Voce ai giovani

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Intervista inedita fatta tre anni fa ad Amedeo Ricucci giornalista rapito in Siria. Parole più che mai attuali Settimanale indipendente di informazione Anno 37 - 20 Aprile 2013 - Numero 16 euro 0,50 di Lucia De Cicco IL FUTURO È ADESSO Scuola e lavoro, manager fra i banchi L’obiettivo è guidare gli studenti verso molteplici sbocchi aziendali Ferramonti di Tarsia fra passato presente e futuro NON DIMENTICARE di Federica Montanelli Le basi giuste per delineare un panorama collettivo e pluralista

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Sabato 20 aprile 2013

Transcript of Voce ai giovani

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Intervista inedita fatta tre anni fa ad Amedeo Ricuccigiornalista rapito in Siria. Parole più che mai attuali

Settimanale indipendente di informazioneAnno 37 - 20 Aprile 2013 - Numero 16 euro 0,50

di Lucia De Cicco

IL FUTURO È ADESSO

SSccuuoollaa ee llaavvoorroo,,mmaannaaggeerrffrraa ii bbaanncchhii

L’obiettivo è guidare gli studentiverso molteplici sbocchi aziendali

FFeerrrraammoonnttiiddii TTaarrssiiaaffrraa ppaassssaattoopprreesseennttee ee ffuuttuurroo

NON DIMENTICARE

di Federica Montanelli

Le basi giuste per delineareun panorama collettivo e pluralista

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È un calabrese, di fresca nomina, il presidente nazio-nale della Federazione italiana dei club e centri Unesco,Adriano Ritacco, quarantatreenne cosentino. È statoeletto a Firenze, nel corso di un’assise che ha visto lapartecipazione di rappresentanti della famigliadell’Unesco e provenienti da ogni parte d’Italia. Si ap-presta a guidare quest’organismo con la passione, già,dimostrata nel precedente incarico di tesoriere nazio-nale. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare l’e-mozione della nomina, e i primi passi che muoverà inquesto nuovo incarico, firmato Unesco. Lei si è occupato, nella funzione di presidente del clubUnesco di San Marco Argentano, nel Cosentino, di va-rie iniziative, tra cui la giornata Mondiale della libertàdi stampa e la giornata Internazionale della gioventù...La libertà di stampa è importante così come in Italia ein altri posti del mondo come la Cina ad esempio, per-ché comunicare è determinante per la persona e deveprevalere in una società civile. La giornata dellaGioventù, invece, è necessaria alla realizzazione dei de-sideri dei giovani. Loro deve essere mostrata l’impor-tanza dell’etica civile, sociale ed economica. Va inve-stito sul loro futuro e educati alla pace. Lo sappiamo leguerre nascono nella mente degli uomini ed è nella men-te umana che va innescata la scintilla della pace. Lostrumento più efficace rimane la scuola, indispensabi-le è stimolare l’insegnante a favorire lo sviluppo civi-co nella mente dello studente. L’apprendimento si de-ve svolgere per tutto il corso della vita e dei giovani ec-co che per l’Unesco è importante la loro formazione.Ha condotto altre iniziative nella sua presidenza nellacittà di San Marco? Un’altra iniziativa importante è stata quella sul “500

calabrese”, che ha voluto dare lustro ai grandi personaggi della no-stra terra. Con questo evento si è dato il via a una serie di convegnisul tema, molto partecipati dalla cittadinanza.Qual è stata la sua commozione al momento della nomina?Una grande responsabilità, ma anche una grande soddisfazione, per-ché è anche un privilegio. Sono commosso non tanto del fatto cheun calabrese possa fare ciò, quanto piuttosto è, la Calabria a esserevisibile per fare fruttare nel modo migliore, per i prossimi tempi avenire, le sue risorse.Proprio della Calabria, ci saranno novità per essa derivante dalla suanomina?Il passo da fare riguarderà tutta l’Italia e starà al nostro territorio be-neficiare di questi movimenti, che vi saranno. Devo concentrarmisu tutto il territorio nazionale e di certo la Calabria non ne sarà fuo-ri. Parlarne in maniera positiva sarà un passo decisivo e noi stessicalabresi dobbiamo cominciare a pensarLa in modo propositivo.L’augurio non deve essere diretto a me, perché gli uomini passano,ma alla nostra terra, che ha un’opportunità di dimostrare che c’è,con le cose positività, che sono straordinariamente belle e in pochiconoscono.Come organizzerà il suo lavoro in Calabria?Certo è che da soli non si fa nulla. Sarà costituita una commissionedi esperti, che toccherà vari aspetti: comunicazione, scienza, cultu-ra. L’Unesco tocca tanti ambiti anche l’educazione. La commissio-ne Calabrese dovrà dare risposta a questi temi. Per l’educazione sa-remo incentrati sulla sua qualità, per la scienza si adotteranno dellecommissioni specifiche con esperti, che collaboreranno con centridi ricerca, le Università, i rappresentanti istituzionali. La comuni-cazione avrà come base il favorire la libera circolazione delle idee,dell’immagine e crescita della persona.Il suo percorso nell’Unesco come accade, per caso o per attitudinepersonale?I principi che lo reggono rispondono alla mia etica personale, fattadi anni di volontariato. L’Unesco è un’organizzazione che nel vo-lontariato è forte e abbraccia l’etica globale ed ha costituito per meuna calamita naturale.

sabato20 aprile 2013

II

di Lucia De Cicco

Unesco Italiaun calabreseal timone

Unesco Italiaun calabreseal timone

Adriano Ritacco, cosentino, si appresta a guidare quest’organismo con la passione

già dimostrata nel precedente incarico di tesoriere nazionale

Anni di volontariato alle spalle

«Questo èun privilegioper meIl primopasso da fareriguarderàil Paese esicuramentela Calabrianon neresterà fuori,ne parleròsempre inmanierapositiva enoi calabresistessidobbiamocominciaread essere piùottimisti»

AdrianoRitacco

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Come sapranno i più fedeli lettori di questo settimanale, abbiamoqui dedicato meritato spazio all’associazione Romano Marino, cheporta il nome del ragazzo cosentino che nel 2009, a soli tredici an-ni, è scomparso a causa di una rara malattia: la sindrome daAttivazione Macrofagica. Numerose sono le iniziative che l’asso-ciazione ha promosso, nei suoi tre anni di vita, in favore degli ado-lescenti: dall’attenzione ai loro bisogni alle modalità comunicative.Tra queste, come anticipato nell’ultimo numero, un concorso, daltitolo “Diamo vita alle parole”, destinato agli studenti delle terzemedie cosentine. Gli alunni che hanno partecipato hanno dovuto ci-mentarsi con un elaborato che avesse per protagonista un ragazzodi nome Romano, amante della musica, e attraverso una storia difantasia farne emergere l’assoluto amore per la vita. A corredo del-l’elaborato, inoltre, è stato chiesto ai partecipanti di presentare unaricerca propria sulla sindrome da Attivazione Macrofagica. Mercoledì,presso la Casa delle Culture, una conferenza stampa ha riassunto ilsignificato del concorso, soffermandosi sull’esito degli scritti.

È stata Alessandra De Rosa, assessore alla solidarietà e coesione so-ciale dell’amministrazione cosentina, ad aprire la conferenza, ma-nifestando la propria vicinanza ai genitori di Romano, Cesare e MariaDonata Giardini, presidente dell’associazione.«Nel corso di questi due anni di impegno politico - ha affermato DeRosa, ricordando anche gli anni del volontariato - ho potuto con-statare che la crisi che ci sta accompagnando non è solo economi-ca, ma anche sociale e valoriale. Come assessore sono quindi al fian-co dell’associazione, che dalla sua nascita si spende verso una va-lorizzazione dei valori del vivere».Ha preso successivamente la parola Emanuele Ruvio, presidentedella giuria e amministratore del Keystore One di Cosenza, che hagenerosamente offerto un i-Mac 21 da dare in premio al vincitoredel concorso.«Ho conosciuto Donata su Facebook - ha svelato - e sono rimastocolpito dalla sua determinazione: voleva intitolare una strada, cheprovocatoriamente avevo proposto di dedicare a Steve Jobs, a unragazzo morto a causa di una rara malattia. Ero assolutamente d’ac-cordo e sono orgoglioso di aver potuto dare un contributo alle ini-ziative dell’associazione».Della sensibilizzazione verso la malattia ha parlato Palma Fanello,dirigente Asp, che ha spiegato quanto difficile sia stato per dei ra-gazzi, naturalmente privi di basi mediche, effettuare una ricerca sul-la sindrome da attivazione macrofagica avvalendosi del solo sup-porto di internet. Un lavoro che è servito comunque, ha spiegato, adaccendere un lumicino di conoscenza e di attenzione da parte deiragazzi. Maria Rosaria Vaccaro, avvocatessa e membro della giu-ria, e Francesca Florio, grafologa, hanno concentrato i loro inter-venti sull’importanza di destinare spazi, temporali e fisici, agli ado-lescenti. Ha parlato del «non vissuto come sprono per coloro i qua-li hanno il dovere di vivere la vita felicemente» l’avvocatessa Vaccaro,ammonendo sulla necessità di “stare vicini ai giovani”.

Alessandra Santelli, psicologa e membro della giuria, nel suo inter-vento ha osservato la forza d’animo di una madre che ha elaboratoil più terribile dei lutti creando un contenitore sano per tutti i figlidella sua città.A concludere la conferenza è stata proprio Maria Giardini, che haringraziato le scuole che hanno permesso la partecipazione dei pro-pri studenti:«sono arrivati circa 100 elaborati e il contenuto è statospesso molto emozionante; - ha svelato - per la stesura della tracciaci siamo affidati alla pedagogista Tiziana Iaquinta. Il vincitore saràproclamato il 10 maggio».

sabato20 aprile 2013

III

In campo per i giovani

di Francesco Fotia

“Diamo vita alle parole”, presentato il corso dell’associazione

“Romano Marino”

Adolescenza da ascoltareAdolescenza da ascoltare

Numerosesono leiniziativepromossenei suoi treanni di vitain favoredei ragazzi:dallaattenzione ailoro bisognialle modalitàcomunicati-ve. Tra questeun concorsoper glistudentidelle terzemediecosentine

Dall’alto:Vaccaro, Fanello

e De Rosa;Maria Donata

Giardini;Alessandra Santelli

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Sei associazioni in campo (Comunità di Sant’Egidio, Fuci Catanzaro,Sism Catanzaro, Fidapa Catanzaro-Commissione Young, Universominori e Tribunale per la tutela dei diritti dei cittadini e dei malatiA.ge.v-mcl di Catanzaro ) per la “Giornata in memoria delle vittimedell’Aids” in agenda lunedì 6 maggio, ore 16.00, presso l’aula Magnadell’ edificio delle Bioscienze del campus Salvatore Venuta.Si discuterà di Aids, prevenzione, cause, dati epidemiologici ma so-prattutto di un programma importante mondiale: Dream.

Dream, progetto benefico della comunità di Sant’Egidio, movimen-to di laici a cui aderiscono più di 60.000 persone nel mondo, lotta daanni contro l’Aids in diversi paesi africani unendo prevenzione e te-rapia e fornendo gratuitamente le cure antiretrovirali con una parti-colare attenzione alle donne in gravidanza. Non solo test Hiv ma lastessa qualità di cura offerta nel nord ricco del mondo, per impedirela trasmissione del virus da madre in figlio.Prestigiosi ospiti e protagonisti della kermesse saranno: uno tra gliideatori del programma Dream - Michelangelo Bartolo, Tullio Barni- professore ordinario di Anatomia umana presso l’Università MagnaGraecia di Catanzaro e Carlo Torti - direttore dell’Unità operativa dimalattie infettive del policlinico “Mater Domini” di Catanzaro.Contenitore dell’evento sarà la presentazione del romanzo autobio-grafico di Bartolo: «La nostra Africa. Cronache di viaggio di un me-dico euroafricano» e la presentazione ufficiale della nascente“Comunità di Sant’Egidio, sezione Catanzaro”. Modererà EnzoAmoruso, da anni funzionario presso le “Librerie Paoline” diCatanzaro. Questa manifestazione rientrerà, inoltre, nel programmanazionale della Settimana della comunicazione (5-12 maggio 2013).Per il presidente della Fuci (Federazione universitaria cattolica ita-liana), Sebastian Ciancio, tra i principali promotori dell’evento: "ilcontrasto all’Aids è una sfida globale davanti alla quale non ci si puòtirare indietro. È importante aumentare la sensibilità di tutti su que-sto tema e non abbassare la guardia. Per fare questo è necessario con-tinuare ad intensificare il lavoro di informazione e prevenzione. Lanostra campagna di comunicazione per la lotta contro l’Aids si pro-trarrà per tutto il mese di aprile e la prima settimana di maggio.Ringrazio tutti gli amici e le amiche che hanno già accolto il mio in-vito, promuovendo nel proprio ambito associativo l’iniziativa».Tante quindi le associazioni che parteciperanno alla manifestazione.

«La Fidapa - commissione Young ha deciso di aderire all’iniziativacon estrema consapevolezza - sostiene la referente cittadina DonatellaSoluri - in quanto il virus dell’Hiv è una minaccia seria in particola-re per le donne e di conseguenza per i bambini. La giornata di sen-

sibilizzazione consentirà di avviare una riflessione adeguata rispet-to a questo delicatissimo tema e di ribadire l’importanza della pre-venzione del virus». Contenuto sposato in pieno anche dall’associazione “Universo mi-nori” che aderirà all’evento e alla presentazione del romanzo - Lanostra Africa. Cronache di viaggio di un medico euroafricano «conl’obiettivo di abolire la sentenza di morte che spesso accompagna ladiagnosi dell’Aids - come riporta la presidente Rita Tulelli. Siamofortemente convinti che tutti i bambini ed i giovani hanno diritto diaccesso all’ identificazione preventiva ed alla valutazione dei propribisogni principali ed alle cure mediche (mentali, fisiche e relative al-lo sviluppo) basate su un metodo che sia adatto, olistico, integrato emultidisciplinare,confacente ai bisogni ed ai migliori interessi delsingolo bambino e delle proprie condizioni specifiche. Un bambinocontagiato o avente contratto l’Hiv/Aids deve beneficiare di tutti idiritti descritti nella Crc, in particolare rispetto all’ educazione,allecure mediche ed ai servizi sociali. Tutti, organizzazioni e singoli in-dividui che lavorano per/ con i bambini contagiati o aventi contrat-to l’Hiv / Aids, dovrebbero dare attuazione alle raccomandazionidel Comitato sui diritti del fanciullo nel suo commento generale n.4 sull’Hiv /Aids ed i diritti del bambino(2003)».

«Anche il tribunale A.ge.V.-Mcl di Catanzaro - sottolinea la presi-dente Wanda Quattrone - aderisce all’ iniziativa promossa dallaComunità di Sant’Egidio perchè si riconosce solidale nei bisogni enegli stenti dei malati del Sud, del mondo ed in particolare di colo-ro che sono vittime dell’Aids, piaga che dilania tutt’oggi intere po-polazioni. Con la sua presenza vorrebbe sensibilizzare l’opinionepubblica anche sull’importanza del dialogo e della centralità dei di-ritti umani e della dignità della persona».Infine Attilio Morrone, segretario del Sism (segretariato italiano stu-denti in medicina) di Catanzaro benedice l’iniziativa ricordando che:«il Sism non è nuovo a campagne di sensibilizzazione e prevenzio-ne all’interno dell’Università Magna Graecia. In materia di Aids siè resa protagonista nei mesi scorsi, durante la settimana mondialecontro l’Hiv, di seminari, banchetti informativi e raccolta fondi de-voluti alla ricerca ed in particolare all’Unità operativa di malattie in-fettive del policlinico Universitario di Catanzaro».

Testimonial della campagna saranno gli attori Antonio Belsito e LuanaPosella della compagnia “TeatroStudio’99”, i quali hanno scelto dioffrire la loro collaborazione gratuitamente.Link evento: https://www.facebook.com/events/148525398654070/

sabato20 aprile 2013

IV

Campagna di sensibilizzazione avviata da qualche giorno all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro

Mano nella mano contro il male

Solo uniti si vince l’HivSolo uniti si vince l’Hiv

Sei leassociazioniin campo perla “Giornatain memoriadelle vittimedell’Aids”in agendalunedì6 maggiopressol’Aula magnadell’edificiodelleBioscienzedel campus“SalvatoreVenuta”

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«Con la personale di Rosa Alba Galeandro, il castello aragonese diCastrovillari, dal 30 aprile al 7 maggio, sarà una delle tappe impor-tanti della maratona d’arte per Telethon, inaugurata il 12 dicembre2012 all’ interno del Premio internazionale Arte&Stile, durante ilquale artisti e fashion stylist italiani e stranieri hanno esposto i lorocapolavori per aiutare la ricerca sulle malattie genetiche rare».

La mostra, che verrà inaugurata il 30 aprile alle ore 19, alla presen-za anche di autorità della Provincia di Cosenza e della RegioneCalabria, vedrà la partecipazione al “taglio del nastro” del criticoAngela Aquilini, titolare di Forum&Gallery, nonché ideatrice ed or-ganizzatrice della Maratona d’arte per Telethon.

