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Vita e fede
EMANUEL SWEDENBORG
(originariamente pubblicato in latino, in Amsterdam nel 1763, in due distinte opere: Doctrina Vitae proNova Hierosolima ex Praecepti Decalogis e Doctrina Novae Hierosolima de Fide)
traduzione a cura di fondazioneswedenborg.wordpress.com
2018 No copyright – Public domain (apporre il diritto d’autore sul significato interiore della Parola, è offendere il Signore e il cielo)
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Indice
Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme tratti dal Decalogo
I [§§ 1–8] La religione concerne il modo in cui si vive, e la via religiosa alla vita è fare ilbene……………………………………………………………………………………………. pag. 6
II [§§ 9–17] Nessuno può fare qualcosa di autenticamente buono da se stesso……… pag. 13
III [§§ 18–31] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle alle cattive azioni perché sonopeccati, le buone azioni che fa non procedono da lui ma dal Signore………………… pag. 18
IV [§§ 32–41] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle al male perché è peccato, ama ciòche è vero …………………………………………………………………………………… pag. 23
V [§§ 42–52] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle al male perché è peccato, ha fede edè spirituale……………………………………………………………….………………….. pag. 26
VI [§§ 53–61] I Dieci Comandamenti ci dicono quali mali sono peccati…………..….. pag. 31
VII [§§ 62–66 ] Tutti i generi di omicidio, adulterio, furto e falsa testimonianza, insieme conl’impulso a commetterli, sono mali ai quali si devono voltare le spalle perché sonopeccati………………………………………………………………………………………... pag. 36
VIII [§§ 67–73] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle a ogni genere di omicidio, inquanto peccato, egli è nell’amore verso il prossimo………..……………………………pag. 39
IX [§§ 74–79] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle ad ogni genere di adulterio inquanto peccato, ama la castità………………………………………………………….…. pag. 42
X [§§ 80–86] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle a tutti i generi di furto in quantopeccato, ama l’onestà…………………………………………………………………...….. pag. 44
XI [§§ 87–91] Nella misura in cui l’uomo volta le spalle è tutti i tipi di falsa testimonianzain quanto peccati, ama la verità……….…………………………………………………... pag. 48
XII [§§ 92–100] L'unico modo di astenersi dai mali in quanto peccati, fino ad averli inavversione è combattere contro di essi………………………………………………..….. pag. 50
XIII [§§ 101–107] L’uomo deve astenersi dai mali come peccati, e combattere contro di essicome da se stesso………………………………………………………………….……..…. pag. 53
XIV [§§108–114] Se l’uomo volta le spalle ai mali per qualunque altra ragione che non siaperché sono peccati, egli non sta realmente voltando le spalle ai mali, semplicemente si staassicurando che essi non appaiono agli occhi del mondo…………………………..….. pag. 57
Insegnamenti per la nuova Gerusalemme sulla fede
I [§§ 1–12] La fede è un riconoscimento interiore della verità………..…………………pag. 61
II [§§ 13–24] Il riconoscimento interiore della verità che è fede ha luogo solo nelle personededite alla carità………………………………………………………………….………..... pag. 64
III [§§ 25–33] La conoscenza della verità e del bene non diviene fede finché l’uomo non ènella carità. Quando l’uomo acquisisce una fede nata dalla carità tale conoscenza diventauna risorsa che da’ forma alla fede……………………………………………….……..... pag. 68
IV [§§ 34–37] La fede cristiana in una prospettiva generale ………………...……….…pag. 71
V [§§ 38–43] La fede odierna in una prospettiva generale ……………………….…..... pag. 72
VI [§§ 44–48] La natura della fede separata dalla carità………………………..……..... pag. 76
VII [§§ 49–54] I filistei menzionati nella Parola rappresentavano quelli dediti ad una fedeseparata dalla carità…….…..……………………………………………………………… pag. 78
VIII [§§ 55–60] Coloro che sono dediti ad una fede separata dalla carità, sono rappresentati
nell’Apocalisse dal dragone……………………………………………………………………....... pag. 81
IX [§§ 61–68] Coloro che sono nella fede separata dalla carità, in Daniele e Matteo sonorappresentati dai capri……….…………………………………………………………….. pag. 85
X [§§ 69–72] Una fede separata dalla carità distrugge la chiesa e tutto ciò che essarappresenta……………………………………………………………………………….…..pag. 90
I
La religione concerne il modo in cui si vive, e la via religiosa alla vita èfare il bene
1. Chiunque abbia una religione sa e riconosce che chi conduce una buona vita è salvatoe chi conduce una vita cattiva è dannato. Quindi è notorio e riconosciuto che se si conduceuna buona vita, si pensa rettamente non solo riguardo a Dio ma anche al nostro prossimo,il che non è il caso se si conduce una vita cattiva. Ciò che amiamo costituisce la nostra vitae qualunque cosa noi amiamo, non solo la facciamo liberamente, ma anche liberamente lapensiamo. Così diciamo che la vita è fare il bene perché fare il bene è inseparabile dalpensare rettamente. Se questo agire e questo pensare non coincidono in noi, non fannoparte della nostra vita. Questo, tuttavia, necessita di essere spiegato come segue.
2. Dato che la religione concerne il modo in cui viviamo e la via religiosa alla vita è fare ilbene, chiunque legga la Parola vede e riconosce questo leggendole. Troviamo nella Parola:
Chi dunque violerà uno tra i più piccoli di questi comandamenti e insegnerà agli uomini a farecosì, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli, ma colui che li osserverà ed insegnerà adosservarli sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché vi dico: se la vostra rettitudine nonsarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 5:19,20)
Ogni albero che non porta buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti, dunque,li riconoscerete (Matteo 7:19, 20)
Non chiunque mi dice Signore! Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontàdel Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore! Signore! Non abbiamonoi profetato in tuo nome e fatto grandi cose in tuo nome? Ma allora dirò ad essi apertamente:io non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Pertanto chi ascoltaqueste parole e le mette in pratica, sarà paragonato ad un uomo prudente, che ha fondato la suacasa sulla roccia (Matteo 7:2124)
Ma chi ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile ad un uomo stolto, cheedifica la sua casa sopra la rena (Matteo 7:26)
Ecco, il seminatore uscì per seminare. Or, nello spargere il seme, una parte cadde lungo lastrada, e venuti gli uccelli, lo beccarono. Un'altra parte cadde in luoghi rocciosi, dove non v'eramolta terra, e spuntò presto, perché non aveva un terreno profondo, ma levatosi il sole, si
inaridì e si seccò, perché non aveva radici. Un'altra parte cadde tra le spine, e crebbero le spine elo soffocarono. Un'altra parte cadde in un buon terreno e fruttò, dove il cento, dove il sessanta edove il trenta. Chi ha orecchi da intendere, intenda. Infine, chi ha ricevuto il seme in un buonterreno è colui che ascolta la parola, la comprende e porta frutto, producendo chi il cento, chi ilsessanta, chi il trenta. (Matteo 13:39, 23)
Il Figlio dell'uomo, infatti, verrà verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli e allorarenderà a ciascuno secondo le sue opere. (Matteo 16:27)
Per questo vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a una nazione che lo farà fruttificare.(Matteo 21:43)
Quando verrà il figlio dell'uomo nella sua maestà con tutti gli angeli, si siederà sul trono dellasua gloria. E tutte le nazioni saranno radunate davanti a lui, ma egli separerà gli uni dagli altri,come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri allasinistra. Allora il re dirà a quelli che sono alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio,prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo. Perché ebbi famee mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ero nudo emi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi. Allora i giusti glirisponderanno: Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti demmo ristoro; assetato e tidemmo da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti alloggiammo, o nudo e ti rivestimmo?Quando ti vedemmo infermo o carcerato e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: Inverità vi dico: ogni volta che avete fatto questo ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli loavete fatto a me. Infine dirà anche a quelli che sono alla sua sinistra: Andate lontano da me,maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi. Perché ebbi fame e nonmi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui pellegrino e non mi albergaste; nudoe non mi rivestiste; infermo e carcerato e non mi visitaste. Allora anche questi glirisponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato, o pellegrino, o nudo,o infermo, o carcerato e non t'abbiamo assistito?. Ma egli risponderà loro: In verità vi dico: ognivolta che non lo avete fatto ad uno di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E costoroandranno all'eterno supplizio, i giusti invece alla vita eterna (Matteo 25:3146)
Fate dunque, degni frutti di penitenza, e non cominciate a dire dentro di voi: Noi abbiamoAbramo per padre!. Perché io vi dico che Dio può suscitare dei figli di Abramo anche da questepietre. Già la scure è messa alla radice degli alberi: ogni albero che non produce buon frutto saràtagliato e gettato nel fuoco (Luca 3:8, 9)
Perché mi chiamate: Signore! Signore! E poi non fate quello che dico? Ognuno che viene a me,ascolta le mie parole e le mette in pratica, somiglia ad un uomo che per fabbricare una casascavò molto profondo e pose le fondamenta sopra la roccia. Venuta una inondazione, lafiumana investì quella casa, ma non la poté smuovere, perché era ben costruita. Colui, invece,
che ascolta e non pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senzafondamenta. La fiumana la investì ed essa subito cadde, e la rovina di quella casa fu grande(Luca 6:4649)
Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.(Luca 8:21)
Quando il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta, voi, costretti a star fuori,incomincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, aprici!. Ma egli vi risponderà: Non sodonde siete! Allontanatevi da me, voi tutti che avete commesso iniquità! (Luca 13:2527)
Questa è la condanna: che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini preferirono le tenebre allaluce, perché le loro opere erano cattive. Infatti chi fa il male, odia la luce e non si avvicina allaluce, per paura che le sue opere vengano condannate. Chi invece opera la verità, si avvicina allaluce, affinché appaia che le opere sue sono fatte secondo Dio (Giovanni 3:1921)
E quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la resurrezione della vita; quelli invece, chefecero il male, per la resurrezione della condanna (Giovanni 5:29)
Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori; ma se uno ha il timor di Dio e fa la sua volontà, eglil'esaudisce (Giovanni 9:31)
Sapendo questo, beati voi se lo praticherete (Giovanni 13:17)
Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,quegli è che mi ama; e chi ama me sarà amato dal Padre mio ed io pure l'amerò e glimanifesterò me stesso. Gli disse Giuda, non l'Iscariote: Signore, com'è che tu ti manifesti a noi enon al mondo?. Gesù gli rispose: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio loamerà, e verremo a lui e dimoreremo in lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. Laparola che avete ascoltata, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato (Giovanni 14: 15, 2124)
Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto lotaglia, e quello che porta frutto, lo pota, affinché fruttifichi di più (Giovanni 15:1,2)
Il Padre mio sarà glorificato in questo: che portiate molto frutto e siate miei discepoli (Giovanni15:8)
Voi siete miei amici se farete quello che vi comando. Non siete voi che avete eletto me, ma io hoeletto voi e vi ho destinati affinché andiate e portiate frutto, un frutto duraturo, e qualunquecosa chiederete al Padre in nome mio, egli ve la conceda (Giovanni 15:14, 16)
Ecco quello che dice colui che tiene nella destra le sette stelle e cammina in mezzo ai settecandelabri d'oro: Io conosco le tue opere, le tue fatiche e la tua costanza; so che non puoisopportare i cattivi, che hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli mentre non lo sono, eli hai trovati bugiardi. Ma questo io ho contro di te, che hai abbandonato la carità originaria.Ricordati dunque da dove sei caduto, pentiti e torna ad operare come prima; altrimenti verrò ate e toglierò il tuo candelabro dal suo posto (Ap. 2:1, 2, 4, 5)
All'angelo della chiesa di Smirne, scrivi: Conosco i tuoi atti (Ap. 2:8, 9)
E all'angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Conosco i tuoi atti, pentiti! (Ap. 2:12, 13, 16)
All'angelo della chiesa in Tiatira, scrivi: Conosco i tuoi atti e il tuo amore. I tuoi ultimi atti sonopiù che i primi (Ap. 2:18, 19)
E all'angelo della chiesa di Sardi, scrivi: Conosco le opere tue e so che tu passi per vivo, ma inrealtà sei morto. Non ho trovato le opere tue perfette davanti a Dio. Pentiti! (Ap. 3:1, 2, 3)
E all'angelo della chiesa di Filadelfia, scrivi: Conosco le tue opere (Ap. 3:7, 8)
All'angelo della chiesa di Laodicea, scrivi: Conosco i tuoi atti, pentiti! (Ap. 3:14, 15, 19)
Beati fin d'ora i morti che muoiono nel Signore! Sì, dice lo Spirito, affinché si riposino dalle lorofatiche, poiché le loro opere li accompagnano (Ap. 14:13)
Infine fu aperto un altro libro, che è quello della vita, e i morti furono giudicati su ciò che stavascritto nei libri, secondo le loro opere (Ap. 20:12, 13)
Io vengo presto, portando con me la ricompensa, per darla a ciascuno secondo l'opera sua (Ap.22:12)
Anche nell'Antico Testamento:
Io compirò contro tale paese tutte le mie parole pronunciate contro di lui e tutto ciò che è scrittoin questo libro (Ger. 25:14)
Tu sei grande nel consiglio, incomprensibile nei disegni, i tuoi occhi stanno aperti su tutte le viedei figli dell'uomo, per rendere a ciascuno secondo il frutto delle sue opere”(Ger. 32:19)
Ma tanto al popolo quanto al sacerdote, io farò scontare la loro condotta e ripagherò ognunosecondo le opere (Osea 4:5)
Tutto quello che il Signore degli eserciti aveva minacciato di farci, a causa della nostra cattivacondotta e delle nostre colpe, l'ha eseguito sopra di noi. (Zacc. 1:6)
Ai fanciulli di Israele furono promesse benedizioni se avessero applicato i precetti, emaledizioni se non lo avessero fatto (Lev. 26:346)
Gli fu raccomandato di fare per se stessi una frangia sull'orlo del proprio vestiario per ricordarsi
tutti i precetti di Dio, così che avrebbero potuto metterli in pratica (Num. 15:38, 39)
e ci sono altre migliaia di passi. Inoltre, il Signore insegna con parabole che le opere sonociò che ci rende parte della chiesa e che la nostra salvezza dipende da questi. Molte dellesue parabole riguardano coloro che facendo il bene sono accolti, e coloro che facendo ilmale sono respinti. Si veda per esempio la parabola dei lavoratori nella vigna (Matteo21:3344), la parabola del fico che non dava frutti (Luca 13:6), la parabola dei talenti e dellemine che furono usati da coloro che erano dediti agli affari (Matteo 25:1431 ; Luca 19:1225) la parabola del samaritano che si occupò delle ferite dell'uomo picchiato dai ladri(Luca 10:3037), la parabola del ricco e di Lazzaro (Luca 16:1931) e la parabola delle diecigiovani donne (Matteo 25:112).
3. Chiunque abbia una religione sa e riconosce che chi conduce una vita buona è salvatoe chi conduce una vita cattiva è dannato. Si sa questo perché il cielo è unito alle personeche sanno dalle Scritture che esiste un Dio, che ci sono un cielo e un inferno e che c'è vitadopo la morte. Questa [connessione con il cielo] dà origine a tale diffusa percezione. Perquesta ragione, nell'attestazione di fede atanasiana concernente la Trinità, che è accettatain tutto il mondo cristiano, ciò che è detto alla fine è anche accettato ovunque, vale a dire:Gesù Cristo, che soffrì per la nostra salvezza, ascese a cielo e siede alla destra del Padre onnipotente.
Da lì verrà a giudicare i vivi e i morti; e coloro che hanno fatto il bene andranno alla vita eterna ecoloro che hanno fatto il male andranno al fuoco eterno.
4. Nondimeno, ci sono molti nelle chiese cristiane i quali insegnano che è la sola fede chesalva, e vivere una vita buona o fare ciò che è bene, è irrilevante. Essi si spingono perfinocosì oltre da insegnare che vivere una vita nel male o fare ciò che è peccato, non condannacoloro che sono stati giustificati per la sola fede, perché essi sono in Dio e nella grazia. Perquanto possa apparire strano, tuttavia, a dispetto del fatto che questo è ciò che insegnano,riconoscono (per via di una diffusa percezione proveniente dal cielo) che le persone sonosalvate se vivono una vita buona e dannate se vivono una vita cattiva. Possiamo vederequesto riconoscimento nella preghiera letta alle persone che prendono la Santa Cena nellechiese in Gran Bretagna, Germania, Svezia e Danimarca. È noto che ci sono persone inqueste nazioni che insegnano la sola fede. La preghiera letta in Gran Bretagna alle personeche si accostano al sacramento della Cena, è la seguente:
5/6. Il modo e il mezzo per essere accolti quali meritevoli partecipanti a questa Santa Cena è, in primoluogo, esaminare le vostre vite e conversazioni secondo la regola dei comandamenti di Dio, e qualorapossiate percepire di avere offeso qualcuno con la volontà, la parola o l'azione, deplorate qui la vostraimmoralità e confessatela a Dio Onnipotente, col pieno proposito di migliorare la vostra vita. E sepercepirete che le vostre offese non solo un oltraggio contro Dio, ma anche contro il vostro prossimo,allora potrete riconciliarvi con lui, esser pronti a fare ammenda e rimediare al massimo delle vostrepossibilità, per tutte le ferite e i mali fatti da voi a chiunque altro, come pure essere pronti a perdonare chivi ha offesi, così come voi vorreste il perdono delle vostre offese dalla mano di Dio; altrimenti ricevere laSanta Comunione non fa altro che accrescere la vostra dannazione. Perciò se qualcuno di voi che èblasfemo verso Dio o un oppositore o calunniatore della Parola, o adultero, o è nella malignità ,nell'invidia o in qualche altro crimine atroce, si penta dei suoi peccati oppure non si accosti alla SantaCena, per timore che dopo l'assunzione del Santo Sacramento il diavolo entri in voi, come entrò in Giuda,e vi riempia completamente di iniquità, e vi porti alla distruzione sia del corpo che dell'anima1.
7. Nel mondo spirituale mi è stata concessa l'opportunità di interrogare alcuni pastori[presbiteriani] britannici, i quali credettero e predicarono la sola fede. Chiesi loro sequando erano nella chiesa e leggevano questa preghiera – che non menziona la fede –credessero realmente che il diavolo sarebbe entrato in coloro che come con Giuda –avessero fatto cose cattive e non si fossero pentiti, distruggendoli sia nell'anima che nelcorpo. Essi dissero che, quando erano in quello stato, quando leggevano la preghiera,semplicemente sapevano e pensavano che questa era l'essenza della loro religione, maquando essi componevano o rifinivano i loro propri discorsi e sermoni, non avevano inmente quelle stesse righe. Questo perché essi si concentravano sulla fede come solo mezzodi salvezza, e sul vivere una vita buona come un effetto collaterale utile per il benesserepubblico. Nondimeno, essi mantennero la convinzione, che era anche una questione dibuon senso per loro, che chi conduce una vita buona è salvato e chi conduce una vita
1 Nella versione originale pubblicata ad Amsterdam nel 1760 la formula è scritta prima in inglese alparagrafo 5, e poi in latino al paragrafo successivo (ndt.)
cattiva è dannato. E questo era il loro sentire, ogni qual volta non erano troppo presi da sestessi.
8. La ragione per cui la religione concerne il modo in cui viviamo è che, dopo la morte,noi tutti siamo la nostra stessa vita. Essa rimane per noi la stessa che fu nel mondo, e noncambia. Una vita cattiva non può essere trasformata in buona o una buona vita non puòessere trasformata in cattiva perché si tratta di opposti e l'alterazione in qualcosa diopposto è l’estinzione. Quindi, siccome sono opposte, una vita buona è chiamata“vita” euna vita cattiva è chiamata “morte.” Ecco perché la religione sta nel modo in cui viviamo eperché la via della “vita” sta nel fare il bene. Riguardo al modo in cui la nostra naturadopo la morte sia determinata dalla nostra vita nel mondo, si veda in Cielo e inferno, nn.470484.
II
Nessuno può fare qualcosa di autenticamente buono da se stesso
9. La ragione per cui difficilmente si può comprendere se le nostre buone azioniprovengono da noi stessi o da Dio, è che la chiesa ha separato la fede dalla carità; e fare ilbene deriva dalla carità. Noi diamo al povero, aiutiamo chi è nel bisogno, sosteniamochiese ed ostelli. È degno di considerazione nella nostra chiesa, nel nostro paese e tra lanostra gente, frequentare regolarmente la chiesa, venerare e pregare con devozione,leggere le Scritture e la letteratura religiosa, pensare alla nostra salvezza; tutto questosenza sapere se le nostre azioni vengono da noi stessi o da Dio. Queste stesse azionipossono venire da noi o da Dio. Se queste azioni vengono da Dio sono buone, se vengonoda noi stessi non sono buone. Infatti ci sono azioni che in se stesse sembrano buone eppuresono eminentemente cattive. Le “buone azioni” ipocrite, per esempio, che sonoingannevoli e deliberatamente fuorvianti.
10. Le buone azioni provenienti da Dio e le buone azioni provenienti da noi stessipossono essere paragonate all'oro. L'oro che non è nient'altro che oro, ed è chiamato oropuro, è oro buono. L'oro unito in lega all'argento è esso pure oro, ma il suo valore dipendedalla lega, mentre l'oro unito in lega col rame è di minor valore. L'oro artificiale però, e glioggetti cui è conferito il colore dell’oro, non sono buoni: non c'è vero oro in essi. C'è anchela doratura. Ci sono argento, rame, ferro, stagno e piombo dorati; e anche legno dorato epietra dorata. Possono rassomigliare all'oro superficialmente, ma non essendo oro sonovalutati secondo la loro artisticità, o per il costo della doratura, o per il valore dell'oro chepuò esserne recuperato. Questo valore è diverso da quello dell'oro, tanto quanto il valoredegli abiti di qualcuno è diverso dal valore di colui che li indossa. A questo proposito, sipuò rivestire legno marcio, rifiuti e perfino gli escremento con l'oro. Questo è “oro” chepuò essere paragonato alle “buone opere” ipocrite.
11. Possiamo definire scientificamente se l'oro è sostanzialmente buono, se è unito in unalega o è falso, o se è solo placcato; ma la scienza non può dirci se il bene che facciamo èessenzialmente bene. Tutto ciò che sappiamo è che le buone azioni provenienti da Diosono buone e le buone azioni provenienti da noi stessi non sono buone; quindi, essendoimportante per la nostra salvezza sapere se le buone cose che facciamo provengano da Dioo no, è necessario che ciò venga rivelato. Prima però, è necessaria una premessa riguardoalle opere buone.
12. Il bene può essere distinto in bene civile, bene morali e bene spirituale. Il bene civileè ciò che l’uomo fa a causa della legge civile. Nella misura in cui l’uomo pratica il benecivile, è cittadino di questo mondo terreno. Il bene morali è ciò che l’uomo fa a causa dellalegge razionale. Nella misura l’uomo pratica il bene morale, è uomo. Il bene spirituale è ciòche l’uomo fa a causa della legge spirituale. Nella misura in cui l'uomo pratica il bene
spirituale, è cittadino del mondo spirituale. Tali tipi di bene procedono in questasequenza: il bene spirituale è il più elevato, il bene morale è intermedio, il bene civile è ilpiù basso.
13. L’uomo che è nel bene spirituale è contemporaneamente un uomo morale e civile;mentre colui che non è nel bene spirituale, può apparire come un uomo morale e civile, enondimeno non lo è. La ragione per cui chi è nel bene spirituale è anche un individuomorale e civile, è che il bene spirituale contiene in sé l'essenza di ciò che è buono ed è lafonte del bene morale e civile. L'unica possibile fonte della vera essenza del bene è coluiche è il Bene stesso. Si faccia spaziare il pensiero lontano quanto si voglia, si indaghi e ci sichieda cosa rende bene di una tale qualità, e si vedrà che è la sua essenza. Una buonaazione è buona se ha in sé l'essenza della bontà. Questo significa che un'azione è buona seha origine nel Bene stesso, cioè in Dio. Quindi, se qualche buona azione ha origine non inDio ma in noi stessi, non è buona.
14. Da quanto è stato detto in Insegnamenti sulla Sacra Scrittura(https://fondazioneswedenborg.files.wordpress.com/2017/04/dottrinasullasacrascrittura.pdf) nn.27, 28, 38, si può vedere che ciò che è primo, ciò che è intermedio e ciò che è ultimo,formano una singola entità come un fine, un mezzo ed un effetto; e dato che formano unasingola entità, il fine stesso è chiamato “fine primario”, il mezzo è un “mezzo intermedio”e l’effetto è il “fine ultimo.” Di qui consegue che nell’uomo spirituale, la sua qualità moraleè spirituale a livello intermedio; e la sua qualità civile è spirituale al livello più basso. Eccoperché, come già rilevato, l’uomo che è nel bene spirituale è parimenti un individuomorale e civile; ma se egli non è nel bene spirituale non non è né morale, né civile;semplicemente appare sotto questa veste a se stesso così come agli altri.
