Vinicio Serino Condizione umana e origine della socialità · Suo compito è “lo studio della...

85
Vinicio Serino Condizione umana e origine della socialità Lezioni di Antropologia Angelo Pontecorboli Editore - Firenze 1

Transcript of Vinicio Serino Condizione umana e origine della socialità · Suo compito è “lo studio della...

Vinicio Serino

Condizione umanae origine della socialità

Lezioni di Antropologia

Angelo Pontecorboli Editore - Firenze

1

Tutti i diritti riservati

Angelo Pontecorboli Editore, Firenze

www.pontecorboli.com –[email protected]

ISBN 978-88-97080-47-3

Data pubblicazione: ottobre 2012

2

Parte I

Uomo e natura

3

Un discorso (rigorosamente) sull’uomo …

Al centro di questo (breve) corso sarà l’Uomo, l’Homo sapiens sapiens, l’Anthropos della anticacultura greca. L’antropologia, da anthropos, nel senso appunto di uomo e logos, daintendere come verbo, discorso ragionamento, attività ordinatrice dell’esperienza, puòessere definita come il “complesso di studi riguardanti l’origine e l’evoluzione fisica esocio-culturale dell’uomo” (Chiarelli, 2003). Suo compito è “lo studio della specie umanacome unità zoologica” trattando delle “sue origini” come pure della “sua storia biologicae culturale”.

4

Capire l’adattabilità umanaProprio perché si occupa della “storia biologica e culturale dell’Uomo”, l’antropologia

studia ed analizza la “grande adattabilità” dell’anthropos “ai diversi ambienti” colrelativo “cambiamento fisico e biosociale” che questa capacità comporta. Sì da”costituire un ponte fra quelle che vengono definite Scienze Sperimentali e quelleche vengono definite Scienze Umanistiche”(Chiarelli, Le Scienze Antropologicheoggi in Italia, inedito).

InterdisciplinarietàSi tratta allora di una scienza interdisciplinare che ha bisogno di stringere saldi legami

con discipline in qualche modo affini, quali la Medicina, l’Urbanistica, laDemografia, la Biologia; ma anche, in quanto interessata alla evoluzione socio-culturale dell’uomo, l’Economia, la Sociologia, la Storia. Già Aristotele, nel IVsecolo a. C., nella sua Etica a Nicomaco, aveva fatto uso della parola“anthropologos” per designare “colui che è interessato ai fatti dell’uomo.” Ma iprimi passi in avanti su questo “interesse” si registreranno solo con le scoperte dinuovi mondi – a partire da quella di Colombo – ed il conseguente confronto conaltre “realtà” molto diverse rispetto a quelle a cui era abituata la vecchia Europa..

6

Duo sunt ait

“Hospes siste gradum: fuit HIClux prima Columbi Orbe viro majori; Heu! Nimisarcta Domus Unus erat mundus; duo sunt ait iste, fuere" Qui, o passegger onacque Colombo, ahi Tetto! Per il maggiore degli Eroi troppo ristretto. Uno era ilmondo: due disse costui. E due furono! (Lapide apposta sulla presunta casa nataledi C. Colombo in Cogoleto, a. D. 1650)

7

Antropologia biologica e sociale

Occupandosi sia delle variazioni biologiche dell’Uomo, nonché dei “parametri chedefiniscono o che controllano … il manifestarsi dei tratti biologici ” l’antropologiasi presenta come una scienza di confine, non più limitata alla dimensione dellanatura, ma che si situa, piuttosto, tra il biologico ed il sociale (Crognier, 2006). Sitratta allora di indagare sull’Uomo non solo come corpo vivente, ma anche comeessere razionale che dispone di abilità cognitive specifiche, attraverso le quali è ingrado di interagire utilmente con l’ambiente aumentando le proprie chances disopravvivenza (Goldberg, 2004).

8

Meccanismi genetici e cultura

In sostanza, allora, l’ Antropologia tratta sia i meccanismi genetici dell’evoluzione chei processi di socialità , nei quali gioca un ruolo fondamentale la cultura. Sì che leregole che disciplinano i rapporti tra individui e gruppi; i modelli di copertura dibisogni primari; le capacità – attraverso la tecnologia – di controllo e di gestionedell’ambiente sono altrettanti “contesti che agiscono direttamente sulla strutturadelle popolazioni biologiche umane e che condizionano, di conseguenza, il modoin cui vi si distribuiscono i caratteri ereditari” (Benoist, 2006) .

Nozione di corpo

Seguiremo allora questa metodologia rivisitando il concetto di corpo (umano) e dicorporeità. Corpo dal latino corpus, all’origine inteso come sede dei visceri.Interessante la sua base etimologica. Per taluni filologi corpo va comparato con laparola armena kerp, forma, immagine, a sua volta da riconnettere ad una radiceindo-germanica kar, ossia fare, comporre (Pianigiani, 1993). Altri propendonoinvece per una antica lingua mesopotamica, l’accadico: corpus da qarbu, ossia“intestino”, “ventre” (Semerano, 1994).La parola corpo, dunque, esprimerebbe lafunzione del mangiare e del digerire.

Parte II

Qualche discorso sull’Uomo

11

Anthropos, ipotesi su un etimo

Antropologia significa, letteralmente, “studio intorno all’uomo”. La parolaAnthropos designa, nella antica lingua greca, l’uomo adulto. Possiede la stessabase di un’altra parola greca, Aner, nel senso di maschio, ma anche mortale,contrapposto da questo punto di vista ai Theoi, ossia agli dei, quindi come esserevirile e valoroso. Alla radice di Anthropos come di Aner vi è la parola sumera an,anna, ossia signore, riferito agli dei: mentre tr va riconnesso all’accadico tarru,ossia barbuto. L’Anthropos designa quindi un signore, virile e valoroso che, dallabarba, dimostra il livello di maturità raggiunta (Semerano, 1994).

12

La barba e la sua valenza simbolica

Il rapporto tra virilità e barba sembra confermato dalla iconologia delle antichedivinità dell’area mediterranea: gli dei egizi portano una barba posticcia, lunga esottile, che veniva attaccata alle orecchie attraverso un filo fatto passare per leguance. In tutte le massime divinità maschili del mondo semitico la barba è segnodi importanza e di distinzione. Il grande Padre Zeus, come d’altra parte suofratello Poseidone, è sempre rappresentato con la barba. Anche il profetaMaometto ostentava, secondo la Tradizione, una virilissima barba.