Lo hanno reso noto gli organizzazzatori dell’iniziativa «alla quale -affermano il sindaco, Domenico Lo Polito, il vice sindaco ed as-sessore al Welfare, Carlo Sangineti, ed il consigliere Lucio Rendecon delega alla Cultura - la città, come è suo costume, risponderàper quanto possibile e nel migliore dei modi, ribadendo il suo im-pegno per la solidarietà e la ricerca, a tutela della salute e dignitàumana per cui oggi, sempre più, c’è bisogno di condivisione e co-raggio, i quali non possono che muoversi dalla coscienza del valo-re della persona, di ogni persona, bisognosa di assistenza ai miglio-ri livelli tecnici, con la ricerca, e che scaturiscono da una cultura divalorizzazione di ogni persona e sostegno delle opere nate in ambi-to sociale che già svolgono un reale servizio ed hanno bisogno diquesti sostegni e condivisioni».

«Tra i partecipanti, alla rassegna d’arte contemporanea, proprio laGaleandro - ricordano i proponitori - ha raccolto molti favori da par-te della critica e del pubblico. Obiettivo, poi, della manifestazioneè mettere in risalto l’importanza delle figure dell’artista e del ricer-catore scientifico all’interno di ogni società civile che ha il doveredi sostenere entrambi per uno scambio fondamentale a partire daquel diritto della persona ad essere ed esprimersi».

«L’impegno costante della Galeandro nel proporre la sua produzio-ne artistica, sempre arricchita di nuovi messaggi e contenuti espres-sivi, grazie alla sua spiccata sensibilità verso il mondo che la cir-conda- viene spiegato dai rappresentanti delle associazioni cultura-li coinvolte - , hanno sollecitato la “Sifeum”, il “Cif” di Castrovillarie la “Mystica Calabria” a condividere e sostenere questa nobile ini-ziativa, patrocinata dall’Amministrazione comunale della città diCastrovillari, nella persona del sindaco Domenico Lo Polito, delVice sindaco Carlo Sangineti e del consigliere comunale con dele-ga alla Cultura, Lucio Rende».

«L’amore per il territorio, il desiderio di tutelare e valorizzarne leeccellenze in termini di arte e cultura, la volontà e l’impegno di co-stituire una vera e propria rete per condividere interessi per il benecomune, hanno determinato - sostengono, concludendo gli orga-nizzatori - la collaborazione tra associazioni e istituzioni per questoevento di sensibilizzazione e raccolta fondi attraverso la personaledella Galeandro, la quale devolverà una parte del ricavato dalla ven-dita delle sue opere a sostegno di Telethon».

sabato20 aprile 2013

V

Castrovillariper TelethonCastrovillariper Telethon

Il Castello aragonese dal 30 aprile al 7 maggio sarà una delle tappe importanti della Maratona d’arte

Pennelli solidali

Tante leassociazionie istituzioniper questoevento di sen-sibilizzazionee raccoltafondiattraversola personaledellaGaleandro,la qualedevolveràuna partedel ricavatodalla venditadelle sueopere

Rendersi disponibili nei confronti di tutte le persone che, per va-ri motivi, non possono accedere alle cure essenziali; questo è, insintesi, l’obiettivo che vede da mesi Emergency impegnata nellezone della Piana di Gioia Tauro. Infatti, grazie al protocollo d’in-tesa stipulato per il secondo anno consecutivo con l’Asp, l’asso-ciazione umanitaria fondata da Gino Strada ha offerto gratuita-mente assistenza sanitaria agli stranieri stagionali impegnati nel-la raccolta di mandarini e arance.Emergency continua così a operare attivamente nelle realtà ita-liane più disagiate dal punto di vista sanitario; tra questi territoric’è anche la Calabria in cui, a tre anni di distanza dai fatti diRosarno, continua a essere presente una “emergenza migranti”:migliaia di ragazzi si trovano in condizioni molto precarie senzaalcun tipo di assistenza.Così, nelle zone in cui i pazienti non possono raggiungere la strut-tura sanitaria, è la struttura sanitaria che raggiunge i pazienti. IlPolibus - così si chiama la struttura mobile di Emergency - ha tut-te le caratteristiche di un normale ambulatorio: la reception, la sa-la d’attesa, l’ambulatorio per le visite e la sala per l’ecografia. Unmezzo di soccorso fortemente innovativo in cui opera uno staffcomposto da un medico, un infermiere e due mediatori culturali.Il polibus è operativo dal lunedì al venerdì dalle ore 16.00 alle 22circa, in concomitanza con la conclusione delle attività lavorati-ve dei braccianti; il personale visita al giorno in media quarantapazienti, provenienti da paesi dell’Africa occidentale e dell’Europadell’est, riscontrando patologie muscolo-scheletriche, gastriti ebronchiti, principalmente causate dalle condizioni igienico-abi-tative scarsissime e dalle condizioni di lavoro, che vedono questiragazzi impegnati anche 14-16 ore al giorno. Spesso, inoltre, ac-canto al malessere fisico, c’è anche un disagio psicologico, deri-vato dalle difficoltà di integrazione, motivo per cui è fondamen-tale il ruolo ricoperto dal mediatore.Il progetto del Polibus rientra all’interno del “Programma Italia”,ovvero del servizio di assistenza sanitaria offerto a migranti, stra-nieri e alle fasce più svantaggiate della popolazione italiana chevede Emergency operare attivamente nel nostro paese da diversianni.Il programma è stato avviato nel 2006 con l’apertura di un primoPoliambulatorio a Palermo e di un secondo a Marghera nel 2010che offrono assistenza di base e specialistica. Nel 2011 sono di-ventati operativi due polibus. Lo scorso dicembre è stato apertoa Sassari uno Sportello di orientamento socio-sanitario e nei pros-simi mesi Emergency aprirà altri due poliambulatori: uno inCalabria, esattamente a Polistena, in collaborazione con Don PinoDe Masi e l’associazione Libera, e uno a Napoli.Queste e tutte le altre attività di Emergency sono possibili graziealle donazioni dei privati che hanno consentito di curare, bene egratis, più di 5 milioni di pazienti in quasi 19 anni di attività. Chiunque desideri contribuire alle attività di Emergency ha a di-sposizione, in questo periodo, due ulteriori strumenti: il numero45505 (attivo fino al 28 aprile, con cui donare 2 euro inviando unsms oppure 2 o 5 euro chiamando da rete fissa) e il codice fisca-le 971 471 101 55, da indicare nel riquadro “Sostegno del volon-tariato...” per devolvere il cinque per mille della propria dichia-razione dei redditi.Sul territorio reggino è, infine, attivo un gruppo di volontari, im-pegnato in attività di sensibilizzazione e di raccolta fondi; chiun-que desideri ricevere maggiori informazioni sull’associazione puòcontattare i ragazzi del gruppo inviando un’email all’[email protected]

LASALUTE È UN DIRITTO: SOSTIENI EMERGENCY CONUNA DONAZIONE AL NUMERO 45505http://www.emergency.it/45505-sms-solidale/index.html

La pratica quotidianadei diritti

Emergency sul campo da sempre

Gruppo volontari Reggio Calabria

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Sono giorni speciali quelli che gli alunni della III e della IV classedell’Istituto IIS Antonio Guarasci di Rogliano stanno vivendo. Unente, il Guarasci, in grado di guidare gli studenti iscritti verso mol-teplici sbocchi aziendali; proprio per questo, i dirigenti hanno pen-sato a un percorso che fosse in grado di dare le prime nozioni dimarketing, pubblicità e comunicazione ai propri ragazzi. È nato così il progetto “Alternanza scuola-lavoro”, concepito e pro-grammato dal dirigente scolastico Mariarosa De Rosa, dalla colla-boratore Vicario Tecnico Economico Antonella Bozzo e dalle pro-fessoresse Rosa Maria Falcone e Maria Grazia Salvino. I giovanis-simi stanno avendo l’opportunità di operare all’interno dell’agenziadi stampa e comunicazione Adt Group Press Editori al fine da idea-re, realizzare e stampare materiale promozionale riguardo il proprioistituto, da distribuire presso scuole medie e piazze dell’hinterlandroglianese. Lo scopo finale è “vendere” la scuola, propagandarla,inquadrando e mettendo in luce i suoi punti d’eccellenza e d’attrat-tiva per le generazioni che si stanno per affacciare sul mondo degliistituti superiori. Gli studenti sono stati divisi in gruppi e destinati alle diverse man-sioni utili alla realizzazione del progetto: ufficio comunicazione emarketing, realizzazione grafica, centro stampa e segreteria orga-nizzativa. Dalla giornata di lunedì, la sede dell’Adt è stata invasaquindi da adolescenti tanto entusiasti quanto disciplinati, che condedizione hanno prima ascoltato le lezioni teoriche e programmati-che tenute dal gruppo di lavoro dell’Adt, poi messo in pratica quan-to appreso. Numerose le telefonate che dall’ufficio marketing sonoarrivate ai docenti dell’istituto che, intervistati, hanno fornito infor-mazioni dettagliate sui progetti che sono stati realizzati al Guarascie su quelli che verranno: viaggi-studio, giornalino scolastico, pro-getto “cisco” e numerosi altri. Parte degli studenti si è dedicata al-l’accurata descrizione dell’edificio scolastico, delle materie studia-te e delle metodologie dell’insegnamento, altri hanno spiegato det-tagliatamente i programmi che regolano gli esercizi pratici in ma-teria di informatica, chimica ed educazione fisica, non tralasciandodi menzionare l’importanza di avere avuto a disposizione aule am-modernate e un palestra ristrutturata e inaugurata recentemente. Gli studenti addetti alla comunicazione si sono poi dedicati alla rea-lizzazione di interviste tenute a scuola, nelle quali i dirigenti e i pro-fessori più immediatamente coinvolti nei progetti scolastici, ne han-no spiegato il valore pedagogico. Altri approfondimenti sono statidedicati a quegli alunni che hanno partecipato ai viaggi-studio (an-che all’estero), che hanno raccontato la propria esperienza diretta. Tutto questo mentre davanti ai computer dell’agenzia altri giova-nissimi dibattevano, e proponevano, sulle idee che daranno poi vi-ta al nuovo brand della scuola, che le conferirà una chiara identifi-cazione, e assistevano, non avidi di domande, alla creazione com-puterizzata dell’abile e paziente grafico, occupato nel dare forma inpixel alle proposte che gli. Nel frattempo, un terzo gruppo è statoindirizzato alla conoscenza degli strumenti di stampa, numerosi eciascuno con le specifiche diversità, supportati dagli addetti ai la-vori, che hanno spiegato la differenza che corre tra le varie tipolo-gie di stampa, e tra i corrispondenti macchinari. Ma dove, e a chi,distribuire il materiale che sarà pronto nella prossima settimana?C’hanno pensato i ragazzi addetti alla segreteria organizzativa, checon pazienza e caparbio entusiasmo hanno individuato e contattatogli enti e le figure che potranno dar loro una mano, ospitando unevento finalizzato alla divulgazione del materiale informativo e rea-lizzata un breve clip, all’interno dell’agenzia, nella quale a parlaresono i propri compagni di classe, che descrivono il contenuto dellavoro appena svolto. Tutte le attività hanno incontrato il favore de-gli alunni, contentissimi di abbandonare per qualche ora le lezioniper vestire i panni “dei grandi”: l’interpretazione, non c’è che dire,è stata assolutamente convincente e il risultato di ottima qualità. Altermine dell’esperienza presso l’Adt, il progetto Alternanza Scuola-Lavoro si concluderà a Ravenna, dove gli studenti si recheranno pervisitare un’agenzia di comunicazione.

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VI

Il futuro è adesso

di Federica Montanelli

Manager fra i banchiManager fra i banchiScuola e lavoro, studenti dell’Istituto “Guarasci” di Rogliano alle prime esperienze aziendali

L’obiettivoè guidaregli studentiversomolteplicisbocchiaziendaliProprioper questoi dirigentihannopensato aun percorsoche fossein gradodi darele primenozionidi marketingpubblicitàe comunica-zione ai pro-pri ragazzi

Nelle due foto qui sopra:il gruppo "grafica" e il gruppo marketing e comunicazione

Nella pagina a destra1. le ragazze della segreteria organizzativa

2. prime nozioni per la stampa3. alla scoperta del centro stampa

4. la segreteria crea un suo database5. riunione sulla scelta del brand

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Il futuro è adesso

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A margine di questa lunga cavalcata nella grande storia dei Papi ca-labresi, appare doveroso fare menzione di un personaggio partico-lare, che ha avuto un ruolo particolare, anzi, scomodo nella storiadella Chiesa, concludendo in modo tragico la sua spericolata e sfor-tunata parabola umana ed ecclesiastica; stiamo parlando di GiovanniFilagato, un vescovo italiano, calabrese, che ascese al soglio ponti-ficio, ma che, secondo i canoni della Chiesa, non fu Papa. Ad egli,infatti, la Chiesa riconosce solo il titolo di Vescovo, mentre la Storialo identifica con un altro appellativo: antipapa, ovvero, colui che èeletto papa non canonicamente ed è quindi competitore del vero elegittimo papa, del quale usurpa l’autorità. Ebbene,

Giovanni Filagato da Rossanoebbe tali caratteristiche, fu un antipapa, dal 997 al 998, passato allaStoria col nome di Giovanni XVI. Nato a Rossano, nel territorio bi-zantino della penisola italiana, di origine greca (il cognomePhilàgathos è tipicamente greco), fu cappellano di Teofano, la con-sorte dell’imperatore Ottone II che era giunta da Costantinopoli. Indue occasioni Giovanni svolse le funzioni di cancelliere imperialeper Ottone II, nel 980-982 quando fu nominato abate di Nonantolanel 991-992. Durante i suoi viaggi in Italia fu nominato nel 987 tu-tore del figlio dell’imperatore Ottone, che aveva al tempo solo set-te anni. Su suggerimento dell’imperatrice fu poi nel 989 nominatoabusivamente vescovo di Piacenza, città a cui donò le reliquie diSan Cipriano e Santa Giustina. Successivamente fu inviato aCostantinopoli per accompagnare una principessa bizantina per ilgiovane Ottone. Dopo la morte dell’imperatore, il figlio Ottone IIIvenne in aiuto di papa Giovanni XV nel 996, per sedare la ribellio-ne di una fazione guidata dall’aristocratico romano GiovanniCrescenzi II, detto “il Nomentano”, figlio di Crescenzio II (†984) efratello di Crescenzio III (†1020). Ottone si fermò a Pavia per es-

sere acclamato re d’Italia e non riuscì a raggiungere Roma primadella morte del papa. Una volta a Roma, Ottone organizzò l’e-

lezione del cugino Bruno di Carinzia come Papa Gregorio Ved il nuovo papa incoronò Ottone imperatore il 21 maggio996. Il giorno seguente, in occasione di una solenne as-semblea sinodale dei prelati giunti al seguito di Ottone edi tutto il clero romano, fu sancito, tra l’altro, un decretodi esilio per Crescenzio Nomentano, reo di gravi reati neiconfronti del papa defunto, ma il nuovo pontefice, forseper ingraziarsi il favore dei proceres romani, diffidenti etimorosi nei riguardi della nuova e rafforzata egemonia

germanica che si andava profilando sulla città, commise laleggerezza politica di concedergli la grazia. Fu un errore

che si rivelò fatale. Infatti, ripartito l’imperatore per laGermania verso la fine dell’estate, Crescenzio, tra-

dendo il giuramento appena fatto a Ottone, a se-guito di una rivolta da lui capeggiata (26 set-

tembre) si reinsediò nella pienezza dei suoipoteri e costrinse Gregorio V a una fuga pre-cipitosa verso il Norditalia dove, nel sicuroasilo di Pavia, avrebbe trascorso i mesi suc-cessivi. Nell’antica capitale del Regnum, nel febbraio997, il pontefice, confidando nel prossimointervento dell’imperatore, presiedette un si-

nodo in cui, tra le altre importanti questioni trattate, fu promulgatol’anatema contro Crescenzio. Fu probabilmente anche per ingra-ziarsi (ovvero pensando di rinsaldare) i favori presunti o forse pro-messi da Costantinopoli che Crescenzio, intorno al mese di febbraiodel 997, probabilmente in accordo con il summenzionato amba-sciatore bizantino Leone (testimone di quelle vicende e sostenitoredi una scelta che da lì a poco dopo avrebbe sconfessato rivelandouna viscerale antipatia e un’avversione quantomeno sospetta per ilproprio candidato ormai sconfitto), convinse (ovvero, secondo la

voce isolata di qualche seriore cronista, costrinse) il Filagato, in quelmomento rientrato a Roma, a lasciarsi insediare sul trono papale, difatto vacante per l’assenza dell’esule Gregorio V.

Si è molto discusso sulle ragioni che spinsero il Filagato a compiereun passo così azzardato, che implicava oltretutto il tradimento del-la fiducia di un sovrano e con lui di una dinastia grazie alla qualeaveva potuto godere di inopinati favori per più di due decenni.Sembra da escludere l’ipotesi poco credibile e in ogni caso indi-mostrabile secondo cui il Filagato, forse risentitosi per la nomina insua assenza di Bruno di Carinzia, la cui linea d’azione papale la-sciava nel frattempo trapelare più di un segno di tensione con il cu-gino, poteva pensare in questo modo di cattivarsi nonostante tuttole simpatie di Ottone III. Altrettanto improbabile, pur conservandouna parvenza di verosimiglianza nell’inserzione implicita di quellascelta nel quadro delle complesse relazioni diplomatiche tra i dueImperi e dell’ovvio atteggiamento filobizantino di Giovanni, appa-re l’affermazione del cronista milanese Arnolfo, secondo cui ilFilagato «Romani decus imperii astute in Grecos transfere temp-tasset» (ed. Zey, p. 133; ed. Scaravelli, p. 70).