15. La ragione per cui chi non ha il bene spirituale può, nondimeno, pensare e quindiparlare razionalmente, come l’uomo spirituale, è che il nostro intelletto può essereinnalzato nella luce del cielo, che è verità, e può considerare le cose su questa base.Tuttavia, la nostra volontà non può essere elevata allo stesso modo nel calore del cielo, cheè amore, ed agire su quella base. Questo è il motivo per cui verità ed amore non sono unitiin noi finché non siamo spirituali. È anche il motivo per cui possediamo facoltà di parola.E' questo ciò che, effettivamente, ci differenzia dagli animali. E' perché il nostro intellettopuò essere elevato nel cielo quando la nostra volontà ancora non è stata elevata che noipossiamo essere redenti e possiamo divenire spirituali. Noi però non siamo redenti e nondiveniamo spirituali finché anche la nostra volontà non sia stata elevata. Dato che all'inizioil nostro intelletto possiede questa facoltà più di quanto la possieda la nostra volontà,siamo in grado di pensare e perciò di parlare razionalmente come persone spirituali,indipendentemente dalla nostra natura, anche se siamo malvagi. Comunque, la ragioneper cui non siamo razionali è che l'intelletto non guida la volontà. Piuttosto, la volontàguida l'intelletto, come sottolineato in Insegnamenti sulla Sacra Scrittura, n. 115. Tutto ciò
che l'intelletto fa è istruirci e mostrarci la via; e nella misura in cui la nostra volontà non èuna col nostro intelletto nel cielo, noi non siamo spirituali e perciò non siamo razionali.Quando siamo lasciati alla nostra volontà o amore, allora noi rigettiamo il nostro pensierorazionale riguardo a Dio, al cielo e alla vita eterna, ed al suo posto prendiamo qualunquecosa concordi con la nostra volontà o amore, e chiamiamo questo “razionale”. Ma questoargomento è trattato più diffusamente in Divina Provvidenza e in Divino amore e DivinaSapienza.
16. In seguito, quelli che fanno buone azioni da se stessi, saranno chiamati “uominiterreni”, giacché la loro condotta morale e civile è terrena nell'essenza; mentre coloro chefanno buone azioni, dal Signore verranno chiamati “uomini spirituali”, giacché la lorocondotta morale e civile, è spirituale nell'essenza.
17. Il Signore ci dice in Giovanni che nessuno può fare niente di genuinamente buono dase stesso:
L'uomo non può ricevere cosa alcuna, se non gli viene data dal cielo (Giovanni 3:27)
E ancora:
Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potete fareniente (Giovanni 15:5)
“Chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto” significa che tutto il bene vienedal Signore. “Frutto” significa ciò che è buono. “Senza di me non potete fare niente”significa che nessuno di noi può fare il bene da se stesso. Coloro che credono nel Signore, eche fanno ciò che è buono, da lui, sono chiamati “figli della luce” (Giovanni 12:36; Luca16:8), “figli del matrimonio” (nella versione italiana: gli amici dello sposo – ndt) (Marco 2:19),“figli della resurrezione” (Luca 20:36), “figli di Dio” (Luca 20:36 ; Giovanni 1:12) e “nati daDio” (Giovanni 1:13). Di essi si dice che “vedranno Dio” (Matteo 5:8); che “ il Signoredimorerà in loro” (Giovanni 14:23); che essi “hanno la fede in Dio”(Marco 11:22) e che “leloro opere sono fatte secondo Dio” (Giovanni3:21). Queste asserzioni sono riassunte nelleseguenti parole:
Ma a quanti lo accolsero, diede il potere di diventare Figli di Dio: quelli che credono nel suonome, i quali non sono nati dal sangue, né da volere di carne, né da volontà di uomo, ma daDio. (Giovanni 1:12,13)
“Credere nel nome del Figlio di Dio” è credere alla Parola e vivere secondo essa. Il “voleredi carne” è la nostra stessa volontà, che in sé è male, e la “volontà di uomo” è il nostrostesso intelletto, che in sé è falso, in quanto risultato del male. Coloro che sono nati daquesti sono persone che nel loro comprendere, pensare, agire e parlare, attingono da lorostessi. Coloro che sono nati da Dio sono persone che nel loro comprendere, pensare, agiree parlare, attingono dal Signore. In breve, ciò che viene da noi non è bene. Ciò che vienedal Signore è bene.
III
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle alle cattive azioni perché sonopeccati, le buone azioni che fa non procedono da lui ma dal Signore
18. Vi è qualcuno che non sappia o che non possa sapere che il nostro male si frapponealla capacità del Signore di venire a noi? Il male è l'inferno e il Signore è il cielo, e inferno ecielo sono opposti, a tal punto che se siamo in uno non possiamo essere nell'altro. Unoagisce contro l'altro e lo annulla.
19. Da quando siamo in questo mondo siamo tra l'inferno e il cielo l'inferno al di sottodi noi ed il cielo al di sopra di noi – e durante questo tempo siamo mantenuti nella libertàdi volgerci verso l'inferno o verso il cielo. Se ci volgiamo verso l'inferno ci allontaniamodal cielo, mentre se ci volgiamo verso il cielo ci allontaniamo dall'inferno. In altre parole,per tutto il tempo che viviamo in questo mondo, siamo posizionati nel mezzo fra il Signoree il diavolo e siamo mantenuti nella libertà verso l'uno o l'altro. Se ci volgiamo verso ildiavolo voltiamo le spalle al Signore, mentre se ci volgiamo al Signore voltiamo le spalle aldiavolo. O, per metterla in un altro modo ancora, da quando siamo in questo mondosiamo nel mezzo fra ciò che è male e ciò che è bene e siamo mantenuti nella libertà divolgerci all'uno o all'altro. Se ci volgiamo verso ciò che è male voltiamo le spalle a ciò che èbene, mentre se ci volgiamo verso ciò che è bene, voltiamo le spalle a ciò che è male.
20. Ho affermato che siamo mantenuti nella libertà di volgerci verso l'una o l'altra strada.Questa libertà non viene mai da noi stessi; viene dal Signore; ecco perché ho affermato chesiamo soltanto mantenuti in essa. Sull’equilibrio fra cielo e inferno, sul nostro essere inquesto equilibrio e nel conseguente stato di libertà, si veda in Cielo e inferno, nn. 589596 e597603. Su come ciascuno sia mantenuto nella libertà e nessuno ne sia privato, cisoffermeremo nel luogo appropriato (nn. 101, 102).
21. Questo chiarisce che, nella misura in cui voltiamo le spalle alle cattive azioni, siamocon il Signore e nel Signore; e nella misura in cui siamo nel Signore, le buone azioni chefacciamo non vengono da noi stessi ma dal Signore. Questo implica la seguente leggegenerale: nella misura in cui voltiamo le spalle alle cattive azioni, noi facciamo buone azioni.
22. Due cose sono dunque richieste: primo, abbiamo bisogno di voltare le spalle allecattive azioni perché esse sono peccati, cioè perché sono infernali e diaboliche e dunquecontrarie al Signore ed alle leggi Divine. Secondo: abbiamo bisogno di voltare le spalle allecattive azioni perché sono peccati in quanto le abbiamo fatte da noi stessi, e abbiamobisogno di credere nel Signore. Entrambe queste asserzioni saranno approfondite diseguito.
23. Ci sono tre corollari a questo:
I. Se l’uomo vuole e compie buone azioni prima di voltare le spalle alle cattive azioni inquanto sono peccati, le sue buone azioni non sono buone.
II. Se l’uomo pensa e parla devotamente ma non volta le spalle alle cattive azioni in quantosono peccati, i suoi pensieri e le sue parole, non sono devoti.
III. Anche se l’uomo è ben istruiti e pieno di acume, se non volta le spalle alle cattive azioniin quanto sono peccati, non è savio.
24. I. Se l’uomo vuole e compie buone azioni prima di voltare le spalle alle cattive azioni in quantosono peccati, le sue buone azioni non sono buone. Questo è perché l’uomo non è ancora nelSignore, come appena rilevato. Per esempio se si aiuta il povero, il bisognoso, se sisovvenzionano chiese ed ospizi, se si sosteniamo la chiesa, la nazione ed i concittadini, sesi insegna il vangelo, si operano conversioni, si pratica la giustizia nei giudizi, l'onestànegli affari e la rettitudine nel nostro comportamento, e ciò nondimeno, non si dà peso amali quali frode, adulterio, odio, blasfemia e simili cose che sono peccati, allora le unichebuone azioni che si possono fare sono interiormente cattive. Le stiamo facendo nel nostrostesso interesse, cioè, e non nell'interesse del Signore. Questo significa che dentro ci siamonoi e non il Signore; e tutte le buone azioni che hanno noi in esse, sono tutte contaminatedai nostri mali, e focalizzate su noi stessi e il mondo. Le stesse azioni appena elencate sonointeriormente buone se noi ci distogliamo dai mali perché essi sono peccati; mali qualifrode, adulterio, odio, blasfemia e simili. Se così è, le azioni che facciamo vengono dalSignore e sono chiamate azioni fatte in Dio (Giovanni 3:19, 20, 21).
25. II. Se l’uomo pensa e parla devotamente ma non volta le spalle alle cattive azioni in quantosono peccati, i suoi pensieri e le sue parole, non sono devoti. Questo è perché l’uomo non è nelSignore. Per esempio se noi siamo presenti regolarmente in chiesa, ascoltiamo conreverenza i sermoni, leggiamo le Scritture e la letteratura religiosa, prendiamo lacomunione, offriamo le nostre preghiere ogni giorno e dedichiamo una gran quantità dipensieri a Dio e alla salvezza, ma non diamo peso ai mali che sono peccati – frode peresempio, o adulterio, odio, blasfemia e simili – allora l'unico pensiero devoto di cui siamocapaci è un pensare ed un parlare che interiormente non è affatto devoto, perché noi stessicon i nostri mali siamo in esso. Non siamo consapevoli di questo mentre tali atti stannoaccadendo, ma i nostri mali sono ancora lì dentro e si nascondono al nostro sguardo. Ècome una sorgente le cui acque sono impure dalla fonte. In quei momenti i nostri esercizispirituali non sono altro che una routine che ci è diventata abituale; o abbiamo unaconsiderazione di noi stessi troppo alta o siamo ipocriti. Questi esercizi salgono in cielo, sì,ma lungo la strada si girano e tornano giù come fa il fumo nell'aria.
26. Mi è stata concessa l'opportunità di vedere e sentire molte persone dopo la loromorte, elencare i propri atti di bontà e i propri esercizi spirituali enumerando liste comequelle appena menzionate in 24 e 25, così come anche altre. Ho anche visto che alcuni di
loro hanno le lampade ma non hanno l'olio, e quando gli venne chiesto se avessero voltatole spalle alle cattive azioni in quanto peccati, saltò fuori che non lo avevano fatto. Così glivenne detto che erano nel male e più tardi li vidi andare in caverne dove c'erano altrepersone in un male simile al loro.
27 III. Anche se l’uomo è ben istruiti e pieno di acume, se non volta le spalle alle cattive azioni inquanto sono peccati, non è savio. Anche questo è per il motivo appena esposto; che la nostrasapienza viene da noi stessi e non dal Signore. Per esempio, se noi conosciamo la teologiadella nostra chiesa proprio fino all'ultimo dettaglio e sappiamo come sostenerla sulle basidella Scrittura e della ragione; se conosciamo le teologie di tutte le chiese di ogni epoca,insieme con gli editti di tutti i concili; se ancora conosciamo le verità, le riconosciamo e lecomprendiamo; se per esempio sappiamo cos'è la fede, cos'è la carità, cos'è la pietà, cosasono il pentimento e la remissione dei peccati, cos'è la rigenerazione, cosa sono ilbattesimo e l'eucarestia, cos'è il Signore e cosa sono la redenzione e la salvezza,nondimeno, non siamo savi, finché non voltiamo le spalle alle cattive azioni in quantopeccati. Queste cognizioni sono prive di vita , perché coinvolgono solo il nostro intelletto enon, nello stesso tempo, la nostra di volontà. Queste cognizioni periscono nel corso deltempo per le ragioni esposte sopra, n. 15. Dopo la morte, sono dismesse, perché nonconcordano con l'amore della nostra volontà. Nondimeno, queste cognizioni sonoassolutamente necessarie perché ci istruiscono su come dobbiamo comportarci; e quandole mettiamo in pratica esse diventano viventi per noi, ma non prima.
28. Quanto detto finora può essere rinvenuto in molti passi della Parola, di cui citerò iseguenti. La Parola ci dice che nessuno può fare il bene e il male nello stesso tempo o – ciòche è lo stesso – nessuno può essere nello stesso tempo nel cielo e all'inferno, in relazionealla propria anima. La Parola ce lo spiega in questi termini:
Nessuno può servire due padroni, perché, o disprezzerà l'uno e amerà l'altro, o sarà affezionatoa uno e trascurerà l'altro. Non potete servire Dio e Mammona (Matteo 6:24)
Come potete parlare bene voi, malvagi come siete? Perché la bocca parla per la sovrabbondanzadel cuore. L'uomo dabbene, dal suo tesoro buono cava cose buone; il malvagio da un tesorocattivo cava fuori il male (Matteo 12:34, 35)
Non c'è albero buono che dia frutti cattivi né, al contrario, albero cattivo che dia frutti buoni;difatti ogni albero si riconosce dai suoi frutti. Non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmiauva dai pruni (Luca 6:43, 44)
29. La Parola ci insegna che nessuno di noi può fare il bene da se stesso; le nostre azionisono buone solo se provengono dal Signore. Gesù dice:
Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lotaglia, e quello che porta frutto, lo pota, affinché porti più frutto. Già voi siete puri, in virtù dellaparola che vi ho annunziato. Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può da sé portarefrutto se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi, se non rimanete in me. Io sono la vite,voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto; perché senza di me nonpotete fare niente. Se uno non rimane in me, è gettato via come il sarmento e si secca, poi vieneraccolto e gettato nel fuoco a bruciare (Giovanni 15:16)
30. La Parola ci dice nel seguente passo che, finché non saremo purificati dai nostri mali,ogni buona cosa che facciamo non è buona, ogni atto di devozione non è devoto e noi nonsiamo savi; ma è il contrario se noi siamo purificati.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite il di fuori del bicchiere e del piatto, mentrel’interno è pieno di rapina e di immondezza! Fariseo cieco! Lava prima l'interno del bicchiere edel piatto; sicché anche l'esterno diventi pulito. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché sietesimili a sepolcri imbiancati, i quali, visti dal di fuori paiono splendidi, ma dentro sono pienid'ossa di morti e d'ogni putredine! Così anche voi, di fuori apparite giusti alla gente, ma dentrosiete pieni di ipocrisie e iniquità (Matteo 23:2528)
Poi ci sono queste parole di Isaia:
Ascoltate la parola del Signore, o capi di Sodoma; porgete orecchio all'insegnamento del nostroDio, o popolo di Gomorra! Che m'importa dei vostri molti sacrifici? Dice il Signore. Sono saziodegli olocausti di arieti e del grasso dei vitelli; non gradisco il sangue dei buoi, degli agnelli edei capri. Quando venite a presentarvi davanti a me, chi reclama questo da voi? Non calpestatepiù i miei cortili per portarmi delle offerte inutili: l'incenso mi è in abominio. Neomenie, sabati eadunanze rituali non le posso soffrire, né feste o solennità. Le vostre neomenie, le vostreassemblee, io le odio: mi sono diventate un peso, sono stanco di sopportarle. Quando voistendete le vostre mani, distolgo da voi i miei occhi, anche se voi moltiplicate le preghiere, ionon le ascolto. Le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate le vostrecattive azioni dai miei occhi; cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia,aiutate l'oppresso, difendete la giustizia dell'orfano, proteggete la vedova. Venite, dunque,discutiamo, dice il Signore. Se i vostri peccati sono come scarlatto, diventeranno bianchi come laneve; se sono rossi come la porpora, diventeranno come la lana (Isaia 1:1018)
In breve, ci dice questo, finché non voltiamo le spalle alle cattive azioni, nessuno dei nostriculti è gradito. Allo stesso modo, per ogni cosa che facciamo, poiché è detto “Non posso
tollerare l'iniquità, purificate voi stessi; togliete il peccato dalle vostre azioni, smettete difare il male.” in Geremia:
Distoglietevi, tutti voi, dalla vostra strada del male, rendete buoni i vostri atti (Ger. 35:15)
[2] Si fa riferimento a persone che non sono savie. Come nel seguente passo in Isaia:
Guai a quelli che si credono savi e prudenti ai propri occhi! (Is. 5:21)
Nello stesso profeta:
La sapienza dei savi perirà, e l'intelligenza degli intelligenti si oscurerà. Guai a coloro chevogliono nascondere i loro disegni al Signore e che operano nelle tenebre dicendo: Chi puòvederci? Chi ci conosce? (Is. 29:14,15)
E ancora:
Guai a coloro che scendono in Egitto a cercar protezione, a quelli che sperano nei cavalli,confidano nei molti carri e nella forza valorosa dei cavalieri, invece di rivolgersi al Santo diIsraele e di cercare Jehovah. Egli insorge contro la casa dei malvagi e contro il soccorso di chiopera iniquità, perché l'Egitto non è Dio ed i suoi cavalli sono carne e non spirito. (Is. 31:1, 2, 3)
Ecco come la nostra propria intelligenza è descritta. Egitto sono le conoscenze mondane, ilcavallo è la nostra capacità d’intendere quelle conoscenze, i carri sono gli insegnamentireligiosi basati su tali conoscenze, ed i cavalieri sono l'intelligenza che se ne sviluppa comerisultato. In proposito leggiamo: “Guai a chi non guarda al Santo di Israele e non cercaJehovah. Egli insorge contro la casa dei malvagi e contro il soccorso di chi opera iniquità”volendo intendere la distruzione di questo percorso da parte del male. “L'Egitto è unuomo e non un Dio ed i suoi cavalli sono carne e non spirito” significa che questa capacitàd’intendere viene dal nostro orgoglio, quindi non c'è vita in esso. Umano e carne sono ilnostro proprio, e Dio e spirito sono la vita che viene dal Signore. I cavalli dell'Egitto sonol'intelligenza che rivendichiamo come nostra. Ci sono molti passi simili nella ParolaScritture, dove il dualismo tra l'intelligenza che derivata da se stessi e sull'intelligenzaproveniente dal Signore, può essere inteso solo attraverso il loro significato spirituale.
[3] Possiamo vedere dai seguenti passi che nessuno di noi può essere salvato per mezzodi atti di bontà fatti da noi stessi, perché in se stessi non sono buoni.
Non chiunque mi dice: Signore! Signore! Entrerà nel regno dei cieli; ma colui che fa la volontàdel Padre mio, che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore! Signore! Non abbiamonoi profetato in tuo nome? Non abbiamo cacciato i demoni in nome tuo? Non abbiamo nel tuonome fatto molti prodigi? Ma allora dirò ad essi apertamente: io non vi ho mai conosciuti;allontanatevi da me, voi operatori d’iniquità (Matteo 7:21, 22, 23)
E in un altro passo:
Quando il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta, voi, costretti a star fuori,incomincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, aprici! ma egli vi risponderà: Non so dondesiete! Allora incomincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu haiinsegnato nelle nostre piazze. Ma egli vi replicherà: Non so di dove siete! Allontanatevi da me,voi tutti operatori d'iniquità! (Luca 13:25, 26, 27)
Essi sono infatti come il fariseo che pregava, in piedi nel tempio, gloriandosi di non essereavido, ingiusto o adultero come altra gente, bensì di aver digiunato due volte la settimanae dato la decima di tutto quello che possedeva. (Luca 18:1114) Essi sono anche quellichiamati “servitori inutili” (Luca 17:10).
31. La verità è che nessuno di noi, da se stesso, può fare niente di buono che siaautenticamente buono; ma sarebbe oltraggioso usare questo principio per annientare tuttoil bene e gli atti di carità fatti da coloro che voltano le spalle al male in quanto peccato.Usare tale principio in questo modo è infatti diametralmente opposto alla Parola, che ciinsegna ciò che dobbiamo fare. Ciò è contrario ai comandamenti dell'amore per il Signoree dell'amore per il nostro prossimo, da cui dipendono tutta la legge e i profeti (Matteo22:40). L’abuso di questo principio degraderebbe e sovvertirebbe tutto ciò che ha a che farecon la religione. Tutti sanno che religione significa fare ciò che è bene e che tutti noisaremo giudicati secondo le nostre azioni. Noi siamo tutti capaci, per natura, didistoglierci dal male con apparente autonomia a causa del potere del Signore, se noipreghiamo quel potere; e quello che quindi facciamo è il bene che viene dal Signore.
IV
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle al male perché è peccato, ama ciòche è vero
32 Ci sono due principi assoluti che emanano dal Signore: il Divino bene e la Divinaverità. Il Divino bene procede dal suo Divino amore, e la Divina verità, dalla sua Divinasapienza. Nel Signore, questi due sono uno e quindi procedono da lui come uno.Nondimeno, non sono ricevuti come uno dagli angeli nei cieli né da noi sulla terra. Ci sonoalcuni angeli e persone che ricevono più verità Divina che bene Divino, e ce ne sono altriche ricevono più bene Divino che verità Divina. Perciò i cieli sono divisi in due regni, unochiamato “regno celeste” e l'altro chiamato “regno spirituale.” I cieli che ricevonomaggiormente Divino bene formano il regno celeste, quelli che ricevono maggiormenteDivina verità formano il regno spirituale. Su questi due regni in cui i cieli sono distinti, siveda in Cielo e inferno nn. 2028.
[2] Tuttavia, gli angeli di ogni cielo godono di sapienza e intelligenza solo fino al puntoin cui il bene che essi praticano è unito alla verità. Ogni loro buona azione che non siaunita alla verità, di fatto non è buona. Possiamo rilevare da questo che il bene, unito allaverità, genera amore e sapienza sia per l’angelo, sia per l’uomo e per noi; e dato che gliangeli sono angeli in virtù del loro amore e della loro sapienza, e poiché lo stesso vale pernoi, possiamo vedere che il bene unito alla verità è ciò che fa di un angelo un angelo delcielo, e di una persona un autentico membro della chiesa.
33. Giacché ciò che è bene e ciò che è vero sono uno nel Signore ed emanano da lui comeuno, ne consegue che il bene ama la verità, e la verità ama il bene, ed essi vogliono essereuno. Lo stesso vale per i loro opposti: ciò che è male ama ciò che è falso e ciò che è falsoama ciò che è male, ed essi vogliono essere uno. Nelle pagine seguenti l'unione del bene edella verità sarà chiamata matrimonio celeste e l'unione di male e della falsità, matrimonioinfernale.
34. Una conseguenza di questo è che nella misura in cui voltiamo le spalle al male inquanto peccato, amiamo ciò che è vero, cioè nello stesso modo, ci volgiamo verso ciò che èbene, come spiegato nel precedente capitolo, nn. 1831. Viceversa, nella misura in cui nonvoltiamo le spalle al male in quanto peccato, non amiamo ciò che è vero, perché in talemisura non ci volgiamo verso ciò che è bene.
35. In effetti, coloro che non voltano le spalle al male in quanto peccato, possono amareciò che è vero. Nondimeno, non lo amano perché è vero, ma perché accresce la lororeputazione come mezzo per acquisire rango o profitto. Quindi, se la verità non accresce laloro reputazione, non la amano.
36. Il bene plasma la nostra volontà e la verità plasma il nostro intelletto. Da un amoreper ciò che è buono nella nostra volontà, viene un amore per ciò che è vero nel nostrointelletto. Dall'amore per ciò che è vero viene una percezione di ciò che è vero; da unapercezione di ciò che è vero viene la riflessione su ciò che è vero; da questa viene ilriconoscimento di ciò che è vero, che è la fede nella sua appropriata definizione. In Divinoamore e Divina Sapienza è esposta la progressione verso la fede, da un amore per ciò che èbene.
37. Non essendo il bene autenticamente bene fintantoché non è unito con la verità, comemostrato al n. 32, ne consegue che il bene non diviene manifesto prima di questa unione;eppure cerca costantemente di manifestarsi. Così, nell'intento di divenire manifesto,desidera ed acquisisce verità per se stessa. Questi sono i mezzi per il suo nutrimento e lasua formazione. Ecco perché amiamo ciò che è vero nella misura in cui ci volgiamo verso ilbene, e per conseguenza, nella stessa misura in cui voltiamo le spalle al male in quantopeccato: perché ciò determina fino a che punto ci volgiamo verso il bene.
