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  • 7/28/2019 Tesina Progresso

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    Il cammino delluomo: il progresso e sue interpretazioni

    Da sempre luomo nel suo cammino ha sentito il bisogno di fermarsi a riflettere sulla strada percorsa e suquella che lo attender: ogni societ umana, in epoche storiche e in luoghi diversi ha sentito la necessit diconservare memoria del passato, trasmettendone il racconto di generazione in generazione, e di interrogarsisul futuro, cercando in qualche modo di riconoscere il senso della propria storia. Alcune si sono nutritedellaspettativa rassicurante di un futuro, certo o probabile, migliore del passato, come altre hanno concepitolidea opposta di unet delloro, irrimediabilmente consegnata a un mitico e mai abbastanza rimpiantopassato.

    A partire dal XVI secolo, lidea ottimistica del progresso ha pervaso largamente la civilt dellEuropaoccidentale moderna: partita dopo le scoperte geografiche alla conquista del mondo, ha alimentato ildinamismo economico della sua borghesia, si esaltata nelle sue rivoluzioni politiche, dirette ad affermare idiritti di libert, uguaglianza e fratellanza tra gli uomini, e ha celebrato i suoi maggiori trionfi con larivoluzione industriale che ha accresciuto a dismisura il potenziale di beni e risorse disponibili per lumanit.Testimoni e beneficiari di passi da gigante ininterrotti della tecnica, gli uomini del XIX secolo sono statiindotti a battezzarlo il secolo del progresso. La nozione di progresso, allude a una particolare concezionedella storia, secondo la quale implicita al divenire storico vi una nota specifica di perfezionamento, diavanzamento verso gradi o stadi superiori, di trasformazione graduale e continua dal bene al meglio.Contiene quindi, ineliminabile, un elemento di speranza o di fede nel futuro: perci anche un modopositivo di intendere il tempo, che viene vissuto come dimensione necessaria ai fini della realizzazione delmondo e dell'uomo.

    Verso la fine del Novecento, invece, malgrado conquiste tecniche ed economiche inconfrontabilmentesuperiori, lumanit sembrata guardare con pi angoscia che fiducia al proprio futuro: lidea di progressopare irrimediabilmente in crisi.

    una ragione in pi per riflettere su quali ne siano state le radici, su quali fondamenti razionali questa ideasi sia costituita e quali ne siano state le diverse formulazioni nella storia del pensiero.

    Il Mondo Antico

    Prima dellet moderna la nozione di progresso, intesa come espressione del senso in cui muove la storiacomplessiva degli uomini, fu pressoch assente nella riflessione filosofica, nella cultura e nel pensiero

    religioso. Solo linteresse degli umanisti per un passato da riscoprire criticamente nei suoi caratteri piautentici e la nuova visione del valore della vita terrena delluomo espressa dal Rinascimento aprirono la viaa considerazioni pi ottimistiche sul futuro dellumanit.

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    Prevaleva, nel mondo classico, piuttosto lidea opposta a quella di progresso, termine che deriva s dal latino,ma con un significato diverso da quelli di progrediore progressus, che non avevano alcun riferimento altempo e alla storia.

    (E bene comunque precisare che, mentre per let moderna disponiamo di veri e propri testi filosoficiinscritti in un dibattito fra le varie posizioni, per la concezione del tempo nellantichit possiamo riferirciprevalentemente allinterpretazione di testi poetici, differenti da saggi filosofici sia per impostazione che perfinalit, e a quella dei miti, principali veicoli di domande e risposte essenziali sulluomo.)

    Anche solo la formulazione di teorie progressiste era preclusa da tradizioni e convinzioni profondamentediffuse e radicate quali:

    La tradizione di una primitiva et delloro, ritenuta nelle diverse narrazioni mitologiche e religiose letpi felice per il benessere umano. Si tratta di unet di lontanissimi progenitori cui gli dei stessi avevanoparlato e cui la natura era amica, e a paragone della quale tutta la storia successiva si configura piuttostocome processo di decadenza. La prima attestazione del mito nel mondo greco la troviamo, sulla scorta dellaletteratura sapienziale orientale, in Esiodo.

    Un giudizio sul tempo generalmente negativo. Secondo gli antichi il bene, il giusto, il vero stannonell'immutabilit: solo ci che ha forma stabile e permanente compiutamente realizzato; il tempo disturbae corrompe; ci che vive nel tempo destinato a perire. Il divenire, nella filosofia classica, pensato

    secondo l'immagine del ciclo: tutto ritorna, niente di veramente nuovo si produce. Un esempio (certo non ilpi significativo, in quanto derivato da teorie di altri e applicato solamente al campo delle istituzioni, macomunque a mio parere il pi calzante allinterno del programma svolto questanno) di questa concezioneciclica del divenire pu essere considerata la teoria dell dello storico Polibio (II sec. a.C.)

