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VIALIBERA | numero 3 maggio-giugno 2012 Le vocazioni: dono della carità di Dio > p. 12 «Io do la mia vita!» > p. 27 iaLibera Poste Italiane s.p.a.- Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo

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Rivista per Giovani dallo spirito francescano

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VIALIBERA | numero 3 maggio-giugno 2012

Le vocazioni: donodella carità di Dio > p. 12

«io do la mia vita!» > p. 27

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Caro lettore,attraverso la rivista ViaLibera, desideriamo offrire il nostro contributo per la crescita umana, cristiana e francescana dei giovani, facendo conoscere le attività del Servizio per la Pastorale Giovanile­Vocazionale dei Frati Cappuccini e condividendo strumenti e sussidi utili per la formazione e la catechesi.Una tua offerta permetterà a ViaLibera di continuare questo servizio, così importante e delicato.ti ringraziamo fi n d’ora di quanto vor rai darci in piena libertà.

Puoi utilizzare il C/C postale n. 11452455 ­ intestato a:PROVINCIA VENETA DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI – VIALIBERAvia Cappuccini, 18 ­ 45100 ROVIGO

Rivista bimestrale di formazionefrancescana e vocazionaledei Frati Minori Cappuc cinidel Veneto­Friuli V.G.Direttore responsabile:fr. Luciano Pastorello

Redazione:fr. Alessandro Ca rollo • fr. Marco Putinfr. Luca Santato • fr. Gianfranco Tinello

Convento CappucciniSantuario B.V. dell’Olmovia del Santuario, 9 ­ 36016 THIENE (VI)Tel. 0445/368545 ­ Fax 0445/379468

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vialibera n. 3Maggio ­ Giugno2012 anno 19

www.giovaniefrati.it

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3 Editoriale Come un fiore… a cura della Redazione

4 Parole di… Ama con tutta te stessa Colui che tutto si è donato di Santa Chiara

7 C’era una volta… Al mercato di padre Andrea Panont

12 Chies@news Le vocazioni: dono della Carità di Dio di Benedetto xvi

18 Giovani francescani Non abbiate paura! di fra Alessandro Carollo

25 Casa nostra Io do la mia vita! di Riccardo Tonin

30 Agenda Estate con i frati 2012 a cura della Redazione

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editoriale

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ogni scelta autentica di vita riempie le giornate di un non so che di meraviglioso, di inafferrabile... Tutto questo avviene quando percepia­mo di avere un obiettivo da raggiungere, e ci sentiamo al posto giusto, come se fossimo attratti da qualcosa che ci precede e ci chiama. Que­sta è “vocazione”, questa è la vita “secondo Dio”.

in questo numero di VL, che ci prepara alle numerose attività estive (prendete nota delle diverse iniziative, nelle ultime pagine del fascico­lo!), siamo invitati a rifl ettere sul tema della bellezza della vita cristiana, bella come solo un fi ore può esserlo: profumata, colorata, gratuita!

Il fi ore è fatto per abbellire la terra dove nasce, ma il suo sguardo pun­ta in alto, verso il cielo. Così è anche la vita cristiana: siamo chiamati a ricreare quel mondo dove Dio vede e fa tutto bello e buono (cfr. Gen 1,31), riempiendo ogni battito del cuore di bontà e di misericordia, ma allo stes­so tempo siamo chiamati ad alzare il nostro sguardo al Signore, perché senza di Lui non possiamo fare nulla (cfr. Gv 15,5).

solo in questa logica, allora, si può comprendere appieno la scelta di due nostri giovani frati, che saranno ordinati sacerdoti, f. Gianfranco e f. Massimo Ezio: donarsi è il senso della vita! Li intervisteremo nel pros­simo numero di VL.

L’esperienza di vita di Chiara d’Assisi diventa, così, un faro luminoso per chiunque voglia entrare nel mistero della bellezza divina. Anche il mes­saggio del Papa in occasione della XLIX Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni e la Lettera ai Giovani Francescani vogliono farci rifl et­tere sul Dio che ama e, proprio per questo, “chi-ama” a seguirlo. Per tra­sformarci, appunto, in un dono d’amore, come un fi ore...

Per un disguido in fase di redazione, questo numero di ViaLibera esce con quat­tro pagine in meno, rispetto alle solite trentadue. Ci scusiamo con i lettori...

