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Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria D D ONNE ONNE BIBLICHE BIBLICHE E E PROBLEMI PROBLEMI DI DI IERI IERI E E DI DI OGGI OGGI CAMMINO DI FORMAZIONE DEI GRUPPI AM.OR. CAMMINO DI FORMAZIONE DEI GRUPPI AM.OR. ANNO 2010 ANNO 2010 - 2011 2011

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Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria

DDONNEONNE BIBLICHEBIBLICHE

EE PROBLEMIPROBLEMI DIDI IERIIERI EE DIDI OGGIOGGI

CAMMINO DI FORMAZIONE DEI GRUPPI AM.OR.CAMMINO DI FORMAZIONE DEI GRUPPI AM.OR.

ANNO 2010 ANNO 2010 -- 20112011

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Donne bibliche e problemi di ieri e di oggi

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Introduzione Ai gruppi AM.OR: donne amiche delle Suore Orsoline, che ispirate dai valori evangelici, si incontrano, si interrogano, riflettono, pre-gano e agiscono, nella comunità ecclesiale e sociale. Il lungo cam-mino ci ha rese sempre più sensibili e attente alle problematiche emergenti e al tempo stesso ci fa sentire in modo forte l’urgenza di consolidare l’identità femminile, attingendo alle sorgenti vitali del-la Parola di Dio. Ogni anno, nei momenti di verifica e programmazione annuale, raccogliamo la ricchezza di desideri e di proposte, di attese e di prospettive per continuare la nostra formazione e il nostro impegno operativo. Ogni anno, sempre di più, nel Convegno annuale si ap-prezzano l’evoluzione, la capacità riflessiva ed espositiva, la forza e la gioia che viene dal contatto interiore con se stesse e dall’essere insieme ad altre donne. Tutto questo riaccende e ravviva nelle Suore Orsoline l’impulso con il quale lo Spirito le chiama a partecipare “all’opera evange-lizzatrice della chiesa, promuovendo una cultura cristiana nel no-stro servizio educativo, pastorale e sociale, specialmente rivolto allo sviluppo del femminile, nei contesti in cui siamo inserite”; “Siamo chiamate a compiere le scelte più idonee alla promozione della donna in tutti gli aspetti della sua vocazione”. (Costituzioni 3,20) Lo Spirito, per sua natura fonte di comunione, partecipa lo stesso dono alle laiche simpatizzanti, perché in loro si ravvivi, nella forza del battesimo, una femminilità generosa e germinativa di fermenti evangelici. Nella elaborazione dei nostri percorsi, a volte poniamo come punto di partenza le varie problematiche della vita, per poi illuminarle con la Parola di Dio. Quest’anno, tenendo conto della richiesta di varie amiche, suggeriamo come linea portante la conoscenza di alcune donne della Bibbia, che nel loro vissuto incrociano difficoltà e problemi simili a quelli che viviamo ai nostri giorni. Dal loro pensare, credere e agire, possiamo trarre ispirazione per le nostre scelte. Ci sarà qualche variante nel metodo. Proprio a partire dal rispetto per l’intelligenza e la capacità di ciascuna di elaborare i dati di conoscen-za, pensiamo di offrire come riferimento comune il testo: “REGINA E SELVAGGIA”, donna vivi quello che sei, di Linda Jarosch e Anselm

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Grun – ed San Paolo, accompagnato da una traccia semplice, che può dare qualche indicazione per la lettura del testo stesso. Le figure femminili presentate sono prototipi che ci aiutano a sco-prire e a vivere la nostra essenza di donne, indicano una via per sanare “ferite”, aiutano a trovare la propria totalità e salvezza. Il contatto con il potenziale già presente in noi offre nuova gioia alla nostra vita, ci rende grate delle possibilità, delle capacità e del mo-do unico in cui ciascuna vive l’essere donna, ci anima a dispiegare la vita in un rinnovato dono. Eventuali interrogativi che possono sorgere nel cammino, o intuizioni in prospettiva di futuro, potrebbero essere raccolte e diventare oggetto di approfondimento nel prossimo Convegno AM.OR. La commissione augura a tutte di godere l’impulso creativo dello Spirito.

