VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI CON OPERE DI SANT' AMBROGIO

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI CON OPERE DI SANT' AMBROGIO Author(s): Antonio Manfredi Source: Aevum, Anno 72, Fasc. 2 (Maggio-Agosto 1998), pp. 559-589 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860865 . Accessed: 15/06/2014 19:17 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.73.86 on Sun, 15 Jun 2014 19:17:12 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI CON OPERE DI SANT' AMBROGIOAuthor(s): Antonio ManfrediSource: Aevum, Anno 72, Fasc. 2 (Maggio-Agosto 1998), pp. 559-589Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860865 .

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Antonio Manfredi

VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI CON OPERE DI SANT' AMBROGIO

1. II ritrovamento del Vat. lat. 286: Tommaso Parentucelli, Giovanni Lamola, Ambrogio Traversari e il monastero di Sant'Ambrogio

- 2. Due manoscritti dal capitolo di

Sant'Ambrogio alia Vaticana di Sisto IV - 3. Dalla biblioteca capitolare di Bologna a Tommaso Parentucelli: il Vat. lat. 264

1. // ritrovamento del Vat. lat. 286: Tommaso Parentucelli, Giovanni Lamola,

Ambrogio Traversari e il monastero di Sant'Ambrogio

Nella sezione patristica del fondo antico la Biblioteca Vaticana custodisce un blocco di trentaquattro esemplari con opere di s. Ambrogio1: i Vat. lat. 264-297 e il contiguo Vat. lat. 3142. Una collezione significativa, perche si S in gran parte formata dentro il primo nucleo umanistico della Vaticana, tra la metk del sec. XV e Tinizio del sec. XVI, dob tra Niccol6 V e Giulio IP: risulta percid un ottimo osservatorio per conoscere riscoperta e diffusione del santo dottore in quell'epoca, fuori diocesi e in particolare a Roma nella nuova biblioteca dei papi. E gia a Niccold V, Tommaso Parentucelli da Sarzana, papa tra il 1447 e il 1455, sono da ascrivere almeno nove ? piu di un quarto del totale ? dei volumi di questa serie:

gli attuali Vat. lat. 264, 269, 270, 275, 276, 280, 285, 286, 314, di cui due soli, i Vat. lat. 270 e 276, provengono da Eugenio IV. Aggiunte successive a Niccold V presenti negli inventari del 1475 e 1481 sono i Vat. lat. 265, 266, 267, 272, 273, 274, 278, 283, 284, 288, 289, 296, 297. Nel primo Cinquecento si colloca

1 Un ringraziamento va a Mirella Ferrari per Taiuto. Parte delle notizie qui riprese furono

proposte nel 1991 in un seminario presso TUniversita Cattolica di Milano, percid sono ora dedicate

agli amici dtlYalma mater. Manca per sant'Ambrogio un censimento dei codici superstiti, simile a

quelli organizzati per Agostino: Die handschriftliche Vberlieferung der Werke des heiligen Augustinus, I-VII, Wien 1969-1997 (Sitzungsberichte der Osterr. Akad. des Wiss. 263, 267, 281, 286, 289, 292, 303, 350, 601, 645); o almeno una guida, pur costruita sulla bibliografia, come quella per Girolamo: B. Lambert, Bibliotheca Hieronymiana manuscripta, Steenbrugge 1969-72 (Instrumenta

patristica, 4). 2 M. Vattasso - P. Franchi de' Cavalieri, Codices Vaticani latini, I (Codices 1-678), Romae

1902,190-214, 229-30. II Vat. lat. 314 e una miscellanea composta in gran parte da opere ambrosiane, ma aperta dalla versione di san Girolamo dal De Spiritu Sancto di Didimo <F Alessandria. Nel riordino Cinque-Secentesco essa fu dunque collocata nella sezione del padre stridonita: Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 229-30.

3 J. Fohlen, Les auteurs classiques latins dans le fonds Vatican latin, in Les manuscrits classi

ques latins de la Bibliotheque Vaticane, par F. Dolbeau, J. Fohlen, J.-Y. Tilliette, A. Marucchi, P. Scarcia Piacentini, III/l, Paris 1991, 8-22.

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560 A. MANFREDI

l'arrivo in Biblioteca dei Vat. lat. 281, 287, 291; invece il Vat. lat. 277 dovrebbe essere un'acquisizione appena successiva al 1533. Restano otto volumi di acquisi zione incerta, che pero studi piu minuti potrebbero collocare nei gmppi gia indivi duati: tutti e trentaquattro sono comunque registrati nella catalogazione manoscritta del primo Seicento4. Un altro volume ambrosiano fu aggiunto nel fondo antico alia fine del sec. XVI: Tattuale Vat. lat. 4242 con YExpositio Evangelii secundum

Lucam, proveniente dalla raccolta monastica di Fonte Avellana5 e inserito in una seconda e piu ristretta sezione patristica (Vat. lat. 4242-4258).

*

II Vat. lat. 286 (scrittura Carolina del sec. IX, seconda meta)6, e un testimone di rilievo (sigla E) deU'epistolario7, di cui riporta la silloge piii comune preceduta da due lettere del gruppo extra collectionem (13 e 14). La provenienza e nota:

preparato forse a Vercelli, fu custodito nel monastero benedettino presso la basilica di Sant'Ambrogio fino all'ete umanistica8, quando pass6 in Vaticana nel nucleo iniziale di Niccold V. Vi compaiono due gruppi di note marginali della meta del sec. XV9: cinque (ai ff. 5r e 9v) sono da attribuire con certezza alia mano di

Niccolo V (tav. I)10, a conferma del passaggio del codice nelle mani del pontefice.

4 Inventarii codicum Vaticanorum Latinorum tomus primus, pars prima (Sala cons. mss. 301

rosso), ff. 107v-122v. 5 M. Palma, Da Nonantola a Fonte Avellana. A proposito di dodici manoscritti e di un domnus

Damianus, ?Scrittura e civilt&?, 2 (1978), 221-30; C. Pierucci, Inventari delVantica biblioteca di Fonte Avellana (secc. XI-XVIII), in Fonte Avellana nella societd dei secoli XIII e XIV, Fonte Avellana 1979, 142, 145, 211; A. Di Majo - C. Federici - M. Palma, La pergamena dei codici altomedie vali italiani, ?Scriptorium?, 39 (1985), 6.

6 Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 207-08; A. Manfredi, / codici latini di Niccold

V, Citta del Vaticano 1994 (Studi e testi, 359), 356-57. 7 Ambrosii Epistularum libri vii-vim, rec. M. Zelzer, Vindobonae 1990 (CSEL, 82), XL. 8 G. Billanovich - M. Ferrari, La tradizione milanese delle opere di sant'Ambrogio, in

Ambrosius episcopus, Atti del congresso internazionale di studi ambrosiani, II, Milano 1976 (Studia

patristica Mediolanensia, 6), 41-43; G. Billanovich, Milano, Nonantola, Brescia, in La cultura antica nelVOccidente latino dal vn all'xi secolo, I, Spoleto 1975 (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo, 22), 343; M. Zelzer, Die Briefbucher des HI. Ambrosius und die Briefe Extra collectionem, ?Anzeiger der Phil.- Hist. Kl. der Osterr. Akad. der Wiss.?, 112 (1975), 10; M. Ferrari, Biblioteche e scrittori benedettini nella storia culturale della diocesi Ambrosiana, in Ricerche stor. sulla Chiesa Ambrosiana, XI, Milano 1980 (Archivio Ambrosiano, 40), 230; M. Zelzer, Mittelalterliche 'Editionen* der Korrispondenz des Ambrosius als Schlussel zur Vberliefe rung der Briefbucher, ?Wiener Studien?, 96 (1983), 163, 166, 167, 170, 171, 172, 176, 178; M. Ferrari, La biblioteca del monastero di S. Ambrogio: episodi per una storia, in // monastero di S.

Ambrogio nel Medioevo. Convegno di studi nel xn centenario, 784-1984, Milano 1988 (Bibliotheca erudita, studi e documenti di storia e filologia, 3), 108, 162; questo codice, o forse un esemplare assai simile, e stato proposto come modello per un manoscritto preparato a Cluny in V. von BOren, Ambroise de Milan dans la bibliotheque de Cluny, ?Scriptorium?, 47 (1993), 159, 165. Un elenco dei libri superstiti deirantico monastero e in Billanovich, Milano, Nonantola, Brescia, 342-46.

9II manoscritto presenta in complesso poche annotazioni abbastanza distanti tra loro a livello

cronologico: non sono infrequenti i nota bene abbreviati di ctk romanica e forse di una sola mano,

accompagnati da poche postille coeve circondate da cornici di tratti di penna. Piu rare e comunque tarde le annotazioni forse di una stessa mano corsiva, ma si tratta di semplici richiami (si veda ad

esempio ai ff. 71r, 116r, 119r); una mano umanistica, che non ho per ora identificato, compare nel

margine destro dei ff. 93r e 97r. 10 SuH'identiflcazione della mano di papa Parentucelli e sulla tipologia delle postille da lui

apposte sui codici si veda Manfredi, / codici, LXXVII-LXXXIV.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 561

Queste postille si riferiscono alia sola lettera Ad ecclesiam Vercellensem, con cui si apre il codice (n? 14 extra collectionem)11:

f. 5r, De beata Tecla (34, 339-40); f. 9v, Memoria Concilii Niceni (64, 653-56); f. 9v, De electione Ambrosii (65, 664-65); f. 9v, Nota dignitatem ecclesiae Vercellensis (66, 673); f. 9v, Primus institutor in Occidentem sancte consuetudinis huius fuit Eusebius (66, 675-79).

Un secondo e piu nutrito gruppo di marginalia del sec. XV (ai ff. 23r, 43r, 44r, 52r, 53r, 58v, 59r, 63r, 69r, 86v, 89v, 90r, 95r, 102r, 127v, 128rv, 129rv) b in greco di una sola mano occidentale: quella, qui mai riconosciuta, di Ambrogio Traversari. Le postille piuttosto lunghe di f. 43v e 44r (tav. II) coincidono infatti con le indicazioni recentemente offerte sulla scrittura di impronta crisoloriana usata da lui12: in complesso il modulo & piuttosto piccolo e le lettere ben staccate, al f. 43v compaiono due casi di % largo e di x alto, al f. 44r una serie di legature, 8e, ocp, ig, come nel Laur. Strozzi, 64; concordano con gli esempi offerti anche ? e 8 di forma stretta al f. 53r. Queste annotazioni del Traversari sul Vat. lat. 286 hanno la funzione di ripristinare a margine in minuscola la trascrizione imprecisa fatta in maiuscola nel corpo del testo dal copista carolino: il monaco camaldo lese applied anche altrove questo tipo di intervento, che quindi fa parte del suo sistema di studi13.

Tommaso Parentucelli soggiornd a Milano e in Lombardia nella primavera del 1428: l'allora segretario del cardinal Niccolo Albergati era al seguito di una missione diplomatica nella guerra tra Milano e Venezia dalla fine del 1426 fino al marzo del 142814. Nel 1428 1'Albergati ottenne a Ferrara un trattato di pace e, per la ratifica, visito daU'aprile al maggio del '28 il ducato visconteo; cosi Parentucelli pote fare ricerche di codici in antiche biblioteche dell'Italia del Nord. Ai primi di giugno la delegazione ritornd a Bologna. Da qui il 6 giugno Tommaso scrisse al Niccoli una lettera con i ragguagli delle sue ricerche e dei manoscritti

recuperati nei mesi precedenti15. Nella lettera del '28 si parla anche del codice di

11 Questa lettera, insieme alia n 13 extra collectionem e stata aggiunta airinizio del volume nel

sec. XII con due fascicoli di quattro bifogli ciascuno: in tutto sedici fogli. Al f. 17r inizia infatti la parte antica del manoscritto con Tindice delle lettere contenute sotto la rubrica Ordo epistolarum sancti Ambrosii. L'aggiunta e di una sola mano che si firma nel margine superiore del f. 17r Haec sancte tuus condonat munera servus Eusebi Bonizo immeritus. Indico tra parentesi il testo a cui la nota si riferisce, secondo l'edizione citata qui a n. 7.

12 P. Eleuteri - P. Canart, Scrittura greca nell'Umanesimo italiano, Milano, II Polifilo, 1991

(Documenti sulle arti del libro, 16), 150-52 n. LX. Ringrazio mons. Paul Canart che ha voluto esaminare la scrittura greca da me trovata sul codice latino e confermarne rattribuzione al Traversari.

13 Si veda qui a p. 566. 14 Le trattative, iniziate alia fine del 1426 su incarico di Martino V, portarono ad una prima

tregua nel 1427: l'Albergati and6 riferirne al pontefice a Roma neirestate 1427, passando per Firenze, dove Parentucelli pote* incontrare di persona Niccoli e Traversari. Ma la tregua fall! presto e cardinale e segretario dovettero lavorare ad un secondo accordo: A. Manfredi, Dispersione di codici e visite

di umanisti a Pomposa tra Quattro e Cinquecento, in Pomposia monasterium in Italia modo primum. La biblioteca di Pomposa, a cura di G. Billanovich, Padova 1994 (Med. e Um., 86), 322-27; S. Gentile, Umanesimo fiorentino e riscoperta dei Padri, in Umanesimo e Padri della Chiesa. Manoscritti e incunaboli di testi patristici da Francesco Petrarca al primo Cinquecento, a c. di S.

Gentile, [Roma] 1997, 55. 15 La lettera, Tunica finora nota di Parentucelli, e una mappa delle ricerche condotte da Tommaso

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Cornelio Celso scoperto da Giovanni Lamola16 circa un anno prima nel monastero di sant'Ambrogio e ora identificato nell'attuale Firenze, Laur., 73, 117. Tommaso

indago a Milano e venne a sapere che il volume era presso l'arcivescovo Bartolomeo Capra, che non dava speranza di cederlo anche perche allora risiedeva a Genova come governatore della citt&18:

Quum Mediolani fuimus, de Cornelio Celso invento in Basilica Ambrosiana investi

gavi. Inveni esse apud archiepiscopum Mediolanensem, qui turn Ianuae erat, a quo nescio si obtinere potuissem, quum librum ilium iamdiu expectant.

Questa notizia contraddice quanto detto in una lettera del Lamola a Guarino, nella quale lo scopritore dice di aver ceduto il Celso Ambrosiano nella primavera del 1428, non al Capra, che pure conosceva, bensi a Cambio Zambeccari19. La contraddizione e stridente, se si pensa che Lamola e Parentucelli si conobbero a

Bologna, patria del Lamola in cui Parentucelli visse stabilmente dal '21 al '2620, e che il Lamola, almeno fino al 1426, era al corrente delle scoperte di Parentucelli21. Pur provenienti da scuole diverse22, i due umanisti ebbero rapporti con ambienti

con buoni risultati, soprattutto riguardo alia patristica, sulla quale egli si riveld assai esperto: A. Manfredi, Primo Umanesimo e teologi antichi. Dalla Grande Chartreuse alia biblioteca papale, ?Italia medioevale e umanistica?, 32 (1989), 156-201; Gentile, Umanesimo fiorentino, 52-53.