Si è discusso, inoltre, di un eventuale significato tecnico dell’espres-sione del cronista Giovanni Diacono (p. 154), secondo la quale ilFilagato non temette di occupare la sede apostolica «contra impe-riale decretum»: ma è oggettivamente impossibile stabilire se qui ilquasi coevo cronista si riferisse, come sembra in ogni caso poco pro-babile, alle note prescrizioni sulla procedura di conferma imperialedei pontefici previste dal privilegium ottoniano del 962 o intendes-se alludere a un esplicito e specifico pronunciamento di Ottone IIIdirettamente sollecitato dal Filagato alla ratifica di una propria even-tuale candidatura al soglio papale. L’ipotesi meno lontana dal verosembra dunque essere quella che sottolinei la convergenza oggetti-va tra le ambizioni comunque motivate del Filagato e, soprattutto,l’interesse e la speranza di Crescenzio di poter ottenere con quellamossa un’ulteriore garanzia all’indispensabile quanto improbabilesostegno di Bisanzio, o forse, addirittura - pensando che la nominapapale dell’antico padrino non dovesse in fondo dispiacere al fi-glioccio Ottone -, di avviare le premesse a una politica di equilibriomediterraneo tra i due imperi, politica di cui egli, con il nuovo pon-tefice, poteva farsi in qualche modo garante. Forse già alla fine diquel mese giunse, prevedibile, la scomunica di Gregorio V, fortedell’appoggio di quasi tutto l’episcopato italico, tedesco e francese.

Di lì a qualche tempo (7 luglio), scontata la deposizione di Giovanni,il papa avrebbe concesso al metropolita Giovanni di Ravenna la fa-coltà di spogliare dell’indebito titolo arcivescovile la sede piacenti-na e ricollocarla sotto la legittima giurisdizione ravennate.L’imperatore, come sembra di poter dedurre dai successivi eventi,prese sin da subito posizione a favore di Gregorio V, tant’è che giàdall’estate seguente si hanno validi indizi di un tentativo da parte diGiovanni di rendere nota la propria disponibilità a trattare e forse adesistere dall’usurpazione stessa. In particolare, da una breve lette-ra attribuibile al vescovo imperiale Willigis di Magonza oppure alcancelliere per l’Italia Eriberto, indirizzata nel luglio-agosto 997 aGerberto di Reims, futuro papa con il nome di Silvestro II, e con-servatasi nella raccolta epistolare di quest’ultimo, sappiamo che l’e-

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VIII

Vaticano chiama Calabria

di Pierfrancesco Greco

Dalla Calabriaal Soglio di PietroDalla Calabriaal Soglio di Pietro

Quarta parte La lunga storia dei papi venuti dalla “nostra” terra

Diversesono state,soprattutto

nei primisecoli dell’era

cristiana,le personalità

calabresiascese

alla funzionedi Romano

pontefice

Alla luce dellefonti, tra esse

confrontate,possiamo,con poche

incertezze,ritenere che

i calabresiinvestiti,

qualisuccessoridi Pietro,del ruolodi Guida

della Chiesauniversalesiano stati

almeno dieciin duemila

secolidi storia

L’antipapaGiovanni XVI

(pontefice dal 997 al 998)

Sopra, l’altare centralenella basilicadi San Pietro

Page 9: Voce ai giovani

sercito di Ottone non aveva ancora deciso se dirigersi più a Nord,per combattere le «Scytharum gentes» ovvero verso l’Italia, per sot-tomettere la ribellione di Crescenzio e di G., che sembrava dispostoa sottomettersi. Una scelta verso cui tentò di piegarlo anche un ap-pello accorato del concittadino e antico maestro Nilo di Grottaferrata,e alla quale in ogni caso dovette inclinarlo l’inevitabile presa d’at-to del suo isolamento e della fragilità della sua posizione; fragilitàche viene pure indirettamente attestata dalla totale assenza di unasuperstite produzione documentaria relativa alla sua presenza in sor-dina a Roma, malgrado l’interessato appoggio delle forze locali le-gate a Crescenzio Nomentano. Un’assenza documentaria che nonsembra comunque nemmeno parzialmente giustificabile per la scon-tata damnatio memoriae curiale seguita alle vicende della sua dram-matica destituzione.

L’unica sia pur labile traccia della parentesi papale di Giovanni è le-gata all’inventio da lui promossa, “in basilica S. Rufinae”, delle re-liquie di Santa Giustina d’Antiochia, una martire di età dioclezia-nea contitolare da qualche tempo della diocesi piacentina, ritrova-mento di cui testimonianza indiretta viene fornita dal racconto del-la Translatio (Bibliotheca hagiographica Latina, n. 2054), un palu-dato testo liturgico redatto negli anni immediatamente seguenti, eche tradisce, nei toni e nel linguaggio, una forte simpatia per la fi-gura di Giovanni XVI. Vi si narra di un drappello di piacentini chesi reca a Roma, presso il Filagato imprigionato ma ancor detentoredel prezioso scrigno, per chiederglielo in dono. Va sottolineato il fat-to che la delegazione piacentina incontrò l’antipapa soltanto dopola sua destituzione e durante la successiva prigionia, e perciò nonprima del marzo-aprile del 998: i colloqui avvenuti con l’ex arcive-scovo, qui tuttavia presentato come ancor sofferente per le torturesubite e ridotto a una truce maschera deforme, sembrerebbero per-tanto documentare la possibilità che le sue mutilazioni siano statemeno gravi di quanto non appaia, come vedremo, da altre fonti coe-ve, se non altro perché la lingua non poteva essergli stata tagliata,come del resto si evince anche dalla sobria ma precisa testimonian-za di Rodolfo il Glabro (pp. 30 s.), e poi da quella più polemica diArnolfo (ed. Zey, p. 135; ed. Scaravelli, p. 72).L’esercito di Ottone III, pronto a muovere verso Roma, si radunòlentamente a Pavia tra il Natale 997 e le prime settimane del 998.Verso la metà di febbraio un’imponente armata che raccoglieva for-ze da tutte le province germaniche e con a capo, fiancheggianti ilsovrano e il legittimo pontefice, alcuni tra i più valenti e prestigio-si principi dell’Impero, mosse da Ravenna verso una Roma quasideserta, che facilmente cadde, dopo qualche scaramuccia, il 20 diquel mese. Poco prima, infatti, informato dell’imminente arrivo etemendo la prevedibile rappresaglia dell’imperatore, Giovanni ave-va trovato rifugio in una torre fortificata della Campania romana,Torre Astura, da dove, disperando di quel soccorso che nessuna par-te poteva più offrigli, tentò probabilmente di fuggire verso il Suditaliao addirittura verso Bisanzio, mentre Crescenzio Nomentano si as-serragliava in Castel Sant’Angelo, dove per quasi due mesi, primadi capitolare e di venire infine crudelmente giustiziato, avrebbe of-ferto una fiera e tenace resistenza agli assalti delle macchine da guer-ra delle truppe tedesche. Giovanni venne catturato agevolmente daun gruppo di armati, al comando del conte Bertoldo di Brisgovia, iquali - come suggerisce, unica tra le fonti a nostra disposizione, l’an-

nalista sassone di Quedlinburg - temendo che se l’avessero conse-gnato illeso all’imperatore questi l’avrebbe lasciato impunito, lo mu-tilarono orribilmente secondo un macabro rituale, tagliandogli il na-so, le orecchie e cavandogli gli occhi, amputandogli, forse, anche lemani e la lingua, per poi farlo prigioniero in un monastero romano.A partire da questo momento non è agevole stabilire una cronolo-gia dettagliata e un ordine rigoroso di successione degli eventi cheseguirono.Probabilmente tra la fine di marzo e gli inizi di aprile successivo ilFilagato venne tratto fuori dalla sua prigione, rivestito sommaria-mente degli abiti e delle insegne papali e, sottoposto a un formaleprocesso di destituzione voluto, forse, da Gregorio V, fu ritualmen-te spogliato dei paramenti sacerdotali. Poi - benché tutto questo,stando ad alcune fonti, potesse anche svolgersi immediatamente aridosso della cattura - il mutilo prigioniero, per sommo di umilia-zione, venne posto a cavalcioni di un asino con il capo rivolto al-l’indietro e con la coda in mano, rivestito di un ridicolo copricapo(forse un otre o un tubo di canapa o di lino del tipo di quelli utiliz-zati allora per le piccole condutture dell’acqua di scarico, e qui grot-tesca parodia della mitra indossata dai papi nelle solenni cerimoniedi intronizzazione) e portato in processione infamante e derisoria(forse ispirata all’antico rituale romano della Cornomania) per quel-le vie di Roma che l’avrebbero ricondotto per sempre nel monaste-ro dove trascorse i suoi ultimi anni.Vi è più di una traccia successiva di segni palesi di rammarico e for-se anche di pentimento personale di Ottone III per l’operato dei suoiuomini in quei frangenti. È nota, per esempio, la richiesta di perdo-no da lui più volte avanzata a Nilo di Grottaferrata che, saputo del-l’orribile supplizio riservato al Filagato, tra la fine di marzo e i pri-mi di aprile 998 venne a Roma per intercedere a favore dell’anticodiscepolo e per chiedere al sovrano e a papa Gregorio V di conse-gnarglielo, cosa che entrambi rifiutarono offrendogli come contro-partita il monastero romano di S. Anastasio alle Tre Fontane. MaNilo, pur accettando quell’offerta, dopo aver saputo del trattamen-to infamante riservato al Filagato a seguito della rituale destituzio-ne, pronunciò una sinistra profezia di morte contro i due cugini. Èperò ben difficile, come più volte si è stati tentati di fare, non attri-buire al sovrano una qualche responsabilità oggettiva se non diret-ta per quegli orribili eventi del febbraio 998.Più delicata, anche se in apparenza più ovvia, sembra invece unavalutazione obiettiva e serena delle pur innegabili responsabilità diGregorio V, uomo di cui le fonti coeve evidenziano la fermezza, l’in-flessibilità e la durezza nell’operato, e che, nella fattispecie, tendo-no a dare come dovuta e scontata, quando non meritoria e opportu-na, l’azione repressiva di ritorsione ai danni del Filagato. L’unicaesecrazione del suo operato in quei frangenti proviene da una fon-te, come il Bios agiografico di s. Nilo, che è evidentemente troppointeressata a rimarcarne la spietatezza. Nonostante sia stata più vol-te richiamata una notizia contenuta all’anno 1013 negli Annales ne-crologici Fuldenses, secondo cui «Graecus Iohannes viam univer-sae carnis ingressus est» (p. 210), è poco verosimile che quell’af-fermazione si riferisse al Filagato, che dovette più probabilmentechiudere i suoi giorni nell’ignoto monastero romano della sua pri-gionia, un 26 di agosto - come attesta il catalogo-necrologio degliabati di Nonantola, agli inizi dell’XI secolo - da collocare, forse, inquell’anno 1001 (sotto Silvestro II) a cui sembra in ogni caso da ri-ferirsi l’ultima menzione relativa a lui ancor vivente a Roma. È igno-to anche il luogo della sepoltura di questo tanto avventato, quantosfortunato figlio di Calabria, annientato dalla deleteria combinazio-ne di umana debolezza, estrinsecantesi sovente nel germe dell’am-bizione, e torbidi interessi politici, i medesimi che per tanti secolihanno reso ibrido e poco salubre il cammino di Santa RomanaChiesa.Fortunatamente i tempi cambiano, così come la Chiesa, avolte sorprendentemente, come abbiamo avuto modo di verificarein queste settimane.

Cambiamenti in cui intravederela somma funzione di questa istituzione millenaria, che nella Calabriaha sempre trovato energie vigorose, manifestatesi non solo nella in-dividuale rilevanza dei suoi Papi, ma soprattutto in tante persona-lità, anche laiche, che, in strada, così come nelle Chiese, nelle nun-ziature, nei palazzi del potere hanno saputo onorare al meglio il ruo-lo, il Servizio della Chiesa verso il mondo, verso “i poveri, i più pic-coli”. Quel Servizio che, come esplicitato da Papa Francesco è l’u-nico programma, l’unico strumento di governo di un Pontefice, uni-co obiettivo di ogni cristiano, unica essenza della Chiesa universa-le, di cui la Calabria continuerà ad essere un tassello spiritualmen-te vivido e umanamente vitale. Sulle orme di Pietro, sull’esempio,aulicamente semplice e fresco, di Francesco.

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IX

Vaticano chiama Calabria

Papi perlarghissimaparte degni,

che nonfurono

mere ombresul tronodi Pietro;

guide il piùdelle voltesolide, che

sepperofronteggiare

crucialiavversitàin tempidifficili;pastorisovente

coraggiosi,che seppero

custodirenel servizio

il popolocristiano,

anche a costodella vita

Page 10: Voce ai giovani

In Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli,vol.VIII, Napoli 1804 si legge. «San Martino, terra di Calabria ci-teriore, in diocesi di Bisignano, distante da Cosenza miglia 20. È inluogo montuoso, ove respirasi buon’aria. Gli abitanti al numero di1100 sono di origine albanese, e tutti trovansi addetti alla coltura delterritorio. Nel 1545 fu tassata per fuochi 69, del 1561 per 98, nel1595 per 55, nel 1648 per 69, e nel 1669 per 60. Un tempo fu casa-le di Sammarco. Si possiede dalla famiglia Alimena con titolo dimarchesato».Il feudo era pervenuto agli Alimena dalla famiglia Rossi che l’ave-va acquisito fin dall’anno 1502 per concessione del Principe diBisignano, Bernardino Sanseverino, a Francesco Rossi con tutte legiurisdizioni «a riserba solo della criminale, e delle prime, e secon-de appellazioni», che il concedente aveva ritenute per sé.L’estensione e i limiti del feudo di S. Martino venivano così deli-neati: «incipiendo dalla giunture dei fiumi di Ferolito, e di Finita neltenimento di detta terra della Regina e per lo detto fiume di Ferolitoin su sino al ponte di Lattarico e di là per lo fiume in su delle rupefere per diritto al monte Cozzopilato, e di là fere alla serra per drit-to allo Scupone, e dallo Scupone alle Porticelle, e fere alla crista do-ve confina col tenimento di Fuscaldo e per l’istessa crista fere al fiu-me di Finita e per lo fiume a bascio fere al ponte del mulino di Turanoe di là a bascio fiume fiume alle giunture delli detti fiumi dove in-comincia il primo confine». (Nardi, op. cit. Vol. II pag. 432).Nella lotta tra tra Luigi XII e Ferdinando il Cattolico, il Rossi e ilSanseverino dovevano essere stati dalla parte francese, giacchè silegge, in una delle memorie predette, che la terra di S. Martino es-sendo «per la fellonia del detto Rossi in occasione della guerra conla Francia (alla quale aderir vollero il Rossi e lo stesso Principe diBisignano) decaduta alla Regia Corte, il Re Ferdinando il Cattolicola concedè a Carlo Papa, “pro se, et suis heredibus ex corpore”. (Gliaragonesi regnarono nel Regno di Napoli dal 1442 (con Alfonso ilMagnanimo), fino al 1514 quando iniziò il periodo vicereale spa-gnolo».Dal suddetto Carlo era pervenuta per successione a Ottavio Rossi equindi alla sua unica figlia Camilla andata sposa di Fabio Alimena. La più importante fonte sulla famiglia Alimena è Filadelfo Munos(Teatro genologico, vol. I,pag. 45).«Annovera Flaminio Rossi nel suo Teatro d’Europa e d’Italia la fa-miglia Alimena fra le più antiche, e nobili della città di Cosenza, eMont’Alto delle Provincie Napolitane, e vuole ch’ella da Greci de-rivasse, e ‘l progenitor primieramente di lei in Cosenza (dice egli)che fosse stato un certo Eustachio cavalier Greco figlio d’AlimenaBalia dell’Imperatore Basilio secondo figlio di Romano, col qualeella non puoco prevalse, e fu cagion ch’Eustachio venisse in Italiacon carico d’Essarco de le predette Provincie, ma costui prendendoper stanza la città di Cosenza capo della Calabria citra, edificò ivivicino una Terra, che dal materno nome la chiamò Alimena, e al die-de con imperial licenza a Filippo suo figlio dopo il ritorno ch’ei fe-ce in Grecia, i successori del quale poi presero per cognome il no-me della loro Terra, cioè degli Alimena».Le stesse notizie sono riportate da Giovanni Fiore e più recente-mente da Luigi Palmieri. D’Engenio Caracciolo e Ottavio Beltrano,indicano gli Alimena come una delle nobili famiglie di Montalto,che detennero il feudo di San Martino.

