una preghiera di pietra - Small · 2014. 7. 14. · J. J. Lahuerta, Casa Batllò, pag. 59 4 R....
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una preghiera di pietraVito Antonio Barnabà, Antonio Carriero, Pasquale Colucci
57appunti di viaggio
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Barcellona è l’emblema della possibilità di farsi
“scena di un evento”(1). È questa la frase che
potrebbe racchiudere brevemente gli aspetti più
significativi della città catalana. L’esempio più
recente risale agli anni Novanta: la ricerca di
modernizzazione della città unita alla voglia di
uscire da un periodo anonimo durato qualche
decennio, ha dato vita alla realizzazione di
infrastrutture, come la città olimpica, che ha
permesso a Barcellona di addentrarsi, ancora
timidamente, nel sistema di attività e di scambio
culturale che coinvolge le più grandi città del mondo
e che si chiama globalizzazione. L’espressione
“ancora t imidamente” s ta ad ind icare e a
sottolineare che la città catalana è radicata
fortemente nella propria cultura e legata alle proprie
tradizioni, ma che comunque non vuole e non può
estraniarsi da ciò che accade nel resto dell’Europa.
Le parole “scena” ed “evento” sembrano esprimere
al meglio ciò che la città vuole offrire al visitatore,
infatti la celebrazione della propria radice culturale
sta alla base del rapporto città/visitatore. La cucina
tipica, le passeggiate sulla Rambla, lo spirito di
una città marittima che ha sempre basato la propria
economia sulle attività portuali, l’arte con Dalì,
Picasso e Gaudì e perfino l’autonomia linguistica,
sono i fattori che permettono a Barcellona di
mostrare, riuscendoci appieno, tutte le risorse di
cui la città dispone. Si hanno così le splendide cornici
della Rambla - il salotto della città - del complesso
del porto turistico, il volto della Barcellona
contemporanea, dello splendore del Barri Gòtic e
soprattutto del le architetture moderniste.
Vivendo e camminando in questa città è, però,
impossibile non farsi catturare dalla prepotenza
visiva e costruttiva delle architetture di Gaudì che,
quasi come un corto circuito, fuoriescono dal gioco
di rivalità delle forme degli edifici modernisti, alla
fine sopraffatti da quel tripudio di colori, di particolari
e di magnificenza. La prepotenza di Gaudì è
rinchiusa nelle parole di Josep Maria Carandell:
“La Pedrera è un pugno. Le cinque file orizzontali
immaginifotografiche acura diVito Antonio BarnabàAntonio CarrieroPasquale Colucci
bibliografiaessenzialeO. BOHIGAS, ArchitetturaModernista. Gaudì e ilmovimento catalano,Torino 1969
G. MORRIONE, Gaudì,immagine e architettura,Roma 1979
R. PANE, Antoni Gaudì,Milano 1964
J. M. CARANDELL, LaPedrera. Un'opera d'artetotale, Barcellona 2002
J. J. LAHUERTA, P. VIVAS, ,R. PLA, Casa Batllò.Gaudì, Barcellona 2003
Itinerariocontemporaneo:Barcellona, in Area n°63, luglio/agosto 2002
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di appartamenti sono le dita piegate. La Pedrera
è un cazzotto. Un cazzotto sferrato allo spettatore
con tutta l’energia possibile, affinché questi si
soffermi, si svegli e cerchi il motivo del colpo”(2).
La grandezza di Barcellona e dell’opera di Gaudì
sta nel culto del particolare, tipico della mentalità
catalana. Se osserviamo infatti Casa Milà col suo
intreccio di elementi concavi e convessi non si coglie
appieno il messaggio dell’autore, ma è solo
avvicinandosi che tutto prende forma; solo con
uno sguardo più attento e concentrato si riescono
a cogliere miriadi di particolari che sfuggono a uno
sguardo fugace. Le ringhiere dei balconi, per
esempio, da lontano, sembrano essere schermi
neri che man mano che ci si avvicina come in un
disegno frattale svelano una trama intricata fatta
di animali marini, maschere antropomorfe ed
elementi vegetali.
Proprio attraverso questi piccoli dettagli è
possibile capire la criptica personalità dell’autore
e la sua profonda fede religiosa che esplode con
impeto nei suoi edifici. Una fede religiosa, quella
di Gaudì, che non è esplosa subito, ma che si è
manifestata con gradualità, con un lento processo
di conversione che lo ha portato dall’essere il tipico
a r c h i t e t t o m o d e r n i s t a , p e r s o n a g g i o
dall'atteggiamento bohème alquanto borghese, a
vivere come un asceta.
Come per tutti i mistici, anche per Gaudì, l’ideale
era quello di raggiungere i più alti gradi della
contemplazione. Gaudì, figlio del Mediterraneo,
basa le sue opere sul semplice gioco delle forme
con la luce e il colore, preferendo la forma plastica
per proclamare la redenzione della pietra, la
salvezza della materia. L’aspetto più importante
della sua conversione è la voglia di comunicare
alle persone, al popolo a cui egli apparteneva, la
fede religiosa, quasi come se fosse la sua missione.