    La convinzione di una necessit dellaccadere determinata da volont e leggi superiori. Ecco che alloraanche formulazioni che esaltino le capacit e i progressi delle delluomo si trovano a tener conto di unnecessario destino che trascende le possibilit e la comprensione delluomo ( il caso del PrometeoIncatenatodi Eschilo) o di leggi morali superiori che ne limitino lagire ( il caso del 1 stasimo dellAntigonedi Sofocle)

    Eschilo, Prometeo Incatenato (456 a.C.?)

    Nella tragedia il Titano ribelle appare come protagonista positivo della vicenda, in quanto assurge al ruolo dieroico difensore del genere umano di fronte allonnipotente dominio di Zeus (presentato come un despotaassoluto e malvagio, ragione che fa sospettare la paternit eschilea della tragedia), che rifiuta di concedereallumanit la via del progresso.

    Il coro delle Oceanine e il Titano Oceano richiamano inutilmente Prometeo a un comportamento rispettosodegli dei. Allinterno del coro c una contrapposizione tra ossequio alle leggi di Zeus e partecipazione allasofferenza del Titano: spia preziosissima per individuare il messaggio che Eschilo intendeva proporre al suopubblico. Egli convoglia tutta la simpatia dello spettatore su Prometeo sofferente, ma attraverso la pietasdel

    coro insinua il richiamo a una condizione umana che comunque non pi quella delloro e che richiede, sullalinea di Esiodo, laccettazione del mondo cos com, con i condizionamenti naturali e i limiti oggettivi che sipongono quotidianamente al vivere delluomo e che fanno parte dellordine stabilito da Zeus.

    Nel periodo tra 700 e 800 la figura di Prometeo diventer il simbolo della lotta delluomo per la sua dignit(si veda ad esempio il Prometeus Unbound di P.B.Shelley , che si conclude con la disfatta di Zeus elesaltazione del Titano).

    Eschilo invece brucia in partenza quella che sar la visione libertaria del mito cara ai romantici: in tutto il suoteatro, muovendo dal riconoscimento della realt, egli cerca di fondare un ordine di giustizia entro il quale leantiche forze primordiali e i loro rappresentanti, dalle Erinni al benefattore Prometeo, restino operanti masubordinate, presenti e tuttavia marginali rispetto a un perno che abbia il suo punto di riferimento in Zeustutore di . E attraverso il dolore che luomo impara ( ) a operare le sue scelte con saggezza

    e apprende i limiti entro i quali definire s stesso:te/xnh d/ a)na/gxhj a)sqeneste/ra (v.514)

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    "la conoscenza tecnica di molto pi debole del destino"

    Sofocle,Antigone (442 a.C.) - Il 1 stasimo

    I vv. 436-506 del Prometeo Incatenato contenevano una concezione di progresso umano come cresceredelle competenze tecniche. Un passo analogo il primo stasimo dellAntigonedi Sofocle.

    Uno dei significati sottesi allAntigone la condanna del senso di orgogliosa certezza e onnipotenza chepervade i pensieri e le azioni degli uomini, quando si ritengono potenti, offuscando in loro la consapevolezzadel destino effimero e del limite imposto dagli dei come invalicabile (cfr. anche la)gw/n tra Antigone eCreonte sul umano/divino). Lesplicitazione di questo motivo tematico affidata al celebre 1 stasimo:una guardia ha riferito che qualcuno ha disubbedito allordine di Creonte coprendo di polvere il cadavere diPolinice. Il coro degli anziani, sbigottito dallardire del fatto, tesse lelogio appassionato dellintelligenza edella capacit inventiva delluomo, esprimendone lambigua valenza con laggettivo (meraviglioso e

    terribile):

    polla\ ta\ deina\ kou)de\n a)n-

    qro/pou deino/teron pe/lei

    "Molte sono le realt eccezionali, ma nulla pi eccezinale dell'uomo"

    Con la sua intelligenza luomo ha escogitato il modo di solcare il mare e di coltivare la terra; con inventiva( 9/) ha appreso a cacciare gli animali terrestri e marini e ha posto al suo servizio ilbestiame domestico, cavalli e tori; ha sviluppato la parola, il pensiero, la capacit di difendersi dalle insidiedella natura, provvisto di espedienti per ogni evenienza (); mai sprovveduto () va incontro al futuro. Soltanto alla morte non riesce a sfuggire, ma alle malattie sa opporrerimedi. Lesaltazione dellintelligenza delluomo si chiude con una valutazione sul piano etico: questa genialit

    inventiva, che si esprime in trovate tecniche sempre nuove e inattese, non unicamente e indistintamentepositiva, perch si volge ora al male ora al bene. Chi rispetta le leggi della terra e la giustizia inviolabiledegli dei molto onorato nella sua citt (), indegno nella citt () chi a causa dellorgoglionon segue il bene.

    Il richiamo alla moralit sociale del progresso umano va letto come risposta a una concreta esigenzadellAtene del tempo, in cui gli sviluppi intellettuali e le trasformazioni culturali in atto preannunziavano lamessa in discussione dei valori e la crisi dei criteri etici tradizionali. Una interpretazione umanistica delprogresso doveva essere diffusa ad Atene nella seconda met del V secolo, frutto dellaffermazione delrelativismo dei valori etici propugnato dai sofisti.