16 R. Sabbadini, Notizie sulla vita e gli scritti di alcuni dotti umanisti del secolo XV raccolti

da codici italiani, ?Giornale storico della letteratura italiana?, 5 (1885), 148-79; Id., Cronologia documentata della vita di Giovanni Lamola, ?I1 Propugnatore?, n.s. 3, 2 (1890), 417-36; Id., Briciole

umanistiche, ?Giornale storico della lett. ital.?, 31 (1898), 244-45; Id., La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896, 28, 53, 56, 87, 101, 102, 118, 119, 120, 121, 196; Id., Storia e critica di testi latini, Padova 19712 (Med. e Urn., 11), 102, 105-08, 133, 195-96, 200-01,

228, 232, 269, 322; Id., Opere minori, a cura di T. Foffano, Padova 1996 (Med. e Urn., 87), 298, 311-13, 318, 320, 325, 326. Oltre che con Guarino, il Lamola ebbe contatti con il Panormita: G.

Resta, Uepistolario del Panormita, Messina 1954, 15, 16, 20, 44, 64, 79, 146, 203-05. 17 R. Sabbadini, Guarino Veronese e gli archetipi di Celso e Plauto con una appendice

sulVAurispa, Livomo 1886, 37-42; M. Ferrari, Centri di trasmissione: Monza, Pavia, Milano, Bobbio, in La cultura antica, 311; Billanovich, Milano, Nonantola, Brescia, 323-24; Ferrari, La biblioteca

del monastero, 111; sui tre archetipi di Celso scoperti in quel periodo C. Colombo, Quattro lettere

inedite di Guarino, ?Italia medioevale e umanistica?, 8 (1965), 217-18. Della scoperta milanese, e

credo anche dello scopritore, Niccoli e Traversari erano informati attraverso il Panormita e gia alia

fine del 1427 avevano tentato di ottenere dal Lamola il codice appena ritrovato: Sabbadini, Guarino

Veronese, 40-41; Id., Opere minori, 326-27. 18 A. Traversarii... Latinae epistolae..., ed. P. Canneto, II, Florentiae 1759, 1046. 19 R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, I, Firenze 19672, 91;

Billanovich, Milano, Nonantola, Brescia, 324-25. Tra i libri conservati nella casa di Milano alia

morte deirarcivescovo, secondo un inventario parziale del 1433, non risulta traccia del passaggio del

Celso Ambrosiano ? in originate o in copia ? nella collezione del Capra: Ferrari, Centri di trasmis

sione, 309-10 e n. 23, 313; M. Speroni, // testamento di Bartolomeo Capra e la sua biblioteca, ?Italia medioevale e umanistica?, 19 (1976), 209-18.

20 Parentucelli nacque a Sarzana il 15 novembre 1397: la data e proposta da L. von Pastor,

Storia dei papi, I, vers. it. di A. Mercati, Roma 1958, 374; il Lamola ?deve esser nato nel primo decennio del 1400?: Sabbadini, Cronologia, All.

21 In una lettera del 1426 Guarino dice di aver saputo dal Lamola del Lattanzio scoperto da

Parentucelli a Nonantola: Manfredi, Dispersione, 321 n. 10 e 326; il Guarino in quelFoccasione esaltd il giovane sacerdote con una citazione virgiliana (nomen suum laudesque manebunt) di

suggestione profetica, se davvero essa fu posta allora in quella lettera, che e, tra quelle rimaste, la

prima del Guarino in cui e ricordato Parentucelli. 22 Parentucelli frequentd le facolta filosofiche e teologiche: Manfredi, / codici, XXXVIII; il

Lamola studid presso Guarino dal 1419 al 1425 e non sono noti suoi rapporti con l'universita:

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 563

comuni ? a Bologna23 e a Firenze presso gli Strozzi24 ? e tra le letture sembrano

entrambi prediligere testi storici: sono emersi manoscritti liviani postillati da Parentucelli25 e per il Lamola l'Aulo Gellio Vat. lat. 3453 e il Floro Vat. Ottob. lat. 205826. Inline e probabile che i due si siano rivisti a Milano nella primavera del 1428; infatti il Lamola, che dal novembre 1426 risiedeva nella citt& lombarda presso il bolognese Cambio Zambeccari27, parla anche di Parentucelli nella lettera a Guarino sulla scoperta del Celso Ambrosiano ceduto allo Zambeccari28. Questo scritto, di proporzioni piuttosto ampie e datato Milano al 31 maggio 1428, dunque solo una settimana prima della lettera di Parentucelli al Niccoli, riguarda il futuro deH'umanista: ?quaenam videlicet futurae vitae meae sit deliberation II Lamola elenca i rapporti intessuti per salvaguardare i propri studi: con l'arcivescovo Capra29 e soprattutto con lo Zambeccari30. Ma vi erano speranze anche per un posto in curia a Roma31:

Si velim me ad romanam curiam transferre, habeo turn alios multos, turn Sanctae

Sabbadini, La scuola e gli studi, 28; C. Piana, Lancellotto de Mercuriis da Reggio lettore di Retorica e Poesia nell'Universitd di Bologna e la sua Lettera spirituale (a. 1475), ?Italia medioevale e umanistica?, 24 (1981), 361-62.

23 Sabbadini, La scuola e gli studi, 87; L. Valle, Epistole, a c. di 0. Besomi - M. Regoliosi

Padova 1984 (Thesaurus Mundi, 24), 82. Anche Parentucelli continud mantenere legami con questi ambienti. II principale collaboratore di Niccol6 V, Giovanni Tortelli fu amico del Lamola e durante il suo soggiorno romano tenne contatti costanti con gli umanisti bolognesi. 24

A casa Strozzi entrambi, pur in tempi diversi, furono precettori: Vespasiano da Bisticci, Le

vite, a c. di A. Greco, Firenze 1970, II 143-44. 25 A. Manfredi, Codici di Tito Livio nella Biblioteca di Niccold V, ?Italia medioevale e

umanistica?, 34 (1991), 277-92. 26II Vat. lat. 3453 del Lamola fu scoperto da P. de Nolhac, La bibliotheque de Fulvio Orsini,

Paris 1887, 224, e studiato dal Sabbadini, La scuola e gli studi, 118-19: si veda anche P. Scarcia Piacentini, La tradizione laudense di Cicerone ed un inesplorato manoscritto delta Biblioteca Vaticana

(Vat. lat. 3237), ?Revue d'histoire des textes?, 11 (1981), 129. L'attribuzione del Vat. Ottob. lat. 2058 al Lamola e in M.D. Reeve, The Transmission ofFlorus and the Periocae again, ?The Classical

Quarterly*, 41 (1991), 475-77. Noto anche Pattuale Modena, Biblioteca Estense, V C 2, con il Corpus caesarianum collazionato dal Lamola insieme a Guarino. Pare invece infondata la notizia (Sabbadini, La scuola e gli studi, 102, 120-21) secondo la quale il Lamola ebbe un Tacito, mai trasmesso al Guarino: P. Corneli Taciti Annalium libri XV -

XV/, hrg. F. ROmer, Wien-Kdln-Graz 1976 (Wiener Studien, Beiheft, 6), dalla ricostruzione che se ne fa qui della storia del testo pare che Tacito sia giunto a Ferrara piu tardi.

27 Sabbadini, Cronologia, 418; Id., Storia e critica, 321-22. Sullo Zambeccari L. Frati, Due

umanisti bolognesi alia Corte ducale di Milano, ?Archivio storico italiano?, 43 (1909), 367-74; C.

Piana, Ricerche su le universitd di Bologna e di Parma net sec. XV, Quaracchi 1963 (Spicilegium Bonaventurianum, 1), 259, 354, 361; S. Prete, Two humanistic anthologies, Citta del Vaticano 1964 (Studi e testi, 230), 38; L. Capra, Contributo a Guarino Veronese, ?Italia medioevale e umanistica?, 14 (1971), 232, 234, 237, 242.

28 R. Sabbadini, Epistolario di Guarino Veronese, I, Venezia 1915 (Miscellanea di storia veneta,

III 8), 638-43 (n? 455); la risposta di Guarino (n? 456) datata dal Sabbadini a Verona, giugno 1428 e alle pp. 643-44; la lettera del Lamola e citata anche da Capra, Contributo, 234; il passaggio allo Zambeccari del codice ambrosiano e riferito con una certa enfasi: ?Scito item ipsum Cor. Celsum

integrum miraque maiestate praeditum hie sorte nostra compertum et una alia antiquissima in medicina

opera: horum omnium dominus ac professor factus est Cambius? (Sabbadini, Epistolario, 642). Guarino conobbe lo Zambeccari tramite il Lamola e, in seguito a questa presentazione, gli scrisse

poi una lettera nel 1430: Capra, Contributo, 242-43. 29 Anche il Lamola ribadisce che il Capra era allora assente dalla capitale e residente a Genova. 30

Sabbadini, Epistolario, 639. 31

Sabbadini, Epistolario, [639]; e anche Sabbadini, Cronologia, 418.

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564 A. MANFREDI

Crucis, et summae quidem auctoritatis, cardinalem et apud eum secretarium et canzella rium (sic) suum, quorum ductu mihi aliquis conquiratur bonus locus; idque, ubi velim illorum adhibere diligentiam, certum est et minime dubium.

L'appoggio dell'Albergati e di Parentucelli presuppone contatti rinsaldati di recente, cioe, credo, durante la visita di Parentucelli a Milano nella primavera del 142832. E quindi possibile che Parentucelli abbia cercato il codice di Celso diretta

mente presso il Lamola. II Vat. lat. 286 riporta, ?leggibile a stento?, la stessa nota di possesso del

Celso Laurenziano: Liber monasterii Sancti Ambrosii (f. lr)33. Se dunque Tommaso non riusci ad avere per il Niccoli la collezione medica scoperta a Sant'Ambrogio, potrebbe aver ottenuto 1'epistolario ambrosiano tramite il Lamola, che tento di

ingraziarsi il segretario del cardinale, offrendogli un'altra preda allettante, dopo aver ceduto il Celso allo Zambeccari. Forse i due umanisti hanno varcato assieme la Basilica Ambrosiana, ricordata da Parentucelli nella sua lettera, e il monastero. E non doveva essere difficile ottenere il permesso dairabate d'allora, Antonio

Ricci, allievo del Barzizza e possessore di libri34; del resto la presenza di quattro monaci residenti nel 1432 dimostra il livello di abbandono del vecchio cenobio35. Stessa situazione Parentucelli trovo a Pomposa: divenuto amico del commenda tario Baldassarre de la Sale, riusci a sfruttare per le sue ricerche la collezione libraria del monastero36.

La visita a Milano del 1428 e quindi il contesto cronologico piu opportuno in cui collocare il recupero del Vat. lat. 286. Parentucelli e Albergati, dopo il ritorno a Bologna dell'estate del '28, dovettero di nuovo fuggire per l'insurre zione della citta contro il papa: dapprima si stabilirono a Ferrara (1428), poi a Roma, passando per Firenze (1430). Qui, qualche anno dopo l'incontro del 1427, Parentucelli visito di nuovo il Traversari a Santa Maria degli Angeli; poi dal '31

parti con 1'Albergati per altre missioni diplomatiche fuori d'Italia. Tra la primavera e Testate del '31, alia morte di Martino V, la delegazione si fermo a Chiaravalle, alle porte di Milano, in attesa che Eugenio IV confermasse le disposizioni del

predecessore, quindi si trasferi in Francia e Parentucelli rimase al di la delle Alpi fino alia seconda meta degli anni Trenta37. Da Milano nell'ottobre del 1428 il Lamola scrisse ? ma senza piu far memoria dell'Albergati e del segretario

? a

Giovanni Aurispa, amico di Parentucelli e collegato a Bologna38; a Milano

soggiorno fino alia primavera del 1429, dal 1430 torno a Bologna, spostandosi

32 La delegazione papale, legata anche a Bologna, manteneva contatti con conterranei residenti

nei luoghi visitati; a Ferrara Parentucelli tenne rapporti con conoscenti bolognesi, di cui fu testimone

in atti di procura: Manfredi, Dispersione, 325. 33

Billanovich - Ferrari, La tradizione, 42.

34 M. Ferrari, La littera antiqua d Milan, 1417-1439, in Renaissance- und Humanistenhand

schriften, hsg. von J. Autenrieth, Miinchen 1988, 17-18. 35 M. Tagliabue, Cronotassi degli abati di S. Ambrogio nel Medioevo (784-1497), in // monastero

di S. Ambrogio, 338-39; G. Picasso, Le vicende del monastero di S. Ambrogio, in Dal monastero di

S. Ambrogio alVUniversitd Cattolica, a c. di M.L. Gatti Perer, Milano 1990, 20. 36 Manfredi, Dispersione, 325.

37 Manfredi, Dispersione, 328-30.

38 Carteggio di Giovanni Aurispa, a cura di R. Sabbadini, Roma 1931 (FSI, 70), 61-63.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 565

poi a Ferrara presso Guarino fino al 143339. Nel 1434 passo a Firenze40: non incontro dunque Parentucelli in Lombardia nel 1431. I due si ritrovarono in altre circostanze: nel 1448, quando il Lamola ottenne tramite l'archiatra di Niccold V, il bolognese Bernardo Garzoni, un aiuto dal pontefice frequentato molti anni

prima41.

*

Se la scoperta del Vat. lat. 286 si colloca nel 1428, il passaggio del codice a Firenze andrl portato alia fine del 1430, durante la visita fiorentina di Parentucelli al Traversari; qui Parentucelli lasci6 parte delle sue scoperte di quel quinquennio (1426-1430)42. Tra questi codici c'era forse anche il Vat. lat. 286: l'uso die ne fece l'umanista camaldolese & gih evidente dalle postille, che, come si b visto, sono una sorta di restauro del greco presente nel testo.

II Traversari parla di collezioni di epistole ambrosiane in due lettere: al Niccoli

(VIII 27) e al collaboratore fra' Michele (XIII 14). La prima e poco piu di un biglietto senza data nella tradizione manoscritta43: contiene un elenco di codici che il Traversari desiderava avere dairamico e riporta qualche altra notizia sull'am biente fiorentino. Nell'incipit la richiesta piu pressante:

Quaeso, Nicolae carissime, ut Epistolas illas Ambrosii mittas ad me, quas Thomas noster vir optimus ac amicissimus adtulit secum.