Teresa, Mariaemma, Suor Mariagrazia Zarantonello, Suor Grazia-

na, Suor Giannina

INDICE

1. Agar, l’abbandonata

2. Ester ,la regina

3. Eva, la madre

4. Rut, la straniera

5. Marta e Maria, l’ospite e l’artista

6. Maria, colei che trasforma

7. Lidia, la sacerdotessa

Scheda n. 1 Agar, l’abbandonata

In ogni epoca storica si è verificata (e si verifica) la dolorosa realtà di separazioni, di abbandoni. La letteratura è piena di storie di donne abbandonate; un tempo era soprattutto la guer-ra il motivo per il quale i mariti si allontanavano dalla fami-glia. Oggi, spesso, il motivo è dato da problemi di coppia, da relazioni extraconiugali …

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Dialogo.

Pensando a me stessa. Ci sono momenti in cui mi sono

sentita (o mi sento) abbandonata. Da Chi?, che senti-menti provo? Chi mi ha dato (o mi dà) aiuto in questo momenti? A chi mi rivolgo? Rivivo nel ricordo una esperienza di abbandono di qualche persona significa-tiva. Chi mi è stato accanto? Quella persona era un aiuto, un annuncio, un angelo, un segno della presenza di Dio. Si può comunicare la propria esperienza alle amiche.

Guardo intorno a me. Nella società, nel lavoro, nella co-

munità parrocchiale: conosco persone che vivono il dramma della separazione, del divorzio, dell’abbando-no (a volte salvando la faccia all’esterno e facendo tut-to come prima). Chi si accosta alla loro solitudine? Esistono singole persone o gruppi che prendono inizia-tiva a loro favore? Noi come gruppo, io come persona, siamo disponibili a fare qualcosa per loro?

La Parola di Dio La Parola di Dio racconta la storia dell’umanità nell’interazio-ne con Dio; è sempre attuale, è scritta per noi oggi, ci parla e ci rivela l’orizzonte di lettura delle situazioni e illumina il mo-do di affrontare la vita concreta. Leggiamo dalla Scrittura il capitolo 16 di Genesi, oppure dal testo Regina e selvaggia, di Linda Jarosch e Anselm Grun, a pagina 11-13.14. C’è forza per attraversare situazioni difficili senza restarne schiacciati,

quando si è consapevoli della propria dignità quando scopriamo intorno a noi “angeli” che ci proteggo-

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no e ci aiutano quando è chiaro che Dio non ci perde mai di vista.

Problematiche Nelle donne abbandonate possono insorgere pensieri che di-struggono l’autostima: ho sbagliato tutto; non sono abbastanza brava e degna di amore … Vivono rabbia, rancore, avversione verso chi le ha abbandonate e sensi di colpa per questi senti-menti negativi … (cfr. pag 15) All’abbandono si può giungere a causa della dimensione ma-terna vissuta troppo intensamente che finisce per impoverire la relazione coniugale (cfr pagine 18) Ci sono donne che vivono l’abbandono a causa della morte del marito. Molte sanno sviluppare da questa situazione forza e saggezza ammirevoli (cfr. pagina 20) Preghiera Ti amo, Signore, mia forza. Signore mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mio rupe in cui trovo riparo, mio scudo e baluardo, mia potente salvezza. Invoco il Signore, degno di lode e sarò salvato dai miei nemici .

Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi: già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali. Nel mio affanno invo-cai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo orecchio per-venne il mio grido.

Infatti, chi è Dio, se non il Signore? O chi è rupe se non il no-stro Dio? Viva il Signore e benedetta la mia rupe, sia esaltato il Dio della mia salvezza, Signore, ti loderò tra i popoli e can-terò inni di gioia al tuo nome. (salmo 18, 2-7.32.47.50) Nel nostro esasperato affannarci per le futili cose di quaggiù, donaci, Signore misericordioso, il senso del nostro limite, e del nulla che siamo senza di te.

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Virtù La virtù umana e spirituale che questa figura invita ad assu-mere è: SPERANZA IN DIO che guida la vita e la storia di ogni persona.

