Terra di Basilicata

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AD OGNI RIONE IL SUO “CIAMBELLINO” L’ECONOMIA REGIONALE SOFFRIRA’ ALMENO PER ALTRI DUE ANNI ELISA CLAPS BEATA E ’ stato in un attimo, un solo attimo, in cui il mio animo ha auspi- cato questo desiderio, subito dopo aver ascoltato le parole del magistrato di Salerno espresse in televisione venerdì mattina. Un attimo, in cui nella mente è rimasta impressa una vicenda altrettanto drammatica, come quella della nostra cara Elisa: la morte di Santa Maria Go- retti. Ecco perché dico, anzi tutti noi, famiglia del settimanale TERRA, diciamo di volere: “Elisa Claps, Beata subito!” . Settimanale FreepreSS GIOVEDI’ 3 GIUGNO 2010 ANNO III N. 3 Direttore ANTONIO SAVINO BAMBOCCIONI UN INCANTO VIA A. VIVIANI 15/27 POTENZA - TRAVERSA MARIO PAGANO 9 BRIENZA (Pz) I CENTRI MULTIPLI Arlotto pagina 13 Zappacosta pag. 4 - 5 Marganella pagina 11 Romanelli pagina 7 continua a pagina 3 LA CATTEDRALE DI ACERENZA CHIUDE PER FERIE PER LA VOSTRA PUBBLICITA’ CHIAMA 0971 1973010 CELL. 320 1813033 email: [email protected] pag. 2

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AD OGNI RIONE IL SUO

“CIAMBELLINO”

L’ECONOMIA REGIONALE SOFFRIRA’

ALMENO PER ALTRI DUE ANNI

ELISA CLAPS BEATA E

’ stato in un attimo, un

solo attimo, in cui il

mio animo ha auspi-

cato questo desiderio, subito

dopo aver ascoltato le parole

del magistrato di Salerno

espresse in televisione venerdì

mattina.

Un attimo, in cui nella mente è

rimasta impressa una vicenda

altrettanto drammatica, come

quella della nostra cara Elisa:

la morte di Santa Maria Go-

retti.

Ecco perché dico, anzi tutti

noi, famiglia del settimanale

TERRA, diciamo di volere:

“Elisa Claps, Beata subito!”.

Settimanale FreepreSS

GIOVEDI’ 3 GIUGNO 2010

ANNO III N. 3

Direttore

ANTONIO SAVINO

BAMBOCCIONI

UN INCANTO

VIA A. VIVIANI 15/27 POTENZA - TRAVERSA MARIO PAGANO 9 BRIENZA (Pz)

I CENTRI MULTIPLI

Arlotto pagina 13

Zappacosta pag. 4 - 5

Marganella pagina 11

Romanelli pagina 7

continua a pagina 3

LA CATTEDRALE DI ACERENZA CHIUDE PER FERIE

PER LA VOSTRA PUBBLICITA’ CHIAMA 0971 1973010 CELL. 320 1813033 email: [email protected]

pag. 2

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I3 GIUGNO 2010

2 LA CATTEDRALE VA IN FERIE

Si avverte un clima di ten-

sione nella antica citta-

dina di Acerenza perchè,

come fanno sapere alcuni citta-

dini che hanno risposto alle do-

mande di Terra di Basilicata, la

cattedrale è in dirittura di chiu-

sura prevista per il prossimo 14

giugno. Come fanno sapere al-

cune fonti del posto, don Pier-

paolo Cilla, parroco della

cattedrale, in una informativa in-

viata alle associazioni locali, ha

chiarito che il prestigioso monu-

mento chiuderà ufficialmente al

pubblico e ai fedeli il 14 giugno

per motivi inerenti a lavori di ri-

strutturazione. “Sono lavori – è

la voce dei cittadini- che interes-

seranno principalmente la pavi-

mentazione”. Una cattedrale che

chiude in piena estate è una cat-

tedrale che lascerà il paesello lu-

cano, borgo normanno, nello

sconforto.

I cittadini sono delusi perchè af-

fermano: “ormai le decisioni

sembra che siano state già prese

dall’Arcidiocesi” , che, insieme

alla Sovrintendenza ha proget-

tato i lavori.

Si sa che per i lavori di riqualifi-

cazione passerà circa un anno e

che la cattedrale sarà chiusa al

pubblico per l’estate e per tutte

le festività invernali. Quello che

più di tutto spaventa gli abitanti

del posto è la coincidenza con i

lavori di pavimentazione esterna

del corso, via principale del

borgo.

Ad Acerenza, si respira un’aria

salubre, una cittadina dal volto

antico, una cittadina dalla storia

millenaria che quest’anno non

avrà nulla da mostrare ai turisti,

che potranno girare per gli anti-

chi carrugi e perdersi nella bel-

lezza architettonica esterna della

cattedrale, edificata nel 1080 dal

vescovo Arnaldo, e da Roberto il

Guiscardo. Così racconta la sto-

ria che ogni anno si rievoca per

queste vie in pietra viva attra-

verso il corteo storico “dai Lon-

gobardi ai Normanni, storia di

una cattedrale”. Un borgo che ha

ospitato Ruggiero Leoncavallo,

il musicista compositore che nel-

l’opera i Pagliacci, uno dei per-

sonaggi principali prende il

nome del patrono della cittadina,

San Canio.

Ad alcuni passanti abbiamo

chiesto quanto è importante que-

sto munumento per la cittadina e

come mancherà per circa un

anno di tempo. “Certo- fanno sa-

pere- i lavori si devono fare,

forse si potrebbe aspettare a set-

tembre per iniziare”. Sicura-

mente chiudere in questo

momento, in una ridente citta-

dina, quale è Acerenza, porte-

rebbe a queste genti, tra

commercianti e operatori del tu-

rismo, un tracollo delle attività.

Il vescovo Ricchiuti ne ha par-

lato alla stampa definendo la

chiusura “un sacrificio che ser-

virà a riportare la basilica – cat-

tedrale al suo antico splendore”.

Nel frattempo i commercianti

del centro storico acheruntino

insorgono per proteggere le atti-

vità che già poco vedono e che

quest’anno, nonostante la lunga

attesa dopo il periodo invernale,

non vedranno la luce di quei

tanti autobus e torpedoni

che ogni week-end inon-

dano le vie del borgo.

Una perdita notevole per

il blando turismo che

solo in estate fiorisce.

L’auspicio è che una

volta partiti i lavori al-

l’interno della basilica

giungano a termine il

prima possibile per

veder rifiorire Acerenza

come “rosa sulla roccia”.

Antonio Savino

Il problema è serio, va affrontato con equilibrio

e saggezza. Non tutti hanno ragione

Page 3: Terra di Basilicata

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33 GIUGNO 2010

“Elisa Claps Beata subito!”

LA PUREZZA E’ MARTIRIO

Quando nell’intervista pubbli-

cata il 19 maggio ho chiesto a

mia figlia Marcella su che cosa

si fosse basata le sua amicizia

profonda con Elisa, mi ha rispo-

sto senza tentennamenti: “Sulla

semplicità e sulla purezza”.

Marcella sapeva ed ancora oggi

sa, che la sua più cara amica era

pura. Non avrebbe mai immagi-

nato però, che proprio la purezza

avrebbe portato Elisa tra gli An-

geli del Signore. E non avrebbe

mai immaginato che la sua dolce

amica del cuore, un giorno sa-

rebbe morta come Santa Maria

Goretti, che per difendere la sua

purezza dedicata a Dio, ha su-

bito volontariamente il martirio.

Ecco perché ripetiamo: ”Elisa

Claps, Beata subito!”.

IL MARTIRIO E’ SA�TITA’

Elisa Claps come Maria Goretti.

Il nostro Angelo Sagarese, gior-

nalista cattolico di alta sensibi-

lità e spiritualità, il 19 Maggio

aveva “avvertito” il tutto in un

articolo pubblicato su TERRA.

Leggiamolo insieme: “Ovvia-

mente non ci sono certezze, sulle

ragioni del delitto, che non tro-

vano giustificazioni ed atte-

nuanti. Non si è lontani dalla

realtà, ipotizzando che Elisa si

sia opposta ed abbia decisa-

mente respinto le proposta

oscene e depravate del suo car-

nefice.”.

Per l’appunto, come fece Maria

Goretti, che per il suo martirio è

diventata Santa. Ecco perché noi

vogliamo che Elisa diventi

BEATA. Ci accontentiamo del

minimo. Se poi sta scritto che

deve diventare Santa, Iddio sia

lodato.

LA SOFFERE�ZA E’

BEATITUDI�E

Si dice che nella sofferenza, la

Chiesa veda se ci sono i presup-

posti per la beatificazione.

Ascoltiamo ancora Angelo Sa-

garese: ”Se avesse accettato, sa-

rebbe ancora in vita. Di qui la

reazione brutale, ripetuta con

numerose coltellate del suo as-

sassino (come riportato da molti

giornali). Le notizie trapelate

dalla relazione del Professor In-

trona, sembrano ipotizzare che

Elisa sia morta dissanguata. E’

prevedibile il dolore, la soffe-

renza, la costernazione. Le grida

disperate di aiuto. La dramma-

tica agonia in desolante solitu-

dine, fino alla morte. Elisa

sarebbe stata uccisa per difen-

dere il suo onore, la sua castità.

Comunque, nuova martire di una

violenza assurda e balorda”.

Come Maria Goretti, insomma,

ecco perché tutti noi di TERRA,

diciamo ad alta voce:”Elisa

Claps, Beata subito!”.

LA VERITA’

DOCUME�TATA

Si dice che la Chiesa, oltre alla

sofferenza, chieda la verità suf-

fragata da documenti ufficiali,

prima di pronunciarsi sulla bea-

tificazione di un martire. Nel no-

stro caso, è rappresentata dalle

motivazioni espresse dal Procu-

ratore Generale di Salerno Lucio

Di Pietro, durante la conferenza

stampa di venerdì 28 Maggio.

Ascoltiamole: “Restivo Danilo,

indagato per il delitto omicidio

volontario aggravato, perché

dopo aver dato appuntamento

alla giovane Claps nella Chiesa

della Trinità di potenza e dopo

averla incontrata, con un prete-

sto la induceva a seguirlo nei lo-

cali pertinenziali della Chiesa,

sino al sottotetto, dove, dopo

aver tentato un approccio ses-

suale con la giovane, venendo ri-

fiutato, infieriva sulla stessa

colpendola ripetutamente al-

meno tredici volte, anche con

un’arma da punta e da taglio con

cui l’attingeva al torace sino a

cagionarne la morte, dopodichè

la trascinava in un angolo del

sottotetto e qui, coprendola di

materiale vario tra cui delle te-

gole ivi riposte e materiale di ri-

sulta, occultava il cadavere”.

Questo, il capo di imputazione.

Poi c’è l’aggravante: “ Aver

commesso il fatto per motivi ab-

bietti ed aver agito con crudeltà

nei confronti della vittima”.

Tutto ciò rappresenta la verità

suffragata da documenti uffi-

ciali. Fatto che ci permette di

gridara con quanta forza ab-

biamo in corpo: “Elisa Claps,

Beata subito!”.