Questa indicazione e stata riferita ad un'altra scoperta di Tommaso da Sarzana: la collezione di epistole ambrosiane che, dal Sabbadini in poi, e fatta derivare da

Nonantola. Tale proposta b stata accettata da Jose Ruysschaert, che ha identifi cato il manoscritto nonantolano nell'attuale Vat. lat. 285", esso pure presente nella biblioteca papale di Niccold V45. Tuttavia sul codice non compaiono segni di lettura del Traversari: il che non esclude l'acquisizione del Vat. lat. 285 da parte di Niccolb V, ma solleva un dubbio sull'identificazione finora proposta per il codice citato nella lettera del Traversari, che potrebbe essere il Vat. lat. 286, anzichS il Vat. lat. 285. Ma, accettando la nuova identificazione, e necessario

spostare l'epistola dopo il 1428, forse addirittura al 1430, anno in cui Parentucelli

passd a Firenze per giungere a Roma46. La datazione della lettera per la seconda meta del 1426, su proposta del

Sabbadini, e stata accettata dal Luiso, perche vi si citerebbe l'avvenuta riconci liazione tra Niccoli e Bruni, sostenuta da Francesco Barbaro, che pose fine ad un

39 Sabbadini, La scuola e gli studi, 118-21; G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e

cortigiani a Ferrara (1429-1460), Ginevra 1921 (Biblioteca &t\YArchivum Romanicum, 1), 71, 73. 40 Sabbadini, Cronologia, 421-30.

41 Sabbadini, Cronologia, 435; Sabbadini, Nuove notizie, 244-45.

42 Manfredi, Dispersione, 328-29.

43 Gentile, Umanesimo fiorentino, 54.

44 J. Ruysschaert, Les manuscrits de Vabbaye de Nonantola. Table de concordances annotees

et index des manuscrits, Citta del Vaticano 1955 (Studi e testi, 182 bis), 34 e n. 2; Ch.L. Stinger, Humanism and the Church Fathers. Ambrogio Traversari (1386-1439) and Christian Antiquity in the Italian Renaissance, Albany 1977, 39, 115.

45 Manfredi, / codici, 124.

46 Manfredi, Dispersione, 328.

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566 A. MANFREDI

periodo di gelo tra i due umanisti47. Questa data concorderebbe con la visita di Parentucelli a Nonantola, collocata nel 1426. Tuttavia un recente studio sulla nota tensione tra i circoli fiorentini ha sollevato vari punti di domanda su riferimenti che sembravano solidi: forse altri ritrovamenti potranno chiarire meglio le circostanze48.

Nell'altra lettera (XIII 14), indirizzata dal monaco a fra' Michele e datata all'estate del 143749, il Traversari da al suo collaboratore indicazioni sulla stesura

per la copia definitiva deU'epistolario personale50e consiglia l'allievo di prendere a modello ?illae (scil. epistulae)... beati Ambrosii, quas manu propria in monasterio

scripsimus?, forse l'antico codice carolingio, qui inteso come da lui corretto,

oppure una copia di esso personalmente preparata delle lettere di sant'Ambrogio. I restauri del greco sul Vat. lat. 286 corrispondono a quelli operati sul Lattanzio

Riccardiano 264: dove pure compaiono correzioni autografe del Traversari alle citazioni greche; il Riccardiano 264, una volta corretto, fu utilizzato come

antigrafo51. II lavoro su Ambrogio era piu semplice ma anch'esso fu condotto a

stretto contatto con il Niccoli e con l'apporto fondamentale delle scoperte di Parentucelli52. Le postille greche sul Vat. lat. 286 confermano dunque una pratica applicata dai fiorentini su testi patristici latini complessi e poco noti e con Tausilio di nuovi testimoni anche rispetto alle lezioni greche: in seguito si preparavano

copie, che divennero esemplari per la produzione libraria fiorentina, perche collocati nella biblioteca pubblica di San Marco o in quella monastica di Santa

Maria degli Angeli. II codice milanese riporta solo poche postille di Tommaso da Sarzana, tra cui

una riguardante temi conciliari, ? probabile quindi che Parentucelli sia tomato in

possesso del volume alia fine solo degli anni Trenta, come accade per il Vat. lat. 188 con il Contra haereses di s. Ireneo di Lione. Egli infatti piu di una volta si lamento per il ritardo con cui riceveva in restituzione i libri che passava agli amici

fiorentini; inoltre riebbe solo alcune delle sue scoperte: ad esempio non il Tertulliano da lui inviato a Firenze durante il Concilio di Basilea, che rimase tra i volumi del Niccoli53. L'epistolario ambrosiano, dopo essere servito al Traversari,

passo invece nella nuova biblioteca papale.

47 Sabbadini, Guarino Veronese e gli archetipi, 23; F.P. Luiso, Riordinamento dell'epistolario

di A. Traversari con lettere inedite e note storico-critiche, II, Firenze 1899, 6; G. Zippel, Niccold

Niccoli, in Storia e cultura del Rinascimento italiano, Padova 1979 (Med. e Urn., 33), 94; M.C.

Davies, An emperor without clothes? Niccold Niccoli under attack, ?Italia medioevale e umanistica?, 30 (1987), 120-21.

48 Davies, An emperor, 121-23.

49 Luiso, Riordinamento, 39.

50 Stinger, Humanism, 54.

51 G. Pomaro, Fila traversariane. I codici di Lattanzio, in Ambrogio Traversari nel vi centenario

delta nascita, a c. di G.C. Garfagnini, Firenze 1988, 235-85, in particolare tav. Ill a e n? 7 a firma di A. Daneloni in Umanesimo e Padri delta Chiesa, 152.

52 Sarebbe importante a questo punto veriflcare se nella tradizione umanistica delle lettere

ambrosiane, in particolare a Firenze, vi sia traccia di questo lavoro, cosi come e stato fatto per Lattanzio: ma i testimoni sono molti, specie quelli custoditi alia Laurenziana.

53 B.L. Ullman - Ph.A. Stadter, The public Library of Renaissance Florence, Padova 1972

(Med. e Urn., 10), 138.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 567

2. Due manoscritti dal capitolo di Sant'Ambrogio alia Vaticana di Sisto IV

La recente pubblicazione di due inventari inediti quattrocenteschi riguardanti i libri del capitolo di Sant'Ambrogio permette di datare meglio l'acquisizione di due manoscritti nel fondo antico della Biblioteca Vaticana, i Vat. lat. 268 e 282.

I due codici fanno parte di un corpus di opere ambrosiane: quattro grandi volumi, fatti preparare nel sec. XII dal prevosto Martino Corbo per il capitolo di Sant'Ambrogio. Questi volumi furono trasferiti a Basilea durante il Concilio, presso l'arcivescovo Francesco Pizolpasso che li postilld; pochi anni dopo il loro ritorno a Milano, i libri furono divisi in otto o nove tomi piu piccoli e rilegati di nuovo.

Ma non tutta la serie cosi riordinata & rimasta a Milano: due sezioni, gli attuali Vat. lat. 268 e 282, passarono a Roma nella biblioteca papale.

I due inventari quattrocenteschi ora editi sono stati datati il primo (catalogo A) al 1422-1437, il secondo (catalogo B) al 1470-148654. Nel primo catalogo i codici del Corbo risultano ancora nell'assetto originale, nel secondo gi& smembrati e il loro riscontro e piu difficoltoso55.

I due codici milanesi compaiono in Vaticana a partire dal 1475, cioe dal primo inventario redatto dal Platina pochi mesi dopo la sua nomina a custode della biblio teca papale56.

II Vat. lat. 268 e l'unico nel fondo antico che si apre con il trattato spurio De vocatione omnium gentium, titolo che compare nella rubrica al f. lr e che e stato usato dai catalogatori vaticani per indicare tutto il volume. Cosi possiamo seguire il codice nella sequenza degli inventari dal 1475 fino al 1533 e all'elenco redatto dopo il sacco di Roma. Quest'ultimo, in cui sono trascritte le parole guida, offre un riscontro oggettivo per l'identificazione57.

51 [1475, Vat. lat. 3964, f. 12v, linn. 5-6] Eiusdem De vocatione omnium gentium, ex membranis in albo, religatus in rubeo5*.

52 [1481, Varicano lat. 3952, f. 19r, linn. 9-10, sala latina III, banco a sinistra, n 124] Beatus Ambrosius De vocatione omnium gentium, ex membranis in rubeo.

LI [1518, Vat. lat. 3955, f. 4r, lin. 16, sala latina III banco a sinistra] Beatus Ambrosius De vocatione omnium gentium, ex membranis in rubeo.

53 [1533, Vat. lat. 3951, f. 4r, lin. 21, sala latina III banco a sinistra] Ambrosius De vocatione omnium gentium, ex membranis in rubeo, in fine III pagine ?non?.

Costante anche la collocazione del manoscritto, che fu incatenato nella prima delle quattro sale sistine, quella con i codici latini, al terzo banco nella sezione

54 Ferrari, Due inventari, 777-78.

55 Ferrari, Due inventari, 795 n? 19 (Vat. lat. 267), 797-98 n? 26 (Vat. lat. 282).

56 Manfredi, / codici, LXVI-LXXVI.

57 Per gli inventari si utilizzano le sigle indicate in Manfredi, / codici, lxvi; segue tra parentesi quadre la data di ciascun inventario, la fonte manoscritta e, a partire dairinventario del 1481, la collocazione del codice nelle sale della biblioteca.

58 In corsivo h indicata una correzione autografa di Demetrio Guazzelli.

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568 A. MANFREDI

dedicata ai padri, tra le opere di sant'Ambrogio. In 57 vi e gia traccia di questa collocazione perche l'inventario e si diviso per autori, ma vi sono alcune note

topografiche che indicano accanto a ciascuna voce se il manoscritto era collocato sui banchi delle sale maggiori (latina e greca) o nella secreta, la terza sala della biblioteca papale che fungeva da deposito. II supporto e sempre indicato in membranis e la legatura rivestita in cuoio rosso dopo un restauro di poco succes sivo al 1475: in 57 il codice risulta rilegato in albo, ma una nota marginale autografa di Pietro Demetrio Guazzelli, collaborator del Platina, precisa che il volume fu religatus in rubeo e in rubeo il codice si ritrova infatti in tutti gli inventari dal 1481 al 1533.

Ecco la serie dei cataloghi per il Vat. lat. 282:

57 [1475, Vat. lat. 3964, f. 12r, lin. 13] Eiusdem in Psalmum ?Miserere?, ex membranis in albo.

52 [1481, Varicano lat. 3952, f. 18v, linn. 29-30, sala latina, III banco a sinistra] Beatus Ambrosius in Psalmo ?Miserere?, Super lapsu Susannae, De offlciis et alia eiusdem, ex membranis in albo.

LI [1518, Vat. lat. 3955, f. 4r, linn. 8-9, sala latina, III banco a sinistra] Beatus Ambrosius in Psalmo ?Miserere?, Super lapsu Susannae, De officiis et alia eiusdem, ex membranis in albo.

53 [1533, Vat. lat. 3951, f. 4r, lin. 17 (sala latina III banco a sinistra] Ambrosius in Psalmo ?Miserere?, ex membranis in albo, in fine III pagine ?illam?.

La descrizione del contenuto risulta piu dettagliata in 52 e L7, e cio a conferma delle corrispondenze tra lista e lista; costante anche la collocazione del volume nella sala latina, segnalata anche in 57. La parola guida in S3 coincide con il f.

3r; corrispondono anche supporto e legatura, quest'ultima e coperta di cuoio

bianco, come nel 1475 per il Vat. lat. 268. La serie ambrosiana della sala latina pubblica, in cui si collocano i due

manoscritti del capitolo e quello del monastero di Sant'Ambrogio, e un blocco consecutivo di quattordici volumi aperto in 52 da rubrica propria. I codici sono tutti identificabili, salvo uno, nel fondo antico della Vaticana59:

B. Ambrosius

[1] B. Ambrosius Super Lucam, De fide ad Gratianum Imperatorem, De Spiritu Sancto, De incarnatione, De ieiunio, Epistolae eiusdem, Relatio Symachi prefecti Urbis, Contra Auxentium de tradendis basilicis, De laude virginum et De viduis, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 264: gia di Niccold V (Manfredi, I codici, 124, n? 196).

59 Si pubblica la sezione ambrosiana della sala latina del 1481 dal Vat. lat. 3952, ff. 18r-19r,

numerando le voci. Una seconda e piu breve sezione ambrosiana, cinque voci, era custodita nel quarto banco della sala pontificia, infine (Vat. lat. 3952, f. 108r, linn. 18-25) altri nove manoscritti erano

chiusi nel primo armadio della sala secreta (Vat. lat. 3952, f. 128v, linn. 18-25).

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 569

[2] B. Ambrosius Super Psalmo Beati immaculati, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 275: gia di Niccolo V (Manfredi, / codici, 124, n? 193).

[3] B. Ambrosius Super Epistolas Pauli, Augustini Dialogus et De presentia Dei atque ad Paulinum De videndo Deo, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 283: descritto in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 205; appartenne alia biblioteca del monastero di Santa Maria degli Angeli in Firenze, porta in calce al f. lr lo stemma cardinalizio di Paolo II.

[4] B. Ambrosius Super Psalmos quasdam utpote Beatus vir qui, et eius Epistolae, ex membranis in pavonacio.

Vat. lat. 280: gia di Niccolo V (Manfredi, / codici, 124, n? 192).

[5] B. Ambrosius De Isaac et anima, De bono mortis, b. Ioannes Chrysostomus De contem nenda morte, Passio Eugeniae virginis et b. Proti et Hiacynthi eunuchorum eius, Epistolae XII Dionysii Areopagitae, Dicta beati Ioannis de penitentia, b. Ioannes

Chrysostomus De XL martyribus, Ambrosius De officiis atque b. Ioannes

Chrysostomus De compunctione cordis, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 274: descritto in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 198-99; il codice riporta note autografe del cardinale Jean Jouffroy, finora mai individuate, entrd

dunque in Vaticana alia sua morte, nel 1473.

[6] B. Ambrosius De conflictu viciorum et virtutum, ex membranis in rubeo.

II manoscritto conteneva il De conflictu vitiorum et virtutum di Ambrogio Autperto; presente negli inventari immediatamente successivi fino alia meta del sec. XVI, non sembra piu rintracciabile nel fondo antico vaticano.

[7] Exameron b. Ambrosii, De paradiso, De Cain et Abel, De Noe, De Abraam, De Isaac, De bono mortis, De Esau et fuga seculi, De Iacob et vita beata, De sancto Ioseph, De benedictionibus patriarcharum, Apologia David, De vinea Nabuth, De utilitate ieiunii, De corruptione virginis, De tribus questionibus Salomonis, Contra Novatianos,

De virginitate, Ad viduas, et De virginitate s. Mariae, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 269: Anch'esso gia di Niccolo V (Manfredi, / codici, 124, n? 191).

[8] B. Ambrosii Epistolae, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 284: descritto in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 205-06; il manoscritto riporta note autografe del cardinale Jean Jouffroy, finora mai individuate, entrd dunque in Vaticana alia sua morte, nel 1473.

