Sui Scalin

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Sui Scalin, Cd Coro CAI BELLUNO

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Marino CasagrandePresidente del Coro CAI - Belluno

Può sembrare modesto questo traguardo, soprattutto considerando quanti sono i Cori che in provincia hanno festeggiato più volte l'anniversario, ma questo momento rappresenta per noi il desiderio diventato realtà, vissuto con freschezza e passione giovanile, con la necessità e la volontà di cantare bene.

Non era facile raggiungere una meta tanto ambita; la pratica della montagna ci ha fatto scuola: impegno, tenacia, bravi capi-cordata, una forte amicizia sviluppatasi prova dopo prova ci hanno consentito una crescita costante che ora ci inorgoglisce.

Il titolo del CD vuole sottolineare l'impegno e la volontà di salire e, nel contempo, rendere merito al nostro Maestro, che ha armonizzato per coro una poesia, scritta nel dialetto della nostra terra, di intenso significato umano. Con grande emozione abbiamo vissuto la sua realizzazione. In esso, insieme agli episodi narrati nelle canzoni, rivivono anche le nostre storie, i momenti di lavoro, di gioia, di difficoltà. Nei canti ritroviamo amicizie nate con poco, che ci hanno allargato il cuore e prolungato le serate d'impegno in notti gioiose.d'impegno in nottate allegre.

In questo felice momento identifico un gruppo che con eguale professionalità si è esibito al pubblico competente o a ridotte platee, con lo stesso entusiasmo ha cantato in ambienti celebrati o a scopo benefico, che allestisce con cura i propri appuntamenti e con onore rappresenta, non solo in ambito nazionale, la propria Sezione, la Città, la coralità Bellunese. Ecco perché è bello essere nel Coro del CAI.

Un pensiero anche a quanti non hanno raggiunto questo traguardo ma hanno contribuito con la loro presenza alla

Roberto CieloPresidente della Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano

Nella Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano sono sorte, per opera di gruppi di Soci volenterosi, diverse commissioni che hanno dato un notevole impulso alla vita sociale, amalgamando persone di varia estrazione e di diversa età tutte amanti, per un verso o per l'altro, della montagna.

Una di queste commissioni è il Coro di Montagna che festeggia quest'anno dieci anni di attività.

È una commissione che ha saputo coagulare in sé non solo soci della nostra sezione, ma anche soci di altre sezioni e persone estranee al CAI, tutti appassionati del canto di montagna.

Lo stimolo e la capacità del Direttore Artistico maestro Vittorino Nalato, coadiuvato dal suo vice Michele Feltrin, e l'organizzazione del direttivo, presieduto prima da Paolo Grosso e poi da Marino Casagrande, sono stati l'anima della commissione che ha permesso di realizzare, in un ambiente cordiale ed affiatato, una perfetta armonia di voci.

Questo sforzo è stato premiato dagli ampi e qualificati consensi ottenuti sia in Italia che all'estero.

L'incisione del primo CD è un giusto coronamento di tanti sacrifici e della raggiunta maturità e soddisferà l'attesa degli amici appassionati, desiderosi di ascoltare in ogni momento e nell'intimità familiare i canti del nostro coro.

È solo l'inizio. Sono certo che in un prossimo futuro il maestro Vittorino Nalato saprà presentarci altre pregevoli incisioni.

Presentazioni

Il Coro al Rifugio 7° Alpini alla Schiara.Festeggiamenti per i 50 anni del rifugio.

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della cultura popolare bellunese. Infine, un grazie di cuore a Mauro Pedrotti: con la

disponibilità e la sensibilità che gli sono proprie, ha rafforzato l'entusiasmo e la volontà di migliorare della nostra compagine.

nostra crescita ed a quanti, dandoci fiducia, ci hanno sostenuto nelle più varie necessità e consentito di presentarci in modo decoroso.

A tutti grazie e, naturalmente, buon ascolto.

Vittorino NalatoDirettore Coro CAI - Belluno

Dieci anni fa, quando decisi di costituire un coro popolare di montagna, avevo in mente solo una cosa: riuscire ad eseguire ed interpretare i brani tratti dal repertorio musicale del Coro della SAT di Trento, repertorio di profonda bellezza artistica che aveva colpito il mio cuore fin da ragazzino.

Proposi dunque l'iniziativa alla sezione del Club Alpino Italiano di Belluno, convinto che un complesso corale di montagna appartenente ad un'associazione importante come il CAI potesse meglio identificarsi. Non avrò mai abbastanza parole per ringraziare Giovanni Randi, allora responsabile della Commissione Cultura e anche lui estimatore del Coro della SAT. Grazie al suo interessamento, il Coro iniziò timidamente le prove nella vecchia sede del CAI di Belluno.

Era il settembre 1993 ed i componenti erano sette.Ora, dopo dieci anni, il Coro è composto da ventiquattro elementi. Non è stato semplice, ma la passione per il canto ha fatto sì che il cammino del gruppo proseguisse fino ad oggi.

Un ringraziamento sincero lo devo ai miei coristi che, nonostante le varie difficoltà e la "pignoleria" del loro direttore, continuano ad impegnarsi con serietà e dedizione.

All'amico Maurizio Olivotto va la mia gratitudine per aver composto la struggente melodia de "L' sol'n preson", brano per noi particolarmente significativo, in quanto espressione

Nevegàl, il "7° Alpini" al Pis Pilòn e, poco più tardi, il "Tissi" alla Civetta. Vennero realizzati la ferrata Zacchi ed i bivacchi " Dalla Bernadina" e "Sperti" che resero possibile la realizzazione della prima Alta Via delle Dolomiti. Promotori ed artefici di queste iniziative furono i Presidenti della Sezione: da Brovelli a Dalla Bernardina, da Bianchet a Rossi, che seppero polarizzare intorno a loro le forze e la volontà ed i mezzi di soci, amici ed enti pubblici e privati. Nell'ultimo periodo, oltre all'attività svolta dalla schiera dei valenti alpinisti (Caldart, Cusinato, Arban, Sorgato, Gianeselli, Miotto, Garna, Sitta, De Marchi, Dorotei, Bee e molti altri bravi giovani), prendono consistenza le numerose commissioni tecniche e culturali che sviluppano in toto i principi ispiratori del Club Alpino Italiano, sostenute di volta in volta dai Presidenti Arrigoni, Dal Mas, Corrà, Entilli ed infine Cielo.

Approfondimenti: "1891-1991 Cento anni di Club Alpino Italiano a Belluno", Tamari Editore, Bologna, 1991.

Se c'è una città in cui abbia ragione d'essere una sezione del Club Alpino, questa è Belluno, la quale, situata alle porte di una delle più stupende e variate catene montuose, che forma l'ammirazione di tutti gli scienziati e turisti del mondo, ha la certezza del più sorridente avvenire alpinistico" (Feliciano Vinanti, fondatore e primo presidente della Sezione, primavera 1891).