Alfonso Alimena, nato da Fabio e da Camilla Rossi diventa il primobarone della famiglia, avendolo ereditato dalla madre. Un nome chericorre spesso nella genealogia del feudo. L’acquisizione del feudo diede origine a interminabili controversiee accese rivalità tra le due famiglie, i Rossi e gli Alimena.Un segno dei rapporti acrimoniosi tra i vari rami della famiglia siha in Montalto nella lapide policroma murata nella parete dellaChiesa di S. Francesco. (Vedi Carlo Nardi, vol. II pag. 432)Venne fatta scalpellare, si dice, dagli Alimena di S. Martino la dici-tura di una riga, quella che ricordava i titoli nobiliari del defuntoGerolamo Alimena, e che si ritenevano a lui attribuiti indebitamen-te dal figlio Domenico, ma costui, cavaliere di Malta, se ricordavache suo padre (del ramo di Diego) era dei “baroni” di S. Martino,indicava un’appartenenza esatta.

Un albarano (ricevuta di pagamento di un atto notarile) stipulato nel1587, ratificato alla presenza del Governatore di Montalto D. ScipioneLattosa, sembra sancire la fine di ogni controversia e la stipula diuna pace duratura tra le due famiglie. Ma questo non provocava ladefinitiva chiusura della turbolenze giudiziarie relative al feudo. Ricostruire la vicenda non è un compito agevole. Mancano, infatti,molte tessere del mosaico, e sarebbe necessario setacciare i registrinotarili per trovare gli eventuali atti necessari per una piena com-prensione della vicenda. È sufficiente riportare gli elementi ricostruiti da Carlo Nardi dovecompaiono diversi protagonisti, come i Pignatelli come signori deifeudi di S. Martino, S. Benedetto e di Regina, il cui ruolo non è mol-to chiaro. Probabilmente lli avevano acquistato trovandosi poi coin-volti in una situazione debitoria disastrosa e costretti a cederli die-tro pressione dei creditori. Arendere più intricata la vicenda è la scis-sione delle giurisdizioni tra civile e criminale che sono oggetto diseparate contrattazioni. Negli atti non è sempre chiaro l’oggetto esat-to della cessione, e i dubbi interpretativi consentono la riassunzio-ne della controversia giudiziaria. A complicarne la comprensione,vi è la ricorrenza dei nomi; le omonimie non sono accompagnateda specificazioni anagrafiche (data di nascita, paternità e maternità)e questo rende dubbia l’esatta identificazione dei personaggi. Vi so-no poi grandi salti tra una data e l’altra, che rende quasi impossibi-le una ricostruzione logica degli eventi in in un contesto cronologi-co preciso.Solo la legge di eversione della feudalità emanata da GioacchinoMurat nel 1806, porrà definitivamente fine alla lunga lite per la spa-rizione dell’oggetto da contendere, poiché i feudi sono aboliti in-sieme con tutti i diritti fiscali, giudiziari e tutti gli usi e gli abusi inesso vigenti.Ecco le notizie che si desumono dal Nardi. Fino all’anno 1620 la giu-risdizione civile e criminale era stata posseduta da diversi padroni;quella civile da Carlo Papa e suoi successori, quella criminale daiPrincipi di Bisignano. Nel 1577 però, dal Principe di BisignanoBernardino Sanseverino era stata venduta, colla terra della Reginae la giurisdizione criminale di S. Benedetto, a Pietro Paolo Cavalcantidi Cosenza, dal quale, nel 1592, “furono la «eina e ‘l criminale d’a-mendue le dette Terre vendute ad Ottavio Pignatelli». Costui, nel1620, vendé la giurisdizione criminale della Terra di San Martino,col patto di ricompera quandocumque per ducati 2650, a FrancescoTodesco di Montalto, che però aveva comperato per Ottavio Rossi,al quale l’aveva perciò retroceduta. Il Rossi era così divenuto si-gnore della giurisdizione civile e criminale e la sua signoria era con-tinuata «senza verun turbamento fin all’anno 163».Era avvenuto che, dedottosi nel Sacro Consiglio ad istanza dei cre-ditori il patrimonio dei due obbligati in solido Mario e OttavioPignatelli, baroni della Regina, di S. Benedetto e di S. Martino, siera proceduto alla vendita sub hasta della terra della Regina e deicasali di S. Martino e S. Benedetto senza farsi menzione che era sta-ta venduta la giurisdizione criminale.Il Principe di Tarsia, D. Ferdinando Spinelli, che si era reso aggiudi-catario della vendita all’asta per 43mila, «avendo ottenute le prov-visioni per capienda possessione, prese de facto il possesso non me-

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Calabresi illustri

a cura di Oreste Parise

SSeeccoonnddaa ppaarrttee Alfonso degli Alimena, nato da Fabio e da Camilla Rossi, diventa il primo barone della famiglia

L’ultimo Marchese di San MartinoL’ultimo Marchese di San Martino

Ereditò iltitolo nobilia-re dallamadre, unnome chericorre spessonella genealo-gia del feudo

Page 11: Voce ai giovani

no della Terra della Reina, che ancora della giurisdizione criminaledi S. Martino, niun conto facendo della ragione di chi attualmentee con legittimo titolo la possedea.Contro l’usurpazione della giurisdizione criminale e l’arrogante mo-do di esercitarla, Ottavio Rossi era ricorso, contro lo Spinelli, alSacro Consiglio. Nella causa erano intervenuti i creditori dei Pignatelli(evidentemente a loro premeva avere un altro cespite donde trarrela soddisfazione dei loro crediti) a sostenere che, nell’acquisto delPrincipe di Tarsia, era escluso quello della giurisdizione criminaledi S. Martino, e che ad essi, quali creditori, in effetto era rimasto il“jus” della ricompera in vigor del patto di retrocedere quando-cumque, apposto nell’istrumento della vendita, e poiché nella of-ferta fatta dal Principe per la compera della Reina niuna parola sileggeva intorno al suddetto jus della ricompera, ... faceano istanzaprocedersi alla vendita dello stesso».Il Sacro Consiglio il 18 marzo del 1641 ordinava: «Possessio juri-sdictionis criminalis Sanctii Martini restituatur Baroni Octavio Russoet nihilominus procedatur ad venditionem juris luendi praedictaejurisdictionis criminalis, et de deposito facto per Illustrem PrincipemTarsiae liberentur eidem ducati 2.650».Dopo la morte di Ottavio Rossi, tuttavia, il barone Alfonso Alimenadi San Martino (omonimo del nonno) riprese ancora una volta la li-te contro il Principe di Tarsia che pretendeva nuovamente di eser-citare la giurisdizione criminale nel feudo.Questo Alfonso, sposò Maria Leuzzi e ne ebbe molti figli. Il suo pri-mogenito Francesco ebbe, da Vittoria Caivano, Pietro Paolo, che dabarone avanzò a marchese di S. Martino per motu proprio di CarloVI d’Austria (datato da Vienna 20 marzo 1730, poiché per un bre-ve periodo dal 1707 al 1734 il Regno di Napoli passò sotto il do-minio degli Asburgo austriaci e divenne una provincia dell’ImperoAustro-Ungarico). Il Marchese Pietro Paolo continuò la controversia giudiziaria a Napoliinnanzi alla Regia Camera di S. Chiara con gli Spinelli principi diTarsia, che si chiuse con sentenza del 26 aprile 1740, per la quale ilPrincipe di Tarsia fu obbligato a vendere detto diritto agli Alimena«con tutti l’altri iussi e rendite che nella medesima terra egli posse-deva». Con susseguente decreto del 10 dicembre «si diedero le prov-videnze sopra tutti li punti controversi». Fu ordinato che il prezzodella giurisdizione criminale delle prime, seconde e terze cause edella giurisdizione civile dei primi e secondi appelli, che erano “qua-si” posseduti dal Principe di Tarsia nel feudo di S. Martino, rima-neva liquidato in ducati 1575, pagati i quali il Marchese poteva eser-citare le predette giurisdizioni. Fin qui il Nardi. La questione continuò anche in seguito. Come risultada un atto del notaio Michele Franzese di Cerzeto del maggio 1792,il Marchese di San Martino, Giacomo Alimena, e sua madre DonnaLaura Sambiase, nominano procuratore del feudo Don GregorioSambiase, immettendolo nel possesso. Nell’atto viene descritto vi-vacemente l’arrivo del nuovo padrone, tra “Te deum” di tripudio ele chiamate del banditore in ogni più remota contrada per annun-ciarne l’arrivo, come avviene nelle favole. Il tutto è preceduto da unlungo preambolo in cui si chiariscono la legittimità dei titoli posse-duti dal nuovo barone.

«Ricevute cosi le chiave del Palazzo Baronale che delli carceri edoppo di aver destinato il luogotenente per mancanza del Governatoreil di lui consultore Dottor D. Antonio Dramis», si legge nel docu-mento, «i medesimi immediatamente hanno incominciato ad eser-citare atti giurisdizionali e passato nella Chiesa Matrice esso D.Gregorio sedutosi nella sede sita nel medesimo luogo dell’altri an-tecessori alla presenza delli Mag.ci del governo attuali, de’ sudettitestimoni e di quasi tutta questa popolazione, si è cantato il Te Deum,e ciò pratticato son passato a far emanare banno per tutti li luoghisoliti e consueti così di questa su riferita terra che del villagio di S.Maria delle Grotte tenimento della stessa per essere riconosciuto perassoluto padrone, e per esso la suriferita Mag.ca D. Laura Sambiasi».Nello stesso atto vengono minuziosamente elencati i diritti detenu-ti nel feudo: «casalinaggi e galine, ove a giornata, mastrodattia, doa-na, jus della zecca, portolania e montagna, il donativo di Pasqua eNatale, jus pali per la carcerazione di ogni bove dannificante, jusscanaggi, affitto del molino federatico in grano ed orzo tomolo del-l’uno e mezzo dall’altro a paro di bovi, decima dell’animali minuticol giornale e giornale di cascio, con aversi di tutti i corpi di sopradescritti, ed intiero stato».

Diritti e abusi feudaliOgni feudo aveva i suoi particolari gravami, che spesso prevede-vano una corresponsione in natura o prestazione di vario genere (la-vori domestici o agricoli, servizi di custodia o di prestazioni variechiamate angarie o parangarie), per sopperire alla quasi completaassenza di denaro. Il censimento fattone da Davide Winspeare in unvolume ne elenca centinaia. Tra i più strani si ricordano lo “jus spi-cacii” (prestazione dovuta per la raccolta di spinaci selvatici) o lo“jus umbrae”, prestazione per usufruire dell’ombra di ogni alberodel barone! Alcuni erano particolarmente odiosi come ad esempioil diritto delle spighe, cioè di pretendere persino dalle spigolatriciuna porzione delle spighe raccolte, sectis segetibus. Si potrebbe de-finire una tassa sulla miseria.Quelli ricordati nell’atto sono i più importanti vigenti nel feudo diSan Martino. Il casalinaggio viene definito dal Winspeare come laprestazione dovuta per i suoli delle abitazioni, delle capanne e de’tuguri. Il diritto di “galline” assume varie forme, il Winspeare neelenca alcune: diritto di prendere per forza e di ammazzare le galli-ne da parte del barone per suo uso personale, donativo di una galli-na per ogni nuovo edificio costruito (anche una misera pagliaia); albarone erano anche dovute per ogni festa più importante (Natale,Pasqua, Santo Patrono ecc.)Ove a giornata era obbligo di fornire un numero di uova giornalie-ro al Marchese ripartito tra tutti gli abitanti del villaggio, con la te-nuta di una meticolosa contabilità.Mastrodattia è la prestazione (in denaro o in prestazione lavorati-va) dovuta per la redazione dei documenti del feudo (il mastrodat-to è colui che redige i documenti di qualsiasi genere).Lo jus della zecca era una prestazione dovuta a tale titolo, benché ifeudatari non avessero il diritto di conio (abuso dei diritti di zecca,o usurpazione della zecca come si esprime il Winspeare).La portolania e la montagna, diritti che il Marchese esige per la di-fesa del casale e la fruizione degli usi civici nel bosco demaniale.Lo jus pali era la prestazione dovuta per la costruzione di palizza-te, recinti o ricoveri per gli animali che potevano essere nocivi al-l’agricoltura (come capre o tori o “bove dannificante”, che lasciatolibero poteva arrecare danni alle colture).Per gli animali indomiti (selvaggi, non addomesticati) era dovutomezzo tomolo di grano per ogni animale indomito e animali danni-ficanti, e prestazione per l’affitto della casa ove si tengono rinchiu-si.Lo jus scanaggi, era la prestazione dovuta per la macellazione de-gli animali (pecore, capre, maiali, buoi), e la proibizione di aprire“chianche” (macellerie).Gli abitanti del feudo avevano l’obbligo di servirsi del molino fe-deratico in grano, e pagare la tassa di macinazione (jus moliendi). Era inoltre dovuto un tomolo e mezzo di orzo l’anno per ogni paiodi buoi posseduto e la decima dell’animali minuti (come galline, co-nigli, tacchini, colombe e gli altri animali di cortile), ciò significa-va che il Marchese era proprietario di un capo di ciascuna specie dianimale ogni dieci da chiunque posseduti. Per consentire un esattoadempimento dei numerosi obblighi dei feudatari, è prevista la te-nuta del giornale e giornale di cascio.Oltre a quelle elencate nell’istromento citato, vi erano numerose al-tre prestazioni come la “gabella del fogliame” o la “prestazione sul-le foglie” legate all’allevamento del baco di seta che era molto dif-fuso nel feudo, censite diligentemente dal Winspeare il diritto delMarchese di appropriarsi del frutto dei gelsi piantati nelle terre feu-dali.

sabato20 aprile 2013

XI

Calabresi illustri

Tra i varirami dellafamiglia(Rossi-Alimena) cifurono variecontroversie,se ne può tro-vare prova aMontaltonella lapidepolicromamurata nellaparete dellachiesa di SanFrancesco

Convento dei Domenicania Firmo (Cs)uno dei simbolidel feudalesimo

Page 12: Voce ai giovani

Motivazioni dell’eventoIl campo di Ferramonti di Tarsia, ubicato pochi chilometri a nord diCosenza, in Calabria, fu uno dei siti di prigionia e di internamentopiù importanti realizzati dal regime fascista di Mussolini. Sorto co-me luogo di confino e ufficialmente aperto nel giugno 1940, in se-guito all’entrata in guerra del paese, ospitò al suo interno alcune mi-gliaia di prigionieri, per lo più ebrei stranieri e, insieme, diverse cen-tinaia fra detenuti politici, apolidi, slavi, greci e cinesi. Il campo, for-malmente liberato il 14 settembre 1943 dalle truppe inglesi, conti-nuò a funzionare nei mesi successivi, anche se naturalmente le con-dizioni di vita degli internati migliorarono in modo sensibile. Lachiusura ufficiale cadde l’11 dicembre 1945. L’evento si collega alsecondo incontro dei partecipanti al progetto Ecosmeg (Europeancosmopolitanism and sites of memory through generations). Il progetto Ecosmeg, che rientra nel programma Europe for citizens- Active remembrance della commissione Ue Eacea, vede comeUniversità capofila l’Alma mater studiorum Università di Bologna,responsabile Maura de Bernart, con le Università della Calabria edi Teramo in Italia, di Zagabria in Croazia e di Tirana, Marin Barletiin Albania. L’evento specifico, organizzato congiuntamentedall’Università della Calabria e dal Museo della Memoria Ferramontidi Tarsia, con il sostegno dello Spi Cgil Calabria, si svolge in colla-borazione con la Rete universitaria per il Giorno della Memoria, laProvincia di Cosenza, l’ufficio scolastico regionale per la Calabria,la Fondazione Italia - Israele per la Cultura e le Arti, la società DanteAlighieri - I Parchi letterari e la casa editrice Rubbettino in qualitàdi media partner. Diversi gli obiettivi. Da un lato pare importantefare il punto sul piano storico, in forza di recenti contributi, di nuo-vi metodi di approccio e dell’incontro-confronto tra studiosi di espe-rienza acquisita e altri che invece appartengono alle generazioni piùgiovani. Pari rilievo gode poi l’allargamento del piano disciplinare,grazie al concorso di ricercatori che fanno capo, tra l’altro, ai mon-di delle scienze sociali, dell’archeologia, delle arti e della letteratu-ra. Anche alla luce di quanto si è sperimentato altrove, sembranoqueste le basi giuste per delineare un panorama realmente colletti-vo e pluralista di Ferramonti, ancor più necessario di fronte all’or-mai acquisito status istituzionale dell’ex campo in qualità di Museodella Memoria. Ferramonti dunque pensato nell’ottica di un beneculturale dell’umanità, in una prospettiva in grado di coinvolgere,anche grazie al progetto Ecosmeg, i paesi dell’area europea e quel-li che a suo tempo costituirono il rifugio degli ex internati, dal Canadaalle nazioni dell’America del Sud, dagli Stati Uniti a Israele.