[9] B. Ambrosii Pastorale, item De constantia contra Valentianianus imperatorem, De

poenitentia Theodosii et Ambrosii constantia, Contra Auxentium de ieiunio, Augustinus De pastoribus, De ovibus et ad dubitantem Orosium et De fide et conversatione Christiana, Rufinus super Symbolo et Epistola Petri Damiani de eo quod fuerit ante constitutionem mundi, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 289: descritto in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 210-11; al f. 2r in alto nota di possesso erasa e solo in parte leggibile: ?Iste liber est monasterii Sancti Petri ... ?; al f. lv indice corrispondente alia voce di S2.

[10] B. Ambrosius In Psalmo Miserere, Super lapsu Susannae, De officiis et alia eiusdem,

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570 A. MANFREDI

ex membranis in albo.

Vat. lat. 282.

[11] Didimus Alexandrinus De Spiritu Sancto ab Hieronymo traductus, b. Ambrosius De Trinitate ad Gratianum imperatorem, De incarnatione, De Spiritu Sancto, De sacramentis et De mysteriis, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 314: gia di Niccold V (Manfredi, / codici, 124, n? 167).

[12] B. Ambrosii Epistolae, ex membranis in nigro.

Vat. lat. 285: gik di Niccold V (Manfredi, / codici, 124, n? 194).

[13] B. Ambrosius Super Psalmis per alphabetum, De mysteriis et sacramentis, De

penitentia et Cantica Canticorum, ex membranis in albo.

Vat. lat. 278: come i Vat. lat. 248, 265, 275 e forse 360 e 361, proviene dall'abbazia cisterciense francese di Bellevaux: si veda Manfredi, / codici, 124.

[14] Beatus Ambrosius De vocatione omnium gentium, ex membranis in rubeo.

Vat. lat. 268.

La principale collezione ambrosiana della Vaticana quattrocentesca, quasi del tutto ricostruibile, pone dunque al 1475 il terminus ante quern per fissare l'acqui sizione dei Vat. lat. 268 e 282.

Le liste del capitolo di Sant'Ambrogio appena pubblicate non danno descri zioni delle legature, quelle vaticane invece offrono qualche dato in piu. Negli inventari della biblioteca papale infatti si registra normalmente il colore del rivesti

mento, sottintendendo che i codici erano legati in assi di legno; viene invece

precisato un materiale diverso, cartole o pergamena. I due volumi ambrosiani ora Vaticani giunsero in biblioteca coperti di cuoio bianco, colore non usuale nelle

legature papali, di solito rivestite di cuoio rosso. Inoltre la legatura del Vat. lat.

268, pur abbastanza nuova, ma forse danneggiata nel trasporto, fu sostituita subito con un'altra rivestita appunto con cuoio rosso. Le coperte attuali sono per entrambi i libri sette-ottocentesche e dunque i rivestimenti antichi sono del tutto perduti, e le cuciture interne rifatte.

La presenza dei volumi in Vaticana almeno dal 1475 offre un punto d'appoggio per datare meglio l'inventario B di Milano, finora data al ?periodo circa fra il 1470 e il 1486?. La presenza dei codici in 57 restringe la compilazione dell'in ventario milanese B ai primi anni Settanta, forse poco prima del 1475, data in cui con certezza i due libri sono gia nella nuova biblioteca papale. L'assenza dei due volumi nel catalogo latino di Niccolo V, redatto da Cosimo di Monserrat nel 1455, propone un terminus post quern per l'acquisizione vaticana, che andra collocata forse negli ultimi anni di pontificato di Paolo II, morto nel 1471, o nei primi anni di Sisto IV, mentre era responsabile della biblioteca il lombardo Giovanni Andrea

Bussi, che mori nel 1475, lasciando il posto al Platina.

3. Dalla biblioteca capitolare di Bologna a Tommaso Parentucelli: il Vat. lat. 264

II Vat. lat. 264 e un manoscritto di grande formato, risale alia fine del sec. XI o all'inizio del XII, e localizzabile in area subpadana. Ben noto agli editori

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 571

di testi ambrosiani60, e in Vaticana dal periodo di Niccolo V e descritto nell'in ventario di Cosimo di Monserrat (1455)61:

Item quoddam volumen ex pergameno ultra formam regalem, copertum coreo rubeo cum quatuor serraturis, continens sequentes tractatus: primo de diversitate evangelistarum, item sermones CX, item ad Gracianum de fide, et sunt libri tres, primus in Patrem, secundus in Filium, tertius in Spiritum sanctum, item sermo De ieiunio, item Apologia David, item liber patriarcharum, De Abraham, De Ysaac et Ieremia, De bono mortis, De fuga seculi, De Iacob et vita beata, De Ioseph, De benedictionibus patriarcharum, De Nabuthe et Acab, De testimonio in Salomone, item epistolarum numero LXXVIIII, item De laude virginum, item quedam epistola ad Ecclesiam Vercellensem, item alia ad Savonensem.

Questa descrizione, abbastanza analitica riguardo al contenuto, non comporta dubbi suH'identificazione. L'ordine delle opere coincide con quello del codice e

i titoli riprodotti neirinventario sono quelli che si leggono nelle rubriche del manoscritto: ad esempio il commento a Luca, che il Monserrat indica con titolo

peregrino De diversitate evangelistarum. Nella rubrica iniziale del codice (f. Ira:

Incipit prologus sancti Ambrosii) il titolo non e riportato; invece al f. lv, all'inizio

del prologo, la titulatio antica in rosso recita De diversitate evangelistarum. II

codice poi ritorna descritto in modo piu sommario nel 1475:

Multa opera Ambrosii et Epistole eiusdem in magno volumine, ex membranis in rubeo.

La voce e contraddistinta da tratto orizzontale nel margine sinistro che, come

gi& accennato piu sopra, indicava la collocazione nella sala latina: qui infatti si trova il codice nel 1481. L'identificazione della prima opera e esatta e il grande

manoscritto & collocato in posizione di riguardo: il primo nella sezione di s.

Ambrogio62, segno deH'importanza gi& allora data al testimone; anche quando la

biblioteca papale quattrocentesca fu trasportata nella nuova sede di Sisto V e

riordinata per autori e opere, al manoscritto fu assegnato il n? 264, cioe il primo della serie ambrosiana63.

60 Una bibliografia sintetica in Manfredi, / codici, 125-26. Vanno comunque segnalati in partico lare S. Ambrosii Opera, VIII, rec. O. Faller, Vindobonae 1962 (CSEL, 178), 29, S. Ambrosii Opera, IX, rec. O. Faller, Vindobonae 1964 (CSEL, 79), 31, sigla Z; M. Zelzer, Probleme der Textstellung im zehnten Briefbuch der hi Ambrosius und in den Briefen extra collectionem, ?Anzeiger der Osterr.

Akademie der Wissenschaften, Phil. Hist. Klasse?, 115 (1978), 418; e Ead., Mittelalterliche

'Editionen', 169, di nuovo con sigla Z; per il De Helia et ieiunio S. Zincone, Alcune osservazioni

sul testo De Helia et ieiunio di Ambrogio, ?Augustinianum?, 116 (1976), 337-51; S. Ambrosii Mediolanensis Opera, pars IV, Expositio Evangelii secundum Lucam, Fragmenta in Esaiam, ed. M.

Adriaen, TAirnholti 1958 (CC, 14), XIII* n. 31, ma solo come fonte probabile delPedizione maurina, insieme agli altri dello stesso fondo Vat. lat. 265, 637 e 10.648. Va tuttavia precisato che sicura

mente i Maurini non poterono usare il Vat. lat. 10648 come codice vaticano, perch6 esso giunse alia

Biblioteca Apostolica tra i libri donati nel 1900 da Ioseph Hey wood: M. Vattasso - H. Carusi, Codices Vaticani Latini, codices 10301-10700, Romae 1920, 595-97; su Heywood: Manfredi, /

codici, n? 110. 61 Manfredi, / codici, 125.

62 Si veda qui a p. 568, n? 1. II manoscritto compare anche neirinventario del 1533, Vat. lat.

3951, f. 4r; nel catalogo e nell'ordinamento del Ruano (1550-55) il codice portava la segnatura 127: Fohlen -

Petttmengin, L'?Ancien fonds?, 53, 27. 63 Inventarii codicum Vaticanorum Latinorum tomus primus, pars prima, f. 107v, collocato

all'inizio della pars superior del settimo pluteo.

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572 A. MANFREDI

La storia piu remota di questo grande codice, a differenza del Vat. lat. 286, e ancora sconosciuta e le descrizioni finora disponibili mi pare non diano l'idea della sua complessa struttura.

Membranaceo (pergamena con qualche difetto, danni su primo e ultimo foglio, tracce di umidita), mm. 512 x 337 (390 x 240), ff. i, 323, i; due colonne di 59 linee; rigatura a secco, foratura di guida sul bordo estemo e, per le sole rettrici, sul bordo superiore.

Fascicoli: 1-88, 910, 10-158, 16-178, 1810, 19-208, 217(8 -80), 22-288, 293(4-4?), 30-378, 38

408, 4i5(6-6?); richiami in calce nell'estremo angolo, alcuni rifilati. Carolina avanzata di modulo piuttosto grande e ductus tondeggiante, forse di piu

mani, ma appartenenti ad uno stesso scrittorio della fine del sec. XI o deirinizio del XII: una soluzione di continuity si trova solo a partire dal f. 316va, di mano nettamente diversa sono i ff. 316va-323vb. II blocco maggiore

? come mi suggerisce Mirella Ferrari ? e in scrittura di origine emiliana-romagnola, mentre l'aggiunta finale & di una mano lombarda.

Nei margini rimane qualche indicazione per il rubricatore; le rubriche sono di solito

eseguite, anche se qualcuna e sfuggita. All'aggiunta finale e stata eseguita solo la prima rubrica (f. 316va), non le altre e neppure le iniziali.

Pochi i marginalia di una certa lunghezza, vi sono tuttavia nota bene di piu mani e richiami; frequenti le correzioni di una mano coeva, credo sempre la stessa, che ha operato sia airinterno del testo che nei margini; indicazioni di mano gotica italiana corsiva, legate forse all'uso del volume in rapporto a lectiones liturgiche (ff. 30r, 67r, 98r, 108v, 293v); questa stessa mano potrebbe essere coeva al conteggio piu antico dei ff. a cifre romane, scorretto e incompleto; una serie di cifre arabe, aggiunte probabilmente in Vaticana alia fine del sec. XVI, e stata completata con una seconda a matita, ottocentesca e collegata alia catalogazione a stampa64.

Le decorazioni maggiori, di varie altezze, sono a tralci colorati e a figure zoomorfe

(giallo, azzurro, rosso), le minori sono ad elementi fitomorfi in rosso.

Legatura vaticana del sec. XVII in.: piatti in legno di cipresso rivestiti di pelle tinta di rosso e decorati con stemmi Borghese, sul piatto anteriore quello di Paolo V, sul piatto posteriore quello del cardinale bibliotecario Scipione Borghese; aggiunte nei sec. XVII pure le guardie di pergamena di riuso; l'assetto della cucitura e invece piu antico: il legatore secentesco, dopo aver staccato la coperta precedente dai nervi, li ha cuciti alia nuova con corde di spago senza intervenire sul resto della cucitura, ancora integro e solo rafforzato con strisce di pergamena. Sulla guardia iniziale segnature vaticane del sec. XVI-XVII, per guardia finale fu aggiunto un bifolio di riuso. Sulle tavole nessun segno di tarlo; un'ero sione (di roditore?) circa al centro del taglio laterale.

Dalle irregolarita della fascicolazione si individua la composizione del libro in cinque sezioni trascritte da antigrafi diversi e riunite assieme a formare un solo

corpus, tra i piu vasti a noi noti per le opere del vescovo milanese:

i sezione (ff. lr-74v, fasc. 1-9): Expositio Evangelii secundum Lucam65. ii sezione (ff. 75r-122v, fasc. 10-15, bianchi gli ultimi due ff. del 15 fasc): Silloge di

omeliae dette dei Sancti Catholici Patres, tutta attribuita a s. Ambrogio neirindice iniziale (f. 75r)66.

64 Di questa sola numerazione si tiene conto qui. 65

E. Dekkers - E. Gaar, Clavis patrum Latinorum, Steenbrugge 19953, n? 143 (= Clavis). 66 Al f. 75r e contenuto, su tre colonne, l'indice del sermonario, aperto dalla rubrica Incipiunt

capitula sancti Ambrosii, cui seguono 89 omelie numerate in rosso con numeri romani e tre, le ultime, non numerate; segue la rubrica Expliciunt capitula. Incipit prefatio (?Libenter nos predicare ... anime

sue neglegit medicinam??), la terza colonna, scritta per met& si chiude con la rubrica Explicit prefatio.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 573

in sezione (ff. 123r-230v, fasc. 16-29, con assetto irregolare, 1'ultimo foglio, f. 230, bianco ed e affrontato al 231r came contro pelo; e inoltre a sua volta divisibile in due parti): a. Defide, De Spiritu Sancto, De incarnationis dominicae sacramento (Clavis, n[ 150

152), De Helia et ieiunio (Clavis, n 137), Apologia David (Clavis, n? 135). b. De Abraham, De Isaac vel anima, De bono mortis, De fuga saeculi, De lacob et

vita beata, De loseph, De patriarchis (Clavis, n1 127-132), un excerptum, iniziale, dall'Apologia David, De Nabuthae, De Helia et ieiunio, il sermone pseudo ambrosiano sotto il titolo De Salomone, ora inserito tra gli spuria di Gregorio di Elvira (Clavis, 194 n? 555). iv sezione (ff. 231r-294v, fasc. 30-37, il f. 294v e scritto solo per mezza colonna):

Silloge di Epistolae, preceduta da un indice rubricato e numerato (f. 23 lr)67, Contra Auxentium de basilicis tradendis (Clavis, n? 160) e De obitu Theodosii (Clavis, n? 159).

v sezione (ff. 295r-323, fasc. 38-41): De virginibus, De virginitate, Exhortatio virginitatis, De institutione viriginis (Clavis, n* 145, 147-149) e, aggiunto da una mano diversa dalle precedenti, lo pseudo ambrosiano De lapsu virginis consecratae, inserito ora tra le opere dubbie di Niceta di Remesiana (Clavis, 230 n? 651).

Decorazioni e copisti di epoca romanica sono tutti coevi; il volume & stato

dunque preparato in uno stesso luogo e in uno stesso periodo. Un'impresa consistente e dispendiosa: per i trecentoventitre fogli e stata usata pergamena di

quality abbastanza buona e ? nonostante l'ampiezza dei bifogli ? senza molti

difetti. Chi ha commissionato il codice non badd dunque a spese con l'intenzione di riunire un'opera fere omnia: esegesi, dogmatica, omelie, lettere, scritti morali e pastorali.