La nostra sezione, in più di cento anni, si è continuamente modificata mantenendo però, nella propria attività, una vitalità tale da attirare un sempre maggior numero di Soci. Ci fu un primo periodo pionieristico, in cui ci si dedicò prevalentemente alla scoperta ed alla esplorazione delle montagne di casa, cercando nel contempo di fare di Belluno un centro di turismo alpino. Infatti la Sezione creò un primo nucleo di guide alpine, per lo più attingendo a quei cacciatori di camosci che erano allora gli unici, profondi conoscitori dei nostri monti, e costruì il primo rifugio sulla sommità del Col Visentìn.

Il secondo periodo, quello dell'immediato dopoguerra, fu caratterizzato dalla presidenza di Francesco Terribile che, con la passione, l'entusiasmo e la generosità che lo contraddistinse, portò gli alpinisti bellunesi ad altissime affermazioni di livello internazionale.

È, quello, il periodo della gloriosa "Scuola bellunese" dei Zanetti, dei Zancristoforo, dei Parizzi, dei Faè, dei Bianchet che, assieme ai grandi agordino - bellunesi Tissi, i fratelli Andrich e altri, compirono moltissime ascensioni davvero memorabili.

Il terzo periodo, del secondo dopoguerra, si può riconoscere come quello delle opere alpine. In quel periodo nacquero il rifugio "Bristot" e "Brigata Alpina Cadore" in

La sezione di Bellunodel Club Alpino Italiano

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Il maestro

Il Maestro Vittorino Nalato, dopo aver conseguito il diploma di chitarra classica con il massimo dei voti presso il Conservatorio statale di Castelfranco Veneto (TV), si è perfezionato con Alirio Diaz, Josè Tomas e Ruggero Chiesa. È risultato vincitore al concorso Nazionale di Abbiategrasso (MI) ed ai concorsi internazionali di Maccagno (VA) e Stresa (NO). Ha all'attivo oltre 300 concerti effettuati nelle principali città italiane ed europee quali Milano, Roma, Trento, Catania, Venezia, Napoli, Chantilly, Clermont sur l'Oise, Parigi...

Per la casa discografica Rivo Alto-Ducale ha inciso due compact disc, in qualità di componente del quartetto chitarristico "F. Moreno-Torroba". Il primo, dal titolo "Colori e Danze del Novecento", uscito nel 1993, ha ottenuto positivi Consensi dalla critica specializzata.

Il secondo, di recente pubblicazione e intitolato "Cantares Populares", è stato effettuato in collaborazione con la soprano Francesca Scaini (vincitrice del V concorso Internazionale "Maria Callas") e la voce recitante di Carlo Scalco. È docente di chitarra classica alla Scuola Media Statale ad indirizzo musicale "Sebastiano Ricci" di Belluno e presso la Scuola di Musica "Antonio Miari" di Belluno.

Credits

Registrazione effettuata nel mese di giugno 2002 presso la Chiesa Parrocchiale di Castellavazzo (BL).

Tecnico del suono: Marco NicolèRegistrazione con presa stereofonica nos

Microfoni: neumann tlm 103Preamplificatore microfonico: dbx 786Convertitori ad: dbx 704x

Dat: tascam da-45hr

Grafica e impaginazione: www.mejode.it | [email protected]

CORO CAI BELLUNODirettore: Vittorino Nalato

10. La montanara (3'39'') Versi e musica T. Ortelli, arm. L. Pigarelli

11. Il testamento del capitano (3'27'') Arm. L. Pigarelli

12. Tante putele bele (2'22'') Arm. L. Pigarelli

13. L'e' bel vêr che mi slontani (3'06'') Arm. A. Pedrotti

14. Mamma mia, vienimi incontro (2'58'') Arm. A. Pedrotti

15. Serenada a Castel Toblin (3'06'') Arm. L. Pigarelli

16. Un anello d'oro fino (2'52'') Arm. A. Mascagni

17. Se jo vès di maridami (1'42'') Arm. A. Pedrotti

1. L sol 'n preson (2'31'') Versi G. Olivotto, musica M. Olivotto, elaborazione corale V. Nalato

2. Entorno al Föch (3'07'') Arm. A. Benedetti Michelangeli

3. Dove te vett, o Mariettina (1'50'') Arm. A. Pedrotti

4. La sposa morta (2'24'') Arm. A. Pedrotti

5. Ai preat… (La bièle stele) (2'18'') Arm. L. Pigarelli

6. La dosolina (2'36'')Arm. A. Pedrotti

7. In cil 'e je' une stele (2'55'') Arm. A. Mascagni

8. C'ereno tre ssorelle (2'55'') Arm. L. Pigarelli

9. Varda la luna (4'19'') Arm. L. Pigarelli

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impegnativa, anche se artisticamente stimolante. Uscendone, diciamolo subito, a testa alta. Intonazione corretta, ritmo preciso, amalgama gradevole, gli consentono di affrontare con disinvoltura le difficoltà notevoli delle partiture. La preparazione tecnica - che si avverte particolarmente negli attacchi, contemporaneamente morbidi e precisi - aiuta a risolvere i problemi di intonazione, a volte impervi soprattutto per un coro amatoriale.

E se la breve vita artistica - e quindi la limitata espe-rienza - induce il complesso bellunese ad una lettura forse ancora un po' "scolastica" dei canti, la piena consapevolezza dell'impegno favorisce il trasferimento delle emozioni dai cantori all'ascoltatore: che avverrà certo con maggiore slancio, quando l'accresciuta sicurezza consentirà loro di abbandonarsi, letteralmente, alla gioia di "far musica".

L'ascoltatore troverà in questo compact disc - godibile anche tecnicamente per la resa "veritiera" del suono - una scelta ponderata tra canti di origine e natura profondamente diverse: dimostrazione di coraggio da parte del coro e del suo direttore, che affrontano con la stessa umiltà, ma con la stessa determinazione, l'asciutta omofonia di Luigi Pigarelli e la scarna ma geniale concretezza di Antonio Pedrotti, l'audacia armonica di Andrea Mascagni e l'estroso ed elegante

Mauro PedrottiDirettore Coro Sat Trento

Un coro popolare che canta il repertorio "SAT" è un fatto alquanto raro, per diversi motivi. In primo luogo, molti cori preferiscono differenziarsi nettamente da un modello troppo noto ed "ingombrante". Altri, considerando quel repertorio ormai "datato", si rivolgono a nuovi modelli di vocalità. Infine, l'esclusiva per la registrazione fotomeccanica a favore del Coro della SAT - oggi peraltro rimossa dalla Fondazione Coro della SAT, titolare del repertorio - può avere indotto, nel passato, altri cori con ambizioni discografiche a dedicarsi ad altre esperienze.

Ma i pochi complessi corali che hanno il coraggio e l'umiltà di avventurarsi in quel magico mondo, in quel patrimonio immenso di tradizione e di musica, trovano stimoli molte-plici, in gran parte inaspettati. Non dimentichiamo, infatti, che i nomi prestigiosi che hanno firmato i canti della SAT - Pigarelli, Pedrotti, Mascagni, Benedetti Michelangeli, Dionisi, per citare solo i più prolifici - hanno fatto apprezzare quei canti, prima considerati da osteria o da trincea, agli ascoltatori più esigenti, elevandoli di fatto dalla memoria della tradizione alla dignità di musica d'arte. Ed il fatto che il Coro della SAT continui a proporre, coerentemente, il proprio repertorio, suscitando ovunque sia l'entusiasmo del pubblico che l'approvazione degli "addetti ai lavori", è la migliore testimonianza del livello artistico di un modello che ha fatto scuola e che ha aperto alla coralità popolare le più prestigiose sale da concerto.

