TERRA - quotidiano - 01/03/2011

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© SAMBUGARO/ANSA «Giù le mani dal solare» 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 3 0 1 Oggi il testo arriverà sul tavolo del governo, domani il voto. Il ministro dell’Ambiente assicura: «Manterremo gli impegni sia sulle energie pulite che sul nucleare». Zorzoli (Ises Italia): «È un colpo di mano frutto di pressioni esterne» Forza azzurri Oggi seconda edizione della Giornata dei migranti: scioperano i lavoratori stranieri. Sullo sfondo, le rivoluzioni nordafricane e le proteste nei Cie italiani Energia Protesta delle associazioni ambientaliste e delle imprese di settore contro il decreto che affossa le fonti rinnovabili Diritti De Pascale a pagina 2 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Anno VI - n. 50 - martedì 1 marzo 2011 - E 1,00 Nordest Le aziende venete e l’export in Libia; Rogodilibri, tutti contro la censura pagine 8 e 9 Tripoli in mano a Muammar Gheddafi, salvo qualche spora- dico corteo nel centro e il resto del Paese nelle mani dell’opposi- zione. È questa la situazione in cui versa la Libia ormai da gior- ni, dopo che il “governo di Tran- sizione” autonominatosi a Ben- gasi ha esteso il controllo pra- ticamente a tutte le principali città, fino a qualche chilometro dalla capitale, che tuttora resiste alle marce e ai tentativi di “libe- razione”. Intanto, Europa e Usa continuano a ventilare l’ipote- si di un intervento armato che deponga con la forza Gheddafi, un’azione che lo stesso governo di Transizione ha nettamente ri- fiutato ieri. Annalena Di Giovanni Segue a pagina 7 Invitato all’esilio, il Colonnello non lascia Tripoli Libia Uranio impoverito Dalle città Oscar 5 Oggi i risultati delle analisi sui sequestri nel poligono di Quirra in Sardegna. Proseguono le indagini. Chiesto il blocco dei test 10-11 Milano: parte la propaganda del Pdl sugli immigrati. Napoli: giù le mani dal Parco dei divertimenti di Edenlandia 12 Da Colin Firth a Natalie Portman. A Hollywood sbarcano tessuti ecologici e grande attenzione alle tematiche green Alcide Berloffa, uomo del dialogo e della convivenza Servizi a pagina 3 Alto Adige Marco Boato nnus horribilis questo che si è concluso venerdì 25, a cavallo tra il febbraio 2010 e il febbraio 2011, con la morte di Alcide Berloffa, cioè dell’ultimo protagonista storico altoatesino (an- che se trentino di nascita) dell’autonomia del “Pacchetto” del 1969 e del secondo Statuto speciale del 1972, fino alla “quietanza liberatoria” da parte dell’Austria nel 1992, a conclusione della “vertenza sudtiro- lese” che si era aperta all’Onu nel 1960 e 1961. Nell’arco di dodici mesi esatti se ne sono andati tutti i principali protagonisti – collocati an- che su schieramenti opposti – di una vicenda politica epocale, che ha completamente ridisegnato gli assetti istituzionali e costituzionali dell’Autonomia sudtirolese (ma anche trentina, essendo unico lo Sta- tuto speciale per la Regione). A Segue a pagina 15 Milioni di donne e uomini, gra- zie ai quali il Paese va avanti, og- gi manifestano. O almeno do- vrebbero. In realtà probabilmen- te gran parte di loro continuerà a fare quello che fa tutti i giorni: lavorare. Molto e per pochi sol- di, di solito. È una presenza silen- ziosa ma ormai ineludibile quel- la dei “nuovi italiani”. Ce n’è alme- no uno in ogni famiglia, azienda, associazione, piazza e sogno di questo bizarro Paese. Sui migran- ti, il loro ruolo, le loro ragioni, le loro storie e le loro identità, Ter- ra ha sempre scritto moltissimo. È l’unico argomento che eguaglia i temi “eco”. I motivi sono vari. Il primo è che se le migrazioni so- no certo una caratteristica della storia umana, il secolo che è ini- ziato vedrà grandi esodi per cau- se economiche ed ambientali. La nostra gestione fallimentare del pianeta, in particolare sui fron- ti della giustizia economica e dei cambiamenti climatici, spinge- rà centinaia di milioni di esseri umani a raccogliere i loro pochi averi e mettersi in viaggio. È assai probabile che in seguito al com- plesso processo rivoluzionario in corso in nord Africa l’Italia subi- sca presto una ondata senza pre- cedenti di migranti. Il secondo motivo è che l’arri- vo massiccio di persone prove- nienti da luoghi e culture diversi ha messo, e metterà ancora, alla prova il grado di civiltà del nostro Paese. Il grande afflusso degli an- ni ‘90 ha determinato l’ascesa e il radicamento di una forza populi- sta e xenofoba come la Lega. La quale, per perseguire il suo delirio isolazionista, ha sostenuto Berlu- sconi garantendone la longevità politica. I rivoluzionari verdi del- la cassola hanno sdoganato, die- tro il paravento del federalismo, il razzismo anche nella parla- ta quotidiana. La risposta è sta- ta cioè largamente “regressiva”. Il fronte progressista e civile ha “su- bito” l’affondo. L’idea “storica” di uguaglianza ha vacillato perchè il discorso pubblico non è riusci- to a fare proprie le acquisizioni scientifiche e culturali che parla- no di “uguale ma diverso”. O a fare propria l’idea che i migranti, oggi, arrivano in soccorso al benefico e salutare calo della natalità nei Pa- esi ricchi. Su questo terreno pro- babilmente si giocheranno anche le prossime elezioni. È tempo di attrezzarsi. Luca Bonaccorsi SIAMO TUTTI MIGRANTI Primo Marzo

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Oggi il testo arriverà sul tavolo del governo, domani il voto. Il ministro dell’Ambiente assicura: «Manterremo gli impegni sia sulle energie pulite che sul nucleare». Zorzoli (Ises Italia): «È un colpo di mano frutto di pressioni esterne»

Forza azzurriOggi seconda edizione della Giornata dei migranti: scioperano i lavoratori stranieri. Sullo sfondo, le rivoluzioni nordafricane e le proteste nei Cie italiani

Energia Protesta delle associazioni ambientaliste e delle imprese di settore contro il decreto che affossa le fonti rinnovabili

Diritti

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Anno VI - n. 50 - martedì 1 marzo 2011 - E 1,00

NordestLe aziende venete e l’export in Libia; Rogodilibri, tutticontro la censura

pagine 8 e 9

Tripoli in mano a Muammar Gheddafi, salvo qualche spora-dico corteo nel centro e il resto del Paese nelle mani dell’opposi-zione. È questa la situazione in cui versa la Libia ormai da gior-ni, dopo che il “governo di Tran-sizione” autonominatosi a Ben-gasi ha esteso il controllo pra-ticamente a tutte le principali città, fino a qualche chilometro dalla capitale, che tuttora resiste alle marce e ai tentativi di “libe-razione”. Intanto, Europa e Usa continuano a ventilare l’ipote-si di un intervento armato che deponga con la forza Gheddafi, un’azione che lo stesso governo di Transizione ha nettamente ri-fiutato ieri.

Annalena Di Giovanni

Segue a pagina 7

Invitato all’esilio, il Colonnello non lascia Tripoli

Libia Uranio impoverito Dalle città Oscar5Oggi i risultati delle analisi sui sequestri nel poligono di Quirra in Sardegna. Proseguono le indagini. Chiesto il blocco dei test

10-11Milano: parte la propaganda del Pdl sugli immigrati.napoli: giù le mani dal Parco dei divertimenti di Edenlandia

12Da Colin Firth a natalie Portman. A Hollywood sbarcano tessuti ecologici e grande attenzione alle tematiche green

Alcide Berloffa,uomo del dialogo e della convivenza

Servizi a pagina 3

Alto AdigeMarco Boato

nnus horribilis questo che si è concluso venerdì 25, a cavallo tra il febbraio 2010 e il febbraio 2011, con la morte di Alcide Berloffa, cioè dell’ultimo protagonista storico altoatesino (an-

che se trentino di nascita) dell’autonomia del “Pacchetto” del 1969 e del secondo Statuto speciale del 1972, fino alla “quietanza liberatoria” da parte dell’Austria nel 1992, a conclusione della “vertenza sudtiro-lese” che si era aperta all’Onu nel 1960 e 1961. nell’arco di dodici mesi esatti se ne sono andati tutti i principali protagonisti – collocati an-che su schieramenti opposti – di una vicenda politica epocale, che ha completamente ridisegnato gli assetti istituzionali e costituzionali dell’Autonomia sudtirolese (ma anche trentina, essendo unico lo Sta-tuto speciale per la Regione).

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Milioni di donne e uomini, gra-zie ai quali il Paese va avanti, og-gi manifestano. O almeno do-vrebbero. In realtà probabilmen-te gran parte di loro continuerà a fare quello che fa tutti i giorni: lavorare. Molto e per pochi sol-di, di solito. È una presenza silen-ziosa ma ormai ineludibile quel-la dei “nuovi italiani”. Ce n’è alme-no uno in ogni famiglia, azienda, associazione, piazza e sogno di questo bizarro Paese. Sui migran-ti, il loro ruolo, le loro ragioni, le loro storie e le loro identità, Ter-ra ha sempre scritto moltissimo. È l’unico argomento che eguaglia i temi “eco”. I motivi sono vari. Il primo è che se le migrazioni so-no certo una caratteristica della storia umana, il secolo che è ini-ziato vedrà grandi esodi per cau-se economiche ed ambientali. La nostra gestione fallimentare del pianeta, in particolare sui fron-ti della giustizia economica e dei cambiamenti climatici, spinge-rà centinaia di milioni di esseri umani a raccogliere i loro pochi averi e mettersi in viaggio. È assai probabile che in seguito al com-plesso processo rivoluzionario in corso in nord Africa l’Italia subi-sca presto una ondata senza pre-cedenti di migranti. Il secondo motivo è che l’arri-vo massiccio di persone prove-nienti da luoghi e culture diversi ha messo, e metterà ancora, alla prova il grado di civiltà del nostro Paese. Il grande afflusso degli an-ni ‘90 ha determinato l’ascesa e il radicamento di una forza populi-sta e xenofoba come la Lega. La quale, per perseguire il suo delirio isolazionista, ha sostenuto Berlu-sconi garantendone la longevità politica. I rivoluzionari verdi del-la cassola hanno sdoganato, die-tro il paravento del federalismo, il razzismo anche nella parla-ta quotidiana. La risposta è sta-ta cioè largamente “regressiva”. Il fronte progressista e civile ha “su-bito” l’affondo. L’idea “storica” di uguaglianza ha vacillato perchè il discorso pubblico non è riusci-to a fare proprie le acquisizioni scientifiche e culturali che parla-no di “uguale ma diverso”. O a fare propria l’idea che i migranti, oggi, arrivano in soccorso al benefico e salutare calo della natalità nei Pa-esi ricchi. Su questo terreno pro-babilmente si giocheranno anche le prossime elezioni. È tempo di attrezzarsi.

Luca Bonaccorsi

sIAMO tuttI MIgrAntI

Primo Marzo

martedì 1 marzo 20112 >>Primo piano>>

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Rinnovabili

Intervista

c’è contrapposizione: l’Italia ha bi-sogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di svi-luppo sostenibile». Peccato che il decreto messo a punto da Roma-ni preveda restrizioni per il foto-voltaico a terra, tagli agli incenti-vi e uno stop per i regolamenti co-munali e le leggi regionali sull’uso delle rinnovabili in edilizia. «Con questo decreto spegneremo il “nostro” sole e tutta l’economia, ancora giovane, che ruota intor-no alle rinnovabili», attacca Stefa-no Leoni, presidente del Wwf Ita-lia. «Una mossa in controtenden-za rispetto al mondo intero che ormai punta sulla green economy ma soprattutto rispetto alla politi-ca energetica indicata dall’Ue che si è posta l’obiettivo di coprire en-tro il 2020 almeno il 20 dei consu-mi di energia con le rinnovabili». Un livello difficile da raggiungere se passasse questo decreto. «Ta-gliare le gambe all’industria del sole e a quella del vento vuol di-re bloccare la crescita tecnologi-ca del Paese in un settore strategi-co», denuncia Assosolare. Duris-simo l’attacco dei Verdi: «Il gover-no Berlusconi ha deciso di cancel-lare il settore delle energie rinno-vabili e del fotovoltaico per favori-re gli affari delle lobbies del nucle-are», protesta il presidente nazio-nale Angelo Bonelli. Che accusa: «Con questo decreto si mettono a rischio più di 120mila occupati ed investimenti già effettuati per ol-tre 8 miliardi di euro».

iornata di mobilitazio-ne del mondo ecologista contro l’attacco fronta-le del governo alle ener-

gie rinnovabili. Ieri mattina da-vanti al ministero dello Sviluppo Economico, che ha messo a pun-to la bozza del decreto in arrivo oggi in un pre Consiglio dei mini-stri, c’erano Legambiente, Green-peace, Wwf, Fondazio-ne per lo sviluppo so-stenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Asso-energie futuro e Asso-solare. Al governo chie-dono di rivedere il testo sulla base delle indica-zioni contenute nei do-cumenti approvati con voto bipartisan dalle Commissio-ni parlamentari di Camera e Se-nato, dopo l’incontro con le asso-ciazioni delle rinnovabili, gli sta-keholders del settore e quelle am-bientaliste. Perché il governo, a lo-ro dire, starebbe tentando un col-po di mano per bloccare inesora-

«Giù le mani dal solare»Governo sotto accusaAlessandro De Pascale

G

Rinnovabili Ambientalisti e associazioni di settore hanno protestato ieri davanti al ministero dello Sviluppo economico. Chiedono la modifica del decreto e l’intervento della Prestigiacomo

bilmente lo sviluppo delle rinno-vabili in Italia. «Questo testo, se non verrà cambiato, sarà un au-tentico schiaffo da parte del mi-nistro Romani nei confronti del Parlamento e dell’Unione Euro-pea», denuncia Rossella Muroni, direttore generale di Legambien-

te. «Vogliono fermare l’eolico, il solare e le biomasse per dare spa-zio al nucleare», conclude la Mu-roni. L’associazione ambientalista ha già fatto sapere che si rivolge-rà a Bruxelles, visto che si tratta di un decreto di recepimento di una direttiva europea che contiene gli

obiettivi di sviluppo delle rinnova-bili decisi dall’Ue. Motivo per cui chiedono un intervento imme-diato del ministro dell’Ambien-te. «Andremo avanti con le rinno-vabili, mantenendo gli impegni - ha assicurato la Prestigiacomo - e andremo avanti col nucleare. Non

un colpo di mano, con il ministero del-lo Sviluppo econo-mico che contrad-

dice il suo stesso operato», attac-ca Giovanbattista Zorzoli, esperto in problemi energetico-ambienta-li e presidente della sezione italia-na dell’International Solar Energy Society (Ises). Si spieghi meglio, in cosa si è contraddetto Romani?Pochi mesi fa il governo italia-no ha inviato a Bruxelles il Piano d’azione nazionale che conteneva gli obiettivi e gli interventi previsti

«è

«Colpo di mano fruttodi pressioni esterne»

Intervista Parla Giovanbattista Zorzoli presidente dell’International Solar Energy Society Italia: «Questo settore crea posti di lavoro, riduce le emissioni, è fondamentale per la sicurezza nazionale»

Legambiente: «Uno schiaffo all’Ue». I Verdi: «Vogliono solo favorire le lobbies del nucleare»

dall’Italia per attuare il target ob-bligatorio al 2020 del 17 per cento di contributo delle fonti rinnova-bili rispetto ai consumi finali. Un documento realizzato dal mini-stero dello Sviluppo economico e che per la parte elettrica, contrad-dice quanto oggi scritto in nel de-creto. In pratica la mano sinistra non sa cosa fa la destra.Si riferisce al tetto di 8.000 Mw di fotovoltaico entro il 2020?Anche. E per spiegare meglio di co-sa stiamo parlando faccio solo un esempio: il Piano di azione nazio-nale tedesco prevede come obiet-

tivo minimo di fotovoltaico instal-lato nel 2020 almeno 52mila Mw. L’Italia 8mila, pari a quanto instal-lato in quel Paese nel solo 2010. E non mi sembra che lì splenda più sole che in Italia. Il governo cita sempre la Germania come esem-pio virtuoso ma poi nel concreto se ne dimentica. Eppure nei mesi scorsi le Com-missioni parlamentari com-petenti avevano incontrato gli operatori del settore? Proprio così e con voto bipartisan erano state approvate delle riso-luzioni che chiedevano delle mo-

difiche alla bozza del decreto, re-cependo le richieste delle associa-zioni di categoria. Il contenuto di questo decreto ha invece reso inu-tile il lavoro delle Commissioni parlamentari, previsto per legge, trasformando le loro risoluzioni in carta straccia. E secondo lei perché?Il timore è che quest’ultimo colpo di mano sia il frutto di pressioni esterne. Perché leggendolo è evi-dente che il decreto è buono per la parte tecnica, come per l’uso del solare per produrre calore, mentre si è voluto colpire soltanto la pro-

duzione di energia elettrica. Quali sarebbero gli effetti?Negli ultimi 3 anni solo il fotovol-taico ha creato 20mila nuovi po-sti di lavoro. Per dare l’idea è come è come se fosse nata un’altra gran-de azienda come la Barilla che in-vece impiega 15mila persone. Poi c’è l’eolico che ha creato un’occu-pazione ancora più elevata. Po-sti di lavori importanti, in tempi di crisi economica. Le rinnovabili non danno un contributo impor-tante solo all’ambiente ma anche alla sicurezza nazionale, dal pun-to di vista dell’approvvigionamen-to energetico. E soprattutto in un momento in cui il Medio Oriente è in fiamme, non è un dettaglio di poco conto. L’Europa può fare qualcosa?L’Ue controllerà il raggiungimento degli obiettivi italiani strada facen-do. Ma è il nostro Paese che deve vedere come arrivarci e rispettar-li. La Commissione ci attenderà al traguardo. a.d.p.