La datazione ? sec. XI ex. o XII in., per la seconda mano di area lombarda68 ?

riporta ad una tipologia gia individuata: le collezioni ordinate di piu testi, che venivano formandosi nei monasteri e nelle cattedrali d'Italia, dove si tendeva a

riunire, in uno o piu tomi attigui, corpora di autori ritenuti importanti, mutando la tendenza dei secoli precedenti alia costruzione di raccolte piu circoscritte. II fenomeno coinvolse la tradizione ambrosiana: non distante dalla gia citata collezione di Martino Corbo, a Milano si incontra anche un grande manoscritto costruito dai canonici di S. Tecla alia fine del sec. XI per la biblioteca del capitolo metropolitano, Ambr. B 54 inf.69: questo ?gigantesco volume? di 246 fogli assai

Incipiunt Sermones sancti Ambrosii episcopv, in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 190-92, elenco dei sermoni e attribuzioni, oggi largamente superate, per cui si veda Clavis, 56-57 n? 180. Sulla silloge detta dei Sancti Catholici Patres, e sul ruolo che in essa riveste il nostro testimone, si veda P. Mercer, XIV homilies du IX' siecle, Paris 1970, 88-89; E. Manning, 'Sources chr6tiennes\ Dernieres publications de la sirie latine, ?Scriptorium?, 26 (1972), 314; J.P. Bouhot, L'homiliaire des Sancti catholici Patres: sources et composition, ?Revue des Etudes Augustiniennes?, 124 (1978), 141.

67 Ecco l'ordine della collezione secondo l'edizione Ambrosii Opera, X, Epistulae et acta, II,

ed. M. Zelzer, Vindobonae 1990, xra-xiv, tra parentesi le corrispondenze dell edizione Maurina, utilizzata nei catalogo a stampa vaticano: 1 (7), 2 (65), 3 (67), 4 (27), 5 (4), 6 (28), 7 (37), 8 (39), 9 (79), 10 (38), 11 (29), 12 (30), 13 (31), 14 (33), 15 (69), 16 (76), 17 (81), 18 (70), 19 (71), 20 (77), 21 (34), 22 (35), 23 (36), 24 (82), 25 (53), 26 (54), 27 (58), 28 (50), 29 (43), 30 (24), 31 (44), 32 (48), 33 (49), 34 (45), 35 (83), 36 (2), 37 (47), 38 (55), 39 (46), 40 (32), 41 (86), 42 (88), 43 (3), 44 (68), 45 (52), 46 (85), 47 (87), 48 (66), 49 (59), 50 (25), 51 (15), 52 (16), 53 (91), 54 (64), 55 (8), 56 (5), 57 (6), 58 (60), 59 (84), 60 (90), 61 (89), 62 (19), 63 (73), 64 (74), 65 (75), 66 (78), 67 (80), 50 (26), 69 (72), 70 (56), 72 (17), 73 (18), 74 = Extra coll. la (40), 75 (21). 68

Ringrazio Mirella Ferrari che mi ha aiutato a chiarire queste indicazioni cronologiche. 69 Billanovich - Ferrari, La tradizione, 37-39.

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574 A. MANFREDI

larghi (mm. 550 x 230) ha proporzioni simili a quelle del Vat. lat. 264, che perd riporta una silloge diversa sia per contenuto che per tradizioni di testi, piu ampia e in un formato, specie per l'altezza, leggermente ridotto. Tuttavia sono presenti in entrambi la serie dei testi dogmatici, quella sulla verginita e collezioni episto lari abbondanti; invece la raccolta scritturistica del Vat. lat. 264 e piu vasta di

quella rappresentata nel codice ora Ambr. B 54 inf., che invece riporta due opere di argomento pastorale (De officiis e lo pseudo ambrosiano Liber pastoralis) assenti nel Vaticano. Soprattutto il manoscritto di Santa Tecla non ha il corpus dei Sermones pseudo ambrosiani. Dai due grandi codici, cronologicamente vicini, emerge la volonta di costruire raccolte complesse e ordinate. Altre sillogi ambrosiane di una certa ampiezza si trovano indicate nel catalogo di Pomposa (1093 circa), tra cui quella rara e singolare con il trattato sul Salmo 118, affian cato da cinque omelie apocrife sul Cantico dei Cantici, il commento autentico al Salmo 61 e una sequenza di lettere extra collectionem, a cui seguono alcune

epistulae tratte dalla normale collection. Tradizione manoscritta e indicazioni paleografiche collocano il Vat. lat. 264

in un'area non distante da questi due punti di riferimento geografici, Milano e

Pomposa. Infatti per rEmilia altri collegamenti emergono con testimoni provenienti da Nonantola, per 1'omeliario dei Sancti catholici Patres11, pure abbastanza diffuso nel Settentrione d'ltalia, e soprattutto riguardo alia raccolta di lettere santambro siane: il manoscritto con sigla Z sembra apografo del Vat. lat. 385 (W) di

Nonantola72.

II Vat. lat. 264 ebbe, nel luogo in cui fu conservato durante il Medioevo, un certo numero di lettori, che corrisponde a un discreto campionario di nota bene risalenti in gran parte al sec. XII. Minore o, piuttosto, diverso l'interesse in eta

gotica, a giudicare dalle postille. Una sola mano corsiva forse del sec. XIII annota in cinque casi l'uso di alcuni testi per festivita liturgiche, utilizzando come richiamo una croce greca decorata di quattro punti agli angoli:

f. 30r, margine inferiore (Expositio Evangelii secundum Lucam, V, 89): ?Feria quinta ante dominicam de passione omelia? (una seconda mano piu piccola precisa ?super evange lium secundum Lucam Ibat Ihesus?);

f. 68r, margine inferiore (Expositio Evangelii secundum Lucam, X, 57): ?Hic incipit sermo sancti Ambrosii episcopi qui legitur in feria IIII Maioris ebdomade [...] invenies tale signum

f. 98r margine destro (Ps. Massimo, Horn. 53: Clavis, n? 220): ?In sancti Petri ad Vincula, sermo lectio III?;

f. 109v, margine sinistro (Ps. Massimo, Horn. 69: Clavis, n? 220): ?Lectio prima, sermo sancti Ambrosii episcopi? (sul margine destro dello stesso f. 109v la stessa mano annota via via le varie partizioni per l'uso liturgico del sermone: lectio II, lectio III, lectio IIII, lectio V, lectio VI);

f. 293v margine sinistro (De obitu Theodosii, 40, 7): ?In Inventione Sancte Crucis lectio VII de mense maii? (sul margine superiore dello stesso f. 293v accanto ad un rozzo

disegno della croce una mano gotica corsiva annota Inventio sancte crucis).

70 Manfredi, Notizie sul catalogo, 31; von Buren, Ambroise de Milan, 158.

71 Bouhot, L'homeliair, 141.

72 Zelzer, Mittelalterliche Editionen, 169; Ambrosii Opera X, II, XLIII, XLIX-L. Che Nonantola

sia stata alia fine del sec. XI centro di diffusione di testi patristici e provato dallo scambio di codici avvenuto tra il cenobio modenese e quello di Fonte Avellana, come ha dimostrato Palma, Da

Nonantola, 221-30.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 575

Queste postille sono normali; solo la complessita della silloge e straordinaria e sembra collocare il libro in un ambiente monastico o canonicale ricco e colto.

Sul margine inferiore del f. 323v e ben visibile una rasura; applicandovi i

raggi ultravioletti si recupera una nota in gotica corsiva databile a non oltre la meta del sec. XV, ma poco dopo accuratamente erasa: ?Liber sancti Ambrosii

super Lucam donatus librarie Ecclesie Bononiensis per capitulum Bononiense?. Accanto a questa nota, ma di altra mano, sulla sinistra compare una E preceduta e seguita da un punto, e all'estrema destra, quasi alia cucitura una antica segnatura N. 14. Almeno dall'inizio del sec. XV il grande manoscritto ambrosiano era gia presso i canonici di Bologna.

*

La storia quattrocentesca della biblioteca capitolare di Bologna e stata oggetto di studio da parte di Giovanni Sorbelli che, pur non avendo ritrovato manoscritti, ha utilizzato quattro inventari tutti riferibili alia medesima istituzione73: il primo risale al 1420, il secondo, riguardante i soli libri della sacrestia inferiore, e del

1440, il terzo descrive la collezione nel 1451 ed 6 stato rivisto nel 1457, il quarto risale al 1481.

II Vat. lat. 264 si identifica neirinventario piii remoto, quello del 1420, in una delle prime voci, contraddistinta appunto dal n? 1474:

14. Item unum alium librum vocatum Ambrosiano (sic), qui incipit ?Dicturi? et finit ?confitetur et penitet?.

La descrizione e scarna, ma corrisponde: coincidono anche explicit e incipit, pur con un errore, Dicturi trascritto invece di Scripturi. Una conferma del rapporto tra il volume ora vaticano e questo inventario viene direttamente dal codice. Come

gia indicato, accanto alia nota di possesso erasa si legge, databile al primo Quattrocento, il n? 14, che si ripete al centro nel margine superiore del f. lr:

questa sembra la segnatura corrispondente al numero di lista del 1420. Le segnature si riscontravano dunque sui libri e probabilmente annullavano una serie precedente, questa volta a grandi cifre romane, pure presente sul Vat. lat. 264, f. lr, nel margine destro: vn. Di queste segnature, vecchie e nuove, si dovra tener conto per recupe rare qualche altro manoscritto del capitolo bolognese.

Quindi nel 1420 non solo fu redatto un elenco, ma i manoscritti furono numerati. Cio accadde nell'atto di consegna durante la visita pastorale compiuta in quell'anno dall'Albergati, come emerge dall' incipit del documento75:

Inventarium voluminum... in presentia domini episcopi bononiensis visitantis anno Domini MCCCC XX die XXI mensis novembris.

73 A. Sorbelli, La biblioteca capitolare della Cattedrale di Bologna nel sec. XV, ?Atti e memorie

della Deputazione di Storia patria per la Romagna?, s. Ill, 21 (1903), 55, 72, 79 n. 5; il Sorbelli ha pubblicato soltanto i primi due inventari del 1420 e del 1451, dedicando molta attenzione al secondo; da lui risulta per6 che vi sono anche cataloghi di testi liturgici annessi alia sacrestia e non diretta mente alia biblioteca canonicale, che stava in un locale diverse

74 Sorbelli, La biblioteca, 167.

75 Sorbelli, La biblioteca, 166.

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576 A. MANFREDI

L'Albergati fu tra i primi vescovi a servirsi delle visitazioni, precorrendo i

tempi e seguendo la prassi dell'ambiente monastico da cui proveniva76. L'inventario del 1420, firmato dal notaio bolognese Rolando Castellani, riguarda la sola raccolta custodita nella stanza superiore della sacrestia, chiamata libraria desuper. vi

compaiono testi di studio e qualche pezzo liturgico forse in disuso, mentre un elenco dei manoscritti a disposizione della sacrestia fu redatto nel 1440 e nessuno dei volumi qui catalogati si ritrova nel precedente elenco del '2077.

La ricognizione del Castellani e abbastanza meticolosa. Furono annoverate

quarantatre voci: un numero discreto, poco meno delle cinquantuno presenti nella raccolta di un'altra cattedrale di prestigio, quella di Aquileia, inventariata alia fine del Trecento78. II capitolo di Sant'Ambrogio possedeva, in quello stesso periodo, circa settanta manoscritti: un numero superiore a quello indicato dal Castellani79,

ma la biblioteca canonicale ambrosiana sembra comprensiva di materiale liturgico anche di recente acquisizione80.

L' elenco bolognese si apre con i codici piu grandi, cui seguono i formati

minori81; l'estensore tento qualche valutazione approssimativa sull'eta dei manoscritti: il n? 31 e detto liber antiquissimus, il n? 32, un sermonario, vetusti

simus, il n? 33 antiquissimus laceratus, il n? 36 breviarius antiquissimus, i n1 37 e 38 di nuovo detti antiquus. Si tratta di un riordino: l'elencazione e le segnature procedono secondo un ordine logico, airinizio sono descritti i testi patristici, poi quelli liturgici e inline quelli giuridici. In gran parte si tratta di opere diffuse nella cultura romanica e meno studiate in quella gotica e universitaria. Prevalgono i testi patristici: sei per Agostino (n1 1-5, 7), sette per Gregorio Magno (n* 9, 15

20) due per Girolamo (n* 6 e 8), uno, l'attuale vaticano, per Ambrogio (n? 14), uno con versioni latine dal Crisostomo (n? 21). In tutto piu di un terzo: ad Aquileia invece la patristica e mal rappresentata, mentre prevalgono testi liturgici e codici in uso presso la scuola capitolare della fine del sec. XII82. Anche a Sant'Ambrogio a Milano gli scritti patristici non sembrano molti, se si eccettua la serie di Martino Corbo.

La presenza dell'attuale Vat. lat. 264 nella raccolta canonicale di Bologna

76 L'Albergati infatti, prima di essere priore a Bologna, fu, con il priore generale, Stefano

Maconi, convisitatore delle case certosine; in seguito fu piu volte nominato visitatore deiritalia centro

settentrionale: G. Lenocini, Le certose della 'provincia Tusciae', I, Salzburg 1949, 46-50. Fu eletto a Bologna nel 1417: C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I, Monasterii 1913, 141; subito, tra

1417 e 1418, promosse una prima visita pastorale, nel '20 la seconda, nel '25 la terza, la quarta nel

1437, che affidd ai vicari Giacomo Falconi e Tommaso da Sarzana: C. Piana, Visita pastorale alle

chiese parrocchiali della citta di Bologna sotto il cardinal Albergati nel 1437, ?Rivista di storia della Chiesa in Italia?, 40 (1986), 27.

77II secondo inventario e in Sorbelli, La biblioteca, 169-73. La struttura della biblioteca canoni

cal in due ambienti di custodia e diffusa anche altrove: recentemente sono stati messi in evidenza

gli esempi di Aquileia alia fine del sec. XIV e di Cividale del Friuli per tutto il XV: C. Scalon, Produzione e fruizione del libro nel basso medioevo. II caso Friuli, Padova 1995 (Med. e Urn., 88), 48-53.

78 Scalon, Produzione, 195-96.

79 Frequentemente citato per lo spoglio di documenti in Piana, Ricerche, e Id. Nuove ricerche su

le universitd di Bologna e di Parma nel sec. XV, Quaracchi 1966 (Spicilegium Bonaventurianum, 2). 80

Ferrari, Due inventari, 790-809. 81 II primo dei piu piccoli e il n? 29: Sorbelli, La biblioteca, 168. 82

Scalon, Produzione, 50.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 577

almeno dal primo Quattrocento e gli altri rilievi sopra ricordati di ordine paleogra fico e testuale spingono a propone il capitolo bolognese come probabile commit tente originario del grande codice ambrosiano.