Credo che questo aspetto squisitamente musicale del repertorio sia alla base della decisione di un complesso giovane, quale il Coro del CAI di Belluno, di cimentarsi, alla sua prima prova discografica, in un'impresa senza dubbio

16. UN ANELLO D' ORO FINO Arm. L. Mascagni.

Vivaci, maliziose a volte strane nel testo sono le canzoni che narrano l'amore. Questo canto Lituano racconta di speranze ed aspettative che non si incontreranno. Troppo diverso il modo di affrontare la vita da parte del giovane possidente rispetto ai pensieri della fanciulla, oggetto dei suoi desideri. Ella non ne apprezza il comportamento e rifiuta le sue attenzioni nonostante siano accompagnate da preziosi e raffinati regali.

17. SE JO VÈS DI MARIDAMI Arm. A. Pedrotti.

Viene un momento nel quale le ragazze pensano a quale potrà essere l'uomo ideale, il compagno per la vita. Dei possibili aspiranti vengono evidenziati principalmente i difetti e non solo quelli legati al reddito modesto ma anche quelli di carattere. Alla fine, tuttavia, prevale la voce del cuore che al di là delle carenze fa scorgere ed apprezzare le qualità della propria gente.

14. MAMMA MIA, VIENIMI INCONTRO Arm. A. Pedrotti.

Canto dei soldati italiani in Africa del 1896, recuperato per merito di Paolo Caccia Dominioni; un grande amico dei canti popolari. Egli mise in contatto il Coro della SAT con B. D'Agostini che aveva raccolto testo e musica da un suo ex soldato il quale, a sua volta, l'aveva imparata dal nonno reduce di Adua. Il canto venne ripreso dagli Alpini, a riprova della trasformazione nel tempo del canto popolare che pur adattandosi alla storia della propria generazione, mantiene identico lo spirito della musica.

15. SERENADA A CASTEL TOBLIN Arm. L. Pigarelli.

Splendido, romantico canto. Ci sono tutti gli elementi belli della vita: la luna, le stelle, la carezza della brezza notturna che sospinge la barca sul lago, una stella che si spegne. Grande poesia nelle parole, tanta tenerezza nei gesti degli innamorati. Loro si ritrovano ancora abbracciati ad ascoltare il battito dei cuori mentre il melodioso canto dell'usignolo saluta ed accompagna il sorgere del sole.

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particolare ricordo di sè: la patria, il suo battaglione, la madre e naturalmente il suo primo amore. Non manca infine un posto d'onore per la Montagna che, cessato il massacro, ne custodirà per sempre le spoglie ricoprendole della sua primitiva veste fiorita.

12. TANTE PUTELE BELE Arm. L. Pigarelli.

Per i coscritti in partenza non è possibile coltivare amori in previsione di una lunga lontananza, ma le ragazze sospirano appoggiate alle finestre. Come poter rifiutare un ultimo bacio prima di partire? Esso rappresenta forse un pegno d'amore fra innamorati o, più semplicemente, un dolce ricordo da portarsi per conforto nelle sicure difficoltà a cui certamente stanno andando incontro.

13. L'E' BEN VÊR CHE MI SLONTANI Arm. A. Pedrotti.

Canto composto sul tema dell'emigrazione, di grande intensità emotiva. In due sole strofe sono raccolti tanti stati d'animo. Tristezza e malinconia nel dover lasciare tutto, speranza e forza d'animo nell'attesa di un ritorno, l'amore per le proprie montagne alle quali chiedere di riflettere, ancora per un momento, una briciola di sole che illumini, un'ultima volta, gli affetti più cari.

10. LA MONTANARA Versi e musica T. Ortelli, arm. L. Pigarelli

Soreghina era la figlia di una bella vivena (ninfa acquatica della mitologia dolomitica) e del sovrano di un regno dei Monti Pallidi. Venne chiamata "raggio di sole" perché in braccio alla madre brillava di luce propria e poteva uscire dal lago in cui aveva dimora solo durante il giorno. Ma una sera la madre si attardò sulle cime dei monti, dov'era salita per meglio ammirare l'astro solare; il buio le sorprese entrambe. La piccola Soreghina non sopportò l'impatto dell'oscurità e morì la notte stessa. A Toni Ortelli, che nel 1927 scrisse parole e musica di questo famosissimo "inno internazionale delle montagne", piacque ricordarla felice tra le sue amate cime, in una piccola baita fiorita, circondata da argentei corsi d'acqua. Il suo canto d'amore, oggi come allora, può essere letto come la poetica e fiabesca allegoria di un raggio di luce che incontra il suo destino al calar delle tenebre.

11. IL TESTAMENTO DEL CAPITANO Arm. L. Pigarelli.

Nel primo conflitto mondiale le Dolomiti diventarono improvvisamente il luogo dove vennero a compimento il dramma e l'immenso sacrificio di sangue, pretesi dagli opposti nazionalismi europei.

La prima versione del canto si fa risalire al 1528, in commemorazione della prematura morte del Capitano Marchese di Saluzzo. Nella versione presentata un ufficiale si sente ormai vicino alla fine e, di fronte ai suoi Alpini, stila l'elenco di tutti coloro ai quali vorrebbe lasciare un

La chiesa della Pieve di Castellavazzo è dedicata ai SS. Quirico e Giulitta, madre e figlio martirizzati ad Antiochia sotto Diocleziano. Il loro culto ebbe notevole diffusione in Asia Minore; si festeggiano il 16 Giugno.

Sorge sullo sperone roccioso che sovrasta l'abitato, domina la valle del Piave ed è edificata presso il "castrum" dei romani (Castellum Laebactium), che portarono qui la religione cristiana. La prima cappella si fa risalire al IV secolo, l'attuale al 1524. La parrocchia è menzionata in una bolla di Papa Lucio III° del 1185, ha propria autonomia dal XIII° secolo ed assume via via sempre maggiore importanza. È una chiesa semplice, sobria, che invita al raccoglimento e ricca di elementi decorativi: l'altare, il lavamani, l'acquasantiera, la scalinata d'accesso, la cupola terminale a cipolla del campanile, realizzati con la pietra locale, principalmente calcare nodulare grigio e rosso (biancone ed ammonitico rosso); materiale che ha reso famoso il paese di Castellavazzo e l'arte dei suoi scalpellini che l'hanno sfruttata sin dal primo secolo per la realizzazione di opere di pregio (Campanile dello Juvarra della Basilica-Cattedrale di Belluno, facciata della Cattedrale di Treviso, palazzi e case nobiliari) ed innumerevoli portici, fontane, stemmi, scalinate, edicole, capitelli, mascheroni satirici ecc. che ancora ricordano l'importanza, non solo strategica, della località, l'arte e la fede della propria gente.