Scheda n. 2 Ester, la regina

La regina. È un archetipo che fa brillare gli occhi di molte donne, che sentono di avere dentro di sé una regina. A volte non la fanno emergere, perché troppo legate ai ruoli che la cultura e la società affida loro. La regina incarna il desiderio di vera grandezza e porta in sé nobiltà e nello stesso tempo vive con semplicità. Questo rende una donna regale profonda-mente umana. Non deve elevarsi su nessuno; la regalità emer-ge dal rispetto per tutto ciò che è umano. Dialogo: Ogni donna si accosta a questo archetipo in modo diverso.

Guardando a me stessa: Come reagisco all’idea che in me c’è una regina? Quali sentimenti ed emozioni risve-glia: fascino, forza tranquillità? Stress, mancanza di libertà … ?

Regina è sinonimo di padronanza, di capacità di governare

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(prima di tutto se stessa), di responsabilità; Chi e che cosa può indebolire il mio valore? Che cosa di solito rende “nero” il mio umore o mi fa sentire rabbia, im-potenza, debolezza?

Parola di Dio Lettura dal libro di Ester, brani scelti, oppure dal testo “Regina e selvaggia” a pagina 43 e seguenti. Problematiche Crisi della propria dignità. Succede che una donna possa lega-re il suo valore alle cose che fa: prova disagio e svalutazione nel fare servizi umili. Qualcuna potrebbe sentire minacciata l’immagine di sé, se il suo corpo non risponde all’ideale di bellezza corrente. Molte donne restano sempre “principesse” e non diventano mai regine, perché dipendono sempre da altri, attendono da altri la felicità. (pagina 46-48) Una regina, non solo regna, ma difende anche i confini del proprio regno, per esempio si sottrae alle attese degli altri. È una cosa difficile e spesso suscita la paura di rimanere sole. Se non si impara a proteggere se stesse si può incorrere in at-teggiamenti aggressivi o in sensi di colpa. (pag. 51-52) Una contraffazione del ruolo della regina è la donna prepoten-te che decide tutto e domina la propria famiglia. La vera regi-na è forte senza indebolire (pag. 55) Preghiera Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo po-polo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: prostrati a lui. Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto. La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d’oro è il suo vestito. È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed

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esultanza entrano insieme nel palazzo del re. Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra. Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i po-poli ti loderanno in eterno, per sempre. (salmo 45 (44), 11-18)

(da Dialoghi tra donne, Silvia Antonetti – Carla Barbon, EDB Bologna,

pag 97)

Virtù La virtù umana e spirituale che questa donna invita ad assu-mere è: DOCILITÀ per collaborare alla realizzazione del re-gno di Dio. Scheda n. 3

Eva, la madre

Nella prima definizione biblica la donna è detta madre dei vi-venti, dà alla luce, custodisce si prende cura della vita. Oggi questo archetipo non è apprezzato da alcune donne. Tuttavia il modo in cui si comportano anche tali donne nel lavoro e come trattano con altre persone, può avere qualcosa di materno. La donna matura, anche se non necessariamente madre, vive in modo intenso la qualità del materno. Dialogo Come esprimo la mia maternità, oltre che nel rapporto con i figli? Esprimi tre caratteristiche che incarnano la maternità. In un dialogo con un gruppo di donne circa il loro modo di vivere la maternità sono emerse frasi come: “essere madre significa non potere mai dire di no, essere sempre presente, mettere sempre gli altri al primo posto, non avere tempo per sé …” Altre hanno affermato: “L’essere mamma mi diverte, per me è facile, mi viene spontaneo, dà conferma alla mia femminilità; i figli mi danno molto in spensieratezza, vivacit;, sento la loro gratitudine …”

