informale instile Sundance.

R ive l a z i o n i

MEM ORIEDI ADRIANO

A driano parla dal Brasile.Confessioni non banali,

rivelazioni che disvelanomisteriosi passaggi di tem-po milanesi. “Dopo la mor-te di mio padre sono cadutoin una depressione che riu-scivo a curare solo con l’al -col. Ero felice solo quandobevevo, e non smettevomai. Uscivo tutte le sere ebevevo qualsiasi cosa mi ca-pitasse davanti: vino, whi-sky, birra…molta birra” Larinuncia all’Inter è un ro-manzo: “La gente pensa chesia stato un folle, ma la ve-rità è che non esistono soldiin grado di compensare l’af -fetto familiare. Ho rinuncia-

to a tanti milioni, ma hocomprato la felicità”, hadetto Adri.Poi è tornato sui difficili rap-porti con Roberto Manci-ni.“Mi presentavo ognigiorno ubriaco.Arrivavo incondizioni impresentabili emi mandavano a dormire ininfermeria, mentre ai gior-nalisti dicevano che avevoavuto problemi muscolare.Presto entrai in conflittocon Mancini”. Mourinhotentò di recuperarlo allacausa: “Non fu sufficiente.Ricominciai di nuovo con lefeste, e nonostante il dispe-rato tentativo di Mou, do-vetti partire”.

I l senatore Maurizio Gasparri è molto sfortunato, enon solo per i motivi congeniti evidenti a tutti.

L'altra sera, a Ballarò, strillava contro il procuratorecapo di Torino Gian Carlo Caselli, accusandolo dinon aver processato casa Agnelli.Giusto ieri la Procura di Caselli ha chiesto di con-dannare i tre massimi dirigenti che, per conto dellafamiglia Agnelli, hanno guidato la Juventus fino adue anni fa: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Ro-berto Bettega, accusati di falso in bilancio, infedeltàpatrimoniale, ostacolo agli organismi di controllo e

truffa alla Figc.Per Moggi e Giraudo ipm Vincenzo Pacileo eMarco Gianoglio hanchiesto una condanna a3 anni, per Bettega a 2.Il processo, aperto treanni fa dall'allora procu-ratore aggiunto BrunoTinti sulla messa a bilan-cio di calciatori con ?plu-svalenze? gonfiate, è allebattute finali.Il 16 ottobre la parolapasserà alle difese, poisarà la volta delle repli-che, infine arriverà lasentenza.Ora qualcuno, con il do-vuto tatto, dovrebbespiegare il tutto al sena-tore Gasparri.

MA LINC ONIE / MILAN NEL CAOS

LEO, POVERO DIAVOLOL’era Berlusconi è al tramonto

Galliani smentisce, ma Leonardo è in bilicodi Malcom Pagani

Il quadro mostra le sue crepee ad una prima sommaria in-vestigazione, Leonardo Na-scimento de Araùjo, non ha

la pazienza del Benjamìn Ma-laussène di Pennac. Sarebbe sta-to perfetto, Leo. L’ideale caproespiatorio per assorbire la delu-sione di un’annata che senza bi-sogno di auruspici promettevadifficoltà. Un’estate crudele, inun progressivo vuoto di idee ei nve s t i m e n t i .L’abbandono di Kakà, il males-sere per un mercato ombratodal magro dogma del risparmio,il surreale acquisto del centraleamericano Oneywu, la coesi-stenza in rosa di quattro portie-r i.Dopo 8 stagioni accompagnatedalla scienza calcistica edall’ovale rassicurante di CarloAncelotti, lo scenario è cambia-to. I rapporti tra l’ex tecnico e il“santo”, definizione presiden-ziale di Carletto, si erano estinticome una storia d’amore trop-po a lungo trascinata.C’era bisogno di un neofita chesublimasse la brame del capo. Ildesiderio esponenzialmentecresciuto dai tempi del bidoneargentino Claudio Borghi, di re-citare da Zelig. Padrone, presi-dente, guida spirituale e sugge-ritore di schemi. Chi allora, senon Leonardo? Volto pulito, elo-quio limpido con spiccata ten-denza al poliglottismo, serenaaccettazione delle decisioni so-cietarie senza neanche l’ipotesidi un accento grave.A Milanello, l’ex campione delmondo 1994, aveva già alberga-to per cinque stagioni.L’altro ieri sera, al termine di 90minuti strazianti, archiviato iljingle Champions, nell’aria rare-fatta del Meazza suonava un re-quiem.Leonardo guardava nel vuoto,sconfitto prima ancora che dal-lo Zurigo, dal peso di un’avven -tura che dopo due mesi mostratutti gli svantaggi di un salto daltrapezio senza rete. Così il bravoragazzo sempre attento a misu-rare le parole, ha deviato dallanoia, imboccando la cattiva stra-da. “Sono buono ma non sonoscemo”.Un avvertimento più che chiaroa chi lo ha messo in una situa-zione indifendibile. Il prologodel precampionato non lasciava

spazio ai dubbi. Un tour euro-peo del disincanto estivo fitto ditracolli che non era servito amutare percorso. La minimizza-zione del disastro, ha prolunga-to l’agonia. Berlusconi incensa-va Ronaldinho “Sarà lui il nostrogrande acquisto” e Leonardo ta-ceva. Poi a incaricarsi di svelareil bluff, ha pensato il campiona-to. Grame figure in serie, soffe-renza, depressione palpabile.Come spesso accade quando labufera soffia e il vento fischia, ilPresidente si è defilato. Lascian-do al fido Adriano Galliani, l’im -probo compito di compattare latruppa. Così di prima mattina,indossata la maschera “teocolia -na”, Galliani ha officiato il per-dono. Nessuna soluzione trau-matica all’orizzonte, nè sostitu-zione immediata dell’a l l e n a t o reche non c’era e che, almeno peril momento, rimane al suo po-sto. Al Milan avrebbero volutochiamare Spalletti. I regolamen-ti federali non lo consentono. Iripieghi possibili, esclusa per

ovvie ragioni la carta Mancini,fanno venire i brividi. Il sodaledi Baresi, Alessandro Costacur-ta, già esonerato a Mantova, inserie B o il secondo di Leonardo,Mauro Tassotti e la più roman-tica, Marco Van Basten.In attesa dell’ultima stazione,Bergamo, domenica, senza pos-sibili appelli, Galliani ha portatole tavole padronali a Milanello.Quattro “concetti fondamenta-li” e qualche bugia. "Ho ricorda-to che questo è un gruppo vin-cente”. (sic) per poi far sapereche l’ossatura rimarrà tale e cheil “va t e ” pretende la Cham-pions. “Ho sentito Berlusconi?Sì, e lui ha espresso fiducia neigiocatori e in Leonardo". Nono-stante le pressioni di Piersilvio eMarina, Silvio Berlusconi si tie-ne stretta la creatura propedeu-tica al suo debordare. Nel corsodegli anni, il prezzo dei trionfi èesponenzialmente cresciuto. IlMilan pesa sul bilancio com-plessivo del gruppo Fininvest ealla finestra, gruppi libici e ara-

bi, sventolano assegni. Ad argi-nare la montante contestazio-ne, provvede la curva.Mercoledi, fischiavano in venti-mila. Tutto lo stadio, tranne lospicchio che in un passato nonremoto, rappresentava l’incubodi Galliani. I rapporti sono cam-biati. Una catarsi. Dopo un ven-tennio di stretti rapporti, rega-lie, stock di biglietti gratuiti darivendere, trasvolate con lasquadra e comode sedie in tri-buna d'onore, il Milan avevachiuso i cordoni della borsa.