*

La biblioteca antica del capitolo bolognese e oggi del tutto dispersa e sembra in gran parte distrutta83: non mi pare siano finora noti altri manoscritti superstiti oltre al Vat. lat. 264. Essa rifiori a partire dagli anni '40 del sec. XV principal mente per opera di Tommaso da Sarzana, che giunse, come abbiamo visto, a

Bologna nel 1421, un anno dopo l'inventariazione della vecchia capitolare. Parentucelli ebbe a che fare in prima persona con il capitolo bolognese: ottenne

presto un canonicato nella cattedrale, fu in seguito nominato camerario del capitolo e vicario generale84. Alia morte dell'Albergati (1443) ne divenne successore sulla cattedra di s. Petronio: fu preconizzato nel 1444, ma prese possesso solo nel I44585. gj? nei 1447 fu eietto papa. Sia prima che dopo la nomina a vescovo, egli si prodigo nella riorganizzazione della biblioteca86. A partire dal 1440, quindi ancora sotto l'episcopato dell'Albergati, si inizio infatti la costruzione di una sede del tutto nuova, che risulta disponibile a ricevere i libri pochi mesi prima della morte del vecchio cardinale, precisamente nel febbraio 1444. E infatti sotto l'elenco del 1420 fu aggiunto un breve codicillo di consegna87: a nome e su mandato del

capitolo un rappresentante dei canonici, Petronio condam magistri Andree rector ecclesie sanctorum Simonis et lude, consegno i libros suprascriptos, cioe quelli indicati nella lista e quindi di proprieta dei canonici, in depositum al sacrista Baldassarre Doddi e all'economo eccelsie Bononiensis, Giorgio Ferreri o Ferrer,

perche fossero collocati in libraria nova dicte ecclesie facta per dominum

episcopum Bononiensem. II consegnatario, Giorgio Ferrer, era allora procuratore in Bologna dell'assente Tommaso da Sarzana, vicario generale, canonico del

capitolo e segretario dell'Albergati. Questo codicillo va forse connesso alia nota erasa sul Vat. lat. 264, che potrebbe essere non una indicazione di possesso, ma una nota di consegna: in essa si parla infatti di Liber ... donatus librarie Ecclesie Bononiensis per capitulum Bononiense, e questa libraria ecclesie Bononiensis altro non dovrebbe essere se non la stessa libraria nova edificata dal vescovo

(facta per dominum episcopum) sotto un regime giuridico in parte diverso dal

precedente, non del tutto dipendente dai canonici. II capitolo procedette percid ad una donazione, che voile scritta sui codici per certificarne 1'antica provenienza. Probabilmente la cosa fu decisa nel 1440, all'inizio della ristrutturazione: infatti

proprio nel 1440 fu redatto l'inventario della sacrestia inferiore che conteneva solo volumi liturgici, che rimasero a disposizione del capitolo, mentre i libri della sala superiore furono inseriti nella nuova raccolta dal 1444. Altri se ne aggiun

83 Sorbelli, La biblioteca, 80: ?Dopo la fine del sec. XV, noi perdiamo le tracce della biblio

teca; nei sec. XVI e XVII doveva essere scomparsa del tutto. E quel che e piu strano, in nessuna

delle biblioteche della nostra citta potemmo rinvenire codici che abbiano appartenuto a quella del capitolo?. 84

Piana, Visita pastorale, 32 n. 2. 85

C. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, II, Monasterii 1914, 10. 86

Sorbelli, La biblioteca, 58-69. 87

Sorbelli, La biblioteca, 169.

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578 A. MANFREDI

sero presto: prima di tutto quelli donati dall'Albergati, la cui provenienza fu rilevata suirinventario generale del 1481.

Affidata in custodia al sacrista, che divenne anche bibliotecario, la libraria nova era disposta in un solo ambiente arredato secondo il sistema delle raccolte

degli ordini mendicanti, con diciannove banchi, piuttosto corti per la verita ?

potevano contenere una decina di volumi ciascuno ? pero organizzati per la

consultazione con una vasta scelta dalle discipline teologiche alia grammatica, alia storia88. Dopo la descrizione della sala l'elenco prosegue con i libri deposi tati in sacrestia per l'uso liturgico89. Nella nuova raccolta giunsero alcuni codici del Salutati e dall'elenco si percepisce l'eco delle scoperte di Parentucelli e delle sue amicizie con gli ambienti umanistici bolognese e fiorentino. II primo inventario della libraria nova fu redatto nel 1451, quando fu nominato il nuovo sacrista e

custode, Cristoforo Restani90. II numero delle voci rispetto al 1420 risulta sestupli cato: sono infatti elencati piu di trecento volumi: forse la piii grande collezione diocesana di quei tempi. II confronto con Aquileia, situazione piii normale tra le canoniche delle cattedrali, evidenzia 1'opera compiuta nel giro di pochi anni. Nella vecchia sede patriarchina tra il 1431 e il 1438 furono compilati due inventari della sacristia superior metropolitane ecclesie Aquilegensis: il numero delle voci resta invariato e si aggira sulla quarantina di voci, per un semplice ?rinnovo fisiolo

gico?, ma in leggera diminuzione rispetto al censimento della fine del Trecento91. Percio la raccolta aquileiese, come molte collezioni canonicali del tempo, rimase ?un deposito librario piuttosto che (...) una biblioteca di consultazione?, mentre la libraria nova bolognese divenne appunto un'istituzione di studio vasta e rinnovata.

L'attuale Vat. lat. 264 e descritto anche nell'inventario del 1451, all'inizio di un banco con codici patristici insieme ad altri tre gia catalogati nel 142092:

In septima decima banca. n? 208: In primis liber Sancti Ambrosii super Lucam in pergameno in magno volumine

copertus de rubeo, et incipit ?Scriptum in evangelii libro? et finit ?confitetur et penitet?.

Meno avara delP inventario del '20, la descrizione si avvale di incipit e explicit, di nuovo con qualche scorrettezza. Gli altri dati coincidono con il Vat. lat. 264: il formato, il supporto scrittorio in pergamena, l'opera con cui si apre la grande silloge. Dall'inventario apprendiamo che la legatura, in assi di legno, era rivestita di cuoio rosso e parrebbe la stessa descritta dal Monserrat nel 1455: e infatti molto

probabile che il libro sia entrato in Vaticana mantenendo la legatura che aveva a

Bologna. Si e gia notato, descrivendo il volume, che cucitura e capitelli non sono stati sostituiti nel Seicento in Vaticana, ma solo rinforzati: potrebbero dunque essere quelli della legatura descritta a Bologna nel 1451.

L'inventario del 1451 fu rivisto nel 1457: furono aggiunte ventitre nuove

acquisizioni e segnalata qualche perdita93. Accanto alia voce n? 208, quella rispon

88 Uno schema della distribuzione delle materie in Sorbelli, La biblioteca, 37. 89

Sorbelli, La biblioteca, 83-144. 90

Sorbelli, La biblioteca, 83; il documento e edito alle pp. 83-155. 91

Scalon, Produzione, 51, 340-42, 387-91. 92

Sorbelli, La biblioteca, 134. 93

Sorbelli, La biblioteca, 56.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 579

dente al Vat. lat. 264, compare questa precisazione: ?Hunc librum habuit dominus Iohannes de Cathanea, vicarius episcopatus ut mitteret Romam, ut constat ex actis Severn 1453?94. L'aggiornamento del 1457 permette di datare al 1453 il passaggio del volume a Roma. II tramite fu Giovanni da Catania, vicario generale in Bologna sotto gli immediati successori di Parentucelli: Giovanni Poggi e Filippo Calandrini, il fratellastro del papa, vescovo in carica nel 145395. Personaggio colto, laureato in diritto, il Catania e noto agli studiosi di storia bolognese96: possedette una raccolta personale di libri, che lascio ai canonici di Reggio Emilia97 e fu amico di personaggi vicini a Giovanni Tortelli, il collaborators del pontefice nella costru zione della nuova collezione libraria papale, in particolare di Agostino Scanella98, da cui accolse nel 1450 lettere pontificie a lui indirizzate" e che sostitui in un canonicato nella pieve di Cento 10?; sono anche stati segnalati rapporti suoi con un altro amico del Tortelli, Lianoro Lianori101.

Cosi tramite il vicario generale ? ed e immaginabile che la cosa sia stata

fatta su richiesta della Santa Sede ? il Vat. lat. 264 giunse a Roma e, alia morte del papa (1455), fu inventariato dal Monserrat, mentre risulta assente nella

consegna al nuovo sacrista del 1457102 e nel catalogo bolognese del 1481; si trova invece negli elenchi vaticani sotto Sisto IV, redatti nel 1475 e nel 1481.

*

Niccolo V fece dunque trasportare il grande volume dalla nuova biblioteca del capitolo bolognese alia nuova biblioteca papale ed e facile supporre, visti i suoi rapporti con diocesi e capitolo, che egli abbia conosciuto questo manoscritto anche prima del 1453.

II Canone per Cosimo de' Medici comprende una lista abbastanza completa di opere ambrosiane tra le piu aggiornate per l'inizio del Quattrocento103; in esso

94 Sorbelli, La biblioteca, 57 n. 7, 134 n. 1.

95 Eubel, Hierarchia, II, 108; il Calandrini nel 1453 risiedeva a Roma: G. Gennaro, Filippo

Calandrini, in DBI, XVI, 1973, 451; dunque la diocesi era governata dal suo vicario, il Catania. 96

Sorbelli, La biblioteca, 78-80; Piana, Nuove ricerche, I 49-52; II 281, 370; Id., Nuovi documenti sull'Universita di Bologna e sul collegio di Spagna, Bologna 1976, 851-52, 855, 857-59, 861-64, 868, 871-73, 877-78, 881, 883, 887, 889-91, 893-97, 900-06, 909-10, 912, 914, 917-19.

97 L. Tondelli, La biblioteca di Reggio Emilia, ?Deputazione di Storia Patria per V Emilia e la

Romagna, Sezione di Modena. Studi e Monumenti?, 15 (1941), 158-60; Piana, Nuovi documenti, I, 214-15.

98 Sullo Scanella, amico del Tortelli: M. Regoliosi, Nuove ricerche intorno a Giovanni Tortelli,

I, ?Italia medioevale e umanistiea?, 9 (1966) 124,136-46, e Ead., Nuove ricerche II, ?ltalia medioe vale e umanistica?, 112 (1969) 166, 170-71,181; O. Besomi, Un nuovo autografo di Giovanni Tortelli: uno schedario di un umanista, ?Italia medioevale e umanistica?, 113 (1970), 119-20.

99 Piana, Nuovi documenti, n? 2201.

100 Piana, Nuovi documenti, n? 2224 (1450).

101 Piana, Nuove ricerche, II, 281.

102 Sorbelli, La biblioteca, 79; Piana, Nuovi documenti, n? 2312: ?omnes res te bona sacristie

et librarie (...) exceptis tamen (...) libro Ambrosiano?. Assieme ad esso manca anche qualche altro

volume, a prestito o rubato: un Quintilano, rubato, un Lucano, nelle mani del sacrista uscente, una

Logica di Aristotele e una silloge di Alberto Magno. 103 M.G. Blasio - C. Lelj - G. Roselli, Un contributo alia lettura del canone bibliografico di

Tommaso Parentucelli, in Le chiavi della memoria. Miscellanea in occasione del I centenario della Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, Citta del Vaticano 1984 (Littera antiqua, 4), 135-37. I riferimenti al Canone rimandano a quest'edizione.

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580 A. MANFREDI

compaiono almeno tre indicazioni riferibili anche al Vat. lat. 264: il commento a

Luca, primo della serie esegetica (n? 20. 6), dopo la sezione dogmatica (n? 20.

1-5), e primo anche nel Vat. lat. 264 (lr-74v); le lettere (n? 20. 39: ?Epistule ipsius plures?); e soprattutto le omelie pseudo ambrosiane ricordate al n? 20. 40: ?Sermones eius ad populum plures?, una voce piuttosto generica che si pud interpretare proprio alia luce del Vat. lat. 264.

Si e inoltre gia notata altrove la corrispondenza tra titoli di opere riportate nel Canone e libri appartenuti a Parentucelli, in particolare, per sant'Ambrogio, i Vat. lat. 314 e 269; quest'ultimo volume, fatto preparare da Parentucelli tra il 1439 e il 1443104, propone anche sequenze di testi vicine al Vat. lat. 264:

n? del Canone titoli del Canone Vat. lat. 264 Vat. lat. 269 20.14 De Abraham 185r-191v 143r-158v

20.15 De Ysaach et de anima 191v-198v 159r-163v 20.16-17 De Esau De fuga seculi 202v-207r 176v-189v 20.18-19 De Iacob De vita beata 207r-214v 189v-209r 20.20 De Sancto Ioseph 214v-220r 209r-224r 20.21 De benedictionibus 220r-223v 224r-234r

XII patriarcharum 20.22 Apologia David 223v 234r-249v

20.23 De Sancto Salomone 229r-230r 20.24 De vinea Naboth 224r-229r 249v-262r

II Vat. lat. 269 e un'altra ampia silloge di testi ambrosiani, copiata da piu antigrafi. Ecco le soluzioni di continuity piu evidenti nel codice:

I sezione (ff. lr-76r: si chiude con il colophon senza nome del copista Deo gratias amen. Anno Domini MCCCCXXXVIIII die XII martii): Exameron;

il sezione (ff. 76v-117r: si chiude con un colophon piu breve dello stesso copista Deo

gratias): De paradiso, De Cain et Abel (Clavis, 40 ri 124 e 125)105; in sezione (ff. 117r-142v: si chiude con uno spazio bianco in fondo al foglio 142v): De

Noe (Clavis, 40 n? 126); iv sezione (ff. 143r-310v: si apre con un ampio spazio bianco al f. 143r, probabilmente

per una rubrica che non fu aggiunta, si chiude con un ampio spazio bianco alia fine del f. 310v): De Abraham I; De Isaac vel anima; De bono mortis; De fuga saeculi; De Iacob et vita beata; De sancto Ioseph; De patriarchis; De apologia prophetae David; De Nabuthae; De Helia et ieiunio (Clavis, ri 127-133, 135, 137, 138); Niceta di Remesiana, De lapsu virginis consecratae (Clavis, n? 651); De tribus quaestio nibus sapientissimi Salomonis; De penitentia contra Novatianos;

iv sezione (ff. 311v-382r, il f. 382v, bianco, chiude il manoscritto): De virginibus I-III e De virginitate (Clavis, ri 147 e 149), riunite in un unico corpus di quattro libri con titolo De virginitate; Ad viduas (Clavis, n? 146) con titolo Ad viduas liber primus; Exhotatio virginitatis (Clavis, n? 149) come secondo libro di Ad viduas, De institu tione virginis et Sanctae Mariae viginitate perpetua (Clavis, n? 14), con titolo De

virginitate Sancte Marie.

104 A. Manfredi, Per la biblioteca di Tommaso Parentucelli negli anni del Concilio florentino,

in Firenze e il Concilio del 1439, a cura di P. Vm, Firenze 1994, 687-96. 11 Vat. lat. 269 e descritto in Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 196-97; Manfredi, / codici, 121-22 n? 191.