Come un fi ore…

4 Parole di…

18 Giovani Francescani

25 Casa nostra

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santa chiara

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parole di…

Ama con tutta te stessaColui che tutto si è donato

A lla signora in Cristo veneratissima e degna di amore più di tutti i mortali, sorella Agnese, germana dell’illustre re di Boemia, ma ormai sorella e sposa del sommo Re dei cie­

li, Chiara, umilissima e indegna ancella di Cristo e serva delle signo­re povere, augura il gaudio della salvezza nell’autore della salvezza e quanto di meglio si possa desiderare.

Alle notizie della tua salute, della tua felice condizione e dei pro­speri progressi, dai quali ti so piena di vigore nella corsa intrapre­sa per ottenere il premio celeste, sono ripiena di così grande gioia e respiro di esultanza nel Signore, quanto posso fermamente consta­tare che tu supplisci in modo meraviglioso a ciò che manca, in me e nelle mie sorelle, nella sequela delle orme di Gesù Cristo povero e umile.

Il tesoro IInCCompArAbIIleDavvero posso gioire e nessuno potrebbe strapparmi da così gran­de gioia, poiché ho ottenuto ormai ciò che ho bramato sotto il cielo: ti vedo infatti soppiantare in modo terribile e impensato le astuzie dello scaltro nemico, la superbia che è rovina dell’umana natura e la vanità che infatua i cuori degli uomini, sostenuta, per così dire, da una mirabile prerogativa di sapienza della bocca di Dio stesso; e ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forza della fede e le braccia del­la povertà il tesoro incomparabile, nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, con il quale si compra colui che dal nulla fece tut­te le cose; e, per usare propriamente le parole dell’Apostolo, ti con­

La terza lettera di santa Chiara d’Assisi a sant’Agnese di Boemia

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parole di…

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è donato per amore tuo, la cui bellezza am­mirano il sole e la luna, le cui ricompense sono di preziosità e grandezza senza fine: parlo del figlio dell’Altissimo, che la Vergi­ne partorì e dopo il cui parto rimase vergi­ne. Stringiti alla sua dolcissima Madre, che generò un figlio tale che i cieli non poteva­no contenere, eppure lei lo raccolse nel pic­colo chiostro del suo sacro seno e lo portò nel suo grembo di ragazza.

Chi non avrebbe in orrore le insidie del nemico dell’uomo, che attraverso il fasto di beni momentanei e glorie fallaci tenta di ri­durre a nulla ciò che è più grande del cielo?

Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima del­l’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non posso­no contenere il Creatore, mentre la sola ani­ma fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi, come afferma la Verità stessa: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui.

sidero collaboratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti del suo corpo ineffabile.

Chi allora potrebbe impedirmi di gioire per così numerosi e mirabili motivi di gio­ia? Gioisci dunque anche tu nel Signore sempre, carissima, e non ti avvolga nebbia di amarezza, o signora in Cristo amatissi­ma, gioia degli angeli e corona delle sorelle.

l’AnIImA pIù grAnde del CCIeloPoni la tua mente nello specchio dell’eter­nità, poni la tua anima nello splendore del­la gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attra­verso la contemplazione, nell’immagine del­la sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza na­scosta che Dio stesso fin dall’inizio ha ri­servato ai suoi amanti.

E lasciate completamente da parte tutte quelle cose che in questo fallace mondo in­quieto prendono ai lacci i loro ciechi aman­ti, ama con tutta te stessa colui che tutto si

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parole di…

Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dub­bio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono conte­nute, possedendo ciò che si possiede più sal­damente rispetto agli altri possessi transi­tori di questo mondo.

In ciò a volte si ingannano re e regine di questo mondo: anche se la loro superbia s’innalzasse fino al cielo e il loro capo toc­casse le nubi, alla fine sono ridotti come sterco.

preghIIerA, dIgIuno e dIsCCrezIIoneRiguardo poi a ciò su cui mi hai chiesto un parere, quali cioè siano le feste che il glorio­sissimo padre nostro san Francesco ci avreb­

be esortato a celebrare in modo speciale con maggiore varietà di cibi – se ho ben capito il tuo pensiero – ho ritenuto di rispondere così alla tua carità. Sappia la tua prudenza che tranne le deboli e le inferme, verso le quali egli ci ammonì e comandò di avere ogni pos­sibile discrezione con qualsiasi genere di cibi, nessuna di noi, che sia sana e robusta, dovrebbe mangiare cibi non quaresimali, sia nei giorni feriali che nei festivi, digiu­nando ogni giorno eccettuate le domeni­che e il Natale del Signore, nei quali giorni dovremmo prendere cibo due volte; e così anche nei giovedì dei tempi non peniten­ziali, il digiuno è lasciato alla volontà di ciascuna, in modo che chi non voglia non sia tenuta a digiunare.