13

Anche il dio dei Cristiani

Ed anche il dio dei Cristiani viene raffigurato tradizionalmente con la lunga barbae gli altrettanto lunghi capelli, anche se i Vangeli nulla dicono a proposito del suoaspetto esteriore: tanto che è stato ipotizzato che l’iconologia cristiana classica –ossia quella di un giovane uomo dai capelli lunghi e dorati e dalla folta barba -potrebbe risultare una “declinazione”, ad uso e consumo della nova Religio, di unmodello proprio degli antichi dei pagani. Recentemente, attraverso l’uso ditecniche forensi e di avanzata tecnologia digitale la BBC ha così ricostruito il vero– o comunque il più verosimile, rispetto alle etnie presenti all’epoca in Palestina –volto di Cristo.

14

HomoSecondo una vecchia etimologia romana sostenuta dallo scrittore Varrone, la parola

Homo sarebbe imparentata con la parola latina humus, che significa terra. Il cherimanderebbe ad antiche storie – come quella descritta nel Genesi – di unaumanità creata o suscitata dalla Madre Terra. Altri, come il linguista G. Semerano,la riconnettono al sumero ni.ir , nel senso di signore, principe. Inoltre, sempre perG. Semerano, la parola Humanus non discenderebbe da Homo, ma dall’accadicoummanu, col significato di competente, specialista, artigiano, sì che la parolaHumanitas rimanderebbe all’ idea della scienza, della erudizione, della capacità dioperare ( Semerano, 1994).

15

Cultura animi

Era questa l’idea di Humanitas di Cicerone che la concepiva come cultura animi.Ossia come un terreno da arare, coltivare, curare perché, alla stagione giusta,potesse dare frutti maturi e copiosi. L’individuo competente è così colui che satrattare la propria dimensione interiore ed esprimere così, al meglio, le propriepotenzialità. In questo senso possiamo parlare, con riferimento alla grandeRivoluzione del XV e del XVI secolo, di Umanesimo. Da rilevare come uno degliattributi che connotano l’Uomo – anzi che servono a definirne la natura (ved,infra)- è la sua capacità di produrre strumenti, espressione, appunto, di una suaintrinseca competenza.

16

Homo è anche un genereIl genere Homo si deve al naturalista svedese Linneo, che lo creò nel 1757. Linneodistingueva due specie, l’ Homo sapiens e l’ Homo troglodytes (dal greco trogle,ossia caverna e drein, ossia penetrare) che, in realtà, era una grande scimmia. Lascienza attuale “ mantiene per l’uomo moderno una sola specie, Homo sapiens, eduna sola sottospecie, Homo sapiens sapiens, che riunisce tutta la popolazionevivente. Le altre specie e sottospecie del genere Homo sono note solo attraverso ifossili.” E sono l’ Homo habilis, l’ Homo erectus, l’ Homo sapiens neanderthalensis.

L’uomo possiede caratteristiche ben definite quali :” bipedia; faccia corta; sistemadentario ridotto; cervello voluminoso; attitudine a fabbricare strumenti;linguaggio articolato; pensiero riflessivo” (Leroi Gourhan, 1991).

17

Popolazione

L’Uomo è un animale sociale, il che rimanda al concetto di popolazione, “aggregato diindividui osservato in determinato ambiente”. Le variabili che definiscono unapopolazione umana sono: “la grandezza in relazione ad un territorio; la densitàmedia su quel territorio; la distribuzione nello spazio geografico, la composizioneper sesso ed età, il tasso annuo di crescita e declino, i tassi di natalità emortalità”. Dal punto di vista socio-economico la popolazione è caratterizzataanche dalla etnia, dalla lingua, dalla religione,dalla istruzione, dalla occupazione,dal reddito (Berra, 1990).

Significativo l’etimo della parola populus, probabile derivazione dall’accadico papallu,ossia generazione, continuità della stirpe, ma anche fioritura … (Semerano, 1994)

18

Popolamento

L’aggregato di individui che costituiscono una popolazione si forma attraversol’occupazione di uno spazio di cui, con ritmi variabili, sono sfruttate le risorse:rientrano in questa categoria fenomeni come “ondata”, spostamenti,colonizzazioni, frontiere, ecumene, cioè terra abitata. E’ questo il significato“dinamico” del popolamento, mentre quello “statico” riguarda la ripartizione diuna popolazione in un determinato ambito di riferimento. “Processi demograficinaturali (natalità, fertilità, mortalità) e migratori (emigrazione, immigrazione)”comportano la modifica degli spazi (Antheaume, Marchal, 2006) e, conl’ibridazione, contribuiscono anche a modellare le forme corporee.

19

Genetica delle popolazioni

Con gli sviluppi conosciuti dalla biologia in questi ultimi quarant’anni, si è avviata lastraordinaria ricerca “ che si propone di ricostruire l’albero genealogico dellepopolazioni umane sulla base della distribuzione e della differenziazione attualedel DNA mitocondriale.” (Mitocondrio, dal greco mitos, filo e khondrion, piccolochicco). E’ attraverso questa porzione di DNA che è possibile classificare lepopolazioni e misurarne l’età. “Su questa base i genetisti sono giunti a formularel’ipotesi dell’origine africana recente, nota come quella dell’’Eva nera’: la specieumana attuale, ossia l’ Homo sapiens sapiens, discenderebbe da un unico gruppodi individui che viveva sugli altopiani dell’Africa Orientale circa 100 mila anni fa.(Chiarelli, 2003) .

20

Evoluzione separataPer altro non tutti gli studiosi concordano. Infatti alla ipotesi dell’”Eva nera” se ne

contrappone un’altra, “quella detta ‘a candelabro’, elaborata dai paleontropologisulla base dei reperti fossili, che sostiene invece l’evoluzione separata, avvenutagradualmente nelle diverse regioni” (ossia il Vicino Oriente, l’Africa meridionale eorientale, la Cina settentrionale e il Sudest asiatico) “a partire dall’ Homo sapiensarcaico”. (Chiarelli, 2003). La scoperta del DNA ha dunque innescato straordinariericerche – ben lungi dall’essere concluse - intorno alla genesi delle popolazioni:una di queste ricerche che ci riguarda da vicino è quella relativa alla etnogenesidegli Etruschi.

21

Alterità

Lo studio dei meccanismi di popolamento apre al problema della c.d. “alterità”, ossiadella “alterità assoluta” secondo l’affermazione di P. Chiozzi e T. Todorov, dunquedi una diversità totale che corre(rebbe) tra i “civili” europei e “indigeni” noncivilizzati, come avviene per effetto della scoperta dell’America. In questo sensoappare molto significativa la “Nuova additio al Chronicon di Eusebio” pubblicatanel 1512 e dove si illustra la vicenda di sette uomini che dal Nuovo Mondo sonostati condotti a Rouen nel 1509. La descrizione di questi uomini segna, appunto,l’inizio della antropologia moderna.