105 Nella rubrica finale il De Cain et Abel e definito: ?secundus de Cain et Abel liber ultimus?, evidentemente in rapporto al De paradiso.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 581

Molte le differenze di contenuto tra questo volume e il Vat. lat. 264: tuttavia in entrambi compare la sezione dei libri esegetici sui patriarchi, che nel Medioevo circolava come corpus unitario e in alcuni casi con titolo De patriarchis106. Un

esempio di questa tradizione e appunto il Vat. lat. 264 che riporta la serie dei testi sotto una sorta di rubrica generale (f. 185rb):

Beatissimi Ambrosii archiepiscopi opus incipit patriarcharum quod dicitur, valde

dignissimum. Sumit ergo initium Abrae factum mirificum. De Abraham liber unus. De Isaac et anima liber I. De bono mortis liber I. De Esau

et fuga seculi liber I. De Iacob et vita beata libri II. De Ioseph liber I. De benedictionibus

patriarcharum liber I. De Apollogia (sic) David liber I. De Nabuthe et Achab I. De testimonio in Salomone I.

Questa stessa rubrica complessiva e presente, senza varianti, sul f. 30r del

Laurenziano, S. Croce XIV dextr. 7, un'altra vasta silloge di testi ambrosiani poco nota, risalente al sec. XIV107. La prima parte del Laurenziano si apre con il De

paradiso, seguito dal De Cain et Abel e d&lVOpus patriarcharum fino allo spurio De Salomone. II Vat. lat. 269 e anch'esso simile a questi due testimoni: infatti

dopo VExameron, si trovano De paradiso e De Cain et Abel, seguiti dalla serie

patriarcale, ma non immediatamente, perche preceduta dal De Noe; dopo il De Salomone qui, come nel Laurenziano, compare il De poenitentia che a Pomposa figurava in un'altra silloge di contenuto diverso108.

La seconda parte della terza sezione del Vat. lat. 264 e diversa: non si apre infatti con i due commenti alia Genesi, ma con il De Helia con titolo De ieiunio, cui fa seguito la prima Apologia David (Clavis, n? 135) e quindi YOpus patriar charum. Gia in questo dunque il Vat. lat. 269 sembra divergere dal Vat. lat. 264, che riporta in ordine quasi tutto il ciclo di Ambrogio sui patriarchi. Anche le varianti dei titoli delle opere mostrano che i due manoscritti, pur collocabili nella stessa famiglia, quella che tramanda la sequenza in blocco, non sono in rapporto diretto l'uno con l'altro, cioe Parentucelli non si e servito del grande codice

bolognese per la stesura del suo Vat. lat. 269, la cui sequenza e invece piu vicina al Laurenziano S. Croce XIV, dextr. 7, un manoscritto anch'esso ignorato dallo Schenkl.

Membr., sec. XIV, Italia centrale, mm. 335 x 235 (230 x 150), ff. I, 269, i, foliazione antica (sec. XV), due colonne di 42 linee.

Fascicoli: V3?2+l), 2-812, 99(12"6? 9?'12e), 10-1412; 15-2012, 2110; 2212, 2310. Rigatura a penna, richiami all'ultimo f. verso di ogni fascicolo; non vi sono segni di pecia.

Piu mani gotiche italiane: se ne distinguono almeno due, che lavorano alternandosi. Nota di possesso del sec. XV al f. rr: ?Iste liber est conventus Sancte Crucis de Florentia

106 Ambrosii Opera, I, rec. C. Schenkl, CSEL, 32 (1896), LXVIH, 501.

107 Catalogus codicum latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae ... A.M. Bandinus ...

recensuit illustravit edidit, IV, Florentiae MDCCLXXVII, 454-55. 108 G. Mercati, Opere minori, I, Citta del Vaticano 1937 (Studi e testi, 76), 375-76 n? 18:

?Ambrosii de officiis libri III. / Epistola eius ad aecclesiam Vercellensem I. / Eiusdem de paenitentia II libri. / Eiusdem de fratris excessu liber I. / De rebus gestis in aecclesia mediolanensi I?. Inoltre il titolo Liber patriarcharum per indicare tutta la sequenza compare neU'inventario di Pomposa del

1093, al n? 20: ?De paradiso eiusdem (scil. Ambrosii) liber I / De Abel et Kain II / Liber patriar charum? (Mercati, Opere minori, 376).

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582 A. MANFREDI

ordinis minorum?; indice del contenuto al f. Ir, della stessa mano, piu tarda che verga i titoli correnti e la foliazione. Poche note di qualche lettore, uno in particolare del sec. XV

med. pone alcuni richiami ai ff. 253r-254v. Decorazioni a filigrana rossa e turchina. Legatura di restauro, datato 4 gennaio 1969;

sui piatti & stato incollato il rivestimento della legatura precedente, forse quattrocentesca, decorato a secco.

La sequenza dei testi nel manoscritto fiorentino corrisponde a sezioni ben individuabili dalla fascicolatura:

I sezione (fasc. 1-9, ff. l-103r; f. 103v bianco): De paradiso, De Cain etAbel, De Abraham lib. I, De Isaac et de anime natura, De bono mortis, De Esau et fuga saeculi, De Iacob et vita beata, De sancto loseph, De benedictionibus patriarcharum, Apologia sancti patris nostri David, De vinea Nabuthe Israhelite;

n sezione (fasc. 10-14, ff. 104r-165v; f. 165 bianco): a (ff. 104r-129r) De utilitate ieiunii, De lapsu virginis; Ps. Ambrogio, De Salomone, con titolo De tribus quaestionibus sapientissimi Salomonis; De penitentia contra

Novatianos

b (ff. 130r-164v) De officiis in sezione (fasc. 15-21, ff. 166r-247v): De psalmo ?Beati immaculati? iv sezione (fasc. 22-23, ff. 248r-269v): Didimo d'Alessandria, De Spiritu Sancto, nella

versione latina di Girolamo; Fausto di Riez, De Spiritu Sancto.

La seconda e la quarta sezione del Vat. lat. 269 corrispondono anche nei titoli alia prima e seconda sezione del codice Laurenziano, se si esclude, alia fine, il De officiis.

I tre testimoni deXTOpus patriarcharum non sono stati utilizzati dallo Schenkl, come ha notato Zincone in un suo lavoro sul De Heliam, che invece prende in considerazione tutti i codici Vaticani e fiorentini, tra cui i Vat. lat. 264 e 269 e il Laur. S. Croce XIV, dextr. 7:

A: Vat. lat. 264, C: Vat. lat. 269, L: Laur., S. Croce XIV dextr. 7.

L'autore prende in considerazione tutti i codici Vaticani in rapporto all'edi zione: emerge un consenso di ACL rispetto agli altri testimoni, ma anche signifi cative divergenze tra A e CL in alcuni luoghi critici decisivi.

La linea individuata da Zincone & confermata dalla collazione di alcune

porzioni di testo, precisamente dei primi due capitoli del De Abraham e dei primi tre del De Isaac m. II De Abraham i tramandato, secondo l'editore, in duo genera: i testimoni che riportano l'intera opera in due libri, e quelli che riportano il solo

primo libro111. Dunque ACL vanno inseriti del secondo gruppo, perche riportano il solo primo libro; hanno inoltre errori comuni tra loro e con altri testimoni citati nell'edizione. Ecco alcuni esempi112:

109 Zincone, Alcune osservazioni, 337-51; sulla stessa linea: Ambrogio, La storia di Naboth, a

cura di M.G. Mara, L'Aquila 1984. 110 Per maggiore chiarezza useremo sigle gia adottate da Zincone, Alcune osservazioni, 337. 111

Ambrosh Opera, I, LXVII-LXXIII. 112 Indico di seguito alle sigle dei tre codici quelle degli altri eventuali mss. o famiglie citati

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 583

501, 4 si altiore ] etsi altiori ACL XBM; 502, 4 rcotatetav ] polam ACL N&'ER; 503, 8 inprudentem ] imprudenter ACL STEM; 503, 10 coacervanda ] coacervata ACL, coacervanda cet.; 503, 11 praemia ] merita ACL cet., praemia PTDCM; 503, 14 hoc est

quod inter ] hoc autem quod pro magno inter ACL Pm2 cet., hoc autem inter NRB; 503, 18 facto ] factis ACL; 503, 19 eduxit ] deduxit ACL, eduxit cet.; 504, 8-9 oblectamentis ] delectamentis ACL XB, oblectamentis cet. ; 504, 10 ipsos ] nosmetipsos ACL DXB, ipsos cet.; 504, 14 5ipepf|<; ] dei merces ACL R cet.; dimeres FTDCM; 504, 18, segregare ] seiungere ACL XB, segregare cet.; 505, 11 loci ] loco ACL P cet., loci T; 505, 13-14

tamquam frequenti ] sequenti tamquam ACL, frequenti tamquam XB, tamquam frequenti cet., frequenti M; 505, 17 sibi ] om. ACL DX; cupiens] cupimus ACL, cupiens cet.; 505, 21 non immeritoque ] meritoque ACL cet., non immerito P, non inmerito quoque PDCM; 506, 1 fames ] famen A, famem CL X; 506, 10 teneant ] terreant ACL XB, teneant TT'DCM; 506, 9 censu ] sensu ACL NR; 506, 16 quacumque ] quocumque ACL XBM, quacumque C; 506, 18 et ut ] et ACL cet., ut et PTCM; 507, 5 saevis ] saevissimis ACL DXB, saevis cet.; 507, 6 est ] om. ACL DX, est cet.; 507, 7 tuendae ] intuendus ACL DX, tuendae cet.; 507, 15 fallis ] falles ACL XB, fallis D; 508, 7 externis ] exteris ACL DXB, externis cet.; erroribus ] moribus ACL cet., erroribus PTC, erroneis M, amoribus D; 508, 10 animantia ] animalia ACL XB, animantia cet.; 508, 10 tenetur legibus ] om. ACL NR2T, constringantur legibus 8"E, nullis legis iure tenentur Bodl; 508,16 agnovit ] cognovit ACL XMB, agnovit cet.

Da queste lezioni, tratte dai primi capitoli, si nota che ACL hanno errori comuni tra loro e con la famiglia X, sigla che rappresenta NS'9"ER n3, una serie di manoscritti che riportano al completo VOpus patriarcharum; frequente anche il consenso con B.

Un'altra serie di errori mostra che A ha errori propri e CL errori propri e distinti da A:

502, 10-11 Kupou naibzxa ] yrai A, ypaidid CL; 502, 17 insignibus ] insignibus A, insignis CL; 502, 15 prosequi ] persequi A, prosequi CL NR&'; 503, 13 est ] est A, om. CL; 503, 15 enoD 9ecp ] epoito A, epoyco CL; 504, 14 quoniam ] quoniam A, quando CL; 505, 17 ideoque ] ideo quod A, ideoque CL; 505, 18 in monte ] in montem A, in monte CL; 506, 15 non censu ] non om. A, non censu CL; 507, 9 incessat ] incessit A, incestet CL; 509, 3 contemplatio nos revocare ] contemplatione quos revocari A, contem

platione quis revocari CL; 509, 5 potens ] potens A, potis CL.

In un solo caso nei capitoli esaminati C ha errore suo proprio, dove L e

giusto:

nelPedizione che riportano le stesse varianti; il riferimento al testo e per pagina e linea dell'edizione Ambrosii Opera, I, 502-08; ecco i testimoni utilizzati: P = Par. lat. 12132; T =

Troyes, Bibl. Mun., 550; T =

Troyes, Bibl. Mun., 284; D = Douai, Bibl. Mun., 226; N = Novara, Biblioteca Capitolare, XLVIII; B = Brugge, Stadsbibliotheek, 101; C = Par. lat. 1723 (in Schenkl C, qui C per evitare confusione con C = Vat. lat. 269); M = Par. lat. 1728; 2T = Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Reichenau, CCXII; 2T= Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Reichenau, CLVI; E = Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 164; R = Reims Bibl. Mun., 379 (la segnatura indicata dallo Schenkl e Remensis 352); tra i testimoni secondari Bodl corrisponde a Oxford, Bodl, 762.

113 Ambrosh Opera, I, 500. Sui due manoscritti di Reichenau: A. Hodler, Die Reichenauer

Handschriften, I, Leipzig 1906, 381-83,488-89; su quello di Einsiedeln: G. Meier, Catalogus codicum manu scriptorum qui in bibliotheca monasterii Einsidlensis O.S.B. servantur, Einsidlae 1899, 132

33; su quello ora a Reims proveniente da Saint-Thierry: Catalogue general des manuscrits des

bibliotheques publiques de France, Dep. XXXVIII, Reims, I, par H. Loriquet, Paris 1904, 490-92.

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584 A. MANFREDI

509, 6 uxorem speciosam ] uxorem speciosam A, sponsa pretiosa C, uxorem spetiosa L.

La stessa situazione si ritrova nel De Isaac, ecco qualche esempio m:

a. errori comuni di ACL: 641, 10 etenim ] enim ACL; 642, 4 est mitis ] enim mitis ACL; 642, 15 hydriam ] ydriaitt aqua ACL m2P8; 645, 3 entelechia ] intelligentia AC E;

b. errori propri di CL: 641, 3 inimitabili ] inimitabili A, mirabili CL; 641, 4 mirabile ] mirabile A, non mirabile CL; 641, 6 potius est ] potius est A, om. CL.

Dunque CL sono vicinissimi, pero C ha un errore proprio rispetto ad L, inoltre

segue l'errore in 641, 4, e il non che compare in L aggiunto a margine con un richiamo da una mano posteriore che tentd di dar senso alia frase, in C e diretta

mente trascritto nel testo. E quindi possibile proporre una derivazione diretta di C da L, derivazione confermata tra l'altro anche dall'assetto dell'impaginazione. Siccome infine i tre codici ACL riportano la sequenza patriarcale come un blocco

unico, i risultati della collazione almeno in linea di principio possono essere estesi

provvisoriamente a tutto il blocco.

*

Nella sua analisi su alcuni passi critici del De Helia lo Zincone annota che in due casi C riporta, correzioni a margine di mano diversa da quella del copista. II primo caso riguarda il De Helia 6, 18: la variante adottata dall'editore ineptis, Concorde in tutta la tradilione, e stata sostituita con un tentativo di correzione con in escis. Siamo in grado di riconoscere chi ha compiuto questo intervento: Tommaso da Sarzana, che & anche l'autore del secondo intervento segnalato, in De Helia 18, 67, a proposito dell'integrazione faciunt unita, che Schenkl propone tenendo presente l'edizione antica di Amerbach. Lo Zincone rileva che la stessa

integrazione & presente in C e, aggiungiamo, & della stessa mano della prima, cioe di Parentucelli. Non solo: essa, secondo Zincone, si avvicina di molto ad A che

riporta faciant unita. Su altri testi in C si trovano interventi autografi di Tommaso da Sarzana: non

su De Abraham e De Isaac, su cui Parentucelli ha lasciato poche postille; ma ad

esempio su De Iacob, dove Tommaso ha lasciato qualche traccia in piu di lettura, tra cui alcune correzioni. Ecco qualche esempio in rapporto ad A115:

15, 11 quam ] quam A, om. C, quam Tom marg. destr.; 19, 20 portu tranquillitatis ] portu tranquillitatis A, portu salutis C, tranquillitatis Tom marg. destr. ; 26, 6 si desint neque si adsint ] A, om. C, Tom Integra in interlinea; 68, 5 cadebant ] cadebant A, cedebant C, aliter cadebant Tom marg. destr.