Noi che siamo sane, tuttavia, digiunia­mo ogni giorno tranne le domeniche e il Natale. E nemmeno siamo tenute a digiu­nare in ogni Pasqua e nelle festività di san­ta Maria e dei santi apostoli, come dice lo scritto del beato Francesco, a meno che tali feste cadano di venerdì; tenuto presente, come detto sopra, che noi, sane e robuste, ci nutriamo sempre di cibi quaresimali.

Siccome però la nostra carne non è car­ne di bronzo, né la nostra forza è la forza della pietra, anzi siamo fragili e inclini a ogni debolezza corporale, ti prego viva­mente nel Signore, carissima, di ritrarti con saggia discrezione da quell’esagerato e impossibile rigore di astinenza, che ho sa­puto tu hai intrapreso, affinché vivendo con la tua vita dia lode al Signore, tu gli renda un culto ragionevole e il tuo sacrifi­cio sia sempre condito con il sale.

Il sAlutoSta’ sempre bene nel Signore, come lo desi­dero per me, e raccomanda sia me che le mie sorelle alle tue sorelle consacrate. ◗

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fra ALESSANDRO CAROLLO

giovani francescani

non abbiate paura!

C arissimi Giovani Francescani, mie sorelle e miei fratelli,in occasione del prossimo rinnovo del Consiglio Regiona­

le – appuntamento importantissimo per la vita delle nostre fraternità, sia a livello regionale, sia a livello locale – ho pensato di scrivervi questa lettera, per condividere con voi alcuni suggestioni che ritengo determinanti, non solo per prepararci al momento dell’elezione, ma anche per riprendere in mano la nostra vita “se­condo Gesù”, nello stile di Francesco e Chiara d’Assisi.

Il VAngelo dI pAsQuAPrendo lo spunto dal vangelo che abbiamo ascoltato durante la Ve­glia pasquale, pochi giorni fa.

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mat-tino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, vi-dero un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbe-ro paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Na-zareno, il crocifi sso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano po-

Lettera ai Giovani Francescani,in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale.Testimonianza, lotta contro le paure e responsabilitàdiventano i cardini della vita �secondo Dio�.

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giovani francescani

sto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pie-tro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». 8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spaven-to e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. (Mc 16,1­8)

Cercherò di leggere questo brano in maniera semplice, “esistenziale”, per scor­gervi alcune indicazioni preziose per la vi­ta.

pIetre InAmoVIbIlIIl pensiero che accompagna le donne in cammino verso il sepolcro dove Gesù era stato posto è profondamente umano e ve­rosimile: come potranno entrare nella tomba, sigillata da una grossa pietra? In realtà, dietro questa semplice domanda, si nasconde la perdita della speranza. Quelle

donne non immaginano un fi nale diverso rispetto a quello che hanno già visto il ve­nerdì precedente: Gesù è morto, e nulla po­trà riportarlo in vita.

Metaforicamente, allora, il macigno che chiude la tomba del Maestro è posato anche sul cuore delle tre donne: dispera­zione, angoscia, dolore, incapacità di reagi­re, fatica di ogni genere, frustrazione per un sogno infranto, perdita di una persona cara… Sono gli stessi pesi che gravano an­che sulla nostra vita.

Il brano evangelico si apre tuttavia con qualcosa di inaspettato, di sconvolgente: la pietra è stata rimossa! La forma verbale al passivo («era stata fatta rotolare») è un espe­diente per indicare che è stato Dio a com­piere tale azione: sì, Dio toglie i macigni dal nostro cuore, non solo dalla tomba di Gesù! Questo non signifi ca che i problemi

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siano già stati risolti e superati. Signifi ca, tuttavia, che è possibile riattivare la spe-ranza, rimotivare la fi ducia, riprendere il cammino, tornare a sognare e a vivere. E que­sto solamente grazie a Dio!

un gIoVAne VestIto dI bIAnCoSpinte dalla curiosità, le donne entrano nel sepolcro e vengono accolte da un «giovane» «vestito d’una veste bianca». Le donne non

incontrano Gesù, ma un suo messaggero, un suo “intermediario”.