Berlusconi ha riacceso ieri la polemica contro il capo dello Stato. «Quando decidiamo una legge - ha spiegato il presidente del Consiglio a una manifestazione del Pdl a Milano - avendo avuto l’ok dal presiden-te della Repubblica e dal suo staff che interviene puntigliosamente su tutto, la mandiamo in Parlamento, dove viene cambiata. Poi, se per ca-so al capo dello Stato non piace, ritorna al Parlamento e se non piace ai pm di sinistra, ricorrono alla Corte costituzionale che la abroga».

Berlusconi tornaall’attaccodel Quirinale

Parte da Romala Carovanaantimafie

Politica Iniziative

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Il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e il collega dello Sviluppo economico Romani

martedì 1 marzo 2011 3>>Primo piano>>

Manifestazioni

Immigrazione

permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro a causa della crisi; la regolarizzazione dei lavoratori sommersi; la riforma della citta-dinanza per i nati in Italia; il dirit-to di voto amministrativo; la mo-difica del decreto flussi e l’abro-gazione della Bossi-Fini; una leg-ge per la tutela dei rifugiati. Non è uno sciopero “etnico” quella di og-gi. E questa scelta non meraviglia, confrontandosi con alcuni lavora-

tori di origini nordafri-cana perfettamente ca-lati in una attività quo-tidiana in frutteria, ri-spetto ai quali il diverso sembra essere davvero il cliente di passaggio. «Scioperare? E perché? - chiede Samir -. Qui sto bene, guadagno il pane

e mi diverto pure!» Pezzi di real-tà sana, a Londra e a Parigi, come a Roma, lontani da Lampedusa o Palermo dove la giornata di oggi è dedicata a Nouredinne Adna-ne, l’ambulante marocchino che è morto dopo essersi dato fuoco i soprusi subiti.

anno scorso piazza Ita-lia venne a conoscere la moltitudine di realtà che compongono il suo tes-

suto sociale. La prima Giornata del migrante arrivava sull’onda dei fatti di Rosarno, portando per le strade di tutto il Paese 300.000 persone per dire no al razzismo e sì a una società multiculturale e più giusta. Un’occasione connota-ta da un ideale profondo, ma an-che da una dimostrazione squisi-tamente pratica: cosa accadreb-be se tutti gli stranieri che lavora-no in Italia incrociassero le brac-cia, anche solo per un giorno? Il successo dell’esordio si ripete quest’oggi, perché le piazze, come voluto dagli organizzatori, torni-no a colorarsi di giallo, colore uf-ficiale dell’evento, i cittadini ita-liani facciano sentire di nuovo la propria voce e i lavoratori usino gli strumenti a disposizione per osteggiare politiche di esclusione e discriminazioni. E nell’aria, sen-za dubbio, quest’anno si sentirà il vento delle rivolte nordafricane in atto, strettamente collegate alla vita del nostro Paese, e riferimen-ti alla situazione critica degli inin-terrotti sbarchi sulle nostre coste, con notevole strascico di polemi-che. Alla sua Cairo va immediata-mente il pensiero di Islam, che a Roma ha aperto un autolavaggio e che fa visita nella sua città na-tale ogni quattro mesi. La prossi-

La giornata dei migranti pensando al Nord Africa

Diego Carmignani

L’

Manifestazioni Si ripete oggi in tutta Italia lo sciopero dei lavoratori stranieri, per chiedere diritti, denunciare il razzismo e l’inadeguatezza della legislazione. Iniziative in molte città

ma volta sarà in una nazione li-bera, che ha conosciuto proprio in questi ultimi giorni la forma di protesta dello sciopero come ef-ficace grimaldello, lì per ottene-re, finalmente, giusti compensi e diritti, qui, per avere riconosciuta una giusta legittimità nel sistema

economico e sociale. «In Italia, c’è chi se la passa meglio, chi peggio – racconta Islam -. Sono fra quel-li che è riuscito ad aprire, dopo grandi sforzi, un’attività propria e ad avere una certa tranquillità. La gestisco io e, proprio per questo motivo, oggi non sarò in piazza.

Ma se ci andassi, sarebbe per fe-steggiare la liberazione insieme ai miei connazionali». Da una par-te, sarà dunque tempo di celebra-zioni, dall’altra di rivendicazioni se non di denuncia nei confron-ti delle leggi italiane. Al centro, il prolungamento della durata del

radisca d’Isonzo (Gori-zia), Modena, Brindisi e Bologna. I Centri di iden-tificazione ed espulsio-

ne (Cie) sono governati dal caos e stanno dimostrando, in queste ore, l’inadeguatezza di un siste-ma che dovrebbe trattenere fino a un massimo di 18 mesi gli extra-comunitari irregolari, prima del rimpatrio nel Paese natio. Si stan-no registrando sommosse in tut-ti i Centri: materassi bruciati, mo-bilio scaraventato dai piani supe-riori, colluttazioni con il persona-le in servizio, atti autolesionistici dallo sciopero della fame alla cu-citura delle labbra. Ieri, la strut-tura di Gradisca d’Isonzo è sta-ta chiusa di fronte all’emergenza dopo che una soltanto delle stan-ze a disposizione si è salvata dai roghi appicati nei giorni addietro. Gli oltre cento immigrati ospita-ti, tutti d’origine maghrebina, do-

Dina Galano

G Proteste nei Cie d’Italia Frontex manda rinforzi

Immigrazione Da Gorizia a Brindisi, i Centri di espulsione sono sovraffollati. Anche la polizia sollecita un intervento del Viminale per decongestionare le strutture. Task force dall’Europa

L’egiziano Islam: «Non partecipo. Ma se lo facessi, sarebbe per festeggiare con i connazionali»

vranno ora essere trasferiti, e que-store e prefetto di Gorizia hanno chiesto in merito indicazioni al ministero degli Interni. «Altre sei stanze sono state date alle fiam-me oggi (domenica, ndr)», recita-no le comunicazioni ufficiali delle autorità. «Al momento resta agi-bile una sola stanza della cosid-detta ”zona rossa”, con otto po-sti letto. I 105 clandestini ospitati nel Cie sono stati ridistribuiti ne-gli spazi comuni, con sistemazio-ni di fortuna». Secondo quanto ri-portato dai giornali locali, inoltre, a Gradisca almeno 32 persone so-

no state liberate in sordina saba-to scorso, un’altra ventina avreb-be avuto stessa sorte domenica se non fosse intervenuto il Vimi-nale. Ma è lo stesso personale di polizia a confermare che l’obietti-vo primario è quello di deconge-stionare i Cie sovraffollati. Anche perché finora le autorità italia-ne hanno scelto di gestire gli arri-vi di persone dal Nord Africa con trasferimenti dal luogo di appro-do - generalmente da Lampedu-sa dove, tuttavia, da oltre 48 ore non si stanno verificando sbarchi - verso i Centri per rifugiati e ver-

so alcuni dei tredici Cie disposti sul territorio. Secondo quanto ri-ferito a Fortresseurope, quaranta-due ragazzi tunisini hanno trasci-nato materassi e vestiti nel cor-tile del Cie di Modena dove era-no stati condotti in blocco dopo lo sbarco alle Pelagie; alcuni han-no raggiunto i tetti. Rischiano il carcere, dopo la privazione del-la libertà giustificata dalla finali-tà di identificazione, dopo il viag-gio per mare e la fuga dal Paese in rivolta. L’ultima paradossale for-ma di accoglienza, il carcere, è ar-rivata anche per M., cittadino tu-

nisino arrestato per aver tentato la fuga dal Cie di Restinco (Brin-disi). Già definito dagli agenti che ne hanno chiesto formalmente la chiusura «una bomba a orologe-ria», la struttura è teatro di som-mosse quotidiane. Per accelerare le procedure di rimpatrio e smi-stare i migranti l’Agenzia Frontex ha deciso l’invio di venti uomini, due in ogni struttura interessa-ta, «esperti di screening e debrie-fing di sei Paesi associati a Schen-gen». In modo che l’Italia, almeno riguardo ai Cie, non dica di “esse-re stata lasciata da sola”.

Il processo Mediaset, ripreso ieri a Milano e nel quale tra gli imputati figura Silvio Berlusconi, è stato rinviato al prossimo 11 aprile. Il legale del premier, Niccolò Ghedini, ha definito «verosimile» la circostanza che in quella data il suo assistito parteciperà all’udienza. Quanto a ieri, dunque, la difesa non ha usufruito del legittimo impedimento. «Come sempre io voglio andare, ma i miei avvocati me lo impediscono», ha di-chiarato il premier, giustificando la sua assenza al processo.

Sarà nel segno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la sedicesima edizione della Carovana antimafie che partirà oggi da Roma per con-cludersi il 4 giugno in Sicilia, a Corleone. Sono previste 123 tappe per 17.440 chilometri, toccando, anche Paesi europei come la Francia e la Bulgaria. La Carovana è stata presentata ieri dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti, da quello dell’Arci, Paolo Beni, da Gabriele Santoni di Avviso pubblico e dal Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.

Rinviato il processo Mediaset

Giustizia

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martedì 1 marzo 20114

Diritti

L’ex ministro Damiano, oggi ca-pogruppo del Pd in commissio-ne Lavoro, è abbastanza fiducio-so: «Non vedo dove possano es-serci sorprese. L’unica differen-za sta nel fatto che arriva con tre anni di ritardo. Come mai il governo ha aspet-tato tanto?Non saprei. Facendo però i con-

a legge che prevede il pensionamento antici-pato per gli addetti a la-vori usuranti approda

oggi, finalmente, alla Camera. Un provvedimento atteso da mi-gliaia di lavoratori. Nel luglio del 2007 il governo Prodi attraver-so il protocollo sul Welfare sta-bilì l’entrata in vigore della rifor-ma entro il 31 maggio del 2008. Tre anni dopo, il testo che l’ese-cutivo proporrà in commissio-ne Lavoro, in grandi linee rical-cherà quello preparato dall’al-

lora ministro del Lavoro Cesare Damiano. Le categorie so-no quelle in-

dividuate dal decreto Salvi

del 1999 e vanno dal persona-

le im-pegna-to in c a v e ai pa-

lombari, dagli operai del vetro a quelli impegnati nel lavoro not-turno, dagli addetti alle cate-ne di montaggio ai conducen-ti di autobus. Per poter accede-re al beneficio è necessario aver svolto attività usuranti per alme-no sette degli ultimi dieci anni di lavoro, nel caso ci si avvalga del beneficio entro il 2017, mentre

dal 2018 si dovrà aver svolto la-vori usuranti per metà della pro-pria vita lavorativa. Secondo le previsioni, il prepensionamento interesserà circa 5000 persone all’anno, con una spesa di qua-si tre miliardi euro nel decennio 2008 – 2017, già completamen-te coperta dal governo Prodi. Una riforma a costa zero quindi.

>>Primo piano>>

Lavori usuranti, in arrivo la pensione anticipataGiuliano Rosciarelli

L

Diritti Approda oggi alla Camera il decreto approvato dal governo lo scorso 28 gennaio. L’ex ministro Damiano: «Tremonti ha risparmiato 283 milioni di euro sulle spalle dei lavoratori»

azienda è una delle real-tà più importanti dell’al-levamento di bovini in Toscana, con 2.500 ca-

pi, da sempre impegnata in pro-duzioni di qualità. Il territorio che la ospita, in provincia di Pi-sa, ha un alto valore paesaggisti-co e ambientale. Da ieri le Fatto-rie Toscane di Santa Luce pos-sono contare su un’altra caratte-ristica: l’energia consumata sa-rà tutta “verde”, grazie ai 2,6 me-gawatt di potenza installata, sia elettrica che termica, da biogas e fotovoltaico, con un taglio di cir-ca 7000 tonnellate di CO2 l’anno. Ma la novità è che il biogas, in prevalenza metano, sarà estratto solo utilizzando gli scarti azien-dali come il letame, a differenza di altri impianti che usano cerea-li. In più sarà impiegato un nuo-vo prototipo di essiccatore che trasformerà una parte degli scar-

L’ ti in concime ad alto valore bio-logico. Il biogas delle FattorieTo-scane sarà estratto da un mix di biomassa di origine zootecnica, il letame composto in massima parte da stalliere permanenti su paglia per circa il 95% del tota-le, e sansa di olive di provenien-za aziendale. Dopo un proces-so di fermentazione di circa 30-40 giorni, si svilupperà una gran-de quantità di gas, in prevalenza metano, che sarà poi utilizzato in un cogeneratore per produr-re energie elettrica e termica. In totale la potenza sarà pari ad un megawatt, per una produzione di circa 8000 Mwh di energia elet-trica l’anno (in grado di soddisfa-re il consumo per più di 1200 fa-miglie), che verrà ceduta alla re-te pubblica. In più sarà prodotto un megawatt di energia termica, acqua calda di recupero, che sa-rà utilizzata per l’essiccazione di

quella parte di biomasse che non saranno trasformate in biogas. Si tratta del cosiddetto “digestato”, il substrato residuo del proces-so di fermentazione che diven-terà concime biologico ricco di elementi organici e di elevato va-lore agronomico; caratteristiche che ne rendono indicato l’uso come fertilizzante in alternativa ai tradizionali concimi chimici. La produzione di energia in un impianto di biogas prodotto da digestione di biomasse agrico-le, è un processo a bilancio zero di CO2 e quindi rientra nel pieno rispetto del Protocollo di Kyoto. Insieme alla centrale di biogas sarà riqualificata tutta la stalla già esistente con il conseguen-te miglioramento del benessere animale. Saranno realizzate ope-re di mitigazione e fasce albera-te per ridurre l’impatto visivo de-gli impianti ed è prevista anche

l’installazione di una copertu-ra sul tetto con pannelli fotovol-taici, per una potenza nominale di 600 kW e una produzione di energia elettrica immessa in re-te pari a 753 Mwh annui. Il pro-getto nel suo complesso avrà un costo complessivo di circa 9 mi-lioni di euro. «Pensiamo di am-mortizzare i costi del biogas in tre anni - spiega Gianni Pesce ti-tolare di Fattorie Toscane - sia grazie alla vendita dell’energia ma anche abbattendo i costi co-me quelli dei trasporti del 90 per cento e quelli per lo smaltimen-to del letame. In più, saremo au-tosufficienti per quanto riguarda l’utilizzo dei concimi, migliore-remo tutta la qualità ambientale dell’area e abbiamo in program-ma l’assunzione di 5 nuovidipendenti». La green economy, insomma, crea lavoro. Anche in agricoltura.

didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Nell’ecofattoria anchel’energia è fatta in casa

Green economy Presentato in provincia di Pisa il progetto di un’azienda di allevamento che produce biogas solo da letame e sansa di olive a km zero. Un investimento da 9 milioni di euro

La guerra in Afghanistan con-tinua a fare vittime anche tra i soldati italiani. Ieri un vei-colo blindato Lice, con a bor-do cinque militari del quinto Reggimento alpini è saltato su un ordigno improvvisato. Il tenente Massimo Ranzani è morto, gli altri quattro sol-dati sono rimasti feriti. L’at-tentato è avvenuto nel corso di un pattugliamento nella zona di Shindand, nell’ovest del Paese. «Un tormento, un calvario e tutte le volte ci si chiede se questo sacrificio che impegna il Parlamento con voto unanime e tutto il popolo italiano ad essere lì in un paese ancora medioeva-le sia uno sforzo che andrà in portò», si chiede persino Ber-lusconi. Mentre dal Presiden-te della Repubblica, Giorgio Napolitano, arrivano «senti-menti di solidale partecipa-zione al dolore dei famiglia-ri del caduto e un affettuoso augurio ai militari feriti», co-me si legge in un comunicato

Nuovo attentatoMuore un alpino

Afghanistan

Operai alla catena di montaggio. A sinistra: Cesare Damiano

ti questi tre anni di attesa hanno consentito a Tremonti di rispar-miare 283 milioni di euro sulle spalle dei lavoratori. Mi chiedo che fine faranno quei soldi. Noi abbiamo fatto molte pressioni. Ad inizio legislatura io stesso ho presentato una proposta di legge rimasta lettera morta. All’epoca di Prodi il cammino della riforma fu abbastanza travagliato. Soprattutto sulla individuazione delle catego-rie di lavori usuranti. Si lo ricordo. Così come ricordo che le polemiche arrivarono solo dai nostri alleati e questo spiega la poca fortuna di quella legisla-tura. Oggi, con le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, as-sume ancora più importanza. In che senso?