"Castellavazzo un paese di pietra, la pietra di un paese" a cura di Adriano Alpago-Novello Neri Pozza editore 1997. Associazione Pietra e Scalpellini di Castellavazzo - Regione del Veneto

La chiesa

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3. DOVE TE VETT, O MARIETTINA Arm. A. Pedrotti

Inizia presto la giornata della graziosa contadinella, che suscita ammirazione in chi l'incontra. In questa briosa e conosciuta canzone par di capire che ella è dotata non solo di buona volontà ma anche di intelligenza vivace, abile nel destreggiarsi, con spirito ed un pizzico di malizia, dai commenti di un imprevidente interlocutore.

4. LA SPOSA MORTA Arm . A. Pedrotti

Ancora ai nostri giorni le campane annunciano e scandiscono tanti episodi della vita; purtroppo quello che accoglie l'emigrante non è un suono festoso ma un rintocco di triste presagio. Spesso a malinconici testi, nati dalle quotidiane difficoltà, si accostano melodie piacevoli e belle. Così è questa che accompagna il racconto di un avvenimento al quale partecipa, commossa, l'intera piccola comunità.

1. L SOL'N PRESON Versi di G. Olivotto, musica di M. Olivotto, elaborazione corale V. Nalato

Il canto racconta il dramma della miseria. La povera economia delle vallate alpine difficilmente poteva assicurare la sopravvivenza di tutti. Per qualche sfortunato l'elemosina e la pubblica compassione rappresentarono spesso una scelta senza alternative. Narra la vicenda di un'anziana donna che chiede la carità ai passanti sui gradini di una chiesa; il suo sorriso di gratitudine assomiglia ad un raggio di sole filtrato dalle sbarre di un prigione. È la prima prova compositiva affrontata dal nostro coro. Il brano è stato eseguito in pubblico per la prima volta nel 1998 a Villach, (A) durante una cerimonia legata alle manifestazioni "Città Alpina dell'Anno".

2. ENTORNO AL FÖCHArm. A. Benedetti Michelangeli

Il caminetto nelle vallate del Bellunese si chiama "larìn" e le chiacchierate familiari "filò". Un'altra giornata di lavoro è terminata; persi dietro al fascino ammaliante della fiamma, gustando un bicchiere di vino, si può cantare, parlare dei propri guai, rivolgere un pensiero di nostalgia alla fidanzata e alla mamma, trasportati dal vortice ipnotico delle faville che risalgono, scoppiettando, il camino. Nel contempo la zuppa bolle: finalmente è cotta e con entusiasmo ci si affretta alla tavola, attorno alla quale si rinsalda l'amicizia.

I canti

amica delle nostre confidenze, sostegno alle nostre speranze.

8. C'ERENO TRE SSORELLE Arm. L. Pigarelli.

Tre sorelle e tutte e tre d'amore. Al tempo in cui non si potevano manifestare apertamente le proprie preferenze bisognava far intuire senza rivelarsi chiaramente, farsi capire senza esprimersi e così l'anello cade in mare proprio quando un pescatore, guarda caso, sta osservando la bella Giulietta. Il giovane, intuito il significato dell'episodio, si fa deciso e chiede, quale ricompensa, un bacio che diventa promessa.

9. VARDA LA LUNAArm. L. Pigarelli.

Sicura, con moto costante, leggera la luna cammina al di sopra delle cime degli abeti, dall'una a l'altra vetta di amate montagne, illumina il sentiero che conduce alla fonte, luogo dell'appuntamento con la persona amata. Essa ascolta i sospiri d'amore che raccoglie e trasmette, mantenendo vivo il legame ed i sentimenti.

5. AI PREAT... (la biele stele) Arm. L. Pigarelli

Separazione, lontananza, nostalgia e guerra. Sono molte le villotte friulane che sotto diverse forme mescolano questi ingredienti all'interno dei loro versi. Quando la persona amata lascia il paese, il dialogo silenzioso con una stella può costituire l'ultimo effimero legame tra due anime chetemono di non potersi più rivedere. "Ho pregato la stella e tutti i Santi del Paradiso", si legge nel testo, "che il Signore fermi la guerra e che il mio bene possa tornare a casa. Ma tu stella, vai al di là di quelle montagne e raggiungi colui che amo".

6. LA DOSOLINA Arm. A. Pedrotti.

Sono tante le canzoni d'amore. Questa, per il tempo in cui è stata composta, è abbastanza particolare, con il "Napolitano" che lascia la Dosolina alla ricerca di un nuovo amore. Invenzione, provocazione o realtà non è dato di capire ma certo è che sarà ancora lei al centro dei sentimenti del protagonista di questa pungente composizione.

7. IN CIL 'E JE' UNE STELE Arm. A. Mascagni

È il racconto di una stella, la più bella, quella che ci parla d'amore. La cerchiamo nelle limpide notti, sappiamo sempre ritrovarla perché essa è forza ai nostri sentimenti, silenziosa

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grandi croci che incorniciano lo stemma del casato sulla facciata.

In epoca Napoleonica ospitò il generale Massena, il Vicerè Eugenio nel 1809 e Re Vittorio Emanuele III nel 1903.

CONTATTI:

Sede Coro: c/o Villa Montalban - Loc. Safforze - 32100 BellunoSito internet: www.corocaibl.itE.mail: [email protected] Cai: P.zza San G. Bosco, 11 - 32100 Belluno

La storia

Il Coro C.A.I. di Belluno è sorto nel settembre del 1993 all'interno della Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano, per iniziativo dell'attuale direttore artistico Vittorino Nalato e di alcuni Soci.

Il Complesso, nei suoi numerosi concerti, ha raccolto unanimi consensi di pubblico e critica.

Esso trae ispirazione dagli aspetti più autentici del repertorio corale alpino, privilegiando composizioni di intrinseco valore musicale di armonizzatori quali B. Michelangeli, Pedrotti, Dionisi, Mascagni...

Il Coro è stato invitato a rappresentare Belluno nell'ambito delle manifestazioni organizzate per le "Città delle Alpi",

esibendosi a Villach (A), Belluno e Bad Reichenhall (D). L'attività ha portato il Coro ad effettuare concerti anche in

importanti manifestazioni quale "Welcome Italia" con Renzo Arbore da Cortina e poi Udine, Venezia, Padova.

Collabora con il comune di Belluno, nell'ambito di "Oltre le Vette" per la parte dedicata al canto popolare. Viene coinvolto, inoltre, a sostegno delle importanti iniziative della Sezione del Club Alpino Italiano di cui è ideale, suggestiva espressione.

La sede

Il 30 settembre 2000 il Coro del CAI ha trovato di nuovo casa... oggi Villa Montalban si arricchisce di un'altra perla... ora c'è una significativa sintesi della vita bellunese.

Villa Fulcis-Montalban

Massimo esempio bellunese di villa nobiliare del primo Seicento, venne eretta all'inizio del XVII secolo dalla famiglia Fulcis, che, dopo la nomina di Pietro Fulcis a Cavaliere Malta nel 1702, fece affrescare le

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grandi croci che incorniciano lo stemma del casato sulla facciata.