    Sofocle, facendo propria una tale prospettiva razionalistica, ne vuole indubbiamente mostrare i limiti: il poetanon nega la positivit del progresso, ma vuole insegnare che esso non deve essere indifferente ai valori eticie religiosi.

    Luomo pu scegliere il bene o il male, la pietaso lempiet, e la sua scelta condiziona la sorte della citt.

    La svolta dellEt Moderna e Contemporanea

    Una novit rispetto al pensiero classico viene dal cristianesimo, per il quale l'avvento del Cristo rompe lacircolarit del tempo e distende su di una retta il destino dell'uomo, con un finale di redenzione (concezionequesta ereditata dall'ebraismo). La visione del cristianesimo medioevale sui destini ultimi delluomo

    comunque escluse generalmente lidea di un mondo terreno in corsa verso la perfezione; questaapparteneva al mondo ultraterreno cui avrebbero avuto accesso, anima e corpo, gli uomini in grazia di Dio,dopo la catastrofe della fine dei tempi. E per vero che tale nuova concezione racchiude in nuce un aspettofondamentale della concezione moderna del progresso: la nozione teleologica di futuro come "orizzonte

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    temporale di un fine determinato".

    Il senso del necessario progresso intrinseco alla storia si fa invece decisamente strada nel Rinascimento. GiGiordano Bruno (Cena delle Ceneri) riconobbe nell'astronomia copernicana il segno della maturit raggiuntadai moderni rispetto agli antichi. Ma si deve a Francis Bacon la prima formulazione di unidea di progresso,concepita come risultato di un sapere che cresce nel tempo (veritas filia temporis), in virtfondamentalmente dellaccumulazione delle conoscenze scientifiche che accrescono il potere delluomo sulmondo. di Bacone (Novum Organum Scientiarum) laffermazione famosa che la vecchiezza del mondo vaattribuita ai nostri tempi e non a quella giovinezza del mondo che fu presso gli antichi [] come da un uomoanziano possiamo aspettarci una conoscenza molto maggiore delle cose umane e un pi maturo giudizio chenon da un giovane. Il concetto fu ripreso pressoch negli stessi termini da Pascal, per il quale quelli chenoi chiamiamo antichi... formavano l'infanzia degli uomini. Tra 500 e 600 il concetto del progresso comunque per lo pi attribuito al piano teoretico: crescono le nozioni delluomo, ma non detto che siperfezioni il suo animo.

    La decisa estensione del concetto di progresso anche alla sfera etica invece opera precipuadellilluminismo settecentesco, convinto che la liberazione delluomo dai suoi errori teorici e dalle suesuperstizioni dogmatiche sia di necessit anche un affrancamento dalle cause della sua inferiorit morale(giusto=razionale e connubio etico-teoretico Audes scire): il progresso si afferma come criterio diinterpretazione globale della storia dellumanit. Da allora la maggior parte degli indirizzi culturali e filosofici

    di rilievo presentano un'impronta storicista e coltivano l'idea della progressivit sia del sapere che dellecondizioni umane. Il concetto di progresso poi si differenzier in due varianti antitetiche, illuministica eromantica, cui possono essere ricondotte tutte le moderne filosofie della storia.

    (1) La concezione illuministica intende il progresso come perfettibilit indefinita, dipendente dall'uomo. Essariconosce il carattere problematico delle conquiste realizzate dall'umanit, e vede nel progresso unapossibilit che richiede di essere attuata mediante l'opera degli uomini. Da questo punto di vista il processostorico comprende anche

    periodi di regresso e di decadenza. Sta all'uomo liberare la ragione dalle tenebre e dai condizionamenti chela limitano, affinch essa possa rischiarare il suo cammino. Il progresso, quindi, secondo l'illuminismo, qualcosa di soltanto possibile.

    (2) Per la concezione idealistico-romantica invece il progresso necessario, iscritto nella vicenda delle cose,

    e la conservazione del patrimonio acquisito dallumanit automatico. La serie cronologica degli eventi quindi contraddistinta da un incremento costante di valore: ogni periodo di apparente regresso rappresentala condizione indispensabile di un ulteriore progresso. In tale maniera la successione degli avvenimenti, e diconseguenza anche il progresso, opera non pi degli uomini, ma di un principio assoluto che governadall'interno la storia (e comunque accertabile dal pensiero umano). Non indispensabile che il concetto dellastoria come ordine provvidenziale si fondi sulla credenza in una provvidenza, immanente o trascendente, dinatura divina. "Ordine provvidenziale" significa "ordine necessario e perfetto" e un ordine siffatto riconosciuto proprio della storia anche da dottrine che negano il concetto religioso della provvidenza, come ilpositivismo e il marxismo.

    chiaro che da queste due concezioni del progresso discende un diverso atteggiamento nei confronti dellastoria. Il riconoscimento del carattere problematico del progresso esige una valutazione del processo storicoe delle sue varie direzioni e fasi; l'affermazione della necessit del progresso implica invece unagiustificazione integrale della storia.