Programma delle attività

Cosenza, Palazzo della Provincia, Sala degli Specchi15.00-18.00 Indirizzi di salutoFrancesco Panebianco, presidente della Fondazione Museo dellaMemoria Ferramonti di TarsiaMichele Gravano, segretario generale della Cgil CalabriaMario Occhiuto, sindaco di CosenzaGerardo Maria Oliverio, presidente della Provincia di CosenzaLeone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoahdi Roma, Ricordi di Ferramonti.A seguire: interventi e domande dei partecipanti Ecosmeg PaoloCoen e Antonella Salomoni, Le ragioni del convegno Maura deBernart, Ferramonti nel progetto Ecosmeg Simonetta della Seta,Ferramonti e l’Associazione Italia-Israele: le prospettive di svilup-poConsegna del “Premio Ferramonti - I edizione”, conferito dallo SpiCgil Calabria, a cura di Vladimiro Sacco, con la partecipazione diStanislao PuglieseCosenza, Piazza Vittoria, Sede della Cgil Calabria 18.00-19.00 Apertura della mostra d’arte Echi dal Ghetto: revisited, a cura diAlessandra Carelli

Università della Calabria, Aula Magna9.30-10.15 Sessione plenariaIndirizzo di saluto Giovanni Latorre, magnifico rettore UnicalDonatella Di Cesare, Lezione introduttiva - Luoghi della memoria- spazi del tempo. Il ricordo contro la negazione10.30-12.30 Sessioni multiple e paralleleAula Magna Sessione 1 - Pedagogia e didattica.Moderano: Giuseppe Spadafora e Angela Riggio

Sandra Renzi, La condizione dell’infanzia a Ferramonti: cosa do-vremmo sapere e perchéAnna Melacrinis, Il valore della MemoriaRosellina Capalbo, Il Nazismo e la Shoah: il caso Ferramonti Rosanna Magnifico, Per non dimenticarePatrizia Marino, Dal sud Europa per non dimenticare un campo delduceSala stampa dell’Aula Magna Sessione 2 - StoriaModera: Vittorio Beonio BrocchieriTommaso Dell’Era, Il campo di Kavajë nelle nuove fonti archivi-stiche albanesi, italiane e serbe e le sue relazioni con Ferramonti Giuseppe Ferraro, Non solo ebrei: il caso etiopico (1937-1943) Fausta Gallo e Simone Misiani, Ferramonti: la memoria, il rac-conto, i testimoni. Alcuni nodi problematiciSamuela Marconcini, Categoria A4bis: gli ebrei stranieri internatiin Italia (1940-1943) alla luce del fondo omonimo conservato pres-so l’Archivio Centrale dello Stato di RomaCubo 0 - Aula Seminari Sessione 3 - ArtiModera: Paolo CoenPaolo Carafa, Per un’archeologia della Shoah: paesaggi dellaMemoria a FerramontiLorenzo Canova, Bruno Canova e l’arte della ShoahCristiana Coscarella, Architettura e ShoahGiusy Meister, La rappresentazione della Memoria nel lavoro di al-cuni giovani artisti israeliani, da Boaz Arad a Meital Katz Minerbo

Pausa per il pranzo

14.30-16.30 Sessioni multiple e paralleleAula Magna Sessione 4 - Riunione del progetto EcosmegModerano: Paolo Coen e Maura de BernartInterventi programmati di Fausta Gallo, Dorian Jano, Simone Misiani,Hrvoje Spehar, contributi al dibattito di Cesira Bellucci, AlessandroBozzetti, Alessandra Carelli, Massimo Fortunato, Antonella LaRobinaSessione 5 - Storia e scienze sociali - Sala stampa dell’Aula Magna Moderano: Tiziana Noce e Antonella SalomoniMartina Ravagnan, I campi Displaced Persons per profughi ebreistranieri in ItaliaOlimpia Affuso, I luoghi della memoria e la trasmissione interge-nerazionale del passato traumaticoAdele Valeria Messina, Paul Neurath: da prigioniero politico ascienziato socialeCubo 0, Aula convegni Sessione 6 - ArtiModera: Paul Paolicelli, con Sara FiliceStanislao Pugliese, Primo Levi, Answering Auschwitz. Primo Levi’sScience and Humanism as AntifascismClaudio Gaetani, Per una memoria attiva: un percorso tra etica edestetica nel cinema della ShoahRaffaele Pellegrino, La musica al servizio del III Reich. Riflessionistoriche, filosofiche e musicologiche

16.30 - 17.15 Aula Magna Sessione plenariaSintesi delle sessioni e discussioneMuseo della Memoria, Ferramonti di Tarsia18.00-18.30 Apertura della mostra Ricordare - Tributo a BrunoCanova in memoria della Shoah. Opere di Bruno Canova e VitoMiroballi, a cura e con introduzione di Lorenzo Canova18.45-19.45 Proiezione del film Il cielo come destino. Ritratto diEnzo Sereni, scritto e diretto da Vittorio Pavoncello

Museo della Memoria, Ferramonti di Tarsia9.30-12.30 Deposizione di una corona d’alloro al Monumento de-dicato agli ex internatiSaluti delle autorità Antonio F. Scaglione, sindaco di TarsiaInterventi di Demetrio Guzzardi, Antonio Coscarelli, FrancescoFolino, Teresa Ciliberti, Francesco PanebiancoTavola rotonda, Ferramonti oggi, nell’arte e nella cultura, mode-rano: Paul Paolicelli e Paolo Coen; partecipano Sergio Barletta, CarloFanelli, Stanislao de Marsanich, Claudio Gaetani e Giusy Meister,con letture di Imma Guarasci tratte dal libro Un combattente per lalibertà d’Italia, di Antonio e Salvatore Coscarelli, Cosenza, EditorialeProgetto 2000, 2013On.le Cécile Kyenge Grispino, Conclusioni

sabato20 aprile 2013

XII

Ferramontifra passato, presente e futuroFerramontifra passato, presente e futuro

Non dimenticare pensando al futuro

23 aprile

24 aprile

Le basi giusteper delineareun panorama

collettivoe pluralista

dell’ex campodi

internamentofascista

Il 23 e il 24 aprile, convegno internazionale di studi all’Unical

25 aprile

Page 13: Voce ai giovani

«Dietro un inviato di guerra c’è sopportazione e passione. Credo inquest’ambito del giornalismo, in sostanza mi occupo solo di guerrae lo faccio per un’area abbastanza estesa, perché comprende il nordAfrica, l’Afghanistan, l’area exSovietica, il Medio Oriente. Lavoroin queste aree, documentandole e seguo cosa succede in questi luo-ghi, cosa che oggi è aiutata anche dal Web. Un giornalista di guerrasi avvale dei contatti di persone, che lavorano sul posto. Un repor-tage non lo fa solo il giornalista, ma anche il cameramen, l’interpre-te, e le altre persone che aiutano a cercare le varie situazioni, che pos-sono rendere l’idea di ciò che succede. Caratteristiche per le qualiun giornalista di guerra ha scelto questo lavoro e non un altro». Questo è quanto affermava Amedeo Ricucci qualche anno fa aCetraro, ospite d’onore in un convegno pro immigrati.Di seguito l’intervista rilasciata.

Il mestiere dell’Inviato di Guerra...La figura dell’inviato non esiste più, è stata abolita per contratto sin-dacale. Gli inviati sono, adesso, a tempo, non c’è più la qualifica spe-ciale. Essa corrispondeva a un periodo in cui era determinante il fat-to che ci fossero dei giornalisti sul posto per i vari avvenimenti in-ternazionali e di cronaca. Perché proprio giornalista di guerra?Perché occupandomi di Esteri ed essendo specializzato in relazioniinternazionali vuol dire spesso e volentieri guerra. Una specializza-zione forzata quella che si viene a determinare. Poi si coltiva con glistudi e ci si appassiona a girare il mondo adattandosi a situazioni noncerto agevoli, ma, appunto, la molla è la passione. Penso, però, chevi sia passione anche nell’inviato di calcio o di moda.In questo mestiere si è tutelati con le scorte... e quali sono i rischi?No, scorte no. I rischi sono tutti i giorni, così come tutti i giorni c’èla paura. A chi dice che fa l’inviato di guerra e non ha paura, a chivanta il presunto coraggio degli inviati di guerra, dico: non sa di co-sa parla. Io ho paura come hanno paura tutti sotto le bombe, in unconflitto a fuoco. La paura, però, in un giornalista che fa questo me-stiere va controllata, altrimenti si rischia di fare passi falsi. Si dicesempre che se un giornalista rischia molto e ci lascia la pelle, poi nonha la notizia da portare a casa. Questo mestiere non è fatto di gesti

eroici, ma di attenzioni quotidiane. Facendo questo lavoro capitanosituazioni in cui muore il collega accanto, ma, purtroppo, penso chepossa succedere anche agli operai che salgono sulle impalcature e cisono spesso delle morti.Ragazzo del Sud... deve essere stato difficile intraprendere la carrie-ra giornalistica?Non credo conti il luogo di nascita. L’essere nato al Sud dona la ca-pacità di adattarsi a situazioni varie, che si trovano per il mondo. Perfare questo mestiere serve l’adattamento da un albergo a cinque stel-le a una catapecchia, dove, ci sono topi e scarafaggi. Si passa da58°C dell’Iraq a -36°C della Siberia. Se non ti adatti, non vi ritorni. Che cosa consiglierebbe a un giovane giornalista che vuolefare questo mestiere?Io non consiglio ai giovani di fare l’inviato di guer-ra, nel senso che deve essere una cosa che si ha den-tro e, difficilmente, si impara. Ai giovani consigliodi studiare, per evitare l’abbassamento dei livellidi preparazione nelle nuove leve giornalistiche.Come in tutti i mestieri a scuola s’imparasempre di meno e, invece, il mondo dioggi necessita di sempre nuove cono-scenze. Non basta avere una laurea,si deve apprender di più, e solo laconoscenza permettere di affron-tare la sfida che la rivoluzione tec-nologica impone. Internet si de-ve sapere usare, non vuol diresolo chattare e fare vedere lefoto agli amici, serve la ca-pacità per fare bene questomestiere di essere dispo-sti a fare sacrifici. Se ci sivorrà occupare di rela-zioni internazionali e diguerra, non si deve pen-sare che fare l’inviato sia sfoggiare le proprie pashmine davanti loschermo. Riuscire nella vita vuol dire fare gavetta, sacrificarsi. I ra-gazzi sono pronti alle carriere facili, forse perché in alcuni settori èpossibile: la mania delle raccomandazioni ha invaso tutto. Io sonouno di quelli che si sono fatti da soli; e lo raccomando a chi ha doti,costanza e passione e si va avanti.

sabato20 aprile 2013

XIII

di Lucia De Cicco

Inviato di guerra, tra paurae passione

Intervista inedita fatta tre anni fa ad Amedeo Ricucci, giornalista rapito in Siria. Parole più che mai attuali

Lezione di giornalismo

«Io ho pauracome tuttisottole bombeLa paura,però, in ungiornalistache fa questomestiere vacontrollata,altrimenti sirischia di farepassi falsi»

Amedeo Ricuccifotografato al tempo dell’intervista

a Cetraro e, in alto, duranteuna sua missione

Page 14: Voce ai giovani

Roma, riserva sempre una grande attrazione su chi poco la conosceo non la conosce affatto. L’arte e la bellezza si legano anche perfet-tamente con il fascino della politica che si svolge nei suoi palazzidel potere. La scuola di Cerisano fa visita a palazzo Madama, sededel Senato, anfiteatro delle grandi decisioni politiche. Il divieto diripresa e di fotografia rende il tutto più prestigioso e austero. Il ca-po della sicurezza seduto tra i banchi osserva un gruppo di ragazzi-ni di quinta primaria e secondaria di primo grado, che con lo sguar-do meravigliato siedono come meglio desiderano tra le file dei va-ri partiti.

Matteo, Francesco, Mario Alessandro e Andrea sulle sedie dei Grillini,Fatima, Davide, Fabrizia, Chiara sulle sedie del Pdl, le secondariedi 1° grado e i professori nelle file del Pd. Bocche meravigliate, ascorgere la vastità del luogo, in cui il rosso- oro domina, in Tv ap-pare davvero piccolo, con le sue inquadrature dall’alto, luogo riser-vato alla stampa, un tempo agli ambasciatori. Colpisce da subito ilcambio della guardia all’entrata di palazzo Madama, due militari ar-rivano e uno di essi occupa il posto dell’uomo, che muove solo gliocchi con la sua arma tra le braccia, a mo’ di creatura. Si entra e cisono i rulli, su cui posare borse ed effetti personali per il controllodi routine e le porte con segnale al passaggio. Qualcuno suona, mala colpa è solo di qualche macchina fotografica, molto sensibile.

Il palazzo che si trova nel borgo più antico di Roma è a un passo dapiazza Navona e fu nel ‘700 uno dei palazzi dello Stato pontificio,acquistato da Benedetto XIV, si trova in corso Rinascimento. Ci fac-ciamo raccontare l’impressione su palazzo del Senato da qualchestudente, in particolare da Mario e Matteo di quinta elementare(maestra Maria Teresa e Graziella), Matteo è portavoce per il nostrogiornale.«C’era molto spazio e la stanza che mi ha colpito di più è la “stan-za dello Struzzo” che è la sala della Madama. C’erano delle tele,quattro gli affreschi totali e numerati, due in particolare la 123 e l’al-tra 552, mi sono piaciute: una era Gesù con i discepoli di Emmause l’altra Alessandro Magno. La Madama (era Margherita d’Austria,che diede il nome al palazzo, poiché in seconde nozze con OttavioFarnese vi soggiornò per lungo tempo, segnando il passaggio delpalazzo dall’influenza Francese a quella Austriaca) era una nobildonna dell’epoca e lo struzzo è simbolo dell’ influenza austriaca,poiché le parole Austria e struzzo nella lingua originaria erano mol-to simili. Mi ha colpito lo scricchiolio del pavimento che era in le-gno di 142 anni fa e anche nella Camera vi era, ma oggi c’è la mo-quette».

«Mi sono seduto nella seconda fila, parte centrale vicino l’ingres-so e ci sono dei computer stenografi con venti tasti totali ciascuno,e tutto arriva ai mezzi di comunicazione tramite il web. Al centrodell’aula, che un tempo era il parcheggio delle carrozze della fami-glia Medici, sono posti un tavolo con quattro sedie per registrate iltutto. Da non credere che ogni banco non era un banco normale, mauna poltrona grande, diciamo un posto e mezzo, con targhetta perapporre i nomi, per il momento solo quello dei senatori a vita. Davantiogni poltrona c’era un tavolino che si apriva con un dispositivo dimicrofono e tasto per la votazione».E dalle nuove elezioni cosa è successo nella sala dei bottoni? «Succedeche ci sono state poche riunioni solo una decina, ma ancora ilGoverno non c’è e una di queste doveva esserci nel pomeriggio».

Una curiosità, che ci riferisce Matteo è che il colore della sala è va-riato nel tempo, dal passaggio dalla monarchia alla Repubblica, dal-l’azzurro al rosso-oro. C’è uno schermo proiettore dell’assembleache descrive come hanno votato i Senatori, con l’accensione dellelucette gialle. Nell’aula una serie di tavoli con la seduta degli uo-mini più importanti d’Italia e dall’espressione dei bambini, dal piùpiccolo al più grande con al centro una poltrona gigante, dove si sie-de il “padrone” della Camera.

I bambini accompagnati da una guida, che ha narrato loro la storiadel Senato, dall’origine ad oggi, hanno incontrato, lungo il percor-so, uno dei senatori, Maurizio Gasparri, che li ha salutati con la ma-no, mentre era impegnato al telefono. E all’esterno il segretario ge-nerale della Cgil, Susanna Camusso. All’interno del palazzo è po-sto anche un giardino con una statua donata da un’artista siciliano,raffigurante la Madama e una fontana e in ogni stanza il contrastocon la tradizione e l’epoca la faceva un tablet posto su un ambone,per l’informazione digitale. In una delle stanze il busto di Garibaldi,con accanto quello di Benito Mussolini e la lupa con Romolo e Remoin bronzo.Altra curiosità, una tela con un errore compiuto dall’artista, che ri-produce il vecchio Senato in chiave moderna a pianta circolare enon con la classica destra e sinistra, nuovo simbolo della circolaritàe della democrazia degli opposti. E poi il racconto di tanta storia deldiritto, su come si diventa senatori, per elezioni, per meriti cultura-li, e a vita come il caso dei presidenti della Repubblica. Altra curio-sità un balcone grandissimo della stanza delle finanze, su cui avve-niva nel passato l’estrazione del lotto.

Ldc.

sabato20 aprile 2013

XIV

Metti un giornoda politiciMetti un giornoda politici...

La scuola di Cerisano fa visita a Palazzo Madama

Tra i banchi del Senato

Il capo dellasicurezzasedutotra i banchiosservaun gruppodi ragazzinidi quintaprimariae secondariadi primogrado,che conlo sguardomeravigliatosiedonocome megliodesideranotra le filedei varipartiti

La “delegazione”cerisanese

(foto Matteo Pio Manna)

Page 15: Voce ai giovani

Martedì 23 aprile 2013, alle ore 10.00, a Cosenza, palazzo Arnone,sede della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantro-pologici della Calabria e della Galleria nazionale di Cosenza, si terrà,in occasione della Giornata mondiale del libro e del Diritto d’auto-re, un incontro con Mario Vicino, autore del volume Arte in Calabria

- Storia opere percorsi (editrice Libreria “Aurora”).Interverranno all’iniziativa, moderata dallo scrivente: Fabio DeChirico, soprintendente Bsae della Calabria; Adriano Ritacco, pre-sidente nazionale della Federazione italiana dei club e centri Unesco;Rosanna Caputo, storico d’arte in servizio presso la SoprintendenzaBsae della Calabria; Rita Fiordalisi e Adele Bonofiglio, funzionariMibac.L’opera di Mario Vicino ripercorre, in maniera approfondita, il ri-levante patrimonio storico-artistico calabrese. Trovano, infatti, spa-zio nel lavoro di Vicino l’abbazia della Sambucina, la cattolica diStilo, il San Ladislao di Simone Martini, l’Immacolata di PietroNegroni, il polittico del Vivarini, il San Sebastiano di Mattia Preti etantissime altre testimonianze d’arte che connotano mirabilmentela nostra regione.