38. Nella misura in cui guardiamo al bene e amiamo ciò che è vero per amore del bene,noi amiamo il Signore, perché il Signore è il bene stesso e la verità stessa. Così il Signore ècon noi in ciò che è buono e in ciò che è vero. Se amiamo la verità per amore del bene,allora e solo allora noi amiamo il Signore. Questo ce lo dice il Signore in Giovanni:
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi non mi ama, non osserva lamia parola (Giovanni 14:21, 24)
E ancora:
Se osserverete i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore (Giovanni 15:10)
Le parole di Dio e i comandamenti sono verità.
39. Possiamo spiegare il fatto che il bene ama la verità prendendo in esempio preti,soldati, mercanti. Riguardo ai preti, se essi si volgono verso il bene che un prete può fare,che è porre attenzione alla salvezza delle anime, insegnare la via per il cielo e guidare lepersone a cui insegnano, allora poiché si volgono al bene perché lo amano e lo desideranoardentemente, essi acquisiscono le verità che insegnano e ciò li abilita a guidare le persone.
D'altra parte, i preti che non si volgono verso il bene che un prete può fare, ma piuttostosulle gratificazioni del proprio ufficio e che sono di questa indole per amore di sé e peramore del mondo, cioè tutto ciò che essi considerano buono allora, a causa di questo
amore e brama, anche essi acquisiscono tanta verità quanta è la gratificazione, che il loro“bene”, ispira loro di acquisire.
Allo stesso modo per i soldati, se amano il servizio militare e vi scorgono del bene, chesia il provvedere protezione o il perseguire la gloria personale, allora, a causa del bene cheperseguono e del suo mantenimento acquisiscono la necessaria conoscenza e, se sono degliufficiali, il discernimento. Queste sono le verità da cui il piacere del loro amore, che è illoro bene, trae nutrimento e prende forma.
Così per i mercanti, se dedicano se stessi al commercio perché lo amano, accolgono congioia tutto ciò che gli serve come mezzo per mettere insieme e costruire ciò che amano.Questi mezzi, inoltre, sono come delle verità, quando fare commercio è il bene che questepersone amano.
Così gli artigiani, se essi si applicano diligentemente al proprio lavoro e lo amano comequalcosa che dà valore alla loro vita, acquistano gli attrezzi e si perfezionano imparandociò che gli serve sapere. Questo è ciò che rende buono il loro lavoro.
Possiamo osservare da tutto questo che le verità sono i mezzi con i quali il bene chefacciamo per amore diviene manifesto, diviene qualcosa; quindi il bene ama ciò che è veroallo scopo di divenire manifesto.
Così nella Parola, operare la verità significa agire in modo tale che ne verrà del bene.Questo è il senso di operare la verità in Giovanni 3:21, fare ciò che il Signore dice in Luca 6:46,accogliere i comandamenti in Giovanni 14:21 e osservare gli statuti e le leggi Levitico 18:5.Questo è anche il significato di fare il bene e portare frutto, perché ciò che è fatto è qualcosadi buono, un frutto.
40. Possiamo spiegare il fatto che il bene ama la verità e vuole essere unito ad essa, sepensiamo al cibo e all'acqua, o al pane e al vino. Ci servono entrambi. Il cibo o il pane dasolo non è utile per il nutrimento del corpo senza l’acqua o il vino, così ciascuno cerca erichiede l'altro. Infatti nella Parola, se compresa spiritualmente, cibo e pane significano ciòche è buono, mentre l'acqua e il vino significano ciò che è vero.
41. Possiamo concludere da quanto è stato detto che se voltiamo le spalle al male inquanto peccato, allora amiamo e desideriamo la verità. Più risolutamente voltiamo lespalle, più amiamo e desideriamo la verità, perché siamo tanto più rivolti verso il bene. E'così che raggiungiamo il matrimonio celeste, che è il matrimonio del bene e della verità, ilmatrimonio in cui il cielo è, e la chiesa devono essere.
V
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle al male perché è peccato, ha fedeed è spirituale
42. La nostra fede e la nostra vita sono distinte l'una dall'altra nello stesso modo in cuisono distinti il nostro pensiero e le nostre azioni. Siccome il pensiero viene dall'intelletto ele azioni dalla volontà, ne consegue che la nostra fede e la nostra vita sono anch'essedistinte l'una dall'altra nello stesso modo in cui sono distinti il nostro intelletto e la nostravolontà. Perciò, chiunque conosca in che modo l'intelletto e la volontà sono distinti, saanche come la fede e la vita sono distinti. E chiunque conosca in che modo l'intelletto e lavolontà diventano uno, sa anche come la fede e la vita diventano uno. Ecco perché si deveiniziare con una premessa su intelletto e volontà.
43. Noi possediamo due facoltà, una chiamata volontà e l'altra intelletto. Si possonodistinguere una dall'altra, ma furono create tali da essere una e quando sono una, sonochiamate mente. Ciò significa che esse sono la mente umana; sono la dimora di tutto ciò cheè vivo in noi. Proprio come tutte le cose nell'universo (quelle che concordano col disegnoDivino) traggono origine dal bene e dalla verità, così tutto in noi trae origine dalla volontàe dall'intelletto. Questo perché tutto ciò che è buono in noi risiede nella nostra volontà etutto ciò che è vero risiede nel nostro intelletto. Queste due facoltà, sono destinatarie esono i luoghi di elezione del bene e della verità; la nostra volontà è destinataria ed è lasede del bene, e il nostro intelletto è destinatario ed è la sede dalla verità. Inoltre, il bene ela verità in noi non possono essere trovati da nessun'altra parte, e così pure l’amore e lafede, essendo amore e bene mutualmente dipendenti, come lo sono fede e verità.
[2] Non c'è conoscenza più rilevante del conoscere in che modo la nostra volontà e ilnostro intelletto formano una mente. Essi formano una mente come il bene e la veritàformano sono uno. C'è lo stesso tipo di matrimonio fra volontà e intelletto come fra bene everità. Si può avere un’idea di come è questo matrimonio da ciò che è stato appena dettonel precedente capitolo, cui è da aggiungere che, esattamente come ogni cosa ha il benequale sua realtà sottostante, e la verità come sua conseguente manifestazione, così lanostra volontà è la realtà sottostante della nostra vita e il nostro intelletto è la suaconseguente manifestazione. Infatti il bene proveniente dalla nostra volontà prende formanel nostro intelletto e si rende visibile a noi in qualche modo specifico.
44. Che l’uomo possa avere una ingente conoscenza, pensare e comprendere, e ciònondimeno, non essere savio, è stato spiegato sopra (nn. 2728). Fintanto che la fedesignifica conoscere, pensare e specialmente comprendere che qualcosa è così, possiamocredere di avere fede, sebbene di fatto non ne abbiamo. La ragione per cui non abbiamofede è perché stiamo conducendo una vita cattiva, è non c'è modo che una vita cattiva e la
verità in cui crediamo possano agire all'unisono. Il male che pratichiamo distrugge laverità in cui crediamo. Questo è perché il male che pratichiamo risiede nella nostravolontà, mentre la verità in cui crediamo risiede nel nostro intelletto; e la volontà guidal'intelletto e lo fa agire all'unisono con se stessa. Quindi, se c'è qualcosa nel nostro intellettoche non concorda con la nostra volontà, quando siamo lasciati a noi stessi e pensiamosecondo il nostro male e secondo il suo amore, rigettiamo la verità che è nel nostrointelletto o la facciamo cooperare per distorcerla.
È diverso se stiamo conducendo una vita retta. In quel caso, quando siamo lasciati a noistessi pensiamo secondo ciò che è bene e amiamo la verità che è nel nostro intellettoperché essa concorda. Così c'è un'unione di fede e vita come l'unione della verità con ilbene, e all’una e all’altra somiglia l'unione tra intelletto e volontà.
45. Ne consegue che se voltiamo le spalle al male in quanto peccato, abbiamo fedeperché, come spiegato proprio sopra, ciò significa che ci volgiamo verso il bene. Ciò trovaconferma nell’opposto, vale a dire che se non voltiamo le spalle al male in quanto peccato,non abbiamo fede, perché ci volgiamo verso il male, ed il male ha un'intrinseca avversioneper la verità. Esteriormente, sì, possiamo trattare amichevolmente la verità e sopportarlapazientemente, e perfino amare il fatto di averla nel nostro intelletto; ma quandoabbandoniamo la veste esteriore, come accade dopo la morte, prima rigettiamo la veritàche abbiamo trattato amichevolmente nel mondo, quindi neghiamo che sia la verità, edinfine ci allontaniamo da essa.
46. Quando siamo nel male, la nostra fede è una fede intellettuale che non ha nulla delbene in sé, dalla nostra volontà. Come risultato è una fede morta, che è come respirare coni polmoni, ma senza vita dal cuore (l'intelletto corrisponde ai polmoni e la volontàcorrisponde al cuore). È anche come un'allettante prostituta, agghindata con belletto egioielli, con una malattia virulenta dentro di sé. Infatti, le prostitute corrispondono alladistorsione di ciò che è vero, e perciò hanno quel significato nelle Scritture.
È anche come un albero con la chioma lussureggiante che non porta frutto, un albero cheil giardiniere abbatte. L'albero sta per l’uomo; i suoi fiori e le foglie rappresentano la veritàin cui crediamo e il suo frutto il nostro amore nel fare del bene.
Ma la fede che risiede nel nostro intelletto è diversa se ha in sé il bene che viene dallanostra volontà. È viva, ed è come il respiro dei polmoni che ha la sua vita dal cuore. Èanche come una moglie attraente, amata dal marito per la sua castità, e come un alberofruttifero.
47. Ci sono molte cose che sembrano richiedere la sola fede, come l'esistenza di Dio; cheil Signore, che è Dio è il nostro redentore e salvatore; la realtà del cielo e dell’inferno; lavita dopo la morte e svariate altre questioni. Le descriviamo non come cose che devonoessere fatte, ma come cose in cui credere. E nondimeno, perfino questi principi di fede
sono morti se l’uomo si volge verso il male; viceversa, sono vivi l’uomo si volge verso ilbene. Questo è perché, quando l’uomo si volge verso il bene, non solo agisce bene in virtùdella sua volontà, ma pensa anche rettamente in virtù dell’intelletto. Questo non solo congli altri, in pubblico, ma anche quando è solo. È diverso quando l’uomo si volge verso ilmale.
48. Come è stato appena detto, questi principi sembrano richiedere la sola fede. Ma ilpensiero nel nostro intelletto è una manifestazione dell'amore che appartiene alla nostravolontà: quell'amore è la realtà sottostante del pensiero nel nostro intelletto. Cioè, seabbiamo la volontà di fare qualcosa per amore, vogliamo farlo, vogliamo pensarlo,vogliamo comprenderlo e vogliamo affermarlo. O, in altre parole, qualunque cosa amiamointenzionalmente, amiamo farla, amiamo pensarla, amiamo comprenderla e amiamoaffermarla.
Allora, quando voltiamo le spalle al male in quanto peccato, noi siamo nel Signore, comespiegato sopra (nn. 1831) ed è il Signore che fa tutto. Ecco perché il Signore, a coloro chegli chiedevano cosa avrebbero dovuto fare per operare le opere di Dio, disse:
Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato (Giovanni 6:29)
Credere nel Signore non è semplicemente pensare che esiste ma anche fare ciò che egliafferma, come ci dice altrove.
49. Le persone che sono nel male non hanno alcuna fede, sebbene credono di averla,come mi è stato dimostrato vedendo alcune persone di questo genere nel mondospirituale. Essi sono stati condotti in una società celeste, da cui la fede spirituale degliangeli è penetrata interiormente nella fede dei visitatori. Questo rese i visitatoriconsapevoli del fatto che tutto ciò che avevano era una fede terrena o esteriore, e non unafede spirituale o interiore. Così essi stessi ammisero di non avere fede alcuna e che nelmondo avevano convinto se stessi che se avessero pensato, per un qualunque motivo, chequalcosa fosse vero, ciò fosse “credere” o “avere fede.”
La fede di chi non si è dedicato al male, invece, appare ben diversa.
50. Questo dimostra cos'è una fede spirituale e cos'è una fede non spirituale. La fedespirituale è caratteristica di chi non commette peccato, perché le buone azioni di coloro chenon commettono peccato vengono dal Signore e non da noi stessi (si vedi sopra, nn. 1831)ed attraverso la loro fede diventano spirituali. Per loro, la fede è verità. Ecco come ilSignore dice in Giovanni:
Questo è il giudizio, che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebrealla luce, perché le loro opere sono malvagie. Chi fa il male odia la luce e non viene alla lucedove le proprie opere sarebbero esposte. Chi invece opera la verità, viene alla luce, affinchéappaiano chiaramente le sue opere, e le sue opere sono fatte in Dio (Giovanni 3:19, 20, 21)
51. Il seguente passo conferma quanto detto fin qui:
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene, mentre il malvagio dal suocattivo tesoro trae fuori il male poiché la sua bocca parla dalla sovrabbondanza del cuore (Luca6:45; Matteo 12:35)
Nella Parola, il cuore significa la nostra volontà, e dato che questa è la fonte del nostropensare e parlare, si dice che la bocca parla per sovrabbondanza del cuore.
Non quello che entra per la bocca contamina l'uomo; ma ciò che esce dal cuore, questocontamina l'uomo! (Matteo 15:11)
Di nuovo, cuore significa la nostra volontà. E Gesù disse alla donna che lavò i suoi piedicon olio consacrato, che i suoi peccati erano perdonati per il suo molto amore, e più tardiaggiunse:
La tua fede ti ha salvata (Luca 7:4650)
Possiamo capire da queste parole che quando i nostri peccati sono perdonati che èquando essi non sono più lì la nostra fede ci salva.
In Giovanni 1:12,13 il Signore ci dice che sono chiamati figli di Dio e nati da Dio quando laloro volontà e il loro intelletto non sono in ciò che è loro proprio, cioè quando non nel malee nella falsità . Ci insegna anche che tali persone sono le sole a credere nel Signore. Per laspiegazione di questi versetti, si veda sopra n. 17.
52. La conclusione conseguente a ciò è che non c'è in noi la più infinitesimale parte dellaverità che non provenga dal bene, e allo stesso modo non c’è in noi la più infinitesimaleparte della fede che non provenga dalla vita. Tale consapevolezza può essere accolta nelnostro intelletto, ma fintanto ché la volontà non concorda con esso, essa non divienericonoscimento che costituisce la fede. Quindi fede e vita camminano fianco a fianco.
Questo ci permette ora di constatare che, nella misura in cui voltiamo le spalle al male inquanto peccato, noi abbiamo fede e siamo spirituali.
VI
I Dieci Comandamenti ci dicono quali mali sono peccati
53. C'è una qualche società, da qualche parte nel globo, la quale non sappia che è male
rubare, commettere adulterio, omicidio e testimoniare il falso? Se non sanno questo, e senon sono impediti per legge dal fare queste cose sarà la fine per loro, perché ognicomunità o repubblica o regno collasserebbe se non avesse tali leggi. Può qualcunopresumere che la nazione israelita fu così tanto più stupida di qualunque altra da nonsapere che queste cose erano male? Allora potremmo meravigliarci che queste leggi, cosìben conosciute sull'intera faccia della terra, furono rese pubbliche da Jehovah stesso, dalmonte Sinai, in maniera così miracolosa.
Ma la verità è che vennero rese pubbliche in maniera così miracolosa per far sapere aIsraele che queste leggi non sono leggi meramente civili e morali, ma sono altresì leggispirituali e infrangerle è dannoso non solo per i nostri concittadini e per la comunità, ma èanche un peccato contro Dio. Così, la proclamazione di di tali leggi dal monte Sinai daparte di Jehovah, fece di esse delle leggi religiose. È ovvio che se Jehovah Dio comandaqualcosa, lo fa al fine di renderlo parte della nostra religione, come qualcosa che necessitadi essere fatto per il suo bene e a beneficio della nostra stessa salvezza.
54. Poiché queste leggi furono gli esordi della Parola, e conseguentemente della chiesache il Signore stabilì con il popolo israelita, e dato che raccolsero in un breve sommariotutti gli elementi della religione che rendono possibile l'unione del Signore con noi e lanostra unione col Signore, esse erano così sacre che niente è maggiormente sacro.
55. Possiamo arguire quanto eminentemente sacre fossero, dal fatto che Jehovah stesso che è il Signore scese sul monte Sinai in fiamme, con gli angeli, e da lì le proclamò con lasua stessa voce, e che il popolo impiegò tre giorni per prepararsi a sentire e vedere tuttoquesto. La montagna venne anche isolata per evitare che qualcuno potesse avvicinarsi emorire. Nemmeno ai sacerdoti e agli anziani fu permesso avvicinarsi: solo a Mosè fupermesso. Le leggi furono scritte su due tavole di pietra dal dito di Dio. Quando Mosèportò le tavole giù dalla montagna la seconda volta, il suo viso risplendeva.Successivamente vennero deposte nell'arca, che fu collocata nel cuore stesso deltabernacolo, ove era un propiziatori, con angeli guardiani d'oro battuto. Non c'era nientedi più sacro nella loro chiesa e fu chiamato “il santissimo”. Al di fuori dei veli che locircondavano, furono riuniti oggetti che rappresentavano cose sante del cielo e dellachiesa, il candelabro con sette lampade d'oro, l'altare d’oro dell'incenso e il tavolo doratoper l’esposizione dei pani, il tutto circondato da tende di fine lino porpora e scarlatto. Lasola ragione della sacralità del tabernacolo era la legge contenuta nell'arca.
[2] A causa della sacralità del tabernacolo, in ragione della presenza della legge nell'arca,l'intera popolazione israelita vi si accampò attorno, disponendosi tribù per tribù, e viaggiòseguendola in una formazione prestabilita. C’era anche una nuvola sopra di esso duranteil giorno, e fuoco sopra di esso durante la notte. A causa della sacralità della legge e dellapresenza del Signore in essa, fu dal propiziatorio, in mezzo agli angeli guardiani, che ilSignore parlò a Mosè, e l'arca lì fu chiamata Jehovah. Infatti, ad Aronne non fu permesso dioltrepassare il velo senza sacrifici e incenso.
Poiché la legge era la santità essenziale della chiesa, Davide portò l'arca in Sion esuccessivamente fu posizionata al centro del tempio di Gerusalemme, dove Salomone fececostruire per essa un santuario.
[3] A causa della presenza del Signore nella legge e attorno alla legge, furono compiutimiracoli per mezzo dell'arca in cui era la legge. Per esempio, le acque del Giordano furonoseparate e fintanto che l'arca vi rimase in mezzo, il popolo attraversò su terreno asciutto.Le mura di Gerico caddero perché l'arca vi fu trasportata attorno. Dagon, il dio dei filistei,cadde al cospetto dell'arca e poi giacque sulla soglia del santuario con la testa spaccata.Decine di migliaia del popolo di Betsemes furono abbattuti a causa dell'arca, e così via.Tutte queste cose accaddero semplicemente per la presenza del Signore nelle sue DieciParole che sono i Dieci Comandamenti.
56. Un'altra ragione del potere e della santità di questa legge è che essa è la sintesi ditutto ciò che costituisce la religione. Cioè, consisteva in due tavolette, una contenente inbreve tutto ciò che ha a che fare con Dio, e l'altra, tutto ciò che ha a che fare con noi. Eccoperché i comandamenti di quella legge sono chiamati le Dieci Parole, così chiamate perchédieci significa tutto.
57. In che modo questa legge riassuma tutto ciò che costituisce la religione, sarà spiegatopiù avanti al capitolo 64.
Poiché la legge è il mezzo dell'unione del genere umano con il Signore e del genereumano con il Signore, è chiamata alleanza e testimonianza; alleanza perché unisce etestimonianza perché rende testimonianza. Questa è la ragione per cui c'erano duetavolette, una per il Signore e una per noi. L'unione è compiuta dal Signore, ma ècompiuta quando noi facciamo quello che è scritto sulla nostra tavoletta. Cioè, il Signore èsempre costantemente presente e attivo e desideroso di entrare, ma, a causa della libertàche ci dà, sta a noi aprire. Perciò egli dice:
Ecco, io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò conlui ed egli con me (Ap. 3:20)
58. Nella seconda tavola, che è per noi, non si dice che si debba fare qualche specificabuona azione, ma che non dobbiamo fare alcune specifiche cattive azioni, ad esempio,“non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, nondesiderare le cose altrui”. Questo perché noi non possiamo fare niente di buono da noistessi, ma quando noi non facciamo azioni cattive, le azioni buone che facciamo nonvengono da noi stessi ma dal Signore. Si vedrà di seguito che l’uomo può voltare le spalleal male – apparentemente da se stesso – ma in realtà col potere del Signore – se lo chiedeumilmente.
59. Le affermazioni fatte al n. 55, riguardo alla proclamazione, la santità ed il potere dellalegge, possono essere trovate nei seguenti passi della Parola:
Jehovah scese nel fuoco sul monte Sinai e la montagna fumò e tremò; e ci furono tuoni,lampi, nubi dense ed il suono di una tromba (Es. 19:16, 18; Deut. 4:11 ; 5:2223)
Prima della discesa di Jehovah, la gente impiegò tre giorni per preparare e santificare sestessa (Es. 19:10, 11, 15).
La montagna venne isolata affinché nessuno si accostasse ed arrivasse vicino alla sua basee morisse. Nemmeno ai sacerdoti fu permesso di accostarsi; solo a Mosè fu permesso. (Es.19:12, 13, 2023; 24:1,2).
La legge fu proclamata dal monte Sinai (Es. 20:217; Deut. 5:621).
La legge fu scritta su due tavolette di pietra dal dito di Dio (Es. 31:18; 32:15,16; Deut. 9:10).
Quando Mosè portò le tavole giù dalla montagna la seconda volta, il suo volto risplendeva(Es. 25:1721).
Le tavole furono deposte nell'arca (Es. 25:16 ; 40:20 ; Deut. 10:5 ; I Re 8:9).
In cima all'arca c'era un trono di gloria, e sul trono di gloria furono posti angeli guardianid'oro battuto (Es. 25:1721).
L'arca, con il propiziatorio e gli angeli guardiani, formò il vero cuore del tabernacolo,mentre il candelabro, l'altare d'oro dell'incenso e il tavolo dorato per i pani dell’offertafurono posti appena all'esterno [del velo], e tutti questi oggetti furono circondaticircolarmente con dieci cortine di fine lino e porpora e [filo] scarlatto (Es. 25:1; 40:1728) .
L'area separata per l'arca fu chiamata “santissimo” (Es. 26:33).
L'intera popolazione israelita si accampò attorno alla dimora, in una disposizione tribù pertribù, secondo la formazione stabilita (Num. 2:1).
C'era una nuvola sopra il tabernacolo durante il giorno, e fuoco sopra di esso durante lanotte (Es. 40:38 ; Num. 9:15, 16; 14:14; Deuteronomio 1:33).
Il Signore parlò a Mosè da sopra l'arca, fra gli angeli guardiani (Es. 25:22; Num. 7:89).
Siccome conteneva la legge, lì l'arca fu chiamata Jehovah. Quando l'arca veniva portatafuori, Mosè diceva: “Sorgi, Jehovah”, e quando veniva deposta diceva: “Ritorna, Jehovah”(Num. 10:35, 36; 2 Samuele 6:2; Salmi 132:7,8).
A causa della santità della legge, ad Aronne non fu consentito di oltrepassare i veli senzasacrifici ed incenso (Lev. 16:214 e ss.).
Davide portò l'arca in Sion con sacrifici e celebrazioni (2 Samuele 6:119).
In quei tempi Uzzah morì per avere toccato l'arca (2 Samuele 6:6, 7).
[Salomone] dispose l'arca al centro del tempio di Gerusalemme, dove aveva edificato unsantuario interno per essa (I Re 6:19 e ss.; 8:39).
A causa della presenza e del potere della legge che era nell'arca, le acque del Giordanofurono divise; e fintanto che l'arca vi rimase nel mezzo, il popolo attraversò su terrenoasciutto (Giosuè 3:117; 4:520).
Decine di migliaia del popolo di BetSemes furono abbattuti a causa dell'arca (I Sam. 6:19).
60. Le tavolette su cui fu scritta la legge vennero chiamate tavole dell'alleanza e a causa diqueste, l'arca fu chiamata arca dell'alleanza (Num. 10:33; Deut. 4:13,23; 5:2,3; 9:9; Giosuè3:11; I Re 8:21; Ap.11:19 e altrove).