    Ottocento: lottimismo metafisico

    Delle idee e dellimpegno degli illuministi sul fronte del progresso, lOttocento accoglie e accentua ilfondamentale ottimismo, ma ne lascia generalmente cadere i motivi di maggior problematicit, come quellipi legati alla consapevolezza della necessit dellimpegno umano per la sua realizzazione. In questo senso,nel clima di tensione intellettuale ed emotiva verso valori e certezze assolute del romanticismo, la filosofiadella storia dellepoca assume un carattere di certezza metafisica che conferisce alla nozione di progresso irequisiti della necessit e della prevedibilit. Su questo comune connotato si sviluppano peraltro almeno trefondamentali indirizzi divergenti: lidealismo, il positivismo, e il materialismo storico.

    Lidealismo romantico

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    Rispetto a un piano provvidenziale, pur infallibile e necessario, di per s imperscrutabile dal punto di vistareligioso, lidealismo tedesco costituisce al tempo stesso un superamento e un ritorno a una concezione dellaragione come principio fondamentale di conoscenza e verit, in particolare in Hegel (1770-1831), dove nonc differenza tra realt e ragione (tutto ci che reale razionale, e viceversa). Su questo principio Hegelcostru il pi sistematico ed esaustivo sforzo di interpretazione della Storia, in termini di progresso assoluto enecessario, che sia mai stato realizzato. Alla ragione umana e problematica degli illuministi egli sostituiscelidea di una Ragione assoluta e universale, di cui tutta la Storia autorealizzazione e automanifestazione,

    attraverso un progresso che si realizza per successivi stadi secondo il meccanismo dialettico tesi-antitesi-sintesi. Di questa Ragione, motore e realt della Storia, sono di conseguenza compartecipi la ragioneumana individuale e la ragione collettiva (lethos) dei popoli, in misura via via pi consapevole, fino adidentificarsi completamente al culmine del progresso storico, necessariamente coincidente con legemoniadello Stato (che Hegel identific con la nazione tedesca), in cui si realizza lespressione compiuta dellaRagione nello stadio supremo della filosofia.

    Il materialismo storico

    Karl H.Marx (1818-1883) condivide sostanzialmente lottimismo metafisico di Hegel e lidea di una storianecessariamente diretta al progresso e razionalmente (o, meglio, scientificamente) prevedibile, ma nerovescia la premessa fondamentale: la realt materiale per Hegel soltanto il riflesso opaco della ragione,per Marx il pensiero, le ideologie, sono il riflesso delle condizioni materiali. Di conseguenza non nella ragioneastratta, ma nei concreti rapporti di produzione, che determinano le condizioni materiali di vita e lavoro degliuomini, sta il motore della storia. Il materialismo storico di Marx si contrappone altrettanto nettamente almaterialismo giudicato dogmatico del positivismo: per il positivismo infatti il progresso frutto dellaprogressiva evoluzione tecnico-scientifica, Marx invece interpreta la storia come una sequenza di stadisuccessivi determinata dalla dialettica della lotta di classe che raggiunge necessariamente uno sboccorivoluzionario. Durante la storia si troverebbero a confronto classi e strati sociali che, in quanto portatori diinteressi determinati, avrebbero un ruolo storico, politico e civile o"progressivo" o"conservatore". Il conflittopolitico e sociale si insedierebbe, quindi, tra classi che tenderebbero irrimediabilmente e univocamente versoil "progresso" e altre che tenderebbero verso la "conservazione". Determinante dunque la lotta di classe, inquanto non solo rende manifesti gli effettivi meccanismi della storia, ma svela la natura mistificatoria delleideologie con cui le classi dominanti giustificano il loro potere e rende consapevoli gli oppressi del proprio

    ruolo rivoluzionario.In questa chiave Marx ne Il Capitale interpret la societ industriale capitalista (storicamente destinata allacrisi) in termini di conflitto tra capitale e lavoro, contrapponendo il capitalista, detentore dei mezzi diproduzione (capitali, macchine e officine), al proletario (padrone cio soltanto della propria prole), costrettoa vendere la forza delle proprie braccia per sopravvivere, e privato di una quota crescente del valore del suolavoro: il profitto o plus-valore. Perci Marx ritenne inevitabile la rivoluzione proletaria diretta ad abolire lapropriet privata e a socializzare i mezzi di produzione fino alla instaurazione, attraverso la fase intermediadella dittatura del proletariato, della societ comunista, nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarcondizione del libero sviluppo di tutti: stadio finale della dialettica storica (Manifesto del Partito Comunista).

    Il positivismo

    Il pensiero positivista, che riflette e accompagna laffermazione dellorganizzazione tecnico-produttiva dellasociet industriale, caratterizzato da un ottimismo metafisico di tuttaltro tipo. Esso eredita il motivo pischiettamente baconiano e illuministico della liberazione dell'umanit per virt del progresso scientifico,esaltandone romanticamente la funzione messianica di guida unica e certa in ogni campo del pensiero edella vita individuale e sociale. La scienza, per i maggiori esponenti del positivismo una garanzia infallibileper la fondazione di un nuovo ordine sociale, morale e religioso. Comte (1798-1857), il padre dellasociologia, nel suo Corso di Filosofia Positivaelabora una filosofia della storia fondata sulla famosa legge deitre stati - teologico, metafisico e scientifico attraverso cui passa la storia delluomo e in cui prima o poiqualunque branca della conoscenza umana destinata a entrare, e preconizza la necessaria realizzazione diuna societ perfetta integralmente basata sui principi della scienza (tecnocrazia).