RISCATTO

PER LA CHIESA

Angelo Sagarese ci ha detto che,

“compagni di scuola definiscono

Elisa Claps una ragazza gene-

rosa, cordiale, disponibile,

aperta all’amicizia. Educata con

principi sani e con ferma forma-

zione religiosa. Del resto le fo-

tografie diffuse sono eloquenti

di un volto solare, raggiante di

gioia, che sorrideva alla vita

come si fa a sedici anni”.

Età in cui, aggiungiamo

noi, chi ha una ferma

formazione religiosa è

disposto al martirio pur

di non perdere la propria

purezza. Bene, Angelo

Sagarese si è chiesto:

“Se così è, perché non

dare cristiana sepoltura

ad Elisa Claps proprio

nella Chiesa della San-

tissima Trinità, dove si è

compiuto il suo martirio.

Chi lo vorrà potrà de-

porre un fiore o rivol-

gerle un pensiero. La sua

presenza in città sarebbe

di monito e di esempio

per tutti”.

Giusto, sacrosanto, ri-

confermiamo la validità

della proposta, famiglia

Claps permettendo, natu-

ralmente. Aggiungiamo

però una nostra conside-

razione. In questi ultimi

anni la Chiesa cattolica

in tutta la sua universa-

lità (e sia pure per motivi

diversi, quella locale), ci

ha dato alcuni esempi

non del tutto esaltanti.

Oggi però, si trova, con

il caso Elisa, nella condi-

zione di dimostrare al

mondo intero – oltre che

a se stessa – di potersi ri-

scattare, attraverso un

atto edificante, semplice

e giusto: esaltando la pu-

rezza di una ragazza do-

tata di ferma formazione

religiosa, che ha donato

a Dio Misericordioso la

sua purezza, come fece

santa Maria Goretti.

Ecco perché, diciamo

alla Chiesa Cattolica, in

nome dei potentini,

“ELISA CLAPS,

BEATA SUBITO!”.

Saro Zappacosta

Page 4: Terra di Basilicata

POLITICA

3 GIUGNO 2010

4 S.O.S DUE ANNI

Da circa 40 anni, data di

nascita della Regione

Basilicata, quando sul

tavolo della redazione perveniva

il “malloppo” della Relazione

Programmatica del Presidente

della Regione - oppure di quello

della Provincia o del Sindaco - la

mia prima reazione era quella di

girare la testa dalla parte oppo-

sta. Il solo pensiero di dover af-

frontare la lettura di quel

“malloppo” mi atterriva e, poi, il

dovere di doverla commentare

con il rischio di doverti mettere

contro il Presidente di turno, cer-

tamente non mi esaltava. Soprat-

tutto quando i Presidenti sono

stati Verrastro, Azzarà, Boccia e

Di Nardo, cui ero legato da per-

sonale simpatia umana, e - per la

Provincia - Di Nubila, Comodo,

Camardese, Antonio Pisani e

Vito Santarsiero, che sempre

hanno affrontato questo mo-

mento importante della loro vita

politica con particolare atten-

zione, sapendo che la Relazione

Programmatica diventa il Van-

gelo per gli Enti che hanno gui-

dato. Che poi questi Vangeli si

trasformassero in “chiffon de pa-

pier” era un altro paio di mani-

che.

TA�TA CURIOSITÀ: “PUÒ A�DARE”.Con la Relazione Programmatica

di Vito De Filippo la prima rea-

zione è stata identica a quella

che avvertivo per i suoi prede-

cessori, con una sola variante: la

curiosità. Non vi sembri strano,

amici lettori, che il sentimento di

curiosità possa ancora persistere

nell’animo di un giornalista ve-

terano: è la verità. Ho definito la

Giunta De Filippo come un go-

verno decisionista di centro con

un braccio a destra e uno a sini-

stra, per cui la curiosità era pro-

prio quella di vedere cosa

uscisse fuori da un governo così

insolito, così strano, così partico-

lare, da suscitare commenti più

disparati, ma al tempo stesso

anche un pizzico di simpatia: sa-

pete com’è, tre donne, insieme,

anche in politica, impongono

una riflessione. E così, di buzzo

buono, mi son letto il “mal-

loppo” di Vito De Filippo e,

dopo la classica e tradizionale ri-

flessione, è uscito fuori il tradi-

zionale verdetto: “può andare”.

CI�QUE COLO��E PORTA�TINon è affatto un libro dei sogni,

niente bla bla, nessun volo pin-

darico: poche cose ma buone.

Sembra quasi che ci sia il soffio

pragmatico di tre donne. Infatti,

la Relazione di Vito De Filippo

si poggia su cinque colonne por-

tanti ed una apertura storica al-

l’opposizione, che “possono

andare”. Le cinque colonne sono

rappresentate dai capitoli relativi

a: il lavoro, i servizi di qualità, la

valorizzazione delle risorse di-

sponibili, le reti di imprese e

l’innovazione dell’amministra-

zione pubblica regionale. Baste-

rebbe, quindi, la realizzazione di

un pilastro su citato all’anno, per

vedere Vito De Filippo e la sua

Giunta finire dritto dritto in Pa-

radiso e passare alla storia come

unico governo capace di realiz-

zare il suo programma politico

amministrativo in una sola legi-

slatura. Una colonna all’anno - si

fa per dire - e il libro positivo

della storia regionale potrà chiu-

dere le sue pagine. Ci riuscirà la

Giunta di centro con un braccio

a destra e uno a sinistra, guidata

da Vito De Filippo, a costruire

queste cinque colonne? In noi,

c’è moderata fiducia. Anche per-

ché Vito De Filippo è diventato

un gran furbone: ha pescato il

concetto di “Quoziente Fami-

liare” - che, se la memoria non ci

tradisce, è partorito dalla mente

di Gianfranco Fini, sia pure limi-

tato alla progettazione di tasse

familiari - e ne ha fatto un ca-

vallo di battaglia, poiché indivi-

dua “i criteri per erogare misure

di sostegno alle famiglie in diffi-

coltà”, il “Reddito Ponte” per

“l’attribuzione di incen-

tivi economici ai giovani

lucani in cerca di la-

voro”, i bandi per l’occu-

pazione. Forse qualcuno

griderà al clientelismo,

ma sapete che vi dico?,

anche se così sarà, si

pensi alla disoccupa-

zione dei giovani e al

dramma delle famiglie

lucane e si cerchi, tutti

quanti insieme, opposi-

zione compresa, di risol-

vere i problemi seri,

perché, è bene che si sap-

pia, il popolo lucano ha i

coglioni gonfi e non ac-

cetterebbe più, certa-

mente, ulteriori

fallimenti. Col rischio di

una giusta e doverosa

sommossa popolare.

Chiediamo a tutto il

Consiglio Regionale:

dobbiamo arrivare ai

classici “forconi”? C’è il

modo di evitarlo? Cre-

Saro Zappacosta

Non è affatto un libro dei sogni, niente bla bla,

nessun volo pindarico: poche cose ma buone

Page 5: Terra di Basilicata

POLITICA

53 GIUGNO 2010

DI ARMISTIZIO

diamo di sì e forse la soluzionela troviamo nelle ultime paginedella Relazione Programmaticadel Presidente.U�A VOCE ACCORATA,

U� APPELLO

Vito De Filippo, infatti, ha dettoa tutto il Consiglio: “Alle varieopposizioni qui rappresentate, apartire dal PDL, che è forza digoverno a Roma, chiedo sind’ora di avviare un comune per-corso che ci porti su alcuni temicondivisi, che non sono né didestra né di sinistra, a lavorareper il bene dei lucani. Fuori daogni tatticismo - ha precisato ilPresidente della Giunta Regio-nale De Filippo - e nel rispettodei ruoli che ciascuno rivolge aquest’aula e nella società, credovi sia la possibilità di stabilirecon le opposizioni una concretaconvergenza per la difesa a tuttii livelli, degli interessi della Ba-silicata, in particolare sulle ri-sorse naturali (come il petrolio)o in materia di infrastrutture,

scuola e università. Mi sentireidi dire che tutti abbiamo per na-scita una stessa tessera di iscri-zione che è quella dell’amore edella dedizione alla Basili-cata… Colleghi Consiglieri, glianni di questa legislatura regio-nale chiamano tutti, pur dafronti diversi, ad una “provaunica” per servire la causadella Basilicata. Diamole forzae consistenza. Cambiamola emiglioriamola con le innova-zioni, le riforme, il coraggio.Cogliamo il suo desiderio di fu-turo, abitiamola con la passionedella novità. Meritiamoci le suesperanze e la sua fiducia. Ce lochiedono i lucani”.IL FORCO�E DIETRO

L’A�GOLO

Queste parole del Presidentedella Giunta non esprimono af-fatto una mozione dei sentimentilanciata in aula per suscitare laparticolare attenzione dei Consi-glieri e quindi ampia considera-zione. È vero, rappresenta un

appello alla minoranza, nonchéuna insolita apertura, come ab-biamo accennato all’inizio. Unappello che nasce da una fortepreoccupazione che anima VitoDe Filippo e tutti i lucani. Chetrova origine nello scenario eco-nomico in cui si muove la Basi-licata, dove la recessione èparticolarmente grave e la pro-spettiva di ripresa sono partico-larmente lente. Motivo per cuiDe Filippo prevede che l’econo-mia della nostra regione soffriràperlomeno per un altro biennio e,se a ciò aggiungiamo i sacrificidella Finanziaria nazionale, citroviamo dinanzi ad un quadrodrammatico che nessun politicopuò da solo affrontare, sperandodi abbatterlo. Vito De Filippo,invece, spera quanto meno di li-mitare i sacrifici dei lucani e, perraggiungere tale obiettivo, halanciato l’appello dell’opposi-zione. Giusto. Un atto responsa-bile. Un invito agli uomini dibuona volontà. Un appello che

L’economia della nostra regione soffrirà perlomeno per un altro biennio,

ci troviamo dinanzi ad un quadro drammatico che nessun politico

può da solo affrontare

ci auguriamo vengaraccolto. Non siamomai stati “dolci di sale”con i rappresentantidella casta ma in que-sta occasione non ci ti-riamo indietro. Anzi,lanciamo un’idea aVincenzo Viti e NicolaPagliuca, capi gruppodel PD e del PDL: sta-biliscano insieme i ter-mini di un armistiziotra maggioranza e op-posizione che duri al-meno due anni e,insieme al Presidentedel Consiglio VincenzoFolino, costituiscanoun “pool di tested’uovo di emergenza”,capace di collaborare -senza spirito di conso-ciativismo - in nome ditutto il Consiglio Re-gionale, con Vito DeFilippo e la sua Giunta.Un armistizio di dueanni, non è la fine delmondo. Anzi, può rap-presentare un riscattoper una classe politicache ha ormai perso di-gnità, orgoglio, identitàe passione politica.Due anni di lavorocongiunto potrebberappresentare unanuova pedana di lan-cio. Diversamente l’ab-biamo detto: dietrol’angolo, il forcone.Guai per chi fallirà an-cora una volta, quindi.C’è un’occasione: sicolga al volo l’appellodi De Filippo.