22

“Singolari esseri”

Ed ecco cosa impressiona, di questi “singolari esseri”, gli osservatori europei e, forse,Pinturicchio, come sembrerebbe dalla sua “resurrezione di Cristo”:

a) la presenza di tatuaggi (dal polinesiano tatau, ossia segno), resi rari – ma nonscomparsi – nella cultura cristiana per l’espresso divieto biblico “… non faretefigure o segni sopra di voi. Io sono il Signore” (Lev. XIX, 27), recuperato, dopo lasua conversione, dall’Imperatore Costantino;

b) la foggia dei capelli che appaiono del tutto simili a crini di cavallo;

c) l’assenza ovvero la povertà del sistema pilifero, argomento che sarà alla basedelle successive teorie sulla presunta inferiorità virile di quella nuova gente.

E’ da qui che si svilupperà il celebre – e pericoloso – dibattito sul tema delle razze …

23

Razza e razzeLa parola razza ha origine nella dimensione animale: discende infatti dal franceseantico haraz col significato di allevamento di cavalli (Dizionario etimologicoRusconi, 2004). Nel mondo antico il significato di razza, inteso come “ insieme diindividui … che presentano caratteri morfologici, fisiologici e genetici differenti traquelli di tutti gli altri individui della stessa specie “ (F. Sabatini e V. Coletti, vocerazza, Dizionario Italiano, 1999) non esiste. Esiste, invece,“la specie è unacomunità riproduttiva di popolazioni (isolata riproduttivamente da altre) cheoccupa una nicchia specifica in natura “ (Mayr , 1982).

24

Discendenza fertile

La definizione di Mayr , che risale agli anni ‘50 del XX secolo, si basa sulla discendenzafertile degli incroci. Quando due individui che vivono nel medesimo ambienteriescono a riprodursi e si riproduce ancora la loro prole allora esiste una specie allaquale quegli stessi individui appartengono.

Per altro questa definizione non spiega – e come tutte le definizioni è quindilimitata – come:

- si possano definire le specie asessuate;

- si definiscano le specie fossili, delle quali non si è in grado di sapere, al momento,se si incrociassero e se i loro incroci fossero fertili.

25

Razza e mondo antico

Il concetto di razza è estraneo ai Greci, per i quali i barbaroi, ossia glistranieri balbettanti, erano comunque in grado di accedere, dirozzandosi,alla grecità; come pure ai Romani, per i quali la sola distinzioneconcepibile tra uomini era quella tra liberi e servi, ovvero tra cives romanie coloro che erano esclusi dalla condizione – coi relativi vantaggi – dellacittadinanza romana. Del resto alcuni imperatori non erano certo di etniaitalica, come ad esempio Settimio Severo (nato a Leptis Magna, Libia) esuo figlio Caracalla.

26

Razza e Cristianesimo

Il Cristianesimo delle origini non tiene in alcun conto della diversità razziali. Ilpersonaggio più rappresentativo della vocazione ecumenica della Nova Religio èPaolo, già Saulo, ebreo, vivente a Tarso, in Anatolia, cittadino romano, espressionequindi di una cultura cosmopolita. Nella sua fase di impianto il Cristianesimotende ad integrare ogni forma di culto e di diversità etnica attraverso un accortoprocesso di “contaminazione” che gli consentirà, attraverso la acquisizione dicredenze, tradizioni, miti delle antiche culture mediterranee, di penetrarerapidamente in ogni etnia ed in ogni strato sociale.

27

Peregrinationes

La svolta si ha con la prima crociata, bandita, alla fine dell’XI secolo, da papaUrbano II, anche se, probabilmente, l’intento di quel Papa era quello di indurre aduna “peregrinatio” espiatoria in Terrasanta, tanto che il termine crociata diverrà diuso comune solo intorno al XIII secolo. Gradualmente però la “liberazione delsanto Sepolcro di Cristo” (1099-1187) sarà alla base della formazione del concettodi alterità che, con la “contrapposizione noi/loro diviene una contrapposizionefedeli/infedeli con forti connotazioni ‘morali’ (buoni- cattivi, bene-male)”(Chiarelli, 2004).

28

Inter caetera

E’ dunque con la scoperta di Colombo che si perfeziona questa idea della alterità,segnatamente con la bolla Inter caetera , opera del papa spagnolo Alessandro VI,il Borgia, padre (tra gli altri) di Lucrezia e di Cesare, il famoso “Duca Valentino”,scritta su richiesta del cattolicissimo Ferdinando re di Spagna, con l’intento distabilire un meccanismo di spartizione del Nuovo Mondo tra le due potenzemarittime, Portogallo e, appunto, Spagna. Questo documento segna l’inizio delcolonialismo europeo e getta le basi per le prime teorie razziste.

29

Popoli disposti ad abbracciare la vera fede

“In quei luoghi”, dice il Beatissimo Padre, “dimorano moltissimi popoli che vivono inpace e … che vanno in giro nudi e non mangiano carne. … questi popoli …credono in un unico Dio, creatore nei cieli, e sembrano sufficientemente dispostiad abbracciare la fede cattolica ... E si spera che, una volta istruiti, il nome delSalvatore, nostro Signore Gesù Cristo, possa facilmente essere introdotto nelledette terre e isole” (Bolla Inter Caetera, a. D. 1493).

30

Oro e spezie …E poi: “Nelle isole e terre già scoperte sono stati trovati oro, spezie, molte altrecose preziose di diverso tipo e qualità. Per tutto ciò, com'è proprio di re e principicattolici, dopo serissima considerazione di tutti gli argomenti, specialmente delsorgere e della diffusione della fede cattolica, e come è stato uso dei vostriantenati, re di rinomata memoria, voi vi siete posti il fine, con il favore delladivina clemenza, di mettere sotto la vostra influenza i suddetti continenti e isolecon i loro residenti e abitanti e di condurli alla fede cattolica …” (Bolla InterCaetera, A. D. 1493). Certamente questa pia operazione di conversio alla veraReligio non era mossa da intenti egoistici …

31

Parte III

Natura e Grandi Madri

Natura è Grande Madre

Sulla scorta dei lasciti relativi all’immaginario del pensiero primitivo, il primo mododi intendere l’origine del corpo umano ha a che fare con l’idea di natura quale,verosimilmente, intendevano i primi Sapiens che ci hanno lasciato testimonianzeespressive della proprie credenze. La dimensione della vita si confonde con lanatura,entro la quale e grazie alla quale si svolge la vita stessa. La natura è unCorpo vivente, una Grande Madre testimonianze della quale si ritrovano, tra30.000 e 19.000 anni avanti l’Era volgare – ossia qualche millennio prima della‘invenzione’ della agricoltura - in una fascia territoriale che spazia dalla Liguria almar Caspio ed oltre…