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    Il Verismo di Giovanni Verga Il Ciclo dei Vinti

    C una stretta dipendenza tra la letteratura verista, il Naturalismo francese e il Positivismo: il Naturalismofrancese (diffuso dal 1870 circa) eredita dal Positivismo la convinzione del primato delle scienze e il concetto-cardine che ogni disciplina dunque anche larte- sia un organismo regolato da leggi socio-ambientali. Se nedesume un tipo di narrativa incentrata sul romanzo-documento-inchiesta, in cui il narratore assimilato alloscienziato, impegnato in una fredda e obiettiva descrizione del reale e del meccanismo che governa fatti,

    comportamenti e relazioni umane. Emile Zola (1840-1902), il maggior naturalista francese, autore inparticolare del vasto ciclo dei Rougon Macquart (minuziosa indagine, in una ventina di romanzi, di unepocae di una societ: la Parigi del secondo impero), viene reso noto in Italia tempestivamente determinando lanascita di quello che sar il Verismo italiano.

    Giovanni Verga (1840-1922), il capofila del Verismo, laudace elaboratore (dopo una serie di romanziborghesi e sentimentali) del canone dellimpersonalit: cio la fedelt al documento umano e al precettoche la mano dellartista sembri assolutamente invisibile, tanto che lopera darte risulti quasi essersi fatta das. Il decennio pi fecondo del lavoro di Verga si colloca tra 1879 (le novelle Vita dei Campi) e 1889(Mastro-don Gesualdo), con la tappa saliente dei Malavoglia(1881), il testo stilisticamente pi rivoluzionario,che dalla scelta-chiave dellimpersonalit fa derivare una serie di sapienti tecniche formali tra loro correlate.

    Ad esempio lartificio della regressione, con ladozione del narratore popolare, posto allo stesso livelloculturale dei pescatori siciliani rappresentati, che filtra lintera vicenda; lutilizzo del discorso indiretto libero

    (erlebte Rede); labilissima dialettalit raggiunta dallinterno, escludendo cio linserzione meccanica,superficiale, folkloristica di termini e locuzioni direttamente dialettali. I Malavoglia, storia di una sfortunatafamiglia di poveri pescatori di Aci Trezza, doveva essere il primo quadro di un ciclo di romanzi intitolato Ivinti(i successivi avrebbero dovuto essere Mastro-don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni,L'uomo di lusso), destinato a tracciare, secondo il modello offerto dai naturalisti francesi, un vasto affrescodella societ contemporanea. Il programma (che si arrest in realt al secondo romanzo, il pi tradizionaleMastro-don Gesualdo) rispondeva a una precisa concezione, secondo la quale non era messo in discussioneil mito ottocentesco del progresso, ma l'interesse si volgeva ai deboli che restano per via, ai fiacchi che silasciano sorpassare dall'onda per finire pi presto. Gi il terzo romanzo tuttavia rimase allo stadio ditentativo. Affrontando di nuovo la societ aristocratica e borghese il romanziere avrebbe in effetti rimesso indiscussione non solo la sua poetica ma i risultati pi sicuri della sua stessa poesia, e persino quellostrumento geniale della sua arte che consiste nella lingua, ormai decisamente lontana dai moduli fiorentini e

    manzoniani, e ricalcata sulla parlata siciliana non tanto per certo colorito lessicale quanto per la sintassisnodata e franta che, senza indulgere al gusto del folkloristico e del dialettale, riproduce il modod'interpretare la realt proprio dell'animo popolare.

    Contro lIdea di Progresso

    Lidea di progresso ebbe i suoi oppositori anche nei momenti storici in cui maggiore era il suo peso in ambitofilosofico. La cultura romantica si divise tra lottimismo metafisico degli idealisti e un radicale pessimismo:contro lidentit hegeliana di ragione e realt, Schopenhauer (1788-1860) nella sua opera Il Mondo comeVolont e Rappresentazione sostenne che i fenomeni sensibili sono soltanto una rappresentazione illusoriadella realt (il velo di maya), diretti a nasconderne la vera natura intimamente irrazionale che egli identificain una volont vitale quanto cieca, che condanna la vita umana a oscillare tra noia e dolore, ed indica nellacompassione e nellascesi la sola via di salvazione.

    Il pessimismo anche motivo ispiratore fondamentale della visione del mondo e dellespressione poetica diLeopardi, per il quale i progressi della ragione e lo spegnimento delle illusioni producono la barbarie.