Abbiamo aggiunto alcune categorie co-me i lavori notturni, gli autisti di bus con almeno 9 posti e gli addetti alla catena di montaggio. Con l’accordo di Mira-fiori, che taglia die-ci minuti alle pause

durante i turni, la loro condizio-ne è notevolmente peggiorata ri-spetto a prima. Quali sono i tempi previsti?Il decreto è stato approvato dal governo il 28 gennaio. Dopo l’esame delle commissioni Lavo-ro e Bilancio della Camera passe-rà al Senato ed entro aprile deve essere approvato.

Tre anni di ritardo per una riforma attesa da migliaia di persone. «Il Parlamento deve varare la legge entro aprile»

martedì 1 marzo 2011 5

Veleni

rò non arriva. Così come non ar-rivano prese di posizione chia-re da parte dei sindaci della zo-na. In ballo ci sono la salute de-gli abitanti e il destino di 60 bu-ste paga, «l’unico indotto che of-fre il poligono», sottilinea Mariel-la Cao, del comitato Gettiamo Le Basi. Prosegue intanto il lavoro del procuratore Domenico Fior-dalisi, che ha appena dato il via

agli scavi in una di-scarica. Il magistra-to ha raccolto le te-stimonianze di chi si è ammalato. Ha disposto il seque-stro di fondali ma-rini zeppi di mate-riale sospetto. E si è circondato di esper-

ti: uno è Paolo Randaccio, il fisico nucleare che oggi dovrebbe dire se dentro le casse metalliche se-questrate c’è l’uranio impoverito; l’altra è Maria Antonietta Gatti, esperta di nanopatologie, le ma-lattie correlate alle nanoparticel-le. Entrambi lavorano per scopri-re se esiste una correlazione tra i troppi tumori e i test bellici.

a pistola fumante c’è. L’hanno trovata dentro cinque casse stipate in due magazzini del poli-

gono militare interforze del Salto di Quirra, in provincia di Caglia-ri. Forse oggi scopriremo se è l’ar-ma del delitto, quella che ha uc-ciso e sta continuando a uccide-re con tumori e malformazioni gli abitanti - umani e non - di quel-la striscia di terra della Sardegna sud orientale. Nel frattempo, al-tre “pistole” continuano a spara-re. L’attività all’interno della ba-se in cui vengono testate armi di tutti i tipi non si è fermata, nono-stante l’inchiesta della Procura di Lanusei. Non sappiamo se den-tro quelle casse metalliche ci sia l’uranio impoverito, la sostanza che fa assomigliare la sindrome di Quirra alle patologie dei solda-ti che tornano dai teatri di guerra. I risultati delle analisi dell’Univer-sità di Cagliari arriveranno sol-tanto oggi. Quel che è certo è che sabato i rilevatori del nucleo ra-diologico dei Vigili del fioco han-no registrato valori di radioattivi-tà cinque volte superiori alla nor-ma. L’Aeronautica militare, però, precisa che si tratta solo di scato-le piene di componenti elettroni-ci. Il problema è che valvole e ra-dar, in genere, non sono radioat-tivi. L’ispezione che ha portato al ritrovamento delle cassette radio-attive arriva dopo le testimonian-

ze di due militari che per due an-ni hanno lavorato come magazzi-nieri al poligono. I soldati, amma-lati di linfoma non Hodgkin, han-no anche segnalato i nomi di al-tri colleghi colpiti dalla stessa sin-drome dopo il servizio alla base di Quirra. Questo è solo l’ultimo pezzo di un puzzle molto com-plesso. Ma potrebbe essere quel-

lo decisivo. Le altre tessere sono fatte di missili e discariche di rot-tami trovati a pochi metri di pro-fondità nelle acque che bagna-no il poligono. «Mentre assistia-mo a sequestri probatori a terra e a mare, i militari hanno ricomin-ciato a sparare», denuncia Betti-na Pitzurra del movimento Indi-pendèntzia Repùbrica de Sardi-

>>Primo piano>>

Quirra, oggi la verità sull’uranio impoverito

Gianluca Martelliamo

L

Veleni Attesi dalla Procura di Lanusei i risultati delle analisi sui materiali sequestrati nel poligono di tiro militare in provincia di Cagliari. Legambiente e indipendentisti: bloccare i test

gna. «Il 22 febbraio la Oto Mela-ra (gruppo Finmeccanica, ndr) ha ripreso le sperimentazioni a mare. La notizia è sicura, abbia-mo i testimoni», continua Pitzur-ra. Gli indipendentisti sardi e Le-gambiente, che ieri ha promosso una conferenza con esperti e isti-tuzioni, chiedono la sospensio-ne delle esercitazioni. Lo stop pe-

l Consiglio dei ministri ha approvato la riorganizzazio-ne del ministero della Salu-te, riducendo, tra l’altro, le

Direzioni Generali da 4 a 3: quella soppressa è la Direzione “Preven-zione e Comunicazione”. Non ri-sulta che questa sia stata partico-larmente attiva nel sostenere, po-tenziare e sviluppare la preven-zione specialmente primaria per l’abbattimento delle cause del-le malattie prima che queste in-sorgano. Lo dimostra il Piano Na-zionale Prevenzione che soppri-me i controlli preventivi sulle at-tività economiche, controllabili solo una volta che siano in eser-cizio. La recente bozza del Piano Sanitario Nazionale, pur inseren-do tra le priorità “Il rilancio della prevenzione”, rimanda e confer-ma le strategie e le azioni del Pia-

Antonio Faggioli*

Ino della Prevenzione. Insomma tutto concorre a rendere esplici-ta la posizione contraria del go-verno alla prevenzione, “laccio e lacciuolo” all’iniziativa economi-ca. La permanenza della Dire-zione Ministeriale della Preven-zione avrebbe potuto alimentare la speranza prima o poi di un ve-ro rilancio con un cambio di rot-ta degli attuali indirizzi, prodot-ta dalla presa d’atto dell’efficacia del ruolo della prevenzione pri-maria per la difesa della salute. è da presumere che anche questa labile speranza sarebbe stata co-munque vanificata con l’attuazio-ne del minacciato emendamen-to all’art. 41 della Costituzione. A proposito di questo emenda-mento Pietro Rescigno (Repubbli-ca, 17 Febbraio) ritiene ragione-vole il sospetto che, pur non es-sendo nota la precisa formulazio-ne, tenderà a «escludere ogni pre-

ventivo sindacato su contenuti e modalità della singola iniziativa economica del privato, col fissa-re nella nuova norma il principio che sull’attività dei privati opera-tori i poteri pubblici possano in-tervenire solo ex post»; purtrop-po si è già oltre al sospetto, visto che i poteri pubblici sono già sta-ti esautorati e sostituiti da sog-getti privati nei controlli sia ex ante che ex post (L., n.133/2008, art.38 e DPR n. 159/2010). Que-sto l’evidente oggetto del conten-dere, mentre tutti sembrano tra-scurare le conseguenze sulla sa-lute pubblica. Anche gli operato-ri sanitari, purtroppo ancora pro-fessionisti della malattia più che della salute, non si comprende se non si siano resi conto di tut-to ciò oppure (l’ipotesi peggio-re) se la prevenzione sia anco-ra estranea alla loro cultura. Ci sarà una ragione del convergere

negativamente sulla prevenzio-ne di tante iniziative normative. La prevenzione ha sempre avu-to storicamente vita difficile per-ché ritenuta ostacolo allo svilup-po economico, tanto da non po-tere disporre totalmente neppu-re di quel misero 3% del fondo sa-nitario nazionale che le era stato attribuito fin dall’istituzione nel 1978 del Servizio Sanitario Nazio-nale. Le nostre solite carenze di memoria ci hanno fatto scordare che i Comuni, prima della rifor-ma sanitaria, avevano dato prova della consapevolezza e della vo-lontà di tutelare la salute pubbli-ca dai rischi ambientali, con azio-ni di igiene pubblica dimostratesi fattibili ed efficaci. Oggi non han-no più la gestione dei relativi ser-vizi e ciò ne ha indebolito l’azio-ne politica in materia di ambien-te e salute.

*Isde-Medici per l’Ambiente

Prevenzione sanitaria, il governo azzera tutto

Il caso L’esecutivo ha cancellato la specifica direzione generale del ministero della Salute. L’ennesimo colpo, dopo la soppressione dei controlli a monte. E tra i medici è sconcerto

del Quirinale. Pochi dubbi dal presidente del Senato, Rena-to Schifani: «L’Italia non può che rimanere, la nostra pre-senza è condivisa all’interno della comunità internaziona-le e sarà essa a decidere i me-todi di abbandono dell’Afgha-nistan, sicuramente quan-do esso sarà portato a piena democrazia». Dal presiden-te della Camera, Gianfran-co Fini, vengono sottolineati «sgomento e dolore» insieme all’apprezzamento «per il co-raggio, la professionalità e lo spirito di sacrificio con cui i nostri militari svolgono la lo-ro opera in questo tormenta-to Paese». La notizia dell’en-nesima tragedia afgana è sta-ta accolta con «profondo do-lore» tra gli alpini della caser-ma Salsa di Belluno, dove il tenente Ranzani aveva svol-to servizio per qualche anno, fino al 2004, come sottufficia-le. Appartenevano al 7° Reg-gimento anche i quattro alpi-ni caduti in Afghanistan il 9 ottobre del 2010 (Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pe-done) e Matteo Miotto, ucci-so il 31 dicembre. Un lungo elenco che dovrebbe far ri-flettere sul senso della mis-sione.

Esperti al lavoro anche sulle eventuali correlazioni con le patologie tumorali. Intanto si scavanelle discariche

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Un esame di radioattività su proiettili con uranio impoverito

martedì 1 marzo 20116

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>>Esteri>>

Benvenuti nella capitale del paese dei balocchi

l paese dei balocchi per la classe media di Manila si chiama Megamall. 346mila metri quadri di spazi multi-

funzionali, attrazioni e servizi di-stribuiti su sei piani con 600 ne-gozi, 200 ristoranti e un nume-ro imprecisato di bancarelle di ogni genere. Nel rapporto annua-le 2007 la sM prime Holdings del miliardario cinese Henry sy, che detiene proprietà e gestione del-la struttura, la classificò al set-timo posto tra i più grandi cen-tri commerciali al mondo. si cal-colarono allora 800mila visitato-ri al giorno anche se, dicono, ne potrebbe conte-nere 4 milioni tra marmi splenden-ti, corrimano lucci-canti, scale mobili, ascensori, vetrine, luci e colori. «Qui c’è tutto quello che manca per strada», commenta una tu-rista europea facendo il confron-to con quella bolgia invivibile e asfissiante che è Manila. Opera-tivo dal 1991, l’immenso edificio campeggia alle porte del quartie-re di Ortigas, il distretto commer-ciale della capitale. Un parcheg-gio capace di 5mila autovetture ne divide i due ingressi dall’edsa, la principale direttrice Nord-sud costruita per far viaggiare miglia-ia di bus e automobili in contem-poranea eppure priva di un mar-ciapiede largo abbastanza da per-mettere a due pedoni di cammi-nare a braccetto. la fermata del-la metropolitana, scomoda, affol-lata, e di difficile accesso, è a po-che centinaia di metri.

Un’ampia strada divide il cen-tro in due metà, connesse da un primo livello chiamato “il ponte”. Qui si passeggia in un’apoteosi di fast food, da McDonald’s a Jolly-bee, passando per tutte le possibi-li versioni del junk, il cibo spazza-tura. Ci sono in verità anche tan-te eateries, letteralmente “man-giatorie”, ristorantini economi-ci preferiti da lavoratori e giova-ni, e tanti banchetti piccolissimi che offrono ogni tipo di stuzzichi-no, salsicce sullo stecco, biscotti ripieni, dolci al caramello, bibite di tutti i colori e persino un tipo di grattachecca locale. Un enor-me supermercato è lì per soddi-sfare ogni altro desiderio. Ma so-prattutto questo piano è il re-gno indiscusso dei giocattoli. Nel Toy Kingdom ci si può aggirare per un’ora tra bambole, pupazzi, macchinine e skateboard, ascol-

Bruno Picozzi da Manila

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Manila Viaggio in uno dei più grandi centri commerciali del mondo: 800mila visitatori al giorno. Così il consumismo occidentale ha conquistato le Filippine. E le multinazionali fanno affari d’oro

Sulla strada di collegamento viaggiano migliaia di auto ma non c’è un marciapiede largo abbastanza per due pedoni

tando e riascoltando una can-zoncina idiota che ripete osses-sivamente quanto è bello giocare. e infatti dalle armi di plastica al-le piscine gonfiabili, il mondo in-fantile a misura di carta di credito è tutto qui. riproduzioni a gran-dezza naturale dei supereroi del-la Marvel e dei personaggi di star Trek, insieme con le statuine dei campioni Nba in azione, denun-ciano la colonizzazione culturale degli Usa. Ma non manca il mon-do dei manga giapponesi, com-presi quelli un po’ troppo spinti verso l’erotico che sono sapien-temente posizionati sullo scaffa-le più alto. a gestire il tutto un ve-ro e proprio esercito di commes-si vestiti di giallo, una sessanti-na almeno, intenti a montare pi-ste, trenini e casette di Barbie ma pronti a scattare sull’attenti non appena un possibile cliente si av-vicina nel raggio di cinque metri. Qualche piano più su la scena si ripete quasi uguale, nel negozio premaman.

Un’accoglienza da gran signo-ri, schiere di commesse sor-ridenti vestite di bianco come chierichetti e carrelli della spesa pieni zeppi di qualsiasi cianfrusa-glia. al centro un’animatrice pro-fessionista che canta e fa ballare una folla di bambini piccolissi-mi davanti allo sguardo estasia-to di mamme in cerca della ret-ta via. alla cassa scopriranno che la verità passa per il portafogli. Da ogni angolo i negozi riversa-no sulla folla canzoni e musichet-te varie. Una ragazza che vende

gelati di pessima qualità spacca i timpani dei passanti agitando ogni due secondi un campanel-lo particolarmente squillante. È il marketing style della compagnia e giurano che funzioni. Magari c’è chi, fuori dalla metafora, le com-pra due palle di cioccolato e vani-glia per poterla zittire anche so-lo un minuto. Contemporanea-mente capita che dall’alto scen-dano le note del Fortuna impera-trix mundi dai Carmina burana. Tutto è possibile al Megamall.