La ragione per cui la legge fu chiamata alleanza è che alleanza significa unione. Ecco perchéè detto del Signore che egli sarà un'alleanza per il popolo (Is. 42:6 ; 49:8) ; e perché si chiamal'angelo dell'alleanza (Malachia 3:1) ; e perché il suo sangue è detto il sangue dell'alleanza(Matteo 26:28; Zacc. 9:11; Es. 24:410).
Ecco perché la Parola è chiamata antica alleanza [Antico Testamento] e nuova alleanza[Nuovo Testamento].
Le alleanze sono fatte a beneficio dell'amore, dell'amicizia, della fratellanza, e perciò abeneficio dell'unione.
61 I comandamenti della legge furono chiamati le Dieci Parole (Es. 34:28 ; Deut. 4:13;10:4). Ciò perché dieci significa tutto e parole significa verità. Dopo tutto, erano più di dieci.Poiché dieci significa tutto, c'erano dieci cortine del tabernacolo (Es. 26:1).
Ecco perché il Signore ha detto che uno che stava per ricevere un regno, chiamò dieciservitori e diede loro dieci mine per metterle a frutto (Luca 19:13).
Ecco perché il Signore paragona il regno dei cieli a dieci giovani donne (Matteo 25:1), eperché il drago è descritto come avente dieci corna (Ap. 12:3).
Lo stesso vale per la bestia che saliva dal mare (Ap. 13:1) e l'altra bestia (Ap. 17:3, 7), cosìcome la bestia in Daniele (Dan. 7:7, 20, 24). Dieci ha lo stesso significato in Levitico 26:26,
VII
Tutti i generi di omicidio, adulterio, furto e falsa testimonianza, insiemecon l’impulso a commetterli, sono mali ai quali si devono voltare le spalle
perché sono peccati
62. È noto che la legge del Sinai fu scritta su due tavole e che la prima tavola contieneargomenti concernenti Dio, e la seconda argomenti concernenti l’uomo. Non è ovvio, nelsenso letterale, che la prima tavola contenga tutto ciò che riguarda Dio e che la secondacontenga tutto ciò che riguarda l’uomo, nondimeno, è tutto lì dentro. È per questo che ledue tavole sono chiamate le Dieci Parole, intendendo la sintesi di tutte le verità (si veda n.61). In ogni caso, non c'è modo di spiegare brevemente come tutto sia contenuto qui, peròpuò essere compreso riferendosi a quanto esposto al paragrafo in Insegnamenti sulla SacraScrittura, n. 67, che il lettore può consultare
(https://fondazioneswedenborg.files.wordpress.com/2017/04/dottrinasullasacrascrittura.pdf).
Questa è la ragione per la quale si fa riferimento a tutti i tipi di omicidio, adulterio, furtoe falsa testimonianza.
63. La fede religiosa prevalente sostiene che nessuno può adempiere alla legge. Eppure,la legge ci chiede di non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, né dire falsatestimonianza. Ogni individuo civile e morale può adempiere questi articoli della leggevivendo una buona vita civile e morale; ma questo credo religioso nega che si possa farlovivendo una buona vita spirituale. Questo conduce alla conclusione che il nostro motivoper non commettere questi crimini è semplicemente per evitare il danno e il castigo inquesto mondo, ma non per evitare il danno e il castigo dopo che avremo lasciato questomondo. Il risultato è che chi sostiene questa convinzione pensa che le azioni immoralisiano ammissibili agli occhi di Dio ma non agli occhi del mondo.
[2] A causa di questo modo di pensare basato su questo principio religioso, le personebramano di commettere tutti questi mali; essi rinunciano a commetterli solo per ragionimondane. Così, anche se non hanno commesso omicidio, adulterio, furto o falsatestimonianza, dopo la morte, persone come queste sentono l'esigenza di commettere talipeccati; ed essi effettivamente lo fanno, quando perdono la facciata esteriore che avevanonel mondo. Tutte le nostre brame ci attendono dopo la morte. Ecco perché le persone comequeste agiscono di concerto con l'inferno, e non possono che patire lo stesso destino diquelli che sono all'inferno.
[3] Diverso è il caso per coloro che non desiderano uccidere, commettere adulterio,rubare o dire falsa testimonianza perché queste azioni sono contrarie a Dio. Quandol’uomo combatte contro queste azioni, in qualche misura non vuole metterle in atto, e non
avverte l'esigenza di commetterli. Egli dice nel suo cuore che questi sono peccati,essenzialmente infernali e diabolici. Allora, dopo la morte, quando l’uomo perde ognifacciata tenuta per ragioni mondane, agisce di concerto con il cielo; e poiché si volge versoil Signore, accede al cielo.
64. Ogni religione ha per principio generale che l’uomo debba esaminare se stesso, farepenitenza e astenersi dal peccato, e se egli non lo fa, è in uno stato dannazione (si vedasopra nn. 18).
L'intero mondo cristiano ha anche la comune pratica di insegnare i Dieci Comandamenticome un modo di introdurre i fanciulli alla religione cristiana. Questi comandamenti sonoben noti ad ogni bambino. I loro genitori e insegnanti spiegano loro che commettere taliazioni è peccare contro Dio. Infatti, quando ne parlano con i bambini, essi non intendonoaltrimenti. Non c'è da sorprendersi se queste stesse persone, ed i bambini quando sonocresciuti, pensano di non essere soggetti alla legge e di essere incapaci di fare ciò che lalegge richiede. Ci può essere una qualche ragione per cui imparano a pensare così, se nonperché amano il male e perciò amano i falsi concetti che lo sostengono? Questi sonoindividui, dunque, che non considerano i Dieci Comandamenti come precetti religiosi. (Siveda di seguito nella sezione relativa alla fede, circa il fatto che non c'è religione nelle vitedi tali individui).
65. Presso tutte le nazioni della terra, che abbiano una religione, vi sono precetti simili aiDieci Comandamenti, e tutti gli individui che vivono in modo conforme a quei precetti perun principio religioso, sono salvati, mentre coloro che vivono in modo conforme a queiprecetti, non per un principio religioso, sono dannati. Dopo la morte, quelli che hannovissuto in modo conforme ad essi per un principio religioso, vengono istruiti dagli angeli,accettano le verità e riconoscono il Signore. Questo è perché hanno voltato le spalle al malein quanto peccato e perciò sono nel bene, e il bene ama la verità e dal desiderio dell’amore,la riceve, come è stato mostrato più sopra, nn. 3241. Questo è il significato delle parole delSignore ai giudei:
Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad una nazione che ne produrrà i frutti (Matteo 21:43)
E anche queste parole:
Quando verrà il padrone della vigna, farà perire i malvagi e affitterà la vigna ad altri coloni, chegliene renderanno i frutti al suo tempo (Matteo 21:40,41)
E ancora queste:
Io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e dal settentrione e dal mezzogiorno esiederanno a mensa nel regno di Dio, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esterne(Matteo 8:11,12 ; Luca 13:29)
66. Leggiamo in Marco che:
Un uomo ricco venne da Gesù e gli chiese cosa avrebbe dovuto fare per ereditare la vita eterna.Gesù disse: Tu conosci i comandamenti: non devi commettere adulterio; non devi uccidere; nondevi rubare; non devi dire falsa testimonianza; non devi commettere frode; onora il padre e lamadre. Egli replicò: Fin dalla giovinezza ho osservato a tutte queste cose. Gesù lo guardò e loamò, ma disse: Ti manca una cosa, vai, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, così avrai untesoro nei cieli; poi vieni, prendi la croce e seguimi (Marco 10:1722)
È detto che Gesù l’amasse, e questo perché si attenne ai comandamenti fin dallagiovinezza. Ma poiché gli rimanevano tre cose da fare, inerenti il fatto che non avevastaccato il proprio cuore dalla ricchezza, non aveva combattuto le proprie cupidità, e nonaveva ancora riconosciuto il Signore quale Dio, perciò il Signore gli disse:
1° che egli doveva vendere tutto ciò che aveva, intendendo che doveva distogliere il suocuore dalle ricchezze;
2° che doveva prendere la croce, intendendo che doveva combattere contro le propriecupidità;
3° di seguirlo, intendendo che doveva riconoscere il Signore quale Dio.
Il Signore parlò qui come in altri luoghi – per corrispondenze. Si veda in propositoInsegnamenti sulla Sacra Scrittura, n. 17, (https://fondazioneswedenborg.files.wordpress.com/2017/04/dottrina
sullasacrascrittura.pdf). Infatti, nessuno può voltare le spalle al male in quanto peccato finchénon riconosce il Signore e non si rivolge a lui, e finché non combatte il male, ed in questomodo prende le distanze dalle proprie cupidità. Su questo soggetto si dirà di più sotto ilcapitolo inerente i combattimenti contro i mali (nn. 92100).
VIII
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle a ogni genere di omicidio, inquanto peccato, egli è nell’amore verso il prossimo
67. Ogni genere di omicidio significa ogni tipo di ostilità, rancore e le vendette di ognigenere di vendetta, le quali sono affini al desiderio di infliggere la morte. L' omicidio giacenascosto in quelle affezioni come il fuoco cova sotto la cenere. Il fuoco infernale non è altroche questo. Di qui derivano le espressioni, essere acceso di odio, ardere di vendetta. Sonoquesti i generi di omicidio in un senso terreno; ma in un senso spirituale omicidio significatutti i vari modi di uccidere e distruggere le anime degli uomini. Quindi nel sensosupremo per omicidio s’intende covare odio per il Signore. Questi tre generi di omicidiofanno uno e sono coerenti; perché chi si prefigge l'omicidio fisico di qualcuno in questomondo, si prefigge l'omicidio della sua anima dopo la morte; e vuole anche la distruzionedel Signore, bruciando effettivamente d'odio contro di lui e volendo sradicare il suo nome.
68. Questi tipi di omicidio giacciono nascosti nell’uomo dalla nascita, ma egli impara sindall’infanzia a velarli con la civiltà e la moralità di cui necessita in questo mondo; e nellamisura in cui desidera l’onore o il denaro, egli vigila affinché questi non appaiano. Questaciviltà e questa moralità costituiscono l’esterno dell’uomo, mentre l’omicidio è il suointerno: tale è l’uomo in se stesso. Ora, dato che alla morte egli dismette l’esterno delcorpo, e mantiene l’interno, è evidente quale diavolo sarebbe se non fosse riformato.
69. Poiché i generi di omicidio appena menzionati giacciono nascosti nell’uomo dallanascita, come è stato detto, insieme con ogni tipo di furto e tutti i tipi di falsatestimonianza, con l’impulso a commettere questi stessi mali – che sarà brevementedescritto in nn. 8091 possiamo notare che se il Signore non avesse provveduto ai mezzidi riforma, l’uomo non avrebbe potuto evitare la sua eterna perdizione. I mezzi di riformache il Signore ha provveduto sono i seguenti:
1° che l’uomo nasca nella completa ignoranza;
2° che durante la sua infanzia egli sia tenuto in uno stato esteriore di innocenza;
3° successivamente l’uomo è tenuto in uno stato esteriore di carità, e quindi in uno statoesteriore di amicizia. E man mano che diviene capace di riflettere col proprio intelletto,egli è tenuto in una certa libertà di agire razionalmente.
Questo è lo stato descritto più sopra, n. 19, che qui è necessario riassumere, a beneficio diciò che seguirà.
Finché l’uomo vive nel mondo, egli è nel mezzo tra l'inferno e il cielo – l'inferno al disotto, e il cielo al di sopra e durante questo tempo egli è mantenuto nella libertà divolgersi verso l'inferno o verso il cielo. Se si volge verso l'inferno si allontaniamo dal cielo;
e se ci volge verso il cielo si allontana dall'inferno. In altre parole, per tutto il tempo in cuil’uomo vive in questo mondo, egli è nel mezzo fra il Signore e il diavolo, ed è tenuto nellalibertà verso l'uno o l'altro. Se egli si volge il diavolo, volta le spalle al Signore, mentre se sivolge verso il Signore, volta le spalle al diavolo. O, per metterla in un altro modo ancora,finché l’uomo vive nel mondo è nel mezzo fra il male e il bene ed è mantenuto nella libertàdi volgersi verso l'uno o verso l'altro. Se si volge verso il male, volta le spalle al bene,mentre se volge verso il bene, volta le spalle al male. Quanto precede è stato esposto piùsopra al n. 19. Si vedano anche i paragrafi seguenti 2022.
70. Ora, giacché il male e il bene sono due opposti come inferno e cielo o come il diavoloe il Signore, ne consegue che se l’uomo volta le spalle a qualcosa di male in quantopeccato, egli perviene al bene che è l'opposto di quel male. Il bene opposto al male, intesocome assassinio, è amare il prossimo.
71. Poiché questo bene e quel male sono opposti, ne consegue che l’uno è rimossodall’altro. Due opposti non possono essere insieme, come il cielo e l'inferno non possonoessere insieme. Se fossero insieme, sarebbe come quello stato tiepido descritto inApocalisse:
Conosco le tue opere; so che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi almeno freddo o caldo! Maperché sei tiepido, e né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca. (Ap. 3:15, 16)
72. Quando l’uomo non è più nel male dell'assassinio, ma è mosso dal bene dell'amoreper il prossimo, ogni cosa che fa è il bene risultante da quell'amore, quindi una buonaazione. I sacerdoti che è in quel bene fa una buona opera tutte le volte che insegna e guida,perché egli agisce in virtù dell’amore di salvare le anime. Un magistrato che è in quel bene,tutte le volte che dispone e giudica, fa un buon lavoro perché egli agisce in virtùdell’amore di servire la patria, la società ed i propri concittadini. Per lo stesso motivo, se ilmercante se egli è in quel bene, ogni operazione del suo commercio è una buona opera. C'èl'amore per il prossimo in essa, e il suo prossimo è la patria, la società ed i propriconcittadini, come anche il personale al suo servizio al cui benessere egli provvede quantoil proprio. Allo stesso modo un operaio che è in quel bene, animato da esso, compiefedelmente per gli altri quanto per se stesso, temendo in danno del prossimo come il suoproprio. La ragione per cui le loro sono buone azioni è che, nella misura in cui essi voltanole spalle al male, fanno il bene, secondo la legge generale esposta sopra, n. 21; e chiunquefugge il male come peccato, quegli fa il bene non da sé, ma dal Signore (si vedano nn. 1831). Il contrario ha luogo in chi considera come peccato ogni genere di assassinio, ostilità,odio, vendetta e simili. Siano essi sacerdoti, magistrati, mercanti o operai, non importa seciò che fanno sia o no una buona azione, perché ogni loro opera partecipa del male che è in
loro interiormente. Infatti, è ciò che sta al loro interno che la produce. L'esterno può esserebuono, ma per gli altri, non per loro.
73 Il Signore insegna il bene dell’amore in molti passi della Parola. Egli lo insegna inMatteo e ci istruisce su come riconciliarci col prossimo:
Se, dunque, stai presentando la tua offerta all'altare ed ivi ti ricordi che tuo fratello ha qualchecosa contro di te, lascia la tua offerta lì dinnanzi all'altare, e va prima a riconciliarti con tuofratello; poi torna e presenta la tua offerta. Mettiti presto d'accordo col tuo avversario, mentresei in cammino con lui, affinché egli non ti consegni al giudice e il giudice alle guardie e tu nonsia messo in prigione. In verità ti dico: non ne uscirai finché non avrai pagato l'ultimo centesimo(Matteo 5:2326)
Riconciliarsi con il fratello è voltare le spalle a ostilità, odio e vendette. Possiamo notareche questo è voltare le spalle al male in quanto peccato. Il Signore insegna ancora inMatteo:
Tutto quanto, adunque, desiderate che gli uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro; poichéquesta è la Legge e i profeti(Matteo 7:12)
Così è insegnato che ci si deve astenere dal fare il male, e questo stesso insegnamento èripetuto mille volte altrove. Il Signore insegna anche che uccidere è anche essere adiraticontro il fratello o contro il prossimo, senza buone ragioni e covare risentimento contro diessi (vedi Matteo 5:21, 22)
IX
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle ad ogni genere di adulterio inquanto peccato, ama la castità
74. Per commettere adulterio, nel sesto precetto del Decalogo, nel senso naturales’intende non solo atti di fornicazione2 ma anche compiere atti osceni, intrattenersi inconversazioni lascive e pensare cose oscene. Ma nel senso spirituale, adulterio significaadulterare i beni della Parola e falsificarne la verità. Nel senso supremo significa negare ilDivino del Signore e profanare la Parola. Questi sono gli adulteri di ogni genere. L’uomonaturale, usando il lume razionale, può comprendere che commettere adulterio significhianche fare atti osceni, intrattenersi in conversazioni lascive e pensare cose oscene, ma nonche l'adulterio significhi adulterare i beni della Parola e falsificarne la verità; e ancor meno,che significhi negare la natura Divina del Signore e profanare la Parola. Dunque egli nonsa che l'adulterio è così infernale che può essere definito il culmine della malvagità. Questoperché chiunque sia incline all'adulterio terreno è anche incline all'adulterio spirituale eviceversa. Questo sarà illustrato a parte, in un’opera concernente il matrimonio3. Allostesso modo, sono negli adulteri di ogni genere coloro i quali nella fede e nella vita nonconsiderano l'adulterio come un peccato.
75. La ragione per cui le persone amano il matrimonio nella misura in cui voltano lespalle all'adulterio – o ciò che è lo stesso amano la castità4 nel matrimonio nella misura incui voltano le spalle alla lascivia e all'adulterio, è che la lascivia e l'adulterio e la castitàconiugale sono due opposti. Questo significa che, nella misura in cui non siamo coinvoltinell'uno, siamo coinvolti nell'altro. Questo è esattamente ciò che è stato detto più sopra, n.70.
76. Non possiamo conoscere la vera natura della castità coniugale se non voltiamo lespalle alla lascivia dell'adulterio, in quanto peccato. Possiamo conoscere uno stato oun’affezione che abbiamo sperimentato, ma non qualcosa che non abbiamo sperimentato.Se conosciamo qualcosa di uno stato o di un’affezione che non abbiamo sperimentato,sulla base di una descrizione o per averci riflettuto sopra, lo conosciamo solo nell’oscuritàcui si aggiunge il dubbio. Così vediamo quello stato o quella affezione nella luce, e inassenza di dubbi, solo quando ne abbiamo fatto esperienza Questo è conoscere, dunque;l'altro è conoscere eppure non conoscere. La verità dei fatti è che la lascivia dell'adulterio ela castità coniugale sono tanto diversi l'uno dall'altra quanto inferno e cielo lo sono l'uno
2 Nella traduzione italiana del Decalogo adulterio è stato reso con il termine atti impuri. Tali sono le relazionisessuali extraconiugali o al di fuori dell’usuale rapporto di coppia more uxorio. [ndt.]
3 Swedenborg fa riferimento alla successiva sua opera Amore coniugale, pubblicata in latino, in Amsterdam, nel1768, di cui si veda n. 515 e ss. (ndt.)
4 Castità nel matrimonio giammai significa astenersi dalle relazioni sessuali con il proprio coniuge, tutt’altro; castitàè sinonimo di purezza e significa vivere appieno il matrimonio, nel rispetto imprescindibile del coniuge edell’esclusività del rapporto matrimoniale, che non ammette intrusioni altrui nella sfera sessuale (ndt.).
dall'altro, e che la lascivia dell'adulterio produce per noi l'inferno, e la castità coniugaleproduce per noi il cielo. Comunque, non c'è castità coniugale per nessuno se non percoloro che voltano le spalle all'adulterio come peccato. (si veda di seguito, n. 111).
77. Queste considerazioni ci permettono di concludere e di vedere, oltre ogni dubbio, seun uomo sia cristiano o no; anzi, se un uomo abbia o non abbia affatto una religione. Chinon considera l'adulterio come peccato nella propria fede e nel proprio modo di vivere,non è cristiano e non ha una religione. D'altro canto, chi volta le spalle all'adulterio comepeccato, ed ancor più chi lo evita per lo stesso identico motivo, e perfino di più ancora chilo detesta per lo stesso motivo, ha una religione e, se è nella chiesa cristiana, è cristiano. Sidirà di più su questo soggetto in Amore coniugale. Si consulti anche ciò che è stato espostoin Cielo e inferno, n. 366 – 386.
78. Possiamo sostenere da quanto dice il Signore in Matteo, che l'adulterio significacompiere atti osceni, intrattenersi in conversazioni lascive e libidinosa e pensare coseoscene:
Avete udito che fu detto agli antichi: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunqueavrà guardato una donna desiderandola, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.(Matteo 5:27, 28)
79. I seguenti passi dimostrano che, compreso spiritualmente, adulterio significaadulterare il bene della Parola e falsificarne la verità:
Babilonia, ha abbeverato tutte le nazioni col vino della sua fornicazione (Ap. 14:8)
L’angelo disse: Ti mostrerò il giudizio della gran meretrice che è assisa sopra le vaste acque, conla quale hanno fornicato i re della terra (Ap. 17:1, 2)
Tutte le genti hanno bevuto il vino del furore della sua fornicazione, e i re della terra hannofornicato con lei. (Ap. 18:3)
Dio ha giudicato la grande meretrice che h corrotto la terra con la sua fornicazione. (Ap. 19:2)
La fornicazione è associata a Babilonia perché per Babilonia s’intendono coloro che siarrogano il potere Divino del Signore e profanano la Parola adulterandola e falsificandola.
Ecco perché Babilonia è chiamata la madre delle fornicazioni e delle abominazioni della terra inAp 17:15. Fornicazione significa esattamente la stessa cosa nei profeti, per esempio Geremia:
Anche nei profeti di Gerusalemme ho veduto abominazioni: l'adulterio, l'ostinazione nellamenzogna (Ger. 23:14)
In Ezechiele:
Due donne, figlie di una stessa madre si prostituirono in Egitto, nella loro gioventù. La primaha fornicato sotto di me; ed essa ha ornato i suoi amanti, gli assiri suoi vicini. Ella ha messo lesue fornicazioni sopra di essi; tuttavia non ha lasciato le sue fornicazioni in Egitto. La secondaha corrotto il suo amore più della prima, e le sue fornicazioni superarono quella della sorella.Ella accrebbe la sua prostituzione e si unì ai caldei; ad essa sono venuti figli di Babele, al lettodei suoi amori, e l’hanno contaminata con la loro fornicazione (Ez. 23:217)
Questo passo fa riferimento alle chiese israelitica e giudaica, che sono le figlie di una stessamadre. Per le loro fornicazioni s’intendono le adulterazioni e le falsificazioni della Parola; egiacché nella Parola, Egitto significa la scienza, Assiria il ragionamento, Caldea laprofanazione della verità e Babele la profanazione del bene, perciò è detto che esse hannofornicato con gli abitanti di queste nazioni. Lo stesso è detto di Gerusalemme in Ezechiele,con cui s’intende la chiesa in relazione ai propri insegnamenti:
Gerusalemme! Hai confidato nella tua bellezza e valendoti della tua fama, ti sei messa afornicare fino a concederti ad ogni passante. Hai fornicato coi figli d'Egitto, tuoi vicini e haimoltiplicato le tue fornicazioni. Hai fornicato coi figli di Assur, non sazia di quelli hai quali ti erigià concessa. E hai moltiplicato le tue fornicazioni persino nella terra dei mercanti, la Caldea.Donna adultera che in luogo di suo marito ricevi gli stranieri. Ad ogni meretrice si dà unaricompensa, ma tu hai dato la tua dote a tutti i tuoi amanti affinché da tutte le parti venissero esi prestassero alle tue fornicazioni. Perciò, meretrice, ascolta la parola di Jehovah. (Ez. 16:15, 26,28, 29, 32, 33, 35 e ss.)
Che per Gerusalemme s’intenda la chiesa, si vede in Insegnamenti sul Signore nn. 62, 63. Lostesso significato ha fornicazione in Isaia 23:17,18; 57:3; Geremia 3:2, 6, 8, 9; 5:7; 13:27; 29:23;Michea 1:7; Nahum 3:4; Osea 4:7,10,11; Levitico 20:5 ; Numeri 14:33 ; 15:39 ed altrove.Anche per questa ragione il Signore chiamò la nazione giudea generazione adultera. (Matteo12:39; 16:4 ; Marco 8:38).