WillendorfLa Grande Madre euroasiatica assume le fattezze della Venere di Willendorf, inGermania (23.000-19.000 a. C.), la più famosa statuetta femminile del paleolitico(h.11 cm). Il suo corpo è una rappresentazione della femminilità al tempo stessonaturalistica e simbolica. Il messaggio è chiaro: sono evidenziati quattrocomponenti: gli enormi seni; il ventre prominente; i fianchi robusti; il pubeenfatizzato. Lo stesso colore rosso ocra col quale fu dipinta sembra un richiamo alsangue, in specie al sangue mestruale, “citazione” simbolica del calore della vita.Tutte caratteristiche della sessualità in quanto capacità generante , espressione diuna cultura che ha forte il senso di coprire il bisogno di riproduzione …

Le “Veneri” della preistoria: Avdejevo

Avdejevo (B), Ucraina (URSS) – Gravettiano (22.000 a.C.) h. = cm. 16 avorio di mammuth.

Le “Veneri” della preistoria: Dolnì-Vestonice

Venere di Dolnì-Vestonice 1 Cecoslovacchia, Moravia – Gravettiano (29.000 a.C.) Argilla bruciata.

Le “Veneri” della preistoria: Lespugue

Venere di Lespugue Francia, Haute-Garonne – Gravettiano (25.000- 20.000 a.C.) h.= cm. 14,7 Musée de l'Homme, Paris.

Le “Veneri” della preistoria: Kostenki

Kostenki (RUS) h. cm 16. Età : 24.000/22.000 anni Gravettiano-Pavloviano.

Le tante “Veneri” della preistoria: Gagarino

Venere di Gagarino, Russia, Gravettiano (26.000-20.000 a.C.), h. 5,8 cm, in avorio di mammuth.

Le “Veneri” della preistoria:Laussel

Venere di Laussel, Regione di Aquitania, Francia. Data: 27.000 - 22.000 a.C.Dimensioni: 43 cm. Materiali utilizzati: Incisione su pietra calcarea. Con la sinistraregge il corno di un bisonte.

Veneri materne

Le forme della “Veneri”, sparse per un territorio amplissimo, “si inscrivono in unalosanga e si allontanano dalla realtà per divenire un gioco di volumi. I caratterifemminili sono volontariamente ipertrofizzati: la parte centrale del corpo … èenorme in rapporto alle estremità … che sono trascurate” (Leroi- Gourhan, 1991)Si tratta di un’ “arte” che esprime una forma di pensiero – mitico – attraverso ilquale vengono attribuite alla Natura, ossia alla realtà, le fattezze di un Corpogenerante nel cui seno tutto si produce, tutto si trasforma, tutto perisce. Perricominciare … L’esistenza è generazione.

Preistoria e simboloInterpretare tutto questo è straordinariamente complesso perché “la preistoria è una

sorta di colosso dalla testa d'argilla, la cui fragilità aumenta a mano a mano chedal suolo si sale al cervello. I piedi del colosso, composti di testimonianzegeologiche, botaniche, zoologiche, appaiono solidi; ma già le mani risultano piùfriabili”, perchè “lo studio delle tecniche preistoriche è caratterizzato da un ampioalone congetturale. Quanto poi alla testa, questa … va in briciole al minimo tocco,sicché assai spesso ci si è accontentati di sostituire, al pensiero del colossodecapitato, quello del preistoriologo …” (Leroi-Gourhan, 1970).

“Un mondo onnipotente di simboli”

E’ comunque certo che “dalle sue prime forme alla nostra, l'uomo ha iniziato esviluppato la riflessione, vale a dire l'attitudine a tradurre in simboli la realtàmateriale del mondo circostante. La proprietà elementare del linguaggio consistenel creare, parallelamente al mondo esterno, un mondo onnipotente di simboli,in mancanza dei quali l'intelligenza sarebbe paralizzata (Leroi-Gourhan, 1970).Questa attitudine, ricavata dalla forma delle Veneri, discende, forse, dallastraordinaria concretezza del “primitivo” che coglie appunto, attraverso il “mondoonnipotente del simbolo”, l’idea fondamentale espressa dalla Natura, la vita …

Parte IV

Caos, cosmo, generazione

Assenza del maschioDalla rappresentazione di questa Madre generante compaiono solo corpi

caratterizzati dalla propria femminilità, ma non quelli maschili, i fecondatori. Ilretaggio di questa credenza si ritrova (forse) nella Teogonia di Esiodo, un poemadell’VIII greco dove è illustrata l’origine e lo sviluppo della vita nell’universo. Ilprocesso è descritto, per così dire, in due tempi. “E nacque dunque il Càosprimissimo; e dopo, la Terra/ dall'ampio seno, sede perenne, sicura di tutti/gli Dei… il buio/Tàrtaro; e Amore, ch'è fra tutti i Celesti il piú bello,/che dissipa ogni curadegli uomini tutti e dei Numi,/doma ogni volontà nel seno, ogni accorto consiglio.Dal Caos ebber vita quindi Èrebo, e Notte la negra./Nacquero l'Ètere e il Dí dallaNotte, che ad Èrebo mista/giacque in amore, e incinse, li die' l'una e l'altro allaluce”.

Caos e Cosmo

La parola Caos significa, etimologicamente, abisso, voragine. Nella Teogonia si dicesemplicemente che “nacque”, senza precisare come e da chi. In altre traduzioni ilCaos “era” in principio, oppure si dice che “venne ad essere”. Nel Timeo, il dialogoplatonico dedicato al tema della cosmologia – e che in genere porta il sottotitolo“della natura”- il Caos non è il nulla, il vuoto assoluto, quanto “il ricettacolo” dellamateria informe che deve essere plasmato. E’ da questa materia informe cheprendono a comporsi i corpi, compreso, ovviamente, quello dell’Uomo.

Non è concepibile il nulla

Questa concezione costituisce, verosimilmente, un retaggio della “pratica” mentalitàmitica dei nostri progenitori che non concepisce l’idea del nulla, del non esserequanto, piuttosto, quella di una esistenza animata, agitata, brulicante comel’inferno cristiano (Durand, 1987). Opposto al Caos è il Cosmos, in grecoornamento, addobbo, ossia la dimensione della forma definita, compresa quelladel corpo.