Noi viviamo nel tempo della Chiesa. Ciò non signifi ca che questo è il tempo in cui non possiamo vedere Gesù, ma piuttosto che questo è il tempo in cui tutto ci ricon­duce a Lui: l’incontro con una persona, un evento particolare, una situazione di disa­gio o di fatica che si viene a creare, una pa­rola, un libro, un gesto, tutto parla di Gesù, per coloro che hanno il cuore attento e di­sponibile.

Grazie alla preghiera e al confronto con chi guida il nostro cammino (lo Spirito Santo anzitutto; poi i familiari, i pastori della Chiesa, i frati, gli animatori, gli stessi nostri fratelli e sorelle…), è possibile allora chiedersi: «Cosa mi sta suggerendo il Si­gnore? Quale strada Egli desidera che io percorra?».

pAurA dI…Sono consapevole che queste domande fanno nascere in noi tanta paura, forse an­che ribellione. Perché dovrei affi dare a Dio le “redini” della mia vita, e non posso fare ciò che voglio? Lo stesso giovane vestito di bianco ha dovuto dire anzitutto alle donne: «Non abbiate paura!».

Avere paura è qualcosa di profonda­mente umano. Dio lo sa, e anche noi: paura di crescere, di sbagliare, di esporci; soprat­tutto paura di impegnarci troppo, di tirare fuori le unghie, di mettere in moto le nostre ri-sorse e le nostre capacità, andando al di là dei nostri limiti.

La paura blocca: blocca i nostri piedi, le nostre mani, i nostri cuori. Spesso rifl etto che se il Vangelo usa il verbo «seguire» per indicare ciò che deve fare il discepolo di Gesù – «Venite dietro a me», dice il Mae­stro a Pietro e ad Andrea (Mc 1,17) –, ciò si­gnifi ca che vivere la propria fede equivale

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a progredire, ad andare avanti, a spingerci sempre più in là, esattamente ciò che la pau­ra ci impedisce di fare.

Ricordatevi, ragazzi e ragazze: rientra nello stile di Dio non accontentarsi, mai!

«dIte AI suoI dIsCepolI»È piuttosto curioso il fatto che l’incarico affi dato alle discepole non sia rivolto, anzi­tutto, all’esterno, ma all’interno della co­munità cristiana. Esse sono chiamate a portare il lieto annuncio della risurrezione di Gesù non al mondo, ma a coloro che ave­vano vissuto con Lui! Proprio per questo, i cristiani della Chiesa ortodossa chiama Maria Maddalena e le altre donne «Aposto­le degli Apostoli», per indicare il loro ruolo unico ed essenziale che i vangeli pasquali ci hanno narrato.

È dunque all’interno della nostra fami­glia, della nostra comunità e della nostra fraternità che siamo chiamati a portare

anzitutto il nostro servizio e la nostra te­stimonianza.

Molto spesso, proprio le realtà a noi più vicine e intime sono quelle nelle quali fac­ciamo maggiore fatica a esprimere la no­stra fede, forse per vergogna, forse per una specie di pudore o per “buon senso”, o mol­to più semplicemente perché siamo noi stessi a tenere nascosto ai nostri amici e familiari il «tesoro prezioso» che abbiamo scoperto.

Il servizio della testimonianza reso all’interno della fraternità è dunque pre­zioso, perché risponde alla logica evangeli­ca di preoccuparsi per i propri fratelli, do­nando loro il meglio di se stessi, come Gesù che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fi no alla fi ne» (Gv 13,1).

eglI VI preCede In gAlIleAGesù precede il nostro cammino, è Lui il Maestro, il “battistrada”. Noi stiamo dietro

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di Lui e siamo chiamati a raggiungerlo, a diventare suoi testimoni.

Non è di lato, come se si trattasse di un rapporto “alla pari”: Lui rimane il Signore e ha il diritto e il dovere di scombussolare le nostre vite, perché la novità è uno dei suoi segni distintivi. (Ricorda però che Egli è al tuo fi anco, come Roccia salda e sicuro, co­me amico fedele, come forza e sostegno e luce al cammino!).

Non è dietro a noi, perché è Lui che traccia il sentiero e decide l’andatura. Il vangelo, la vita di san Francesco e di santa Chiara sono indicazioni tanto preziose quanto dirette per la nostra vita.