In epoca Napoleonica ospitò il generale Massena, il Vicerè Eugenio nel 1809 e Re Vittorio Emanuele III nel 1903.

CONTATTI:

Sede Coro: c/o Villa Montalban - Loc. Safforze - 32100 BellunoSito internet: www.corocaibl.itE.mail: [email protected] Cai: P.zza San G. Bosco, 11 - 32100 Belluno

La storia

Il Coro C.A.I. di Belluno è sorto nel settembre del 1993 all'interno della Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano, per iniziativo dell'attuale direttore artistico Vittorino Nalato e di alcuni Soci.

Il Complesso, nei suoi numerosi concerti, ha raccolto unanimi consensi di pubblico e critica.

Esso trae ispirazione dagli aspetti più autentici del repertorio corale alpino, privilegiando composizioni di intrinseco valore musicale di armonizzatori quali B. Michelangeli, Pedrotti, Dionisi, Mascagni...

Il Coro è stato invitato a rappresentare Belluno nell'ambito delle manifestazioni organizzate per le "Città delle Alpi",

esibendosi a Villach (A), Belluno e Bad Reichenhall (D). L'attività ha portato il Coro ad effettuare concerti anche in

importanti manifestazioni quale "Welcome Italia" con Renzo Arbore da Cortina e poi Udine, Venezia, Padova.

Collabora con il comune di Belluno, nell'ambito di "Oltre le Vette" per la parte dedicata al canto popolare. Viene coinvolto, inoltre, a sostegno delle importanti iniziative della Sezione del Club Alpino Italiano di cui è ideale, suggestiva espressione.

La sede

Il 30 settembre 2000 il Coro del CAI ha trovato di nuovo casa... oggi Villa Montalban si arricchisce di un'altra perla... ora c'è una significativa sintesi della vita bellunese.

Villa Fulcis-Montalban

Massimo esempio bellunese di villa nobiliare del primo Seicento, venne eretta all'inizio del XVII secolo dalla famiglia Fulcis, che, dopo la nomina di Pietro Fulcis a Cavaliere Malta nel 1702, fece affrescare le

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3. DOVE TE VETT, O MARIETTINA Arm. A. Pedrotti

Inizia presto la giornata della graziosa contadinella, che suscita ammirazione in chi l'incontra. In questa briosa e conosciuta canzone par di capire che ella è dotata non solo di buona volontà ma anche di intelligenza vivace, abile nel destreggiarsi, con spirito ed un pizzico di malizia, dai commenti di un imprevidente interlocutore.

4. LA SPOSA MORTA Arm . A. Pedrotti

Ancora ai nostri giorni le campane annunciano e scandiscono tanti episodi della vita; purtroppo quello che accoglie l'emigrante non è un suono festoso ma un rintocco di triste presagio. Spesso a malinconici testi, nati dalle quotidiane difficoltà, si accostano melodie piacevoli e belle. Così è questa che accompagna il racconto di un avvenimento al quale partecipa, commossa, l'intera piccola comunità.

1. L SOL'N PRESON Versi di G. Olivotto, musica di M. Olivotto, elaborazione corale V. Nalato

Il canto racconta il dramma della miseria. La povera economia delle vallate alpine difficilmente poteva assicurare la sopravvivenza di tutti. Per qualche sfortunato l'elemosina e la pubblica compassione rappresentarono spesso una scelta senza alternative. Narra la vicenda di un'anziana donna che chiede la carità ai passanti sui gradini di una chiesa; il suo sorriso di gratitudine assomiglia ad un raggio di sole filtrato dalle sbarre di un prigione. È la prima prova compositiva affrontata dal nostro coro. Il brano è stato eseguito in pubblico per la prima volta nel 1998 a Villach, (A) durante una cerimonia legata alle manifestazioni "Città Alpina dell'Anno".

2. ENTORNO AL FÖCHArm. A. Benedetti Michelangeli

Il caminetto nelle vallate del Bellunese si chiama "larìn" e le chiacchierate familiari "filò". Un'altra giornata di lavoro è terminata; persi dietro al fascino ammaliante della fiamma, gustando un bicchiere di vino, si può cantare, parlare dei propri guai, rivolgere un pensiero di nostalgia alla fidanzata e alla mamma, trasportati dal vortice ipnotico delle faville che risalgono, scoppiettando, il camino. Nel contempo la zuppa bolle: finalmente è cotta e con entusiasmo ci si affretta alla tavola, attorno alla quale si rinsalda l'amicizia.

I canti

amica delle nostre confidenze, sostegno alle nostre speranze.

8. C'ERENO TRE SSORELLE Arm. L. Pigarelli.

Tre sorelle e tutte e tre d'amore. Al tempo in cui non si potevano manifestare apertamente le proprie preferenze bisognava far intuire senza rivelarsi chiaramente, farsi capire senza esprimersi e così l'anello cade in mare proprio quando un pescatore, guarda caso, sta osservando la bella Giulietta. Il giovane, intuito il significato dell'episodio, si fa deciso e chiede, quale ricompensa, un bacio che diventa promessa.

9. VARDA LA LUNAArm. L. Pigarelli.

Sicura, con moto costante, leggera la luna cammina al di sopra delle cime degli abeti, dall'una a l'altra vetta di amate montagne, illumina il sentiero che conduce alla fonte, luogo dell'appuntamento con la persona amata. Essa ascolta i sospiri d'amore che raccoglie e trasmette, mantenendo vivo il legame ed i sentimenti.

5. AI PREAT... (la biele stele) Arm. L. Pigarelli

Separazione, lontananza, nostalgia e guerra. Sono molte le villotte friulane che sotto diverse forme mescolano questi ingredienti all'interno dei loro versi. Quando la persona amata lascia il paese, il dialogo silenzioso con una stella può costituire l'ultimo effimero legame tra due anime chetemono di non potersi più rivedere. "Ho pregato la stella e tutti i Santi del Paradiso", si legge nel testo, "che il Signore fermi la guerra e che il mio bene possa tornare a casa. Ma tu stella, vai al di là di quelle montagne e raggiungi colui che amo".

6. LA DOSOLINA Arm. A. Pedrotti.

Sono tante le canzoni d'amore. Questa, per il tempo in cui è stata composta, è abbastanza particolare, con il "Napolitano" che lascia la Dosolina alla ricerca di un nuovo amore. Invenzione, provocazione o realtà non è dato di capire ma certo è che sarà ancora lei al centro dei sentimenti del protagonista di questa pungente composizione.

7. IN CIL 'E JE' UNE STELE Arm. A. Mascagni

È il racconto di una stella, la più bella, quella che ci parla d'amore. La cerchiamo nelle limpide notti, sappiamo sempre ritrovarla perché essa è forza ai nostri sentimenti, silenziosa

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particolare ricordo di sè: la patria, il suo battaglione, la madre e naturalmente il suo primo amore. Non manca infine un posto d'onore per la Montagna che, cessato il massacro, ne custodirà per sempre le spoglie ricoprendole della sua primitiva veste fiorita.