E tutto si può comprare, dagli accessori di alta moda ai fri-goriferi, dagli adesivi alle auto-mobili. Basta scegliere il piano giusto. Un intero corridoio è oc-cupato da agenzie immobilia-ri che espongono plastici spet-tacolari di condomini multipia-no con giardino, piscina e par-cheggio interno. alla sola vista di un occidentale i venditori si fiondano depliant alla mano, proponendo un piccolo investi-mento per aiutare lo sviluppo delle Filippine. serve sapere che solo il plastico in scala 1:1000 costa un milione di pesos, circa 15mila euro, figuriamoci un ap-partamento vero. il quarto pia-no è la cyberzone, traboccante di computer, cellulari e elettro-nica di ogni genere. l’ala latera-le, affacciata su un pozzo circo-lare che porta la luce fino ai pia-ni inferiori, è una teoria di risto-ranti che fa venire languorini in tutte le lingue del mondo. Qua-si impossibile spendere meno di 10 euro quando per strada una

tazza di riso costa 15 centesimi. Ma non c’è paragone.

All’ultimo piano si affolla-no centri di estetica e di mas-saggi. «Chirurgia al Mall? per-ché no?», recita un cartello che pubblicizza interventi corretti-vi alle labbra, al naso, al men-to, liposuzioni e protesi al se-no. Manicure e prodotti di bel-lezza di sprecano. Una giova-ne commessa proveniente dalla provincia, molto carina nei suoi pantaloni attillati, passa le sue giornate davanti a un banco mi-nuscolo vendendo profumi. alle sue spalle un negozio di addob-bi sacri introduce la presenza di una cappella eucaristica con mille posti a sedere, ben stretta tra un gabinetto odontotecni-co e un centro per l’applicazio-ne di unghie finte. Tra un pia-no e l’altro vi si trovano anche un bowling, un’aula multifun-zionale, un cinema multisala e un centro congressi. al pianter-reno si organizzano concerti li-ve. sM Megamall è solo il terzo della specie e nemmeno il più grande. la holding di Mr sy ne ha costruiti 15 solo a Manila tra i quali il Mall of asia, conside-rato il terzo più grande al mon-do. Ma il Megamall è in espan-sione e conta di battere un gior-no ogni record di capienza e fre-quentazione. «alla sM prime, ci sforziamo di portare il lusso a tutti i nostri clienti», dice l’ulti-mo rapporto annuale. e, intan-to, la classe media della capita-le approva e gioisce.

almeno sedici persone so-no morte in Brasile, duran-te una sfilata di pre-carne-vale a Bandeira do sul, pic-cola città nello stato del Minas Gerais, nel sud-est del paese. la tragedia sa-rebbe avvenuta per il lan-cio di fuochi artificiali che avrebbero fatto cadere una linea elettrica su un car-ro allegorico che diffonde-va musica e sulla folla che lo seguiva. le linee elettri-che ad alta tensione, una volta tranciate, avrebbe-ro folgorando gli occupan-ti del veicolo e alcune per-sone in strada. secondo la stampa locale, nel bilancio figurano anche cinquanta feriti dei quali sette gravi.

Tragedia di carnevale

Brasile

Una vibrante protesta con-tro il progetto di una cen-trale a carbone ha provo-cato due morti e diver-se decine di feriti in india, nello stato centrale dell’an-dhra pradesh. Gli scontri tra i dimostranti e le forze dell’ordine sono avvenuti nel distretto di srikakulam, dove la società energeti-ca east Coast energy pvt ha intenzione di realizza-re un impianto alimentato a carbone da 2.640 mega-watt. la popolazione loca-le si oppone alla mega cen-trale, perché provochereb-be certamente uno scem-pio ambientale sulla fascia costiera.

India

Cinque milioni di pesci morti presenti nel fiume Mara, in Kenya. Un even-to apparentemente inspie-gabile su cui sta indagando la National environmen-tal management authori-ty, il Kenya wildlife servi-ce e il ministero della sani-tà pubblica. sul posto sono arrivati alcuni funzionari per raccogliere le carcasse ed analizzarle presso i la-boratori governativi e capi-re i motivi della loro mor-te. secondo gli ambienta-listi, la strage è dovuta alle sostanze chimiche riversa-te nel fiume, che hanno già ucciso anche coccodrilli e ippopotami.

Kenya

Carbone e violenza

Ecatombedi pesci

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Nord Africa

fondamentali per indagare sul-la rete di corruzione del regime di Mubarak. In quel sistema so-no profondamente compromes-si i vertici dell’esercito egiziano che per decenni hanno specu-lato con alcuni dei magnati del mattone, che Hosni e Gamal Mu-barak hanno poi portato ai verti-ci del potere politico. La stagio-ne delle rivolte arabe «è una pri-mavera di speranza per tutti», ha commentato ieri il segretario di Stato americano Hillary Clinton; ma è difficile, in Medio Oriente, vedere la fine del tunnel. In Oman, al suo terzo giorno di protesta, le richieste di democra-tizzazione hanno ricevuto, come

risposta del Sultano Qaboos, una piog-gia di stanziamenti, e il Bahrain è torna-to in piazza. In Yemen, dove con-tinuano gli scon-tri fra manifestan-ti contro sostenito-ri del presidente Ali

Salah, ieri è giunto l’ordine d’eva-cuazione per tutte le Ong inter-nazionali. Un segno che la ten-sione, nei prossimi giorni, potrà soltanto aumentare. E l’Arabia Saudita, gigante petrolifero che esporta armi in tutto il Golfo per assicurarsi la pace del vicinato, è ora di fatto accerchiata.

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>>Esteri>>

Gheddafi apre ai ribellie minaccia l’Occidente

Scarseggiano i viveri, in Li-bia, ma la situazione sembra or-mai stabile e, nonostante l’in-tenzione di Gheddafi di armare i suoi sostenitori casa per casa, non ci sarebbero più i massacri dei giorni precedenti. resta da capire la sorte del rais. O piut-tosto dell’ex-rais, visto che or-mai il suo stesso entourage gli ha voltato le spalle, e diversi pa-esi del mondo hanno congelato i suoi beni, rendendo ogni fuga impossibile. Dopo una tempesti-va tornata di sanzioni da parte dell’Onu, un coro di defezioni da parte del personale diplomatico libico, e dopo la rivolta di quasi tutte le tribù, Gheddafi viene or-mai dato per spacciato. L’urgen-za, per gli insorti libici, è evita-re un intervento militare stra-niero in una terra troppo ricca di petrolio per aggirare l’interessa-mento estero. Dopo minacce di no-fly zone, adesso è l’emergen-za umanitaria che viene avan-zata per intervenire in Libia. Ie-ri il ministro Frattini ha espresso preoccupazione per Tunisia ed Egitto, dichiarando che «il flusso di migranti», che peraltro fino-ra non sembra esserci, «sarebbe insostenibile per le economie di quei paesi». In realtà sia Tunisi che Cairo da giorni si sono fatte carico dell’invio di beni di prima necessità e soprattutto di tutti quei mezzi per il soccorso medi-co dei quali si stanno ora serven-do gli oppositori di Gheddafi.In Egitto «la rivoluzione non è fi-

Di Giovanni dalla prima

Nord Africa Il Colonnello nomina un negoziatore per uscire dal caos libico ma avverte che qualsiasi attacco straniero causerà «migliaia di morti». Dalla Tunisia allo Yemen, la tensione resta alta

Ieri, al Cairo, è stato dato alle fiamme l’edificio che ospita gli archivi delle indagini sugli abusi di denaro pubblicoBengasi, Libia. rivoluzionari libici si preparano a rispondere agli attacchi aerei

nita», e per tutto il fine settimana le notti sono trascorse fra violen-ti attacchi dell’esercito che cer-cava di far rispettare il coprifuo-co a colpi di manganelli ed elet-trochock e minacce di stupro nei confronti delle ragazze. Adesso l’obiettivo sono le dimissioni del governo di Ahmad Shafiq. Quel-lo che i manifestanti non perdo-nano a Shafiq, peraltro installato dal decaduto presidente Hosni, sono quelle 17 ore occorse fra il 3 e il 4 febbraio scorso a piaz-za Tahrir, quando polizia e mili-zie pro-Mubarak hanno attacca-to migliaia di manifestanti – in-cluse donne e bambini – senza che né esercito né governo inter-venissero. I nuovi scontri pongono anche il problema dei rapporti con l’eser-cito, dimostratosi in grado di at-taccare la piazza con la stessa brutalità della polizia di Muba-rak. La fiducia si è rotta, nono-stante il Consiglio superiore delle Forze armate abbia tentato una crociata di sms, pagine facebook, tavole rotonde televisive e cam-pagne d’immagine. L’esercito do-vrebbe lasciare il potere dopo il referendum sugli emendamenti costituzionali messi a punto. La data dovrebbe essere il 19 mar-zo, mentre si andrebbe alle urne entro i 60 giorni successivi. resta centrale per gli egiziani, che ieri hanno ottenuto il congelamento di ogni permesso per l’ex-presi-dente di lasciare il paese, la que-stione della corruzione in un pa-ese in cui l’ex presidente Muba-rak ha accumulato 70 miliardi di

dollari di tesoro personale, men-tre lo stipendio medio di un cit-tadino laureato è di 100 euro al mese. potrebbe anche essere per questo che ieri ha preso fuoco il settimo piano della Mugamma, vetusto edificio governativo di stile sovietico che da solo occu-pa un intero lato di piazza Tahrir.

Al piano che ospita gli archivi di tutte le indagini sugli abusi di de-naro pubblico attingono i pro-curatori durante i processi. Il se-condo incendio sospetto dopo quello che, giovedì scorso, du-rante una protesta dell polizia contro il ministero degli Interni, ha distrutto una serie di archivi

Il tuoalleatoquotidianoognimattinaa casaA partireda 8,33 euro al mese

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martedì 1 marzo 20118

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Il Veneto alla corte del Colonnello La denuncia Unioncamere conferma che le aziende regionali hanno esportato in Libia, solo nel 2010, oltre 162 milioni di euro

l Carso, teatro di dramma-tiche vicende nella Prima guerra mondiale, verrà final-mente valorizzato dal pun-

to di vista storico, paesaggisti-co e ambientale, grazie a un in-teressante progetto voluto e so-stenuto dalla Provincia di Gori-zia. il progetto è stato messo in cantiere in vista del 2014, cente-nario del primo conflitto mon-diale (1914-1918) che in que-ste terre allora di confine e og-gi “senza confini” grazie all’in-gresso della Slovenia nell’Ue, re-gistrò momenti cruciali e san-guinose battaglie. L’idea, che ha l’obiettivo di trasformare il Car-so in un vero e proprio “museo a cielo aperto”, ovvero in un luo-go d’attrazione per la memoria, la storia, ma anche per i valori naturalistici e paesaggistici che lo rendono un territorio assolu-tamente unico, si è concretizza-

Giannandrea Mencini

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ppalti e commesse in Li-bia forniscono un quadro completo di interesse, re-lazioni e di una intensifi-

cazione dei rapporti tra i due Paesi registrata negli ultimi anni grazie anche all’amicizia tra il colonnel-lo Gheddafi e il premier italiano Silvio Berlusconi. Reciproco l’in-teresse: i petrodollari libici hanno acquistato molte partecipazioni in società italiane attive in diver-si settori e le aziende italiane, in particolare venete, hanno appal-tato numerose commesse per a costruzione di infrastrutture e per la produzione di petrolio. Così Eni e impregilo, ma anche Astaldi, Finmeccanica, Fiat e la Juventus. i dati elaborati da Unioncamere Veneto confermano che le azien-de venete hanno esportato solo nel 2010 oltre 162 milioni di eu-ro. Un mercato non enorme ma in forte espansione. Almeno fino ad ora. il gruppo Gemmo (multi-nazionale di illuminazione e ser-vizi energetici per siti industria-li di Arcugnanom Vicenza), im-pegnato nel completamento dei sistemi di controllo della raffine-ria a una cinquantina di chilome-tri da tripoli. La Metalco (azienda leader nel mercato dell’arredo ur-bano, di Resana, treviso) ha chiu-so negli ultimi mesi due contrat-ti per la vendita di arredi urbani per 70mila euro a tripoli. Mentre non ha ancora dato il via ai lavo-ri la Maltauro, (gruppo vicentino

Maria Fiano

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Il Carso, un museo a cielo aperto Memoria Voluto dalla Provincia di Gorizia, il progetto si snoda con tante iniziative fino al 2014, centenario della Grande guerra

ta nel 2009 in virtù del finanzia-mento del progetto da parte del-la Regione Friuli Venezia Giulia. A seguire, nel 2010, il Concorso internazionale di progettazione bandito dalla stessa Provincia di Gorizia, per la definizione di tre ambiti di intervento: Museo all’aperto sul Monte San Miche-le, Piattaforma Belvedere sul la-go di Doberdò in località Castel-lazzo, sistemazione dell’Area so-pra il celebre Sacrario di Redipu-glia (1938), il più grande in italia e uno dei più grandi al mondo, che custodisce le salme di ol-tre 100.000 caduti della Grande Guerra. tre ambiti d’azione par-ticolarmente importanti, da-to che è proprio sul Monte San Michele che sono concentrate maggiormente le testimonianze della Grande guerra, e dunque il Museo all’aperto rappresenta uno dei punti centrali per la va-lorizzazione di questo territorio. Elevate soprattutto sul versante

naturalistico le potenzialità an-che dell’area in cui sarà colloca-ta la Piattaforma Belvedere, cioè nel cuore della Riserva regiona-le dei Laghi di Doberdò e Pietra-rossa (Gorizia). Di straordinario interesse storico e di grande va-lore simbolico è poi l’area del Sa-crario di Redipuglia, zona mo-numentale strategica per que-sto progetto di valorizzazione del territorio anche in chiave di “pellegrinaggio” della memoria e turismo culturale. A intercon-nettere le tre sezioni sarà un cir-cuito (carrabile e ciclo-pedona-le) che mette a sistema gli ambi-ti con i punti più interessanti del Carso, segnalandoli per esaltar-ne il valore e favorirne l’accessi-bilità, pur nel pieno rispetto del-la “sacralità” e della “delicatezza” dei luoghi. Vincitore del bando e quindi progettista dell’inter-vento un’associazione tempora-nea di imprese guidata dal no-to architetto paesaggista sviz-

zero Paolo Bürgi che avrà come partner Studio Glass Architettu-ra Urbanistica di Venezia, Laut Engineering di Padova, Thetis di Venezia e lo studio A4plus sem-pre di Venezia. La proposta pro-gettuale definisce una strategia basata principalmente su inter-venti puntuali minimi, che sot-tolineano il significato degli iti-nerari esistenti, per incentiva-re l’osservazione individuale, ri-flessione e sorpresa che con-traddistinguono l’approccio a questi luoghi ricchi di storia e di memorie.

che riunisce società finanziarie e industriali operanti prevalente-mente nel settore delle costruzio-ni) che in Libia si presenta come Zelma (50% Maltauro, 50% del-la Del Favero di trento), per i due progetti in appalto: la realizzazio-ne della prima tranche dell’auto-strada da Bengasi alla tunisia e la costruzione di un’università vici-no a tripoli. Nel 1982 ha costruito il bunker del Colonnello nella ca-serma di Bab al Aziziya. Due con-tratti miliardari anche per la hol-ding igli (Benetton, Gavio e Ligre-sti) che possiede il 29,9% di im-pregilo (multinazionale e princi-

pale gruppo italiano nel settore delle costruzioni e dell’ingegne-ria). Aziende per la maggior par-te impegnate nelle grandi com-messe di cementificazione in Ve-neto così come nella costruzio-ne di grandi opere come il Mose o di basi militari come il Dal Molin. Aziende che si sono già prenota-te per costruire e gestire il Cie che il ministro Roberto Maroni vor-rebbe realizzare a Campalto, sul-la gronda lagunare veneziana. Af-fari, cemento, appalti miliarda-ri. Alcune di queste aziende so-no impegnate nello specifico nel-la realizzazione di commesse mi-

litari: settantatre i contratti sotto-scritti per interventi che spaziano dalla realizzazione d’infrastruttu-re ed edifici per le truppe, alla ma-nutenzione di piste aree, la ripara-zione di oleodotti, l’esecuzione di servizi vari per la già menzionata Gemmo spa, con sede centrale ad Arcugnano ed uffici di rappresen-tanza in tutto il paese e all’este-ro (Armenia, Romania, Russia, Libia, Egitto, Etiopia, Eritrea, Ni-geria, iraq ed Argentina). Sedici contratti realizzati grazie alle ba-si Usa per la vicentina Maltauro che ha costruito piste per il decol-lo dei cacciabombardieri, hangar

L’idea è trasformare il territorio in un luogo d’attrazione per la sua storia, ma anche per i valori naturalistici che lo rendono un luogo assolutamente unico

Terra Nord Est A cura di Riccardo Bottazzo,Giannandrea Mencini, Calogero Lo Giudice

Lo striscione esposto nel corso della manifestazione svoltsasi a Venezia giovedì scorso

e palazzine per le truppe, deposi-ti munizioni ed impianti idrici. Al via, nei giorni scorsi, una campa-gna di boicottaggio di queste stes-se aziende che hanno interessi in Libia per denunciarne affari e re-sponsabilità. A Venezia è iniziata lo scorso 24 febbraio quando una cinquantina di attivisti ha forzato la chiusura anticipata di una del-le sedi di banca Unicredit nel cen-tro storico. Unicredit conta ha tra i suoi azionisti anche la Libia (con una partecipazione pari al 7,5%). Azionista di Unicredit anche la banca centrale della Libia è con una quota pari al 4,988%.

martedì 1 marzo 2011 9

lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche che lascia i pingui-ni a bocca asciutta. La seconda è provocata dall’uomo. Il pingui-no diventa così il protagonista del carnevale dei bambini promosso dall’associazione San Francesco della Vigna in collaborazione con il Laboratorio Morion. Il primo appuntamento all’interno dello spazio sociale veneziano è stato domenica scorsa per un atelier di maschere per bambini. Masche-re in cartoncino e gommapiuma che verranno indossate domeni-ca prossima, 6 marzo per il car-nevale in campo San Francesco. A partire dalle ore 15 sono previ-sti giochi e divertimenti tra cui un “feroce” assalto alla baleniera con palle di carta sotto la bufera di ne-ve. Un modo sicuramente diver-tente per parlare coi bambini di tematiche importanti quali l’in-quinamento, l’equilibrio ambien-tale, il clima.