Gaia “dall’ampio seno”

“Dopo” il Caos, dimensione dell’informe, ecco la terra, Gaia, “dall’ampio seno”. Gaia,poi Gea, discende dal sumerico ga, nel senso di dimora (Semerano,1994). Nel suo“ampio seno” dimorano gli dei dell’Olimpo. E’ l’espressione della potenzialità dallaquale si attualizzeranno tutti i viventi, ossia si corporeizzeranno. La suacondizione di divinità primordiale femminile ne fa infatti la generante perpartenogenesi, dunque senza intervento del maschio: “prima di ogni cosa partorìun essere eguale a sé, il cielo stellato, Urano, affinché questi l’abbracciasseinteramente e fosse sede eterna dei beati. Essa partorì, poi, le grandimontagne,nelle cui valli dimorarono volentieri le Ninfe. Infine diede alla luce ilmare deserto e spumeggiante, e tutto creò da sola, senza accoppiamento” (Esiodo,Teogonia).

Urano, lo sposoUranos, lo sposo, è dunque il cielo stellato, ci dice Esiodo: esattamente come nel

sumerico la parola Ur-an designa la volta del cielo (Semerano, 1994). A sua voltaKronos, l’ultimo dei figli di Gea e di Uranos, parola che in greco significa tempo,va riconnesso all’accadico qarnan, ossia i corni della luna, quelli che ne segnanole fasi e, quindi, determinano il ritmo del tempo (luna nera, luna crescente, lunapiena, luna calante, di nuovo luna nera). I primi calendari dell’umanità , comequello babilonese, sono stati modulati sulle fasi della luna. Kronos, con la suafalce, chiara allusione simbolica alla luna, evirerà il padre Uranos.

GenerareIl mito di Gea ed Uranos esprime bene l’idea di generazione dei corpi, coerentecon le trasformazioni che l’umanità ha conosciuto, dall’VIII millennio a. C, graziealla “invenzione” dell’agricoltura. Una nuova forma di vita – molto diversa daquella precedente dei cacciatori/raccoglitori – che comporta la stanzialità; laproduzione in proprio di alimenti e di quanto, in genere, serve alla sopravvivenza;le relazioni tra popoli diversi con i quali si scambiano i surplus alimentari; laformazione di modelli culturali sempre più precisi grazie alla introduzione dellascrittura; la creazione del calendario, e quindi il conseguente utilizzo razionaledel tempo; la regolamentazione della vita sociale …

Generazione e agricolturaL’idea di generazione come origine dei corpi è dunque mediata dalla dimensioneagricola. In autunno il contadino “incide”, con il suo aratro, la terra, la madreTerra che le mitologie mediterranee considerano l’archetipo della femmina. E’come se ne aprisse il ventre dove introduce il minuscolo seme, destinato adiventare una rigogliosa pianta carica di gialli chicchi che diventeranno farina equindi pane: e questo dopo che un dio maschile, celeste e benevolo la avràfecondata col proprio benefico sperma, ossia la sua preziosissima acqua... Nellamitologia greca quel dio è Zeus, fecondatore di dee e di mortali …

La ruota della vita

L’idea delle generazione come fondamento della vita si ritrova, afferma l’antropologalituana M. Gimbutas, “nell’Europa del Neolitico e in Asia Minore … nell’arco ditempo tra il 7000 ed il 3000 a. C. …” ,“ la devozione religiosa si rivolgeva allaruota della vita e alla sua ciclica rotazione … il punto focale della religionecomprendeva nascita, nutrimento, crescita, morte e rigenerazione,parallelamente alla coltivazione delle messi e all’allevamento degli animali”(Gimbutas, 2005).

Molte dee, una sola dea

Continua la Gimbutas: “I popoli di questa era ritenevano imponderabili le forzenaturali, così come piante e cicli animali e adoravano molte dee, o forse una soladea in molte forme. La dea manifestava le sue innumerevoli forme attraversovarie fasi cicliche che vigilavano sul buon andamento di ogni cosa; molti erano imodi in cui si rivelava, nei mille accadimenti della vita …” (Gimbutas, 2005).

Il corpo di questa dea era ancora straordinariamente simile a quello delle piùantiche “Veneri”.

Fisica aristotelica

Il tema della natura e della corporeità si ritrova nel pensiero aristotelico, cheinfluenzerà grandemente, attraverso la filosofia Scolastica, quello cristiano. Lanatura, phusis in greco, da fuo, produco e fuomai, cresco, vengo su, è intesa comeordine e regolarità stabiliti da una “causa finale” immanente che determina laforma ed il fine delle cose. Questo ordine impresso da una forza interiore simanifesta nei quattro “regni” caratterizzati da un principio “gerarchico” in base alquale le specie appartenenti ai regni superiori aggiungono alle caratteristichetipiche di quelle inferiori una ulteriore loro propria, connotante, secondo un rigido,ineludibile meccanismo.

I quattro regniIl principio gerarchico si sviluppa allora nel modo seguente:

a) Il regno della natura inorganica, relativo alle sole cose materiali, costituite dallaaggregazione dei quattro elementi, terra, acqua, aria, fuoco;

b) Il regno vegetale, posto sopra a quello inorganico, costituito da individui “attivi”,capaci di nutrirsi e di riprodursi;

c) Il regno animale, superiore ai primi due, composto di individui che, oltre checapaci di nutrirsi e di riprodursi, possiedono anche la sensibilità;

d) Il regno della natura umana, posto al vertice, composto da individui i corpi deiquali si nutrono, si riproducono provano sensazioni ed hanno la specificitàdell’intendere (Aristotele, Fisica).

La natura per Aristotele

Dunque …“da natura sono gli animali e le loro parti, le piante e i corpi semplici,come ad esempio la terra, il fuoco, l’aria e l’acqua … “ Queste e solo questeappartengono alla natura perché “hanno il principio del movimento e del riposoin sé stesse, le une secondo lo spazio, le altre secondo crescita e diminuzione,altreancora secondo alterazione. Invece un letto o un mantello, e ogni altro oggetto diquesto genere … in quanto … prodotti da tecnica, non possiede in se stessonessuna tendenza innata al cambiamento … allora è la natura principio e causadell’essere in movimento” (kynesis) “e dello stare in riposo” (stasis), qualcosa chele “appartiene originariamente” (Aristotele, Fisica, II, 1)

56

MovimentoIn sostanza, è natura tutto quello che non dipende dall’Uomo e dalla sua capacitàtecnica ma dalla “causa finale”; è realtà artificiale quello che, invece, dipendedall’azione dell’Uomo. Natura non è un ammasso inerte di cose quanto,piuttosto, un sistema di processi finalizzati, per i viventi, alla riproduzione; per gliesseri inanimati al tendere verso un generico “luogo naturale”, come avvienequando un oggetto, posto su di una piano inclinato, tende a discendere. La naturaè thauma, meraviglia che ha indotto gli uomini a filosofare, ossia a riflettere suse stessi ed il mondo “per liberarsi della ignoranza” …

Natura piramidale

L’organizzazione della natura è piramidale: il gradino più basso è finalizzato allosviluppo di quello superiore. Così, il regno vegetale serve alle necessità deglierbivori che, in questo modo, esprimono tutte le loro potenzialità. A loro volta glierbivori servono alle necessità di altri viventi e così via: al vertice è collocatol’Uomo, corpo ed anima. La sua rappresentazione è realistica, anche se talora“sublimata”, come testimonia, ad esempio, la grande arte della classicità grecacoeva ad Aristotele.