E ra stato proprio Galliani, nel2007, a denunciare alle forze

dell'ordine (ricevendone prote-zione) un tentativo estorsivo aidanni del club. L'apertura di unfascicolo in procura aveva por-tato dietro le sbarre GiancarloLombardi e l'omonimo Capelli,il giovane e il vecchio.Il nuovo ras dei “Guerrieri ul-t ra s ” (ora sciolti e confluiti insie-me alle “Brigate Rossonere” sot -to le insegne di Curva Sud Mi-

lano), soprannomina-to “Sandokan” e “ilb a ro n e ”, volto noto,per non dire notissi-mo a Via Turati.Dalle intercettazionierano uscite parolecompromettenti. Ri-catti volti, con l'ausi-lio di petardi e intem-peranze, a ammorbi-dire la chiusura dei di-rigenti. Sette arresti fi-gli di una visita inatte-sa. Il 10 maggio 2007,vigilia della finale ate-niese di Champions, Icapi si presentano inVia Turati. Pretendo-no tagliandi. Voglio-no incontrare Berlu-sconi. “Siamo in gra-do di condizionare

l’atteggiamento di tutta la tifose-r ia”. E poi, temendo equivoci,aggiungono di non essere più ingrado di “tenere buoni i ragaz-zi”. Galliani spiegò alla Digos di“non aver mai avuto alcun tipodi rapporto diretto con il tifo or-ganizzato”. Strano, perchè pro-prio alla vigilia del natale 2008,nella sede dei Guerrieri Ultras,

insieme al capitano MassimoAmbrosini, faccia a faccia con isuoi presunti aguzzini, Adrianomostrava il sorriso delle migliorioccasioni. Una tregua momen-tanea.Nei giorni difficili del “Papi ga-te”, tra maggio e l'inizio di Giu-gno 2009, sotto la sede e sui gra-doni del Meazza, erano state in-scenate dalla Sud manifestazio-ni di plateale dissenso. Paroleche battendo sul tasto dolentedel libertinaggio: “Tu compri leve l i n e ”, “ Se vendi Kakà, non vo-to Podestà” promettevano unautunno da tregenda. Tre mesidopo, l'antinomia ha preso lerinnovate vesti dell’idillio e ildissenso, quelle dell'apologia.Luca, ex membro della discioltaFossa dei Leoni, (antico cuoredella militanza riveriana, esau-torato a forza) ha una spiegazio-ne semplice: “La curva non haprotestato neanche in occasio-ne dello 0-4 subito nel derby.Hanno ricevuto biglietti e dena-ro in abbondanza per poter pa-gare fior di avvocati”. Galliani hasmentito seccamente le rico-struzioni in merito. Ma sullosfondo, la realtà di una curva do-cile, rimane.Uno dei luogotenenti più fidatidi Lombardi, Luca Lucci, è statocondannato a 4 anni e sette mesiper il brutale pestaggio ai dannidi un tifoso messo in atto insie-me al fratello Francesco (due an-ni e mezzo di pena) in Inter-Mi-lan del 15 febbraio 2009.Lucci, nell'indifferenza deglisteward, aveva sfondato con unpugno l'occhio di V. M. 40ennetifoso dell'Inter con un pugno. Idue Lucci compaiono anche ne“L'ultimo ultras”, ultima faticadi Stefano Calvagna, regista didiscussi istant-movie ed ex fre-quentatore destrorso della nordlaziale. L'opera in cui apparebrevemente anche Schevchen-ko, ha trovato ospitalità in alcu-ne sale Medusa della penisola edelle luci di un party preparato-rio, pieno di stelle tramontatedel “Grande fratello”. Alla primaspiccavano Abbiati, Inzaghi e lojuventino Molinaro. Un bruttofilm, al quale è fisiologico, seguala puntata definitiva.

SECONDO TEMPO

Battaglie

OLIMPIADE DEL 2016: LOBBY SCATENATE

R io, Tokyo, Chicago, Madrid. Quattro città in corsaper ospitare le Olimpiadi del 2016, quattro luoghi

dell’anima in forsennato impegno autopromozionale elobbistica per ottenere una designazione che non èsolo questione di prestigio. Se Michelle Obama, a Co-penaghen, si era spesa per Chicago, la Spagna non èmeno attiva dell’America. Guidata da Re Juan Carlos, lacapitale spagnola chiude la classifica dei pronostici chevedrebbe il Brasile in testa. Ma il morale, nelle dichia-razioni del sindaco Alberto Gallardon, è alto. “Madr idvincerà per uno stretto margine” ha preconizzato. Ma-drid intende seguire il 'modello Blair' che funzionò aSingapore, quando l'allora premier britannico incontròfaccia a faccia un gran numero di membri del Cio. ELondra vinse. Juan Carlos è stato prudente. “Ve d i a m ose li convinciamo tutti”. Adesso, è questione di ore.

Mentre già si parla di Van Basten, Leonardo è sull’uscio ((FOTO ANSA))

SORPRESE Gasparri,la Triade e i bilanci truccati

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pagina 16 Venerdì 2 ottobre 2009

TELE+COMANDO

di Paolo Ojetti

T g1Il decreto che salva gli evasori fiscali che

hanno accumulato capitali nei paradisi fi-scali o più semplicemente all’estero, è pas-sato sul Tg1 come un atto benefico, un re-galo che il governo non ha fatto ai furbonima ai poveri, ai bisognosi. Lo dice Berlu-sconi, lo conferma Bocchino, lo sponsoriz-za Lupi, lo applaude Cota. Quel miserabile 5per cento di penalità che gli evasori paghe-ranno (negli altri paesi europei e negli StatiUniti si paga fino al 50 per cento del capitaleche riemerge) andrà “alle istituzioni che nehanno bisogno, sanità e università”, paroladi Berlusconi, data al Tg5 e non al Tg1, che siaccoda. E così, al danno si aggiunge la beffa.Come nessuno saprà mai se i soldi che tor-nano a casa sono di provenienza illecita, co-sì nessuno saprà mai dove davvero finirannoi proventi di questa ultima porcata. Ma alTg1, figurarsi, nessuno ha osato avanzarequesta legittima curiosità. In compenso, èapparso Gasparri che teme una “p a ra l i z z a -zione” dei lavori della commissione che sioccupa della pillola abortiva. “Pa ra l i z z a z i o -ne”, aborto di neologismo gasparriano.