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Già da qualche mese ave-vamo iniziato a costrui-re un progetto orientato al web e alla multimedialità che avesse come perno i li-bri. come tanti altri, siamo stati travolti dalla vicenda di quello che ormai è cono-sciuto come #rogodilibri: il nostro “battesimo del fuo-co”. A metà gennaio, men-tre impazzava il dibattito sull’estradizione di cesare Battisti, abbiamo ricevuto con raccapriccio la notizia che il consigliere comunale costa, a Martellago, aveva proposto di osteggiare una lista di scrittori mettendoli “al rogo”. In pochi giorni ab-biamo assistito ad una folle escalation di rilanci: prima l’assessore provinciale Spe-ranzon, poi quello regio-nale Donazzan. così, uni-ti dall’obiettivo comune di spegnere con la “forza della parola” i roghi di libri e in-sieme a tanti lettori e scrit-tori, abbiamo fatto senti-re le nostre voci dai cor-tei della Fiom di Bologna e Padova, con le “Donne di carta” e le “Persone libro” a Mestre e a Venezia ed in tante altre iniziative in va-rie città del Veneto. Poi dai giornali, dal web, dai Tg, si è saputo di una brutta sto-ria: dalla biblioteca comu-nale di Preganziol erano misteriosamente scompar-si i libri di Saviano. Que-sto fatto ci ha allarmato al punto che abbiamo senti-to la necessità di costruire un’inchiesta sulla situazio-ne nelle biblioteche venete. Abbiamo telefonato a tap-peto nelle varie province per chiedere ai biblioteca-ri informazioni sulle strut-ture, i nuovi acquisti, se era mai successo loro di rice-vere richieste di rimozione di testi, se e cosa fosse re-almente cambiato dopo le polemiche sul #rogodilibri. Per noi è stato un piacevo-le conforto scoprire che a rispondere c’erano dei pro-fessionisti, innamorati del-la cultura e pronti a difen-derla. Un sospiro di sollie-vo, una boccata d’aria, in una storia pericolosa. noi continueremo a monito-rare. Se dovesse accadere nuovamente, ci troveran-no pronti.

redazione di sherwood.it

Una storia pericolosa

L’inchiesta

Terra Nord Est

I bibliotecari contro la censuraRogodilibri Inchiesta di Sherwood.it e Terra Nordest tra chi dovrebbe eliminare dagli scaffali i testi sgraditi agli esponenti di Lega e Pdl

ov’è finito il pin-guino? Sensibiliz-zare divertendo-si». Questo è il te-

ma del carnevale dei bambini a San Francesco della Vigna, Vene-zia, con lo scopo di sensibilizzare divertendosi e affrontare un tema “scottante” come quello dei cam-biamenti climatici. e così Vene-zia chiama l’Antartico e uno dei suoi simboli più emblematici: il pinguino. Molte delle specie sono in via d’estinzione: tra le cause la carenza di cibo e l’inquinamento da petrolio. La prima è provocata dai cambiamenti climatici e dal-

«D

uando a metà gennaio le polemiche attorno al-le liste dei libri proibiti cominciavano a divam-

pare, l’assessore alla cultura del-la Provincia di Venezia, raffaele Speranzon (Pdl), aveva già messo in guardia i bibliotecari veneti. A coloro che si sarebbero rifiutati di rimuovere dagli scaffali i libri degli autori firmatari nel 2004 di un appello per la scarcerazione di cesare Battisti aveva riservato parole lapidarie: «ogni comune potrà agire come crede, ma do-

Marco Maschietto

Q

Arrivano i pinguiniVenezia Carnevale dedicato all’animale in pericolo a causa del global warming

vrà assumersene le responsabi-lità». Un diktat che sarebbe sta-to pericoloso non accettare. non è mai risultato chiaro come que-ste ipotetiche ritorsioni si sareb-bero potute realizzare, ma le vie possibili potrebbero essere mol-teplici. Fra le tante, le più imme-diate potrebbero essere il con-gelamento dei fondi e il manca-to patrocinio delle iniziative cul-turali proposte. Infatti, anche se nel 2002, dopo la semplificazione normativa della legge regionale 50/1984, sono stati di fatto abo-liti i comitati di gestione delle bi-blioteche, queste ultime sono,

salvo qualche eccezione, stretta-mente dipendenti dalle ammini-strazioni comunali. Potrebbe es-sere dunque un rischio reale, sul quale la redazione di Radio Sher-wood (www.sherwood.it) in col-laborazione con Terra Nordest ha promosso un’inchiesta, avvalen-dosi della collaborazione di un gruppo di studenti dell’Univer-sità di Padova. Un’indagine che, a partire dal terreno del sistema bibliotecario veneto, si propone un duplice scopo: quello di capi-re l’attuale meccanismo di fun-zionamento di queste strutture e quello di monitorare l’eventua-

le ingerenza su di esse da parte delle amministrazioni comunali. casi di questo tipo, ormai noti al-le cronache, come le vicende del-la Biblioteca comunale di Pre-ganziol e dell’emeroteca di Musi-le di Piave in cui sono stati elimi-nati i quotidiani politicizzati di sinistra, sono pochi ed eccezio-nali, ma eclatanti. «Molti aveva-no paura di risponderci. Il clima non è dei più tranquilli. Il caso della bibliotecaria di Preganziol è emblematico» spiega la redazio-ne di sherwood.it. Ma la paura, in molti casi, è stata scavalcata dal-la deontologia professionale che ripudia senza il minimo tenten-namento ogni tentativo di cen-sura. Lo stesso Mauro Guerrini, presidente dell’Associazione ita-liana biblioteche, in una lettera inviata a al presidente della re-gione Veneto Luca Zaia e al pre-sidente della Provincia di Vene-zia Francesca Zaccariotto, aveva scritto che «boicottare gli scrit-tori dell’appello pro Battisti non è un segno di civiltà, ma un pe-ricoloso ritorno all’indice dei li-bri proibiti» e che «questo tipo di iniziative sono in netto contra-sto con le finalità della bibliote-ca pubblica, che è strumento es-senziale per la democrazia so-lo se viene garantita la pluralità delle opinioni e l’accesso senza filtri o pregiudiziali ideologiche». Accanto a lui, dentro le bibliote-che, il coro di condanna è unani-me. c’è chi promette: «Se le di-chiarazioni degli assessori raf-faele Speranzon e elena Donaz-zan dovessero realizzarsi, mi in-catenerei alle porte della biblio-teca per non farli passare». Altri, più semplicemente, non ammet-tono proprio il concetto di cen-sura: «La faccenda m’interessa relativamente. Il mio lavoro do-vrebbe essere sempre e comple-tamente svincolato dalla politi-ca. A me i politici interessano so-lo quando formulano un bilancio o quando mi danno delle risor-se per poter operare. Li vedo ra-ramente e sto bene così». Bilan-ci e risorse che, come è emerso da quest’inchiesta, sono insuf-ficienti, sistematicamente ridi-mensionati ed elargiti con il con-tagocce. A pagare, in primis, so-no le emeroteche che spesso of-frono una scelta ristretta ai quo-tidiani locali e agli onnipresenti Libero e La Padania perché rega-lati dalle stesse testate. Altri sot-tolineano: «Le strumentazioni in dotazione alle biblioteche in tan-ti comuni sono obsolete. Il sof-tware che usiamo noi è del 1980, gira ancora con DoS ed è pieno di bug». con questa inchiesta si è delineata in maniera più chia-ra la figura del bibliotecario: ag-guerrito e un po’ sconfortato, ma pronto a difendere, in tutti i mo-di possibili, le biblioteche da ogni attacco.

I bambini hanno già costruito delle maschere particolari che verranno

indossate domenica 6 marzo in Campo San

Francesco nel corso di una grande festa

L’assessore alla cultura della Provincia di Venezia, raffaele Speranzon, con Maurizio Gasparri

martedì 1 marzo 201110

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Milano e la paura dell’invasione Migranti Il Pdl lancia l’allarme: in arrivo 100mila libici. Hamid Shaari, presidente del Centro islamico: «Cifre esagerate. è propaganda»

un anno esatto dalla pre-sentazione della Lista Formigoni alle scorse ele-zioni regionali, la vicen-

da delle firme contraffatte a so-stegno della candidatura dell’at-tuale Governatore della Lombar-dia torna al centro dell’attenzio-ne politica e mediatica. a riaprire lo scandalo delle firme false è sta-ta una giovane consigliera di zo-na di Milano sara Giudice, Pdl, di-ventata celebre nelle scorse setti-mane per avere diffuso una peti-zione in cui si chiedono le dimis-sioni di Nicole Minetti dal Consi-glio Regionale. La venticinquen-ne del Pdl, il cui nome compare tra i firmatari per la presentazio-ne della lista Formigoni alle scor-se elezioni, ha dichiarato senza mezze misure che la sua firma è stata «assolutamente contraffat-ta» e ha così riaperto lo scandalo sull’irregolarità dell’ammissione

Anna Pellizzone

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recento mila rifugiati in cerca di posti letto. È stata quantificata così nei gior-ni scorsi l’ondata di pro-

fughi libici che potrebbero sbar-care sulle coste della nostra peni-sola. Centomila solo in Lombar-dia, secondo Romano La Russa, assessore regionale alla sicurezza, che parla di situazione di «massi-ma allerta». Potrebbero, il condi-zionale è e rimane d’obbligo. Per ora infatti l’allarme sembra pretta-mente politico ma a Milano, do-ve da qualche settimana si respi-ra aria di campagna elettorale, la questione è diventata di prim’or-dine. La voce fuori dal coro è quel-la di abdel Hamid shaari, nato in Libia 63 anni fa, da vent’anni pre-sidente del Centro Islamico di Viale Jenner e candidato sinda-co per la lista civica “Milano nuo-va”, quella che dai più è stata de-finita la lista degli immigrati e se-condo alcuni la vera rivoluzio-ne delle elezioni comunali che si terranno a maggio nel capoluogo lombardo. «Partiamo dal presup-posto che in Libia ci sono soprat-tutto tunisini ed egiziani, persone che vivono lì da anni per motivi di lavoro e che cercheranno sicu-ramente di tornare nelle loro ter-re d’origine. a mio parere in que-ste ore in Italia si sta esagerando con le cifre. a Milano poi si sa sia-mo in campagna elettorale e l’al-larmismo del sindaco e delle isti-tuzioni mi sembra soprattutto fi-

Erica Sirgiovanni

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Firme false, scandalo infinitoRegionali Oggi presidio dei Radicali davanti al Pirellone, ad un anno dal deposito della contestata lista

del listino di centrodestra alle re-gionali. Interrogata sabato scorso come persona informata sui fat-ti dal pm milanese alfredo Roble-do, la Giudice ha dichiarato: «Mai avrei firmato un listino bloccato con il nome di Nicole Minetti. Mi sento offesa e usata». E, a una set-timana circa dal suo inutile ten-tativo di consegna delle firme contro la Minetti a Giuliano Fer-rara e a Roberto Formigoni, an-nuncia che denuncerà chi ha uti-lizzato il suo «nome e cognome in modo palesemente artefatto». Mentre il Pdl è impegnato a tene-re a bada le contestazioni di sa-ra Giudice, l’opposizione si orga-nizza per fare luce sulla questio-ne delle firme false. Dopo un an-no di polemiche legate all’esclu-sione e alla successiva riammis-sione della lista Formigoni, dopo gli innumerevoli ricorsi presenta-ti nei mesi scorsi dai radicali e do-po le dichiarazioni della giovane consigliera del Pdl, anche il cen-

trosinistra scende finalmente in campo per avere chiarimenti sui fatti. «In questa vicenda», ha di-chiarato Maurizio Martina, se-gretario lombardo del Pd «siamo parte offesa ed è doveroso agire e informarsi nell’interesse dei cit-tadini elettori della Lombardia». Proprio per questo il Partito de-mocratico proporrà a tutta l’op-posizione di «dare mandato ad un gruppo di legali per accedere immediatamente agli atti proces-suali». E Filippo Penati, Pd, vice-presidente del Consiglio regiona-le, commenta: «siamo ben al di là della verifica degli aspetti norma-tivi e del conteggio formale del-le firme. C’è un fatto ben più gra-ve: si è carpita la buona fede degli elettori. In gioco c’è la credibilità di un’ istituzione». Intanto i radi-cali, gli unici fin dall’inizio in pri-ma linea nella denuncia delle fir-me false, hanno organizzato per oggi alle ore 12 un presidio da-vanti al Consiglio regionale: «Cre-

do che ormai sia chiaro a tutti che quella di Formigoni è stata una truffa elettorale», ha dichiarato a Terra Marco Cappato, esponente dei Radicali, «perché nella stessa posizione di sara Giudice ci so-no altre centinaia di persone». E poi commenta: «Il problema non è portare avanti delle finte batta-glie per far dimettere Nicole Mi-netti, ma quello di ottenere delle elezioni legali in Lombardia e di combattere questo tipo di pote-re che per oltre un anno è riusci-to ad avere l’impunità assoluta e che ha come leader e capo politi-co Roberto Formigoni».

nalizzato a farsi pubblicità» ha di-chiarato a Terra shaari. Il Ministe-ro degli Interni, nei giorni scorsi ha chiesto ai vari enti locali di va-lutare la disponibilità di posti let-to in strutture fisse. Dalla Provin-cia di Milano sono arrivate rispo-ste chiare: «Nessun edificio libero e idoneo all’accoglienza» aveva ri-sposto Guido Podestà. Il sindaco Letizia Moratti aveva parlato in-vece di «un’emergenza che non può essere affrontata solo a livel-lo nazionale e tanto meno citta-dino». Le prime risposte positive sono arrivate negli uffici del pre-fetto, responsabile di predisporre

una possibile rete di accoglienza, dall’esercito, che ha messo a di-sposizione l’ex caserma dei Bersa-glieri di Viale suzzani e dalla Pro-tezione civile che avrebbe offerto altre due strutture. «Questa non è altro che propaganda - continua shaari - vogliono mettere paura alla gente parlando di “un esodo biblico” per poi presentarsi come i salvatori della patria. Non penso che l’Italia e la Lombardia dovran-no fare i conti con un numero di profughi così elevato come quello paventato; è giusto che si prenda-no precauzioni ma stiamo attenti a non usare la crisi nordafricana

come mezzo di propaganda xe-nofoba. L’amministrazione comu-nale cominci a fare qualcosa per gli immigrati che a Milano già ci vivono». anche Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosini-stra, è intervenuto in merito alla questione: «Milano deve ritorna-re a essere la città dell’accoglien-za, come è stata in passato, e della solidarietà. Dovremo approntarci a eventuali, non emergenze ma situazioni che si potranno creare tenendo presente che Milano de-ve ritornare la città dei diritti, che sta dalla parte della democrazia e contro la tirannia».