12. TANTE PUTELE BELE Arm. L. Pigarelli.

Per i coscritti in partenza non è possibile coltivare amori in previsione di una lunga lontananza, ma le ragazze sospirano appoggiate alle finestre. Come poter rifiutare un ultimo bacio prima di partire? Esso rappresenta forse un pegno d'amore fra innamorati o, più semplicemente, un dolce ricordo da portarsi per conforto nelle sicure difficoltà a cui certamente stanno andando incontro.

13. L'E' BEN VÊR CHE MI SLONTANI Arm. A. Pedrotti.

Canto composto sul tema dell'emigrazione, di grande intensità emotiva. In due sole strofe sono raccolti tanti stati d'animo. Tristezza e malinconia nel dover lasciare tutto, speranza e forza d'animo nell'attesa di un ritorno, l'amore per le proprie montagne alle quali chiedere di riflettere, ancora per un momento, una briciola di sole che illumini, un'ultima volta, gli affetti più cari.

10. LA MONTANARA Versi e musica T. Ortelli, arm. L. Pigarelli

Soreghina era la figlia di una bella vivena (ninfa acquatica della mitologia dolomitica) e del sovrano di un regno dei Monti Pallidi. Venne chiamata "raggio di sole" perché in braccio alla madre brillava di luce propria e poteva uscire dal lago in cui aveva dimora solo durante il giorno. Ma una sera la madre si attardò sulle cime dei monti, dov'era salita per meglio ammirare l'astro solare; il buio le sorprese entrambe. La piccola Soreghina non sopportò l'impatto dell'oscurità e morì la notte stessa. A Toni Ortelli, che nel 1927 scrisse parole e musica di questo famosissimo "inno internazionale delle montagne", piacque ricordarla felice tra le sue amate cime, in una piccola baita fiorita, circondata da argentei corsi d'acqua. Il suo canto d'amore, oggi come allora, può essere letto come la poetica e fiabesca allegoria di un raggio di luce che incontra il suo destino al calar delle tenebre.

11. IL TESTAMENTO DEL CAPITANO Arm. L. Pigarelli.

Nel primo conflitto mondiale le Dolomiti diventarono improvvisamente il luogo dove vennero a compimento il dramma e l'immenso sacrificio di sangue, pretesi dagli opposti nazionalismi europei.

La prima versione del canto si fa risalire al 1528, in commemorazione della prematura morte del Capitano Marchese di Saluzzo. Nella versione presentata un ufficiale si sente ormai vicino alla fine e, di fronte ai suoi Alpini, stila l'elenco di tutti coloro ai quali vorrebbe lasciare un

La chiesa della Pieve di Castellavazzo è dedicata ai SS. Quirico e Giulitta, madre e figlio martirizzati ad Antiochia sotto Diocleziano. Il loro culto ebbe notevole diffusione in Asia Minore; si festeggiano il 16 Giugno.

Sorge sullo sperone roccioso che sovrasta l'abitato, domina la valle del Piave ed è edificata presso il "castrum" dei romani (Castellum Laebactium), che portarono qui la religione cristiana. La prima cappella si fa risalire al IV secolo, l'attuale al 1524. La parrocchia è menzionata in una bolla di Papa Lucio III° del 1185, ha propria autonomia dal XIII° secolo ed assume via via sempre maggiore importanza. È una chiesa semplice, sobria, che invita al raccoglimento e ricca di elementi decorativi: l'altare, il lavamani, l'acquasantiera, la scalinata d'accesso, la cupola terminale a cipolla del campanile, realizzati con la pietra locale, principalmente calcare nodulare grigio e rosso (biancone ed ammonitico rosso); materiale che ha reso famoso il paese di Castellavazzo e l'arte dei suoi scalpellini che l'hanno sfruttata sin dal primo secolo per la realizzazione di opere di pregio (Campanile dello Juvarra della Basilica-Cattedrale di Belluno, facciata della Cattedrale di Treviso, palazzi e case nobiliari) ed innumerevoli portici, fontane, stemmi, scalinate, edicole, capitelli, mascheroni satirici ecc. che ancora ricordano l'importanza, non solo strategica, della località, l'arte e la fede della propria gente.

"Castellavazzo un paese di pietra, la pietra di un paese" a cura di Adriano Alpago-Novello Neri Pozza editore 1997. Associazione Pietra e Scalpellini di Castellavazzo - Regione del Veneto

La chiesa

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impegnativa, anche se artisticamente stimolante. Uscendone, diciamolo subito, a testa alta. Intonazione corretta, ritmo preciso, amalgama gradevole, gli consentono di affrontare con disinvoltura le difficoltà notevoli delle partiture. La preparazione tecnica - che si avverte particolarmente negli attacchi, contemporaneamente morbidi e precisi - aiuta a risolvere i problemi di intonazione, a volte impervi soprattutto per un coro amatoriale.

E se la breve vita artistica - e quindi la limitata espe-rienza - induce il complesso bellunese ad una lettura forse ancora un po' "scolastica" dei canti, la piena consapevolezza dell'impegno favorisce il trasferimento delle emozioni dai cantori all'ascoltatore: che avverrà certo con maggiore slancio, quando l'accresciuta sicurezza consentirà loro di abbandonarsi, letteralmente, alla gioia di "far musica".

L'ascoltatore troverà in questo compact disc - godibile anche tecnicamente per la resa "veritiera" del suono - una scelta ponderata tra canti di origine e natura profondamente diverse: dimostrazione di coraggio da parte del coro e del suo direttore, che affrontano con la stessa umiltà, ma con la stessa determinazione, l'asciutta omofonia di Luigi Pigarelli e la scarna ma geniale concretezza di Antonio Pedrotti, l'audacia armonica di Andrea Mascagni e l'estroso ed elegante

Mauro PedrottiDirettore Coro Sat Trento

Un coro popolare che canta il repertorio "SAT" è un fatto alquanto raro, per diversi motivi. In primo luogo, molti cori preferiscono differenziarsi nettamente da un modello troppo noto ed "ingombrante". Altri, considerando quel repertorio ormai "datato", si rivolgono a nuovi modelli di vocalità. Infine, l'esclusiva per la registrazione fotomeccanica a favore del Coro della SAT - oggi peraltro rimossa dalla Fondazione Coro della SAT, titolare del repertorio - può avere indotto, nel passato, altri cori con ambizioni discografiche a dedicarsi ad altre esperienze.

Ma i pochi complessi corali che hanno il coraggio e l'umiltà di avventurarsi in quel magico mondo, in quel patrimonio immenso di tradizione e di musica, trovano stimoli molte-plici, in gran parte inaspettati. Non dimentichiamo, infatti, che i nomi prestigiosi che hanno firmato i canti della SAT - Pigarelli, Pedrotti, Mascagni, Benedetti Michelangeli, Dionisi, per citare solo i più prolifici - hanno fatto apprezzare quei canti, prima considerati da osteria o da trincea, agli ascoltatori più esigenti, elevandoli di fatto dalla memoria della tradizione alla dignità di musica d'arte. Ed il fatto che il Coro della SAT continui a proporre, coerentemente, il proprio repertorio, suscitando ovunque sia l'entusiasmo del pubblico che l'approvazione degli "addetti ai lavori", è la migliore testimonianza del livello artistico di un modello che ha fatto scuola e che ha aperto alla coralità popolare le più prestigiose sale da concerto.