T g2Come diventa pallido

il dibattito sullo scudo fi-scale dopo aver visto leimmagini del terremotodi Sumatra e dello Tsuna-mi delle isole Samoa.Un’umanità sofferente edevastata rende quasi ri-sibile la questione parla-mentare della ghigliotti-na sì-ghigliottina no. E an-cor più penose le dichia-

razioni di Berlusconi – riprese da Ida Co-lucci – su quanto bene il governo farà con leimposte che saranno incassate dagli evasori.Una domanda: ma chi conosce davverol’ammontare dei miliardi che riaffioreran-no? I paradisi fiscali planetari hanno tele-fonato a Tremonti, presentandogli il con-to?

T g3Bianca Berlinguer è stata nominata diret-

tore del Tg3 e va a sostituire Di Bella. E’ uncambio della guardia in pista da tempo espesso rinviato. Si può tranquillamente direche è un passaggio di testimone fatto in casae non troppo traumatico. La riserva indianadel sachem Di Bella ha resistito agli assaltidelle giubbe azzurre delle truppe berlusco-niane. Bianca Berlinguer dovrà tenere le po-sizioni. Dopo i disastri di Sumatra e Samoa, ilTg3 ha dato ampio spazio a un combattivoFranceschini (“farò una legge sul conflitto diinteressi, basta inciuci con Berlusconi”) chepunta a una rimonta con il voto “p o p o l a re ”,alla manifestazione per la libertà di Stampadi domani, annunciando la puntata di San-toro con l’ospite attesa: Patrizia D’Addar io,la superescort di villa Certosa.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

La mafiasecondo Gabriel

di Nanni Delbecchi

M entre Serena Dandini siaffannava a portare qual-

che votarello al premier,martedì sera Tonio Forte-bracci ha fatto la solita stragedi telespettatori, superandola soglia dei sette milioni. Perquei pochi che non sannocosa si perdono, diremo cheTonio Fortebracci è il matta-tore della serie di Canale 5L’onore e il rispetto, quella chelo scorso 15 settembre ebbel’onore di stracciare il c heekto cheek tra Bruno Vespa e ilpresidente del Consiglio. Untrionfo che si stenta a com-prendere, visto che questafosca storia di mafia oscillatra il fotoromanzo patinato eil polpettone puro; siamonella Sicilia degli anni Ses-santa, dove famiglie rivali si

combattono a suon di sfregie ammazzatine, mentre unmagistrato donna lotta solacontro tutti, abbandonatadallo Stato omertoso. La sce-neggiatura si avvale di un si-ciliano maccheronico ispira-to a Franco & Ciccio; con inpiù una dose massiccia di“m i n ch i a ” - ognuno dei qualiaumenta la verosimiglianzaesattamente di una minchia.Il cast vede attori rispettabilicome Angela Molina e BenGazzara ridotti a recitare contalenti emergenti quali LauraTorrisi (che emerse da unGrande Fratello qualche an-no fa) o Elena Russo (a suotempo attenzionata da Ber-lusconi in persona all’a l l o racapo di Raifiction AgostinoSaccà).Un compendio di pochezzeche non si salverebbero daglisbadigli nemmeno con loscudo fiscale. Ma c’è l’assonella manica. C’è, appunto,per il Tonio Fortebracci in-terpretato da Gabriel Garko.Che non sarà attore in odoredi Oscar, ma è una specie ditronista elevato all’ennesimapotenza, dal ciuffo ribelle elo sguardo fecondatore. Ilsuo Tonio è un mafioso, ec-come; ma se gli toccano i pa-renti non c’è padrino chetenga, e sotto la pistola siscopre che batte un cuore

grande così. E poi Tonio èsoprattutto un magnificorappresentante del paese deiCasanova, di quegli sciupa-femmine che non rinuncia-no al piacere della conquistaper tutto l’oro del mondo.Rampolle, picciotte, magi-strate, nessuna resiste almammasantissima che nondeve chiedere mai, tra ville,aranceti, bagni turchi e mac-chinoni vintage. La mafia gla-mour di questa “fi c t i o nd’o n o re ”, che se uno si di-strae un attimo rischia discambiare per uno spot diDolce e Gabbana, è l’esattocontrario della camorra diGomorra; non solo non ri-schia di dare una brutta im-magine del nostro paese, mace la mette tutta per trasmet-tere il fascino indiscreto deicapobastone, della terra do-ve magari gli stallieri nonsanno nulla di cavalli, mapreferiscono lasciarsi morireal tradimento.Ecco perché il nostro pre-mier, più che la Dandini, fabene a temere la concorren-za di Tonio Fortebracci; nonrisulta che Gabriel Garko vo-glia darsi alla politica, ma segli saltasse l’uzzolo qualcunodisposto a dargli dei buoniconsigli nel Pdl lo trovereb-be. E lui sì che sarebbe unosso duro, altro che Fini.

TG PAPI

I neologismidi Gasparri

SECONDO TEMPO

Gabriel Garko interpretaTonio Fortebracci

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 17

èRYANAIR: IL CHECK-IN SOLO ONLINESENZA CARTA D’INGRESSO SI PAGANO 40 EUROStop al check-in all’areoporto per i voli Ryanair. Daieri in tutti gli scali europei serviti dalla compagnialow-cost, bisognerà fare il check-in online edarrivare in aereoporto con la carta d’imbarco giàstampata (sia che si parta con un bagaglio a mano siache si abbia un bagaglio da imbarcare). Se con ilcheck online si potranno evitare fastidiose code,bisogna fare attenzione: chi perde la carta d’i m b a rc odovrà pagare ben quaranta euro per la ristampa inaereoporto. Nella giornata di ieri non si sonoregistrati problemi negli scali e con l’eliminazionedelle postazioni check-in nei 146 aeroporti, lacompagnia fa una promessa: “avremo un notevolerisparmio dei costi - dicono - e questo ci permetteràdi praticare tariffe ancora più vantaggiose per i nostriclienti”.

f e e d b ac k$è A N T E FAT T O . I TCommenti al post:Perché non è una listadi proscrizionevedi Luca a non essere piùabituati ad esprimere lapropria preferenza alleelezioni? Ci si dimenticapure che stanno lì per noi ...(Fabio)

Già che ci siete perchè nonmettete pure lacircoscrizione in cui sonostati eletti? Visto che graziealla nostra fantastica aiper-democratica leggeelettorale (la migliore leggeelettorale degli ultimi 150anni) non è scontato chetutti sappiano per chi hannovotato, anche perchè uno siricorda al massimo ilc ap o l i s t a . . .(Bruno)

L'assenza (in ogni senso)dell'opposizione ha creatola leadership di Berlusconi,che fortunatamente,secondo la miaimpressione, si stacombattendo da solo.(Moira)

Vi ringrazio sentitamenteper questo servizio, è ora difar capire che Berlusconi faquello che vuole ancheperché glielo lasciano fareproprio quelli chedovrebbero fare"opposizione". Ora vorreiche un giornalistaintervistasse in direttaFranceschini, visto che è luiil segretario e leader di unpartito che denuncia loscudo fiscale e poi nonpartecipa a certe votazioni.(Pantieri)

Ah! Che belli quei nomiscritti!!! Segno di civilità!!!adesso so con chiprendermela anche se nonci voleva molto a capire chifossero i signori del Pd chesi trovavano in altri lidi, piùnobili del Parlamento.(Iceman79)