Fissità delle specie

Nonostante che la natura si caratterizzi per avere il principio del movimento e delriposo in se stessa, la filosofia aristotelica non ha alcuno spunto “evoluzionista”: lediverse specie, infatti, hanno una loro “caratterizzazione” fissa, eterna e quindiintangibile. Non sono possibili passaggi, né tanto meno “salti” tali da comportarela trasformazione di una specie inferiore, ad esempio un animale, in unasuperiore, come l’Uomo. Legge questa che, invece, verrà individuata da Darwincon la sua teoria sull’evoluzione. Il motivo è chiaro: il metodo aristotelico èfondato sull’osservazione che segnala solo mutazioni di età, il passaggiodall’infanzia, alla gioventù, alla maturità, alla vecchiaia. Non può cogliere alcunmeccanismo di “trasformazione” in grado di far evolvere una certa specie in unaspecie differente per il quale occorrerebbe disporre di “tempi profondi”.

Aristotele, corpo, anima

Sul piano più propriamente antropologico Aristotele sostiene poi che l’Uomo è untutt’uno (un sinolo) composto di materia e di forma: ossia di un elementopassivo, materiale e di una forza attiva che, agendo sulla materia, le attribuisceuna forma. Una forza immanente alla dimensione fisica grazie alla quale sicompongono i minerali, o i vegetali, o gli animali o l’Uomo. Il sinolo che componel’Uomo è materia, “carne” ed anima, forma: nell’anima si ritrovano – ed agiscono- le funzioni vegetative, sensitive ed intellettive, cioè le tre capacità checaratterizzano la condizione umana. In quanto indissolubilmente legata al corpo,l’anima è mortale …

Motore immobile

Eppure Aristotele non è … ateo. Se è vero che la natura, la fusis, è perennemente inmovimento,va ammesso, che ciò che si muove deve avere una causa che lomuove, un motore. E questo motore, a sua volta, deve essere mosso da un altromotore e questo ancora da un altro e così via. Poiché però sarebbe assurdoprocedere all’infinito, bisogna ammettere un Motore, o Principio primo che“muove” senza essere mosso. “Il primo motore dunque è un esserenecessariamente esistente, e in quanto la sua esistenza è necessaria si identificacol bene, e sotto tale profilo è principio “(Metafisica, XII) …

Come l’amante muove all’amato

La natura – e quindi l’Uomo che di essa fa parte – mossa da questo Principio primo, asua volta tenderà verso di lui, esattamente come l’amante muove, spinto da unaforza irresistibile, verso l’amato.

Il Dio di Aristotele è un ordinatore, che conferisce forma alla caotica materiapreesistente: ma possiede anche i caratteri di creatore provvidenziale secondo icanoni che saranno propri del pensiero cristiano.

Parte V

Creazione e creatori

Creazione

Molto diversa è l’idea della origine dei corpi, rispetto alla mentalità primitiva ed alpensiero greco, propria di altre tradizioni, a cominciare da quella biblica delGenesi. Il messaggio biblico parla di CREAZIONE: “In principio Dio creò il cielo ela terra”. Eppure il testo dice inoltre che “la terra era informe e deserta”: dunquenon c’era il Nulla. Anche nella Bibbia, come nella Teogonia, ci sono, al principiodei tempi, il cielo e la terra, come Dio “disse” e le cose “furono”. E come tutte lecose del mondo, Dio creò direttamente anche l’uomo: “Dio disse: ‘Facciamol’uomo’ a nostra immagine e somiglianza e domini sui pesci del mare e sugliuccelli del cielo,sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili chestrisciano sulla terra” (Genesi 1, 14-26).

Il creato è dono (buono) di Dio

Il Dio biblico dunque crea liberamente, elargendo un proprio “dono” del tuttospontaneo e gratuito. Il creato è “positivo”, è bello, è giusto, è vero perché vieneda Dio. E’ buono, anche se spesso la natura creata appare orrida, ingiusta, falsa,cattiva. “E Dio vide che ciò era buono”. “Fa” l’Uomo senza specificare come. E’quanto riferisce la c.d. Sacerdotale della Bibbia, libro al quale hanno lavorato, intempi diversi, molti (sconosciuti) autori .

“Plasmò l’Uomo”Qualche versetto dopo il Genesi illustra, secondo la c.d. Tradizione jahvista, come

avviene la creazione dell’Uomo, Adam, in ebraico colui che viene dal suolo.“Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue nariciun alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò ungiardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato … prese l'uomoe lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse … «Tu potraimangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del benee del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente

moriresti».

“Egli ha modellato al tornio”

67

Nella mitologia egizia il dio dalla teste di ariete, Khnum, signore di Assuan, è il vasaio che dona la vita modellando al tornio le proprie creature col limo del Nilo. Il suo Inno ne esalta le gesta“Egli ha modellato al tornio gli dèi e gli uomini;Egli ha formato gli animali, i piccoli e i grandi;Egli ha fatto gli uccelli così come i pesci;Egli ha fatto i maschi riproduttorie ha posto sulla terra la stirpe femminile.Egli ha organizzato la corsa del sangue nelle ossaformando all’interno del suo laboratorio a forza di braccia.Ed ecco che il soffio della vita impregnava ogni cosamentre il sangue formava … con il germe nelle ossaper costruire la materia prima di (nuove) ossa …”

“Non è bene che l’uomo sia solo”“Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che

gli sia simile» … il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche etutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbechiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi,quello doveva essere il suo nome”. Nel pensiero mitico dare il nome alle cosesignifica esercitare su di esse una totale signoria. ”Così l'uomo impose nomi atutto il bestiame … ma non trovò un aiuto che gli fosse simile … Dio fece scendereun torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse lacarne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo,una donna e la condusse all'uomo.”