X
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle a tutti i generi di furto inquanto peccato, ama l’onestà
80. In termini terreni, furto significa non solo rubare e rapinare ma anche commetterefrodi e impossessarsi dei beni altrui con dei pretesti. Compreso spiritualmente, furtosignifica privare gli altri delle verità della loro fede e del bene della loro carità; e nel sensosupremo significa sottrarre al Signore ciò che gli appartiene, reclamandolo per se stessi,arrogandosi così la giustizia e il merito. Sono questi i furti di ogni genere; ed essi sonouniti uno come tutti i generi di adulterio e tutti i generi di omicidio, come appenadescritto. Sono uniti perché una specie è nell'altra.
81. Il male del furto infetta l’uomo più profondamente di altri mali perché è unitoall'astuzia e all’inganno; e l’astuzia e l’inganno s’insinuano nella mente spiritualedell’uomo, dove ha sede il pensiero con l’intelletto. Vedremo qui di seguito che l’uomo hauna mente spirituale e una mente naturale (n. 86).
82. La ragione per cui l’uomo ama l'onestà nella misura in cui volta le spalle al furtocome peccato è che il furto è anche inganno, e inganno e onestà sono due opposti. Questosignifica che nella misura in cui l’uomo non è dedito all'inganno, è devoto all'onestà.
83. Onestà significa anche integrità, giustizia, fedeltà e rettitudine. L’uomo non puòessere da se stesso in queste virtù, al punto da amarle per esse stesse. Ma colui chevoltiamo le spalle alle frodi, ai raggiri, agli imbrogli, in quanto peccati, quegli è in esse,non da se stesso, ma dal Signore, come spiegato più sopra (nn. 1831). Così è in questevirtù il sacerdote, l’amministratore, il commerciante e l’operaio, come ciascunorispettivamente nel suo ufficio e nella sua mansione.
84. Ci sono molti passi nelle Scritture che confermano ciò, fra i quali i seguenti:
Chi cammina nella giustizia e parla rettamente, chi respinge il lucro frutto della violenza, chiscuote la sua mano per non trattenere doni, chi si tura le orecchie per non sentire propositi disangue e chiude gli occhi per non vedere il male, questi abiterà nei luoghi eccelsi (Is. 33:15,16)
Chi sarà ospite nella tua tenda, Signore, chi dimorerà sul tuo santo monte? Chi è senza macchiae pratica la giustizia, chi dice la verità come l'ha nel cuore. Chi non ha sulla lingua la calunnia,non fa del male al suo prossimo (Salmi 15:1, 2, 3 e ss.)
I miei occhi saranno sui fedeli della terra, affinché essi dimorino con me. Chi cammina per la viadell'innocenza sarà al mio servizio. Non abiterà nella mia casa chi agisce con frode. Chi
pronuncia menzogne non reggerà alla mia presenza. Al mattino distruggerò tutto gli empi dellaterra, onde estirpare dalla città tutti gli operatori d'iniquità (Salmi 101:6, 7, 8)
Nelle seguenti parole, il Signore ci dice che non siamo veramente onesti, giusti, fedeli eretti finché non siamo tali interiormente:
Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nelregno dei cieli (Matteo 5:20)
La giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei, significa la giustizia interiore, nellaquale è l’uomo che dimora nel Signore. Che l’uomo possa dimorare nel Signore, lo insegnaegli stesso in Giovanni:
La gloria che tu mi desti io l'ho data loro, affinché siano una sola cosa, come noi siamo una cosasola, io in essi e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità e affinché l’amore dal quale tu mi haiamato sia in essi, ed io in essi (Giovanni 17:22, 23, 36)
Questo dimostra in che modo gli uomini divengono perfetti quando il Signore è in loro.Essi sono chiamati i puri di cuore che vedranno Dio, e i perfetti, come il Padre nei cieli (Matteo5:8, 48).
85. È stato detto più sopra, n. 81 che il male del furto infetta l’uomo più profondamentedi altri mali perché è unito all'astuzia; e astuzia e inganno s’insinuano nella mentespirituale, dove ha sede il pensiero e l’intelletto dell’uomo. Ora si farà qualche cenno allamente umana. Che l’intelletto e la volontà costituiscano la mente umana, si vede più sopra,n. 43.
86. L’uomo ha una mente naturale e una mente spirituale, la mente naturale è sotto e lamente spirituale sopra. La mente naturale è la nostra del suo mondo e la mente spirituale èla mente del suo cielo. La mente naturale può essere chiamata mente animale, mentre lamente spirituale può essere chiamata mente umana. L’uomo infatti si differenzia daglianimali perché egli ha mente spirituale che lo mette in condizione di essere nel cielomentre è in questo mondo. È anche ciò che rende possibile all’uomo di vivere dopo lamorte.
Possiamo usare le nostre facoltà intellettuali per essere nel lato spirituale della nostramente, ed essere così nel cielo, ma non possiamo usare la nostra volontà per essere nellamente spirituale e quindi nel cielo, finché non voltiamo le spalle al male in quanto peccato.E se la nostra volontà non è nel cielo, come il nostro intelletto, noi stessi non siamo lì
perché la nostra volontà trascina il nostro intelletto di nuovo giù e lo rende tanto terreno eanimale quanto essa stessa.
L’uomo può essere paragonato ad un giardino, l’intelletto alla luce e la volontà al calore.Un giardino d'inverno ha luce ma non calore, mentre ha luce e calore d'estate. Così,l’uomo che è soltanto nella luce dell'intelletto, è come un giardino d'inverno, ma quando ènella luce dell’intelletto e nel calore nella volontà, è come un giardino d'estate. Infatti, lasapienza nel nostro intelletto viene dalla luce spirituale e l'amore nella nostra volontàviene dal calore spirituale; perché la luce spirituale è la Divina sapienza, e il calorespirituale è il Divino amore.
Se l’uomo non volta le spalle al male in quanto peccato, le cupidità dei mali ostruisconogli accessi più profondi della mente naturale, dove risiede la volontà e sono come un fittovelo. Esse formano un denso velo e come una nuvola oscura al di sotto della mentespirituale, impedendole di aprirsi. In ogni caso, non appena l’uomo fugge il male inquanto peccato, il Signore fluisce dal cielo, toglie il velo, disperde le nubi ed apre la mentespirituale, e introduce l’uomo nel cielo.
Finché, come si è detto, le cupidità dei mali ostruiscono gli accessi più profondi dellamente naturale, l’uomo è nell'inferno; ma non appena queste cupidità sono dissolte dalSignore, l’uomo è nel cielo. Inoltre, fintanto che le cupidità dei mali ostruiscono gli accessipiù profondi della mente terrena, l’uomo è un uomo naturale, ma non appena questecupidità sono dissolte dal Signore, l’uomo diviene spirituale. E ancora, fintanto che lecupidità dei mali ostruiscono gli accessi più profondi della mente terrena, l’uomo è unuomo animale. Differisce dall’animale solo per il fatto che è capace di pensare e parlare,perfino di cose che non vedere con i suoi occhi; può fare ciò in virtù della facoltà di elevarel’intelletto nella luce del cielo. Non appena queste cupidità sono dissolte dal Signore,l’uomo diviene autenticamente uomo, perché allora egli pensa ciò che è vero nell’intelletto,dal bene nella volontà. E ancora fintanto che le cupidità del male ostruiscono gli accessipiù profondi della mente naturale, l’uomo è come un giardino in inverno, ma non appenaqueste cupidità sono dissolte dal Signore, egli è come un giardino in estate.
L'unione della volontà e dell’intelletto nell’uomo è rappresentata nella Parola con cuore eanima e con cuore e spirito, come quando si dice che dobbiamo amare Dio con tutto il nostrocuore e con tutta la nostra anima (Matteo 22:37) e che Dio darà un nuovo cuore ed unnuovo spirito (Ez. 11:19 ; 36:26, 27) . Per cuore s’intende la volontà e il suo proprio amore,mentre per anima o spirito s’intende l’ intelletto e la sua propria sapienza.
XI
Nella misura in cui l’uomo volta le spalle è tutti i tipi di falsatestimonianza in quanto peccati, ama la verità
87. In termini terreni, dire falsa testimonianza significa non solo commettere spergiuro,ma anche mentire e diffamare gli altri. Nel senso spirituale, dire falsa testimonianzasignifica affermare e persuadere che qualcosa di falso sia vero e che il male è bene, eviceversa. Nel senso supremo, dire falsa testimonianza significa bestemmiare il Signore ela Parola. Questo è il triplice significato della falsa testimonianza. Che esse facciano unonell’uomo che attesta falsamente e diffama, si può vedere in Insegnamenti sulla SacraScrittura nn. 5, 6, 7 e ss., 57, riguardo al triplice senso di tutto ciò che è contenuto nellaParola..
88. Essendo la menzogna e la verità due opposti, ne consegue che nella misura in cuil’uomo volta le spalle alla menzogna in quanto peccato, ama la verità.
89. Nella misura in cui l’uomo ama la verità, vuole conoscerla e la avverte nel cuorequando la trova. Nessun altro perviene alla sapienza; e nella misura in cui l’uomo amamettere in pratica la verità, trae piacere dalla luce che la contiene. È lo stesso per le altrevirtù, di cui si è parlato fin qui, come l’onestà, la giustizia in coloro che voltano le spalle aifurti di ogni genere; la castità e la purezza in coloro che fuggono gli adulteri di ognigenere; l’amore e la carità in coloro che fuggono gli omicidi d’ogni genere e così via. Macoloro che sono di un’indole opposta a queste virtù non sanno nulla di esse, sebbene tuttoquel che c’è di reale sia in esse.
90. La verità è rappresentata dal seme nel campo, che il Signore descrisse come segue:
Il seminatore uscì per seminare; e mentre spargeva il seme, parte cadde lungo la strada, fucalpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono; parte cadde sulla roccia e, spuntato che fu, siseccò, perché non aveva radice. Parte cadde fra le spine, ma le spine crescendo insieme, losoffocarono. Parte cadde in terreno fertile e, cresciuto, portò molto frutto. (Luca 8:58; Matteo13:38 ; Marco 4:38)
In questa parabola il seminatore è il Signore e il seme è la sua Parola e quindi la verità. Ilseme sulla strada si riferisce al modo in cui la parola è vista da chi non dà alcunaimportanza alla verità. Il seme sulla roccia si riferisce al modo in cui la Parola è vista da chidà importanza alla verità, ma non per amore di essa, e quindi non interiormente. Il semetra le spine si riferisce al modo in cui la Parola è vista da chi è catturato dalle cupidità delmale , mentre il seme nel terreno fertile è il modo in cui la Parola è vista da coloro che, dalSignore, amano le verità contenute nella Parola, ed in virtù di lui le mettono in pratica e
portano frutto. Questo significato trova conferma esplicita nella spiegazione data dalSignore (Matteo 13:1923,37; Marco 4:1420; Luca 8:1115). Possiamo vedere da questo chela verità della Parola non può mettere radici in coloro che non si curano della verità o incoloro che amano la verità superficialmente ma non interiormente, o in coloro che sonocatturati dalle cupidità per il male. La verità può mettere radici in coloro nei quali lecupidità del male sono state dissolte dal Signore. In costoro il seme può mettere radice,cioè, la verità può radicarsi nelle loro menti spirituali (si veda più sopra, n. 86).
91. È opinione comune oggigiorno che la salvezza dipenda dal credere l'una o l'altra cosache la chiesa insegna, e che la salvezza non consista nell'osservare i precetti del Decalogo,in particolare, non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsatestimonianza, sia in senso stretto, sia in un senso più ampio. Perché si dice che Dio nonguarda alle opere, ma alla fede, quando in realtà chiunque sia in questi mali è privo difede autentica (si veda nn. 4252). Si consulti la propria ragione e si vedrà chiaramente chenessun assassino, adultero, ladro o mentitore può avere fede, essendo catturato da talicupidità. Si vedrà anche chiaramente che queste cupidità non si possono dissolvere innessun altro modo se non con la determinazione a fuggire i corrispondenti mali, in quantosono peccati, cioè perché sono infernali e diabolici. Perciò chi pensa di essere salvatovotandosi a credere l'una o l'altra cosa che la chiesa insegna, e si abbandona a quei mali,non può che essere uno stolto, secondo ciò che il Signore insegna in Matteo 7:26. Questogenere di chiesa è descritto così in Geremia:
Fermatevi alla porta del tempio di Jehovah e là proclama queste parole: Così ha detto JehovahSebaoth il Dio d'Israele: Migliorate le vostre vie e le vostre opere; non confidate su parole fallacidicendo: Il Tempio di Jehovah, il Tempio di Jehovah, il Tempio di Jehovah, il Signore è lìRubate, uccidete, commettete adulterio, giurate il falso, e poi venite a presentarvi al miocospetto, in questa casa che porta il mio nome e dite: Noi siamo stati liberati; mentre continuateancora a commettere tutte quelle abominazioni? Cosa è diventata questa casa, una spelonca diladroni? Ecco, io ho veduto, dice Jehovah (Ger. 7:2, 3, 4, 9, 10, 11)
XII
L'unico modo di astenersi dai mali in quanto peccati, fino ad averli inavversione è combattere contro di essi
92. Dalla Parola e dagli insegnamenti tratti da essa, ognuno sa che il proprio dell’uomo è
male dalla nascita, e questa è la ragione per cui egli ha un'innata compulsione ad amare imali ed è deliberatamente vendicativo, fraudolento, diffamatore e adultero; e se egli nonpensa che questi mali sono peccati e non resiste ad essi per questa ragione, li commetteogni qual volta se ne presenti l'occasione, quando la sua reputazione o il suo interesse nonne sono danneggiati. Se poi un uomo non ha religione, commette quei mali per diletto.
93 Essendo questo proprio dell’uomo costituisce la prima radice della sua vita, è evidentequale tipo di albero sarebbe se questa radice non fosse estirpata, e una nuova radicepiantata in luogo della prima. Sarebbe un albero marcio, di cui è detto che deve esseretagliato e gettato nel fuoco (vedi Matteo 3:10; 7:19). Questa radice non è rimossa, e unanuova non è messa al suo posto, finché l’uomo non considera i mali di cui è costituita,come dannosi per la sua anima, e fino a quando non voglia per questa ragione bandirli.Ma, dato che fanno parte del suo proprio e quindi ne prova piacere, egli può allontanarlisolo con riluttanza e fronteggiandone l'opposizione, perciò combattendo una battaglia.
94. Chiunque creda che cielo e inferno siano reali, e che il cielo è l'eterna felicità el'inferno eterna miseria, e chi crede che coloro che fanno il male vanno all'inferno, e coloroche fanno il bene vanno nel cielo, quegli intraprende una battaglia. E fintanto checombatte, agisce da un principio interiore contro le compulsioni che costituiscono la radicestessa del male, perché si combatte contro qualcosa non si vuole; mentre concupire unadeterminata cosa è volerla. Quindi è evidente che per estirpare la radice del male ènecessaria il combattere contro di esso.
95. Più l’uomo combatte, maggiormente allontana il male, e nella stessa misura il bene lorimpiazza e dal bene l’uomo guarda in faccia il male, e da questa prospettiva egli vede cheil male è infernale e ripugnante. Essendo questo il modo in cui lo vede, quindi non solo sene astiene, ma ne prova avversione, e alla fine lo detesta.
96. L’uomo che combatte contro i mali, non può fare altrimenti che combattere come dase stesso, perché chi non combatte come da se stesso, non combatte affatto; egli se ne stacome un automa, non vedendo niente e non facendo niente; e dal male in cui è, pensacostantemente in favore del male, non contro di esso. Nondimeno, deve essereassolutamente noto che è solo il Signore che combatte nell’uomo contro il male, e che soloin apparenza l’uomo combatte come da se stesso; e il Signore vuole che appaia cosìall’uomo, perché altrimenti non ci sarebbe combattimento, né per conseguenza riforma.
97. Questa battaglia è dura solo se l’uomo ha dato libero sfogo alle sue brame,abbandonandosi deliberatamente in esse, o se ha caparbiamente respinto i santi principidella Parola e della chiesa. Altrimenti la battaglia non è dura. L’uomo deve resisteredeliberatamente e percepirà un cambiamento.
98. La chiesa cristiana è chiamata chiesa militante. È così chiamata perché combatte controil diavolo e quindi contro il male che proviene dall'inferno (e il diavolo è l'inferno). Latentazione che subisce l’uomo della chiesa, è quel combattimento.
99. Ci sono molti passi nella Parola che trattano dei combattimenti contro i mali. Talicombattimenti, che sono tentazioni, s’intendono con queste parole del Signore:
In verità vi dico: se il granello di frumento, caduto a terra, non muore, rimane solo; se invecemuore, produce molto frutto (Giovanni 12:24)
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchéchi vorrà salvare l'anima sua, la perderà, e chi perderà l'anima sua per me e per il Vangelo, lasalverà”. (Marco 8:34, 35)
La croce significa la tentazione, come anche in Matteo 10:38; 16:24; Marco 10:21 e Luca14:27. Anima significa la vita del proprio dell’uomo, come in Matteo 10:39; 16:25; Luca 9:24 especialmente Giovanni 12:25. Quell’anima è anche la vita della carne, che a nulla giova(Giovanni 6:63). Nel libro dell'Apocalisse, il Signore parlò a tutte le chiese delle battagliecontro il male e delle vittorie riportate su di esso. Alla chiesa di Efeso egli dice:
A colui che vincerà, io darò da mangiare dall'albero della vita, che è nel mezzo del paradiso diDio (Ap. 2:7)
Alla chiesa di Smirne dice:
Colui che vincerà, non sarà colpito dalla morte seconda (Ap. 2:11)
Alla chiesa di Pergamo dice:
A colui che vincerà darò la manna nascosta e una pietra bianca; e sulla pietra scriverò un nomenuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve (Ap. 2:17)
Alla chiesa di Tiatiri dice
A colui che vincerà e a colui che praticherà sino alla fine le opere mie, io darò autorità sopra lenazioni; e gli darò la stella del mattino (Ap. 2:26, 28)
Alla chiesa di Sardi dice:
Colui che vincerà indosserà una veste bianca, ed io non cancellerò il suo nome dal libro dellavita (Ap. 3:5)
Alla chiesa di Filadelfia dice:
Colui che vincerà lo farò colonna nel tempio del mio Dio e scriverò su di lui il nome del mioDio, il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mioDio, e il mio nome nuovo (Ap. 3:12)
Alla chiesa di Laodicea dice:
Colui che vincerà, lo farò sedere con me sul mio trono (Ap. 3:21)
100. Di questi combattimenti, che sono tentazioni, è stato trattato in modo specifico inNuova Gerusalemme e dottrina celeste, (nn.187–201; sulla origine e natura delle tentazioni, nn.196 e 197; su come e quando accadono, n. 198; sul bene che producono, n. 199; che ilSignore combatte per l’uomo, n. 200; sui combattimenti o tentazioni del Signore, n. 201.
XIII
L’uomo deve astenersi dai mali come peccati, e combattere controdi essi come da se stesso
101. È conforme al disegno Divino che l’uomo agisca liberamente e secondo ragione,perché agire liberamente e secondo ragione è agire da se stesso. Invero, queste due facoltà,libertà e ragione, non sono proprie dell’uomo, ma sono dal Signore in lui; egli non è maiprivato di queste due facoltà, perché senza di esse non potrebbe essere riformato. Cioè,senza la libertà e la ragione, non può fare penitenza, non può combattere il male e quindi,neanche portare un frutto che sia conforme al pentimento (Matteo 3:8; Luca 3:8). Così,essendo l’uomo dotato di libertà e ragione dal Signore, ed operando in virtù di esse, neconsegue che egli non agisce da se stesso, ma come da se stesso.
102. Il Signore ama l’uomo e vuole dimorare in lui, ma non può amarlo né dimorare inlui finché non è ricevuto e reciprocamente amato. Questo è il solo e unico mezzo perl'unione. Ecco perché il Signore ha dato all’uomo libertà e ragione; la libertà di pensare evolere come da se stesso, e la ragione secondo la quale egli deve pensare e volere. Èimpossibile amare ed essere uniti a qualcuno se in lui non vi è reciprocità; né si puòentrare e intrattenersi con qualcuno nel quale non vi sia un atteggiamento ricettivo. Èperché la nostra ricettività e reciprocità ci sono date dal Signore, che il Signore ha detto:
Rimanete in me, ed io in voi (Giovanni 15:4)
Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto; perché senzadi me non potete fare niente (Giovanni 15:5)
In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi (Giovanni14:20)
Che il Signore sia presente nelle verità e nei beni che l’uomo riceve, lo insegna il Signorestesso:
Se dimorate in me, le mie parole dimorano in voi. Se osserverete i miei comandamenti,dimorerete nel mio amore (Giovanni 15:7, 10)
Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quegli è che mi ama; ed io pure lo amerò … e faròdimora presso di lui (Giovanni 14:21, 23)
Il Signore è presente in ciò che è suo presso l’uomo, e l’uomo abita in quelle cose chevengono dal Signore, e così dimora nel Signore.
103. Siccome il Signore dà all’uomo questa facoltà di corrispondere – e perciò una mutuarelazione con lui – perciò egli dice che l’uomo deve fare penitenza e, nessuno può pentirsise non come da se stesso.
Gesù disse: Se non vi pentite, tutti voi perirete (Luca 13:3, 5)
Gesù disse: Il regno di Dio è vicino. Pentitevi e credete nel Vangelo (Marco 1:14, 15)
Gesù disse: Sono venuto per invitare i peccatori al pentimento (Luca 5:32)
Gesù disse alle chiese: Ravvedetevi! (Ap. 2:5, 16, 21, 22; 3:3)
Non si pentirono delle loro azioni (Ap. 16:11)
104. Siccome il Signore dà all’uomo questa facoltà di corrispondere – e perciò una mutuarelazione con lui – perciò egli dice che l’uomo deve osservare i comandamenti e portarefrutto:
Perché mi chiamate Signore! Signore! E non fate quello che io vi dico? (Luca 6:46)
Se sapete queste cose, voi siete beati, purché le facciate (Giovanni 13:17)
Siete miei amici se fate quello che io vi comando (Giovanni 15:14)
Colui che li osserverà e insegnerà ad osservarli, sarà chiamato grande nel regno dei cieli (Matteo5:19)
Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà paragonato ad un uomoprudente, che ha fondato la sua casa sulla roccia”. (Matteo 7:24)
Fate dunque, frutti degni di ravvedimento (Matteo 3:8)
Fate l'albero è buono e allora sarà buono anche il suo frutto. (Matteo 12:33)
Il regno di Dio sarà dato a una nazione che ne produrrà i frutti (Matteo 21:43)
Ogni albero che non porti buon frutto viene tagliato e gettato sul fuoco (Matteo 7:19)
e molti altri passi altrove. Di qui è evidente che l’uomo deve agire da se stesso, maattraverso la potenza del Signore, per la quale egli deve implorare; e questo è agire comeda se stesso.
105. Siccome il Signore ci dà questa facoltà di corrispondere – e quindi una mutuarelazione con lui – perciò l’uomo renderà conto delle sue opere, e sarà ricompensatosecondo esse; in proposito il Signore dice:
Il Figlio dell'uomo verrà e renderà a ciascuno secondo le sue opere (Matteo 16:27)
Quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la resurrezione della vita; quelli invece chehanno fatto opere malvagie, per la resurrezione della condanna”. (Giovanni 5:29)
Beati fin d'ora i morti che muoiono nel Signore! Perché le loro opere li accompagnano (Ap.14:13)
Tutti furono giudicati secondo le loro opere (Ap. 20:13)
Ecco io vengo, e la mia ricompensa è con me, per rendere a ciascuno secondo le sue opere (Ap.22:12)
Se nell’uomo non vi fosse questa capacità di corrispondere, non vi sarebbe alcunaimputazione della propria condotta.
106. Dato che l’uomo ha la capacità di ricevere e di corrispondere, perciò la chiesainsegna che l’uomo deve esaminarsi e confessare i propri peccati al cospetto di Dio,desistere dal commetterli e condurre una vita nuova. Ogni chiesa nel mondo cristiano loinsegna, come mostrato sopra, nn. 38.
107. Se l’uomo non avesse questa facoltà di ricevere, e quindi di pensare come da sestesso, non si potrebbe dire nulla intorno alla fede; perché la fede non viene dall’uomo.L’uomo sarebbe in tal caso come una paglia al vento, e starebbe lì come inanimato, a boccaaperta e con le mani che penzolano flosce, aspettando l'influsso, non pensando e nonfacendo nulla riguardo ciò che riguarda la sua salvezza. È vero che egli non fa nulla ditutto ciò da se stesso; e nondimeno, egli reagisce come da se stesso. Questa materia saràesposta in una luce più chiara, in Divina Provvidenza e in Divino amore e Divina sapienza.