Silvio Rubens Vivone

sabato20 aprile 2013

XV

Il grande patrimonio calabreseIl grande patrimonio calabrese

Il meglio in vetrina

Sabato 20 aprile 2013, a partire dalle ore 17:30, al Maca (Museo arte con-temporanea Acri) verranno presentati tre nuovi progetti espositivi che, oltread arricchire ulteriormente il curriculum di mostre del museo ai piedi dellaSila - se ne contano 20 dal2007 a oggi -, intende suppli-re alla mancata istituzione, peril 2013, dell’annualeSettimana della cultura delMibac. Si tratta di una vera epropria festa dell’arte con-temporanea made in Calabria,dato che tutti i protagonistidella giornata sono originaridella regione.Le sale del Piano Nobile dipalazzo Sanseverino-Falcone,sede del Maca, ospiteranno, apartire da sabato 20 aprile e fi-no a domenica 16 giugno p.v., la personale del pittore Pino Chimenti, cherientra nell’ambito del progetto Bancartis, promosso da Bcc Mediocrati, at-traverso cui, annualmente, l’istituzione bancaria e il museo di Acri collabo-rano per promuovere la cultura e l’arte sul territorio. «Attraverso i microco-smi pittorici di Chimenti - spiega Boris Brollo, curatore della mostra -, fattidi miti personali e personaggi ludici e surreali, si intravede un moderno maes-tro del racconto di questa terra calabra appartenuta a una grande storia e lecui radici trasudano ancora di questo passato glorioso».

La Sala Estemporanea ospiterà, invece, l’installazione Esseri trasparenti del-l’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo, di cui il Maca ospita una col-lezione permanente di oltre duecento opere, tra dipinti e sculture. L’opera,realizzata appositamente per essere esposta al museo di Acri, è composta ditre sezioni poste in stretta relazione una con l’altra, ognuna frutto di una di-stinta modalità espressiva. Pittura, scultura in vetro e video-arte danno vita aun ricco dialogo sulla trasparenza, che l’artista intende come valore univer-

sale e imprescindibile per gli uomini con-temporanei, esortando gli spettatori a far-sene portatori.Nelle undici sale che ospitano la collezio-ne permanente delle opere di Vigliaturo,troveranno posto i lavori dei dodici giova-ni artisti calabresi vincitori del progettoYoung at art, promosso dal Maca in colla-borazione con l’associazione Oesum LedIcima. Anna Capolupo, Maurizio Cariati,Salvatore Colloridi, Marco Colonna,Giovanni Fava, Giuseppe Guerrisi,Salvatore Insana, Giulio Manglaviti,Domenico Mendicino, Mirella Nania,Gregorio Paone e Giusy Pirrotta, esponen-

ti dell’intera gamma di modalità espressive dell’arte contemporanea (dallapittura, alla video-arte, passando per la scultura, l’installazione, la fotografiae il collage digitale), «restituiscono alla perfezione quella diversità di prodottiche è l’indizio principale della ricchezza della Calabria artistica - commen-tano i curatori Massimo Garofalo e Andrea Rodi -, che sta finalmente co-minciando a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità. Dodici giovanitalenti per dodici linguaggi nuovi che raccontano della freschezza di un ter-ritorio in rinascita».

La festa del contemporaneoTre inaugurazioni in un giorno al Maca di Acri

Il 23 aprile in occasione della Giornata mondiale del libro

al Palazzo Arnone di Cosenza incontriamo i “percorsi” di Mario Vicino

Page 16: Voce ai giovani

Dopo il grande successo del concerto pasquale dei Negrita al TeatroCilea, “Fatti di Musica Radio Juke Box 2013”, la ventisettesima edi-zione della rassegna del miglior live d’autore ideata e organizzatada Ruggero Pegna tornerà a Reggio Calabria con un altro presti-gioso appuntamento internazionale. Sabato 13 luglio, con inizio al-le 21.30, nella magica cornice dell’Arena dello Stretto, unica al mon-do, “Fatti di Musica” presenterà il concerto di David Knopfler conla sua band: Martin Ditcham, batteria, Pete Shaw, basso, HarryBogdanovs, chitarre. Il cofondatore e componente del celeberrimogruppo dei Dire Straits arriverà in Italia a luglio per pochi attesissi-mi concerti del suo “Electric Guitar Tour”, in contemporanea con ilfratello maggiore Mark, che suonò nel palasport reggino nel giugnodel 2005. Per una bella coincidenza i due ex Dire Straits suoneran-no nel nostro Paese negli stessi giorni, regalando ai tantissimi fanitaliani le intramontabili perle che resero la band amata in tutto ilmondo. David Knopfler, cantante e chitarrista, fondò i Dire Straitsinsieme al fratello nel 1977, incidendo con loro brani leggendari del-la storia del rock, come “Sultans of swing”, “Water of love”, “Wheredo you think you’re going?”, “Communique’”, “Lady Writer” emolti altri, fino a parte della registrazione di “Making Movies”. Da solista ha poi inciso ben dieci album, dal primo “Release” a“Song to the Siren”. Più rari rispetto a quelli del fratello Mark, i tourinternazionali di David Knopfler sono degli autentici imperdibilieventi per chi ama ancora i suoni della celeberrima band, ma ancheper chi vuole scoprire i diversi percorsi da solista dei due ex ragaz-zi di Glasgow. La prevendita dei biglietti (prezzo unico euro 26,50,compreso diritti di prevendita) è partita giovedì 18 aprile in tutti ipunti abituali e Ticketone (online al sito www.ruggeropegna.it).«Sarà un concerto speciale - ha detto Ruggero Pegna annunciandol’evento - anche per la particolare atmosfera che si creerà con losfondo impareggiabile dello Stretto e della Sicilia. Penso che chiama ancora i Dire Straits vivrà una serata piena di emozioni!Ringrazio - ha concluso Pegna - gli uffici comunali competenti e icommissari per la disponibilità della struttura, sperando che prestosi risolva anche il problema dei crediti pregressi della mia societàrelativi ai noti spettacoli non pagati dall’amministrazione Raffa».

Per informazioni sull’evento sono disponibili la segreteria dellaShow Net (tel. 0968441888) e il sito ufficiale

www.ruggeropegna.it

sabato20 aprile 2013

XVI

Note internazionali sullo StrettoNote internazionali sullo StrettoIl 13 luglio David Knopfler in concerto a Reggio Calabria

L’onda della musica

Cantantee chitarristafondòi Dire straitsinsiemeal fratellonel 1977,incidendobranileggendaridella storiadel rock

Lunedì 29 aprile ore 21 presso ilteatro Officina delle Arti diCosenza, sarà presentato l’ultimolavoro di Mariella Nava“Sanremo sì, Sanremo no”.. undisco (il suo 15esimo) che racco-glie la gran parte dei successi cheriletti e ricantati si attualizzano connuove sonorità nel rispetto delleversioni originali. La formula saràquella dello show case .. quindicirca 50 minuti acustici dove ol-tre la voce ed il piano di Mariellasi uniranno al banchetto delle no-te del contrabbasso di SasàCalabrese e la fisarmonica diSalvatore Cauteruccio .. 50 minutidi parole, racconti di vita e musi-ca .. ci farebbe piacere avervi perfarvi capire il valore di questa can-tautrice che con la sua arte, la suaumiltà, il suo senso del “dovere”verso la musica ha scritto penta-grammi importanti per la nostramelodia...

Sanremo sì, Sanremo noArriva Mariella Nava

Al via il concorso “dateci una mano” ideato da Guido Scarabottoloper la terza edizione di Trame Festival che chiede una mano a tut-ti gli studenti delle accademie d’arte calabresi.I partecipanti do-vranno realizzare una mano reinterpretando liberamente il mar-chio della manifestazione e cercando di conservare un legame conl’originale e vanno consegnati entro il 10 maggio 2013. I lavoriselezionati saranno oggetto di una mostra a Lamezia, durante ilfestival, e verranno pubblicati sul sito ufficiale e a giudizio in-sindacabile degli organizzatori, alcune delle opere selezionate po-tranno essere utilizzate negli stampati ufficiali e sul sito del festi-val. La giuria sarà composta da Silvia Barbagallo e Maria TeresaMorano della Fondazione Trame e dallo stesso ideatore, il grafi-co Guido Scarabottolo che ha tenuto nella scorsa edizione, il la-boratorio Trame di segni, mentre quest’anno terrà nuovamenteun altro laboratorio sul tema. Il concorso, oltre a mettere in motola nuova edizione del Festival, prevista dal 19 al 23 Giugno, vuo-le essere uno di quei segnali che il festival rivolge ai giovani.«Quando l’anno scorso, sono stato a Lamezia in occasione diTrame due, una delle cose che mi ha colpito di più è stata l’entu-siasmo di tanti giovani volontari - dichiara Scarabottolo-così hocercato di capire come rendere il mio lavoro, che, in parole po-vere, è quello di fornire una immagine grafica al Festival, menopersonale e più partecipato. Dateci una mano - continua il grafi-co- è il primo assaggio e avrà tutti i difetti dei tentativi iniziali, mapotrà darci indicazioni su come proseguire e credo che già neigiorni del festival, il laboratorio che vorrei tenere potrà essere fo-calizzato sugli sviluppi dell’iniziativa».

Dateci una manoAl via il concorso del festival “Trame di Lamezia”

Page 17: Voce ai giovani

“Pregate per me!”, queste le prime parole umili proferite la sera del13 marzo dal balcone vaticano all’Habemus papam Franciscum..A queste parole, poi il roboante scrosciare di applausi, quindi tuttaun’esplosione popolare, improvvisa, di affetto e di emozione peruna figura di uomo mite: Jorge Mario Bergoglio.In una successiva occasione, l’uomo-Papa disse: «Io amo l’odoredelle pecore!». Per queste sue parole ognuno riconosce in lui la fi-gura del Buon Pastore.Ed è proprio in questa tipologia di uomo che si avverte il calore buo-no del carisma.Certo la Chiesa è stata e sarà sempre “agricoltura” di Dio, dove lapotestà in essa non è dominare ma servire.Brilla, allora, la pagina biblica del pastore. In Ezechiele, in Luca. Edè proprio attraverso questa pagina che splende la figura di uomo-pastore che ama come Jorge Mario Bergoglio, il gregge ove non c’èdominio, come al contrario ci fu in quello di un dominatore di po-poli secondo Omero e Senofonte. Deve brillare, invece, l’umiltà per-ché essa è l’unica volontà di Dio; quella arcana volontà divina coni suoi grandi ed incommensurabili progetti, come quello che ha fat-to di un umile, povero, figlio di ferrovieri, il suo Pietro-PapaFrancesco.Allora ti viene di riflettere sulla Chiesa come pienezza di bontà;Chiesa che ritieni segno di una direttrice unica; solo così ti sembradi riconoscere la pericope: Chiesa pleroma del Cristo redento!Non solo, ma all’odierno sipario della violenza, degli omicidi, di-venta, allora, tanto significativa la gloria di Dio, che (dopo due mil-lenni di pontificato) irradia il nome sublime unico, straordinario del-la povertà: quel nome eccezionale dell’uomo nudo, mite ed amore-vole verso i semplici: Francesco il santo di Assisi.Avrà influenzato senz’altro tale scelta anche il gesuita santo,Francesco Saverio.Sarebbe, però, un grande disegno di Dio quello che Papa Francescopossa considerare anche nella sfera dell’umiltà, della povertà e del-la carità luminosa di Dio, il nostro grande eremita, taumaturgo, non-ché patrono di Calabria, San Francesco di Paola, il nostro santo chesi è elevato alla gloria dell’altare con i suoi tanti miracoli … È pro-prio perché il nome Francesco per la Calabria, per la sua gente ca-labresi, per la sua chiesa, ricorda l’uomo della carità eccelsa, che lafede allora diventa coralità-devozione: che si fa direttrice di cuoried azimuth di Cristo!Il nostro auspicio, comunque, è che il cammino di papa Francescoprosegua, come ha dimostrato con il suo carisma, sotto l’egida deisanti: Francesco d’Assisi, Francesco Saverio e Francesco di Paola;è che non dimentichi “il clamore dei miseri”, dei sofferenti, dei ma-lati e dei piccoli.Allora ben vengano i versi del poeta Francesco Nigro Imperiale, checon la sua lirica così tanto enuclea sull’umile pastorale figura di PapaFrancesco.

...Alguien que no Esperaba... le diò un Nombre!

...Ed ecco FRANCESCO!

...ora sei fra noi !Sei il Nostroassetato di Preghiera;......e Sei già Luce!Sei Speranza!SEI IL BENVENUTONOSTRO BUON PASTORE,che Ama,... Ama"l’odore delle Pecore!"......Tu hai gli occhi di cielo!......E PER ME,...PER NOI,...PER IL MONDO SEIEl Angel Bueno;...Mi Voz../Mi Corazòn;…Esencia de DIOS !

sabato20 aprile 2013

XVII

Pregateper me

Pregateper me

Queste le prime umili parole proferite da Jorge Maria Bergoglio il 13 marzo

dal balcone vaticano all’ “Habemus papam Franciscum”

Princeps pastorum

Il suo nomeper laCalabria,per la suagente, perla sua Chiesa,ricordal’uomodella caritàeccelsaLa fede alloradiventacoralità-devozioneAlloraben venganoi versidel poetaFrancescoNigroImperiale

di Maria Spadafora

Papa Francesco I

Due giornate intense di preghiera, meditazioni e incontro di tuttala comunità parrocchiale di Isola Capo Rizzuto, sono state vissu-te alla presenza della reliquia del beato Giovanni Paolo II, giun-ta in paese da Vibo Valentia. «Una “peregrinatio” speciale, - spie-ga un comunicato stampa delle Misericordie - voluta dall’Unitalsinazionale in questo anno di celebrazione dei 110 anni di fonda-zione dell’associazione che, partita dalLazio, si estenderà a tutte le sezioni ele sottosezioni dell’intero territorio ita-liano. L’evento va a collocarsi fortui-tamente anche nell’Anno della fede,promosso da Papa Benedetto XVI, di-venendo occasione propizia per rive-dere la nostra identità cristiana alla lu-ce degli insegnamenti del beatoGiovanni Paolo II, un pontefice mol-to amato e conosciuto da tutti, per avermutato fortemente le sorti dell’uma-nità, attraverso gesti, encicliche e mo-niti che rimarranno indelebili, nellamemoria storica». La reliquia, consi-stente in un pezzetto di stoffa intrisodi sangue del talare indossato dal pa-pa il giorno del suo attentato in PiazzaSan Pietro il 13 maggio 1981 (anniversario della prima appari-zione della Madonna di Fatima), è contenuta in una teca accantoad una piccola statua donata da una suora polacca e benedetta dal-lo stesso Giovanni Paolo II, prima di morire, che esprime in ma-niera davvero eloquente il motto che questo papa ha scelto per ilsuo pontificato: Totus tuus. Essa rappresenta la figura di una ma-donnina che sorregge il papa in un abbraccio avvolgente, a si-gnificare l’intervento miracoloso che lo stesso papa ha attribuitoalla Madonna, salvandolo da quell’attentato, ma anche l’affida-mento totale del suo pontificato alla Vergine di cui era innamora-tissimo.

Totus tuusA Isola Capo Rizzuto la reliquia di Giovanni Paolo II

...El mismo Francisco !

...Ahora tù eres de nosotros !Tù eres nuestroSediento de oraciòn;......Y tù eres ya Luz !Tù eres Esperanza !Tù eres BienvenidaNuestro Bueno Pastor,que ama,..ama"el olor de las ovejas ! "...Tù tienes los ojos de cielo !.......Y para Mi,...Para Nosotros,...Para el Mundo tù eresEl Angel Bueno ;...Mi voz / Mi Corazòn;...Esencia de Dios!

Papa Giovanni Paolo II

Page 18: Voce ai giovani

Ieri sera ho passeggiato per le strade del mio paese, come una vol-ta, quando ero ragazzo in formazione ed in cerca di saperi, con ilmio solito amico professore Capogreco e ci siamo riferiti alle vec-chie discussioni che facevamo sulla politica locale e nazionale. Horiscontrato le differenze tra quando avevamo solo dirette esperien-ze di vita locale e a quelle nazionali pensavamo tenendo conto del-le notizie che ci venivano dai mezzi di comunicazione, sicuramen-te scarse rispetto ad ora; ed alle nostre capacità di capire, dando sem-bianze alle cose, tenendo conto da una parte delle nostre culture in-fluenzate decisamente dai libri che leggevamo e dall’altra da unavisione che rispecchiava quanto si andava a sapere dallo stare coninteresse e abnegazione a tutto quanto ci poteva aiutare a capire, far-ci la nostra idea, partecipare alle cose della politica e della cultura.Mi colpiva la certezza delle differenze, dovute all’età di entrambi,e soprattutto alle conoscenze che oramai avevamo in formazionevivendo fuori paese, io a Reggio Calabria e lui a Siderno, sempresotto l’influenza dei nuovi ambienti e delle nuove esperienze che lavita ci consentiva di fare, una volta usciti da decenni di ristrettezzeambientali di un paese che per tanti anni ci aveva tenuto in ostag-gio di cose che pensavamo definitive. Ed invece, ora, ci troviamocon un mondo nuovo di esperienze perché la vita e le nostre ten-denze lavorative e culturali ci hanno portato dove mai avremmo cre-duto di arrivare.