    Il pessimismo leopardiano Le magnifiche sorti e progressive de La Ginestra

    Nella sua ultima stagione poetica Giacomo Leopardi (1798-1837), dopo il nuovo abbandono di Recanati e ilritorno a Firenze, avverte presto la distanza che lo separa da uomini e idee a suo giudizio ingenuamenteottimistiche e fiduciose, trincerandosi dietro una barriera invalicabile e maturando il proprio risentito distacco

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    dalle parole dordine risorgimentali. Il suo atteggiamento distaccato, le sue stesse convinzioni ideali cheormai le Operette moraliin particolare avevano reso di pubblico dominio trovano riscontro nella Palinodia almarchese Gino Capponi(1835), che testimonia linsofferenza, sempre pi acuta, per le nuove utopiecoltivate con cieca convinzione, del tutto incompatibili con la sua concezione del mondo, di segnodiametralmente opposto.

    Leopardi mantiene un costante riferimento a una tradizione di pensiero laica, materialista, settecentesca; ilsuo pessimismo (che nasce dalla constatazione della vanit di ogni illusione e di ogni valore, e dalla tragicitdella condizione delluomo) lo porta alle soglie del pi radicale nichilismo, trovando uno sbocco positivosolo nella Ginestrae nella suapoetica eroica: la consapevole, solitaria contrapposizione del poeta alle ideedominanti del suo tempo. La severa coscienza del proprio rifiuto di ogni compromesso vilmente ottimistico siallarga in uninvocazione filantropica percorsa dall'esigenza di solidariet umana: nel titanico confronto tra gliuomini cha ardiscano a levare gli occhi alla verit e la Natura il vincitore luomo, poich solo lui capace di

    vero amor. Il poeta riscopre e si rivolge a quellumanit viva, presente e sofferente che solo in questultimastagione sembra affacciarsi allorizzonte della sua poesia. Dal mondo dei chiusi affetti e illusioni giovaniliLeopardi definitivamente uscito, e mostra di dividere con i suoi simili il peso delle contraddizioni umane,che vede incarnate nei miti del suo secolo, negli eventi della storia contemporanea.

    La Ginestraviene composta a Torre del Greco nella primavera del 1836 e pubblicata postuma nell'edizionedei Canti del 1845 quale ultimo componimento, probabilmente secondo la volont del poeta. Il fervore

    polemico leopardiano, rifiutante ogni ideale di progresso e ogni compromesso vilmente ottimistico, si allargaqui in una meditazione percorsa da accenti di solidariet umana: nella lotta contro la Natura e il Fatol'odorata ginestra, contenta dei deserti assurge a simbolo dell'accettazione consapevole e coraggiosa, privadi ogni superbia e vano orgoglio, della dolorosa condizione del vivere.

    Il tema delle rovine, della catastrofe tellurica o vulcanica (frequente nella poesia settecentesca), assume lafunzione di mettere in crisi la concezione ottimistica nei lumi e la fiducia nel progresso, rivelando le insidietemibilissime e incontrollabili della natura. Un motivo centrale del canto la polemica contro le utopieprogressiste del secolo: [vv.111-116] si tratta di una rivelazione(limpotenza, linfelicit e la nullit delluomonelluniverso) totalmente negativa, e che viene a colpire non solo lo spiritualismo ottocentesco, ma (lotestimoniano del resto infiniti altri luoghi dellopera leopardiana) qualsiasi forma di vana e folle superbiaantropocentrica, laica o religiosa, umanistica o teologica o metafisica, insomma qualsiasi verit positiva.

    Il canto orchestra e fonde due registri in apparenza divergenti: quello satirico e quello lirico, linvettiva controgli uomini che hanno preferito le tenebre alla luce e la poesia del fiore che nasce sopra il vulcano: la verit, ilcoraggio, la piet che levano la loro voce sopra il deserto delle miserie umane.

    La crisi novecentesca dellidea di progresso

    Nel 900 le argomentazioni contrarie poggiano generalmente sulla negazione dellidentit tra progresso eragione e del legame necessario fra progresso della conoscenza e progresso reale dell'umanit. Leconfutazioni sono state sia pratiche e quindi sotto gli occhi di tutti (specialmente gli orrori delle due Guerre

    Mondiali: il Lager, il Gulag, Hiroshima) che teoriche. Si pensi alle filosofie esistenzialiste dellantiscientificoHeidegger (1889-1976) o dellantiscientista Jaspers (1883-1969), o alla critica popperiana del neo-positivismo. Popper (1902-1994), il pi importante epistemologo del secolo XX, nella sua opera La Ricercanon ha Finemette in evidenza lunione di forza e debolezza che costituisce il pensiero filosofico: una teoriascientifica vera quando falsificabile (non quando verificabile come pensavano i neo-positivisti!), la forzadella scienza sta nella sua debolezza, che le permette di progredire allinfinito con sempre nuove teorie.

    Ma nonostante questo la fede nel mito del progresso e latteggiamento positivista e scientista sono arrivatifino ai giorni nostri, diffondendosi talora palesemente talora nascostamente a livello sia di massa che non.Un esempio attuale pu essere il dibattito riguardo la globalizzazione, processo che postulando lidea diprogresso si propone come indispensabile al suo perseguimento, e che vede in sostenitori e oppositori laripresa di alcune delle posizioni sul progresso elaborate dalluomo nel corso della storia.