Page 6: Terra di Basilicata

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63 GIUGNO 2010

UNA CARICAABUSIVA E CONTESTATA

LA FI�E DI U� DIRITTO

Quando un partito politico per-

mette che il suo organismo statu-

tario provinciale venga occupato

abusivamente da un segretario

non legittimato politicamente,

perde automaticamente il diritto

di giudicare, contestare e sinda-

care gli altri partiti del quadro

politico nazionale e regionale.

E’ il caso del Popolo della libertà,

che ha permesso e continua a

permettere che il coordinamento

provinciale venga diretto da un

segretario “abusivo” contestato e

delegittimato da un consigliere

regionale del partito durante la

prima riunione ufficiale dell’or-

ganismo “incriminato”.

Il coordinatore del Pdl “abusivo”

e delegittimato ufficialmente è

Antonio Tisci, mentre il consi-

gliere regionale, che nella riu-

nione del coordinamento ha

delegittimato il coordinatore, è

Gianni Rosa.

IL SEGRETARIO

“ABUSIVO”

Antonio Tisci è un segretario

“abusivo” perché il posto da lui

occupato era destinato a Gianni

Rosa. E vediamo il perché.

Quando è sorto il partito unico

del Popolo della Libertà, il patto

firmato tra i massimi dirigenti di

Forza italia e Alleanza Nazio-

nale, prevedeva che la segreteria

provinciale delle varie regioni

italiane, venisse assegnata a co-

loro che erano stati eletti regolar-

mente in occasione di un

congresso, e poiché Gianni Rosa

fu eletto da un congresso provin-

ciale di An, quel posto toccava a

lui e solamente a lui, non ad altri.

Tanto è vero che il giorno dopo

questo accordo nazionale, molti

giornali nazionali riportarono il

quadro, regione per regione – e

quindi Basilicata compresa –

comprendente i nominativi dei

segretari regionali e quelli pro-

vinciali prescelti. Per la segrete-

ria provinciale di Potenza, il

nominativo prescelto e riportato,

ovviamente, era quello di Gianni

Rosa. Nome letto da me perso-

nalmente e da tutta la stampa lo-

cale.

Su un quotidiano locale, tuttavia,

il giorno dopo comparve una

strana notizia, in virtù della quale

il segretario provinciale non era

più Gianni Rosa, ma Antonio

Tisci. Cosa accadde perché im-

provvisamente nella notte dei

lunghi coltelli saltò l’accordo na-

zionale? Accadde che (come al

solito) nell’ex partito di An,

“qualcuno” cassò il nome di rosa

e scrisse quello di Tisci, abusiva-

mente, per cui

quest’ultimo è di-

ventato segretario

“abusivo”, mentre

Gianni Rosa – con

freddezza ed astu-

zia politica – in-

goiò il rospo per

amor di patria, rin-

viando la contesa a

tempi migliori. Fu

bagarre nazionale,

però e non solo locale, poiché

Maurizio Gasparri dichiarò ai

quattro venti: “Per quanto mi ri-guarda Gianni Rosa è stato elettoregolarmente al congresso di Ane quindi ha tutti i titoli per essereil riferimento operativo non solodella destra ma di tutto il centrodestra della provincia di Po-tenza”.In un partito serio, questo “ca-

sino” fatto di coltellate alle

spalle, tradimenti, prese di posi-

zione e dichiarazioni più o meno

giuste, come minimo avrebbe do-

vuto costringere i vertici del par-

tito a rimettere le cose a posto:

togliere Tisci ed imporre Gianni

Rosa. Invece nel Pdl, che partito

serio non è, l’illegittimo è rima-

sto illegittimo, l’imbroglio è ri-

masto imbroglio e i vigliacchi

sono rimasti vigliacchi.

Ecco perché all’inizio ho detto

che il Popolo della Libertà ha

perso il diritto di contestare, giu-

dicare e sindacare gli altri partiti

del quadro politico regionale:

perché – e lo ripeto per l’enne-

sima volta – quando si permette

che un organismo statutario

venga occupato abusivamente,

significa che il marcio è genera-

lizzato, e nessuno ne è immune.

L’ATTACCO

DI GIA��I ROSA

Per cui, dinnanzi a questo marcio

politico generalizzato, chi rimane

derubato di una carica che gli

toccava, non può non unirsi con

quanti amano l’onestà politica (e

nella base elettorale del Pdl co-

storo sono molti) e iniziare all’in-

terno del partito una

lotta serrata come ha

fatto Gianni Rosa, che

alla prima occasione –

il coordinamento pro-

vinciale svoltosi lunedì

scorso – ha messo in un

angolo Antonio Tisci, e

gliene ha cantata quat-

tro. E siccome non tutta

la stampa locale è leale

e corretta, Gianni Rosa

in esclusiva per TERRA, ha rila-

sciato una dichiarazione che pub-

blichiamo integralmente. Essa

dice: “in relazione agli articoliapparsi sugli organi di informa-zione rispetto alla posizione dame assunta in seno al coordina-mento provinciale del Pdl tenu-tosi lunedì 25 Maggio 2010,fonte “informatori occulti” ri-tengo utile precisare la posizioneda me assunta nel consesso, cheè estremamente critica nei con-fronti del coordinatore provin-ciale del Pdl Tisci. Da tempochiedevo il chiarimento internoalla conduzione del Pdl provin-ciale, che ritengo essere stato ab-bandonato a se stesso, quindilasciando in solitaria, circoli, di-rigenti, militanti e simpatizzanti.Ritenevo e ritengo che la condu-zione politica nell’ultimo annosia stata un fallimento politico edorganizzativo, i responsi eletto-rali ne sono una prova. Questi imotivi che mi hanno indotto as-

sieme a Luigi Modrone -vice coordinatore provin-ciale – a richiedere le di-smissioni delresponsabile provinciale.Esiste la politica dei fattie l’antipolitica dellechiacchiere – affermaGianni Rosa – esiste lapolitica che si attiva sulterritorio ed esiste l’anti-politica che si svolgenelle stanze private, esi-ste la politica del diri-gente che opera el’antipolitica del buro-crate autoreferenziale. Ilresponsabile provincialedel Pdl ha scelto l’anti-politica dopo essere statobaciato dalla fortuna, ri-trovandosi consigliereRegionale grazie alla ri-nuncia degli eletti demo-craticamente, dopo averavuto”un posto” da co-ordinatore provincialedel Pdl per “grazia” ri-cevuta romana, si è ada-giato nelle stanze di vialeVerrastro, sentendosi unintoccabile e credendoche i prodigi avvengonosempre. Ma in politica siraccoglie sempre quelche si semina, non è uncaso se il responso del-l’urna alle elezioni regio-nali non è statofavorevole. Per diritto dicronaca – concludeGianni Rosa – nel coor-dinamento non è stataapprovata alcuna mo-zione a supporto dellelinee programmatiche,ma solo una riguardantel’utilizzo del simbolo. Atal proposito il voto delcoordinatore provincialeè stato l’astensione”.

Doveva andare a Gianni Rosa, ma “per grazia divina romana”,

è finita sulle spalle di Antonio Tisci

Saro Zappacosta

Page 7: Terra di Basilicata

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3 GIUGNO 2010

Rapporto Istat: bamboccioni per forza

Rallentata già nel decennio

2000-2009 da "una cre-

scita asfittica e stentata",

che ha prodotto un modestissimo

aumento annuo dello 0,1 per

cento, prostrata dalla "crisi più

profonda della storia economica

recente", sebbene l'Italia abbia

agganciato la ripresa nel primo

trimestre di quest'anno, con il Pil

a +0,5% , porterà ancora a lungo

i segni del disastro economico

degli ultimi due anni. A pagare lo

scotto maggiore saranno di si-

curo coloro che nei prossimi de-

cenni dovrebbero reggere il peso

di una società sempre più sbilan-

ciata dalla parte degli anziani: i

giovani, 'bamboccioni' per forza,

impossibilitati a farsi strada nel

mondo del lavoro a prescindere

dal titolo di studio. Il Rapporto

Annuale dell'Istat è dedicato que-

st'anno alla crisi e al suo impatto

sul mondo dei giovani. L'analisi

e i dati esposti dall’Istat mo-

strano in modo accurato e detta-

gliato debolezze e punti di forza

del Paese, offrendo un quadro av-

vilente soprattutto per quanto ri-

guarda i giovani e le donne. Allo

stato attuale, con la crisi che ha

attraversato in modo trasversale i

paesi più industrializzati, la situa-

zione dei giovani che si affac-

ciano al mondo del lavoro è

davvero tragica. Nessun titolo di

studio sembra in grado di proteg-

gerli dall'impatto della crisi: la

flessione dell'occupazione per

chi ha un titolo di studio non su-

periore alla licenza media è par-

ticolarmente critica (-11,4 per

cento), ma rimane importante

anche per i diplomati (-6,9 per

cento) e per i laureati (-5,2 per

cento). Questo perché con la crisi

sono state falcidiate le posizioni

“precarie”, generalmente occu-

pate da giovani, meno tutelate, e

dunque più semplici da eliminare

con la “scusa” della crisi. Se-

condo Linda Laura Sabbadini,

direttore centrale dell'Istat e tra i

coordinatori del rapporto an-

nuale, oggi il quadro della popo-

lazione giovanile in Italia è molto

critico: “300 mila giovani occu-pati in meno nell'ultimo anno,aumentano i disoccupati inattivi,scarsa competenza rispetto aglialtri paesi europei e tassi di in-terruzione scolastici elevati. Pos-sibile - si chiede Sabbadini - chesi parli ancora di bamboccioni?E proprio quando in piena crisicresce la percentuale di giovaniche vogliono uscire dalla fami-glia di origine". Bamboccioni,

dunque, ma non per scelta... co-

stretti a prolungare la convivenza

con la famiglia non avendo la

possibilità materiale di intrapren-

dere un percorso autonomo ed in-

dipendente! Lo scenario che

l'Istat definisce "verosimile" per

i prossimi 40 anni risulta esser

davvero preoccupante: con la

speranza di vita che aumenta

(raggiungerà gli 84,5 anni per gli

uomini e gli 89,5 per le donne),

la riduzione della popolazione at-

tiva e l’aumento degli over 64,

aumenterà, fino a raddoppiare,

l'indice di dipendenza degli an-

ziani. A questo punto c’è un pro-

blema ovvio: i giovani di oggi,

che saranno gli anziani di do-

mani, non lavorano, non versano

contributi, non vanno via di casa,

non fanno nulla. Come faranno a

reggere il peso di una società

sempre più vecchia se loro stessi

corrono il rischio di invecchiare

senza lavoro? La statistica ha co-

niato addirittura una sigla per de-

finire la loro situazione.... dopo

l’offensivo bamboccioni siamo

passati al più internazionali-

stico“Neet” che significa “not in

education, employnment or trai-

ning”, tradotto: non lavorano,

non studiano, non si formano. I

Neet nel 2009 erano arrivati a

oltre due milioni, il 21,2 per

cento dei 15-29enni. "Rimanere

in casa con i genitori più a lungo

che nel resto dell'Europa in Italia

è sempre stato un costume dif-

fuso", ricorda la Sabbadini. Se-

nonché nel 1983 la quota dei 18-

34enni celibi nubili che viveva in

famiglia era del 49 per cento, nel

2000 era arrivata al 60,2 per

cento, attestandosi al 58,6 per

cento del 2009. Tra i 30-34enni

quasi il 30 per cento vive ancora

in famiglia, una quota triplicata

dal 1983. Sono cambiate le mo-

tivazioni: nel 2003 la prima ri-

sposta a un'indagine Istat era

quella di "permanenza scelta",

adesso la prolungata convivenza

dei figli con i genitori dipende

soprattutto dai problemi econo-

mici (40,2 per cento); solo per il

31,4 per cento si tratta di una li-

bera scelta. Questo perché, anche

quando si è fortunati e si trova un

lavoro, il mercato è estrema-

mente avaro con i giovani: quasi

la metà dei sottinquadrati (occu-

pati che svolgono una profes-

sione inferiore al livello di

studio) sono giovani di 15-34

anni. Ecco perché il sia il termine

bamboccione, sia l’internaziona-

listico Neet hanno il sapore di

una beffa.... quella ai danni di

una generazione che non trova

sbocchi di nessun tipo, pur cer-

cando in mille modi di emergere.