Non sono abituati allademocrazia. Qui in Italiacontinua l'eco dell' "io so ioe voi non siete un cazzo"del Marchese Del Grillo. E'inutile, sono dei bingobongo come diceva Bossi,ma dello stato di diritto.( G i ov a n n i )

Ottimo lavoro, sacrosanto,ci aspettiamo che diventi unservizio consueto ailettori-elettori!! Grazie,Telese, ben fatto e benargomentato!!! E le reazioniinfastidite dimostrano chepotrebbe persino aiutare acambiare le cose...inmeglio!!!(Umberto Bovo)

Mi sono abbonata al Fattoper leggere notizie comequeste. Non ero tra i piùentusiasti all'inizio, sulprimo numero ho scritto uncommento piuttostocritico, ma mi piacete ognigiorno di più. Non sonosoggetta ai colpi di fulmine,ma sento che di questogiornale mi innamorerò, unpo' alla volta(Sara n)

Grazie per aver inserito lalista. Ho letto che non erapresente la giovane Piciernodeputata casertana del Pd.forse era occupata arilasciare un'intervistauscita su un quotidianocampano in cui lei erapresissima dall'analisi delleprimarie campane. Poveraitalia. grazie ancora.(Pasquale)

MONDO WEB UN GRUPPO RAZZISTASU FACEBOOK

INSULTI AL BARBONE

èDAGLI AL “CINEGRO”SU FACEBOOK UN “GRANDE FRATELLO” DEL BARBONEGià il nome è tutto un programma: “Il Cinegro” a metà tra “cinese”e “n e g ro ”. Questo il nome affibbiato ad un barbone di Prato daquasi quattrocento persone che lo “seguono” giorno per giorno suFacebook pubblicando segnalazioni ma anche foto e video. “Siprocaccia il cibo dai cassonetti e dai bidoni delle acciughe” lo

descrivono quelli del gruppo e nei commenti nontraspare nessuna compassione per una persona conevidenti problemi di indigenza “è giusto sfottere unrifiuto della società come lui? Sì, assolutamente sì”scrive uno. Da quando il seguitissimo San Precario suFacebook ha segnalato il caso, la pagina si è riempitadi critiche (“razzisti”) e di segnalazioni al socialnetwork per la chiusura della pagina.

GRILLO DOCETL’OPPOSIZIONEFA IL GOVERNO PORCOTrecento miliardi di eurotorneranno in Italia protettidallo scudo fiscale diTremorti. Lo Stato incasseràil 5% per il condono. Soldi dicui non si sa nulla, con tuttaprobabilità mai tassati. Di chisono questi capitali?Conoscete qualche operaio,impiegato, elettricista,meccanico, parrucchiere condecine di milioni in qualcheparadiso fiscale? Insomma,conoscete qualche lavoratore

che godrà dello scudo di Tremorti? Chi paga letasse al 15/27/35/50% ha diritto di sapere nomie cognomi degli esportatori di capitali e leorigini del malloppo. Vogliamo la lista pubblicatasui giornali per legge. Tremorti ha affermato:"Non credo che la criminalità si servirà diquesto strumento. I capitali criminalio sono in Italia perfettamentesbiancati o continueranno laloro attività all'estero". Noncredo? Ma chi crede diprendere per il culo?Questo condono di Stato è,fino a prova contraria, uncondono alle mafie.

Il deputato PdR i c a rd o

Franco Levi,il logo Icann,

la pagina controun barbone

su Facebook,Yo u Tu b e - e d u

èUN “PESSIMO” GIORNALISMODEPUTATI ASSENTI: LA RISPOSTA DEL PDAl deputato Ricardo Franco Levi del Pd,sono saltati i nervi ieri alla conferenzastampa della mozione Bersani. Levi, giàportavoce e sottosegretario di Prodi, sidistinse per una proposta di legge cheintendeva obbligare i blog aiscriversi al RegistroOperatori dellaComunicazione, così comeTg e quotidiani. Comeracconta il giornalista MarcoDamilano sul suo blog, ieriLevi ha sbroccato con igiornalisti che gli chiedevanodelle assenze nel Pd sul votoper lo scudo fiscale : “É ungiornalismo di merda!” haurlato: “avevate qua il capodell’opposizione e gli avetechiesto solo perchèalcuni deputati Pd (58,ndr) erano assenti nelvoto sullo scudo fiscale.C’erano migliaia di cosedi cui parlare,l’Afghanistan, la politicaestera, e invece niente.Giornalismo di merda!”.Marco Damilano fanotare che Levi è giornalistae, guarda caso, anche lui eraassente alle votazioni sullo scudo fiscale. “Imaestri di giornalismo - chiude Damilano -sono spesso maestri di eleganza”.

D AG O S P I ALO SCARPARO E PIERFURBYForse non lo sapevate, ma in Italia è nato il partito delbuonsenso. La creatura è fragile ed emette vagiti incerti, ma ilpadre è sicuro e porta il nome di Pierfurby Casini che diquesto partito ha annunciato la genesi durante il fine settimanaal convegno di Siena della Fondazione “Liberal”. Il genero diCaltagirone ha detto che insieme a lui si ritrovano con il buonsenso anche D'Alema e Pisanu, ma forse si è allargato troppo.Di sicuro c’è che da ieri le sue parole hanno trovato eco nelloscarparo marchigiano Dieguito Della Valle - che presenta aRoma il suo primo libro. L'approccio dell'imprenditore di

Casette D'Ete è più industriale che politico comedimostra l'intervista che ha concesso alquotidiano "Le Figaro". Dieguito non parla dipolitica perché di questa ha già detto nei giorniscorsi aRepubblicaquando haapprezzato ilgoverno per lecose fatte.

è L’ARCHIVIO SUL WEBLE AGENZIE DELL’ADNKRONOSRisulterà sicuramente molto utileai tanti “cittadini informati” chepopolano la rete. L’A d n k ro n o s ,storica agenzia italiana di stampa,ha aperto a tutti il suo archivio dilanci di agenzia dal 1996 a oggi. Lamole della notizie èimpressionante: 5 milioni di lanciche attraversano i nostri anni piùrecenti e coprono tutti i principaliavvenimenti: il G8 di Genova, leTorri Gemelle, la seconda Guerradel Golfo. Online, naturalmente,su adnkronos.com, anche lecentinaia di migliaia didichiarazioni rilasciate in questianni dai tutti gli esponenti politici:ai blogger basterà una ricercad’archivio per svelare gli impegnipresi e le promesse disattese.

èAL SICURO I “DOMINI” INTERNETAFFIDATI AD UN ORGANISMO INDIPENDNTEL’Icann, l’organismo che gestisce imaggiori domini di Internet (gli indirizzi.com .net e .org.) era di fatto gestita dalgoverno americano. Da oggi la gestionepassa invece ad un organismo disupervisione indipendente di cui farannoparte i governi di tutto il mondo. “É unpasso avanti verso l’indipendenza diInternet“ ha commentanto il commissiarioeuropeo alle telecomunicazioni VivianeReding “così gli utenti saranno sicuri che

le decisioni sudomini e indirizzisaranno prese inmodoindipendente”.