Vi è quindi un sogno costante di un rigido
credente che vuole svelare al popolo ciò che Dio
gli ha ispirato, il sogno della confusione tra la forza
che genera la Natura e la rappresentazione della
1Casa Battlò: tribuna delpiano nobile su Passeigde Gràcia
2Casa Milà: balconatedella facciata posteriore
3Casa Milà: ringhieredella facciata principale
4Casa Battlò: croce aquattro braccia
5Casa Milà: vistad'insieme
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creazione. In questa maniera il tema di Casa
Batllò è il potere della Natura che si rigenera
continuamente e per Gaudì la Natura è creazione
di Dio e ne studia i processi morfologici, non
imitandola, ma creando la Natura stessa. A tal
proposito Casa Batllò è “il luogo dove Dio e l’artista
si scambiano i loro poteri, ed anche il luogo in cui
il creatore e la creazione si confondono”(3).
Ultima tappa del processo formativo che
culminerà nella Sagrada Familia è Casa Milà,
colossale edificio-scultura, ricco di rimandi simbolici
e religiosi. Si pensi alle numerose iscrizioni poste
sui soffitti, sulle colonne, nelle decorazioni e sui
coprifilo delle porte inneggianti la Vergine Maria,
fino a culminare nel gesto estremo di chiudere la
facciata con un’imponente statua della Vergine
(mai realizzata), quasi a vegliare sulla città.
A questo punto risalta l’aspetto catechistico che
pervade quasi tutta la produzione di Gaudì, con
l’intento di stupire, commuovere, atterrire e
soprattutto istruire la gente umile a cui risulta più
facile capire statue e decorazioni che un libro, come
succedeva nelle antiche cattedrali gotiche.
“Gaudì affronta da solo il programma di una
rappresentazione tra le più audaci che un artista
religioso abbia mai osato intraprendere; egli intende
farsi interprete e ordinatore di una completa
rappresentazione sacra”(4). La fabbrica della
cattedrale è inclusa in un rettangolo di 1 a 3 – ed
ecco il simbolo cristiano inserirsi gia nel primo
tracciato – contenente una croce latina di cinque
navate, con i suoi dodici campanili e un tiburio; e
finalmente la croce portata a 160 metri di altezza.
La necessità strutturale che impone l’uso di
colonne e pilastri, diventa necessità religiosa in
cui i simboli generano una distribuzione gerarchica
coerente con quella degli stessi elementi della
fabbrica; così le quattro colonne maggiori, al
sostegno del ciborio, corrisponderanno ai quattro
evangelisti e le dodici che formano un quadrato
intorno ad esse, saranno i dodici apostol i .
Il programma iconografico di Gaudì, oltre ad
6-7-8-9Casa Milà: particolaridella facciata principale
10Sagrada Familia:proiezione in pianta dellevolte, delle cupole e deicampanili (da PuigBoaga)
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note1Area n° 63, pag. 121
2J. M. Carandell, LaPedrera
3J. J. Lahuerta, CasaBatllò, pag. 59
4R. Pane, Antoni Gaudì,pag. 234
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essere audace nella sua totalità catechistica, lo
è ancor di più nel proposito di raffigurare gli episodi
della storia sacra, mediante centinaia di statue a
tutto tondo o in altorilievo, invece che secondo i
più rapidi e tradizionali mezzi della pittura murale
e della vetrata. Va però ancora ricordato che la
funzione essenziale del tempio è quella di svolgere,
al servizio del popolo, una liturgia intesa come
rappresentazione del contenuto religioso cristiano,
in forma drammatica e chiaramente visibile. La
Sagrada Familia non si coglie appieno in tutta la
sua grandezza con uno sguardo complessivo -
questa è solo una delle tante chiavi di lettura - ma
solo facendosi avvolgere dalla massa di pietra
scolpita che sembra prendere migliaia di forme
diverse dando vita ad una “meravigliosa tragedia”.
Lo sguardo del visitatore è, perciò, intento nello
scrutare ogni particolare delle singole sculture
nella ricerca del dettaglio e della citazione religiosa.
Per questo l’opera di Antoni Gaudì – diceva Le
Corbusier – “resta e resterà perché ha toccato il
cuore sensibile degli uomini”.
La consapevolezza che non l’avrebbe potuta
vedere completata prima della sua morte, l’ha
spinto a costruire per settori verticali, permettendo
almeno la realizzazione totale di un settore di
fabbrica, in modo che l’artista esprimesse se stesso
con un indirizzo formale, e una massa già compiuta
e dominante che possa invogliare le generazioni
future a continuare l’opera.
Oggi la chiesa è un immenso cantiere che da un
lato non permette al visitatore di godere della vista
di un’opera di tali dimensioni in tutto il suo splendore,
ma dall’altro consente di capire, proprio in questo
lungo periodo della realizzazione dell’edificio, il
sacrificio costantemente mostrato da Gaudì.
Le sue opere cosa potrebbero essere, quindi,
se non frutto e celebrazione di un evento? L’evento
sta nella nascita della personalità di un genio che
ha dedicato quasi tutta la sua vita all’architettura,
ma con il necessario aiuto di un elemento molto
importante: la fede.
11-12Sagrada Familia:particolari della facciatadella Natività
13Sagrada Familia:particolare della facciatadella Passione