Non sapevamo, almeno io in modo particolare, che un giorno sa-remmo passati da conoscenze scaturite da esperienze di vita locali,ad un modo di vedere e di pensare che il nuovo mondo del nostrodomani, ci avrebbe assicurato e, per certi versi, consentito ed im-posto. Alla luce del nostro nuovo orizzonte culturale, abbiamo de-dicato del tempo ai sempre tormentati discorsi sulla vita del paese;per le quali risultano sempre elementi di valutazione che puntano acapire del perché di allora, delle condizioni della nostra giovinezzae del perché di una condizione fatta di poteri che pensavamo invin-cibili, di ristrettezze sociali dovute al dominio politico di un inva-dente personaggio che sottometteva i nostri genitori, la loro gene-razione e noi stessi che avevamo, rispetto ad essi, la tendenza al su-peramento storico di una fase di vita che comunque a noi apparivabattibile e contro la quale abbiamo speso importanti nostri senti-menti e tanta parte delle nostre giornate.

Tra noi, i nostri genitori e tutta la loro generazione, c’era questa dif-ferenza sostanziale. Loro pensavano alla quotidianità senza imma-ginare l’evoluzione della società e della politica. Per loro quello cheera non si prestava a cambiamenti e rientrava in una normalità di vi-ta a cui si restava assuefatti come a cosa di sempre. E il compito lo-ro era di rispettare le cose, vivere il resto della vita e l’intimità fami-gliare e sociale magari lasciando la politica come fatto estraneo, nondel tutto necessariamente da intendere come momento senza possi-bili o comunque necessarie modifiche. In verità, era anche vero chela vita noi giovani la intendevamo in una maniera e i nostri padri inun’altra. Forse perché andavamo alle scuole superiori ed avevamo,anche agli occhi dei nostri genitori, il compito di puntare ad una vi-ta futura diversa, nel mentre loro sgobbavano sulla terra, in campa-gna, e affrontavano la normalità della vita in paese che era fatta dipensieri e di fatti legati solamente alle cose evidenti. Noi, diversa-mente dai nostri genitori, non avevamo per nulla il peso della quo-tidianità e con assoluta tranquillità non ci ponevamo problemi a cui,invece, pensavano loro, avendo in noi figli coloro che avrebbero avu-to altri ruoli rispetto al loro ed altri fini per una vita migliore. Lorolavoravano, noi studiavamo; almeno noi figli che esprimevamo qual-che tendenza al sapere, alla scuola. I figli eravamo una speranza peril futuro, ovviamente. Anche quelli che continuavano a fare i lavoriperpetuando la tradizione dei genitori. Perché mai s’è pensato allapossibile fine del lavoro e della vita di sempre; che si protraeva dagenerazioni la cui caratteristica e la cui origine si perdeva nella not-te dei tempi passati. Nel futuro, in paese, ci sarebbero stati più pro-fessionisti, professori, geometri, avvocati, medici, ingegneri; menozappatori, potatori, falegnami, fabbri, contadini vari, gente da pic-cone e pala. Il lavoro sarebbe diventato meno massacrante di come

era stato per i nostri genitori e più produttivo anche di qualche liraper vivere meglio. Questo si percepiva bene assieme al fatto che tan-ti cambiavano vita rispetto ai genitori: non avrebbero mai dovutozappare la terra e si sarebbero dedicati alla vita di scuola o di ufficioo, al massimo, si sarebbero arruolati nei carabinieri se in possessodella licenza media, acquisita per potere aspirare ai gradi superioricon il tempo. Appena sul corso e verso la fine del paese, laddove co-minciava a vedersi la curva di Cresima e per Condojanni, dove avrem-mo potuto anche alzare la voce senza disturbare alcuno, il discorsodivenne molto più impegnato di come si poteva prima immaginare.Perché, lui per un verso, io per l’altro, eravamo agguerriti per anda-re oltre quanto riuscivamo a sfiorare da giovanissimi. Le conoscen-ze nuove, l’esperienza acquisita, i nostri percorsi culturali e socialioramai avevano acquisito maggiormente i crismi della maturazionee degli approfondimenti per cui la voce usciva più convinta e più de-cisa fino al punto che, una volta l’uno, una volta l’altro, esagerava-mo nell’alzarla, convinti di una grande ragione che esprimevamo percui non si accettavano limiti nel discutere ad alta voce e con con-vincimento profondo e determinato.

Quali, in sostanza, i termini del colloquio? In linea di massima si evi-denziava una comune linea di tendenza politica. Oggi la sinistra varitenuta inesistente per me, ancora presente per lui. Con un finale incomune. Che la sinistra esiste per tutti come valore storico e non piùcome punto ideologico, che non vive più ancora, sicuramente nei

sabato20 aprile 2013

XVIII

Narrativa

di Giuseppe Aprile

Per le strade del paesePer le strade del paeseAncora una volta per parlare di noi e di politica...

I nostrigenitoripensavanoallaquotidianità,a noi figliinvecespettavail compitodi pensareal futuro

Page 19: Voce ai giovani

termini del passato, ma nei fatti perché sinistra oggi vuol dire staredalla parte dei lavoratori, degli sfruttati, dei poveri, dei non protet-ti, della gente comune, di chi vive del proprio lavoro e basta, dellasocietà che vive senza privilegi e senza prevaricazioni come quelladel forte sul debole, del ricco sul povero. Camminavamo sull’ondadell’idea che, mentre una volta esisteva una grande organizzazionedi partiti che identificavano la loro tesi sulla difesa dei lavoratori edel lavoro, di contro ai capitalisti, oggi esiste egualmente una di-versificazione nel corpo sociale. Però, ideologicamente, le cose so-no stravolte dalla caduta delle ideologie e da quanto è avvenuto dinuovo nel corpo delle idee politiche che sono diventate un valorequasi in disuso, a vantaggio di opinioni individuali, di organizza-zioni che, per essere innovative, amano definirsi lontane dalle ideo-logie, ovviamente sbagliando, sia a parere mio che a quello del prof,Capogreco in quanto l’eguaglianza non è certo un valore afferma-to. Oggi le differenze non solo non si sono ridotte ma, in tantissimicasi, sono diventate di maggiore consistenza. Tanto è vero che inmolti affermano che i dislivelli sociali sono aumentati, le differen-ze sono più gravi che mai, ricchi e poveri sembra siano destinati amantenersi nel futuro per la condizione che hanno acquisito, sem-bra, definitivamente.

Ho notato che il professore Capogreco, con insistenza che mi parveeccessiva, non demordeva circa la necessità di prendere atto che tan-te cose che nel passato hanno costituito baluardi per i nostri dibat-

titi politici e culturali, oramai hanno fatto il loro tempo e non è pernulla scandaloso doverli ritenere negativi come forze in grado di in-fluenzarci. Non solo nel senso che lasciano le lancette del nostrotempo ferme, in modo da costituire autentico ostacolo al procederein fatti innovativi e di pensiero adeguato alle maturazioni dell’oggi,ma anche perché rischiamo di subire limiti laddove serve capire almeglio questa fase e la nuova cultura politica presente. In questosenso io ho sostenuto la tesi che non deve riguardarci la negazionedell’esistenza di una sinistra nelle discussioni e nei dibattiti politicidella contemporaneità, anche laddove il discorso cade in termini distoria vera, ma addirittura negare ci si libera di restare nelle folte lo-giche che nel passato hanno troppo sintetizzato le cose in termini didestra e sinistra anche laddove si doveva capire che la cultura è am-piezza di idee e che la storia non poteva e non doveva negare la fi-losofia ed il tempo.

Oggi vale tutta la storia del pensiero umano e politico su cui abbia-mo sofferto e lavorato tanto con mente e corpo per le fasi politicheche ci hanno visti protagonisti. C’è che l’innovazione, oggi richie-de, non tanto per il nostro originale pensiero, quanto per quel chesta avvenendo storicamente nella discussione politica che fa vede-re chiaramente come le passate logiche delle teorie comuniste, so-cialista ed anche capitalistiche e liberali, oggi vanno viste liberan-do senza incertezza la mente dalle pastoie delle logiche antiche.Sopratutto in politica, quindi, si tratta di vedere le cose con menta-lità nuova e, comunque, sapendo che non c’è cultura, sapere, capa-cità critica se non si ha coscienza che la vera cultura è libertà, la ve-ra filosofia d’oggi è conoscenza senza remore, non ci si può acco-stare ad un qualsiasi problema se la nostra mente resta incastrata daidee del passato che non vanno buttate via, ma devono costituire ra-gione di orientamento e di confronto sapendo che, nell’orizzontepolitico e culturale di oggi e di domani, nulla resta immutabile e tut-to va rapportato alle risultanze sia sul piano delle ricerche scientifi-che, sia sul piano delle nuove conquiste del pensiero e del lavoro.Con pensiero rivolto alle grandi idee e alla grande esperienza che civede assolutamente impegnati con costanza e senza incertezze o ce-dimenti, appare sempre attuale la critica rivolta al luogo del nostrooperare dove addirittura, nonostante innovazioni e nuove cose, lavita è peggiorata tanto che qualche volta ci è venuto di dire “si sta-va meglio quando si stava peggio”. Che non sia vero che tante vol-te quello che appare innovazione, nei fatti è un cattivo modo di ve-dere che richiede più attenzione e più scrupolosità di analisi? Nonva assolutamente escluso. Anche il sapere ha tanto di relativo.Comunque, di verità storica, non assoluta per sempre si deve riferi-re sempre perché i discorsi non siano convenevoli e formalità sen-za costrutto.

Il professore Capogreco ha asserito, avendo ragione, che il ritrovar-si nei luoghi di sempre, della giovinezza e nel proprio ambiente do-ve si è maturato il meglio di noi ai tempi della formazione e delleprime conoscenze, è fatto di rilevanza assoluta. È bello e giusto, sti-molante per ogni forma di attualità crescente del pensiero.La strada della zona che porta verso Condojanni, laddove ci si tro-va di fronte la meravigliosa parete della collina “Mante”, come unoschermo televisivo ma fatto di bellezza naturale, dei verdi cespuglidi felci e virgulti di querce in crescita, arbusti di piante selvatiche edove cresce l’asparago e tutto si presenta come una parete sempre-verde di ulivi e grandi querce che un tempo davano la ghianda peri maiali, e che ora nessuno calcola più perché è finito un tempo pre-zioso e ricco di gente e di umanità e di lavoro, è la sede dei nostriricordi giovanili; di interminabili discussioni sulla politica paesana,sulle teorie del marxismo allora dominante, sui valori ed i signifi-cati della letteratura emergente dei Verga, Manzoni, Pascoli, Carduccied Alvaro. Era il tempo delle nostre scuole medie, dei nostri affac-ci al resto del mondo e della vita. E il fermarsi per tornare indietro,quasi istintivamente, laddove era la zona del cimitero con i suoi ci-pressi alti e sfilati verso il cielo ma sembianze di morte, s’è rivela-ta il simbolo che segna la fine della vita e del nostro dire. Era il li-mite delle nostre aspirazioni, il fermarsi di tutto perché infine, ungiorno, il tempo ci avrebbe accomunato ai nostri avi, già sepolti nel-la terra del camposanto; anche se, per il momento, il nostro pensie-ro a tutto andava tranne al pensare che anche noi finiremo nella ter-ra e nel nulla, solo ossa. La vita e la morte sembravano separati:quelli morti, noi vivi. E tutto sarebbe durato così. Giovinezze eter-ne e morti a noi estranee. Oggi si continua a parlare, riflettere e aconsiderare che tutto finisce, ma tutto diventa eterno nell’evolversidelle generazioni future.

sabato20 aprile 2013

XIX

Narrativa

Era il tempodelle scuolemedie, ciaffacciavamoal mondo,unagiovinezzacheci sembravaeterna

Dipinto di Antonio Capogreco(olio su tela)

Page 20: Voce ai giovani

Con la lirica dal titolo “Veglia”, Rosanna Marani, di Milano, primagiornalista donna sportiva italiana, si è aggiudicata la seconda edi-zione del Premio “Alda Merini” di Poesia, promosso e organizzatodall’Accademia dei Bronzi e dalle Edizioni Ursini, con l’adesionedella Camera di Commercio di Catanzaro.Gli altri cinque finalisti, considerati tutti ex-aequo, sono MicheleBelsanti di Roma, con la lirica “Non è eterno il dolore”; MariaPompea Carrabba di Termoli, con “Siede la Regina alla destra delRe”; Vanes Ferlini di Imola, con “Tu sconosciuto: ad un donatore”;Maria Teresa Infante di San Severo (Foggia), con “Voglio sentire”e Giovanni Pistoia di Corigliano Calabro, con “Le parole che ascol-

to”.A tutti sarà assegnata un’artisticatarga di argento realizzata perl’occasione dal noto orafo croto-nese Michele Affidato.Ricordiamo che nel corso dellamanifestazione programmata persabato 20 aprile, alle ore 11, nel-la Sala delle Culture dellaProvincia di Catanzaro, sarannoconsegnate anche due medagliedel presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano: la prima, al-la carriera, è stata assegnata algiornalista Vincenzo De Virgilio;la seconda all’artista PasqualeMacrì, autore dell’opera “AldaMerini, i giorni della gioia” uti-lizzata dall’Accademia dei Bronziper illustrare la copertina dell’an-tologia “Mille voci per Alda” rea-lizzato con le migliori liriche par-tecipanti al concorso.Due premi speciali, non a con-corso, andranno invece al dottorFrancesco Calabrò, ufficiale me-

dico nelle missioni di pace, e a Maria Pia Furina, odontoiatra con lapassione della poesia, per l’opera “Come le mie mani”.Oltre ai suddetti premi saranno assegnate targhe di merito a nume-rosi altri poeti provenienti da tutta Italia.Le poesie premiate saranno lette da Adele Fulciniti che sarà ac-compagnata dal chitarrista Tony Samà. Afine manifestazione si esi-

biranno i fratelli Andrea e Alessio Bressi e il cantante Michele Tosi.«Il premio Merini - afferma Vincenzo Ursini - ha ottenuto un suc-cesso strepitoso. Abbiamo tante di quelle richieste da non poternepiù accoglierne altre. Una manifestazione, insomma, che sarà ri-cordata non solo come la prima in Italia per numero di adesioni, maanche perché siamo stati costretti a dire di no a centinaia di perso-ne che intendevano essere presenti alla premiazione. Tutto questosenza aver avuto un solo euro da parte delle istituzioni».

Chi è Rosanna MaraniRosanna Marani scrive poesie da qualche anno. Ha esordito nel gior-nalismo alla Gazzetta dello Sport il 18 novembre del 1973, con un’in-tervista esclusiva a Gianni Rivera in silenzio stampa da 6 mesi. Hacollaborato quindi con Il Giornale d’Italia e il Resto del Carlino sot-to la guida di Gualtiero Vecchietti e di Italo Cucci. È stata la primadonna a diventare giornalista professionista sportiva nel 1976 ed èstata anche la prima giornalista a condurre una trasmissione sporti-va in TV.Successivamente, la sua carriera si è sviluppata interamente in tele-visione. Per Telemilano, la prima rete televisiva Fininvest, è statainviata dei notiziari, di Buongiorno Italia, di Wiva le donne, di Record,di Superflash e de Gli speciali. Per la Rai ha lavorato in: Giornid’Europa, 7 Giorni al Parlamento, È quasi goal, Il processo del lu-nedì, Tv7, TG3 Telesogni. Tra le interviste realizzate, quella tra-smessa dal Tg1 delle 13 a Rosa Bossi, madre di Silvio Berlusconi:l’unica intervista esistente.Durante un breve periodo a Telemontecarlo è stata inviata di SportShow, del Tg e di Mondocalcio. Negli anni novanta, RobertoTumbarello la chiama ad Odeon Tv per la rubrica “I Cavoli a me-renda” all’interno della trasmissione Forza Italia, condotta dal gio-vane Fabio Fazio. ATelelombardia, negli anni novanta, partecipa aNovantesimo donna, programma condotto da Eliana Jotta, con unarubrica fissa in cui assegna voti di merito e demerito ai calciatori,bacchettando i comportamenti meno sportivi. Lavora quindi aTelenova come inviata di Fax 13, e ad Antenna 3: è inviata diMarinasumagol, Non solo bici, Antenna tredici, Visti a San Siro,Speciali cronaca e politica, nella quale intervista i politici tifosi.Tra non molto uscirà un suo primo dvd con 12 poesie da lei recita-te, con sottofondo musicale della band “Diapason”, di Roma, le cuiregistrazioni si sono concluse proprio nei giorni scorsi.

sabato20 aprile 2013

XX

Il Premio Meriniallo sportIl Premio Meriniallo sport

La giornalista sportiva Rosanna Marani si aggiudica la seconda edizione del concorso

Versi in campo

Con la liricadal titolo“Veglia”,alla primagiornalistadonnasportivaitalianail Premiodi poesiapromossoe organizzatodallaAccademiadei Bronzie dalleEdizioniUrsini

Rosanna MaraniSopra, Alda Merini

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La violenza sulle donne ed in particolare sul fenomeno del “fem-minicidio” è oggetto di riflessione, già da qualche giorno, negli isti-tuti scolastici superiori della Provincia di Cosenza per adempiere adun progetto concorso predisposto dall’assessorato alla Cultura del-l’amministrazione provinciale di Cosenza in collaborazione con ilCircolo della stampa “Maria Rosaria Sessa”.Si sta parlando della seconda edizione del premio giornalistico “MariaRosaria Sessa”, per il quale, sia l’assessore alla Cultura, MariaFrancesca Corigliano, che il Circolo della Stampa di Cosenza, conpresidente il giornalista Gregorio Corigliano, hanno investito inquanto strumento di crescita culturale e stimolo per il mondo gio-vanile nel cercare le forme migliori di lotta avverso il fenomeno del-la violenza sulle donne che rappresenta una condizione di inciviltàe arretratezza etica e morale. Il concorso prevede la realizzazione diuno spot tv della durata di un minuto per sensibilizzare l’opinionepubblica sul tema della violenza sulle donne ed in particolare sul fe-nomeno del “femminicidio”, che gli studenti dovranno pensare direalizzare utilizzando le attrezzature in dotazione alla scuola o a li-vello personale. Ogni scuola partecipante potrà presentare massimotre progetti ed ogni elaborato dovrà coinvolgere almeno quattro stu-denti fino ad un massimo di dieci portando nella scuola, comunque,un dibattito aperto mirato a scegliere le idee migliori come tradurlepoi in immagini, testo e colonna sonora ad effetto, tenendo contoche gli spot migliori verranno inseriti negli spazi d’informazione te-levisiva.Le scuole superiori che intendono partecipare al concorso dovran-no far pervenire entro il 10 maggio 2013, per mezzo raccomandataa/r, lo spot prodotto, in triplice copia dvd, assieme al materiale car-taceo delle schede progettuali, con la dicitura “Premio Maria RosariaSessa”, presso la sede della Provincia - Assessorato alla Cultura ePubblica Istruzione - Viale Crati Contrada Vaglio Lise - 87100Cosenza, o consegnare a mano entro le ore 12,00 del giorno di sca-denza fissato.La valutazione dei lavori presentati sarà a cura di una apposita com-missione giudicatrice composta dal presidente del Circolo della stam-pa “Maria Rosaria Sessa” o suo delegato, dall’assessore alla Cultura,Politiche giovanili e Pari opportunità della Provincia di Cosenza osuo delegato, da un rappresentante per ogni televisione privata chesi impegna a trasmettere lo spot vincitore del premio. La giuria siriserva inoltre il diritto di assegnare dei premi speciali: “migliori ri-prese”, “migliore idea”, “migliore messaggio”.