XIV
Se l’uomo volta le spalle ai mali per qualunque altra ragione che non siaperché sono peccati, egli non sta realmente voltando le spalle ai mali,
semplicemente si sta assicurando che essi non appaiono agli occhi del mondo
108. Ci sono individui morali, che tengono ai comandamenti della seconda tavola delDecalogo, i quali non truffano, non sono blasfemi, né vendicativi e non commettonoadulterio; e tra questi vi sono di quelli che sono persuasi del fatto che il furto, labestemmia, la vendetta e l’adulterio sono mali perché sono dannosi al bene pubblico, e diconseguenza, sono contrari alle leggi dell'umanità. Essi praticano anche la carità, l'onestà,la giustizia e la castità. Ma se essi fanno questi beni, e voltando le spalle ai mali solo perchésono mali, e non anche perché sono peccati, costoro sono uomini meramente naturali; enegli uomini meramente naturali la radice del male rimane al suo posto e non ne èrimossa. Così le buone opere che essi fanno non sono buone, perché provengono da essistessi.
109. L’uomo moralenaturale può apparire al cospetto degli uomini, esattamente come unuomo moralespirituale, ma non agli angeli nel cielo. Al cospetto degli angeli del cielo costui se è nel bene naturale appare come una statua inanimata di legno; se è nella veritànaturale, appare come una statua di marmo, nella quale non c’è vita. È diverso per l’uomomoralespirituale, perché un uomo moralenaturale è morale esteriormente, mentre un uomomoralespirituale è morale interiormente, e l'esteriore non ha vita separato dall'interiore.Invero, l'esteriore vive, ma non della vita degna di tale nome.
110. Le compulsioni al male, che costituiscono la natura più profonda dell’uomo fin dallanascita, possono essere messe da parte solo dal Signore, perché il Signore fluisce da ciò cheè spirituale in ciò che è naturale; invece l’uomo da se stesso fluisce da ciò che è naturale inciò che è spirituale. Questo ultimo influsso è contrario all’ordine Divino, non agisce sullecompulsioni e non le mette da parte, ma le avvolge tanto più saldamente quanto piùl'uomo si consolida nel male. E dato che il male ereditario rimane nascosto e rinchiusodentro di noi, quando l’uomo diviene uno spirito dopo la morte, rompe l’involucro chevelava il mali nel mondo ed esso erompe come pus da un'ulcera che sia stata curata solosuperficialmente.
111. Vi sono molteplici ragioni per cui l’uomo appare morale nella forma esteriore; ma seegli non diviene morale anche interiormente, in realtà non è affatto morali. Per esempio, seun uomo si astiene dall’adulterio e dalla fornicazione per paura della legge civile e dellesue pene, per timore di perdere la reputazione e quindi dell’onore; per paura dellemalattie che ne possono derivare; per paura di essere disprezzato dalla moglie, conconseguente perdita della tranquillità familiare; per timore vendetta di un marito o dei
parenti; per povertà o per avarizia; per debolezza causata da abuso, dall’età o daimpotenza; se egli se ne astiene per qualche legge naturale o morale, e non anche in virtùdella legge spirituale, egli interiormente è ugualmente adultero e fornicatore. Perché eglicrede che quei mali non siano peccati e quindi non li considera nel suo spirito come azioniillecite agli occhi di Dio. Ciò significa che in spirito egli li commette, perfino se non li mettein atto nel mondo. Così, quando diviene spirito dopo la morte, parla apertamente in lorofavore. Possiamo constatare da questo che gli empi possono voltare le spalle ai mali inquanto nocivi, ma solo coloro che vivono in sintonia con la propria religione possonovoltare le spalle ai mali in quanto peccati5.
112. È lo stesso per i furti e le frodi di ogni genere, gli omicidi e le vendette di ognigenere, la falsa testimonianza e le menzogne di ogni genere. Nessuno può da se stessoesserne mondato e purificato con le proprie forze. Perché in ciascuno di questi mali ci sonoinfinite cupidità che l’uomo percepisce come una singola, semplice cosa, ma il Signorepercepisce i più infinitesimali dettagli in una sequenza completa. In una parola, l’uomonon può rigenerarsi da se stesso. Cioè, non può formare in sé un nuovo cuore e un nuovospirito. Solo il Signore, che è lo stesso Riformatore e Rigeneratore, può farlo. Tentarequindi, di riformarsi facendo leva sulla propria prudenza e intelligenza, è comeimbellettare un volto sfigurato o spalmare del sapone su una parte imputriditainternamente.
113. Ecco perché il Signore dice in Matteo:
Fariseo cieco! Lava prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventipulito (Matteo 23:26)
E in Isaia:
Lavatevi, purificatevi, rimuovete la malizia dalle vostre opere dinanzi ai miei occhi; cessate difare il male; e allora, se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come laneve; se fossero rossi come la porpora, diverranno come la lana (Is. 1:16, 18)
114. A quanto è stato detto fin qui, si vuole aggiungere che:
I La carità cristiana consiste per ciascuno nell’adempiere fedelmente ai doveri del suoufficio; perché chi volta le spalle al male in quanto peccato, pratica quotidianamente ciòche è buono, ed è egli stesso il suo uso speciale nel corpo sociale. Questo significa che si èavuta cura del bene comune e del bene di ogni singolo individuo in particolare.
5 Nella versione originale il paragone è tra empi e cristiani (impius/christianus) che risulta però discriminatorio neiconfronti degli appartenenti ad ogni altro culto i cui precetti non siano dissimili da quelli del Decalogo (ndt.)
II Tutte le altre opere non sono opere di carità in senso stretto, ma sono riflessi, oppuresemplici buone azioni esteriori ovvero debiti di riconoscenza.
I
La fede è un riconoscimento interiore della verità
1. Oggigiorno, le persone ritengono che fede non significhi altro che ritenere veroqualcosa perché lo insegna la chiesa e perché non risulta familiare all'intelletto. Infatti sidice comunemente: “Credi, e non dubitare”. Se qualcuno replica “Non capisco”, gli vienerisposto: “Ecco perché devi credere.” Il risultato è che la fede di oggi è una fede nell'ignotoe può essere chiamata fede cieca; e siccome è trasmessa da una persona all'altra, è una fedetramandata dal passato.
Diventerà chiaro nelle seguenti pagine che questa non è una fede spirituale.
2. La vera fede è semplicemente riconoscere che qualcosa è così perché è vero. Ciòsignifica che le persone devote alla vera fede pensano e dicono: “E' vero, ed è per questoche ci credo”. Cioè, la fede dipende dalla verità, e ciò che è vero è l'oggetto della fede.Quindi, se non si comprende se qualcosa sia vero, si dice: “Non so se sia vero o no, quindiancora non ci credo. Come potrei credere a qualcosa che per me non ha senso? Sarebbefalso.”
3. Nondimeno, è opinione largamente diffusa che nessuno possa comprendere le cosespirituali e teologiche perché sono sovrannaturali. Eppure, le verità spirituali possonoessere afferrate proprio come quelle terrene – forse non così chiaramente – e quando lesentiamo, percepiamo da una sensazione se siano vere o no. Questo, specialmente nel casodi persone che hanno un vivo desiderio della verità. Sono stato istruito su questo da unacopiosa esperienza. Mi è stata concessa l'opportunità di parlare con persone poco istruite,persone carenti di senso comune e carenti di intelligenza, e con persone che, a dispetto delfatto che fossero nate nella chiesa, pur avendo udito qualcosa riguardo al Signore, la fede ela carità, erano persuase di idee fasulle, o immerse nel male. Mi è stata concessal'opportunità di raccontare loro segreti della sapienza, ed essi hanno compreso ericonosciuto ogni cosa. In quel frangente, naturalmente, erano in nella luce dell’intellettoche è comune a chiunque, e anche in uno stato di gloria perché erano nella condizione dicomprendere. Questo è accaduto durante le mie interazioni con gli spiriti.
Queste esperienze convinsero molti di quegli spiriti che erano con me che le materiespirituali sono comprensibili quanto le materie mondane – perlomeno quando le personele leggono o le odono – ma difficili da capire quando le persone sono lasciate per contoloro, a pensarci da se stesse. La ragione per cui possiamo capire le materie spirituali è chepossiamo essere mentalmente elevati alla luce del cielo, la luce in cui tutto ciò che vediamoè spirituale, cioè tutte le verità che appartengono alla fede. La luce del cielo è la lucespirituale.
4. Ecco perché le persone che riconoscono interiormente la verità sono quelle che hannoun amore spirituale per la verità. Gli angeli, avendo questo amore, rifiutano assolutamenteil dogma che il nostro intelletto deve essere soggetto alla fede. Al contrario, dicono: “Esistequalcosa che può essere creduto senza prima vedere se è vero?” E se qualcuno dice che sideve, nondimeno, credere, essi replicano: “Pensi di essere Dio, che io ti debba credere, oche io sia così pazzo da credere ad una affermazione in cui non vedo niente di vero?Illuminami.” A questo punto, colui che aderisce al dogmatismo si dilegua.
La sapienza degli angeli consiste interamente nel vedere e comprendere ciò su cuiriflettono.
5. C'è una vista spirituale, di cui pochi sanno a malapena qualcosa, una vista che fluiscenelle persone che hanno un vivo desiderio di verità, e dice loro interiormente se quello chestanno ascoltando o leggendo è vero o no. Quando si legge la Parola con l'illuminazionedel Signore, si gode di questa vista. Avere l'illuminazione è ne più né meno che avere unapercezione, e perciò un riconoscimento interiore, che questa o quella affermazione siavera. Isaia chiama tali persone istruite da Jehovah (Isaia 54:13 ; e anche Giovanni 6:45) eGeremia dice di loro:
Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, in cui farò con la casa d'Israele e quella di Giuda unanuova alleanza. Questa sarà l'alleanza : Metterò la mia legge in loro, la scriverò nei loro cuori;allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi dai loro amicio dalla loro famiglia, dicendo: Conosci Jehovah, perché tutti mi conosceranno (Ger. 31:31, 33, 34)
6. Possiamo vedere da tutto questo che fede e verità sono sono una e la stessa cosa; ed èper questo che gli antichi, che pensavano alle verità molto più di quanto non facciamo noiperché avevano un vivo desiderio di essa, parlavano di verità anziché di fede. È per questoche in ebraico le parola, emuna e amen significano entrambe verità e fede.
7. La ragione per cui il Signore parlò di fede nei Vangeli e nell'Apocalisse, era che gliebrei non credettero vero che egli fosse il Messia preannunciato dai profeti; e ovunque laverità non sia creduta, entra in discussione la fede. Nondimeno, una cosa è avere fede ecredere nel Signore, e un'altra cosa è avere fede e credere in qualcun altro. Affronteremoquesta differenza più avanti.
8. Con il regime del papato, la fede separata dalla verità prese piede fino a invadere lachiesa, perché il principale baluardo della religione era l'ignoranza della verità. Eccoperché la lettura della Parola fu proibita; altrimenti le persone non avrebbero potuto essereadorate come se avessero autorità divina e non avrebbe potuto esserci l'invocazione deisanti, né l'introduzione in massa di pratiche idolatre, come la convinzione che i cadaveri e
le ossa e le loro tombe fossero sacri (e perciò utili al culto). Possiamo notare da questoquali mostruosi equivoci possa produrre la fede cieca.
9. La fede cieca si diffuse anche tra molti protestanti, perché separarono la fede dallacarità; e se si separano questi due elementi non si può evitare l'ignoranza della verità, edessi definiscono la fede come il pensare che qualcosa sia vero, a prescindere da qualunquericonoscimento interiore che ciò sia vero. Per simili persone l'ignoranza è il difensore deldogmatismo, perché fintanto che l'ignoranza domina, accompagnata dalla convinzione chele materie filosofiche siano fuori portata, essi possono dire qualunque cosa senza venirecontraddetti. Possono credere che quanto dicono sia vero e comprenderlo.
10. Il Signore disse a Tommaso:
Perché mi hai veduto, Tommaso, hai creduto; beati coloro che non hanno visto e nondimeno,credono (Giovanni 20:29)
Questo non significa fede separata da un interiore riconoscimento della verità, ma chesono benedetti coloro che non vedono il Signore con i propri occhi come Tommaso enondimeno, credono che esista, perché questo riconoscimento avviene nella luce dellaverità della Parola.
11. Essendo la fede un riconoscimento interiore, ed essendo fede e verità una e la stessacosa, come sopra esposto nn. 2, 4, 5, 6, ne consegue che un riconoscimento esteriore senzauno interiore non è fede, e che essere convinti di qualcosa di falso non è fede. Unriconoscimento esteriore separato da quello interiore è fede nell'ignoto, e la fedenell'ignoto non è altro che un'informazione contenuta nella memoria, che diventa unaconvinzione se ci sono argomenti per sostenerla. Le persone che sostengono taliconvinzioni pensano che qualcosa sia vero perché lo ha detto qualcun' altro, o credono chesia vero perché hanno convinto se stesse; è già tanto facile convincere noi stessi chequalcosa di falso sia vero e talvolta, tale convinzione è ancora più forte. Pensare chequalcosa sia vero perché abbiamo convinto noi stessi di questo, equivale a pensare che siavero quello che ha detto qualcun altro e cercare un sostegno a ciò senza esaminarlo primada noi stessi.
12. Alcuni possono pensare fra sé o dire a qualcun altro: “Chi è capace di avere ilriconoscimento interiore che la verità è fede? Non io.” Gli dirò io come possono: voltino lespalle al male in quanto peccato e si volgano verso il Signore, ed avranno tutto ilriconoscimento interiore che vorranno. Si può vedere qui sopra, in Insegnamenti sulla Vitaper la Nuova Gerusalemme, nn. 1831 che se voltiamo le spalle al peccato siamo nel Signore;in nn. 3241 che quindi amiamo il vero e lo comprendiamo; e in nn. 4252 che quindiabbiamo fede.
II
Il riconoscimento interiore della verità che è fede ha luogo solo nellepersone dedite alla carità
13. Avendo appena detto cos'è la fede, deve ora farsi qualche cenno riguardo a cos'è lacarità. La carità ha origine in un desiderio di fare qualcosa di buono. Dato che il bene amail vero, questo desiderio conduce ad un desiderio di verità e perciò al riconoscimento delvero, che è la fede. Da questi passaggi, nella sequenza appropriata, prende forma undesiderio di fare qualcosa di buono e si volge in carità. È così che la carità si sviluppa dallasua origine che è un desiderio di fare qualcosa di buono attraverso la fede, che è unriconoscimento del vero al suo obiettivo, che è la carità. Il fine è l’atto. Da ciò possiamovedere in che modo l'amore, che è l’affezione per il bene, produca la fede, cioè ilriconoscimento della verità, e per mezzo di questa, la carità, che è l'amore agenteattraverso la fede.
14. Per metterla più chiaramente, il bene non è altro che l’uso, perché l'origine dellacarità sta nell’affezione per l’uso; e poiché l'uso ama il ama il mezzo [per rendersi utile],stimola un desiderio per tale mezzo e conduce al suo riconoscimento. Perciò, nelle suaprogressione, l’affezione per l’uso assume una forma visibile e diventa carità.
15. Questa progressione è come quella che ha origine nella nostra volontà e muove,attraverso il nostro intelletto, nelle azioni del corpo. La volontà non compie nulla da sestessa, separata dall’intelletto, né lo fa il nostro intelletto da se stesso, separato dallavolontà. Hanno bisogno di agire insieme perché accada qualcosa. Che equivale a dire chel’affezione, che è dalla volontà, non ha effetto da se stessa se non per mezzo del pensiero,che è dall’intelletto, e viceversa. Devono agire insieme perché accada qualcosa. Se adesempio si svuotano i pensieri di ogni affezione che deriva da un certo amore, si puòseguitare a pensare? O, allo stesso modo, se si priva un’affezione del suo pensiero, si puòcompiere qualcosa? O ancora, se si svuotano i pensieri delle loro corrispondenti affezioni,si riesce a parlare? O se si priva un’affezione del suo pensiero o discernimento, si riesce afare una qualunque cosa? Ecco in quali termini è la relazione tra carità e fede.
16. Il paragone con un albero può servire ad illustrarla. Nella sua origine prima, un alberoè un seme in cui c'è l'impulso a generare frutto. Stimolato dal calore, questo impulsogenera prima le radici, e poi dalle radici un germoglio o stelo con rami, foglie e alla fine ilfrutto. Ecco come si manifesta l'impulso a generare frutto. Possiamo vedere da questo chel'impulso a generare frutto è costante attraverso l'intero processo finché non divienemanifesto; se esso dovesse venir meno, il potere generativo si spegnerebbe rapidamente.Ecco come funziona il paragone. L'albero è l’uomo, l'impulso a produrre un fine per unoscopo viene dalla volontà e passa nell'intelletto. Il germoglio o stelo e i suoi rami e foglie
sono i mezzi che impieghiamo, mezzi chiamati verità che appartengono alla fede religiosa.I frutti, che nel caso dell'albero sono gli effetti finali del suo impulso a fruttificare, sono nelnostro caso gli usi in cui la volontà diviene manifesta. Di qui si può scorgere che la volontàproduce gli usi, mediante l’intelletto, in modo costante secondo questa progressione.
Sulla volontà, l’intelletto e sulla loro unione, si veda sopra in Insegnamenti sulla Vita per laNuova Gerusalemme, n. 43.
17. Possiamo notare da quanto è stato detto, che la carità, nella misura in cui è l’affezionedel bene – ovvero dell’uso – produce la fede come mezzo attraverso la quale divienemanifesta. Questo significa che per sviluppare l’uso, carità e fede devono agire insieme.Significa anche che la fede non produce il bene, o l’uso, da se stessa, ma solo dalla caritàquale sua sorgente. La fede, infatti, è soltanto carità nella sua fase intermedia, quindi èerroneo pensare che la fede produca il bene nello stesso modo in cui un albero produce ilfrutto. L'albero non è la fede; l'albero è l’uomo.
18. Deve essere noto che la carità e la fede sono unite nello stesso modo in cui sono unitila volontà e l'intelletto, poiché la volontà è la sede della carità, e l'intelletto la sede dellafede. Deve essere altresì noto che carità e fede sono unite nello stesso modo in cui sonouniti l’affezioni e il pensiero, perché l’affezione è dalla volontà, e il pensiero èdall'intelletto. E ancora, carità e fede sono unite nello stesso modo in cui sono uniti il benee la verità, perché il bene è l'oggetto del desiderio nella volontà e la verità è l'oggetto delpensiero nell'intelletto.
[2] In breve, carità e fede sono uniti nello stesso modo in cui sono unite essenza e forma,perché l'essenza della fede è la carità e la forma della carità è la fede. Possiamo così vedereche la fede senza la carità è come una forma priva di essenza, cioè nulla; e la carità senzafede è come un'essenza priva di forma, cioè ugualmente nulla.
19. La carità e la fede operano esattamente allo stesso modo del movimento cardiacochiamato sistole e diastole, e del movimento polmonare chiamato respirazione. C'è ancheuna completa corrispondenza di questi due movimenti con la volontà e l'intelletto, e perciòanche con la carità e la fede. È per questo che la volontà e le sue affezioni sonorappresentate dal cuore nella Parola, e l'intelletto e il suo pensiero dalla respirazione, nellaParola, e anche dallo spirito. Così “esalare l'ultimo respiro” è non vivere più, e “renderel'anima” è non respirare più.
[2] Ne consegue, quindi, che non ci può essere fede senza carità o carità senza fede, e chela fede senza carità è come il respiro dei polmoni senza il cuore. Ciò è impossibile per ognicreatura vivente; solo un automa può farlo. La carità senza fede è come avere un cuore manon i polmoni, nel qual caso non avremmo nessuna consapevolezza di essere vivi. Quindila carità produce gli usi per mezzo della fede, nello stesso modo in cui il cuore compie lasua azione per mezzo dei polmoni. La similitudine tra cuore e carità da una parte, e
polmoni e fede dall'altra è così forte che nel mondo spirituale chiunque può dire dal respirodi una persona qual è la qualità della sua fede, e dal battito del cuore, qual è la qualitàdella sua carità. Invero, gli angeli e gli spiriti vivono del battito cardiaco e dellarespirazione proprio come noi, che è il motivo per cui essi sentono, pensano, agiscono eparlano come noi facciamo nel mondo.
20. Dato che la carità è amore per il nostro prossimo, deve farsi un cenno alla nozione di“prossimo”. In senso terreno, il nostro prossimo è l'umanità intesa sia collettivamente, siaindividualmente. L'umanità intesa collettivamente è la chiesa, la nazione e la comunità;l'umanità intesa individualmente è il concittadino, che nella Parola è chiamato nostrofratello o sorella o compagno. In senso spirituale, il nostro prossimo è il bene; e dato chel’uso è il bene, in senso spirituale il nostro prossimo è l’uso.
Deve essere noto a tutti che, in senso spiritualmente, l’uso è il nostro prossimo. Chi,infatti, ama qualcuno semplicemente in relazione alla loro persona? Si ama invece unapersona, in ragione del suo carattere, che rende quella persona così come è. Cioè, la si amaper la sua indole, perché quella è ciò che la distingue da ogni altra. La qualità che noiamiamo in quella persona è l’uso, che noi chiamiamo bene; questo dunque è il nostroprossimo.
Dato che la Parola è spirituale nel suo intimo è spirituale, questo dunque è il significatospirituale di amare il nostro prossimo.
21. Una cosa è, però, amare il prossimo per il beneficio o il servizio che offre, e un'altracosa è amarlo per il beneficio o il servizio che altri gli offre. Perfino gli empi possonoamare il prossimo per il beneficio o il servizio che offre loro, ma solo colui che è nel benepuò amare il prossimo per il beneficio o il servizio che gli offre. In questo caso, si ama fareil bene in quanto bene. La differenza tra queste due attitudini è descritta dal Signore inMatteo 5:4347.
Spesso si dice: “Amo tale e talaltra persona perché mi ama e mi fa del bene”, ma amaregli altri per questa sola ragione non è amarli profondamente, a meno che noi stessi nonsiamo intenti al bene ed amiamo per tale ragione il bene che fanno. Questo è essere deditialla carità; l'altro è essere focalizzati su un genere di amicizia che non è come la carità.
Coloro che sono nella carità si congiungono al bene che il prossimo fa, non alla suapersona, salvo che nella misura in cui questi è nel bene. Allora l’uomo è spirituale e ama ilsuo prossimo spiritualmente. Se si ama il prossimo per mera amicizia, e ci si congiungecon la sua persona, incluso il male che le appartiene, risulta difficile separarsi, dopo lamorte, da una personalità che è dedita al male, mentre nel caso precedente questaoperazione è agevole.
La carità fa questa selezione per mezzo della fede, perché la fede è verità, e quandoattraverso la verità l’uomo è autenticamente caritatevoli, esamina attentamente e
comprende cosa deve amare; e quando ama e beneficia gli altri, si focalizza sulla qualitàdell'uso che mette in atto.
22. L’amore per il Signore è il vero significato dell’amore, e l'amore per il prossimo è lacarità. Non vi può essere amore per il Signore se non quando si è nella carità: è in questoche il Signore si congiunge all’uomo.
Dato che la fede nella sua essenza è carità, ne consegue che nessuno può avere fede nelSignore se non è nella carità. L'unione deriva dalla carità attraverso la fede; un'unione delSignore con l’uomo attraverso la carità e un'unione dell’uomo col Signore attraverso lafede. Sulla natura reciproca di questa unione, si veda sopra in Insegnamenti sulla vita per lanuova Gerusalemme, nn. 102107.
23. Per riassumere, nella misura in cui l’uomo volta le spalle al male in quanto peccato esi volge verso il Signore, è nella carità, e quindi in uguale misura nella fede. Su questosoggetto, si veda in Insegnamenti sulla vita per la nuova Gerusalemme, nn. 4252, 6773 e 7491;e sul significato autentico della parola carità, si veda nello stesso lavoro, n. 114.
24. Possiamo concludere da tutto questo che una fede salvifica, la fede che è unriconoscimento interiore della verità, può essere trovata solo in coloro che sono nellacarità.
III
La conoscenza della verità e del bene non diviene fede finché l’uomo non ènella carità. Quando l’uomo acquisisce una fede nata dalla carità tale
conoscenza diventa una risorsa che da’ forma alla fede
25. Fin dalla prima infanzia, l’uomo è desideroso di conoscere. A causa di ciò impara
una gran quantità di cose, alcune delle quali gli saranno utili ed altre no. Crescendo egli siimpegna in qualche attività ed acquisiamo informazioni in merito, e svolgendola, taleattività diventa per lui un modo per essere utile, ed inizia ad amarla. Ecco come ha inizio ilbisogno dell’uomo di essere utili; e tale amore lo porta ad amare anche i mezzi che gliconsentono di svolgere il proprio ufficio e di renderlo manifesto.