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Come reagisci a tali affermazioni? Parola di Dio Lettura dal libro della Genesi 3,20. La maternità rispecchia un aspetto importante di Dio. In essa emerge qualcosa del Dio materno. Nel profeta Isaia, Dio si paragona ad una madre amorevole: “Forse che una donna si dimentica del suo lattante, cessa di avere compassione del fi-glio delle sue viscere? Anche se esse ti dimenticassero, io non ti dimenticherò. Ecco, ti ho descritta sulle palme delle mie mani” (Is 49,15.16°). Dio ci consola come una madre consola i propri figli (cfr, Is 66,13) la dignità più alta di una donna come madre consiste nel fatto che in lei si manifesta qual-cosa di Dio: il lato materno, consolatorio, preoccupato e amo-revole di Dio. Lo avevano intuito gli antichi che adoravano la dea madre; essi hanno compreso che il mistero della madre riflette qualcosa di Dio: dona la vita, veglia perché la vita si trasformi, maturi, fino a giungere al compimento. Lettura del testo Regina e selvaggia, pagina 57-60 Problematiche La maternità comporta l’assunzione di responsabilità. Le don-ne, spesso si sentono responsabili di tutto, ma questo può sco-raggiare le persone che stanno vicino. È corretto condividere le varie responsabilità. (pagine 67) La zona d’ombra della responsabilità è il controllo. Il control-lo esterno allontana dalla propria interiorità e introduce alla necessità di dover sempre risolvere tutto, di non aver tempo per se stesse. Pagine (67 ) Si può incorrere nel rischio di trattenere per sé i figli, di esau-dire le proprie esigenze esaudendo quelle dei figli e di atten-dere in cambio gratitudine. Potrebbe finire per trattare tutti come figli: marito e ospiti compresi (pag 68-69) Sottolineature

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Le donne possono irradiare in modo particolare il lato mater-no, che è pieno di energia, anche se non arriva un bimbo:

Ogni volta che sono aperte qualcosa di nuovo che vuole emergere

Ogni volta che affrontano qualcosa con rispetto e attenzio-ne e lasciano crescere in pace

Le donne che vogliono esprimere la propria energia ma-terna, spesso si sentono spinte a dare da mangiare agli altri, a prendersene cura, ad assumersi responsabilità

Oppure favoriscono la crescita, sono generose, sostengono gli altri nel loro sviluppo.

Alcune donne si sentono soddisfatte quando cucinano per gli altri e gli altri apprezzano

Altre donne possono offrire ascolto, dialogo, cibo spiritua-le

Altre ancora sono soddisfatte nell’aiutare persone a torna-re sane, a far emergere le proprie capacità

Esprimono maternità quando danno vita ad una organizza-zione che vuole difendere e sviluppare la vita

O anche semplicemente quando si prendono cura di ani-male o piante.

Essere madre è risvegliare la gioia per la vita, dare amore, nutrimento, cura

È spiegare la vita, le cose importanti e insegnare a cono-scere i propri sentimenti

Dare sostegno nelle relazioni con gli altri, stimolare ad essere coraggiosi, ad affrontare difficoltà.

Una donna che diventa madre sa che non potrà mai sottrarsi a questa responsabilità. Sperimenta tutto ciò che di vitale un figlio porta con sé: lacrime, capricci, gioia, rabbia ostinazione e gelosia. Nel suo compito di madre deve sviluppare molta flessibilità e contemporaneamente accettare i propri limiti. Suo primo grande compito è di trasmettere al figlio la fiducia originaria: “è bello che tu ci sia. Tu sei il benvenuto”. Preghiera

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Ecco la dimora di Dio tra gli uomini! Egli dimorerà fra di loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il Dio con loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la mor-te, né lutto, né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà que-sti beni; e io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. (Ap 21,3-4.6-7) Oppure Se una donna ha nel ventre un figlio, il suo corpo è come una tenda quando nel deserto soffia il ghibli, è come l’oasi per l’uomo assetato, ma soprattutto è come un tempio per chi vuol pregare il Creatore.

(da una antologia poetica berbera)

Virtù La virtù umana per questa figura è FORZA – CORAGGIO – DONO per dire tutto il valore di una vita donata.

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Scheda n. 4

Rut, la straniera

Tutti abbiamo provato qualche sensazione di estraneità in un ambiente, in una situazione, di fronte ad alcune persone. Ad-dirittura in noi stesse possiamo avvertire un’area sconosciuta, indescrivibile. Gli uomini, spesso, sentono la donna come un essere impenetrabile, che non capiscono, che rimane loro estranea, nonostante la vicinanza e il fascino.

Riflettiamo sulla presenza di donne straniere nei nostri ambienti. Siamo in collegamento con qualcuna di lo-ro? Possiamo raccontare qualche esperienza?

Raccogliamo da giornali e riviste episodi in cui si raccon-tano esperienze di donne straniere in Italia o di italiane in altri paesi.