èARRIVA IN ITALIA YOUTUBE-EDUIL CANALE DI YOUTUBE PER GLI ATENEIÉ arrivato anche in Italia YouTube-Eduun contenitore di video e risorse delleUniversità (youtube.com/edu). Gli ateneipotranno pubblicare sul canale corsiuniversitari, conferenze e interventidegli studenti, tutto accessibili achiunque su Internet. Sul portale sitrovano già materiali delle maggioriuniversità del mondo, dalla Ucla di LosAngeles all’università di Stanford. Perora presenti anche alcune risorse initaliano: quelle della Bocconi e delPolitecnico di Milano. Aspettiamo onlinetutte la altre.

diFederico Mello

SECONDO TEMPO

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pagina 18 Venerdì 2 ottobre 2009

c ra t i c o ”. Dolersi oggi di cosaesso non sia, ha davvero pocosenso: basta rimettere insiemele tessere (del mosaico dellamemoria, non quelle precon-gressuali per cui non dormonola notte).

liberarsi del cattivo. Così negliultimi vent’anni i soliti due deldopo-Occhetto franato con ilmuro di Berlino e i muretti diTangentopoli, dico natural-mente D’Alema e Veltroni, si ri-propongono di continuo o di-rettamente o attraverso altre fi-gure, leggi Bersani e France-schini, a condizione di appari-re “altr i” e quindi di azzerare ri-gorosamente la memoria diprima. Gli stessi, ma altri.Splendida contraddizione cheliquefa in nuce qualunque ipo-tesi di nuovo partito, che siaqualcosa di più e di diverso diun centro di potere o di un co-mitato d’affari pragmatica-mente molto simile alla casa re-gnante berlusconiana con cuidovrebbe essere in competi-zione. E’ una necessità da loto-fago circondarsi di oblio per ri-cominciare. L’importante ècancellare quello che siamostati (fantastica la corsa tra iconcorrenti alla leadership achi era meno comunista o a chiin realtà non lo è mai stato…),così da giocarci soltanto il pre-sente. Peccato che senza me-moria, senza passato, non ci siaidentità, non un vero presentese non un illusorio e bulimicopresente che non permette fu-turo, che non si dipana in unastoria possibile da ieri a doma-ni. E tralascio qui di ricordarelo scandalo delle scalate banca-rie, per cui D’Alema, Fassino eLatorre sono scappati a gambelevate invece che dare un’a l t raimmagine della politica difronte alla magistratura, impe-trando al nemico giurato Vel-troni di riempire un buco allatesta del Pd. Tralascio le com-plicità anche di altissimo rangonel rimuovere Clementina For-leo (poi “canzonata” dalla ra-gione postuma) o nel far pas-sare come “guerra tra procure”la vergogna del caso De Magi-stris dove una aveva ragione,quella di Salerno, e una torto,quella di Catanzaro (cfr. l’inda -gine “Why not”). Fa tutto par-te della lotta per il potere, sen-za partito e senza democraziaquindi senza “partito demo-

g i u s ta m e n t e Édi Bruno Tinti

Dur alexI o credo che le cose siano andate così. Da qualche

parte tra Roma e il Passo del Tonale. Bossi, Maronie altri:“A parte il fatto che gli immigrati sono brutti, sporchi ecattivi, se noi li perseguitiamo ci prendiamo un sacco divoti; quindi facciamo una legge che dice che a casanostra non li vogliamo e che, quando li prendiamo, primali processiamo e poi li espelliamo”.Governo tutto:“Sì sì, bravo, bene.”Gli stessi:“E poi diciamo anche che se un reato lo commette unimmigrato la cosa è assai più grave che se lo commetteun italiano; perché questi vengono a casa nostra e poinon rispettano nemmeno le nostre leggi”.“Sì sì, bravo, bene.”“Allora adesso facciamo una legge che dica queste cose.”Passa qualche giorno e Maroni riceve una telefonata.Tirapiedi leghista:“Guardi che c’è qualche problema: i tecnici hanno dettoche c’è già il reato dell’immigrato che non obbedisceall’ordine di espulsione (articolo 14 comma 5 ter Dl286/98) che è anche punito con la prigione da 1 a 4 anni;però la Corte Costituzionale ha detto che questo reatova bene solo perché è previsto che l’immigrato puòanche non andarsene se non obbedisce per ungiustificato motivo (Corte Costituzionale, sentenza5/2004). Adesso il nuovo reato di soggiorno illegale, chepure prevede l’espulsione, questo giustificato motivo nonlo prevede. Loro dicono che si rischia l’illegittimitàcostituzionale”.M a ro n i :“Basta con questa Corte Costituzionale che va contro lavolontà del popolo. La legge si fa come ha detto la Lega.”Gli stessi:“Si però…”“Cosa c’è ancora?”“Ecco, loro dicono anche che non si può prevederequesto nuovo reato di soggiorno illegale (articolo 10 bisDl 286/98, come introdotto dall’articolo 1 comma 16Legge 94/2009) insieme all’aggravante prevista per ilclandestino che commette un reato qualsiasi (articolo 1lettera f del Dl 92/2008 convertito con Legge 125/2008)”“Ah si? E perché?”“Dicono che non si può. Sa, sembra che se uno commetteun reato e però questo reato è anche un fatto costitutivoo una circostanza aggravante di un altro reato, alloranon può essere punito due volte (articolo 84 codicepenale). E’ una cosa complicata”.“Non me ne frega niente, queste sono le cazzate chedicono i magistrati. A loro tanto ci penserà Brunetta, cosìi m p a ra n o ”.

“Sì, ma se la Corte Costituzionale”“Basta. In Padania ci sarà il tribunale del popolo eallora vedremo se la volontà del popolo non saràrispettata”.“Sì, però dicono anche un’altra violazione, mi parequalcosa come tris in idem…”“Si dice ne bis in idem, se ne parla anche daqualche parte nei codici”. (articolo 649 delcodice di procedura penale)“Signor ministro come è bravo lei!!”“Sono laureato in legge, io”.