Il bando può essere consultato sul sito della Provincia di Cosenzawww.provincia.cs.it e sul sito del Circolo della stampa www.gior-nalisticosentini.it. Tutte le scuole interessate al progetto debbono co-municare la loro partecipazione segnalando il nome del referenteutilizzando i seguenti indirizzi e-mail: [email protected] [email protected] o a mezzo fax al n. 0984/814570.

sabato20 aprile 2013

XXI

Pochi minuti per dire basta

Ragazzi in campocontro la violenza sulle donneRagazzi in campocontro la violenza sulle donne

Alla presenza del presidente del Senato Piero Grasso, il 3 mag-gio, a Reggio Calabria, il coordinamento nazionale antimafia“Riferimenti”, conferirà i premi “Gerbera Gialla 2013”.«Per la Giustizia - spiega una nota - i riconoscimenti andranno :per la Campania ai magistrati Franco Roberti procuratore dellaRepubblica di Salerno; Federico Cafiero De Raho procuratoredella Repubblica di Reggio Calabria, già sostituto della Dda diNapoli; Giandomenico Lepore già procuratore della Repubblicadi Napoli, al quale invece, andrà la “Gerbera Gialla” alla carrie-ra. Per la Calabria saranno premiati il sostituto procuratore dellaDda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il procuratore del-la Repubblica di Catanzaro Vincenzo Lombardi e il sostituto pro-curatore generale di Catanzaro Marisa Manzini. Altri riconosci-menti andranno al direttore della Dia Arturo De Felice e al que-store di Reggio Calabria Guido Longo . Per il giornalismo aGiovanni Tizian, Roberto Galullo e Enrico Fierro. Per l’impegnocivile nella lotta alla criminalità organizzata al testimone di GiustiziaGaetano Caminiti; alla Compagnia MagicaMenteMusical diPompei (NA); al maestro Maurizio Managò per la Sua “Musicaantimafia”. I premi “Gerbera Gialla” - si legge nel comunicato -istituiti nel 2002 alla morte del giudice Antonino Caponnetto, fon-datore del coordinamento nazionale Antimafia “Riferimenti”, ven-gono destinati a personalità distintesi particolarmente nella lottaalla criminalità organizzata; in particolar modo quelli alla Giustizia,a magistrati che come Caponnetto hanno contribuito alla storiadell’antimafia del nostro Paese».

Gerbera Giallaper la giustizia

Grasso a Reggio per i riconoscimenti

Un concorso promosso dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Cosenza

e dal Circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa”

L’iniziativaprevede larealizzazionedi uno spottv persensibilizzarel’opinionepubblica, chegli studentidovrannorealizzareutilizzando leattrezzaturein dotazionealla scuola

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Le giornate primaverili invitano a vivere la città con più calma, trauna presentazione e l’altra, che si tiene nel centro storico di Cosenza,incuriosisce l’evento del temporary shop, che, da qualche tempo, lacittà bruzia ha attivato per rianimare il centro storico. Proprio a fian-co della Casa delle culture di Cosenza è posto, sulla sua sinistra, unpiccolo negozio di arte vetraria e monili artigiani. Al suo interno unagiovane donna, Maria Raffaella Morimanno, nel suo laboratorio ar-tigianale, che parla con alcuni collaboratori, mentre lavora ai suoigioielli. Tra questi amici, un attore di teatro, figlio d’arte, FrancescoBossio, di padre Attilio, che tutti ricorderanno per il suo “Il Barbone”andato in scena, anni orsono, nella nostra città. Egli terrà nel retrodel negozio una serie d’incontri laboratorio di arte teatrale.

Ritornando a Maria Raffaella, scorgiamo nella sua bottega, in corsoTelesio, alcune opere in vetro che ripercorrono temi religiosi e sul-la pace e che ci dice essere opera del fratello Luigi con cui ha atti-vato questa collaborazione. Il temporary shop di Maria Raffaella haun contratto fino a maggio, rinnovabile. Maria Raffaella compie isuoi studi in grafica editoriale presso l’università di Urbino e viveper diciassette anni a Perugia, dove lavora e si sposa e dove iniziaanche il suo calvario con una malattia che ancora oggi la affligge:il lupus erimatoso, malattia reumatica infiammatoria cronica.«Ho vissuto tanti anni a Perugia, ma adesso era arrivato il momen-to di tornare a casa. Ho trasferito lo studio grafico, che si trova incentro città e il negozio, che prende l’altra parte dei miei sogni, lapassione di creare gioielli. Una passione che nel tempo è diventatauna vera attività».Di origine di Aprigliano, nella Presila, ci narra del pilastro della suavita, che è caratterizzata da una madre molto credente e dalla fedeincrollabile in Dio, cui si aggrappa, soprattutto, adesso che è affet-ta da malattia invalidante. «Ho un trascorso forte di attivismonell’Azione cattolica ed ho vissuto anni intensi nei vari campi esti-

vi, che si organizzavano nelle parrocchie tra Loreto e Sant’Aniello,io le frequentavo entrambe. La mia vita era chiesa e famiglia, cre-sciuta così con valori sani e sono fra l’altro l’unica nella mia fami-glia ad avere avuto tutti i sacramenti oltre la mia mamma. Lei è lamia figura di santità, con la sua semplicità ci ha insegnato tutto ciòche si deve sapere della vita attraverso la fede. La fede e la speran-za, sono gli strumenti attraverso cui le cose possono cambiare, unsorriso anche nei momenti più difficili che allevia le cadute, che so-no tante nella vita. La vita stessa ti porta a cadere, tra le sconfitte al-ternate alle vittorie. Nella mia capacità di disegnare passai anni bel-lissimi nel movimento, ricordo questa grafica applicata alla cate-chesi. L’esperienza più forte, tuttavia, fu quella che vissi nel 1987 aMedjugorje, fu la prima volta che andavo in un viaggio da sola e fumolto bella e intensa come esperienza».Il suo problema di salute lo affronta giornalmente con coraggio edeterminazione, esso si è scatenato nei primissimi anni di matri-monio e i farmaci non le hanno mai permesso di pensare ad una gra-vidanza. Tuttavia, la malattia non le impedisce di continuare a vi-vere una vita normale. «Perché privarsi e angustiarsi, quando c’ètutto il resto della vita, anche se poco è il tempo rimasto da vivere,non importa, si deve vivere in pienezza di fede e speranza ed è ciòche mi suggerisce il mio terapeuta. Egli afferma che io sono statamolto fortunata, perché attraverso questa malattia ho conosciuto ilvero senso della vita. Quando me lo disse, la prima volta, non necompresi il messaggio, solo con la riflessione e il tempo mi è statopossibile comprendere il senso di quella affermazione. Quando lapersona soffre o ha un disagio, che può essere una malattia o un han-dicap ha una vicinanza marcata del capire il senso della vita. La vi-ta offre sempre sfide, questa è una di quelle, che ti deve portare apensare che si può fare, si può guarire».La speranza così come la vive Raffaela è la stessa che è nel mani-festo del nuovo Papa, Francesco sul pessimismo. «Io ho fatta miaquesta stilla di speranza e di fede, che si era un poco persa e che pro-viene dal Papa, perché quando si affronta la vita con il dispiacere,tutto diventa più penoso e pessimista. Questo Papa ha tolto quellapolvere che era sul discorso speranza e ha dato la possibilità di ri-tornare a credere fermamente come io credo che Dio è sempre vi-cino a noi e non ci abbandona mai».Raffaella ci colpisce per la sua certezza nel ripetere «sempre vicinoa noi» tre volte, e così fa anche con «Egli non ci abbandona mai».

sabato20 aprile 2013

XXII

di Lucia De Cicco

La passione trasparentema non fragileLa passione trasparentema non fragile

Pillole di fede

Maria Raffaella Morimannonella sua bottega

con l’amico attore Francesco Bossio

A Cosenza nel temporary shop di Maria Raffaella Morimanno

Esprimerela religiositàattraversovetripreziosi«Ho vissutotanti annia Perugia,ma adessoera arrivatoil momentodi tornarea casaCol sognodi crearegioielli,un sognoche nel tempoè diventatouna veraattività»

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Un evento culturale e religioso di particolare significato è stata lapresentazione del libro “Sant’Umile e i bambini” di Umile Sirenoche ha avuto luogo nella mistica cornice del chiostro duecentescodel Santuario di Sant’Umile, sulla collina Riforma di Bisignano, al-la presenza di uno scelto pubblico di invitati, di studiosi, uomini dicultura, religiosi, rappresentanti delle pubbliche istituzioni e appas-sionati devoti di Sant’Umile, il secondo santo della Calabria dei tem-pi moderni dopo San Francesco di Paola.Dopo l’introduzione di padre Francesco Bramuglia che ha coordi-nato ed organizzato l’evento, ha rivolto il suo saluto di benvenuto ilministro Provinciale Ofm della Calabria, padre Francesco Lanzillottache ha ringraziato sentitamente l’autore del libro che certamentecontribuirà alla diffusione della conoscenza di questo santo cala-brese il cui messaggio di umiltà e semplicità è di una palpitante at-tualità.Al saluto del ministro provinciale è seguito quello di Damiano Grispo,vice sindaco e assessore alla Cultura del comune di Bisignano cheha messo in evidenza il pregio del libro “Sant’Umile e i bambini”«che sarà posto al centro di un più vasto progetto culturale che l’am-ministrazione comunale intende realizzare nel prossimo futuro».Anche Nicola Paldino, presidente della Bcc Mediocrati, sponsor uf-ficiale della pubblicazione, ha riconfermato l’impegno costante del-la Banca di Credito Cooperativo verso i bisogni e le necessità delSantuario di Sant’Umile che deve diventare, sempre di più, un fa-ro di luce spirituale per l’intera Calabria.Da parte sua Mimmo Bevacqua, nella sua qualità di vice presiden-te dell’amministrazione provinciale di Cosenza, recando il salutoanche a nome del presidente Mario Oliverio, ha avuto parole di elo-gio per l’opera di Umile Sireno che attraverso le pagine del libro hainteso affidare il messaggio di cultura e di fede emanato dalla figu-ra dell’umile fraticello francescano, giunto agli onori dell’altare, aibambini di una scolaresca ed alla loro maestra.Il vice presidente Bevacqua ha concluso dicendo che il nuovo librosu Sant’Umile è un’opera che merita di essere diffuso nelle istitu-zioni scolastiche e culturali dell’intera Provincia.Sui contenuti e sulle peculiarità dell’opera hanno parlato RaffaellaDe Luca, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “G. Pucciano”di Bisignano; Giuseppe Falcone, già componente delle Sezioni UniteCivili di Cassazione e padre Eugenio Clemenza, già guardiano delSantuario di Sant’Umile.Nei qualificati interventi i contenuti del libro sono stati esaminatied analizzati sotto molteplici aspetti.Sono stati approfonditi i messaggi di fede e di speranza che la figu-ra di Sant’Umile e l’esempio della sua vita così mirabilmente trat-teggiati nelle pagine del libro, offrono al lettore.Anche la personalità del nuovo papa Francesco con la sua sempli-cità e umiltà è stata avvicinata a quella del Santo di Bisignano chedell’umiltà, dell’assoluta ubbidienza e dell’amore per il prossimopiù povero aveva fatto la sua regola di vita.Sono stati così messi in evidenza anche gli aspetti filosofici e di-dattici che affiorano nel contenuto del libro che, con molta proba-bilità, è destinato ad entrare nelle biblioteche scolastiche.Umile Sireno, già docente e dirigente scolastico, autore di altri libririvolti ai più piccoli, nel rivolgere il suo caloroso ringraziamento atutti gli intervenuti, ha illustrato con palese commozione, le moti-vazioni sentimentali, affettive e spirituali che lo hanno portato a scri-vere il libro che vuole essere un sentito omaggio al figlio più gran-de della comunità bisignanese il cui messaggio di vita e di santitàmerita di essere conosciuto in tutto il mondo.

sabato20 aprile 2013

XXIII

Ubbidienza e amore, le sue regole di vita

di Mario Guido

Sant’Umile e i bambiniSant’Umile e i bambini

La copertina del libro

Sopra, da sinistra:padre Francesco Lanzillotta, ministroprovinciale dei Frati minori di Calabria;padre Eugenio Clemenzagià,padre guardiano del Santuario;Raffaella De Luca, dirigente scolasticodell’Istituto comprensivo“G. Pucciano” di Bisignano;Umile Sireno, già dirigente scolasticoautore del libro

Si terrà il 13 maggio prossimo presso il Parco Pitagora il concer-to che l’amministrazione comunale intende proporre alla cittadi-nanza in occasione di due eventi particolarmente significativi: lafesta della mamma e la giornata internazionale della famiglia.Il 13 maggio cade appunto tra queste due importanti ricorrenze el’assessore alla Pubblica istruzione Anna Curatola ha inteso pro-muovere l’iniziativa che, a partire da quest’anno, possa in futuroessere istituzionalizzata e ricordare periodicamente questi due im-portanti avvenimenti.L’assessore Curatola ha coinvolto in questo percorso tutte le scuo-le cittadine che contribuiranno alla realizzazione dell’evento conle orchestre formate dai piccoli musicisti di ciascun istituto.Nel complesso del Parco Pitagora, luogo simbolo perché recupe-rato alla fruibilità dei cittadini dall’amministrazione comunale, siesibiranno i giovani talenti delle scuole “Giovanni XXIII”,“Alcmeone”, “Rosmini”, “Alfieri”, “Cutuli”, “Ist. Comp.Papanice”, “Don Milani” e del liceo musicale “VincenzoScaramuzza” opportunamente coordinati dai professori che anti-ciperanno l’esibizione delle singole orchestre con una perform-ance che li vedrà tutti insieme coinvolti.«Si tratta di una proposta innovativa che intendiamo istituziona-lizzare sia per sottolineare il valore della famiglia in occasionedella giornata internazionale ad essa dedicata sia per valorizzareil talento dei ragazzi ed il lavoro che i singoli istituti compionoper la loro fromazione» dichiara l’assessore alla Pubblica istru-zione Anna Curatola. «Interpretando anche il pensiero degli in-segnati, dei dirigenti scolastici, degli alunni e della comunità, par-ticolarmente colpita dall’evento, di intesa con il sindaco inten-diamo dedicare la giornata del prossimo maggio al professorPantaleone Megna, un valente insegnante recentemente scom-parso in un tragico incidente stradale» aggiunge l’assessore AnnaCuratola. Il professore Megna in queste settimane stava collabo-rando con l’amministrazione comunale alla realizzazione di que-sto importante appuntamento.

Giornata internazionaledella famiglia

Il 13 maggio Crotone in festa

Nuovo libro di Umile Sireno prsentato nella mistica cornice

del chiostro del santuario di BisignanoSono statiapprofonditii messaggidi fedee di speranzache la figuradel santoe l’esempiodella sua vitacosìmirabilmentetratteggiatinelle paginedel librooffronoal lettore

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