Parola di Dio Lettura del libro di Rut o dal Regina e selvaggia a pag 136-137. Problematiche La donna straniera ha schemi mentali diversi, valori di riferi-mento e abitudini di vita alternativi ai nostri e a quelli della società in cui si inserisce; ciò provoca a confronto e integra-zione. Diversamente si cade nel pregiudizio, nella chiusura e nel rifiuto. (cfr. pag 138-139) Anche nella chiesa, tendenzialmente organizzata al maschile, la donna può vivere una certa estraneità. È una sfida per il fu-turo che la donna partecipi alla vita ecclesiale con le sue doti, in modo attivo e consapevole (cfr. pag. 140) La donna è attratta verso le realtà che non conosce, non solo per curiosità, ma anche per memoria e l’intuizione di “venire da un altro mondo”; per attrazione verso il mistero nascosto (pagina 141) La donna “straniera” è colei che cerca; è una donna in cam-mino, anche verso la propria identità. Cerca verità, autenticità

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e armonia interiore. Continuando a cercare, mette in movi-mento anche la relazione con l’uomo. (pagina 142) Il rapporto di rispetto, di accoglienza e di aiuto che si è creato tra Rut e Noemi; il legame profondo di intesa che supera i vincoli della carne e del sangue e risveglia la collaborazione per un progetto di vita, interpella ogni relazione di “nuora suocera”.

Preghiera (in dialogo con Rut)

Carissima Rut. Sei l’antenata di Gesù ed è proprio bello co-noscerti. Il tuo nome indica quello che sei stata: un’amica per la tua suocera Noemi. Tu, la straniera, hai accolto la vita e le tradizioni del popolo d’Israele tanto da diventarne parte inte-grante. Hai accolto il Dio d’Israele nella tua storia e Lui ti ha accom-pagnata, guidata, sostenuta. Sei stata scelta perché dalla tua discendenza potesse nascere il grande re Davide, antenato di Gesù e Gesù stesso. Mi piace pensare a te come a una donna che sa uscire da ogni forma di esclusione ed emarginazione (vedova, moabita, sen-za figli: peggio di così per quei tempi! …) e lo hai fatto con l’aiuto di un’altra donna, Noemi, che hai amato e rispettato. Guardando a te capisco che Dio accompagna la nostra vicen-da umana sempre, guida gli eventi e ci conduce a dignità e libertà! Virtù La virtù umana e spirituale che questa figura invita ad assu-mere è: FEDELTÀ nell’amore.

Scheda n. 5

Marta e Maria, l’ospite e l’artista

Le donne vivono spesso la dimensione dell’ospitalità, accol-

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gono volentieri le persone e sono artiste nel fare in modo che si sentano a casa loro. Qualche volta però sono troppo assorbi-te dalla preoccupazione dai problemi organizzativi e dimenti-cano l’artista che portano in sé e che ricorda l’importanza del dedicare tempo e attenzione piuttosto che molte cose. Dialogo

Come vivo l’accoglienza delle persone: preoccupazione,

tensione, lavoro intenso, così da arrivare al momento della compagnia già stanca? Che cosa metto al primo posto? So farmi aiutare, così da conservare tranquilli-tà e disponibilità e tempo al dialogo? Voglio strafare?

Se invece sono ospite di altri, ho timore di disturbare? Penso che mi accolgano con gioia?

L’ospitalità dovrebbe favorire il senso della festa, far star bene le persone …

Parola di Dio Lettura dal Vangelo di San Luca 10,38-42, oppure dal libro Regina e selvaggia, a pag. 120-122. Maria incarna la parte di noi in ascolto. Nel nostro agire dob-biamo sempre fermarci per capire che cosa succede veramen-te. Marta indica dove deve portare una via spirituale: all’amo-re premuroso per gli altri. Problematiche Nella vita quotidiana c’è spesso la tendenza a procedere per contrapposizioni: la famiglia o il lavoro, la preghiera o l’azio-ne di carità, il silenzio o il parlare … La posizione corretta ci è indicata dal saper mettere insieme, dal creare tra le diverse polarità il giusto equilibrio, cioè a far convivere l’ospite e l’ar-tista.