PIAZZA GRANDENO DEMOCRATIC, NO PARTY

di Oliviero Beha

Ma sì, parliamo del Pd, ilpartito “che nonproietta l’o m b ra ” permanifesta inconsisten-

za identitaria mentre siamo co-stretti dalla realtà illegal-preci-pitosa a parlare ogni giorno delsoi dicent Re Sole e della suacorte. Parliamo di un partito“mai nato” parafrasando il fal-laciano Rutelli da venticinqueanni in sala parto della partito-crazia italiana a fianco della“Mor gue” della politica, men-tre il mondo ci dice della im-mane tragedia indonesiana,dei 40 morti di cancro a Praia aMare per aver respirato colo-ranti in una fabbrica tessile se-condo la Procura di Paola, dellarichiesta del pm di 13 anni perPollari per il sequestro AbuOmar di cui lo stesso Rutelliparla assai meno volentie-r i…Per dire che se volesse il Pddi cose di cui occuparsi nellarealtà dura e cruda contempo-ranea ne avrebbe eccome, inun bisogno estremo di idee e diassunzioni di responsabilità,non di latitanze parlamentaricome nel caso dello “scudo fi-scale” ignorato perché “c’ave -vamo da fa’ con il partito, lemozioni, i circoli, le primarie,il congresso ecc”. Anticipouna tesi sperando di esseresmentito magari con due annidi ritardo, giacché avevo scrit-to parte di queste cose giàsull’Unità concentrate nell’im -magine di “gente che gioca acarte nella Santabarbara delPaese in attesa che deflagri”: ilpartito democratico non è unpartito e non è democratico,quindi non c’è. Vorremmo checi fosse, dico coloro che inten-dono la politica come un con-fronto il più serio possibile trauna buona sinistra e una buonadestra (è banale, ma anche les-sicalmente non si dà l’una sen-za l’altra) senza le quali il Paeseva a fondo come sta facendo:ma non c’è e di questo passoneppure ci sarà. Ma non c’èperché non ci può essere, la lo-gica non lo prevede, sarebbestrano e addirittura incom-prensibile il contrario. Checioè ci fosse avendo fatto di tut-to per non esserci, almeno nelsenso della realtà culturale diun partito degno di questo no-me.Ripartiamo dall’ombra, dallamancanza di identità, dellaconsistenza di partito, della de-mocraticità cancellata alla na-scita da primarie scontate ebloccate nelle liste che doveva-no battezzare la leadership diVeltroni dopo il caso “D’Ale -m a - Fo r l e o ”. Sembra un secolofa, sono passati meno di dueanni. Faccio conti diacroniciperché è proprio di questo chevorrei parlare: di tempo, di va-lori evaporati, di memoria. Az-zerata. Di lotofagi, insomma, dicercatori di oblio. In questoParlamento, che Berlusconiconsidera esplicitamente unaperdita di tempo per un capoazienda qual è, il partito più an-tico, con più storia/cronaca, èla Lega. E come direbbe Totò,ho detto tutto. Il più giovane èl’Mpa, i due partiti principali dimaggioranza e opposizione,quelli che tenderebbero ansio-samente al bipartitismo, Pd ap-punto e Pdl, hanno meno didue anni. Il “nu ovo ”, sarestetentati di chiamarlo. Qualcosadi giovane che anticipi, accom-pagni, segua lo sviluppo dellapolitica (a colpi di leggi eletto-

rali fatte in cucina come unosformato). In teoria, se non cifosse il piccolo particolare chepartiti e politica li fanno viverele persone, come attori in unaparte a teatro, sul palcosceni-co della società. E chi sonoqueste persone? Esattamentele stesse che da quindici anni(e alcuni da ben di più) conflig-gono per guidare la sinistra exdi lotta e intermittentementedi governo. Si assiste al para-dosso per cui gli stessi attoricambiano piéce per far dimen-ticare al pubblico che sonosempre loro. Ma per renderecredibile il Partito Democrati-co, devono azzerare la memo-ria precedente perché il fattoche siano sempre loro contimeno della “n ov i t à ” p ro p o s t ain scena. Come a dire “siamonoi, ma è differente il contesto,la trama, la storia, quindi è co-me se non fossimo noi”.

C osì della loro tradizione, delchiaroscuro di cui è fatta la

politica (“sangue e merda”)sotto qualunque cielo e in qua-lunque stagione, del loro pas-sato complessivo, si debbonoliberare come di un fardello fa-stidioso se non addirittura dan-noso/pericoloso. Per loro, nonper coloro che rappresentano,che magari vorrebbero discu-tere anche di quel passato pervedere di trattenere il buono e

Per rendere credibileil Pd bisognaazzerare la memoriaperché il fatto chesiano sempre loro,conti meno della“n ov i t à ”. Come dire:“siamo noi, ma èdifferente il contestoquindi è come se nonfossimo noi”

LA CRISI E L’ILLUSIONE DEL PILdi Michele Boldrin*

“Indicatore ritardato" suona neutro. Di certonon sembra una minaccia. Ma, quando ap-plicata al tasso di occupazione, questaespressione si traduce in previsione: parec-

chi mesi dopo che il Pil ha smesso di scendere ed haricominciato a salire è molto probabile che l'occu-pazione continui a diminuire. Questa, almeno, è pra-ticamente sempre stata la regola in ogni recessione ein ogni ripresa, dal secondo dopoguerra (e anche daprima, per quello che valgono le statistiche di allora)ad oggi. Detto altrimenti: ammesso, ma non conces-

so, che i timidi segna-li estivi di leggerissi-ma ripresa della pro-duzione industrialepossano confermarsidurante i mesi autun-nali, questo non im-plicherà una ripresadei livelli occupazio-nali. Al contrario, po-trebbe accompagnar-si ad ulteriori riduzio-ni dell'occupazione.Se questo succedes-se, non sarebbe di perse una sorpresa: i tassidi occupazione sono,appunto, indicatoriritardati del ciclo.Nello stesso modo in

cui gli indici di borsa anticipano i movimenti del va-lore aggiunto, i tassi di occupazione lo seguono. Laragione è semplice: prima di arrivare a licenziaremolte aziende riducono le ore lavorate, i livelli diattività, l'utilizzo degli impianti. Quando non c'è al-tro rimedio, chiudono la linea di produzione e licen-ziano. Quindi il Pil cade prima che cada l'occupa-zione. Al rovescio, nella fase di ripresa, si cerca diutilizzare al massimo quel che si ha, si chiede qual-che ora in più, ci si accerta che le buone notizie sianovere e solide, poi si prende il coraggio di assumere.Quindi, il Pil cresce prima dell'occupazione. Sino aqui questa recessione si e' comportata come le altre.Se questo e' vero, in autunno arriverà l'ulteriore ri-duzione dell'occupazione che tutti, Ocse in testa,vaticinano. Non è che abbiano la sfera di cristallo, edio ce l'ho meno di tutti: ci si basa sulle esperienzeprecedenti e sul comune senso di come funzionanoimprese e sistema economico. Fin qui siamo nell'ov-vio, anche se triste: passati altri mesi l’occupazionericomincerà a crescere.La domanda da brivido, perl'Italia almeno, è la seguente: questa recessione è co-me le altre o è doppia? Mi spiego. Prima che l'im-pulso recessivo mondiale arrivasse in Italia, il nostroPaese non stava crescendo ma semplicemente sta-gnava, rimpiazzando occupazione "classica" (quellache i sindacati, grazie alla loro "difesa del posto dilavoro", fanno evaporare sotto il proprio naso piùrapidamente di quanto dovrebbe essere) con occu-pazione a basso costo, d'immigrati scarsamente qua-lificati o in nero. Durante gli ultimi 12-16 mesi questoprocesso si è accelerato: si son distrutti quasi 600mi-la posti di lavoro e se ne sono creati meno di 200mila.

I posti di lavoro creati sono andati in gran parte alavoratori poco qualificati, mentre la distruzione diposti di lavoro, anche se particolarmente forte fraprecari ed "autonomi" (che poi tali non sono, sonosolo giovani non "protetti") ha continuato a colpireanche il lavoro “cl a s s i c o ”. Evaporazione spinta, percosì dire. Il problema ora è: evaporazione tempo-ranea o permanente?