114 Ambrosh Opera, I, 641-46; i testimoni utilizzati dallo Schenkl sono: Saint-Homer, Bibl.

Mun. 72; Par. lat. 1913 (= P); Par. lat. 1719; Vat. lat. 5759; Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Reichenau, CCXXX (= 8); Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Reichenau, CCXII; Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Reichenau, CLVI; Einsiedeln, Stiftsbibliothek, 164 (= E); Douai, Bibl. Mun., 226; Reims, Bibl. Mun., 379 (la segnatura indicata dallo Schenkl e Remensis 352).

115 Ambrosh Opera, II, rec. C. Schenkl, CSEL, 32 (1892), 3-70; i testimoni usati dallo Schenkl sono: P = Par. lat. 1732, R =

Reg. lat. 140; G = Sankt Gallen, Stiftsbibliothek 559; H = London, B.L. Harley, 6509; B = Oxford, Bodl. Lib., 866; H* = London, B.L. Harley, 3097; D = Douai, Bibl.

Mun., 227; P' = Par. lat. 14464; con sigla Tom indico le correzioni autografe di Tommaso da Sarzana

in C.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 585

Riguardo tuttavia al blocco che qui interessa il lavoro di lettura e annota zione sembra essersi concentrate) sul De Helia, nel Vat. lat. 269, ff. 262r-276. Qui si recuperano molte annotazioni di Parentucelli, una correzione estesa e minuziosa: sul testo, nei margini, in interlinea. II ricorso ad A mi pare evidente da questa serie di esempi, che sono una parte dei molti, tratti dai primi capitoli del testo:

411, 6 frequenti ] insigni G, insignis H A, frequenti C, altiter insignis Tom; 411, 7 nobis ] nobis A, om. C, aggiunto Tom; 412, 7 pretulit ] pretulit A, om. C, aggiunto Tom; 413, 11 transmisit 1 transiit A, transmisit C, aliter transiit Tom; 414, 1 sobrietatis abstinen tiae ] abstinentiae PR, abstinenti BH\ abstinentiae cet., sobrietatis abstinentiae A, sobrie tatis abstinenti C, sobrietatis et abstinentie Tom; 414, 9 tuam qui preparabit viam tuam ] qui preparabit viam A, om. C, marg. destr. Tom; 414, 17 progredi ] progredientes G, progredi et H, progredientes A, progredi C, progredientes Tom; ad supemos ] superiorem R, superiorum H, ad superiorum ACTom; 415, 6 germinavit ] germinavit A, germinantis H'C, pabulum germinavit Tom; 416, 1 haberet ] haberet A, om. C, haberet Tom marg. sin. ; 416, 3 mortem ] timorem A, mortem C, aliter timorem Tom; 416, 13-14 latebra ] latebra RGH A, inlecebra cet., latebra C, illecebra Tom corn et add. marg. aliter latebra; 416, 7

putabas ] putabas A, putas H' C, putabas Tom; 416, 8 destitisti ] desisti GH A, destitisti C, aliter desisti Tom; 418, 3 obumbrat ] abluit GH A, obumbrat C, aliter abluit Tom; 420, 16 vinum ministrare ] vinum populo ministrare RGH A, vinum ministrare PBH'D C, populo Tom agg. marg.; 421, 19 vitis agrestis ] vitis agrestis A om. H' C, Tom agg. marg.; 422, 6 amiantum ] adamantum A, amantum C, adamantum Tom.

L'esame di varianti e correzioni porta dunque a concludere che Tommaso da Sarzana non solo ebbe a disposizione A e C, ma che almeno in parte pot6 collazio

narli, riportando su C, cioe sul suo codice ora Vat. lat. 269, varianti di A, anche se solo per alcune opere. Inoltre le postille presenti nelle pagine finali di L sono

autografe dello stesso Parentucelli. Non ne compaiono infatti sugli scritti

ambrosiani, ma sul De Spiritu Sancto di Fausto di Riez, che in L e attribuito ad Atanasio116. Parentucelli segnald nei margini del testo dogmatico alcuni richiami in forma di linea spezzata e qualche segno di capitolo, e indicd ai ff. 262r, 263r, 264r, 266r passi sulla processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio111.

II testo precedente in L e la versione di Girolamo dal De Spiritu Sancto di Didimo118.1 due trattati compaiono anche nel Vat. lat. 314, un codice pure apparte nuto e postillato da Parentucelli, coevo e molto simile al Vat. lat. 269: stesso

formato, copisti della stessa bottega e datazione assai vicina a quella riportata sulla silloge ambrosiana. Questo manoscritto fu in parte copiato da antigrafi provenienti da Pomposa; il testo di Fausto viene qui attribuito a Pascasio dalla mano di Parentucelli, che mise in evidenza un passo al f. 159r ?Nota de proces sione Spiritus Sancti a Patre et Filio?, senza pero riportare segni di collazione119.

116 Per questo testo normalmente attribuito nella tradizione manoscritta a Pascasio Diacono

Clavis, 311 n? 962. 117 F. 262r ?Quod Spiritus Sanctus procedit ex Filio?, f. 263r ?Quod Spiritus Sanctus a Patre

Filioque procedit?, f. 264r ?Quod Spiritus Sanctus a Patre Filioque procedit?, f. 266r ?Unam personam et duas subsantias?.

118 L. Doutreleau, ?tude d'une tradition manuscrite: le ?De Spiritu Sancto? de Didyme, in

Kyriakon. Festschrift J. Quasten, Minister 1970,1, 352-89. II ms. Laurenziano vi e largamente citato con sigla P, come capostipite di una folta famiglia toscana.

119 Sul Vat. lat. 314 in rapporto a Firenze e al Concilio: A. Manfredi, Traversari, Parentucelli e Pomposa: ricerche di codici al servizio del Concilio fiorentino, in Ambrogio Traversari, 175-81,

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586 A. MANFREDI

II cerchio a questo punto si chiude. Tommaso da Sarzana ebbe tra le mani anche Tattuale Laur., Santa Croce XIV, dextr. 7; il contenuto delle sue note al De

Spiritu Sancto si inquadra nei lavori condotti a servizio del Concilio fiorentino. Le sottoscrizioni dei due Vat. lat. 269 e 314 rimandano agli stessi anni: dunque fu proprio Tommaso a far copiare nel nuovo Vat. lat. 269 un blocco di testi dal Laurenziano. Egli collaziono poi, in un secondo tempo, alcune opere ambrosiane del Vat. lat. 269 con il grande volume proveniente dal capitolo bolognese, ora Vat. lat. 264. Difficile dire esattamente quando: forse durante o poco dopo il Concilio, oppure a Roma, quando il volume passo nelle nuova biblioteca papale. Non h

improbabile infatti che la biblioteca nuova del capitolo di Bologna sia stata coinvolta nelle ricerche di codici per le discussioni con i Greci, ricerche estese anche a sant'Ambrogio, soprattutto per il De fide e il De Spiritu Sancto: se ne ha notizia almeno per due centri, Milano e Pomposa. A Milano la ricerca fu condotta da Branda Castiglioni presso il capitolo di Santa Tecla e riguardava un

manoscritto con il De Spiritu Sancto, opera largamente citata a Firenze: ma il

potente e anziano cardinale non riusci ad ottenere il volume desiderato120. Da

Pomposa furono probabilmente trasportati codici prima a Ferrara poi a Firenze121; in un promemoria affidato a chi doveva recarsi in monastero compaiono due indica zioni riferite a s. Ambrogio. La prima riguarda ?Ambrosium De Spiritu Sancto et De Trinitate?, cioe di nuovo il testo cercato a Milano e il De fide secondo un altro titolo pure presente nella tradizione, in particolare in un codice pomposiano. La seconda indicazione, ?sermones et epistole Ambrosii?, anche se generica, riguarda sia repistolario sia la collezione pseudo ambrosiana, che si ritrova nel Vat. lat. 264. Nello stesso promemoria compare anche l'opera di Didimo, De

Spiritu Sancto che ?beatissimus Ieronimus vertit de greco in latinum?. Ora

sappiamo che anche la biblioteca francescana di Santa Croce fu utilizzata, se non

direttamente, almeno da uno dei teologi che hanno lavorato per il Concilio. E il

recupero del materiale dogmatico porto alia luce anche altri scritti, tra cui quelli esegetici, che, pur non essendo direttamente coinvolti nel dibattito conciliare furono fatti copiare a parte da Parentucelli.

Le ricerche. ambrosiane del futuro Niccolo V ? ritrovamento di nuovi

testimoni, preparazione di editiones umanistiche e di un catalogo sicuro delle

opere del vescovo milanese nel Canone ? svelano un altro aspetto del lavoro da lui condotto negli studi patristici, di cui egli fu uno tra i piu esperti dei suoi tempi, accanto ai maestri Niccoli e Traversal! A lui dobbiamo la salvezza di testimoni antichi e importanti, conservati perche presto giunti nella biblioteca papale; ma la storia di questi libri mostra anche i molti contatti che Tommaso da Sarzana, fin dagli anni '20 del sec. XV, seppe intessere con gli ambienti umanistici e il lavoro di copia, collazione e correzione operato da Traversari prima e da Parentucelli poi. Si intravedono pure le tappe della riscoperta quattrocentesca del vescovo milanese: essa parte dai testimoni antichi e in particolare daU'epistolario, forse cercato inizialmente per interessi dapprima retorici. E le prime scoperte,

183-85; Id., Per la biblioteca, 660, 662-64, 672-73, 679, 683, 688-91, 698. Anche questo ms. e stato

utilizzato da Doutreleau, ttude, 352-89 con sigla g, e non proviene per Didimo direttamente dal Laurenziano L.

120 Billanovich - Ferrari, La tradizione, 26-34.

121 Manfredi, Dispersione, 331-45.

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VICENDE UMANISTICHE DI CODICI VATICANI 587

come si e visto risalgono agli anni Venti e ad un'esplorazione meticolosa, promossa tra Milano e Firenze, di antiche biblioteche lombarde. II rilievo di Ambrogio

maestro di dogmatica si consolidd durante il Concilio fiorentino: il De Spiritu Sancto si riveld infatti d'importanza capitale per gli Occidentali nelle discussioni con i greci. Durante e dopo Firenze, il convergere al Concilio di tanti testimoni

port6 al riconoscimento e alia diffusione di un corpus di scritti unitario e complesso (testi scritturistici, dogmatici, morali e pastorali, sermoni, lettere) e un elenco

dettagliato delle opere ambrosiane entrd nel Canone di Parentucelli, che pote utilizzare nella compilazione i suoi manoscritti verificati su buoni testimoni. Cosi nella lista di Parentucelli gli spuri sono veramente pochi. L'opera ambrosiana

approdd anche nella biblioteca pubblica di San Marco a Firenze, nel dodicesimo banco ex parte orientis della sala di Michelozzo: primo dei padri latini, dopo Giovanni Crisostomo e davanti a Girolamo, Agostino, Leone e Gregorio Magno. A San Marco alia fine del sec. XV compaiono dodici manoscritti ambrosiani: almeno sei provenienti dall'eredit& del Niccoli, altri cinque aggiunti con le acquisi zioni di Cosimo de' Medici, quindi dietro le indicazioni del Canone, e uno

comperato dai domenicani nel 1485122: una collezione non vasta, con qualche doppione e del tutto priva delle principali opere dogmatiche. La raccolta ambrosiana composta da Parentucelli negli anni del Concilio giunse invece a Roma e fu presto affiancata da altri testimoni di rilievo. Cosi Ambrogio entrd nella nuova biblioteca papale umanistica e per merito di Niccol6 V occup6 un posto da subito

significativo e anche numericamente del tutto superiore rispetto a quello che emerge dagli inventari delle raccolte papali di Bonifacio VIII123, di Avignone124 e di Peniscola125. Una riscoperta dovuta dunque in gran parte alPUmanesimo: e con molti meriti da attibuire a Tommaso Parentucelli da Sarzana126.

122 Ullman -

Stadter, The public Library, 143-45. Al gruppo dei codici di provenienza del Niccoli vanno aggiunti gli attuali Firenze, Biblioteca Nazionale, Conv. soppr., I III 17, che ha una

nota di provenienza non rilevata dall'Ullman, e forse il Laur. San Marco 520. 123

Nella collezione bonifaziana catalogata nel 1311 risultano presenti tre manoscritti con opere ambrosiane: F. Ehrle, Historia Bibliothecae romanorum pontificum turn bonifatianae turn avenio

nensis, I, Romae 1890, 109. 124

Neirinventario avignonese del 1369 erano nove, di cui tre contenenti VAmbrosianum, due V Exameron, due il De officiis, e tra questi nove va compreso anche un esemplare con il commento

dell'Ambrosiaster ai Galati: Ehrle, Historia, 299-300; non molte di piu le aggiunte della redazione del 1475, la cifra totale supera di poco la quindicina di volumi: Ehrle, Historia, 483-85, 552.

125 Decisamente minore, anche rispetto ad Aviognone l'interesse manifestato per Ambrogio da

Benedetto XIII nella riorganizzazione della biblioteca di Pefiiscola: M. - H. Jullien de Pommerol - J. Monfrin, La Bibliotheque pontificate d Avignon et d Pefiiscola pendant le grand schisme d'Occident et sa dispersion, Rome 1991, 798.

126 Suirinteresse umanistico una rapida sintesi in Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e

greci ne' secoli XIV e XV Nuove ricerche, Firenze 19672, 200. Nel gia citato Umanesimo e Padri della Chiesa, 234-36 n? 42, h stato descritto un solo codice con opere ambrosiane insieme ad altre

di san Girolamo, l'attuale Laur. San Marco 588, datato al sec. XII med. e che fu del Niccoli.

Aggiungiamo, ma speriamo di parlarne altrove, che un altro codice di epoca romanica con opere dell'Ambrosiaster, proveniente da Santa Maria degli Angeli e contenente note autografe del Traversari, finora mai rilevate, e l'attuale Vat. lat. 283, di cui gia sopra si e brevemente accennato a p. 569 n? 3.

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^ ^^^^ Tav. I - Vaticano lat. 286, f. 9v: postille marginali autografe di Tommaso Parentucelli.

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Tav. II - Vaticano lat. 286, f. 44r: postilla marginale autografa in greco di Ambrogio Traversari.

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