Di fronte alle crescenti difficoltà

di trovare un impiego, aumenta il

senso di sconforto degli indivi-

dui, che spesso rinunciano del

tutto a cercare un lavoro. In par-

ticolare aumenta la percentuale

dei disoccupati di lunga durata

che transitano verso l'inattività

(dal 37 al 44 per cento), tanto che

nel 2009 gli inattivi sono aumen-

tati più dei disoccupati. La fami-

glia fortunatamente sembra

tenere, nonostante gli scenari

poco rosei. Sono le famiglie che

offrono un’ancora di salvezza ai

giovani che, vivono per la stra-

grande maggioranza all'interno di

nuclei in cui vi sono due percet-

tori di reddito. Ma cosa accadrà

quando uno, o entrambi questi

percettori di reddito rimarranno

senza lavoro? Quando dalla cassa

integrazione i padri di famiglia

passeranno all'inevitabile

disoccupazione, o, peg-

gio ancora, all'inattività?

La più diretta delle cnse-

guenze del dilagare della

disoccupazione è la ca-

duta del reddito disponi-

bile delle famiglie, che

nel 2009 in Italia si è ri-

dotto del 2,8 per cento.

Siamo più poveri, ce ne

siamo accorti.... Non che

fosse difficile capirlo!

Sempre nel 2009, il po-

tere d'acquisto ha subito

una riduzione del 2,5 per

cento. Però "l'indice di

deprivazione", che mi-

sura quello di cui si pri-

vano individui e

famiglie, è rimasto al

15,3 per cento tra il 2008

e il 2009: la spiegazione

dell'Istat è che il 60 per

cento del totale delle fa-

miglie che nel 2009 risul-

tavano deprivate lo era

già nel 2008.... In so-

stanza chi già nel 2008

non poteva permettersi

molto ha visto la sua si-

tuazione peggiorare nel

2009. Come sempre la

crisi ha colpito i più de-

boli, ampliandone la pla-

tea: tra il 2008 e il 2009

le famiglie "indifese nel

far fronte a spese impre-

viste" sono passate dal 32

al 33,4 per cento, quelle

in arretrato col paga-

mento di debiti diversi

dal mutuo dal 10,5 al

13,6 per cento (tra quelle

che hanno debiti) e quelle

che si sono indebitate dal

14,8 al 16,4 per cento.

Allarme giovani: "bamboccioni" a causa della crisi

Oltre 2 milioni rischiano l'esclusione

Loredana Romanelli

Page 8: Terra di Basilicata
Page 9: Terra di Basilicata

RE

GIO

NE

3 GIUGNO 2010

Luca Arlotto

9CARA MAMMA REGIONE…

Cara Mamma Re-gione”,ora i tuoi “figli”parlano un po’ di sé!

Quei tanti giovani lucani che,alacri nel loro agire e con deter-minazione, hanno manifestatoil loro chiaro dissenso contro i“banditi” tirocini. Un progettoformativo che fino a qualchegiorno fa era imbrigliato in pa-stose querelle politiche e che,ora, è diventato oggetto di undiffuso malcontento.È il momento in cui “Spartacorompe le catene”!I tuoi inferociti pargoletti sonopassati “dalla tastiera del pcalla strada”, per manifestare ilproprio disappunto contro unamiope politica che, collassandosu sé stessa, ha generato la so-spensione dei tanto vituperatitirocini formativi.La cauta “sommossa” si è gene-rata a causa del dietrofront diRosa Mastrosimone, all’indo-mani del suo insediamentoall’Assessorato alla Cultura eFormazione, la quale ha rite-nuto opportuno e doveroso ri-vedere e riformulare il bando diselezione, per evitare interpre-tazioni distorte rispetto alla fi-nalità del progetto stesso.Un rospo che i tuoi figli nonhanno gradito, poiché semprepiù propensi a credere nell’en-nesima gestione del consensoelettorale e, nonché a forme dimero assistenzialismo, rispettoa serie e lungimiranti politichedi inserimento lavorativo.Lo stesso Antonio Autilio, sottola cui egida è stato promosso ilvituperato progetto, si è rite-nuto incredulo, auspicando adun’ulteriore marcia indietro ri-spetto alla sospensione dellostesso.Molteplici le rivendicazioni chehanno innervato la manifesta-zione: maggiore chiarezza inmerito ai criteri selettivi; parte-cipazione di soggetti privati chepossano garantire, alla fine del-

l’iter formativo, un sicurosbocco occupazionale per i tantigiovani disoccupati.Molte le associazioni e i partitiche hanno aderito all’iniziativa,nonché alcuni dei tuoi stessiadepti che hanno deciso dischierarsi sul versante “popo-lino” e di rendere nota la pro-pria contrarietà e costernazionerispetto alla sospensione dei ti-rocini: Mollica, Pace e Napoli.Attraverso il loro aiuto cerche-ranno di far arrivare il loro dis-senso anche in consiglioregionale e questo per dimo-strare che nonostante le deluseaspettative, il Movimento Ge-nerazionale Lucano continueràa combattere per ottenere giu-stizia e verità su questa enne-sima trovata elettorale.Ma allora un dubbio: come maii tuoi stessi discepoli si sono ri-bellati a te? È solo frutto di unalotta intestina tra partiti poli-tici? O forse, una più cauta e as-sennata prospettiva?Lo stesso Mollica mostra piena“solidarietà nei confronti delMovimento Generazionale Lu-cano e di tutti coloro che sisono ritrovati davanti al Pa-lazzo della Giunta. La gente lu-cana ed i giovani in particolarmodo – secondo le sue dichia-

razioni – hanno bisogno di cre-dere in un futuro dove la parolaOccupazione non rappresentisoltanto uno spot elettorale,masicurezza e stabilità”.Cara Mamma Regione,sono in molti, ormai, a credereche la vicenda dei tirocini for-mativi, biasimati in fase di ap-provazione e, poi, disospensione, è frutto di un con-sueto malcostume, tutto lucano,che fa perdere di vista i reali bi-sogni dei cittadini , bisogni chenecessariamente devono tra-dursi in una pronta soluzione enon in dissennati palliativi, ingrado di generare soltanto e an-cora precarietà, bubbone cheormai affligge il nostro territo-rio da tempo immemore.Altrettanto aspri gli anatemigiunti dagli ambienti virtuali:denunce che trovano favorevolelo stesso Mollica.Secondo quanto stabilito dallalegge, il periodo di tirocinioformativo deve esaurirsi entro enon oltre i sei mesi (il bando re-gionale, invece, ne prevedevadodici), il che fa sorgere sol-tanto vane illusioni nei parteci-panti;Ancora: la prestazione d’operada luogo a un esiguo contributodi 770 euro al mese (e, ovvia-

mente, non da luogo acontribuzione ai finiprevidenziali e pensio-nistici).Molti, inoltre, si chie-dono come mai questapolitica di inserimento“pseudo-lavorativo” siagiunta proprio in pienaapertura di campagnaelettorale e non in tempimeno sospetti.Dulcis in fundo, vi sonoi tanti giovani che si do-mandano che fine hannofatto i soldi che hannodovuto corrispondereper partecipare al bandodi selezione.Quella che per l’ “impe-ratore” De Filippo e isuoi subalterni avrebbedovuto rappresentareun’ancora di salvezzaper molti giovani disoc-cupati, si è trasmutata inuna vera e propria za-vorra, che rischia dioscurare reali e risolu-tive politiche occupa-zionali. Questo ilpensiero di molti gio-vani lucani “liberi” chesono ormai stanchi dimistificazioni e lenitivia breve termine.Insomma, una questionein un continuo divenire,un magma in piena chenon sembra arginarsi.Ora tocca a te! Il pomodella discordia è nelletue mani, “Mamma”:dovrai ora preoccupartidi agire in prospettive dimedio e lungo termineprima che, la pacata ma-nifestazione, si tra-sformi in una vera epropria rivolta.FirmatoI tuoi figli

Lettera aperta contro la sospensione

dei tirocini formativi

Page 10: Terra di Basilicata
Page 11: Terra di Basilicata

3 GIUGNO 2010

CITTA’

11LA CITTÀ DEI CIAMBELLINI

Potenza città dei “cantieri aperti”.Questa è l’immagine restituita daicittadini stessi, esacerbati dalle nu-

merose difficoltà legate alla mobilità quo-tidiana, a causa di lavori che procedonoma, a passi tardi e lenti. Le zone “sotto processo”, da parte degliautomobilisti sono quelle che interessanola parte più consistente del traffico poten-tino: nodo complesso del Gallitello, Mac-chia Romana (zona ospedaliera).È prevista per l’estate del 2011 l’epilogodei lavori lungo il nodo complesso delGallitello, secondo quanto annunciato dalSindaco di Potenza, Vito santarsiero. An-nuncio pronunciato in una conferenzastampa che facesse chiarezza sulla ripresadei lavori sospesi nella primavera del2008: pausa causata dal rinvenimento dialcuni reperti archeologici trovati lungo lesponde del fiume Basento.La fine dell’estate 2010, invece, vedrà ul-timata quella parte dei lavori che riguardavia Vaccaro e Viale dell’Unicef (Fondo-valle). Lavori che, al momento, generanoa detta di molti disagi a causa di continui

restringimenti di carreggiata, sensi unicie limiti di velocità e, dunque, incolonna-menti e rallentamento del traffico. Lavori serrati dunque, per dar forma aduna massiccia opera, “la più grande nellastoria di Potenza” – ha asserito il primocittadino - che nelle intenzioni proget-tuali, dovrebbe rendere sostenibile la mo-bilità potentina. Un progetto che prevede tre punti princi-pali. Quello del viadotto del Basento (nei