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    La Globalizzazione: il prossimo passo?

    La globalizzazione lespansione su scala mondiale dei meccanismi di libero scambio tipici delle societcapitalistiche : secondo i suoi sostenitori, portatrice di maggior ricchezza alle nazioni industrializzate e disviluppo ai Paesi arretrati. Secondo i detrattori porta invece a eccessivi profitti per le grandi aziende e allosfruttamento dei lavoratori nei paesi poveri. Ma tale processo di integrazione interessa s le economie, ma

    anche lambiente, le culture, il costume e la vita sull'intero pianetaTra i maggiori teorici della necessit di ampliare a tutto il pianeta il sistema di libero scambio e leconomia dimercato furono tra la fine degli anni 70 e linizio degli anni 80 gli economisti della scuola di Chicago, icosiddetti Chicago Boys seguaci del professor Milton Friedman, premio Nobel per leconomia e ispiratoredelle politiche economiche di Ronald Reagan (presidente degli USA dal 1981 al 1989). La loro ricettaeconomica consiste in tagli alle tasse e alla spesa pubblica e nella liberalizzazione dei commerci.

    La caduta del Muro di Berlino nell89 segna la fine del mondo bipolare e quindi laffermazione delleconomiadi mercato, che diventa il fattore unificante tra Paesi che fino ad allora avevano sistemi economiciradicalmente diversi.

    Anche la Cina, dove ancora al potere il Partito Comunista, ha scelto una storica apertura alleconomia dimercato.

    Il vertice di Singapore del 1996 segna una tappa importante nel rafforzamento dellOrganizzazione mondialedel commercio: il primo summit ministeriale. I titolari del Commercio, degli Esteri, delle Finanze edellAgricoltura degli oltre 120 paesi dellorganizzazione fanno il punto sui primi due anni della Wto,stabilendo di tornare a incontrarsi con cadenza biennale. Un capitolo straordinario dei colloqui riguarda laliberalizzazione dei prodotti informatici e le telecomunicazioni.

    In occasione della conferenza ministeriale dellOmc (Organizzazione mondiale del commercio) del novembre1999 decine di migliaia di manifestanti invadono Seattle costringendo le autorit cittadine a dichiarare ilcoprifuoco e determinando il fallimento del vertice. Da quellesperienza nasce il cosiddetto popolo diSeattle.

    Nel gennaio 2000 a Davos (Svizzera) il Wef (World economic forum) viene contestato da migliaia di

    manifestanti. Fra loro anche Jos Bov, il contadino francese diventato uno dei leader della protesta. Inalcuni punti della cittadina elvetica vengono presi di mira i fast food della catena McDonalds e si verificanoincidenti tra le forze dellordine e i manifestanti. E il debutto europeo della variegato movimento nato unpaio di mesi prima durante la contestazione di Seattle.

    Altre manifestazioni si sono verificate poi a Praga, Nizza, Quebec City, Goteborg.

    La protesta: il Popolo di Seattle

    Ci sono gli anarchici dellOregon che vivono come i primitivi, e gli intellettuali francesi di Le mondediplomatique. In mezzo ambientalisti, zapatisti, sindacalisti, anarchici, ragazzi dei centri sociali, giovanicattolici impegnati per la cancellazione del debito dei Paesi poveri. E il popolo di Seattle, composto anche

    da chi nella citt americana non c mai stato, e che magari non si riconosce in questa definizione. Tutto cominciato da l, dai quattro giorni di barricate, fumogeni e assalti intorno alla terza conferenza ministerialedellOmc. Ma adesso gli avversari della globalizzazione hanno volti sempre pi diversi tra loro: unmovimento che non tende allunit, ma converge verso un unico nemico, la globalizzazione. Il terreno dellaprotesta va dallannullamento del debito dei Paesi poveri, alla lotta contro il Wto, alla lotta contro laspeculazione, al movimento a favore della tassazione sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax,dal nome delleconomista americano che per primo lha proposta), alla salvaguardia dellambiente.

    Interpretazioni della Globalizzazione

    "Nel bene e nel male, siamo catapultati in un ordine globale che nessuno comprende del tutto, ma che staestendendo i suoi effetti su tutti noi". Cos il sociologo inglese Giddens parlando della globalizzazione,

    processo di vastissima portata caratterizzato da tensioni, contraddizioni e ambivalenze che genera effettirilevanti sia positivi che negativi in ogni ambito della vita quotidiana.

    Le innovazioni tecnico-produttive e le attivit economiche non si sviluppano nel vuoto, ma nel pieno della

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    vita, allinterno di culture, societ e tradizioni, in sostanza nella storia. Per comprendere la globalizzazionedunque bisogna tener conto delle complicazioni sociali, culturali ed ecologiche che a unanalisi meramenteeconomica apparirebbero semplici.

    Proprio per questa sua caratteristica di universalit il dibattito riguardo la globalizzazione cos vivace econtroverso e vede tra oppositori e sostenitori un fronte amplissimo di posizioni, da quelle piintellettualmente ingenue (che cadono nella prima trappola della globalizzazione, il riduzionismosemplificatore) a quelle che pi sottilmente cercano di esaminare questo processo valutandolo in modocritico.