Questo processo trova applicazione a chiunque nel mondo, perché tutti hanno unaqualche occupazione nella quale progrediscono, a cominciare dall’attività che consideranocome un fine attraverso dei mezzi, fino all'attività che ne è il risultato. Comunque, fintantoche queste occupazioni ed i loro mezzi hanno a che fare con la vita di questo mondo,amare verso di esse è un genere di amore terreno.
26. Dato che chiunque non guarda solo verso ciò che è utile per la propria vita in questomondo, ma dovrebbe anche guardare verso ciò che è utile per la propria vita nel cielo(dopotutto, è lì che andremo dopo la vita in questo mondo, ed è dove continueremo avivere per sempre), acquisisce fin dall’infanzia una certa familiarità con ciò che è buono evero dalla Parola, dagli insegnamenti della chiesa o dalle prediche; questa conoscenza èimportante per la nostra vita eterna. La archiviamo nella nostra memoria terrena, inmaggiore o minore abbondanza secondo il nostro desiderio di conoscere, un desiderio cheè sia innato, sia corroborato da vari stimoli.
27. Tutta questa conoscenza, però, e non importa come e quanto valida, non è niente dipiù di una risorsa dalla quale può prendere forma una fede dalla carità; e questo genere difede prende forma solo se l’uomo volta le spalle al male in quanto peccato; allora questaconoscenza diviene parte della sua fede, che ha in sé una certa vita spirituale. Ma sel’uomo non volta le spalle al male in quanto peccato, allora la sua conoscenza non è altroche mera conoscenza, e non diventa parte di una fede con una certa vita spirituale in sé.
28. Questa risorsa è di importanza fondamentale perché senza di essa nessuna fede puòprendere forma. La conoscenza di ciò che è vero e buono diventa parte della fede e laconsolida. Se l’uomo non ha tale conoscenza, la fede non si manifesta. Non esiste qualcosacome una fede vuota, una fede senza contenuto. Se l’uomo ha solo un po' di taleconoscenza, la sua fede è debole e misera; se ha tale conoscenza in abbondanza, la sua fedediventa ricca e piena in proporzione a tale abbondanza.
29. Deve essere noto però, che la fede è sostenuta dalla conoscenza di ciò che ègenuinamente vero e buono; questo non è assolutamente il caso della conoscenza di ciòche è falso. La fede è verità (si veda sopra nn. 511) e fintanto che la falsità contraddice laverità, distrugge la fede. Anche la carità non può manifestarsi dove non c'è altro chefalsità, come spiegato in n. 18, carità e fede solo unite nel modo in cui sono uniti bene everità. Da tutto questo ne consegue anche che la totale assenza di conoscenza della verità edel bene non produce alcuna fede; una conoscenza superficiale produce una fede di similequalità; e una conoscenza abbondante produce una fede illuminata in proporzione alla suapienezza.
La qualità della fede risultante dalla carità, determina la qualità dell’intelligenzadell’uomo.
30. Ci sono anche molte persone che non hanno un riconoscimento interiore della veritàhanno comunque una fede derivante dalla carità. Queste sono persone che si sono rivolteal Signore nelle loro vite, e che si sono astenute dai mali per motivi religiosi, ma che sonostate ostacolate nel pensare alla verità, per preoccupazioni mondane o per responsabilitàcorrelate alla loro occupazione, o per inettitudine dei loro maestri. Nondimeno, nel lorointimo, o in spirito, essi sono in grado di riconoscere la verità perché ne sono attratti; così,dopo la morte, divenuti spiriti, sono istruiti dagli angeli, riconoscono la verità e sonofelicissimi di riceverla.
È diverso per coloro che non si sono rivolti verso il Signore nelle loro vite e non si sonoastenuti dai mali, secondo i precetti della loro religione. Interiormente, o nel loro spirito,non si sentono attratti dalla verità e perciò non hanno la capacità di riconoscerla. Così,quando diventano spiriti, dopo la morte e vengono istruiti dagli angeli, non sono dispostia riconoscere il vero e perciò non lo accettano. Interiormente, in una vita empia c'èun'avversione per la verità, mentre in una vita buona c'è un amore per la verità.
31. La conoscenza della verità e del bene che l’uomo ha prima di avere fede, potrebbeessere vista da alcuni come se costituisse la fede, ma in effetti non è fede. Il nostro pensaree dire che crediamo non significa che effettivamente crediamo, o che abbiamo fede; èsemplicemente il nostro pensiero. Ciò che sappiamo non scaturisce da un riconoscimentointeriore che esse siano verità, e la fede che qualcosa sia vero, quando in realtà, nonsappiamo se lo sia o no, è una sorta di pregiudizio completamente diverso da qualunquericonoscimento interiore. Tuttavia, non appena la carità mette radici, questa conoscenzadiventa parte della nostra fede, ma solo nella misura in cui c'è la carità in essa.
Nel primo stato, prima che ci sia la percezione della carità, sembra che la fede siapreponderante rispetto alla carità. Nel secondo stato però, quando c'è la percezione dellacarità, la fede diventa secondaria e la carità preponderante. Il primo stato è chiamato“riforma” e il secondo “rigenerazione.” Quando l’uomo è in quest'ultimo stato, giorno per
giorno la sua sapienza si accresce, e giorno per giorno il bene moltiplica le verità e le fafruttificare. Quindi l’uomo è come un albero che porta frutto e sviluppa i semi nel frutto,che produrranno nuovi alberi e alla fine un frutteto. Quindi diviene autenticamente uomo,e dopo la morte angeli, colui la cui vita è la nella carità e la cui forma è la fede, di unabellezza corrispondente al bene suo proprio. Ma la sua fede non sarà più chiamata fede,bensì intelligenza.
Ne consegue che ogni fede viene dalla carità, e niente dalla fede stessa. Ed inoltre, che lacarità produce la fede, ma la fede non produce la carità. La conoscenza della verità cheprecede, è come grano immagazzinato in una cantina, che non nutre affatto, finché nonl’uomo non lo prende per farne del cibo.
32. Deve ora essere riferito in che modo la fede viene formata dalla carità. Ciascun uomoha una mente terrena e una mente spirituale, la mente terrena per questo mondo e lamente spirituale per il cielo. Ha accesso ad entrambe con l'intelletto, ma non con lavolontà, finché non volta le spalle ai mali e non li rigetta in quanto peccati. Quando faquesto, la sua mente spirituale è aperta anche in relazione alla volontà, ed un calorespirituale fluisce dal cielo nella nostra mente terrena; nella sua essenza questo calorespirituale è la carità, ed esso porta alla vita le nostre conoscenze del bene e della verità, chesono nella mente terrena, e da essa forma una fede. Questa operazione è simile a ciò cheavviene nell’albero che non ha alcuna vita vegetativa finché il calore del sole non fluisce inesso e si congiunge con la luce, come accade in primavera. Invero vi è un totaleparallelismo tra la vita degli uomini e il germogliare di un albero. Il parallelismo si basasul fatto che il calore terreno è la causa di quest'ultimo, ed il calore celeste, la causa delprecedente. Ecco perché il Signore paragona così spesso gli uomini agli alberi.
33. Queste poche riflessioni possono bastare per mostrare che la conoscenza di ciò che èvero e buono non costituisce fede finché l’uomo non è nella carità, ma è una risorsa dallaquale può essere formata una fede, dalla carità.
La conoscenza della verità è autentica quando l’uomo è stato rigenerato. Così è anche perla conoscenza del bene, dal momento che l’apprendimento di ciò che è bene ha luogonell'intelletto; ma il desiderio di fare il bene si sviluppa nella volontà. Così l’uomo chiamaverità qualcosa se è nel suo intelletto; e chiama lo bene se è nella sua volontà.
IV
La fede cristiana in una prospettiva generale
34. La fede cristiana in una prospettiva generale, concerne la venuta del Signore abaeterno, che è Jehovah, nel mondo per soggiogare l'inferno e per glorificare la sua naturaumana. Senza di ciò, nessun essere umano avrebbe potuto essere salvato; e sono salvaticoloro che credono in lui.
35. Si fa riferimento ad una prospettiva generale perché ciò che è inerente alla fede ingenerale, è presente nel tutto e in ogni suo dettaglio.
Principio universale di tale fede è che Dio è Uno in Persona e in Essenza, in cui è unaTrinità, e che il Signore è Dio.
Principio universale di tale fede è che nessun uomo avrebbe potuto essere salvato se ilSignore non fosse venuto nel mondo.
Principio universale di tale fede è che il Signore venne nel mondo per rimuoverel'inferno dall’uomo, e che lo ha rimosso per mezzo di combattimenti e vittorie riportatecontro di esso. Infatti il Signore soggiogò l’inferno, lo riportò all'ordine e lo sottopose allasua obbedienza.
Principio universale di tale fede è che il Signore venne nel mondo per glorificare lanatura umana che egli assunse nel mondo, cioè, per ricongiungerla alla natura Divina cheera la sua origine. Dopo che ebbe soggiogato l’inferno, lo ricondusse all’ordine e lo posesotto la sua obbedienza per sempre. Dato che nessuno di questi obiettivi poteva essereraggiunto senza le tentazioni, fino alla prova estrema, e poiché la prova estrema fu il suosupplizio sulla croce, egli vi si sottopose.
Questi sono i principi universali della fede cristiana, riguardanti il Signore.
36. Principio fondamentale per la fede cristiana, in relazione agli uomini, è credere nelSignore; infatti siccome credere in lui è l'unione con lui, che conduce alla salvezza. Crederein lui è confidare che egli salvi gli uomini; e dato che possono avere questa fede solocoloro che conducono una vita nel bene, credere in lui significa anche condurre una vitanel bene.
37. Di questi due principi universali della fede cristiana è stato specificamente trattatoaltrove; il primo, quello concernente il Signore, in Insegnamenti per la Nuova Gerusalemmesul Signore, e il secondo, quello concernente l’uomo, in Insegnamenti sulla Vita per la NuovaGerusalemme; perciò non è necessario farne cenno ulteriormente qui.
V
La fede odierna in una prospettiva generale
38. La fede odierna in una prospettiva generale è che Dio Padre inviò suo Figlio a pagareper i peccati del genere umano; a causa di questo merito da parte del Figlio, il Padre provacompassione e salva chi crede in lui. Altri direbbero “chi crede in lui e opera bene.”
39. Per chiarire la natura di questa fede, è opportuno aggiungere una lista di cose che sisostengono comunemente:
1 Dio Padre e Dio Figlio sono due, ognuno esistente dall'eternità.
2 Dio Figlio venne nel mondo, in conseguenza della volontà del Padre, a pagare per ipeccati dell'umanità, che altrimenti sarebbe perita nella morte eterna a causa della Divinagiustizia, che chiamano anche giustizia punitiva.
3 Il Figlio pagò per i nostri peccati con l'adempimento della legge e con il supplizio sullacroce.
4 Il Padre concesse al genere umano la misericordia perché il Figlio fece queste cose.
5 Il merito del Figlio è attributo a coloro che credono.
6 – L’attribuzione di questo merito avviene istantaneamente e perciò, se non ha avutoluogo prima, può aver luogo anche in punto di morte.
7 Quando ciò ha luogo, vi è una sorta di tentazione, seguita da una liberazione per mezzo
di questa fede.
8 Coloro che hanno questa fede acquisiscono una speciale fiducia e sicurezza.
9 La giustificazione è garantita specialmente a questi individui, con la piena grazia delPadre per riguardo del Figlio, così come la remissione dei peccati, e quindi la salvezza.
10 Gli eruditi sostengono che c'è una spinta verso il bene in tali persone, che in modo nonpercettibile dirige la loro volontà. Altri sostengono che questa spinta agisca apertamente.Tutti concordano nell’attribuire tale operazione allo Spirito Santo.
11 La maggioranza delle persone, però, le quali si sono convinte che di non poter far nullache sia genuinamente buona da loro stesse, senza reclamarne il merito, e che non sonosotto il giogo della legge, si astengono dal fare il bene e non si danno pensiero, né siinterrogano circa la vita che stanno conducendo, se sia retta o malvagia. Dicono a se stessiche fare il bene non salva, e fare il male non condanna, perché è la sola fede a fare tutto.
12 Per la maggior parte, sostengono che il proprio intelletto deve essere subordinato aquesta fede. Per loro, fede significa tutto ciò che non capiscono.
40. Mi asterrò da un esame e una valutazione dettagliati sul fatto che le loro asserzionisiano o non siano la verità. La verità è assolutamente chiara per quanto detto finora,specialmente in quelle parti della Parola esposte e supportate razionalmente inInsegnamenti per la nuova Gerusalemme sul Signore e in Insegnamenti sulla Vita per la nuovaGerusalemme.
41. Ugualmente, per mostrare la natura di una fede separata dalla carità e una fede nonseparata da essa, vorrei condividere qualcosa che ho sentito da uno degli angeli del cielo.Questo angelo narrò di aver di aver parlato con molti protestanti per imparare a conoscerela loro fede, e raccontò di una conversazione con uno tra questi, dedito alla fede separatadalla carità, ed una conversazione con uno dedito alla fede non separata dalla carità.L'angelo mi raccontò quali domande furono poste e quali risposte furono date; e siccomequeste possono far luce sull'argomento, desidero esporre queste conversazioni.
Amico, chi sei?
Sono un cristiano protestante.
Qual'è la tua teologia, e a quale pratica religiosa ti guida?
La fede.
Qual è la tua fede?
La mia fede è che Dio Padre inviò suo Figlio a fare completa ammenda per il genereumano, e chi crede questo è salvato.
Cos'altro sai della salvezza?
La salvezza è garantita attraverso questa sola fede.
Che cosa sai della redenzione?
La redenzione fu compiuta attraverso il supplizio sulla croce; il merito del Figlio ci vieneaccreditato attraverso questa fede.
Cosa sai della rigenerazione?
La rigenerazione avviene per mezzo di questa fede.
Cosa sai del pentimento e della remissione dei peccati?
Avvengono per mezzo della fede.
Raccontami cosa sai riguardo alla fede e alla carità.
Esse sono questa fede.
Raccontami cosa sai delle buone azioni.
Esse sono questa fede.
Raccontami cosa pensi di tutti i comandamenti nella Parola.
Essi sono questa fede.
Così, tu non fai niente?
Cosa dovrei fare? Da me stesso non posso fare niente di buono che sia veramente buono.
Puoi avere fede da te stesso?
Non posso.
Allora, come puoi avere fede?
Non pongo domande su questo; io devo solo avere fede. Infine:
Sai qualcos'altro, qualunque altra cosa, sulla salvezza?
Cos'altro c'è da sapere, quando la salvezza è assicurata da questa sola fede? Ma alloral'angelo disse:
Mi sembri uno che continua a suonare la stessa nota su un flauto. Tutto quello che sento èfede. Se questo è tutto ciò che sai, e non sai altro, allora non sai niente. Vai a trovare i tuoicompagni.
Così il cristiano protestante andò, e trovò ed incontrò altri in una distesa desolata su cuinon c'era erba. Quando agli angeli fu chiesto come mai lì non ci fosse neanche l'erba,risposero: Perché non c'è traccia di una chiesa in loro.
43. Questa che segue è la conversazione di un angelo con un individuo che era fedele aduna fede non separata dalla carità.
Amico, chi sei?
Sono un cristiano protestante
Qual'è la tua teologia, e a quale pratica religiosa ti conduce?
Fede e carità.
Ma queste sono due cose.
Non possono essere separate.
Cos'è la fede?
Credere ciò che la Parola ci insegna.
Cos'è la carità?
Fare quello che la Parola ci insegna.
Tu questo semplicemente lo credi, o anche lo fai?
Lo faccio anche.
L'angelo del cielo allora guardò questo individuo e disse:
Amico mio, vieni con me e vivi con noi.
VI
La natura della fede separata dalla carità
44. Per mostrare quale sia la vera natura della fede separata dalla carità, questa deveessere presentata nella sua nudità. Dio Padre, oltraggiato dall'umanità, la rigettò da sé eper il bene della giustizia decise, di dannarla per l’eternità. Quindi disse al Figlio: Scendi inbasso, adempi la legge, e prendi su di te la dannazione destinata a loro. Allora, forse, avròpietà. Così il Figlio scese in basso, adempì la legge, e consentì ad essere crocefisso. Dopoche questo fu compiuto egli tornò dal Padre e disse, intercedendo per loro: Ho preso su mestesso la dannazione del genere umano; adesso abbi pietà di loro. Il Padre però rispose:Non posso farlo, per il loro bene, ma avendoti visto sulla croce e avendo visto il tuosangue, sono diventato misericordioso. Tuttavia, non li perdonerò ma riconoscerò loro iltuo merito; ma solo alle persone che riconosceranno ciò che hai fatto. Questa deve essere lafede attraverso la quale possono essere salvati.
45. Ecco quella fede nella sua nudità. Chiunque abbia una ragione illuminata non puòesimersi dal vedere i paradossi che vanno contro la Divina essenza stessa. Come adesempio, che Dio, il quale è l'amore stesso e la misericordia stessa, possa essere spintodalla rabbia o dalla sete di vendetta a dannarci e consegnarci all'inferno. Ed inoltre che Diosi muove a pietà in ragione dell’accollo della dannazione a suo Figlio, della sua sofferenzasulla croce e della vista del suo sangue. Chiunque abbia una ragione illuminata non puòesimersi dal vedere che nessun Dio degno di questo nome potrebbe dire: non li perdoneròma riconoscerò loro il tuo merito. O addirittura: Ora lasciamoli vivere come vogliono, poisaranno salvati, a condizione che credano a questo. E molte altre cose di questo genere.
46. La ragione per cui questi paradossi non sono stati notati, però, è che le persone sonostate persuase che la fede è cieca e questa nozione è stata usata per chiudere loro gli occhie turargli gli orecchi. Chiudendo gli occhi e turando le orecchi alle persone – cioè,impedendogli di pensare con un certo discernimento – si potrà far credere qualunque cosaalle persone che hanno una qualche nozione della vita eterna; perfino che Dio può adirarsie covare vendetta; che Dio possa infliggere la dannazione eterna a qualcuno; che Dio possamuoversi a pietà per il sangue di suo Figlio, ed riconoscere questo merito agli uomini,come se fosse loro proprio, ed infine salvarli semplicemente per ciò che loro pensano.
Le persone crederanno, per esempio, che un Dio può fare un simile patto con un altroDio (della stessa essenza) ponendo simili condizioni.
Ma, si aprano gli occhi, e si sturino le orecchie – cioè, si pensi con intelligenza a questiargomenti – e si vedrà quanto queste affermazioni si scontrano con la verità autentica.
47. Chiudendo gli occhi e turando le orecchie alle persone – cioè impedendogli dipensare con un certo discernimento – si potrà indurle a credere che Dio ha dato tutto il suo
potere alla stessa persona per operare quale Dio in terra. Si potrà indurle a credere che sidevono invocare i morti; che ci si deve scoprire il capo e inginocchiare davanti alle loroimmagini, e si devono considerare sacre e degne di reverenza le loro salme, le loro ossa ele loro tombe.
Ma se si aprono gli occhi e si sturano gli orecchi, cioè, se si riflette su questi argomenticon un certo discernimento, si vedranno le enormità che la ragione umana aborre.
48. Quando le persone il cui intelletto è stato chiuso perché la loro religione accettaqueste e altre simili credenze, la chiesa in cui praticano il culto si può paragonare ad unacava o ad una grotta sotterranea, dove essi non sanno cosa stanno vedendo? E la lororeligione si può paragonare al vivere in una casa senza finestre, e il tenore del loro culto alrumore, piuttosto che alla parola?
Gli angeli del cielo non possono parlare con persone di questa indole, perché nessunadelle due parti comprenderebbe il linguaggio dell'altra.
VII
I filistei menzionati nella Parola rappresentavano quelli dediti ad una fedeseparata dalla carità
49. Nella Parola, tutti i nomi di nazioni e popoli, così come di persone e luoghi,rappresentano specifiche cose inerenti la chiesa. La chiesa stessa è rappresentata da Israelee Giuda, perché è lì che essa fu fondata; e vari altri soggetti religiosi sono rappresentati danazioni e popoli circostanti; soggetti in armonia con la religione sono rappresentati dallenazioni rette; e soggetti incompatibili con la religione, dalle nazioni malvagie. Sono due imali in cui tutte le chiese degenerano col passare del tempo. Uno è l’adulterazione del suobene, l’altro è la falsificazione della sua verità. L'origine del male che corrompe il benedella chiesa sta nell’amore di dominare; ciò che invece falsifica la verità della chiesa èl’orgoglio della propria intelligenza. Il male della religione che deriva dall’amore didominare gli altri è inteso nella Parola per Babilonia, e il male della religione che derivadall’orgoglio per la propria intelligenza è inteso nella Parola per Filistea. È noto chi siano iBabilonesi, ma non che siano i filistei. I filistei sono quelli dediti alla fede ma non allacarità.
50. Dai molteplici riferimenti presenti nella Parola intesa spiritualmente, si evince che ifilistei sono quelli dediti alla fede ma non alla carità. Questo si deduce dalle loro disputecon i servitori di Abramo e Isacco in Genesi 21 e 26, e anche dalle loro guerre con i figli diIsraele in Giudici, Samuele e Re. Infatti, tutte le guerre descritte nella Parola hanno unsignificato spirituale; riflettono e rappresentano guerre spirituali. E poiché questo maledella religione, che è la fede separata dalla carità, tenta costantemente di invadere lachiesa, i filistei rimasero nella terra di Canaan e attaccarono spesso i figli di Israele.
51. Dato che i filistei rappresentavano quelli dediti alla fede separata dalla carità, furonochiamati incirconcisi, che significa coloro che sono carenti di amore spirituale e perciò inpossesso del solo amore terreno. L'amore spirituale è la carità. La ragione per cui furonochiamati incirconcisi è che i circoncisi sono coloro i quali sono fedeli all'amore spirituale.Circa il fatto che i filistei sono chiamati incirconcisi, si veda in I Samuele 17:26, 36; IISamuele 1:20 e altrove.
52. Che quelli dediti ad una fede separata dalla carità furono rappresentate dai filistei, sipuò evincere non solo dalle loro guerre con i figli di Israele, ma anche da una quantità dialtre cose che fanno riferimento ad essi nella Parola. Per esempio, di ciò che è detto delloro idolo, Dagon; delle emorroidi da cui furono afflitti e dei ratti da cui furono invasiperché avevano messo l'arca nel tempio del loro idolo; e di quanto accadde in seguito (sivedano i capitoli 5 e 6 di I Samuele). E ancora, di Golia, il filisteo ucciso da Davide (si vedain I Samuele 17).
In quanto al loro idolo Dagon, esso appariva umano dalla cintola in su, ma apparivacome un pesce dalla cintola in giù. Era un'immagine della loro religione, che sembravaessere spirituale per la sua fede, ma era meramente terrena a causa della sua mancanza dicarità. Le emorroidi che li afflissero rappresentavano i loro amori impuri; i ratti che liinvasero rappresentavano la distruzione della chiesa a causa della falsificazione dellaverità; e l’uccisione di Golia ad opera di Davide, rappresentò l'orgoglio della loro propriaintelligenza.
53. Che quelli dediti ad una fede separata dalla carità furono rappresentate dai filistei, sipuò evincere anche da quello che dicono di loro i profeti nella Parola, come nei passiseguenti. In Geremia:
Contro i filistei: Ecco, salgono le acque dal settentrione, è un fiume che straripa e sommerge laregione con quanto contiene, le città ed i loro abitanti. Gli uomini gettano grida e tutti gliabitanti del paese levano lamenti. Jehovah stermina i filistei (Ger. 47:1, 2, 4)
Le acque che salgono da settentrione sono le falsità dall'inferno. Il fiume che straripa esommerge la regione con quanto contiene, significa la conseguente distruzione di ognicosa nella chiesa. Le città ed i loro abitanti travolti dalle acque significano la completadistruzione degli insegnamenti della chiesa. Le grida degli uomini e i lamenti degliabitanti del paese significano la perdita di ogni verità e bene nella chiesa. Il Signore chestermina i filistei significa la loro resa. In Isaia:
Non gioire Filistea se la verga che ti percuoteva è stata spezzata, perché dalla razza del serpenteuscirà il basilisco e suo frutto sarà un dragone volante (Is. 14:29)
L’intimazione rivolta alla Filistea, a non rallegrarsi, significa che coloro che sono dediti aduna fede separata dalla carità non dovrebbero gioire del fatto di essere sopravvissuti.Perché dalla razza del serpente uscirà il basilisco significa la distruzione di ogni veritànella loro chiesa, a causa dell'orgoglio della propria intelligenza. Il suo frutto sarà undragone volante, significa i ragionamenti che si fondano sulle falsificazioni che sioppongono alla verità e al bene nella chiesa.