Prendere sul serio Gesù esige di vivere quello che ha vissuto Lui, come lo ha vissu­to Lui, grazie alla forza trasformante dello Spirito che ci cambia dal di dentro (e grazie anche alla nostra collaborazione!).

unA Fede… ImbAlsAmAtA!A questo proposito, vorrei recuperare un dettaglio dei primi versetti del brano evan­gelico. Le donne erano andate al sepolcro con l’intenzione di ungere il corpo del Ma­estro. In realtà, esse non lo potranno fare, perché non troveranno il suo corpo.

L’imbalsamazione è un metodo che ser­ve per arrestare il processo di morte, per con­servare più a lungo il cadavere, ma non po­trà mai riportarlo alla vita. La risurrezione di Gesù – cioè il suo ritorno alla vita “divi­na”, cioè una vita piena, defi nitiva, che non fi nirà più – è qualcosa di radicalmente di­verso rispetto all’imbalsamazione.

Allo stesso modo, anche la fede – se non è donata, condivisa, testimoniata con le scelte di vita – rischia di diventare qualco­sa di imbalsamato: ha un aspetto più o me­no gradevole (perché ci si accontenta di qualche “pratica religiosa”, della parteci­pazione a qualche gruppo o iniziativa di

carattere cristiano…), ma dentro è morta, perché non porta frutto, perché non riesco­no a giungere a maturazione scelte concre­te fatte nello stile di Gesù, come hanno fat­to i nostri santi e come stanno facendo tan­ti giovani tra voi.

«Non voi avete scelto me, ma io ho scel­to voi e vi ho costituiti perché andiate e por-tiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16): si porta frutto solo se ci si mette in moto, si va e si annuncia il vangelo!

lA doppIA responsAbIlItàInfi ne, vorrei parlare di un argomento dav­vero importante, anzi, decisivo.

Si tratta della RESPONSABILITÀ.

Il vangelo di Marco si conclude con un versetto che gli esegeti ritengono un vero e proprio enigma da decifrare, riguardante il

le elezioni del nuovo consiglio regionale

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comportamento delle donne all’uscita dal sepolcro vuoto: esse «uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spa­vento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (Mc 16,8).

Come è possibile che esse abbiano ta­ciuto? Per quale motivo la paura le ha rese mute?

È chiaro che l’evangelista sa perfetta­mente che le donne devono aver detto che era successo qualcosa di strano e di incom­prensibile presso il sepolcro, altrimenti – è evidente – noi non saremmo cristiani e, prima ancora, Marco non avrebbe mai scritto il suo vangelo.

A mio modo di vedere, la reazione delle donne è un modo attraverso il quale l’e­vangelista Marco mette “sotto pressione” il

lettore. È come se lo stesse interpellando, chiedendogli: «Cosa sarebbe accaduto se le donne avessero fatto silenzio?».

Il silenzio delle donne smaschera così tutti i nostri silenzi:

– le volte in cui facciamo fi nta di non ve­dere un comportamento offensivo o ingiu­sto contro una persona debole, altrimenti dovremmo intervenire;

– le volte in cui chiudiamo gli orecchi davanti ad un giudizio cattivo sul papa, sulla chiesa o una bestemmia, per non do­verci esporre;

– le volte in cui nascondiamo i nostri simboli cristiani, o cerchiamo di tenere nascosto più a lungo il fatto di credere in Dio, per non essere presi in giro;

– le volte in cui preferiamo non pregare o non confrontarci con il Vangelo, perché troppo diffi cile o esigente;

– le volte in cui preferiamo troncare un rapporto, piuttosto che cercare di ricostru­irlo;

– le volte in cui pronunciamo giudizi su­gli altri, con l’intenzione di ferirli, senza curarci delle conseguenze delle nostre pa­role, o giustifi candoli nei modi più assurdi (ad esempio, dicendo: «Queste cose le dico per il tuo bene», anche se sappiamo benis­simo che sono parole offensive e basta…).

Occorre pensare che, quando io non do testimonianza all’amore di Gesù, molto spesso – almeno in quell’occasione – non sarà fatto da nessuno e nessuno lo potrà cogliere. Il “mio bene” (cioè il bene che pos­so fare io), nessun altro lo farà al mio posto.

Il silenzio delle donne mette dunque in luce la nostra responsabilità nei confronti dei nostri fratelli e, più in generale, di ogni per­sona sulla faccia della terra: cosa sto facen­do per il bene di queste persone? Fino a che punto sono disposto a rischiare per andare incontro ai miei fratelli?