Il radicale Cappato: «Credo che ormai sia chiaro che quella di Formigoni è stata una truffa elettorale». E il Pd chiede accesso agli atti processuali

Terra Milano A cura di Emanuele BompanInfo: [email protected]

“Il giallo è il nostro colore” è la parola d’ordine della Gior-nata per i diritti dei migran-ti oggi a Milano. sul palco al-la stazione Centrale, a par-tire dalle 18, si alterneranno i comici di Zelig che hanno risposto all’invito di acli, ar-ci, Cgil, Cisl, Uil, Legambien-te, Libera Milano, No Raz-zismo Day. Il pensiero cor-rerà verso la Libia e agli al-tri paesi del Nord africa. Ora più che mai diventa urgen-te la richiesta di mettere al centro del dibattito politi-co il tema dei diritti dei mi-granti e la ricerca di soluzio-ni che vadano oltre l’emer-genza. anche per far fronte ai nuovi flussi migratori, che proprio i fatti nordafricani spingeranno verso le nostre città. solo una vera coesio-ne sociale è la risposta per chi strumentalizza l’emer-genza e la paura. soprattut-to, è l’unica possibilità con-creta di costruire progetti di vita e di integrazione. Par-tendo dal lavoro, perché per i lavoratori immigrati la per-dita del posto significa an-che la perdita del permes-so di soggiorno e della pos-sibilità di vivere legalmen-te. Il meccanismo dei decre-ti Flussi ha dimostrato l’inef-ficacia delle attuali politi-che poiché non ha consen-tito un reale incontro tra do-manda e offerta di lavoro e, soprattutto, non ha permes-so l’emersione del lavoro ir-regolare, che l’economia ita-liana già impiega, lascian-do spazio a truffe e malavi-ta. Fondamentali anche il ri-conoscimento della cittadi-nanza per chi nasce e cre-sce in Italia e il diritto di vo-to amministrativo per i re-golari che lavorano, pagano le tasse e contribuiscono al-lo sviluppo economico e alla tenuta sociale del Paese. Le istituzioni facciano la loro parte, investendo in politi-che di integrazione a partire da scuola, casa, salute e wel-fare e creando le condizioni per una vera integrazione. Intanto Milano comincia colorandosi di giallo.

Stefano Bettera, Fondazione Legambiente e Francesca Terzoni, Coordinamento nazionale Primo Marzo

Una giornata di speranza

Primo Marzo

Hamid abdel shaari, presidente dell’Istituto di cultura islamica di viale Jenner

martedì 1 marzo 2011 11

Nessuno tocchi l’EdenlandiaIl caso L’assessore regionale Taglialatela propone lo spostamento del Parco divertimenti a Miano. Verdi e Pd: «No a speculazioni»

on una nota indirizza-ta al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, al ministro

per l’Ambiente Stefania Presti-giacomo, al capo della Protezio-ne civile Franco Gabrielli, al pre-fetto di Napoli Andrea De Mar-tino, al presidente della Regione Stefano Caldoro e all’assessore re-gionale Giovanni Romano il Pre-sidente della Provincia di Napo-li Luigi Cesaro chiede una licen-za speciale: per smaltire nel terri-torio provinciale i rifiuti non se-lezionati e differenziati costituiti da una miscela di rifiuti solidi ur-bani, rifiuti industriali e altro ac-cumulati lungo le strade deve es-sere consentito di non rispettare i vincoli che tutelano aree protette e le risorse idriche sotterranee. Per fare questo, tra varie leggi na-zionali e regionali da non rispet-tare, c’è un piccolo problema: i re-

Franco Ortolani*

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arcello Taglialatela, as-sessore all’Urbanisti-ca della Regione Cam-pania, ha proposto di

trasferire il parco dei divertimen-ti Edenlandia dalla sua ubicazio-ne attuale al quartiere di Miano. Il motivo della scelta è semplice: liberare spazio per il Forum delle Culture, creando sul suolo ades-so occupato dal parco giochi un campeggio, un parcheggio e al-tre infrastrutture per accogliere i turisti. Il cuore del Forum sarà la Mostra d’Oltremare per la zo-na di Bagnoli-Fuorigrotta, men-tre al centro si spazia da Piazza Mercato a Pizzofalcone. Eden-landia sarà spostata a Miano, in periferia, nella zona delle caser-me. Com’è immaginabile, l’as-sessore si è attirato subito le an-tipatie della gran parte di citta-dini napoletani e flegrei. Il mal-contento si è subito diffuso an-che sul web, dove è stato creato un gruppo su Facebook dal tito-lo “Napoli: no al trasferimento di Edenlandia, sì al potenziamento del parco” da Gennaro Capodan-no, presidente del Comitato Va-lori Collinari. Il gestore del par-co, l’imprenditore Cesare Falche-ro, non ha dal canto suo accetta-to di buon grado questa decisio-ne, che priva, di fatto, il quartie-re di Fuorigrotta di un’importan-te attrattiva turistica che dovreb-be essere potenziata proprio en-tro il 2013, quando ci sarà il Fo-

Stefano Erbaggio

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Cesaro vuole la licenza d’inquinareDenuncia Il presidente della Provincia invia una lettera ai vertici del governo: «Dobbiamo sversare i rifiuti, via i vincoli ambientali»

sponsabili delle istituzioni regio-nali sono tenuti ad obbedire al-lo Statuto della Regione Campa-nia che all’Articolo 8, Obiettivi, di-ce che la Regione promuove ogni utile iniziativa per favorire: q) l’adozione di sistemi di garanzia della sicurezza alimentare e degli interessi dei consumatori;r) la valorizzazione delle risor-se economiche, turistiche e pro-duttive di ogni area del territorio regionale ed il superamento del-le disuguaglianze sociali derivan-ti da squilibri territoriali e setto-riali della Regione in modo da ga-rantire la piena occupazione; s) la tutela e la valorizzazione dell’am-biente, del territorio, delle risor-se naturali e del patrimonio rura-le; la tutela degli ecosistemi e del-la biodiversità; la difesa della vita delle piante e il rispetto e il rico-noscimento dei diritti degli ani-mali come previsti dalle Conven-zioni internazionali e dalla nor-mativa comunitaria.

Sono più di quattro anni che met-tiamo in evidenza che nella pro-vincia di Napoli e in gran par-te di quella di Caserta e Salerno non vi sono aree che possano tol-lerare la dispersione di inquinan-ti senza causare rapide ripercus-sioni negative sulla salute dei cit-tadini e senza determinare l’in-quinamento dei suoli e delle ac-que che scarseggeranno sempre di più nel prossimo futuro in rela-zione all’accentuazione del cam-biamento climatico e della con-seguente diminuzione delle pre-cipitazioni. Gli amministratori eletti dai cittadini campani devo-no conoscere le prerogative geo-ambientali del loro territorio e fa-re quadrato per la tutela delle ri-sorse autoctone quali suoli e ac-qua. Conseguentemente devono fare in modo che il ciclo dei rifiu-ti da adottare sia compatibile con la difesa della salute e delle risor-se geoambientali facendo in mo-do da ridurre drasticamente i ri-

fiuti da smaltire in discarica e da bruciare grazie ad una spinta dif-ferenziazione e riciclaggio.Da 17 anni, invece, si sono appiat-titi, per convenienze di vario tipo, nella filiera industriale parassita-ria alimentata dai poteri speciali che sono serviti e serviranno a fa-re guadagnare i costruttori di di-scariche non sicure e di impianti inadeguati e i “piromani” dell’im-mondizia. Da cinque anni, ripeti-tivamente con l’immondizia ac-cumulata pericolosamente nel-le strade i mass media che conta-no, in gran parte, si sono fatti ca-rico servilmente di convincere i cittadini che l’unica soluzione era tamponare l’emergenza con qual-che nuova discarica e che la col-pa era solo dei cittadini campa-ni sporchi e comandati dalla ma-lavita organizzata. è strano, ma sembra ancora difficile per mol-ti comprendere che le leggi ema-nate negli ultimi anni in relazione ai rifiuti campani sono leggi ben

studiate ed elaborate solo per non risolvere il problema. Alme-no gli amministratori delle Istitu-zioni Campane inizino a dimo-strare di volere difendere il terri-torio e la salute e di volere intra-prendere un nuovo modo di am-ministrare nel rispetto dello sta-tuto regionale: mettano all’ango-lo i predatori e i parassiti e avran-no il consenso e l’appoggio di tutti i campani nel risolvere definitiva-mente il problema del ciclo dei ri-fiuti nel rispetto delle leggi.

*Ordinario di Geologia, Universi-tà Federico II

rum, magari utilizzando i fon-di europei per portare a termine il progetto Animalia, che preve-de la fusione di parco, zoo e ci-nodromo, piuttosto che spen-derli per spostare la struttura da un’altra parte, con relativi co-sti di smantellamento e ricostru-zione. Anche dal fronte politico arrivano i no, specialmente da Pd e Verdi: «La proposta dell’as-sessore regionale Taglialatela di spostare l’Edenlandia a Miano è sbagliata e fuori luogo», dichia-rano il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Bor-relli ed il consigliere comunale

del Pd Emilio Di Marzio. «Il Par-co giochi di Falchero insiste su quel territorio da oltre 40 anni e va riqualificato e ammodernato, non spostato. Ci risulta che tra l’altro Falchero è stato nelle scor-se settimane in giro per il mondo per portare a Napoli nuovi gio-chi anche dal Giappone. Sareb-be una bella novità e la possibi-lità di rilancio anche per le deci-ne di dipendenti del parco. Con-sigliamo per il futuro a Tagliala-tela - continuano Borrelli e Di Marzio - un maggior garbo isti-tuzionale e correttezza nei rap-porti con gli imprenditori napo-

letani. è assurdo che abbia lan-ciato questa proposta senza ne-anche sentire i diretti interessa-ti. Non vorremmo che ci fossero interessi politico economici die-tro a quest’uscita per affossare il rilancio dell’Edenlandia e realiz-zare nuove speculazioni su quel territorio». La domanda è: a co-sa servirà un campeggio a Fuo-rigrotta dopo il Forum? A Nul-la, salvo che Napoli non diventi la città turistica che tutti dicono possano essere; di conseguenza la paura risiede nella speculazio-ne finalizzata al solito sperpero di denaro pubblico.

Gli amministratori eletti dai cittadini dovrebbero fare quadrato per la tutela delle risorse naturali, dal territorio all’acqua. E invece...

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

«Vorremmo offrire alla co-mitiva di giovani turisti de-gli Usa rapinati e picchia-ti l’altra sera nella zona dei Decumani una pizza - rac-contano i Verdi campani ed il pizzaiolo Gino Sorbil-lo che ha proprio a Via Tri-bunali la sua pizzeria - per chiedergli scusa a nome della città per l’assurdo e vergognoso episodio di cui sono stati vittime».«Noi ci vergognamo per quello che hanno fatto questi giovani aggressori. Il nostro gesto è un modo per riconciliare questi tu-risti con la nostra città e per fargli capire che quel-lo che gli è successo è un caso isolato e che la mag-gioranza dei napoletani li accolgono a braccia aper-te e con affetto». «Spero di averli prestissimo ospi-ti nella mia pizzeria - con-clude Sorbillo - dove ogni giorno vengono centinaia di turisti anche giovani e che rappresenta assieme a tante altre realtà commer-ciali e culturali il lato più bello dei decumani».

Scuse ai turisti aggrediti

Solidarietà

martedì 1 marzo 201112

zione da parte delle compa-gnie petroli-fere che di-struggono le falde acqui-fere, un lavo-ro shock che mostra addi-rittura come in alcune zone degli Stati Uniti dalle tubature idri-che casalinghe fuo-riesca liquido in-fiammabile. Ed è proprio da un do-cumentario che ha preso vita la svol-ta verde degli Oscar. Correva l’anno 2007 e sul palco degli Oscar arrivò Al Gore con Una scomoda verità, le immagini che por-tò quella notte e la sua arringa a qualco-sa sono servite, e da allora anche la mitica statuetta ha iniziato a cambiare colore, striz-zando l’occhio al nostro Pianeta.

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>>Spettacoli>>

la statuetta dei sogni per ogni at-tore, quella più ambita: lucida, dorata e, per fortuna, di anno in anno, sempre più tinta di verde.

di sicuro non per il passare del tempo ma per una particolare attenzione al futuro del Pianeta. Tra veicoli ibridi, utilizzo di energie rinnovabili e raccolta differenzia-ta in ogni angolo, la notte degli Oscar è di-ventata l’evento più attento alla sosteni-bilità e alle tematiche eco e l’edizione del 2011, realizzata con la supervisione del natural resources defense council, si an-novera tra le più green in assoluto. A par-tire dai vincitori. La statuetta per il migliore attore è andata a Colin Firth per la magistrale interpreta-zione ne Il discorso del Re (per la cronaca vincitore nella categoria miglior film e mi-glior regia con Tom Hooper e vero prota-gonista della serata) e, da sempre, attento alla sostenibilità e all’alimentazione bio-logica. L’attore inglese è sostenitore della campagna “make trade fair” di Oxfam e a Londra da qualche mese ha aperto un ne-gozio di alimenti equo e solidali. insieme alla moglie, Colin ha fatto del biologico e della salvaguardia del Pianeta una batta-glia personale. La stessa moglie, l’italiana Livia, è stata tra le protagoniste sul Red Carpet (realizzato interamente con bot-tiglie di plastica riciclate) con il suo ve-stito composto da ben 11 abiti dismessi e inutilizzabili, tra l’altro uno di questi ri-sale al 1930, anno in cui è ambienta gran parte della storia che ha portato il marito nell’olimpo degli Oscar. Livia Firth, inol-tre, ha utilizzato l’enorme visibilità degli Oscar per sponsorizzare gioielli Fair tra-de, realizzati con materiali certificati sen-za sfruttamento umano, a dimostrazione che anche le sostenibilità può avere un la-to glamour. Anche sul fronte delle attrici quest’anno si è segnata una svolta. nata-lie Portman, Oscar per la migliore inter-pretazione femminile con Black Swan, è una vegana convinta. Si è presentata sul palco del Kodak theatre col suo pancio-ne e un abito in poliestere riciclato realiz-zato da H&m. La Portman non ha rinun-

Pierpaolo De Lauro

è

CinemaDa Colin Firth a Natalie Portman, sul palco del Kodak Theatre sbarcano tessuti ecologici e grande attenzione al nostro Pianeta

ciato alle sue abitudini alimentari nean-che durante la gestazione mostrando a tutti che un’alimentazione senza deriva-ti animali non desta particolari preoccu-pazioni. nel suo guardaroba, inoltre, si se-gnalano abiti in eco pelle e fibre naturali e il suo apporto alla causa degli animalisti si è materializzato anche in una linea di scarpe realizzate in tessuti vegetali. da Hollywood sono scomparse anche li-mousine e hummer. i vip accorsi alla pre-miazione hanno fatto ampio sfarzo di vei-coli ibridi o elettrici che ormai domina-no nel parco macchine delle star e, per chi non disponesse di un auto ecologi-ca, la società Econation ha messo a of-ferto un servizio di auto di lusso con tan-to di autista, ovviamente si tratta di vei-coli a basso consumo. Anche sull’alimen-tazione quest’anno a Los Angeles si regi-strano grandi novità. Le star hanno sco-perto la filiera corta e il cibo a chilome-tri zero. nessun alimento esotico o parti-colarmente ricercato, per la prima volta il tradizionale Governors Ball dopo la pre-miazione (che ha visto la partecipazione di oltre 1600 invitati) e stato deliziato da un menù realizzato dallo chef Wolfgang