Carne della mia carne

“Allora l’uomo disse: ‘questa volta essa è carne della mia carne e osso dalle mie ossa.La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».” La donna è un essere chediscende da Adamo. In ebraico donna si dice ishha ed uomo ish: l’accostamentofonetico è notevole (Ravasi, 2006). E questo spiega appunto il senso della frase diAdamo. Che, quando sarà cacciato dall’Eden chiamerà sua moglie Eva, dall’ebraicoHawah, vita, perché sarebbe stata la madre di tutti i viventi. ”Per questo l'uomoabbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno unasola carne.” La parola “carne” (basar) sta per corpo, termine che manca nellalingua ebraica, e designa, tecnicamente, la parte molle del corpo. Quindi la piùfragile, la più esposta, a qualunque insidia.

Nudi

Continua il Genesi: ”Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non neprovavano vergogna.” La nudità edenica è cosa buona e giusta; non ha nulla dimalizioso; allude, simbolicamente, alla condizione primigenia, pura, libera daqualunque condizionamento, innocente. In quanto privo di vesti, ossia di ognidiaframma, il corpo innocente può assorbire le positive energie che emanano dalGiardino di delizia.

Consapevoli

Solo dopo aver disobbedito al divieto dell’Eterno di cibarsi del frutto proibito,Adamo ed Eva diventano consapevoli della propria nudità. Adamo si nascondeallora alla vista del Signore il quale lo apostrofa:”Chi ti ha fatto sapere che erinudo?Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di nonmangiare?” (Genesi, 3,11) La consapevolezza della propria nudità corporeaesprime il senso della innocenza perduta e, quindi, della indegnità dellacondizione edenica.

Selvaggi

La “purezza” della nudità, ossia la nudità che non dà scandalo, si ritrova in un’altracondizione primigenia, stavolta direttamente osservabile. Quella del corpo dei“selvaggi” che si presentano, nudi, o molto parzialmente coperti, agli occhi deiconquistadores. Nei primi contatti con le popolazioni del “nuovo mondo” – ossiaun altro mondo rispetto a quello pieno di stereotipi della vecchia Europa – non siha la sensazione che la nudità di quegli esseri sia impudica. Piuttosto la siriconnette alla loro condizione di ignari ed ingenui selvaggi, arretrati e quindiinconsapevoli violatori delle regole – considerate universali – della morale,ovviamente cattolica …

Cristianizzare, incivilirePoiché quegli esseri sventurati sono stati, finalmente, raggiunti, dalla veritàcristiana, è indispensabile che si acconcino alle sue prescrizioni perché ora sanno– anche grazie ai missionari – della corruzione dei loro costumi. Questa mentalitàla si può cogliere bene nel modo in cui Colombo interpreta la nudità di quegliesseri così “altri” rispetto ai “civili” europei.“Mi sembrarono un popolograndemente bisognoso di tutto. Essi erano tutti nudi come la madre li aveva fatti… Credo che potrebbero diventare Cristiani facilmente, dal momento che misembrò che non avessero religione. A Dio piacendo, quando tornerò, porterò alleloro Maestà una mezza dozzina di essi, cosicché possano imparare a parlare”.

“Calzati e vestiti”“Appare chiaro”, osserva l’antropologo G. Mazzoleni, “come Colombo metta inrelazione la nudità con l'assoluta povertà degli indigeni … e in questo modogiustifichi e recuperi quella che nella cristianocentrica Europa era allora unacondizione peccaminosa (ricollegabile alla biblica cacciata dall'Eden). E di quiscaturisce la funzione incivilitrice dell'Europa, che dovrà rendere cristiani calzati evestiti i cosiddetti naturali” (G. Mazzoleni, 2013). L’opera di civilizzazione, ilprocesso di dirozzamento dalla originaria condizione e la conseguente ammissionenella società dei “civili” passa, in primo luogo, dalla uniformità di trattamento delcorpo. Ossia dalla sua copertura.

Cristo, San Sebastiano e i loro corpi

75

La nudità dei corpi sarà sanzionata dalla Chiesaper tutto il Medioevo, con l’ammissione delsolo corpo nudo – entro certi limiti – delCristo, agnello innocente. O del corpo di SanSebastiano trafitto dalle frecce: alto ufficiale alservizio dell’Imperatore Diocleziano,Sebastiano fu condannato a morte per la suafede ma avrebbe superato quel tremendosupplizio, per poi morire con la flagellazione amorte. Nell’immaginario cristiano quel corpotrafitto divenne la rappresentazione dellaazione nefasta della peste, raffigurataappunto come un orribile diavolo che lanciava isuoi strali capaci di provocare – appunto comeuna freccia – orrende pustole. Più tardi il santopatrono degli appestati sarebbe diventato S.Rocco …

Anime ed angeli

Il Cristianesimo, specie nel Medioevo, ammette la nudità in altri due casi che servonoa confermarne il valore – questa volta – di purezza. Anzitutto l’anima deltrapassato è nuda, perché ormai ha abbandonato ogni legame con la condizioneterrestre: come nel Giudizio Universale della Cattedrale di Torcello, ad esempio(XII-XIII sec.); o in quello realizzato da Nicola Pisano per il pulpito del Duomo diSiena. E ancora con Michelangelo nella Cappella Sistina.

E poi anche l’angelo, essere ultraterreno, può essere rappresentato nudo, magarinelle sembianze di un bimbo paffuto la cui condizione di essere superiore ètestimoniata dalle proprie ali (Bussagli 1995).

Anche gli Angeli ballano

La nudità dell’angelo si ritrova in una antica storia casentinese. Si narra che al castellodi Urbech, i suoi signori Caterina Guidi e Mazzone d’Anghiari, organizzassero“feste” un po’ particolari, il c.d. Ballo Angelico”, una pratica fra il sabbastregonesco e l’orgia contadina. Uomini e donne ballavano al suono di archi e difiati fino a denudarsi completamente. Le donne prescelte venivano allorainghirlandate dal “ciurmadore”, ossia lo stregone, con bisce nere. La danzaorgiastica si protraeva per l’intera notte fino al sopraggiungere di un demoneandrogino, dalle fattezze angeliche, nudo, che rapiva, portandola con sé nel buiodella notte, la più bella …

Leonardo e l’angelo incarnato

L’ Angelo incarnato di Leonardo, una delle più enigmatiche realizzazioni delMaestro,sembrerebbe proprio una rappresentazione di questo esseredemoniaco. Si tratta infatti di una splendida figura di androgino, un essere dallecaratteristiche sia maschile che femminili, la cui veste trasparente lasciaintravedere un … attributo maschile. A giudizio di Carlo Pedretti, il più grandestudioso di Leonardo, quest’opera sarebbe stata ispirata proprio dalla conoscenzadel ballo angelico giunta a Leonardo in occasione della sua permanenza nelCasentino. Dove era stato chiamato per realizzare, a scopi militari, approfonditerilevazioni geomorfologiche e topografiche del territorio.