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Ma c’è anche un altro lato della respon­sabilità da tenere in considerazione: quello che riguarda Dio.

Le donne che il Signore ha chiamato ad essere le «Apostole degli Apostoli» erano persone semplici, senza particolari doni o capacità. Addirittura, la testimonianza delle donne non aveva alcun valore dal punto di vista legale, ed è per questo che – secondo il vangelo di Giovanni (Gv 20,1­9) – furono Pietro e l’«altro discepolo» a veri­fi care quello che le donne avevano detto.

Proprio questa “insuffi cienza” delle donne mette in luce un aspetto importan­tissimo.

Ciò che rende affi dabile la loro testimo­nianza non è la loro bravura, non sono le loro capacità personali e – strettamente parlando – nemmeno la loro fede (in que­sto momento, la paura e la perdita della

speranza davanti al sepolcro di Gesù sono più forti della fede).

Ciò che le rende affi dabili e credibili è il fatto di essere state scelte dal Signore. È Lui che parla attraverso la loro voce, è Lui che muove i loro muscoli e fa battere il loro cuore, è Lui che muove le loro mani.

Ogni volta che il Signore ti affi da un compito, chiama in causa la nostra respon­sabilità nei suoi confronti e, allo stesso tempo, la sua fedeltà nei nostri confronti.

Se il Signore ti chiama a svolgere un servizio e ad offrire la tua testimonianza, sarà Lui che ti renderà capace di farlo. Tu, solamente, non tirarti indietro.

Vi abbraccio tutti, con affetto e gioia grandi! ◗

f. Alessandro

il nuovo consiglio regionale

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RiCCARDOCCARDO TONTONiNNDomenica 4 marzo 2012,«Festa dei Giovani» a Jesolo:un appuntamento da non perdere!

Domenica 4 marzo, assieme ad alcuni componenti della mia fraternità dei Giovani Francescani, ho partecipato alla «Festa dei Giovani», orga­nizzata a Jesolo dal Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto.

Novità, curiosità, ricorDDi...La novità di quest’anno è stata davvero «succosa»: anche la nostra fraternità ha avuto la possibilità di organizzare uno stand, uno spazio per presentarsi ai giovani che erano là presenti. Sono partito proprio per far conoscere la realtà che vivo da qualche anno.

E poi ero parecchio curioso: quando ho detto a mia sorella che c’era il suo scrittore preferito come ospite, Alessandro D’Avenia, me ne ha parlato così bene che avevo proprio voglia di conoscere dal vivo l’auto­re che era riuscito a catturare la sua attenzione.

Arrivati, abbiamo finito di sistemare il nostro stand, che già era sta­to preparato il giorno prima da alcuni volenterosi. I tantissimi giovani presenti mi hanno fatto tornare in mente la GMG di Madrid, perché tut­te quelle persone erano lì per uno stesso motivo, la ricerca di Qualcu­no. Ho provato un po’ di nostalgia...

sogNare iN graNNDe!«Io do la mia vita»: questo il tema della giornata. La rappresentazione che ha aperto la festa raccontava del sogno di un ragazzo, che deside­rava pubblicare il suo primo libro e delle difficoltà incontrate. Insegna­va a non arrendersi alle prime difficoltà, a rimanere aperti a tutte le possibilità che succedono e a sognare in grande.

È poi arrivato il momento del discorso di Alessandro D’Avenia. Du­rante lo spettacolo aveva letto gli stralci delle memorie di don Bosco.

Io do la mia vita!

casa nostra

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casa nostra

Ora è arrivato il momento del suo discorso. Incuriosito, ho ascoltato. Man mano che parlava, ho capito come mai mia sorella era rimasta col­pita dai suoi libri. Ha parlato in maniera semplice, senza usare giri di parole.

Ci ha raccontato la sua storia, di come ha inseguito i suoi sogni. Ha detto che è molto importante conoscersi, che è importante for mare la nostra persona; ci ha assicurato che è altrettanto importante avere qualcuno che ti appoggia, qualcuno che ti è vicino e ti sostiene.