Puck con prodotti certificati bio e prove-nienti dai dintorni di Hollywood, anche i frutti di mare sono stati approvati dal Seafood watch program dell’Acquario di monterey. Tutte le posate, bicchieri e to-vaglioli, inoltre, sono stati accuratamente riciclati grazie ad appositi cestini posti in ogni angolo sia del teatro che dell’intera area coinvolta dalla manifestazione. E se la svolta è verde non possono certo mancare le energie rinnovabili. L’intero Kodak Theater, palcoscenico storico del-la serata, è stato illuminato grazie a fon-ti pulite come il solare e a biocarburanti. Una svolta già anticipata nel 2008 quan-do si puntò sull’eolico, scelta che por-tò ad una riduzione di emissioni di Co2 nell’atmosfera pari a 630 tonnellate. La salvaguardia del nostro Pianeta, ov-viamente, ha fatto da padrone non solo nei gesti ma anche nei contenuti, soprat-tutto nell’ambito dei documentari, cate-goria dominata da Inside Jobs. nella cin-quina finale si sono segnalati Waste land di Lucy Walker sul lavoro dell’artista bra-siliano Vik muniz nella enorme discarica di Jardim Gramacho alla periferia di Rio de Janeiro e Gasland sui sistemi di estra-

L’Oscar si tinge di Verde

natalie Portman, migliore attrice con Black Swan. in alto Colin Firth, vincitore con il discorso del Re

martedì 1 marzo 2011 13

Alimentazione

L’esperto

lcuni pediatri hanno fi-nalmente smentito l’idea secondo la qua-le i bambini devo neces-

sariamente mangiare la carne. Per il loro sviluppo, infatti, non è fondamentale. A sostenerlo la Società scientifica di nutrizione vegetariana (Ssnv) che ha recen-temente presentato uno studio in occasione delle giornate pe-diatriche “A. Laurinsich”, evento organizzato dalla Società italia-na di pediatria preventiva e so-ciale (Sipps) e dalla Clinica pe-diatrica dell’università di Parma.Dai dati della ricerca è emer-so che i bambini che seguono una dieta senza carne godono di un’ottima salute: «In preceden-ti studi –spiega Leonardo Pinelli, presidente della Ssnv- si è dimo-strato, infatti, che seguendo un menù vegetariano ci si ammala molto meno alla scuola materna. I bambini vegetariani hanno dife-se immunitarie migliori rispetto ai loro coetanei onnivori, i quali seguono un’alimentazione che fa-vorisce una risposta infiammato-ria più forte». Inoltre, questo ti-po di dieta risulta positiva per la salut,e e protettiva nei confronti di disturbi o malattie che si svi-luppano ormai in età sempre più precoce (basti pensare all’obesità’ infantile e al diabete).I medici hanno monitorato 95 bambini, tra i 12 ei 24 mesi, che seguivano un menù vegetariano (il 10% vegano), ma non tutti era-no seguiti da un pediatra, troppo spesso scettico nel consigliare una scelta simile: «Il parere dei medici era per lo più contrario a una dieta vegetariana –spie-ga Pinelli-, così i genitori si sono

Vegetariani fin da piccoli? Si può fare

Assunta Gammardella

A

Alimentazione Uno studio condotto su 95 bambini dimostra che chi segue un menù vegetariano si ammala di meno alla scuola materna

affidati principalmente all’espe-rienza, o hanno fatto ricorso a li-bri e siti internet, facendo errori fondamentali di impostazione». Nonostante tutto, però, i bambi-ni hanno mostrato un apporto corretto di micronutrienti, solo in pochi casi si è avuta un’altera-zione dei valori del ferro e della B12. Tra le ragioni c’è la questio-ne etica per ben il 60%, la salute per il 32%, la religione per il 4%

e infine la tutela dell’ambiente per il restante 4%.Insomma sin da piccoli si può fa-re a meno del-la carne: «Anche in età infan-tile -racconta Pinelli- una dieta alimentare di tipo vegetariano non fa male. É necessario, pe-rò, che i pediatri di famiglia non solo non ostacolino la scelta ve-

getariana da par-te dei genitori ver-so i loro figli, ma raggiungano con il tempo un livello di formazione tale da

poter supportare le stesse fami-glie, senza costringerle a un pe-ricoloso fai da te».È sempre importante, sia nelle diete onnivore che non, affidar-si a degli esperti.

ott. Proietti, lei è stato uno dei primi a soste-nere la dieta vegetaria-na per i bambini, come

mai molti pediatri continuano a essere scettici?Penso per un motivo culturale ed economico, nel senso che le ri-cerche sono perlopiù finanzia-te dall’industria alimentare e far-maceutica e quindi se la ricerca è finanziata non può andare con-tro chi finanzia. Il motivo per cui si consiglia la carne durante i pri-mi anni di vita è per la carenza di ferro e di B12. Quest’ultima, pe-rò, è prodotta da una scelta an-ticorporale dello svezzamento

D

I cibi animali provocano le infiammazioni

L’esperto Parla un precursore della dieta vegetariana per bambini, Luciano Proietti, pediatra e autore del libro Figli Vegetariani

Leonardo Pinelli, presidente della Ssnv: «I bambini vegetariani hanno difese immunitarie migliori rispetto ai coetanei onnivori»

>>Salute>>

che convenzionalmente è basato sull’uso di vegetali e di formaggi. I piccoli che assumono fibre e lat-ticini vanno incontro a una per-dita di ferro, e quindi all’anemia. Per compensare questa carenza si consiglia la carne che comun-que è un alimento antifisiologi-co, almeno fino ai due anni di età, per questo deve essere preso sot-to forma di omogeneizzato.

Cosa consiglia durante lo svez-zamento?Il bambino è lattante, ha bisogno del latte materno che contiene tutti i nutrienti necessari per far-lo crescere. La frutta e la verdura,

introdotte troppo presto, provo-cano disturbi alla digestione e ri-ducono l’assorbimento di vitami-ne e minerali. Nel caso dei lattici-ni, le proteine irritano la mucosa, creano problemi intestinali e ri-ducono il ferro. Il bambino che si alimenta con latte materno o for-mulato con proteine vegetali cre-sce senza ammalarsi. È necessaria un’alimentazione naturale. Il prin-cipio biologico è che il bambino è vegetariano fino ai 3-4 anni di età. Non solo non deve mangiare car-ne e latticini, ma neanche fibre.

E allora cosa deve mangiare?Deve integrare la sua dieta

con cereali; un po’ di legumi; mol-ti grassi: olio di oliva, di sesamo, di lino, frutta secca, semi e frutta e verdura senza fibra, quindi bro-do vegetale e centrifuga di frutta

Quali sono i rischi per i bambi-ni che mangiano carne?I cibi di origine animale provoca-no acidosi e infiammazioni come il catarro, la febbre, il mal di gola, l’otite, la faringite e la tonsillite.

Petra Dotti è un’ambientali-sta doc, membro dello staff della certificazione Vega-nok e conduttrice di tre pro-grammi radiofonici su Ra-dioKairos che si occupano di alimentazione sostenibi-le, stili di vita alternativi ed ecologia. Tutta la sua fami-glia, compresi cani e gatti, è vegana. Anche sua figlia, Isabel, di due anni, segue la sua stessa dieta.Cosa mangia sua figlia?Isabel fa colazione con una bevanda a base vegetale (latte di riso, di soia, di man-dorle fatti in casa) oppure yoghurt di soia con dei fioc-chi di mais, altrimenti pa-ne integrale e marmellata. I pranzi e le cene sono a base di cereali e legumi: zuppe di fagioli, riso e lenticchie, pa-sta e ceci, orzo, avena, mi-glio, accompagnate da ver-dure, alghe e semi oleosi. Come condimento predili-giamo l’olio di semi di lino e il gomasio. Le sue merende sono a base di frutta fresca e secca, ma ogni tanto man-gia anche i biscotti e la cioc-colata. Quando abbiamo l’occasione di prendere del-le uova che provengono da galline “felici” lo facciamo.Ha mai avuto dubbi sulla salute della bambina?Quelli che ha qualsiasi geni-tore, ma sono assolutamen-te sicura della mia scelta, e questa certezza si basa su una vasta documentazio-ne. Mia figlia mangia bene e non ha alcuna carenza né di ferro né di B12, e soprattut-to si nutre nel pieno rispetto di altri esseri viventi, un va-lore che cerchiamo di infon-derle ogni giorno. All’asilo che dieta segue?Abbiamo dovuto accettare una dieta vegetariana poi-ché la pediatra di comunità si è opposta alla dieta vega-na. Ha più potere di quanto immaginassi. La sua deci-sione esautora quella della mia pediatra e contraddice quanto dichiarato dall’Ada (American dietetic associa-tion) che sostiene che le die-te vegetariane correttamen-te pianificate, sono salutari in tutti gli stadi del ciclo vi-tale.Una imposizione ingiusta per Isabel?Ogni genitore impone una scelta alimentare: la propria decidendo cosa mange-rà suo figlio. L’alimentazio-ne è un’espressione cultura-le che si tramanda. Alimen-tarsi, in modo giusto, signi-fica fare anche scelte diver-se dalla massa.

Mia figlia è vegana e in piena salute

Testimonianze

martedì 1 marzo 201114 >>Commenti>>

Cento piazze ecologisteNo al berlusconismo anti verde

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Romatel. 06.45.47.07.00 - fax [email protected] - www.terranews.it

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

chiusura dahlia tv, al via le richieste di rimborso

Abbiamo ricevuto migliaia di richieste da parte di con-sumatori danneggiati dalla chiusura di Dahlia Tv, pertan-to abbiamo predisposto una richiesta di rimborso degli importi pagati che ogni clien-te può inviare alla società a mezzo raccomandata con ri-cevuta di ritorno, e per cono-scenza all’Adoc anche via fax allo 06.86329611 o mail a [email protected], riservandoci la possibilità di richiedere an-che l’eventuale risarcimento dei danni subiti per inadem-pimento contrattuale. La chiusura di Dahlia Tv ha cre-ato difatti un grave danno ai circa 300 mila abbonati, che devono essere integralmen-te rimborsati. Dahlia detene-va i diritti, in esclusiva per il digitale terrestre, per la tra-smissione delle partite di Ca-gliari, Catania, Cesena, Chie-vo, Lecce, Parma, Sampdo-ria e Udinese, ma anche i di-ritti per la trasmissione degli incontri della Serie B. Consi-gliamo a tutti i clienti di inter-rompere immediatamente i pagamenti e i relativi addebi-ti bancari, inoltrando alla so-cietà una disdetta dell’abbo-namento mediante racco-mandata con ricevuta di ri-torno. Nel caso in cui fosse stata acquistata una tessera ricaricabile con credito resi-duo è possibile richiedere la restituzione dell’importo ca-ricato, sempre mediante in-vio di una raccomandata con ricevuta di ritorno, allegando la tessera e i dati di accredito.

Carlo Pileri, presidente Adoc

Pochi ricordano che nel 1994 ci fu ad Arcore la pri-ma manifestazione contro Berlusconi organizzata dai Verdi. Lo ricordo bene per-ché arrivai in treno specia-le, da mille posti traboccan-ti, organizzato a Bologna dai Verdi insieme al setti-manale CUORE. Paolo Ros-si era sul palco e migliaia di persone allegre e colorate intasavano le stradine di Ar-core. Alcuni verdi di Parma riuscirono perfino ad entra-re nel giardino della famige-rata villa del premier. Allora era già chiaro a molti quello che oggi è evidente a chi os-servi la situazione italiana con occhio libero.

Silvio Berlusconi era por-tatore di una sottocultu-ra insinuante e pericolo-sa, costruita a tavolino nei decenni dalle sue televisio-ni: farsi i fatti propri a scapi-to degli altri ed ovviamente del bene comune primario: la natura. Una deresponsa-bilizzazione consumistica portata all’eccesso, un indi-vidualismo antisociale e di-sgregante il cui primo obiet-tivo è recidere il legame di responsabilità con l’ambien-te naturale. Non conta che Berlusconi conosca i nomi delle piante o che la Bram-billa viva con una tribù degli animali: è fumo negli occhi.

La realtà è fatta di condo-ni edilizi, di abusivismo, di distruzione sistematica

ne: “Se non ora quando”: una mobilitazione che ha travol-to per varietà e quantità le stesse organizzatrici. E mi sono chiesto: possibile che tutti quegli ecologisti, que-gli ambientalisti che si sono sbattuti e si sbattono ogni giorno siano tutti stanchi o tutti morti? E tutti quei ra-gazzi delle scuole che spes-so scrivono sui giornali pre-occupati della distruzione delle basi stesse delle vita e quindi del loro futuro do-ve sono? E tutti i biologici, i consumatori critici, i chilo-metro zero, gli energetici al-ternativi, gli scienziati ed i ricercatori...

Ma non sarebbe il caso di uscire dalle tane, dalle ca-tacombe, dai dibattiti, dalle raccolte di firme e prenderci per una giornata cento piaz-ze d’Italia per dire Basta alla reazione berlusconiana an-tiecologista: magari dome-nica 20 marzo, aspettando la primavera. Non conta la data, si può fare anche più avanti, conterebbe che tutti sentissero questo richiamo della foresta. Allegri e non-violenti, di tutte le tendenze per dire solo una cosa che ci unisce tutti: la questio-ne ecologica anche in Italia deve essere posta con serie-tà ed occorre trovare da su-bito soluzioni adeguate e di livello europeo. Sarà fattibi-le? Dipenderà dalle rispo-ste e dalle energie in movi-mento.

delle leggi a tutela del patri-monio naturale, di taglio dei treni e riproposizione di auto-strade, di “federalismo dema-niale” che si spartisce le spo-glie del BelPaese, di negazio-ne del protocollo di Kyoto, di negazione del riscaldamento globale, di attacco alle energie rinnovabili, di incentivi politi-ci all’inquinamento con l’abo-lizione della responsabilità so-ciale dell’impresa, di ripropo-sizione del vecchio nucleare...per arrivare alla follia del Pon-te sullo Stretto (cancellato dal secondo governo Prodi su pro-posta dei Verdi). E l’elenco non finisce qui. Strano che nell’ana-lisi del berlusconismo questo aspetto sia poco trattato, se non colpevolmente ignorato. Forse perché anche tra molti critici del berlusconismo è pe-netrata questa subcultura rea-zionaria antiecologista.

Berlusconi, nel suo primo intervento alla Camera dei deputati, per il suo primo go-verno nel 1994 fu esplicito: so-stenne che l’effetto serra non aveva fondamento e che, se mai l’avesse avuto, avrebbe ri-guardato l’umanità tra tremila anni. Berlusconi rappresenta una reazione feroce, anche se ammantata degli sghignazzi di Striscia la notizia, alla evolu-zione in senso ecologista del-la società italiana alla fine de-gli anni ottanta e nei primi an-ni novanta. Una evoluzione in-sufficiente e contraddittoria ma una evoluzione. Con il ber-lusconismo si torna al dileg-

gio, alla censura, alla delibe-rata deformazione delle pro-poste ecologiste. Come il le-ghismo ha liberato dal profon-do dei bar il becerume xenofo-bo e scatenato le paure a sco-po elettoralistico, così il berlu-sconismo ha cancellato i temi ecologisti dall’agenda politi-ca (devo dire con la complicità dell’ultimo centrosinistra). Ca-meron, la Merkel, leader del-la destra europea, si confron-tano con la questione ecolo-gica e propongono soluzioni (sbagliate). In Italia si fa pri-ma: il problema non esiste. Co-sì non si fa nemmeno la fatica di cercare soluzioni. Un’encla-ve di censura che fa della sub cultura politica del nostro Pa-ese una anomalia in Europa e nel mondo. L’ecologismo ita-liano si è rifugiato nelle cata-combe: quasi mai in tivù, quasi mai nelle piazze, ogni associa-zione si coltiva il suo orticello, si sopravvive aspettando tem-pi migliori.