Umanesimo e corporeità

Con l’Umanesimo ed il Rinascimento l’arte profana riscopre il nudo. La centralitàdell’Uomo proposta dal pensiero, non a caso umanista, è espressa, al di là di ogniparola, dalla rivoluzione delle immagini. Non più solo (devote e caste)raffigurazioni di Cristo, della Madonna, dei Santi, ma belle, sensuali e nuderappresentazioni di dee e di donne. Come la nascita di Venere del Botticelli aproposito del quale E. Gombrich, scrive:” La storia di quella nascita simboleggiavail mistero attraverso il quale era stato trasmesso ai mortali il divino messaggiodella bellezza” (Gombrich, 1966). Una bellezza segnata dalla nudità, profana manon blasfema, del corpo nudo …

La natura per il Cristianesimo

Offre tutto questo il creato, dimensione della corporeità, suscitata dal nulla del fiatdell’Eterno. E’ Tommaso d’Aquino a dare la definizione, al tempo stessa teologicae filosofica, del creato, ossia la natura come il prodotto di un atto di creazione diun Essere trascendente che agisce attraverso la propria libera ed irresistibilelibera Volontà. Vi è dunque netta distinzione tra Creatore e creato, ossia, appunto,tra Creatore artefice e natura effetto della sua azione. Per altro Dio, sebbenecausa prima, non si sostituisce alle c.d. cause seconde, che esprimono leproprietà della materia, sia essa inanimata che vivente.

80

Dignità della naturaIn sostanza, allora, afferma Tommaso, la natura ha in sé la ragione del propriomovimento, ma è stato Dio a riporre tale movimento nelle cose. In questo modoil creato, ancorchè “altro” rispetto al divino Artefice, esprime una sua propriadignità che, nonostante il peccato originale, si ritrova anche nell’Uomo. Posizioniinteressanti, che apriranno la strada alla vera conoscenza scientifica, perchériconoscono che la natura, ovviamente anche quella umana, è governata da leggiintrinseche e non il campo esclusivo della azione – imprevedibile – di Dio.

San Tommaso e la donna

Anche Tommaso affronta il tema (non facile) del corpo umano, in particolare delcorpo della donna, l'ultimo essere creato da Dio che non si manifestò dal nulla,come tutte le altre creature, ma da una costola di Adamo. Perché Dio ha creato ladonna, se sapeva che essa sarebbe stata la causa del peccato originale? Il motivosta nel fatto che, come è scritto in Genesi 2,18, non era bene che l'uomo fossesolo (?) e doveva avere un aiuto simile a lui. Questo aiuto consiste solo nellaprocreazione, e non si estende alle altre attività dell’uomo per le quali, invece,occorre ricorrere ad altro uomo. Donna corpo generante generato da maschio …

Come suddito al governanteProprio per questa sua (indispensabile) funzione generante la donna non è un“maschio mancato” (Aristotele) giacchè le è assegnato il compito del parto senzail quale l’humanum genus perirebbe. Per altro, in quanto nata dalla costola diAdamo, deve essere sottoposta all’uomo ma non come un servo al padrone,bensì come suddito al suo governante, che agisce anche nell’interesse del sudditostesso. Questa sudditanza della femmina rispetto all'uomo (vir) è del tuttonaturale “poiché l'essere umano (homo) ha per natura un più vigorosodiscernimento razionale.” Posizioni che riflettono ampiamente il modo diintendere la donna, e il suo corpo, in una società dove è ancora del maschio ilcentro.

Bibliografia

Aristotele, Fisica, a cura di L. Ruggiu, Milano 1995;

Aristotele, L’anima, a cura di G. Movia, Milano 2001;

La Bibbia di Gerusalemme, Bologna 2009;

J. Benoist, voce Antropologia biologica, in Dizionario di Antropologia ed etnologia a cura di P. Bonte e M. Izard,Torino, 2006;

M. Berra, voce popolazione, Dizionario UTET XVI, Torino 1990;

P. Bonte e M. Izard (a cura di), Dizionario di Antropologia ed etnologia, Torino 2006;

B. Bril, voce Corpo,in Dizionario di antropologia ed etnologia, a cura di P. Bonte e M. Izard, Torino, 2006;

M. Bussagli, Il corpo umano. Anatomia e significati simbolici, Milano 2005;

P. G. Camporeale, Gli Etruschi. Storia e civiltà, Torino 2004;

L. L. Cavalli Sforza, P. Menozzi, A. Piazza, Storia e geografia dei geni umani, Milano 2009;

B. Chiarelli, Colombo e la riscoperta dell’America: genocidio, etnocidio, ecocidio, Firenze 1992;

B. Chiarelli, Dalla natura alla cultura, vol. I, II, III, Padova 2003 – 2004;

B. Chiarelli, Le Scienze Antropologiche oggi in Italia, inedito;

G. Durand, Le strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’archetipologia generale, Bari 1987;

Esiodo, Teogonia, traduzione e note di G. Arrighetti, Milano 1984;

M. Gimbutas, Le dee viventi, Milano 2005;

84

Bibliografia 2

M. Gimbutas, Il linguaggio della dea, Roma 2008;

E. Goldberg, L’anima del cervello. Lobi frontali, mente e civiltà,Prefazione di O. Sacks, Torino,2004;

E. Gombrich, La storia dell’arte raccontata da E. Gombrich, Torino 1966;

A. Leroi-Gourhan, Dizionario di preistoria, vol.I° e II°,Torino 1991- 1992;

E. Mayr , Biologia ed evoluzione. Varietà, mutamenti e storia del mondo vivente, Torino, 1982;

E. Mayr, Evoluzione e varietà dei viventi ,Torino 1983;

G. Mazzoleni , Colombo e la nudità dei “selvaggi”,in Antrocom Online Journal of Anthropology 2013, vol. 9. n.1 – ISSN 1973 – 2880 27;

O. Pianigiani, Vocabolario etimologico, http://www.etimo.it/2004-2008;

F. Sabatini, V. Coletti, Dizionario italiano, Firenze 1999;

G. Semerano, Le origini della cultura europea, tomo I e II, Firenze 1984;

G. Semerano, Le origini della cultura europea, tomo I e II, Firenze 1994.

85