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Ospitare, dare alloggio (stranieri inclusi), dare cibo e riposo; cogliere i veri desideri dell’ospite, offrire stima … è una atti-tudine che chiede attenzione e discernimento. Nella scrittura, spesso è Dio stesso che si presenta come ospite, per vedere come gli uomini accolgono lui, che per lo straniero ha partico-lare protezione. Tutte abbiamo un aspetto d’arte; è importante individuarlo ed esprimerlo. A volte è attitudine a ornare la casa, altre una par-ticolare abilità nel cucinare o fare pasticcini; alcune sono par-ticolarmente brave a comunicare, altre ad ascoltare; c’è chi sa fare belle confezioni di fiori e chi sa creare capi di abbiglia-mento. L’arte permette di esprimere il bello che è in noi, ci rende leggere e ricrea energia e armonia nella persona. Preghiera Si può dare spazio per qualche preghiera spontanea e poi pro-porre il canto: Così per amore Quando tu venivi a Betania scoppiavo nel cuore di gioia e d’amore. La dolcezza di quella presenza riempiva il mio cuore e ti sta-vo a guardare.

Così per amore, mi fermo ascoltando, così per amore ai tuoi piedi sto. Era un giorno di pianto e d’angosci in cui le parole non san cosa dire. Ci chiedesti di avere fiducia in quella parola che dava la vita.

Tu leggevi in profondo il mio cuore e sapevi che esso vibrava d’amore.

E quel vaso d’unguento spezzato divenne sussurro di dolce stupore. C’è chi corre, chi grida in perenne rincorsa e il suo cuore s’affanna per l’ansia di fare. Non ha il tempo né forse il coraggio di stare in silenzio, di starti a guardare. Virtù

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Le due figure evangeliche ci invitano a far nostre le virtù dell’ATTENZIONE e della ACCOGLIENZA DISARMATA

Scheda n. 6

Maria, colei che trasforma Fin dai tempi antichi, la donna è stata collegata con tutto ciò che ha a che fare con il fenomeno della trasformazione: con la nascita e la morte, con la crescita e il cambiamento. L’imma-gine del grembo materno, nel quale il bimbo cresce e attraver-sa i vari stadi dello sviluppo ha fatto pensare alla madre come “recipiente” nel quale si compie la trasformazione. Le donne possiedono una percezione particolare per i processi di tra-sformazione nella famiglia e nella società, e attraverso le loro domande spesso ne danno l’avvio.

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Dialogo

Che Cosa sostiene la nostra devozione a Maria, che cosa la blocca?

Scopriamo quali “Madonne” sono presenti nel nostro im-maginario; quali immagini di donna conserviamo di Maria di Nazaret e con quali funzioni specifiche.

Sarebbe interessante, nell’incontro precedente dare la con-segna perché ciascuna porti un’immagine di Maria a cui è legata.

Ciascuna presenta la propria devozione, come e da chi l’ha appresa. Se ci sono possibilità, attingere a dati sto-rici, di tradizione e di devozione popolare.

Parola di Dio Dopo un momento di silenzio, ogni donna presente, proclama a memoria una parola di Dio riguardante Maria e possibilmen-te collocata nel contesto evangelico. Lettura dal Vangelo di un brano in cui Maria è presente, op-pure da Regina e selvaggia, a pag. 98-99. Spesso abbiamo riflettuto su Maria come donna disponibile a Dio, donna dell’ascolto, donna attenta e sollecita nell’offrire aiuto. In questa riflessione scopriamo in particolare la sua ca-pacità di essere attiva nelle situazioni e di trasformare anche la sofferenza in elemento fecondo di vita. Problematiche Succede a tutte le persone di sperimentare il dolore, un lutto, la sofferenza per vari motivi. Ci sono vari modi di reagire. Si può reprimere il dolore, rimuovere, o affrontarlo in modo con-sapevole e rielaborarlo. Nel secolo XIII si è diffusa l’immagi-ne di Maria, in atteggiamento di “Pietà”: la madre tiene in grembo il corpo morto del figlio. È un’immagine che si tra-sforma in segno di speranza per molte persone provate dalla sofferenza. La madre dei dolori non evita la sofferenza, ma la