Qualcuno ne approfitta per improvvisarsi ecologista nei partiti e negli antipartiti che si litigano la scena ma ai qua-li tutti, in ultima istanza, del-la questione non interessa al-la fine granché: un’arma in più per la polemica. Nessuna ve-ra proposta di soluzione in vi-sta. Certo nel frattempo con la proposta della costituente ecologista i Verdi ed molti al-tri si stanno rialzando. Ma for-se questo non basta. E lo dico da convinto costituente. Ho vi-sto la mobilitazione delle don-

Paolo Galletti

martedì 1 marzo 2011 15>>Commenti>>

Boato dalla prima

Il primo a prendere congedo dal-la vita terrena è stato proprio il più duro avversario, nel gruppo lin-guistico italiano, del “Pacchetto” e del secondo Statuto del 1972. Il 24 febbraio 2010, all’età di 88 an-ni è morto infatti Pietro Mitolo, esponente storico dell’estrema de-stra post-fascista del Msi (e poi di An, fino al Pdl): uomo cortese nel-la forma, pienamente bilingue (co-sa non molto frequente tra gli ita-liani dell’Alto Adige), vero ispira-tore della feroce opposizione di Giorgio Almirante alla Camera dei deputati contro la nuova stagione autonomistica, e poi lui stesso, da deputato, strenuamente contra-rio anche alla terza riforma dello Statuto entrata in vigore con legge costituzionale (di cui fui io il primo firmatario) nel 2001.

Il 25 maggio 2010 se n’è andato, a 96 anni, Silvius Magnago, l’uo-mo del “los von Trient” di Castel Firmiano, ma anche il principale protagonista – per il gruppo lin-guistico tedesco e per la Svp – di tutta la drammatica fase delle trat-tative che – pur nella stagione de-gli attentati e del terrorismo – riu-scì (auspice Alcide Berloffa a livello locale e Aldo Moro a livello nazio-nale) a far prevalere la logica isti-tuzionale della riforma statutaria sul feroce scontro etnico che si era innescato. Pochi ricordano (salvo gli addetti ai lavori) che Magnago solo per un soffio riuscì nel 1969, nel Congresso di Merano della Svp (che era il partito di maggioranza assoluta), a far prevalere una risi-catissima maggioranza a favore delle norme del “Pacchetto” elabo-rate dalla “Commissione dei 19”. E pochi ricordano che Magnago ri-fiutò più tardi la nomina presiden-ziale a senatore a vita, non per di-sprezzo del Parlamento italiano, ma per il timore che i sudtirolesi di lingua tedesca considerassero in modo strumentale la sua eventua-le accettazione. Anche quello che per molti an-ni (prima della sua ultima rottura “a destra” rispetto alla Svp) è stato il vero e proprio “alter ego” di Ma-gnago nella gestione della Provin-cia autonoma di Bolzano, ma so-prattutto nelle durissime trattati-ve decennali con lo Stato italiano, Alfons Benedikter, è morto più re-centemente, il 3 novembre 2010, a 92 anni. Una volta Franco Bassa-nini – che per decenni ha seguito le vicende del regionalismo italia-no e che fu giovanissimo docen-te a metà degli anni ’60 a Socio-logia a Trento -, durante un col-loquio tra colleghi in Parlamento sulle vicende sudtirolesi, mi disse ironicamente: «Se Benedikter fos-se riuscito ad escogitare la formu-

lazione giuridica adat-ta, sarebbe stato capa-ce di proporre la pro-porzionale etnica (il “Proporz”) anche per l’aria che si respira in Alto Adige…». Bene-dikter rappresentò l’ala più dura della Svp, ma aveva anche un gran-de amore per la sua terra e per l’ambiente sudtirolese, che teme-va potesse essere sna-turato dalla eccessiva industrializzazione e cementificazione.Nessun commentato-re, nel ricordare in que-ste ore e in questi gior-ni i protagonisti che hanno preceduto nel-la morte Alcide Berlof-fa, ha rammentato che poco più di due mesi fa, il 19 dicembre 2010, è scomparso a 86 anni anche Egmont Jenny, l’unico politico sudti-rolese di lingua tede-sca che negli anni ’60 e ’70 (l’avevo conosciuto a Egna, a casa di San-dro e Martha Cane-strini, a cui era mol-to legato) aveva tenta-to una uscita “a sinistra” dalla Svp, formando l’unico partito “social-democratico” sudtirolese di lingua tedesca. Probabilmente in que-gli anni di contrapposizioni etni-che e di opposti nazionalismi era una sfida quasi impossibile, ma lui la tentò con coraggio e determina-zione e per due volte rappresentò la sua pur piccola Sfp in Consiglio provinciale e regionale . Nel 2007, per le edizioni Raetia, ha pubblica-to in tedesco la sua testimonian-za a futura memoria nel cercare “la sua via verso la socialdemocra-zia” (“Bekenntnis zum Fortschritt. Mein Weg zur Sozialdemokratie”).

Da ultimo, ma non certo ultimo per importanza, venerdì 25 feb-braio 2010, se n’è andato silenzio-samente anche il principale pro-tagonista “italiano” della grande e drammatica vertenza sudtirole-se. I meritati elogi che a Bolzano e a Trento gli vengono tributati in questi giorni – sotto l’impatto an-che emotivo della sua scomparsa – non devono ingannare i cittadi-ni sudtirolesi e trentini. Berloffa è stato davvero - anche con limiti ed errori, com’è proprio di tutte le co-se umane (anche quelle politiche e istituzionali) – un grande pro-tagonista della storia dell’Autono-mia dagli anni ’60 agli anni ’90, dal-le drammatiche conseguenze del ‘los von Trient’ fino alla “quietanza liberatoria” del 1992. Ed è vero che è stato il braccio destro (e anche

sinistro) di Aldo Moro, sia come Presidente del Consiglio sia come Ministro degli esteri, ma anche di tanti altri politici nazionali (a co-minciare da Giulio Andreotti, che pose il sigillo finale sulla vertenza internazionale). Ma è anche vero che è stato ben poco amato e so-stenuto non solo dagli “italiani” di Bolzano (e spesso anche di Tren-to), ma anche da gran parte del partito della sua vita, la Democra-zia cristiana, se si fa eccezione per la piccola corrente “morotea” (che però a Trento era rappresentata dalla figura grande e a lui solidale di Bruno Kessler). Molto di più fu sostenuto in quegli anni (ma que-sto aveva un grande valore mora-le, non un peso politico) dal vesco-vo di Bolzano e Bressanone, Josef Gargitter (e a Trento posizioni si-mili avevano il vescovo Alessan-dro Maria Gottardi e mons. Igino Rogger).

Nelle note biografiche di questi giorni, tutti hanno ricordato i suoi quattro mandati parlamentari, dal 1953 al 1976. Nessuno ha ricorda-to – ed era da pochi anni entrato in vigore il secondo Statuto di au-tonomia, cui tanto lui aveva con-tribuito – che nel 1976 Alcide Ber-

loffa si ripresentò alle elezioni politiche nel-la lista per la Came-ra della Dc, ma non venne rieletto proprio nel momento del più grande successo poli-tico-istituzionale. Ero personalmente pre-sente nella primavera di quell’anno al Cine-ma Modena di Tren-to alla grande mani-festazione elettorale della Dc, con la parte-cipazione di Aldo Mo-ro. Berloffa era seduto sul palco vicino a lui e Moro nel suo discor-so lo elogiò pubblica-mente, chiedendo in modo accorato agli elettori dc del Trenti-no di sostenerlo elet-toralmente, perché il consenso elettorale in Alto Adige si era for-temente ridotto pro-prio a causa della po-larizzazione naziona-listica a destra dopo il “Pacchetto”. L’appel-lo di Moro non fu ac-colto e Berloffa non venne rieletto. Il suo ruolo, anziché in Par-

lamento, da allora in poi si svolse esclusivamente, per 22 anni, nel-la presidenza delle Commissio-ni dei 12 e dei 6, e venne nomina-to anche Consigliere di Stato (an-che questa è una nomina governa-tiva, così come quella per lui nelle Commissioni paritetiche).

Nel 1981, mentre si stava pro-spettando la prima applicazione del “censimento etnico” nomina-tivo (introdotto con una norma di attuazione in piena estate nel 1976), Alexander Langer aveva dato vita ad una forte mobilita-zione di opinione contro le “sche-dature etniche”, definite anche “le nuove opzioni”. Deputato alla mia prima legislatura, avevo pro-mosso un dibattito alla Camera che durò per tre giorni. In quel periodo ebbi un colloquio con Alcide Berloffa (che aveva segui-to dall’esterno dell’aula tutta la discussione) e gli proposi un in-contro riservato con Langer. L’in-contro avvenne a Palazzo Chigi, nell’ufficio del sottosegretario al-la Presidenza del consiglio Bres-san (un dc friulano, molto atten-to alle questioni altoatesine). Du-rò molto a lungo, ma Alex Langer e io ci accorgemmo che oramai “i giochi erano fatti” e che nulla più, almeno in quella prima applica-zione (prima, nel 1971, il censi-mento linguistico era stato ano-nimo, e non una vera e propria “dichiarazione di appartenenza

etnica”), era possibile modificare. Quell’incontro non fu comunque inutile, perché le ragioni di Lan-ger erano fondate ed erano state ascoltate da Berloffa con grande rispetto. Nelle applicazioni suc-cessive, 1991 e 2001, furono in-trodotte modifiche che attenua-rono l’impatto di quella “sche-datura etnica” (ma nel 2001 Alex non c’era già più, essendo morto nel 1995).Ho poi incontrato varie volte Al-cide Berloffa, sia a Roma che a Bolzano. Anche se con posizio-ni diverse (che i Verdi sudtirole-si, nel rendergli omaggio since-ro, hanno garbatamente ricorda-to nel loro comunicato), si è sem-pre dimostrato uomo del dialogo e della convivenza, anche se talo-ra quasi “prigioniero” degli accor-di ferrei con la Svp, che era ne-cessariamente il principale inter-locutore sia per lui che per i vari Governi che si succedevano. Nel 2004, quando ormai Berloffa era totalmente fuori da anni dall’ago-ne politico e da qualunque ruo-lo istituzionale, ho partecipato in una sala della Camera (la “sala della Sacrestia” nell’ex-convento di Vicolo Valdina) alla presenta-zione del suo libro-intervista (col giornalista Giuseppe Ferrandi di Bolzano) “Alcide Berloffa, gli an-ni del Pacchetto” (Raetia). Fu un incontro tra pochi intimi: i parla-mentari regionali (non tutti), va-ri giornalisti, qualche conoscen-te e amico. Mi sembrò (aveva già superato gli 80 anni, ma era luci-dissimo) quasi una sorta di com-miato anticipato, quasi un testa-mento discreto.

Ho rivisto per l’ultima volta Al-cide Berloffa nel 2008, incon-trandolo al “Cavallino Bianco” di via dei Bottai a Bolzano, esatta-mente di fronte alla sede dei Ver-di sudtirolesi. Un incontro cor-diale e diretto, come sempre, ma mi colse un senso di mesti-zia nel vedere l’inevitabile decli-no di quest’uomo che aveva se-gnato la storia sudtirolese (e co-sì anche quella italiana), ma che aveva visto via via scomparire il suo partito e il suo mondo. Me-ritava davvero, da vivo, qualcosa di più, qualcosa che rendesse più autentici i tributi che gli vengono dati da morto. Mentre, se non ho visto male, nessun giornale italia-no, a livello nazionale, gli ha dedi-cato neppure una parola. Berlof-fa meritava davvero di più, all’al-tezza dell’impegno e della dedi-zione che aveva profuso per tutta la sua vita, con “senso dello Sta-to”, ma anche col senso della co-munità plurilingue a cui era fiero di appartenere e che aveva con-tribuito a migliorare in modo de-cisivo e duraturo.

Il saluto per Alcide Berloffa, uomo del dialogo e della convivenza altoatesinaNell’arco di un anno se ne sono andati tutti i principali protagonisti di una vicenda politica epocale, che ha completamente ridisegnato gli assetti istituzionali e costituzionali dell’Autonomia sudtirolese

Cntribuì a costruire il processo dell’autonomia dal “Pacchetto” del 1969 fino alla “quietanza liberatoria” da parte dell’Austria nel 1992

martedì 1 marzo 201116©

NA

SA

>>Scienza>>

Il primo global warming per capire il presente

l riscaldamento globale a cui stiamo assistendo non è stato l’unico di cui si ha no-tizia. Un altro analogo ed ec-

cezionale episodio si ebbe 56 mi-lioni di anni fa, e provocò un au-mento delle temperature ma-rine di superficie pari a circa 5°. Ora un nuovo studio curato da Ian Harding e John Marshall della School of Ocean and Earth Scien-ce (SOES) dell’Università di Sou-thampton, in Gran Bretagna, ha permesso di conoscere ulteriori dettagli del fenomeno, conosciu-to come Massimo Termico Paleo-cene–Eocene (PETM). Tra questi, la scomparsa di molte specie di organismi unicellulari pressoché invisibili ma fondamentali per gli equilibri dell’ecosistema, detti fo-raminiferi, e lo spostamento del plancton dalle acque tropicali e subtropicali verso latitudini più elevate. Medesime migrazioni si ebbe-ro anche in terra, con molte spe-cie animali costrette a muover-si a nord e a sud per inseguire il clima a loro più idoneo. Ma le zo-ne nelle quali si sono concentra-te le ricerche degli scienziati so-no quelle artiche, che giocaro-no e giocano anche oggi un ruo-lo decisivo nel cambiamento am-bientale. «L’informazione su ciò

Alessio Nannini

I

Clima L’aumento di 5°C negli oceani si verificò 56 milioni di anni fa, e provocò la migrazione di molte specie. I dati raccolti in Artide saranno utili per comprendere le conseguenze dell’effetto serra

I gufi grigi della Finlandia sono più numerosi di quel-li marroni, ma qualcosa sta cambiando. Sembra infatti che il riscaldamento globa-le influisca sul colore del-le piume di questo uccel-lo. Una ricerca dell’Univer-sità di Helsinki, curata da Patrik Karell, ha dimostra-to che il cambiamento è tutt’altro che insignificante, perché i gufi marroni ora costituiscono la metà del-la popolazione totale, con un aumento del 20 per cen-to rispetto alle stime prece-denti. A questi ritmi, i gufi grigi potrebbero scompari-re in un appena un decen-nio, con pesanti ripercus-sioni sulla biodiversità del-la specie, rendendola più vulnerabile ai cambiamen-ti ambientali anche in fu-turo. Praticamente il mu-tamento nella popolazio-ne dei gufi dimostra che il cambiamento climatico in-duce ad una riduzione del-la variabilità genetica all’in-terno delle specie, anche a scapito delle particolarità che un tempo favorivano la sopravvivenza,e che adesso sembrano più un ostacolo.

I gufi grigi in bianco

Animali

che avvenne in Artide è neces-saria per una migliore compren-sione delle condizioni ambienta-li durante il PETM – ha spiegato Harding al National Oceanogra-phy Centre –. I dati raccolti pos-sono essere utilizzati per miglio-rare la comprensione non soltan-to delle condizioni climatiche del passato, ma anche per migliora-re la nostra capacità di prevede-re le perturbazioni future». I dati dello studio sono stati ricavati da carotaggi effettuati nei sedimenti sotto i ghiacci della dorsale di Lo-

monosov, in Russia, a una latitu-dine di circa 88° nord. I rilievi, che non coprono l’intera durata del periodo in considerazione, sono stati integrati con quelli preleva-ti da Spitsbergen, nelle isole Sval-bard (78° nord). Così gli scienziati hanno analizzato la successione di circa quindici metri corrispon-dente ai 170mila anni durante i quali si verificò l’evento. Risulta che non solo che il livello del ma-re si alzò molto tempo prima del Paleocene–Eocene, ma che rag-giunse il suo picco circa 13mila

anni dopo: dunque precedette e superò le due epoche geologiche. Inoltre non ebbe i medesimi ef-fetti in tutto il pianeta. Mentre si era sempre ipotizzato un calo di ossigeno omogeneo in tutta la su-perficie dell’oceano, dai dati sono emerse invece differenze regiona-li sensibili, che lasciano intendere che la deprivazione di ossigeno si concentrò nella parte più profon-da del mare, a contatto con i se-dimenti. Un fattore che potrebbe verificarsi anche oggi, e che sarà motivo di future valutazioni.

Un raggio di Sole bacia la su-perficie argentata del Disco-very, che orbita sopra le nu-vole ad altissima quota. La fo-tografia è stata scattata da un membro dell’equipaggio du-rante una passeggiata nello spazio.

Spazio

E la luce fu