E poi, «di nuovo», ha parlato dell’importanza del mettere ordine. Ho detto «di nuovo» perché è stato il motivo che mi ha spinto a partire per la GMG ad agosto. «Di nuovo» l’importanza del mettere ordine. È stato fondamentale per me che sia rispuntato, per ricordarmi che an­cora sto camminando e ci sto ancora lavorando su. Per ricordarmi che non si è mai arrivati, ma in continuo movimento.

uNo staND... per parlare DDi FraNcesco!Il nostro stand era suddiviso in quattro parti. Una prima parte, dove alcune nostre truccatrici coloravano e disegnavano il volto delle per­sone; una seconda parte dove si ballava; un’altra in cui si presentava­no le attività della fraternità e l’ultima, in cui c’era una sagoma di S. Francesco senza volto, che poteva venir utilizzata per farsi delle foto.

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casa nostra

Il nostro spazio era stato battezzato «Giovani e Frati: “perfetta leti-zia”». È difficile dire cosa sia perfetta letizia. Per san Francesco, è pazien­tare davanti ai momenti difficili, affrontarli con gioia. È non vantarsi per le grazie ricevute perché non sono opera nostra, ma ci sono state dona­te dal Padre. È il sopportare in allegria le difficoltà, consapevoli che Gesù, per noi, ha sopportato ben altro! Insomma, non è per nulla una cosa facile.

Le quattro parti dello stand richiamavano, in realtà, le quattro tappe della vita di Francesco: il rimanere segnati dall’incontro col Crocifisso di S. Damiano, il saper vivere con gioia ed in armonia col creato, il saper vive­re in fraternità e infine una specie di invito a mettersi nei suoi panni.

viNNcere la mia pauraSe devo essere sincero, appena aperti gli stand ho cominciato ad ave­re timore.

Essere lì a presentare la fraternità, infatti, implica mettersi in gio­co. Significa avere una responsabilità: tu in quel momento diventi il volto della fraternità, dello stile di Francesco. Chi passa e si ferma ve­de te, e attraverso di te vede s. Francesco.

È un po’ come con il Padre: noi siamo la Sua immagine e le persone che ci incontrano lo vedono attraverso di noi. E poi dovevo mettermi in gioco

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andando allo scoperto, mettendomi in mostra e fa­cendo vedere che ho deciso di seguire un certo stile

di vita, che certamente non è incoraggiato dal­l’ambiente che mi circonda tutti i giorni.

Dopo queste riflessioni, il mio pensiero successi­vo è stato: «Voglio tornare a casa...». Per fortuna – dico ora – ero in pullman e non potevo tornare prima degli altri.

Con tutte queste paure che portavo dentro, ho pensato che avrei dovuto mettermi in moto per fare qualcosa: rubando la frase al trailer di un film, la si­

tuazione non cambierà mai, ma è il nostro mo­do di affrontarla che cambia.

Allora ho stampato un bel sorriso sul mio volto e... mi sono buttato!

uNa scritta per sbloccarmiIn realtà, è stato fra Marco, l’assistente della nostra fraternità, a “sbloccare” la situazione. Mi ha fatto indossare un cartello con la scrit­ta: «Abbracci gratuiti di super pace». Cosa?? Abbracci gratuiti?? Io?? È stata senza dub­bio l’esperienza più difficile della giornata. Infatti, di indole non sono molto prodigo di gesti d’affetto. Quando sono entrato in fra­ternità, la cosa più difficile da far mia è stato proprio l’abbraccio della pace. Non riuscivo

casa nostra

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casa nostra

ad andare da qualcuno, che non cono­scevo, a donargli un abbraccio. Non riuscivo a farlo neppure con chi cono­scevo!

Con la pratica e con il tempo sono migliorato, ma in quel momento do­vevo donare abbracci a persone che non avevo mai visto e che non penso di avere la possibilità di rivedere.

All’inizio mi sono sentito un poco a disagio. Avrei potuto togliermi quel car­tello per tornare “al sicuro”, distribuen­do volantini. Invece, ora che ci penso, non mi è mai passata per la testa que­sta possibilità. D’altronde, anche Fran­cesco si è fatto un po’ di violenza per andare ad abbracciare il suo lebbroso. Forse gli assomiglio, almeno un po’!!!

iN NNome DDella gratuitàDopo i primi momenti di esitazione, in cui il caro assistente mi incorag­giava a donare questi abbracci, ho notato che alcune persone veniva­no di loro spontanea volontà. E questo mi ha dato degli spunti di rifles­sione: chi, al giorno d’oggi dona qualcosa? Ma, soprattutto, chi dona amore, senza aspettarsi nulla in cambio?

È difficile riuscire ad amare qualcuno, indipendentemente da tutto. Spesso ci si aspetta qualcosa in cambio...