pressi del passaggio a livello) dove si la-vorerà a ritmo alterno, interrompendol’intervento a causa del passaggio ferro-viario: lavori tesi alla costruzione di unponte con una campata di 60 metri in ac-ciaio. La fondovalle, dove gli interventis a r a n n ofatti in pre-senza delleauto e, inultimo, lag a l l e r i a(posta a li-vello infe-riore diR i o n eCouczzo)dove si in-terverrà as-sicurandoun monito-raggio con-tinuo sugli eventuali movimenti. “Questo è il piano d’attacco per il nodocomplesso del Gallitello”, sottolinea il re-sponsabile dell’esecuzione dei lavori, l’ar-chitetto Pantaleo De Finio.Sicuramente molteplici disagi, ma conl’obiettivo di rendere efficiente la viabilitànei punti nevralgici della città. Insomma:il fine giustifica i mezzi.Una viabilità sostenibile che coinvolgenon solo gli automobilisti esasperati daicontinui ingorghi che si generano nelleore di punta, ma anche la spesa pubblicache ammonta a circa 28 milioni di eurostanziati con una delibera Cipe, nel lon-tano 2004.Somme elargite in parte per la prosecu-zione dei lavori e in parte per operazionidi esproprio, contenziosi e questioni varie(si veda ad esempio quella legata al rile-vamento degli scavi archeologici). Continuano, poi, i lavori a ridosso del-l’ospedale San Carlo: gli operai lavorano,ma i tempi di consegna del nuovo sistemaviario si allungano sempre di più. L’ul-timo della lunga serie di annunci parlavadi fine aprile, inizio maggio come data diultimazione. Nel frattempo, però, si moltiplicano i pro-blemi di accesso al quartiere (accesso spo-stato a nord, lungo la strada checongiunge l’ex Don Uva al Campo scuola

di Macchia Romana): problemi legati aldeflusso del traffico soprattutto nelle oredi punta. Un modo alternativo per gestire il traffico,poi, è il continuo proliferarsi di rotatorieche oltre a far defluire più velocemente la

mobilitazione delle auto, tentano velata-mente di offrire alla città non solo ce-mento ma anche “aree verdi” che,purtroppo, ancora mancano nella nostracittadina. Si veda, ad esempio, la zona diPoggio tre Galli lungo via Praga, ove inbrevissimo tempo è stata costruita questasimpatica “ciambellina” che rende più or-dinato il traffico e, nel contempo, diventaornamento per il quartiere stesso. Un progetto, quindi, destinato a trasfor-mare in positivo il volto della città la cuifine, almeno per ora, sembra profilarsiall’orizzonte.

Simona Marganella

Si lavora a ritmi sostenuti sul nodo complesso del Gallitello e sul nodo

viario di Macchia Romana a ridosso dell’Ospedale San Carlo

Page 12: Terra di Basilicata

città fortemente legata a valori di le-altà, sincerità, coerenza e fattività.Una domanda mi è sembrata perti-nente. Che fine ha fatto la famiglia diMaurizio Restivo – genitore naturaledi Danilo – con la sorella già fidan-zata con un giovane Urciuoli? In ge-nere, in casi di gravi delitti comequesti, i familiari non ostentano unsilenzio assordante. Partecipano atti-vamente nel tentare di difendere, cac-ciando gli artigli, il proprio congiuntoanche se è un mostro.Tra i tanti casi quello di Perugia conRaffaele Sollecito il cui padre hasempre dal primo istante fatto sentiretutto il suo peso.È sfuggito al sig. Direttore Leporace– invece di insistere in ipotesi dipseudo segreti di Potenza e di inter-pretazioni linguistiche del QuestorePanico circa gli “ingenui depistaggi”– di chiedersi chi ha sostenuto, e con-tinua a farlo tuttora, finanziariamenteper le ingenti spese di assistenza e di-fesa tecnico-legale.Soprattutto per lo studio legale in-glese nell’aver affidato la difesa tec-nica a un principe del foro.Anche Andrea Di Consoli recente-mente ha tentato di spostare l’assedella barra dello scandalo Elisa datutt’altra parte.Questo è il vero segreto inconfessa-bile.Difatti, si cerca di spostare l’atten-zione sui preti stranieri che da nean-che un anno sono stati investiti della

CITTA’

3 GIUGNO 2010

12 UN CAPOLUOGO CHE NON HA SEGRETI

L’articolo di Paride Leporace,direttore de Il Quotidianodella Basilicata, ha scritto di

spalla in prima pagina la settimanascorsa – sempre sul tema di ElisaClaps e delle implicazioni a seguito– finalmente – della richiesta di rin-vio a giudizio di Danilo Restivo,quale presunto, e dato per certo as-sassino della giovane ragazza, un ar-ticolo, per ribadire il proprio pensieroritenendo che ci siano ancora dei se-greti nella città di Potenza.Forse, stante alle lettura del brano,avrà letto con troppa avidità ed atten-zione libri gialli di Agatha Christie.Ma lasciamo stare. Potenza è un ca-poluogo di città e di regione acco-gliente ed ospitale che non ha nullada nascondere.Si è che si è imbastardita per letroppe importazioni e tra queste nontutte eccellono per linearità, onestà,rettitudine ed impegno sociale, civilee culturale come la famiglia di ParideLeporace.È evidente che in ogni comunità cisono i belli, i buoni, i brutti e i cat-tivi.Quella esigua parte marcia, con l’ac-quisizione di un Danilo Restivo pro-veniente da Erice con un cognomealtisonante per una discendenza inlinea retta e collaterale del famoso exministro Restivo – la cui storia nonpuò essere raccontata in questa let-tera per brevità di spazio e di tempo– non può dequalificare e far persi-stere dubbi su una larga parte della

conduzione della gestione della Par-rocchia della SS.ma Trinità e su S.E.il Vescovo mons. Agostino Superbo.Per l’equivoco sui tempi e i modi delritrovamento del cadavere di Elisa,poco interessa che siano trascorsi 17anni, quanto lo scandalo per non es-sersi capiti.Vorrei ricordare che per le scorse fe-stività pasquali cercavo di rintrac-ciare un eccellente giornalista estimavo di averlo a portata di mano.Ho atteso per un equivoco telefonicoquasi un’ora invano davanti a unabarra di accesso al suo edificio.Quindi Di Consoli – sposta l’assedella barra della inefficienza, super-ficialità, o quanto meno dall’appros-simazione delle indagini della primaora, nonostante le dichiarazioni spon-tanee di interruzione delle operazioniinvestigative espresse dal sig. VitoEufemia – già ispettore di Polizia eCommissario in pensione – nellascorsa trasmissione televisiva Chil’ha Visto?.Questo modo di fare giornalismo rap-presenta un segreto, invece di offrireun valido supporto per la ricercadella Verità e della Giustizia.La signora Anna R.G. Rivelli sempresu Il Quotidiano ha altresì confutatoad Andrea Di Consoli una versionepoco ortodossa e fuorviante di taliprime indagini.Era sostituto procuratore allora ladott.ssa Felicia Genovese.Nessuno vuole attribuire a tale ope-

rato inciuci o attenzioni.Ma, da profano del diritto,non è possibile processarequalcuno per un colpo di im-putazione diverso rispettoall’evidenza del reato.Se la sig.ra Anna R.G. Ri-velli avesse taciuto, comealtri lettori, allora probabil-mente si sarebbe potuto par-lare di segreti a Potenza.Né giova avvalersi di taluneesternazioni di don MarcelloCozzi, dell’associazione Li-bera, che probabilmente ri-porta qualche suo astiopersonale verso il congiuntoMons. Cozzi della diocesi diLagonegro-Tursi e mons.Cantisani della vicina Sapri.A Potenza né misteri, né se-greti.Giusta la solidarietà alla fa-miglia Claps, per la Verità eGiustizia, la richiesta di bea-tificazione di Elisa che hasubito il martirio per averreagito alle pressioni di unsadico assetato di sesso.A dimostrazione dei saniprincipi di coerenza, rettitu-dine e severità che la fami-glia Claps e le altreinculcano ai propri figli.

Riflessioni di un lettore dopo

la richiesta del rinvio a giudizio di Restivo

Tommaso Marcantonio

Page 13: Terra di Basilicata

13

CIT

TA

3 GIUGNO 2010

RESTYLING CENTRO

Dal 26 al 30 maggio scorso, in occasione dei festeggia-

menti per il Patrono di Potenza, è stata sperimentata la

tanto millantata “Zona a traffico limitato”, oggetto di

aspre e sarcastiche discussioni tra i residenti, favorevoli, e i com-

mercianti, sempre più convinti della necessità di una rivitalizza-

zione dell’antico borgo cittadino, piuttosto che di una dissennata

chiusura dello stesso che, a detta loro, può condurlo verso un

inevitabile collasso. “Passato il santo, passa la festa”: ora è

giunto il momento di tirare le somme di questa esperienza.

nMolti sono soddisfatti. Altri, invece, ritengono che l’esperienza

non abbia sortito gli effetti sperati. Uno dei tanti residenti, delusi

da questa breve parentesi sperimentale, afferma: “ la Zona a traf-

fico limitato, ci ha dato la possibilità di circolare tranquillamente.

L’unico problema, però, è che la situazione concernente i par-

cheggi non sembra giunta a certa risoluzione”.

“Il numero di parcheggi disponibili, infatti” - continua il resi-

dente - “risulta inadeguato rispetto alle auto in circolazione, forse

per una miope elargizione di permessi, due per ogni nucleo fa-

miliare, cosa che in altri capoluoghi non accade”.

La nostra città, per quanto non rappresenti una metropoli, subisce

da tempo problemi legati al traffico, spesso causa di un’orografia

difficile. Crescita urbana difficile, spazi esigui, spesso di scarsa

qualità, che difficilmente si conciliano con le richieste di funzio-

nalità da parte dei cittadini. Un adeguamento della struttura cit-

tadina sempre meno rispondente ai tempi e che via via ha alterato

le consuete funzioni di un ambiente urbano. Tale processo ha ge-

nerato, inevitabilmente, la costituzione di luoghi in cui si avvi-

cendano confusamente attività, spesso monofunzionali, e dove

la riconoscibilità dei luoghi è spesso affidata ad un proliferarsi

di cartelli stradali o pubblicitari e sempre meno a monumenti,

palazzi storici, e via discorrendo. Ciò ha determinato, oltremodo,

un degrado del centro storico che, di conseguenza, ha fatto rico-

noscere come uniche vie di fuga le zone periferiche, sempre più

floride di servizi e attività commerciali che, altrove, sono situate

nelle zone centrali. Diventa, quindi, di estrema attualità secondo

molti, la necessità di strategie di riqualificazione e rigenerazione

urbana: nuove destinazioni d’uso di locali posti nelle zone cen-

trali della città, ormai da tempo dimenticati e abbandonati. Si

tratta, cioè, di azioni volte a stabilire un giusto equilibrio tra fun-

zionalità e riconoscibilità dei luoghi. E in queste azioni rientra,

altresì, una attenta riflessione su una possibile riqualificazione

di Piazza Prefettura, già avanzata nel 2009 in un incontro che si

è svolto nella sala dell’arco del palazzo municipale: “un modo”-

ha affermato il primo cittadino, Vito Santarsiero – “per valutare

insieme ai cittadini la riqualificazione di una Piazza che appar-

tiene a tutti, al fine di elaborare una proposta vicina al sentire

della popolazione”. Il progetto di Piazza Prefettura, quindi, sem-

bra essere all’ordine del giorno, soprattutto ora che avanza la

chiusura del centro storico e per dare una svolta al piano traffico

a tutt’oggi in vita. Il nuovo progetto, rimodulato e sintetizzato

secondo le richieste dei cittadini e dei commercianti è in aperto

contrasto con quello redatto da un gruppo di progettisti guidati

da Gae Aulenti e rappresentati a Potenza dall’arch. Antonio Ma-

roscia: il precedente progetto, prevedeva una differenza di quota

fra Via Pretoria e il Palazzo della Prefettura, ponendo in essere

una sorta di rialzo, su cui adagiare vasche e fontane. Il nuovo

progetto, invece, si è proposto di eliminare questa “piazza so-

prelevata”, fornendo nuove soluzioni. Oltre ad una ripavimen-

tazione della stessa e alla perimetrazione della piazza attraverso

una filata di alberi, il progetto prevedeva la costituzione di par-

cheggi sotterranei, tali da consentire a i residenti e ai provenienti

dalla periferia, di sostare e raggiungere tranquillamente il centro

storico, punto nevralgico della nostra cittadina. Restituire, cioè,

una funzionalità al borgo antico che da tempo è stata obnubilata.