Credo che questo aspetto squisitamente musicale del repertorio sia alla base della decisione di un complesso giovane, quale il Coro del CAI di Belluno, di cimentarsi, alla sua prima prova discografica, in un'impresa senza dubbio

16. UN ANELLO D' ORO FINO Arm. L. Mascagni.

Vivaci, maliziose a volte strane nel testo sono le canzoni che narrano l'amore. Questo canto Lituano racconta di speranze ed aspettative che non si incontreranno. Troppo diverso il modo di affrontare la vita da parte del giovane possidente rispetto ai pensieri della fanciulla, oggetto dei suoi desideri. Ella non ne apprezza il comportamento e rifiuta le sue attenzioni nonostante siano accompagnate da preziosi e raffinati regali.

17. SE JO VÈS DI MARIDAMI Arm. A. Pedrotti.

Viene un momento nel quale le ragazze pensano a quale potrà essere l'uomo ideale, il compagno per la vita. Dei possibili aspiranti vengono evidenziati principalmente i difetti e non solo quelli legati al reddito modesto ma anche quelli di carattere. Alla fine, tuttavia, prevale la voce del cuore che al di là delle carenze fa scorgere ed apprezzare le qualità della propria gente.

14. MAMMA MIA, VIENIMI INCONTRO Arm. A. Pedrotti.

Canto dei soldati italiani in Africa del 1896, recuperato per merito di Paolo Caccia Dominioni; un grande amico dei canti popolari. Egli mise in contatto il Coro della SAT con B. D'Agostini che aveva raccolto testo e musica da un suo ex soldato il quale, a sua volta, l'aveva imparata dal nonno reduce di Adua. Il canto venne ripreso dagli Alpini, a riprova della trasformazione nel tempo del canto popolare che pur adattandosi alla storia della propria generazione, mantiene identico lo spirito della musica.

15. SERENADA A CASTEL TOBLIN Arm. L. Pigarelli.

Splendido, romantico canto. Ci sono tutti gli elementi belli della vita: la luna, le stelle, la carezza della brezza notturna che sospinge la barca sul lago, una stella che si spegne. Grande poesia nelle parole, tanta tenerezza nei gesti degli innamorati. Loro si ritrovano ancora abbracciati ad ascoltare il battito dei cuori mentre il melodioso canto dell'usignolo saluta ed accompagna il sorgere del sole.

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Il maestro

Il Maestro Vittorino Nalato, dopo aver conseguito il diploma di chitarra classica con il massimo dei voti presso il Conservatorio statale di Castelfranco Veneto (TV), si è perfezionato con Alirio Diaz, Josè Tomas e Ruggero Chiesa. È risultato vincitore al concorso Nazionale di Abbiategrasso (MI) ed ai concorsi internazionali di Maccagno (VA) e Stresa (NO). Ha all'attivo oltre 300 concerti effettuati nelle principali città italiane ed europee quali Milano, Roma, Trento, Catania, Venezia, Napoli, Chantilly, Clermont sur l'Oise, Parigi...

Per la casa discografica Rivo Alto-Ducale ha inciso due compact disc, in qualità di componente del quartetto chitarristico "F. Moreno-Torroba". Il primo, dal titolo "Colori e Danze del Novecento", uscito nel 1993, ha ottenuto positivi Consensi dalla critica specializzata.

Il secondo, di recente pubblicazione e intitolato "Cantares Populares", è stato effettuato in collaborazione con la soprano Francesca Scaini (vincitrice del V concorso Internazionale "Maria Callas") e la voce recitante di Carlo Scalco. È docente di chitarra classica alla Scuola Media Statale ad indirizzo musicale "Sebastiano Ricci" di Belluno e presso la Scuola di Musica "Antonio Miari" di Belluno.

Credits

Registrazione effettuata nel mese di giugno 2002 presso la Chiesa Parrocchiale di Castellavazzo (BL).

Tecnico del suono: Marco NicolèRegistrazione con presa stereofonica nos

Microfoni: neumann tlm 103Preamplificatore microfonico: dbx 786Convertitori ad: dbx 704x

Dat: tascam da-45hr

Grafica e impaginazione: www.mejode.it | [email protected]

CORO CAI BELLUNODirettore: Vittorino Nalato

10. La montanara (3'39'') Versi e musica T. Ortelli, arm. L. Pigarelli

11. Il testamento del capitano (3'27'') Arm. L. Pigarelli

12. Tante putele bele (2'22'') Arm. L. Pigarelli

13. L'e' bel vêr che mi slontani (3'06'') Arm. A. Pedrotti

14. Mamma mia, vienimi incontro (2'58'') Arm. A. Pedrotti

15. Serenada a Castel Toblin (3'06'') Arm. L. Pigarelli

16. Un anello d'oro fino (2'52'') Arm. A. Mascagni

17. Se jo vès di maridami (1'42'') Arm. A. Pedrotti

1. L sol 'n preson (2'31'') Versi G. Olivotto, musica M. Olivotto, elaborazione corale V. Nalato

2. Entorno al Föch (3'07'') Arm. A. Benedetti Michelangeli

3. Dove te vett, o Mariettina (1'50'') Arm. A. Pedrotti

4. La sposa morta (2'24'') Arm. A. Pedrotti

5. Ai preat… (La bièle stele) (2'18'') Arm. L. Pigarelli

6. La dosolina (2'36'')Arm. A. Pedrotti

7. In cil 'e je' une stele (2'55'') Arm. A. Mascagni

8. C'ereno tre ssorelle (2'55'') Arm. L. Pigarelli

9. Varda la luna (4'19'') Arm. L. Pigarelli

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della cultura popolare bellunese. Infine, un grazie di cuore a Mauro Pedrotti: con la

disponibilità e la sensibilità che gli sono proprie, ha rafforzato l'entusiasmo e la volontà di migliorare della nostra compagine.

nostra crescita ed a quanti, dandoci fiducia, ci hanno sostenuto nelle più varie necessità e consentito di presentarci in modo decoroso.

A tutti grazie e, naturalmente, buon ascolto.

Vittorino NalatoDirettore Coro CAI - Belluno

Dieci anni fa, quando decisi di costituire un coro popolare di montagna, avevo in mente solo una cosa: riuscire ad eseguire ed interpretare i brani tratti dal repertorio musicale del Coro della SAT di Trento, repertorio di profonda bellezza artistica che aveva colpito il mio cuore fin da ragazzino.

Proposi dunque l'iniziativa alla sezione del Club Alpino Italiano di Belluno, convinto che un complesso corale di montagna appartenente ad un'associazione importante come il CAI potesse meglio identificarsi. Non avrò mai abbastanza parole per ringraziare Giovanni Randi, allora responsabile della Commissione Cultura e anche lui estimatore del Coro della SAT. Grazie al suo interessamento, il Coro iniziò timidamente le prove nella vecchia sede del CAI di Belluno.