    Un chiaro esempio di fondamentalismo il punto di vista dei liberisti estremi (posizione molto vicina apositivismo e neo-positivismo sia per tesi che per diffusione nella cultura di massa contemporanea) che,riducendo la globalizzazione a un processo puramente tecnologico in linea con la logica del progressotecnico-scientifico, considerano le sue ulteriori dimensioni (ecologiche, sociali, politiche, culturali,) comesemplici conseguenze di questo progresso necessario e totale. Secondo questo punto di vistaunilateralmente affermativo opporsi al processo di globalizzazione sarebbe non solo impossibile, maaddirittura ridicolo o patetico.

    La posizione opposta quella dei globalofobi (secondo una definizione del presidente messicano Zedillo),che Beck definisce un protezionismo verde, nero o rosso: si tratta di tesi fondamentalmente riduzioniste alivello intellettuale e tradizionaliste sul piano affettivo.

    Con protezionismo verde si vuole indicare quella posizione che individua nella tecnoscienza la responsabileultima delloblio dellessere e che teme la sottomissione e la distruzione della natura e dellambiente.

    Secondo il protezionismo nero e rosso (varianti pi rudi) invece sarebbero in atto un complottointernazionale finalizzato allo sradicamento del rude popolo padano, carinziano o francese che sia o un pianocapitalistico per abbattere in tutti i Paesi le conquiste della classe operaia.

    Tra i globalofobi possiamo inserire comunque anche le interessanti tesi sulla McDonalisation du mondedellantropologo francese Aris.

    Superficiali o semplicistiche sono a mio parere altre tesi quali quella secondo la quale non successo e nonsta succedendo niente o quella che afferma che la globalizzazione non sia altro che il capitalismo.

    Due punti di vista alternativi che per, rifiutando fondamentalismo e protezionismo, si collocano entrambiallinterno del campo delle argomentazioni che comprendono la globalizzazione in modo critico, senzademonizzarla n esaltarla ma cercando di dare ragione delle controverse implicazioni di questo processosono quelle di T.L.Friedman, giornalista americano fautore moderato del globalismo liberista, e U.Beck,sociologo tedesco sostenitore della necessit imprescindibile di distinguere gli ambiti.

    Per Friedman (a dir la verit abbastanza ambiguo) globalizzazione coincide con modernizzazione e conamericanizzazione, lesportazione del modello liberista e della cultura di massa americani: Friedman d perscontato che la propria forma di cultura (quella statunitense) sia la tappa suprema della modernizzazione. InEuropa invece si percepisce anche il valore culturale, cos il francese Beck, evitando sia il rifiuto dellamodernit sia una adesione acritica, sostiene la necessit di una distinzione tra globalizzazione e

    modernizzazione. Ormai la vita quotidiana si trova a confronto con la dimensione della mondialit, non si pi cittadini di un solo Paese [ricordiamo comunque che uno dei principali contraccolpi della globalizzazione

    il localismo]: il mondo interrelato e interdipendente, ma non bisogna confondere questa dimensioneplanetaria con lassunzione di modelli che privilegino solo il profitto come unica variabile del processo(esemplare la vicenda del protocollo di Kyoto). Compito della societ e della sociologia sar quello ditrovare un equilibrio di forze per evitare catastrofi ambientali e sociali; necessario assumereconsapevolmente il pericolo esistenziale insito nei nuovi orizzonti (secondo Beck la categoria fondamentaledella seconda modernit non il progresso, ma il rischio): il pensiero non deve coincidere con il calcolo dellapropria utilit individuale.

    Anche leconomista Rifkin sostanzialmente daccordo: tutto dipende da come sapremo bilanciare lacommercializzazione della cultura e quindi della vita e il mantenimento di tradizioni, di relazioni, di spaziculturali non mercificati: dobbiamo difendere le nostre storie. Non bisogna partire dalleconomia per arrivarealla cultura, bisogna fare il contrario.

    Indicazioni bibliografiche

    M.Citroni - F.E.Consolino - M.Labate - E.Narducci, Letteratura di Roma antica, Editori Laterza

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    F.Ferrari, Lalfabeto delle Muse(vol. II), Cappelli Editore

    Marchese Mancini Greco Assini, Stato e societ, La Nuova Italia

    F.Michelazzo A.Pieri P.Carrara, I classici greci(vol. I-II-III), Le Monnier

    W.Minella, Interpretazioni della globalizzazione

    F.Montanari, Storia della letteratura greca, Editori Laterza

    L.E.Rossi, Letteratura greca, Le Monnier

    C.Segre - C.Martignoni, Testi nella Storia(vol. 3-4), Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

    Il futuro gi qui(articolo a cura di Anais Ginori tratto da La Repubblica del 7-6-2001)

    Dizionario Enciclopedico Italiano, Istituto della Enciclopedia Italiana

    Enciclopedia Italiana Grolier

    Enciclopedia Multimediale Rizzoli-Larousse 2001