Questa innovativa riqualificazione si inserisce, quindi, in una più

ampia rigenerazione urbana tesa a identificare la qualità urbana,

fisica e funzionale, come una vera e propria risorsa economica

strettamente connessa al campo dell’organizzazione e promo-

zione del territorio. Ripensare e riprogettare la città, in questo

senso, significa mettere in campo diversi filoni progettuali, che

coinvolgono l’operatività dei soggetti presenti (amministrazioni,

tecnici e cittadini), per definire politiche di intervento che con-

ducano ad un miglioramento delle condizioni di utilizzo della

città, condizione necessaria al fine di aprire la città all’esterno e

rendersi competitiva.

Ora i cittadini tirano le somme

della Zona a traffico limitato

Luca Arlotto

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Metter mano alla progetto

di riqualificazione di Piazza Prefettura

Page 14: Terra di Basilicata

TERRAMIA

3 GIUGNO 2010

14 L’INFANZIA BISTRATTATA

Virginia Grassi ci acco-glie col sorriso di chinon solo fa del bene,

ma opera senza secondi fini.Responsabile regionale del-l’Associazione “Movimentoper l’infanzia”, apre genero-samente il suo cuore rivelan-doci idee, propositi esperanze che nutrono la suasensibilità dal 2008, anno incui l’associazione, fiorentinadi nascita, ha aperto i battentianche nel capoluogo lucano.La finalità è delle più alte.“Una nuova cultura dell’in-fanzia, contrapposta forte-mente all’adulto-centrismo”,dichiara con fermezza, chemacchia troppe volte quellarealtà, così delicata, qual èl’infanzia ed i suoi preziosirappresentanti, i bambini.Non solo parole, ma azioniconcrete, risultati che potreb-bero esser gridati ad alta voceed obiettivi sempre sostenuticon persuasione. Attività dipromozione culturale, azioniin sostegno a realtà com-plesse, solidarietà ove bam-bini e familiari vivono incontesti di forte disagio. Poilaboratori, convegni nazionalie regionali, pubblicazioni insupporto alla ricerca sulmondo dell’infanzia. Il Movi-mento mira prioritariamente asensibilizzare la politica ed isuoi vertici, affinché adottinotutti gli strumenti normativiin possesso a favore del pia-neta infanzia. Tempi duri, in-giusti, umilianti per i bambinidi oggi. Violenza, pedofilia,prevaricazione, indifferenza,indigenza, abusi psicologici.Vergogne di un mondo che stauscendo di strada, insulsag-gini di adulti che pare non ab-biano la reale percezione diun dramma fuori ogni logica.L’associazione ci scuote dal-l’indifferenza, con i suoi stru-menti, le sue lotte e i suoi

successi. Virginia ci invita adaprire gli occhi, a condividereil messaggio, a parlarne sem-pre ed ancora, a non voltaremai la testa dall’altra parte, aprendere parte ai tanti pro-getti messi in campo. Denun-cia con fermezza ladiscriminazione dei bambini ele ripetute usurpazioni deiloro diritti. Eppure anche inItalia, nel nostro civile edevoluto paese, l’infanzia con-tinua ad essere intorbidita daogni tipo di abuso e da un si-lenzio furbo e rumoroso. Enel mondo il peggio pare soloall’inizio. I casi di pedofilia simoltiplicano e si diffondonocome in un’emorragia incon-trollabile. La stessa Chiesavive, oggi, momenti di imba-razzo manifesto: certi suoirappresentanti non concorre-ranno, certo, alla santità. Ep-pure, da sempre si faportavoce di quella che, poe-ticamente, viene chiamatafanciullezza. Non è suffi-ciente indignarsi e inorridire.È il caso di intervenire. De-boli vittime che chiedono diessere tutelate perché parte di

un universo grande eppurefragile quanto un biscotto nellatte. Il Movimento per l’In-fanzia ci offre alcuni consiglie ci chiede di seguirli, di farlipropri, ci invita a riflettercisu, con umiltà e senso del do-vere. Trovate il tempo per co-municare con i vostribambini, perché di tempo cen’è. Accompagnateli ad espri-mere disagi, timori ed insicu-rezze, perché certamente neavranno. Chiamateli a mani-festare quelle idee che fannodi un bambino ciò che sarà dagrande, facilitiamoli ad inter-pretare i loro sogni, a dar loroun nome ed una fattezza.Diamo priorità all’ascolto,perché i bambini chiedonosolo dedizione. Non parcheg-giamoli come fossero moto-rini legati con un catenaccioad un albero, perché lorohanno bisogno di un appiglioumano. Non biasimiamo laloro immaginazione sopra lerighe, il loro universo fatto difigure inconsistenti, di creati-vità e di illusioni, perché ognibambino ha dentro di sé la po-tenza e la leggiadria dei

sogni. Non interpre-tiamo il loro mondoscanzonato secondo lenostre esperienze divita, perché loro nonne hanno. Diamo lorola serenità, in famigliasoprattutto, perché ipiccoli assorbono inti-mamente i rancori, isoprusi e i malesseripiù di chiunque altro.Giochiamoci insieme,il tempo lo si può tro-vare, perché i momentiludici per loro sonoformativi e per noi il-luminanti. I bambinisono il futuro delle no-stre società. Senza di-stinzioni, per unavolta: i bambini sonobambini e rifuggonoda ogni sorta di eti-chetta. Qui non c’en-trano i bambini natinel sud o nel nord Ita-lia; i bambini ricchi equelli bisognosi; i pic-coli che vivono in Af-ghanistan e quelli cheabitano nelle opulentidimensioni occiden-tali. La loro unicità stanel fatto che l’infanziaè un mondo a parte,variegato quanto, ap-punto, unico. L’infan-zia va patrocinatacome si fa con i nostribei monumenti: soloche qui c’è un’anima afare la differenza.L’infanzia va pensatacome un patrimonioper un paese, un inve-stimento per il futuro,perché le società di do-mani avranno l’im-pronta di ciò che ibambini sono stati. E,soprattutto, se lo sonostati davvero.

Progetti, finalità e suggerimenti dell’associazione

“Movimento per l’Infanzia”.

Michela Di Palma

Page 15: Terra di Basilicata

3 GIUGNO 2010

15AVVISI STRAVAGANTI, PAZZI,

SGRAMMATICATI.

MOLTI VENGONO IMMORTALATI

PER GIOCO,

INVIACI ANCHE TU IL TUO AVVISO

PAZZO A

[email protected]

Page 16: Terra di Basilicata
Page 17: Terra di Basilicata

Le audizioni per la costituzione di una ensamble, un coro di

venti elementi si sono tenute il primo Giugno scorso. Bandite

dall’associazione musicale Tumbao, canto e lezioni di inglese si

sono tenute per la prima volta insieme in una atmosfera soul.

“Non solo imparare la lingua ma soprattutto cantarla e brani in-

ternazionali in stile pop. Docenti specializzati che sperimentano

come due discipline, apparentemente differenti, possano trovare

un punto d’incontro per imparare a divertirsi”. Lo ha riferito il

Presidente della Associazione Musicale Tumbao, Antonio De

Giorgi, che da anni segue l’associazione in ogni corso e attività

culturale, che parlando delle audizioni afferma: “il Pop Music

Choir, è una delle esperienze più innovative che la Tumbao vuole

offrire a chi sente la voglia di cantare per farlo attraverso tutta

una serie di attività che diventano anche terapeutiche come la

“stay-together-therapy” e la body percussion”.

Body percussion e stay together therapy, percussione del corpo e

terapia dello stare insieme, sono le parole chiave che danno il

senso agli incontri, non soltanto canori. Una commissione d’ec-

cezione che è stata presieduta dal presidente delle selezioni, il

bassista potentino Nello Giudice, della compagnia musicale del

noto cantante lucano Pino Mango, ha giudicato gli aspiranti che,

per superare le selezioni, si sono presentati con un brano pop in

lingua inglese. Al fianco di Nello Giudice anche il presidente della

Associazione Musicale Tumbao, Antonio De Giorgi e Rossella

Montecalvo, nota cantante di punta della Basilicata Jazz Orche-

stra e docente dal prestigioso curriculum che afferma: “è impor-

tante, per chi volesse partecipare, che si abbia una propensione

al canto e alla lingua inglese. Non mancherà la valutazione sul

piano motivazionale”. Sono stati scelti venti elementi.

Uguali o identici due parole che sembrano tanto simili ep-

pure esprimono concetti diversi. Due utopie una positiva

e una negativa. La prima essere tutti uguali davanti alla

legge, avere tutti le stesse opportunità e gli stessi diritti. La se-

conda essere identici tanto da formare un mondo banale e mono-

tono. Irrealizzabili senza ombra di dubbio; poter dire siamo tutti

fratelli sarebbe bello e tante importanti personalità, come Martin

Luter King, ci hanno provato, ma scarso successo. Lotte, scioperi,

manifestazioni per far capire al mondo che discendiamo tutti da

una madre comune: la natura. E non importa se il colore, la lin-

gua, la posizione sociale è diversa, siamo comunque uguali anche

se diversi. Tutti abbiamo un cuore, chi più forte e sano chi più

debole e malato, chi più piccolo chi più grande, ma appartiene

ad ognuno di noi, ci consente di vivere. Quindi è come se fossimo

accomunati da un unico filo conduttore, che ci tiene uniti anche

superando gli oceani. Ma non tutti la pensano così! Esistono an-

cora oggi, nel 2010, le discriminazioni. Si afferma sempre che,

con il passare del tempo, l'uomo si è evoluto, ma quando si sente

in televisione del pestaggio di un uomo di colore, sembra di es-

sere tornati alla preistoria. Aveva ragione Salvatore Quasimodo

nel suo testo poetico “Uomo del mio tempo”! Come si fa ad es-

sere così restii nei confronti di altri uomini? Come si fa a fare di

tutta l'erba un fascio? Allora noi lucani, dopo gli ultimi sconcer-

tanti eventi, dovremmo essere considerati mafiosi, assassini, oc-

cultatori di cadaveri e prove? Ma non è così, certo c'è chi ha

sbagliato ma c'è anche chi realmente non ha mai saputo niente.