54. Possiamo vedere dai seguenti passi che la circoncisione rappresentava la purificazionedal male causato dall'amore esclusivamente terreno:
Circoncidete il vostro cuore e rimuovete il prepuzio dal vostro cuore, affinché non divampicome il fuoco il mio sdegno, a causa della malvagità delle vostre azioni (Ger. 4:4)
Circoncidete il prepuzio del vostro cuore, e non indurite la vostra cervice (Deut. 10:16)
Circoncidere il cuore, o il prepuzio del cuore è purificarsi dei peccati. Per converso quindi,essere incirconcisi o avere il prepuzio, fa riferimento alle persone che non sono statepurificate dal male causato dall'amore esclusivamente terreno, e a coloro che perciò nonsono nella carità. E poiché avere il prepuzio significa essere impuri di cuore, è detto chenessuno che sia incirconciso nel cuore o nella carne entrerà nel santuario (Ezechiele 44:9);che nessun incirconciso potrà prendere parte alla Pasqua (Esodo 12:48); e che gliincirconcisi sono dannati (Ezechiele 28:10; 31:18; 32:19).
IX
Coloro che sono dediti ad una fede separata dalla carità, sono rappresentatinell’Apocalisse dal dragone
55. È stato sottolineato precedentemente (n. 49) che nel corso del tempo ogni chiesadegenera in due comuni mali della religione, uno che deriva dall’amore di dominare suglialtri, e l’altro, dall'orgoglio della propria intelligenza. Il primo di questi due mali èrappresentato nella Parola da Babilonia, l’altro, dalla Filistea.
Ora, dato che l'Apocalisse tratta dello stato della chiesa cristiana, specialmente al suoepilogo, essa tratta in generale e in particolare di questi due mali della religione; quellorappresentato per Babilonia è descritto nei capitoli 17, 18 e 19 come la prostituta seduta sullabestia scarlatta; e quello rappresentato dalla Filistea è descritto nei capitoli 12 e 13 come ildragone, e anche come la bestia che sale dal mare e la bestia che sale dalla terra.
Fin qui non era noto che questo male della religione era rappresentato dal dragone edalle sue due bestie. Questo perché il significato spirituale della Parola Scritture non èstato ancora svelato, così il libro dell'Apocalisse non è stato compreso, e particolarmenteperché nel mondo cristiano una forma di religione basata sulla fede separata dalla carità èdivenuta così forte che nessuno è stato capace di comprenderlo. Infatti, ogni male cheperverte la religione rende ciechi.
56. Che una religione in cui la fede è separata dalla carità sia rappresentata e descritta nellibro dell'Apocalisse come il dragone e le sue due bestie, è qualcosa che mi è stato detto dalcielo, ma mi è stato anche mostrato nel mondo degli spiriti, che è al di sotto del cielo. Hovisto coloro che erano dediti alla sola fede riunite in una folla che sembrava un grandedragone la cui coda si stendeva verso il cielo; ed ho visto singoli individui di questa indoleche avevano l'aspetto di dragoni. In quel mondo infatti si vedono cose secondo lacorrispondenza tra ciò che è spirituale e ciò che è naturale. Ecco anche perché gli angeli delcielo chiamano tali persone dragoni. Di questi ci sono però molte specie – alcune formanola testa del dragone, alcune il corpo, e altre la coda. Quelli che formano la coda sono coloroche falsificano tutta la verità nella Parola, il che spiega perché nel libro dell'Apocalisse èdetto del dragone che la sua coda trascinò giù un terzo delle stelle del cielo. Le stelle delcielo significano la conoscenza delle verità, e un terzo significa tutto.
57. Ora, dato che nell'Apocalisse il dragone significa coloro che sono dediti alla fedeseparata dalla carità, e siccome questo prima non era noto ed è rimasto nascosto perché ilsignificato spirituale della Parola non è stato riconosciuto, deve essere fatta a questo puntouna panoramica sul significato di quanto è detto del dragone nel dodicesimo capitolo.
58. Ecco cosa dice il dodicesimo capitolo dell'Apocalisse riguardo al dragone:
Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita di sole, con la luna sotto i suoi piedie sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.Intanto apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna esette diademi sulle teste. La sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le scagliòsulla terra. Poi il dragone si pose davanti alla donna che stava per dare alla luce, per divorare ilsuo bambino appena fosse nato. Ella diede alla luce un figlio maschio, destinato a pascere tuttele nazioni con scettro di ferro. E suo figlio fu portato verso Dio e verso il suo trono. La donnafuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio, perché vi fosse nutrita permilleduecentosessanta giorni. Allora avvenne una guerra nel cielo. Michele e i suoi angelicombattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia, ma nonpoterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. Quando il dragone si videprecipitato sulla terra, perseguitò la donna che aveva dato alla luce il figlio maschio. Ma alladonna furono date le due ali della grande aquila, per volare nel deserto, nel suo luogo, dov'ènutrita per un tempo, due tempi e metà d'un tempo, lontano dalla faccia del serpente. Allora ilserpente vomitò dalla gola come un fiume d’acqua dietro alla donna, perché il fiume latravolgesse. Ma la terra venne in aiuto della donna, spalancò la sua bocca e inghiottì il fiumeche il dragone aveva vomitato dalla sua gola. E il dragone s'infuriò contro la donna e andò afare guerra al resto della sua progenie, a quelli che osservano i comandamenti di Dio ecustodiscono la testimonianza di Gesù Cristo (Ap. 12:18:1317)
59. Il significato di questi versi è il seguente.
Un grande segno apparve nel cielo significa una rivelazione del Signore concernente la chiesache sarà, nonché il modo in cui i suoi insegnamenti verranno accolti e chi li attaccherà.
Una donna rivestita di sole, con la luna sotto ai suoi piedi significa una chiesa che è nell’amoree nella fede, dal Signore.
E sulla sua testa una corona di dodici stelle significa che la sapienza e l’intelligenza derivantidalle Divine verità – di cui saranno dotati gli appartenenti a questa chiesa.
Essere gravida significa la nascita di nuovi insegnamenti.
Gridare per le doglie e il travaglio del parto significa la resistenza opposta da coloro che sononella fede separata dalla carità.
E un altro segno apparve nel cielo significa un'ulteriore rivelazione.
Un enorme drago rosso significa una fede separata dalla carità; rosso fa riferimento al suoamore esclusivamente terreno.
Con sette teste significa la falsificazione della Parola.
E dieci corna significa il potere che esse hanno perché molti vi aderiscono.
E sette diademi sulle sue teste significa la falsificazione delle verità della.
La sua coda trascinava la terza parte delle stelle e le scagliò sulla terra significa la distruzione didi ogni riconoscimento della verità.
Il dragone si pose davanti alla donna che stava per dare alla luce, per divorare il figlio appena fossenato significa l’odio e l'intenzione di distruggere gli insegnamenti della chiesa fin sulnascere, da parte di coloro che sono nella fede separata dalla carità.
Partorì un figlio maschio, significa nuovi insegnamenti.
Destinato a pascere tutte le nazioni con scettro di ferro significa la persuasione determinata dalpotere della verità naturale derivata dalla verità spirituale.
E suo figlio fu portato verso Dio e il suo trono significa che tali insegnamenti saranno protettidal Signore e dal cielo.
La donna fuggì nel deserto significa la chiesa fra pochi aderenti.
Dove Dio le aveva preparato un rifugio significa che il suo stato è tale che nel frattempo puòessere resa disponibile a molti.
Perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni significa finché non si accrescerà finoalla dimensione stabilita.
Allora avvenne una guerra nel cielo, Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone. Ildragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia significa il disaccordo e le dispute tra quellidediti ad una fede separata dalla carità, contro quelli fedeli agli insegnamenti della chiesadel Signore e alla vita conforme alla carità.
Ma non poterono prevalere, significa la sconfitta di coloro che sono nella fede separata dallacarità.
E nel cielo non vi fu più posto per loro significa il loro essere precipitati.
Quando il dragone si vide precipitato sulla terra, perseguitò la donna che aveva dato alla luce ilmaschio significa un attacco alla chiesa riguardo ai suoi insegnamenti, da parte di quellidediti alla fede separata dalla carità.
Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila per volare nel deserto , nel suo luogosignifica la sua cautela quando la chiesa contava pochi seguaci.
Dove è nutrita per un tempo, due tempi e metà di un tempo, lontano dalla faccia del serpentesignifica finché la chiesa non si accrescerà fino alla dimensione stabilita.
Allora il serpente vomitò dalla gola come un fiume d'acqua dietro alla donna, perché il fiume latravolgesse, significa i loro abbondanti falsi ragionamenti, miranti alla distruzione dellachiesa.
Ma la terra venne in aiuto della donna, spalancò la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago avevavomitato dalla sua gola significa che, poiché i loro ragionamenti erano basati sulle falsità,decadranno da loro stessi.
E il dragone s'infuriò contro la Donna e andò a far guerra a quelli che restano della sua progeniesignifica il loro persistente odio.
A quelli che osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù Cristosignifica contro quelli che vivono una vita di carità e credono nel Signore.
60. Nel successivo capitolo 13 dell'Apocalisse, si tratta delle due bestie del dragone,quella vista salire dal mare e quella vista salire dalla terra. I versetti 110 riguardano laprima, e i versetti 1118 riguardano la seconda. Che si faccia riferimento alle bestie deldragone si evince dai versetti 2, 4 e 11. La prima bestia rappresenta la fede separata dallacarità in relazione alle conferme tratte dall’uomo naturale; e la seconda significa la fedeseparata dalla carità in relazione alle conferme tratte dalla Parola, le quali sono infattifalsificazioni della verità. Sarà tralasciata la spiegazione di questi passi che risulterebbeeccessivamente articolata e laboriosa. Sarà esaminato solo l’ultimo versetto:
Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia; perché è un numero d'uomo. E il suo numero èseicento sessanta sei (Ap. 13:18)
Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia significa che chi è illuminato, potrà esaminarela natura delle conferme di tale fede, tratte dalla Parola.
È un numero d'uomo significa che tali conferme sono della stessa natura dell'intelligenzapropria dell’uomo.
E il suo numero è seicentosessantasei significa la falsificazione di ogni verità nella Parola.
IX
Coloro che sono nella fede separata dalla carità, in Daniele e Matteo sonorappresentati dai capri
61. Che per i capri nominati in Daniele, 8 e in Matteo, 25, s’intendono coloro che sononella fede fede separata dalla carità, si evince dal fatto che in questi passi vengonocontrapposti alle pecore e agli agnelli; pecore e agnelli sono quelli devoti alla carità. NellaParola il Signore è chiamato il Pastore, la chiesa è chiamata ovile, il popolo della chiesacollettivamente è chiamato il gregge, e individualmente, pecora. E dato che coloro che sononella carità sono chiamati pecore, capri sono quelli che non sono nella carità.
62. Che per capri s’intendono coloro che sono in una fede separata dalla carità, saràillustrato:
I. per esperienza nel mondo spirituale;
II. citando alcuni sui quali si è compiuto l’ultimo giudizio;
III. per mezzo della descrizione della battaglia fra l'ariete e il capro in Daniele;
IV. da ultimo, attraverso la mancanza di carità nelle persone descritte in Matteo.
63. I. Che per capri s’intendono coloro che sono in una fede separata dalla carità, per esperienzanel mondo spirituale. Nel mondo spirituale è visibile tutto quello che vediamo in questomondo terreno. Si possono vedere case e palazzi, parchi e giardini con ogni specie dialberi. Si possono vedere campi e poderi, pianure e prati, così come mandrie e greggi, tutticon un aspetto simile a come appaiono nel nostro mondo. Infatti, l'unica differenza è chequelli nel nostro mondo sono di origine naturale, mentre quelli nel mondo spirituale sonodi origine spirituale. Gli angeli, essendo spirituali, vedono le cose di origine spiritualeproprio come noi vediamo le cose che sono di origine naturale.
[2] Ogni cosa visibile nel mondo spirituale è una corrispondenza. Corrisponde infatti aduna determinata affezione degli angeli e degli spiriti. Questa è la ragione per la qualecoloro che sono nell’affezione del bene e della verità, e di lì, nella sapienza enell’intelligenza, vivono in splendidi palazzi, attorniati da giardini con abbondanza dialberi (tutte queste cose sono corrispondenze) attorniati da poderi e campi dove le greggisi ristorano (tutte queste sono apparenze).
Le corrispondenze sono opposte per persone che sono di indole malvagia. Questepersone sono confinate in una sorta di carceri senza finestre, negli inferni, dove l'unicaluce è come quella del fuoco fatuo; oppure vivono in tuguri nel deserto, dove tutto ciò chec'è attorno è arido, dove ci sono serpenti, lucertole, gufi e molte altre cose checorrispondono ai loro mali.
[3] C'è uno spazio intermedio fra cielo e inferno, chiamato mondo degli spiriti, dove tuttigiungono immediatamente dopo la morte. Ciascuno interagisce con l'altro più o menocome si fa in questo mondo; e anche lì, tutto ciò appare alla vista è una corrispondenza. Sivedono giardini e boschi, foreste con alberi e arbusti, prati verdi e fioriti, insieme conanimali di ogni specie, domestici e selvatici, tutti corrispondenti alle affezioni di ciascuno.
[4] Lì spesso ho visto pecore e capri, anche in combattimento tra loro, come descritto inDaniele, capitolo 8 (Dan. 8:214). Ho visto capri con le corna ritorte in avanti o all'indietro eli ho visti attaccare rabbiosamente le pecore. Una volta ho visto capri con due corna, usarleper colpire delle pecore, e osservando quanto accadeva, notai persone disputare sulla fedee sulla carità. Potei arguire da questo che ciò che appariva come un capro era la fedeseparata dalla carità e ciò che appariva come una pecora era la carità da cui derivava lafede.
Avendo visto queste rappresentazioni così spesso, mi è stato dato di sapere con certezzache nella Parola i capri significano coloro che sono nella fede separata dalla carità.
64. II. Quelli su cui si è compiuto l’ultimo giudizio, dimostrano che per capri s’intendono coloroche sono in una fede separata dalla carità. L’ultimo giudizio si è compiuto esclusivamente percoloro che esteriormente apparivano essere morali, ma non spirituali interiormente, o almassimo erano minimamente spirituali. Quelli che furono malvagi sia esteriormente, siainteriormente, sono stati invece precipitati nell'inferno molto prima dell’ultimo giudizio. Equelli che furono spirituali sia esteriormente, sia interiormente sono stati innalzati al cielomolto prima dell’ultimo giudizio. Questo perché il giudizio non si compì su coloro cheerano nel cielo o nell'inferno, ma su coloro che erano a metà strada fra cielo e inferno iquali stavano costruendo per se stessi ciò che là sembrò essere il cielo.
Che il giudizio fu compiuto per questi ultimi e non altri, si può vedere in Ultimo Giudizio,nn. 59 e 70, e ulteriormente in Seguito dell’Ultimo giudizio, dove si tratta del giudizio suiprotestanti. Quei passaggi mostrano che coloro che erano in una fede separata dalla caritànon solo nel loro intelletto ma anche concretamente, nella loro vita, furono precipitatinell’inferno; quelli invece che erano nella in questa fede solo intellettualmente, ma cheavevano condotto la loro vita nella carità, furono innalzati al cielo. Da cui è chiaro che acostoro si riferiva il Signore quando nominò capri e pecore in Matteo 25, dove egli parlòdell’ultimo giudizio.
65. III. La descrizione della battaglia fra l'ariete e il capro in Daniele, mostra che per capris’intendono coloro che sono in una fede separata dalla carità. Ogni cosa in Daniele, come nellaParola nel senso spirituale – riguarda le cose del cielo e della chiesa, come evidenziato inInsegnamenti sulla Sacra Scrittura, nn. 526(https://fondazioneswedenborg.files.wordpress.com/2017/04/dottrinasullasacrascrittura.pdf).
Questo vale dunque anche per quanto è esposto al capitolo 8 sulla battaglia fra l'ariete e ilcapro:
Alzai gli occhi ed ecco, vidi un ariete con due corna, la più alta delle due era ritorta all’indietro.E quel corno colpiva verso occidente, verso settentrione e verso mezzogiorno; e divenneenorme. Poi vidi dall'occidente un capro, che percorse tutta la terra; e il capro aveva un cornofra i suoi occhi. Esso colpì l'ariete, lo caricò con tutta la furia della sua forza, gli spezzò le duecorna, lo fece rovinare al suolo e lo calpestò. Il grande corno del capro si spezzò, e al suo postone spuntarono quattro. Ora, da uno di quelli, spuntò un altro piccolo corno, che s'ingrandìenormemente verso mezzogiorno, l'oriente e verso la terra gloriosa. S'innalzò fino alle miliziedel cielo, fece cadere molte stelle e le calpestò coi suoi piedi. E giunse fino al Principe dellemilizie, abolì il sacrificio quotidiano e abbatté il suo santuario, perché la verità fu gettata a terra.Udii allora un santo che parlava ed un altro che gli domandò: Fino a quando durerà la visionedel sacrificio quotidiano abolito, della violazione del santuario e delle milizie celesti calpestate?Allora gli rispose: Fino alla sera e al mattino, poi sarà ristabilito il santuario (Dan 8:214)
66. È chiaro che questa visione predice lo stato futuro della chiesa, giacché dice che ilcapro abolì il sacrificio quotidiano al principe delle milizie, che abbatté il suo santuario eche rovesciò a terra la verità. Dice anche che un santo domandò fino a quando sarebbedurata la visione del sacrificio perpetuo abolito, della violazione del santuario e dellemilizie celesti calpestate. E gli fu risposto che questo continuerà fino alla sera e al mattino;quindi il santuario sarà ristabilito. Sera rappresenta la fine di una chiesa quando unanuova deve essere istituita.
I re della Media e della Persia, più avanti in questo stesso capitolo (Dan. 8:20) significanola stessa cosa dell'ariete, e il re della Grecia significa la stessa cosa del capro, perché nellaParola i nomi di regni, nazioni e popoli, così come quelle di persone e luoghi,rappresentano cose del cielo e della chiesa.
67. La spiegazione è la seguente.
Un ariete con due corna, la più alta delle due era ritorta all’indietro, significa coloro che sononella fede che deriva dalla carità.
Quel corno colpiva verso occidente, verso settentrione e verso mezzogiorno, significa ladispersione dei mali e delle falsità.
E divenne enorme significa la diffusione di questa fede.
Poi vidi venire dall'occidente un capro, che percorse tutta la terra, significa coloro che sono nellafede separata dalla carità, e la loro invasione della chiesa; l'occidente è il male dell’uomonaturale.
Aveva un corno fra i suoi occhi, significa l'orgoglio della propria intelligenza.
[Il capro] colpì l'ariete, lo caricò con tutta la furia della sua forza, significa un violento attaccocontro la carità e la fede derivante dalla prima.
Gli spezzò le due corna, lo fece rovinare al suolo e lo calpestò, significa la completa dispersionedella carità e della fede, perché disperdere l’una, significa disperdere anche l'altra, inquanto sono uno.
Il grande corno del capro si spezzò, significa la fine dell'illusione dell'orgoglio della propriaintelligenza.
Al suo posto ne spuntarono quattro, significa l’uso del significato letterale della Parola asostegno dei propri argomenti.
Da uno di quelli, spuntò un altro piccolo corno, significa il ragionamento secondo cui nessunopuò adempiere la legge o fare qualcosa di buono da se stesso.
S'ingrandì enormemente in direzione del mezzogiorno dell'oriente e verso la terra gloriosa,significa una conseguente tendenza alla ribellione in seno alla chiesa.
S'innalzò fino alle milizie del cielo, fece cadere a terra molte stelle e le calpestò, significadistruggere in questo modo ogni conoscenza del bene e della verità, sostanza stessa dellacarità e della fede.
E giunse fino al Principe delle milizie, gli abolì il sacrificio quotidiano e abbatté il suo santuario,significa che questo comportò la devastazione di ogni aspetto del culto del Signore e dellasua chiesa.
Rovesciò a terra la verità, significa la falsificazione delle verità nella Parola.
Fino alla sera e al mattino, poi sarà ristabilito il santuario, significa la fine di quella chiesa el'inizio di una nuova.
68. IV. La mancanza di carità nelle persone descritte in Matteo mostra che per capri s’intendonocoloro che sono in una fede separata dalla carità. In Matteo 25:3146, i capri e le pecore hanno lostesso significato del capro e dell'ariete di cui, in Daniele, perché le opere di carità sonoelencati alle pecore ed è detto che esse le misero in atto, e le stesse opere di carità sonoelencati ai capri ma è detto che essi non le misero in atto, e questa è la ragione per cuiquesti ultimi sono dannati. Infatti, presso coloro che sono nella fede separata dalla carità,l’omissione delle opere discende del loro rifiuto di credere che le opere siano di qualcheutilità alla salvezza e alla chiesa. Quando non si ha più alcuna considerazione per la lacarità – che consiste nelle opere – allora la fede viene meno a sua volta, perché la fedederiva dalla carità; e quando non ci sono né carità né fede, c'è la dannazione.
Se i capri in questo passo rappresentassero ogni genere di persona malvagia, sarebberostate elencato tutte le cose cattive che avessero fatto, anziché tutti gli atti di carità da loroomessi.
Persone di questa indole sono anche rappresentate dai capri in Zaccaria:
Il mio sdegno si è acceso contro i pastori, il mio castigo ricadrà sui capri (Zacc. 10:3)
E in Ezechiele:
Ecco, io stesso giudicherò fra pecora e pecora, tra arieti e capri. Non vi basta pascere in buonipascoli, volete calpestare con i piedi anche il resto della pastura? Con le vostre corna avetecolpito le pecore deboli fino a disperderle. Io soccorrerò il mio gregge, in modo che non servapiù da preda (Ez. 34:1722 e ss.)
X
Una fede separata dalla carità distrugge la chiesa e tutto ciò che essarappresenta
69. Una fede separata dalla carità non è affatto una fede, perché la carità è la vita dellafede, la sua anima, la sua essenza; e dove non c'è fede per mancanza di carità, lì non c'èuna chiesa. Ecco perché il Signore dice:
Quando il Figlio dell'uomo viene, troverà fede sulla terra? (Luca 18:8)
70. Di quando in quando ho udito capri e pecore discutere chiedendosi se le personededite ad una fede separata dalla carità dalla carità posseggano una qualche verità; e datoche qualcuno sosteneva che che ne avevano in abbondanza, tale assunto fu messo indiscussione. Fu chiesto loro se sapessero cosa è l'amore, cosa la carità e cosa il bene, esiccome queste erano cose da cui erano separati, non poterono replicare altro che non losapevano. Gli fu chiesto cos'è il peccato, cosa il pentimento e cosa la remissione dei peccati.Essi replicarono che a chi è giustificato per la propria fede, gli sono rimessi i suoi peccati,in modo che questi sono cancellati. Fu detto loro che ciò non è vero. Fu chiesto loro cosa èla rigenerazione. Replicarono che è il battesimo, o la remissione dei peccati per mezzodella fede. Fu detto loro che ciò non è vero. Furono interrogati sulla qualità dell’uomospirituale. Risposero che l’uomo spirituale è colui che è giustificato dalla fede da loroprofessata; ma gli fu detto che non è vero. Furono interrogati sulla redenzione, sull'unionefra il Padre e il Signore, e sull'unicità di Dio, e diedero risposte non veritiere. E così via.Dopo le interrogazioni e le risposte, il dibattito venne sottoposto a giudizio; e il verdetto fuche chi si era persuaso della fede separata dalla carità, non aveva alcuna verità.
71. A questo mondo, riesce difficile credere che le cose stiano realmente così, perchéquando si è persuasi nelle falsità, non si può evitare di considerare queste falsità comevere e non si spingono oltre ciò che detta la propria fede. Conseguentemente, tale fede èseparata dall'intelletto, cioè è una fede cieca; quindi non ci si pone domande; e questosoggetto può essere esplorato soltanto sulla base della Parola così come è compresaattraverso l'illuminazione. Ciò significa che le verità contenuta nella Parola è mutata infalsità dal pensiero della fede dove essi vedono l’amore, il pentimento, la remissione deipeccati e molti altri termini concernenti ciò che si deve fare.
72. Non si cada dunque in errore. Di questa indole sono coloro che si persuadono nellasola fede e in essa consolidano la loro vita. Ma non coloro che voltano le spalle ai mali inquanto peccati, perfino se avessero udito e creduto che la sola fede sia salvifica.