E mi sono detto: quanto bello è ricevere una gioia inaspettata, gra­tuita? Spesso accade che, nel momento del bisogno, c’è sempre qual­cuno disposto a donarti un abbraccio. Anche se non lo conosci: un ab­braccio è sempre un abbraccio. È segno di accoglienza. L’accoglienza che caratterizza la fraternità francescana. Insomma, avevo la possibi­lità di mettere in pratica ciò che ricevo il venerdì sera dalle catechesi. Avevo la possibilità di far “pratica di accoglienza”, di crescere; per qua­le motivo avrei dovuto sprecare questa occasione? Ecco perché non mi sono tolto il cartello.

Così ho continuato, e man mano una gioia grande ha preso posto nel mio cuore. Una gioia nata dalla consapevolezza di aver dato un qualcosa a qualcuno, di aver lasciato nel cuore di qualcuno un piccolo segno, senza averne un ritorno. Una gioia nata perché sono stato te­stimone, perché ho colto una possibilità che mi ha fatto andare un po­co avanti, perché non ho sprecato questa occasione, perché mi sono fidato e affidato al Padre. ◗

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ESTATE con i FRATIPOSINA - casa di fraternità

proposte ragaZZi: gruppo leoNe (10-15 aNNi)dal 18 al 24 giugno: 4a e 5a elementari – dal 2 all’8 luglio: 5a elementare e 1a mediadal 9 al 15 luglio: 1a e 2a media – dal 16 al 26 luglio: 2a e 3a media

per iscriZioNi rivolgersi a:

fr. gianluca volpato convento Frati cappuccini, via cappuccini 18, rovigo;cel. 3405222959; mail: [email protected]

proposte ragaZZi e ragaZZe Delle meDie: gruppo DaviD (10-14 aNNi)dal 6 al 12 agosto: 5a elementare e 1a mediadal 13 al 19 agosto: 1a e 2a media – dal 20 al 26 agosto: 2a e 3a media

per iscriZioNi rivolgersi a:fr. emanuele boscolo convento Frati cappuccini, via cappuccini 18, rovigo; cel. 3472193875; mail: [email protected]

campo aNimatoridal 27 al 30 agosto

per iscriZioNi rivolgersi a:fr. emanuele boscolo convento Frati cappuccini, via cappuccini 18, rovigo; cel. 3472193875; mail: [email protected]

rimiNi dal 28 al 30 settembre 2012per iscriZioNi rivolgersi a:fr. alessandro carollocentro di pastorale giovanile-vocazionale, via del santuario 9, thiene (vi); tel. 0445368545 / 0445361353; mail: [email protected]

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ESTATE con i FRATIFRATIFRATI2012PROPOSTE GIOVANI (15-30 anni)

giovaNissimi mascHi e FemmiNe (14-18 aNNi)assisi dal 30 luglio al 5 agosto

giovaNi mascHi e FemmiNe (19-30 aNNi)assisi dal 6 al 12 agosto

esperieNZa Di serviZio (19-35 aNNi)«iN meZZo ai poveri» dal 20 al 22 luglio

per iscriZioNi rivolgersi a:fr. alessandro carollo centro di pastorale giovanile-vocazionale, via del santuario 9, thiene (vi); tel. 0445368545 / 0445361353; mail: [email protected]

esperieNZa Di pregHiera (20-35 aNNi)EREMO SAN LEOPOLDO - LUSIANA (ASIAGO - VI)dal 6 al 12 agosto

per iscriZioNi rivolgersi a:fr. massimo lorandini convento Frati cappuccini, viale san Francesco 3, arco (tN), tel. 0464516184

giovaNi iN ricerca (20-35 aNNi)EREMO SAN LEOPOLDO - LUSIANA (ASIAGO - VI) dal 20 al 26 agostosettimana vocazionale

per iscriZioNi rivolgersi a:fr. luciano pastorello santuario b.v. dell’olmo, via del santuario 9, thiene (vi) tel. 0445361353; mail: [email protected]

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fra Gianfranco Tinello

SABATO 16 GIUGNOore 17.00Chiesa «San Giuseppe»Pettorazza Grimani (RO)Pettorazza Grimani (RO)Pettorazza Grimani (RO)

ORDINAZIONI

SACERDOTALI

fra Massimo Ezio Putano

DOMENICA 1 LUGLIOore 16:00

Duomo di Conegliano (TV)