O in Sicilia dove la mafia e senza dubbio largamente diffusa, sa-

ranno tutti indicati come possibili boss? Ma l'aspetto più scon-

certante è che forme di discriminazioni esistono già tra gli

adolescenti. Una persona timidissima che dovrebbe essere spro-

nata e avvicinata la si scambia per altera, superba; e si decide di

lasciarla sola. Oppure una persona che preferisce studiare, leg-

gere, mangiare pane e cultura viene derisa perché non ha “una

vita sociale”. Forse da ragazzi è inusuale compiere questa scelta,

ma il mondo è bello proprio perché è vario. Anche tutto questo

può essere inteso come discriminazione e non esiste l'attenuante

dell'età. Ma se viene perdonato e liberato dopo pochi mesi chi è

colpevole di omicidio, figuriamoci dei ragazzi che si sono mac-

chiati di una colpa decisamente minore. Questo perché la legge,

specialmente in Italia, non è come dovrebbe essere. Processi in-

finiti che fanno perdere le speranza più che acquistarla. Sentenze

emesse e poi cambiate nel giro di pochissimo tempo, vengono

incarcerate le persone sbagliate mentre i veri assassini possono

girare a piede libero e caso mai uccidere ancora. E ciò accade

perché anche l'apparato giuridico, che dovrebbe essere il più one-

sto possibile, è corrotto. E alla fine a pagare le conseguenze sono

i più indifesi che non riescono ad ottenere giustizia. Ed è per que-

sto che è una grande follia avere un mondo dove tutti siano

uguali, trattati allo stesso modo. Anche se c'è chi ancora crede in

questo sogno e continua a lottare per quello che normalmente do-

vrebbe esserci. Ma il sopra citato concetto non deve essere scam-

biato per una pretesa ad essere tutti uguali. Ognuno deve

possedere una propria individualità, un segno distintivo che possa

far capire che io sono parte degli altri ma non sono come gli altri.

Ma i giovani tendono, ormai, sempre più ad essere monocroma-

tici, identici l'uno all'altro. Se un coetaneo ha comprato un deter-

minato capo d'abbigliamento devono farlo anche tutti gli altri per

non essere considerati inferiori. Le mode tendono a far assomi-

gliare tutti come delle macchine robotiche che indosserebbero

anche il capo più brutto al mondo solo perché è di tendenza. Con

il tempo, fortunatamente, la convinzione di dover essere diversi,

viene acquisita da tutti, e da adulti non si cercherà più di imitare

qualcuno ma solo di affermare la propria persona. E' una grande

fortuna avere il mondo così vario, altrimenti sarebbe meglio vi-

vere da soli su un'isola deserta e parlare con se stessi.

MO

ND

O A

CO

LO

RI

173 GIUGNO 2010

UGUALI O IDENTICI?Serena Danese

PRIMA EDIZIONE DEL “POP MUSIC CHOIR” A MARCHIO TUMBAO

Page 18: Terra di Basilicata

LIBERARTE

3 GIUGNO 2010

18 UNO SGUARDOOLTRE LA TELA

Caspar David Friedrich

(Greifswald 1774 – Dre-

sda 1840), tra i maggior

interpreti della pittura tedesca

della prima metà dell’Ottocento,

che seppe distinguersi per la par-

ticolare sensibilità espressa nella

sua opera, i cui motivi dominanti

furono il sentimento romantico

della natura e l’aspirazione al su-

blime; Claude Monet (Parigi

1840 – Giverny 1926) maestro

insuperato dell’en plain air im-

pressionista e precursore, nella

fase più matura della sua pittura,

dell’astrazione lirica; Paul Cé-

zanne (Aix-en-Provence 1839 –

1906), erede della tradizione ro-

mantica, teso alla ricerca dell’es-

senza della realtà e alla

rielaborazione dell’esperienza

sensoriale attraverso una riorga-

nizzazione della forma. Sono tre

maestri tra i più grandi della pit-

tura europea moderna che sono

al centro di una originale ricon-

siderazione storico-critica con-

dotta con la nota sensibilità e

competenza da Giorgio Agni-

sola, in un’ottica che li acco-

muna, sia pure nelle loro

esperienze tanto diverse e lon-

tane, nell’alimentarsi reciproco

di senso e spirito, di approccio

visivo e viaggio interiore (in cui

si può vedere una forma di au-

tentica “religiosità”, che traspare

dalla superficie della tela dipinta,

ad uno sguardo che sappia “ol-

trepassarla”); in una personale, e

forse a volte inconsapevole, co-

niugazione, nel magico mo-

mento della creazione artistica,

del binomio fede e bellezza,

come evoca il suggestivo titolo

del romanzo di Tommaseo. Nel

nuovo libro (L’oltranza dello

sguardo in Friedrich, Monet, Cé-

zanne, edito da Il pozzo di Gia-

cobbe di Trapani) Agnisola,

proseguendo nella scia del suo

precedente Viaggio nell’opera,

edito da Moretti e Vitali cinque

anni fa’, compie sui dipinti di

questi tre immensi artisti una as-

sorta ed acuta introspezione,

frutto di un’insistente soffer-

marsi davanti a loro, con gli

occhi, con la mente e con il

cuore, grazie ad un retroterra

culturale che involge l’osserva-

zione non solo sotto l’aspetto

estetico e formale ma in quello

più profondo e “spirituale” che

ciascun quadro implica e sot-

tende, ma che rimane impenetra-

bile e nascosto ad un occhio

fugace, che “scivoli” sopra l’epi-

dermica superfiicie per appro-

dare ad una fruizione soltanto

esterna e superficiale (appunto)

dell’opera. Il volume insegue

l’arte dei tre maestri con una in-

dagine umana e psicologica,

prima che artistica e critica in

senso stretto, e questo approccio

tradisce l’ansia dell’autore di in-

vestigare le ragioni più intime

dell’arte e di leggerle anche da

un versante teologico, di cogliere

cioè nelle peculiarità dei rispet-

tivi esiti artistici quei “segni”

che rimandano anche involonta-

riamente ad una dimensione spi-

rituale se non addirittura

religiosa. Friedrich fu profonda-

mente credente e la sua arte ne è

diretta manifestazione, anzi,

come sottolinea Agnisola, lo

stesso artista la visse e inter-

pretò come espressione simbo-

lica di un “oltre” di cui avvertiva

la presenza nella natura, sul-

l’onda della sensibilità roman-

tica di grandi protagonisti come

Novalis e Schelling. La sua arte

testimonia di un creato continua-

mente rivelatore della presenza

del creatore: in quello che è con-

siderato il suo capolavoro, anche

per la struggente e leopardiana

carica comunicativa, e cioè nel

suo “Viandante sul mare di neb-

bia”, l’uomo sta di fronte all’in-

finito come innanzi a qualcosa di

assolutamente inaccessibile, ma

ad un tempo ne è affascinato, at-

tratto; la sua eroica solitudine

davanti all’abisso nebbioso fa di

questo dipinto il manifesto del-

l’intero romanticismo tedesco:

interprete del pensiero di Schel-

ling, per il quale l’esperienza

della natura è la sola via per rag-

giungere Dio, il viaggiatore soli-

tario, dall’ultimo avamposto del

mondo, si confronta con l’inde-

scrivibile visione dell’esperienza

estrema; davanti al creato miste-

rioso e pauroso (ove per poco / il

cor non si spaura…), il roman-

tico Friedrich, attraversato da un

sentimento profondo di nostal-

gia, di solitudine, vive il bisogno

e l’ansia di ricongiungersi al

creatore, di oltrepassare il “visi-

bile”. A differenza del tedesco,

Monet non fu credente, o almeno

non praticò una fede. Eppure,

come ci dice Agnisola, la sua

arte testimonia di una attenzione

al miracolo e al mistero della

creazione leggibile nella bel-

lezza delle cose e nella loro ca-

pacità di evocare l’oltre

al di là dello stesso

sguardo, di restituire il

senso della meraviglia

come stupore attraver-

sato dalla luce; che non è

solo espressione del visi-

bile, ma anche spazio di

una forza rivelatrice.

Monet traduce, con la

sua tavolozza e i suoi

pennelli, l’apparire dei

luoghi (la Senna ed Ar-

genteuil) in “luoghi” del-

l’apparire, del

manifestarsi di un “oltre”

forse intuito, forse cer-

cato o desiderato. Cé-

zanne, invece, fu

credente, ma la sua pit-

tura non si dedicò mai a

temi “sacri”; eppure

tentò tutta la via di dare

un senso religioso alla

sua ricerca sul mondo fe-

nomenico. Nei dipinti

della montagna Sainte-

Victoire egli visse quasi

ossessivamente questo

suo tormento volto ad in-

dagare la realtà intima

delle cose; il suo bisogno

di unire libertà e vibra-

zione del segno e del co-

lore ad una ricerca di

solidità, gli deriva, sug-

gerisce Agnisola, dal suo

desiderio di dare forma

fisica alle emozioni e di

penetrare intimamente la

materia per restituirla ad

una realtà immutabile,

“eterna” e quindi tra-

scendente. L’occhio di

Cézanne “si collega conla mente, con la logicadella visione, ma con-temporaneamente si col-lega con l’anima, colmodo di sentire la realtà,con il suo orizzonte disenso, approda a una ri-cognizione estetico-reli-giosa”.

L’anelito spirituale di Friedrich, Monet e

Cézanne in un bel libro di Giorgio Agnisola

Michele De Luca

Page 19: Terra di Basilicata

3 GIUGNO 2010

19

Si tira il fiato, insomma. Per ora. Con la nuova manovra econo-

mica, tutta lacrime e sangue, il governo aveva anticipato una dra-

sticità di tagli senza eguali dando il la alla prova generale

federalista. Colpi di mannaia pronti a sfoltire a più non posso . Nella

lista non potevano mancare le tanto vituperate province, oggetto da

tempo di attacchi frontali in tutte le salse così come istituzioni culturali

dove era già pronta una cura dimagrante pazzesca. La strategia di Pa-

lazzo Chigi circa le province da far sopravvivere punta ad uno sbarra-

mento non inferiore ai 220mila abitanti. Speranze al lumicino per

Matera e relativo circondario, a questo punto, se il provvedimento non

sarebbe stato stralciato al fotofinish. Salvezza raggiunta anche sul fronte

culturale per le fondazioni, grazie alla levata di scudi inaspettata del fe-

delissimo ministro Bondi, per la prima volta in disaccordo con gli amici

di cordata. Berlusconi compreso. Matera, dunque, può dormire tran-

quilla. Anche se i parametri dovessero restare invariati, stando alle so-

lite rassicurazioni di vigilia. Perché un conto è ad esempio limare il

territorio calabrese con le tre province di una volta (Crotone e Vibo

sono una forzatura a dir poco esagerata), un altro penalizzare la già mi-

sera Basilicata. Se poi alla città dei Sassi, tra quelle del Sud più cono-

sciute al mondo, bisogna chiedere un altro sacrificio essendo l’unico

capoluogo in Italia non raggiungibile in treno, francamente è qualcosa

che non sta né in cielo né in terra.

SINENicola Melfi

Invictus (Usa 2010, di Clint Eastwood, con Matt Damon, Mor-

gan Freeman) – Arrivato a ottant’anni, Eastwood dedica il suo

film più disteso a un resistente, socialista umanista, amante dello

sport, che è diventato modello di democrazia: Nelson Mandela.