Era il settembre 1993 ed i componenti erano sette.Ora, dopo dieci anni, il Coro è composto da ventiquattro elementi. Non è stato semplice, ma la passione per il canto ha fatto sì che il cammino del gruppo proseguisse fino ad oggi.

Un ringraziamento sincero lo devo ai miei coristi che, nonostante le varie difficoltà e la "pignoleria" del loro direttore, continuano ad impegnarsi con serietà e dedizione.

All'amico Maurizio Olivotto va la mia gratitudine per aver composto la struggente melodia de "L' sol'n preson", brano per noi particolarmente significativo, in quanto espressione

Nevegàl, il "7° Alpini" al Pis Pilòn e, poco più tardi, il "Tissi" alla Civetta. Vennero realizzati la ferrata Zacchi ed i bivacchi " Dalla Bernadina" e "Sperti" che resero possibile la realizzazione della prima Alta Via delle Dolomiti. Promotori ed artefici di queste iniziative furono i Presidenti della Sezione: da Brovelli a Dalla Bernardina, da Bianchet a Rossi, che seppero polarizzare intorno a loro le forze e la volontà ed i mezzi di soci, amici ed enti pubblici e privati. Nell'ultimo periodo, oltre all'attività svolta dalla schiera dei valenti alpinisti (Caldart, Cusinato, Arban, Sorgato, Gianeselli, Miotto, Garna, Sitta, De Marchi, Dorotei, Bee e molti altri bravi giovani), prendono consistenza le numerose commissioni tecniche e culturali che sviluppano in toto i principi ispiratori del Club Alpino Italiano, sostenute di volta in volta dai Presidenti Arrigoni, Dal Mas, Corrà, Entilli ed infine Cielo.

Approfondimenti: "1891-1991 Cento anni di Club Alpino Italiano a Belluno", Tamari Editore, Bologna, 1991.

Se c'è una città in cui abbia ragione d'essere una sezione del Club Alpino, questa è Belluno, la quale, situata alle porte di una delle più stupende e variate catene montuose, che forma l'ammirazione di tutti gli scienziati e turisti del mondo, ha la certezza del più sorridente avvenire alpinistico" (Feliciano Vinanti, fondatore e primo presidente della Sezione, primavera 1891).

La nostra sezione, in più di cento anni, si è continuamente modificata mantenendo però, nella propria attività, una vitalità tale da attirare un sempre maggior numero di Soci. Ci fu un primo periodo pionieristico, in cui ci si dedicò prevalentemente alla scoperta ed alla esplorazione delle montagne di casa, cercando nel contempo di fare di Belluno un centro di turismo alpino. Infatti la Sezione creò un primo nucleo di guide alpine, per lo più attingendo a quei cacciatori di camosci che erano allora gli unici, profondi conoscitori dei nostri monti, e costruì il primo rifugio sulla sommità del Col Visentìn.

Il secondo periodo, quello dell'immediato dopoguerra, fu caratterizzato dalla presidenza di Francesco Terribile che, con la passione, l'entusiasmo e la generosità che lo contraddistinse, portò gli alpinisti bellunesi ad altissime affermazioni di livello internazionale.

È, quello, il periodo della gloriosa "Scuola bellunese" dei Zanetti, dei Zancristoforo, dei Parizzi, dei Faè, dei Bianchet che, assieme ai grandi agordino - bellunesi Tissi, i fratelli Andrich e altri, compirono moltissime ascensioni davvero memorabili.

Il terzo periodo, del secondo dopoguerra, si può riconoscere come quello delle opere alpine. In quel periodo nacquero il rifugio "Bristot" e "Brigata Alpina Cadore" in

La sezione di Bellunodel Club Alpino Italiano

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Marino CasagrandePresidente del Coro CAI - Belluno

Può sembrare modesto questo traguardo, soprattutto considerando quanti sono i Cori che in provincia hanno festeggiato più volte l'anniversario, ma questo momento rappresenta per noi il desiderio diventato realtà, vissuto con freschezza e passione giovanile, con la necessità e la volontà di cantare bene.

Non era facile raggiungere una meta tanto ambita; la pratica della montagna ci ha fatto scuola: impegno, tenacia, bravi capi-cordata, una forte amicizia sviluppatasi prova dopo prova ci hanno consentito una crescita costante che ora ci inorgoglisce.

Il titolo del CD vuole sottolineare l'impegno e la volontà di salire e, nel contempo, rendere merito al nostro Maestro, che ha armonizzato per coro una poesia, scritta nel dialetto della nostra terra, di intenso significato umano. Con grande emozione abbiamo vissuto la sua realizzazione. In esso, insieme agli episodi narrati nelle canzoni, rivivono anche le nostre storie, i momenti di lavoro, di gioia, di difficoltà. Nei canti ritroviamo amicizie nate con poco, che ci hanno allargato il cuore e prolungato le serate d'impegno in notti gioiose.d'impegno in nottate allegre.

In questo felice momento identifico un gruppo che con eguale professionalità si è esibito al pubblico competente o a ridotte platee, con lo stesso entusiasmo ha cantato in ambienti celebrati o a scopo benefico, che allestisce con cura i propri appuntamenti e con onore rappresenta, non solo in ambito nazionale, la propria Sezione, la Città, la coralità Bellunese. Ecco perché è bello essere nel Coro del CAI.

Un pensiero anche a quanti non hanno raggiunto questo traguardo ma hanno contribuito con la loro presenza alla

Roberto CieloPresidente della Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano

Nella Sezione di Belluno del Club Alpino Italiano sono sorte, per opera di gruppi di Soci volenterosi, diverse commissioni che hanno dato un notevole impulso alla vita sociale, amalgamando persone di varia estrazione e di diversa età tutte amanti, per un verso o per l'altro, della montagna.

Una di queste commissioni è il Coro di Montagna che festeggia quest'anno dieci anni di attività.

È una commissione che ha saputo coagulare in sé non solo soci della nostra sezione, ma anche soci di altre sezioni e persone estranee al CAI, tutti appassionati del canto di montagna.

Lo stimolo e la capacità del Direttore Artistico maestro Vittorino Nalato, coadiuvato dal suo vice Michele Feltrin, e l'organizzazione del direttivo, presieduto prima da Paolo Grosso e poi da Marino Casagrande, sono stati l'anima della commissione che ha permesso di realizzare, in un ambiente cordiale ed affiatato, una perfetta armonia di voci.

Questo sforzo è stato premiato dagli ampi e qualificati consensi ottenuti sia in Italia che all'estero.

L'incisione del primo CD è un giusto coronamento di tanti sacrifici e della raggiunta maturità e soddisferà l'attesa degli amici appassionati, desiderosi di ascoltare in ogni momento e nell'intimità familiare i canti del nostro coro.

È solo l'inizio. Sono certo che in un prossimo futuro il maestro Vittorino Nalato saprà presentarci altre pregevoli incisioni.

Presentazioni

Il Coro al Rifugio 7° Alpini alla Schiara.Festeggiamenti per i 50 anni del rifugio.

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