L' ipotesi ottimista dice che il tutto è dovuto allastretta creditizia che ha forzato le aziende a licen-

ziare. Appena il buon ministro del Tesoro forza le cat-tive banche a prestare come prima, tutto si aggiusta,magari con qualche mese di ritardo. E' uno scenariopossibile. Però c'è un altro scenario, non meno pos-sibile. I mercati del credito si sono tranquilizzati, an-che in Italia, da svariati mesi: non manca l'offerta dicredito, ma la domanda. Essa manca perché una fettadelle attività che hanno chiuso, dall'inverno del 2008ad oggi, non hanno chiuso temporaneamente, ma persempre. Sono andate altrove. Perché? Perché il lavoroitaliano e' poco produttivo e troppo costoso. Perché ilpaese non innova e non permette di fare i profitti chesi fanno altrove. Triste? Si, ma anche ovvio.Dovesse essere mai vera questa seconda ipotesi, al-lora la crisi sarebbero due: quella di tutto il mondo(che forse sta per cessare) e la nostra. Questa non fa-rebbe altro che continuare, in forma più grave, quan-to era già in corso da prima. Se le crisi sono due, "in-dicatore ritardato", quando riferito all'occupazione,richiederebbe l'aggiunta di "per un lungo tempo".

* Washington University in St Louise www.noisefromamerika.org

SECONDO TEMPO

Anche quandol’economia ripartel’occupazionepuò continuarea scendere permolto tempoCapire per quantoè decisivo perl’Italia: rischiamodi restare l’unicoPaese in recessione

lIL FATTO di ENZOL’altro giorno ho parlatocon uno che si chiama DelNoce, il quale continua adire che sta studiando. Ioqui studio da 41 anni e mipare di aver completato ilcorso, almeno tanto dacapire che si tratta di scuseche si usano con unapersona non gradita. Cheumiliazione essereesaminati da uno così: DelNoce è stato strappatoall’agricoltura e buttatodentro la direzione dellaRai, che è qualcosa di assaicomplicato. Che bellezzaessere studiato da uno chesi occupava di agricoltura,sia pure a sfondo culturale,visto che trovavail modo dipresentare fra ipascoli il librodel suo amicoBruno Vespa(21 maggio 2002)

MassimoD’Alema

(FOTO ANSA)

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Venerdì 2 ottobre 2009 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXA Crotonevenduta la nostra saluteSalve, sono una ragazzacrotonese che ha appresol'altro giorno, dal vostrogiornale, che la scuola da mefrequentata per 5 anni rientratra quella costruite sui veleni.La scuola in esame è stata, econtinua ad essere, l'istitutosuperiore più frequentato dellacittà. Il numero delle personeche potrebbero avere dellemalattie purtroppo è moltopiù elevato di quanto si credaperchè, come è stato stabilitoda esperti, le conseguenzesullo stato di salute si avrannonel tempo. In questi giornisono molto nervosa, vado ingiro per la mia città è la vedoincupita, imbruttita, c'è unsenso comune dirassegnazione .Tra le scuole, le strade e lecase costruite con materialitossici, tra discariche abusiveed altre in procinto di nascere,si è aggiunto anche il problemadella nave dei veleni cherisulterebbe, secondo ilpentito, affondata nei pressi diCrotone .Che dire, ci hanno vendutoper soldi, hanno venduto lasalute nostra e dei nostri figli.Ne valeva realmente la pena?Carla G. Crotone

Che De Magistris portila moralità in EuropaGentile Redazione,ho appena terminato dileggere la lettera inviatadall’On. De Magistris al capodello Stato per comunicargli leproprie dimissioni dallaMagistratura.Mi ha molto commosso (edanche molto preoccupato) e viprego di trasmettere all’On.De Magistris il mio più sentitorispetto e solidarietà per imomenti di profondasofferenza che deve averpassato nel lasciare il lavorosognato sin da bambino.Possa immettere nel sistemapolitico e di partito il proprioentusiasmo e soprattutto lapropria moralità: è questo chenoi cittadini ci aspettiamo dainostri rappresentanti inp a r l a m e n t o.Rosaria De Tommasi

Nell’opposizionesono tutti ricattabili ?Se l'opposizione in Italia nonesiste, o quasi, un motivo cisarà. Nessuno osa alzare lavoce, neanche di fronte a cosìtante nefandezze, perchè sonotutti ricattabili, in qualchemodo. Senza escludere le piùalte cariche dello Stato.Un cordiale salutoCarlo Gallo

I premi Nobel e l'egocraziadi BerlusconiCaro direttore, voglionocandidare Berlusconi al Nobel.Leggendo articoli sui giornalimi sono spesso imbattuto ingiornalisti o comuni cittadiniche hanno criticato i premiNobel(luminari della medicina,delle scienze, delle arti epolitici di spiccata fama

internazionale).Tutti hannoaccettato umilmente lecritiche, anche quelle pesanti eper nulla costruttive,replicando ad esse con lamassima correttezza ecercando di soddisfare leaspettative di tutti. Mapossibile che Berlusconi nonaccetti nessun tipo di critica ea considerarsi l'uomo perfettoed infallibile che nulla ha daspiegare a nessuno? Signori senon è "egocrazia" questa, midica lei come la possiamochiamare. Complimenti per ilgiornale, fantastico!Gianni G. da L'Aquila

Il Fatto Quotidianoè very internationalCari giornalisti,"Il Fatto" illumina la miavisione della vostra Italia.Sono di New York e vi leggosempre dall’America. Aspetto

ogni giorno di scaricarvi.Con affetto,A. Battantier

Indovina chisi insulta cosìIn Irlanda scommettono asoldi su chi Berlusconiinsulterà la prossima volta.Angela Merkel è data 3/1,Gordon Brown 4/1 e il papa7/1. Mancano solo “se stesso”e la presidentessa Finlandeselesbica. Vi sembra normale ?Uccio

Diritto di Replica

Cardella non c’era piùquando parlò il pentitoGentile Direttore, in relazioneall’articolo “via D’A m e l i o,ombre su La Barbera”, a firmadi Giuseppe Lo Bianco eSandra Rizza, pubblicato ieri,desidero precisare che sonostato applicato alla direzionedistrettuale antimafia diCaltanissetta, e ho partecipatocon i colleghi alle indagini sullestragi di Capaci e viaD’Amelio, dal novembre 1992al dicembre 1993. Ilpentimento e la collaborazionedi Vincenzo Scarantino siverificano dopo tale data,quando ero già rientrato almio ufficio di provenienza, cheallora era a Perugia.Cordialmente ,Fausto Cardella

Del dottor Cardella abbiamoscritto soltanto che è statointerrogato recentemente daisuoi colleghi nisseni nell’ambitodell’inchiesta sul depistaggio divia D’Amelio per ricosatruire lefasi di quell’indagine senzacollegare il suo nome alpentimento di VincenzoS c a ra n t i n o .Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