Con grande raffinatezza, la cinepresa insegue e circonda Man-

dela, come le guardie del corpo nel film, e come lo stadio nel bel-

lissimo finale (in cui Clint si fa inquadrare esultante tra i tifosi

sudafricani). Non metafora della vita attraverso lo sport, ma au-

tentico atto di militanza, erede dei giustizieri senza volto e dei ca-

valieri vaganti del western. Nonchè un ennesimo inno alla strada

e alla vendetta (intesa come riscatto senza redenzione). Stupida-

mente criticato da Stefano Disegni su Ciak e incredibilmente sot-

tovalutato dai Cahiers du cinéma. ****

Gran Torino (Usa 2009, di e con Clint Eastwood) – Periferia

industriale di Detroit. Appena vedovo, l’immigrato polacco Walt

Kowalski (Eastwood), ex operaio Ford, e anche veterano della

guerra di Corea, è costretto suo malgrado a prendersi cura di un

giovane immigrato vietnamita bersaglio di una gang. Una storia

semplice e allegra, che dietro l’amicizia tra un vecchio e un ra-

gazzo, nasconde una dolorosa e consapevole riflessione sulla re-

sponsabilità delle generazioni mature (Walt ha ucciso un giovane

soldato nemico in guerra, e sente di dovere, non solo prendersi

cura del nuovo amico asiatico, ma anche, soprattutto e finalmente,

espiare). Un ritmo sobrio e sicuro, dialoghi essenziali e intelli-

genti, personaggi misurati, un finale struggente, e soprattutto il

volto di Eastwood, mai così straordinariamente intenso… ne

fanno un film unico, da vedere, rivedere e studiare. ****

Changeling (di Clint Eastwood) – Dietro uno scambio di bam-

bini nella Los Angeles degli anni ’30, una riflessione profonda e

sofferta sulle radici ‘bianche’ della violenza. Contro la polizia e

contro la pena di morte, Eastwood raccoglie i temi dei suoi 26

film precedenti e propone una filosofia del perdono e della spe-

ranza. Sarebbe stato un capolavoro, se un’Angelina Jolie sbiadita

e piatta, reduce dall’ennesima Lara Croft in Wanted, non avesse

giocato a fare la mamma piagnona e a socchiudere a ogni inqua-

dratura gli occhi supersexy. ** ½

Mistic River (Usa 2003, di Clint Eastwood) – Mentre Angelina

Jolie gli rovina il bellissimo Changeling, Clint rimane il regista

più spietato d’America. Qui, a Boston, ambienta un (anti)storia

di (anti)formazione che apparentemente è anche un film sulla vio-

lenza contro i minori. Tim Robbins (il bambino abusato), Kevin

Bacon (il poliziotto), Sean Penn (il delinquente) tentano di sfug-

gire al passato, che ritorna 30 anni dopo nella forma di un omici-

dio (la figlia di Penn), attribuito a Robbins, e si ritrovano negli

Usa che festeggiano il Vietnam e il 4 luglio, una lunga storia di

violenza, di padri e madri, patrioti e burocrati, guardie e ladri, che

gettano i loro figli nella guerra o nella sua versione nazionale: la

strada. ****

MONDOFrancesco Rubino

Page 20: Terra di Basilicata

IL PIANTO DEL GOLFO DEL MESSICO

CIA

K S

I G

IRA

203 GIUNO 2010

Il Messico piange il suo mare. La fuoriu-

scita di greggio velenoso continua, da

quaranta giorni, la sua corsa inarrestabile.

Tre tentativi per bloccare la falla, tutti fal-

liti. Barack Obama è sceso in campo, anzi

in spiaggia: dichiara la sua ira contro la

British Petroleum, responsabile dell’inci-

dente, per aver sottovalutato a suo tempo il

fatto e trascurato le regole sulla sicurezza

degli impianti. Al di là di accuse, polemi-

che e chiose, chi ci va di mezzo, come sem-

pre in questi casi, è l’ambiente. Martoriato,

profanato, ferito a morte. Ennesima lezione

per l’umanità.

M.D.P.

TRAMA DEL FILM LA PAPESSA

814 d.c.: Johanna (JOHANNA WOKALEK) sembra con-

dannata a vivere una vita che non le piace, con un destino

già scritto tipico delle ragazze di quell'epoca: lavoro, figli

e una morte prematura. Ma Johanna, spinta dalla fede e

dalla convinzione che il destino abbia in serbo per lei qual-

cosa di diverso e che Dio le stia mostrando la via da se-

guire, si oppone al severo padre (IAIN GLEN) e alle regole

della Chiesa, anche a costo di pagare un prezzo molto

alto. Johanna frequenta la scuola nella cattedrale di Dor-

stadt, dove conosce il Conte Gerold (DAVID WENHAM),

nobiluomo alla corte del vescovo. La loro amicizia si tra-

sforma presto in amore, ma quando Gerold parte per la

guerra, Johanna ricomincia a pensare al suo futuro e ben

presto capisce che non riuscirà ad ottenere ciò che vuole

proprio perché è una donna. Ed è allora che prende una

decisione che avrà conseguenze enormi... Una donna co-

raggiosa, capace di uscire fuori dagli schemi imposti dalla

società del suo tempo, che pagherà per la propria voglia

di emancipazione....

Sala: 1 Posti a sedere: 284

Sex and the City 2

Orari: 18.00 21.00

Sala: 2 Posti a sedere: 193

La regina dei castelli di carta

Orari: 18.00 21.00

Sala: 3 Posti a sedere: 193

Prince of Persia: Le sabbie del

tempo

Orari: 17.30 20.00 22.30

Sala: 4 Posti a sedere: 193

Robin Hood

Orari: 18.30 21.30

Sala: 5 Posti a sedere: 204

La nostra vita

Orari: 17.30 19.30 21.30

Sala: 6 Posti a sedere: 174

The Final Destination 3D

Proiezione in : 3D

Orari: 18.00 20.00 22.00

Sala: 7 Posti a sedere: 48

Una canzone per te

Orari: 18.00 20.15 22.30

PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA RANIERI

Programmazione due torri Prince of Persia:

Le sabbie del tempo2009 (USA) -Regia: Mike Newell Spettacoli Ore: 19:00 21:00

PH

OT

ON

EW

S

Page 21: Terra di Basilicata

GI GROUP AGE�ZIA PER IL LAVORO RICERCA U� ADDETTO VE�DITE/REPARTISTAREQUISTI: Diploma; esperienza pregressa come

repartista o banconista in ambito vendita al detta-

glio settore alimentare. Residenza richiesta: Poli-

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3 GIUGNO 2010

21

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Come ogni anno, a Castelsaraceno, un piccolo

centro della provincia di Potenza, nel cuore del

Parco Nazionale del Pollino, si ripete l'antico rito

della "ndenna e della cunocchia" innalzati il giorno di S.

Antonio, patrono di Castelsaraceno.

Il giorno del Santo Patrono, S. Antonio da Padova, su

un faggio di oltre venti metri - la ndenna - viene issato

un abete - la "cunocchia". Innalzati sulla piazza di S.

Antonio, ndenna e cunocchia, vengono salutate dal

passaggio della processione religiosa di S. Antonio ed

infine vengono scalati a mani nude dai giovani del

posto. Questi sono i momenti culminanti di un rituale

che comprende la scelta accurata dei due alberi, il ta-

glio, il trasporto (quello della ndenna è effettuato da al-

cune coppie di buoi), l'innalzamento e l'abbattimento.

Domenica 6 Giugno: Taglio e trasporto della “CUNOC-

CHIA”

In serata: Concerto di musica popolare con il gruppo

folk D. LENTINI

Domenica 13 Giugno: Unione della “NDENNA” e della

“CUNOCCHIA” (matrimonio arboreo)

Innalzamento della “NDENNA” e gara di arrampicata li-

bera sulla stessa

In serata: Concerto di musica etnica e popolare con i

KALAMU

PAESE CHE VAI FESTA CHE TROVI

Page 22: Terra di Basilicata

Il centro “Fisioterapia Genovese” opera nel set-

tore della Terapia Fisica dal 1973. Inizialmente

la struttura era ubicata nel centro storico di Po-

tenza, ma dal 2007 è stata trasferita presso la nuova

sede di via Ciccotti (36/B Potenza, tel 0971/445306).

La nuova struttura è di ca. 1.400 mq, dotata di ampio

parcheggio, eccellente sistemazione alberghiera, ac-

coglienza, ampia palestra riabilitativa attrezzata, box

per terapie strumentali. La struttura è dotata di tec-

nologie all’avanguardia, certificate ISO 9001 dal

2004 ( Audit Utenti con risultati soddisfacenti). Sono

presenti 52 unità lavorative di cui 2 Medici Specia-

listi Fisiatri ed un Medico Specialista Ortopedico.

Il direttore Sanitario è il dott. Riccardo Fuzio

La struttura è accreditata presso il

SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

GENOVESE CAMILLO S.r.l. via Ettore Ciccotti 36/b – Potenza

tel. 0971/445306 – fax 0971/306264

e-mail [email protected]

3 GIUGNO 2010

22S

PE

CIA

LE

ME

DIC

INA

Un Punto di eccellenza

Fisioterapia GENOVESE

PALESTRA

INGRESSO

SALA D’ATTESA

Page 23: Terra di Basilicata

3 GIUGNO 2010

23Il Centro è dotato di:

Piscina Riabilitativa (IDROKINESITERAPIA) per la cura di patologie ortopediche, trau-

matiche e neurologiche;

Piscina per GINNASTICA VASCOLARE per la cura di patologie vascolari periferiche.

La struttura esegue prestazioni sia ambulatoriali sia domiciliari. Le prestazioni offerte sono di vario tipo:

Trattamenti di LINFODRENAGGIO LINFATICO per patologie oncologiche e vascolari;

ONDE D’URTO per la cura di patologie osteo-articolari con e senza calcificazioni;

Trattamenti OSTEOPATICI per bambini ed adulti per la cura di patologie muscolo scheletriche,

neurologiche da stress, del sistema circolatorio, dell’apparato digestivo, dell’apparato gineco-irinario,

menopausa, incontinenza;

Trattamenti di TECARTERAPIA per la cura di patologie osteo-articolari;

Trattamenti POSTURALI con metodi MEZIéRES e SOUCHARD, effettuati con personale alta-mente specializzato ( conseguiti master in POSTUROLOGIA), per la cura di maramolfismi, di-

sequilibri muscolari, scoliosi e ipercifosi;

Trattamenti LOGOPEDICI. Presso il centro operano, infatti, 8 logopediste. Il logopedista, tera-pista della comunicazione e del linguaggio, interviene in tutte le patologie della parola, della

voce e del linguaggio orale e scritto, qualunque sia la loro origine e ed in qualunque fasciad’età: evolutiva, adulta e geriatria.

Il centro “Fisioterapia Genovese”

è aperto dalle ORE 07,00 alle ore 21,00.

SP

EC

IAL

E M

ED

ICIN

A

PALESTRA

VASCA

PISCINA

PALESTRA

Page 24: Terra di Basilicata