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porta e la trasforma. (cfr. pagina 94 - 95) Nel dolore si può correre la tentazione di chiudersi in se stes-si, di isolarsi dal contesto di vita. Maria insegna ad accettare di aver bisogno del altre persone (pagina 95-96) Essere aperte a nuovi comportamenti o atteggiamenti, andare oltre le norme (non contro), dare spazio alla libertà interiore, alla propria sensibilità, può renderci scomode per altre perso-ne; può portare a perdere qualche riferimento alle persone. (pagina 97) I figli adolescenti obbligano le madri a maturare. Essi si devo-no staccare da loro e fare il proprio percorso. Maria ha dovuto fare l’esperienza che il suo figlio non l’ascolta. Ogni madre arriva a fare l’esperienza che il figlio che ha cresciuto, curato e protetto non è sua proprietà. (pagina 100) Per intuizione, una donna avverte ciò che “manca”; percepisce quando in una relazione manca qualcosa; a volte si arrabbia per-ché difficilmente gli uomini parlano di ciò che manca. (Pagina 101) Preghiera Maria, Madre dell’amore, che non hai mai abbandonato un figlio che grida aiuto, volgi il tuo sguardo di compassione a tutte le persone sofferenti. Tu conosci lo smarrimento e il do-lore, sai quanto pesano e, a volte, quanto paralizzano la vita; noi riponiamo il corso della nostra vita nelle tue mani. Tu sei la consolatrice che Dio ci ha donato; sei fortezza per le nostre debolezze, sei ricchezza alla nostra povertà. Liberaci da tutto ciò che ritarda il nostro cammino verso Gesù e ottienici l’a-scolto fedele della sua Parola. Virtù La virtù umana e spirituale che Maria invita ad assumere è la CARITÀ, per esprimere in pienezza la ricchezza del dono che ognuno porta in sé.

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Scheda n. 7

Lidia, la sacerdotessa

In quasi tutte le religioni e le culture dell’antichità, si trovano donne sacerdotesse. Il nuovo testamento non ci tramanda alcuna sacerdotessa de-dita al culto o al ministero sacro, ma nella chiesa delle origini vi sono molte donne che seguono Gesù al pari degli uomini e che, soprattutto ricoprono un ruolo importante nella comunità primitiva. Dialogo

Per il battesimo noi partecipiamo alla dimensione sacerdo-

tale, regale e profetica di Cristo. Come interpreti e co-me vivi la tua dimensione “sacerdotale”?

Quali sono secondo te le competenze specifiche di un sa-cerdote?

Pensi che anche le donne potrebbero partecipare al mini-stero sacerdotale? In che modo?

Parola di Dio

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Lettura dagli atti degli apostoli, capitolo 16, 14 ss - 16,40. Op-pure dal testo Regina e selvaggia, a pag. 86. Lidia è una delle donne che ricopre un ruolo importante nella chiesa primitiva. Come altre donne mette a disposizione la propria casa perché la comunità vi si possa raccogliere. Parte-cipa alla liturgia, profetizza, prega e ha un ruolo di guida an-che nella “cena del Signore”. Problematiche Per la donna, la dimensione sacerdotale non è tanto una carica o una funzione, ma una qualità interiore che trova espressione in varie forme. (pagina 87) La donna sacerdotessa protegge il fuoco sacro in questo mon-do. Il fuoco rappresenta l’amore e il calore. Il un mondo fred-do e privo di amore, la “sacerdotessa” custodisce il fuoco dell’amore divino, il calore delle relazioni umane, l’attenzione ai bisogni della persone. (pagina 87) La sacerdotessa incarna l’aspetto spirituale che tiene insieme il cielo e la terra, cerca di collegare l’umano con il divino. Cerca in tutto ciò che vive nella quotidianità qualcosa che la rimandi a dimensione più grande. Sa mediare tra Dio e gli uomini e può aiutare le persone a trovare la propria strada ver-so se stesse e verso Dio. (pag. 90) La sacerdotesse è guida e accompagnatrice in campo spiritua-le. Non riduce la vita a ciò che si vede, ma sa trovare in essa qualcosa di più grande. Un tempo le sacerdotesse si assume-vano anche il ruolo di terapeute. Il rituale della guarigione era nelle loro mani. La donna ha particolare intuito per cogliere le ferite delle persone. (pagine 89 - 90)