Pd, politica attivaper il bene dei cittadiniNell’articolo pubblicato su “IlFatto” dimartedì mattina (dal titolo“Vigne Nuove, Roma. Tesserein cambio di servizi”di Paola Zanca) le miedichiarazioni sono statetotalmente distorte estrumentalizzate. Ritengogravissimo addebitarmi frasimai dette. I dati da voi citatidegli iscritti al circolo (470),

dei partecipanti al congresso(167), e delle preferenzeespresse (Marino 5, Bersani23, Franceschini 139) lamassima trasparenza nellagestione del congresso e dellalibertà di espressione del voto.Se noi “oltre a fare politica,diamo servizi aicittadini, forniamo aiuto,consigli, a Pasqua e Natale

offriamo generialimentari alle famiglie indifficoltà”, non ritengo la cosain alcun mododisdicevole. Non circuiamonessuno né consideriamo letessere del Pd merce discambio. Cordiali saluti,Antonio Zanon

L’articolo di martedì è un fedeleresoconto della conversazioneche ho avuto con l’o n o rev o l eZanon, per questo ritengo di nonaver in alcun modo equivocato,distorto o strumentalizzato lesue parole. D’altronde, è lostesso onorevole, nella suarettifica, a confermare che lemodalità di gestione del circolosono quelle che ho descrittonell’articolo e che lo hanno reso“meritevole del consensoe l e t t o ra l e ”.Paola Zanca

La rettifica di chinon ha nulla da rettificareGentili signori,a proposito dell'articolo"Mentre le aziende collassanoil governo non si muove" afirma di Stefano Feltri uscitomercoledì 30 settembre, mi èstata attribuita la frase:"Questa volta li ho votati, alleprossime elezioni ci penseròbene prima di rifarlo".Vorrei precisare di essermilimitato a constatare il fattoche se gli interlocutori politicidi noi imprenditori non ciascoltano l'unico altrostrumento che abbiamo perfarci sentire è il voto, cosa cheè differente dal direapertamente per chi hovotato". Vi ringrazio per ladisponibilità a rettificare.Cordiali saluti e buon lavoro.Massimo Mazzucchelli

C aro Colombo,mi chiamo Giuseppe, sono un

operaio. Ho comprato il vostrogiornale solo per curiosità perchéalcuni colleghi della “catena” mel’hanno mostrato. Benché non iscrittoal partito, voto Lega. Abbiamo vinto inComune e pure nelle recenti elezioniper l’ente Provincia. Non rimpiango ilmio voto, ritengo che la “politica delf a re ” del centro-destra sia megliodella “politica del dire” che esprimeoggi la classe politica delcentro-sinistra (tanto cara in passato,al contrario, a mio padre). Accadequesto però: il sindaco di Brescia(Adriano Paroli) è onorevole, ilpresidente della provincia (DanieleMolgora) è sottosegretario, e pure ilvice presidente della provincia(Giuseppe Romele) siede inparlamento. Persone votate da noi pergovernare la città e la provincia. Mapraticamente sempre assenti perimpegni istituzionali. Chi governa alposto loro? Come si possonoconoscere i problemi della collettivitàtrascorrendo la settimana in aereo,treno e in qualche seduta inPa r l a m e n t o ?Fermo restando che non mi abboneròal vostro giornale. La saluto.

Giuseppe

DEVO DIRE a Giuseppe che –vivendo e lavorando in parlamento – vedo i suoiamministratori che sono molto impegnati emolto attivi come deputati in tutto ciò che ha a

che fare con le brutte leggi della Lega (fannospendere all'Italia milioni di dollari da dare allaLibia a patto che la Libia faccia morire neldeserto o in mare migliaia di profughi edisperati, che non devono arrivare in Italia).Devo testimoniare che – se a lui piace la Lega –i suoi amministratori che non stanno in città e inprovincia di Brescia, a Roma sono molto operosi.In Aula non mancano mai. I deputati della Legasono molto disciplinati, molto più di quelli di ognialtro gruppo. È un guaio per l’Italia, ma unvantaggio per il partito.Però, primo: il sindaco di Brescia viola la legge.La sua città è troppo grande per tenere duecariche. Secondo: per tutti è evidente che ilmetodo “Roma ladrona” ha catturato i padani.Tutti e tre coloro che Giuseppe ha eletto nel suocomune e nella sua provincia incassano duestipendi, ma non possono fare due lavoriincompatibili. Il caso è clamoroso,evidentemente. Ma, terzo: la Casa delle Libertà,la grande alleata della Lega, è talmenteaffollata di doppi e tripli incarichi, di doppi etripli stipendi, che la Camera dei Deputati - ilcui calendario di lavoro dipende dai capigruppo,dunque dalla maggioranza - lavora sempremeno, non arriva a 3 giorni alla settimana.Dunque, anche coloro che si accontentano di unsolo stipendio, lavorano pochissimo, persino seintendono fare il proprio dovere. I giornali,Giuseppe, passano il tempo a dirci quanto è“color ita” la Lega e quanto sono fannulloni tuttii parlamentari. Ma stanno alla larga dalla verastor ia.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL PARLAMENTOLA LEGA E L’I L L E G A L I TA’

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L’abb o n at odel giorno

ANDREA BORZACCHINIRAFFAELLA MEREGALLI

Andrea e Raffaella sonouna coppia "emigrata" inZimbabwe con "Medicisenza Frontiere". Andreaè medico, Raffaellapsicologa. Al momento sitrovano ad Harare per unprogetto incentrato sulmiglioramento dellaqualità della vita dellepersone contagiate conl'HIV (quasi il 20% dellapopolazione).Raccontano: "Siamocontenti di poterconsultare 'Il Fatto' ognigiorno, in edizione in pdf,e dipoterr i m a n e reaggiornatisull'attualitàe lapoliticaitaliana".

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri2 Ottobre 1912Tormentata come il suo autore, la storia editoriale de LaRecherche di Proust inizia nell’ottobre 1912, quandoGaston Calmette, direttore di Le Figaro suggerisce alloscrittore di inviare il manoscritto a Fasquelle, editoreparigino di culto. Dopo due anni di febbrile scrittura nellacasa di Boulevard Hausmann, Proust punta, per il suoprimo volume, a una “risonanza vasta e artistica”. E subitoarriverà la prima bocciatura.“ …Dopo 712 pagine di questomanoscr itto” – noterà l’incaricato alla lettura - “eesasperanti momenti di impazienza, non si ha nessuna ideadi cosa si tratta”. Una stroncatura che porterà Proust arivolgersi alla Nouvelle Revue Française,creatura di Gide efiore all’occhiello di Gallimard. Ma anche Gide, che poiritratterà il giudizio in una celebre lettera di scuse, liquideràil testo come “l’opera di uno snob, di un mondanod i l e tt a n t e …” Dopo il terzo rifiuto dell’editore Ollendorf(…sarò tonto, ma non riesco a capire come questo signoreimpieghi 30 pagine a descrivere come si rigira nel letto perprender sonno…), La Recherche inizierà nel 1913, grazie aBernard Grasset, il suo viaggio trionfale nella letteratura.

Giovanna Gabrielli

Page 20: w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o i t. SANGUE E ... · i t i Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. ... e il maestro della P2