Testimonianza

“Sono diventata consapevole della mia dimensione sacerdota-le solo da un paio di anni. In passato l’ho sempre respinta,

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perché in me era presenta anche un elemento di ribellione contro determinati aspetti della chiesa. Della sacerdotessa non volevo sapere molto ma non avevo ancora trovato un’im-magine che mi spiegasse che cosa potesse essere la forza del-la sacerdotessa in me. Tuttavia nei momenti difficili ho avver-tito chiaramente che era presente in me e mi dava forza. Co-nosco però anche i suoi lati d’ombra presenti in me, a cui vorrei rimanere sensibile” Linda Jarosch Preghiera

Signore Dio nostro , aiutaci ad essere parte attiva dentro la Chiesa. Illumina la nostra mente perché riconosca i doni dello Spirito che rendono viva la comunità di quanti credono in te. Aiutaci a comprendere come e dove spendere le nostre energie perché nella Chiesa ci sia fraternità, preghiera e partecipazione, ci sia corresponsabilità e rispetto reciproco. Signore nostro Dio, rendici consapevoli dei doni che sono negli altri

e dacci la capacità di aiutare a svilupparli perché la tua Chiesa sia segno di risurrezione, luogo dove si esperimenta quella liberta e quella donazione reciproca a cui chiami l’ intera umanità. Amen

Oppure Lidia, l’apostolo Paolo ti incontra “nel luogo di preghiera, lungo il fiume …”. È il logo in cui le donne si incontrano anche per lavare i pan-ni e insieme si raccontano il vissuto, le speranze, le delusioni della vita;

Lidia, insegna anche a noi a trasformare ogni luogo

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della vita in spazio di preghiera, di incontro; a fare di ogni umile azione del quotidiano un’opera che lascia trasparire la grandezza del cuore.

Lidia è “donna che ascolta, è commerciante, è credente. È ospitale e mette la sua casa a disposizione dell’annuncio. Il Signore stesso apre il cuore alla sua Parola”.

Impariamo da te, Lidia, a vivere il sacerdozio comune, quello che ci mette in comunione con Gesù, quello che ci fa ripetere i suoi gesti, le sue Parole d’a-more, il sacerdozio che ci fa unire il cielo e la terra, che eleva, purifica e santifica ogni evento ed ogni creatura.

Virtù Ogni cristiano, per dono di grazia è aperto al rapporto con Dio. Lidia cin invita ad assumere la virtù e la responsabilità della FEDE. Come donne siamo le prime “sacerdotesse” della vita dei nostri figli e annunciamo la fede.

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Sussidi

Possiamo trovare una serie di sussidi, che su richiesta possono essere duplicati o prestati nella nostra casa di San Francesco Vecchio. Possono essere utili all’approfondimento dei vari te-mi. Per i diversi incontri:

Agar, l’abbandonata: Articoli di attualità, presi da riviste Ester, la regina: C’ è in repertorio di Congregazione la

preghiera dell’ 8 marzo 2005 – REGINA CHE CAM-BIA LE SORTI -. Potrebbe servire per stralciare qual-che parte di preghiera o come falsariga per costruire altro.

Eva, la madre: Potrebbe servire come arricchimento il

film in DVD - VAI e VIVRAI – Le varie donne con il ruolo di madri nel film, offrono ottimi spunti educativi e formativi.

Rut, la straniera: NON PIÙ SCHIAVE, di Suor Rita Gia-

retta. Oppure il Film in DVD - L’ OSPITE INATTESO - I protagonisti principali sono uomini; l’ospite è di co-lore, ma nella vicenda si può notare un cambiamento di vita: il protagonista, da rigido cervellone diventa creati-vo uomo ci cuore.

Marta e Maria, l’ospite e l’artista: LE CIPOLLE DI

MARTA, di Alberto Maggi. Maria, colei che trasforma: CON POETI E PTTORI

SULLE TRACCE DI MARIA, fascicolo di Chiara Ma-garaggia

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Sul tema della sofferenza: Vie di riparazione, di redenzio-ne e di salvezza, Vicariato di Trescore Bg. Fascicolo e DVD

Lidia, la sacerdotessa: Rivista Paulus 4 ottobre 2008,

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