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RENDICONTI Soclet4 italiana di MineralogIa e PetToIOP'la, 3B (l): 'PP. 385.404
Comunicazione pre""ntata al Congreuo SIMP di cagliari li 16 ottobre 1981
STUDIO PETROGRAFICO DEL CARBONEDELLA MINIERA DI SERUCI
(Sardegna Sud-Occidentale)
MICHELE AGUS
Centro di Studi Geominerari e Mineralurgici del C.N.R.presso l'Istituto di Arte Mineraria dell'Università di Cagliari
RIASSUNTO. - Dopo aver accennato brevemenleall'importanza che le indagini pelrografiche sul carobone hanno assunto in Questi ultimi anni nel quadrodella risoluzione di numerosi problemi connessiad una sua migliore utilizzazione in campo tecnologico, vengono riportati i risultati delle analisi mi·nero-petrografiche effenuate sui singoli strati dicarbone delle sezioni geognostiche praticate lungole gallerie ancora acressibili dell'intero dominiodella Miniera di Serud nel badno carbonifero deelSukis.
In particolare l'analisi pctrografica ha permessodi precisare:
a) le composizioni macerali qualitative e quantitative dei singoli strati di carbone ricorrendo ancheall'uso della microscopia in fluorescenza. Questatecnica di indagine ha consentito di identificarecon maggiore precisione numerosi macerali del gruppo esinite·liptinite; alcuni di questi macerali ven·gono sel!nalati per la prima volta nel carbone Sulcis;
b) II ... rango,. del carbone di Seruci mediantemisure del potere riflellente del macera\e vitriniteeffettuate su campioni di ... I e II vena »;
c) la natura delle varie fasi minerali presentinel carbone e nelle rocce intercalari. Particolareattenzione viene rivolta alla pirite di cui si descri·vono in dettaglio le caratteristiche morfologicotessiturali e si rileva l'ineguale distribuzione all'interno degli strali di carbone anche mediante analisichimiche puntuali lungo le sezioni campionate.Tali variazioni vengono interpretate come il riAcssodi mutamenti ambientali detè'rminatisi durante lafase di deposizione della materia organica.
La memoria conclude ponendo l'accento sull'importanza pratica che posssono assumere tali livellia composilione petrografica differenziata e la cuinotevole estensione laterale è testimoniata dalle ana·lisi petrografiche effeltuate su fori di sonda praticari a notevole distanza dalla Miniera di Serud,nell'ambito della carauerizzalione delle singole venenell'intero badno carbonifero suicitano.
ASSTRACT. - The paper underiines bridly theimportance that coal petrography has assumed latterly in relation to solving problems connected withthe beller utilizalion of coal in the _technologicalfield. The author reports on the resuhs of minero-
perrographic anal}'ses carried out on individuai coalseams of the geognostic sections cut bom tunnelsstili acressible Ihrough out the entite domain of theSeruci mine in the Sulcis coai field.
In partimlar the petrographical analysis enabledthe detcrmination of the following:
a) quantitative and qualitative macerai com·position of the individuai coal seams, also emplo}'ingl1uorescence microscopy. With this technique numcrous macerals of the cxinile·liptinite group couldbe identified with greatcr accutacy: some of thesemacerals have bccn discovercd for the first time in!he Sulcis coal;
b) the «rank» of the Serud coal by meansof measurcments of reflectance of the macerai vitri·nite, carried out on samplcs of Ihe « l and II vena »;
c) the nature of the various minerai phasesexisting in the coal and intcrcalated rock. Pani·cular attention is paid to pyrile: irs morphologicaland textural characteristics are described in detailand the non-uniforrn distribution within the coalseams has becn determined, also by means of pointchemical analyses along the secrions sampled. Thesevariations are interpreled as a reflcction of theenvironmental changes which occurred during thedcposition of the organic materia!.
In conclusion, emphasis is placcd on the practicalimporrance that thesc seams with differentiatedpetrographical composition and whose lateral extension is wimessed by perrographical analyscs per·formcd on borc holes drilled at considerable distancefrom the Seruci mine, in relation to the characte·rization of individua! scams in the emire Sukiscoal field.
Introduzione
L'importanza che assume l'indagine petro·grafica del carbone nel quadro della risoluzione di numerosi problemi conpessi ad unasua migliore utilizzazione in campo tecnolo·gico è stata ben definita in numerosi lavori(STACH E. et al., 1975; MACKOWSKY M. TH.)1971 ).
Noi ci limitiamo solamente a ricordare
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Fig. 1. _ Schema geologico.strullurale ~raIc e ubicnione della miniera di Seruci.
che in questi ultimi 50 anni, in concomitanza con la particolare situazione di crisienergetica creatasi nel mondo, le tecnichedi indagine in questo campo hanno subito unnotevole sviluppo. A questo proposito bastacitare i progressi compiuti ne! campo dellaregistrazione e clelia quancizzazionc del potere riflettente dei singoli maeeeali e nelcampo dell'osservazione microscopica in fluorescenzlI. Quest'ultima tecnica, in particolare,oltre ad aver consentito una migliore defini·zione di alcuni componenti macerali del gruppo Iiptinite-esinite, ha permesso di identificarne dei nuovi (TEICHMULLER M., 1974)che in passato, alla sola osservazione in lu~
riAessa normale, venivano definiti generica·mente liptodetrinite, fasi argillose o addirittura confusi con vuoti di preparazione dellasezione lucida.
Il ~perimento di questi nuovi macerati
ha aperto nuove discussioni sulla classifica·zione dei carboni elaborata dal Comitato In·ternazionale per la Petrografia del Carbone(ICCP) (LEXIQUE INTERNATIONALE DE PÉTROGRAPHIE DES CHARBONS, 1963, 1971,1975) e da parte di alcuni autori (ALPERN B., 1980) vengono prospettati nuovischemi di inquadramento specie per i ma·cerali del gruppo liptinice-esinitc.Non ci dilunghiamo su questo argomentoessendo ancora studi in fase di sviluppo maci Iimitaimo solo ad osservare che il ritrova·mento di alcuni di questi nuovI ma~rali
nei campioni da noi analizzati apre, ancheper il carbone Sulcis, interessanti prospettivedi indagine nel campo della genesi di prodottipetroliferi da banchi di carbone.
In consegueru:a di quanto detto sopra dalla luce dell'attuale volontà di ripresa deUeattività nel bacino carbonifero del Sulcis, si
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Fig. 2. - Piano geografico-struuuraie e sviluppo dei lavori nel dominio della miniera di &rud.
è sentita l'esigenza di effettuare un più approfondito studio sulle caratteristiche mineropetrogra6che del carbone della Miniera diSeruci che, con le sue gallerie per gran parteancora oggi accessibili, rimane per il momento, la migliore campionatura del bacino carbonifero sulcitano. In questo modo si èvoluta, inoltre, seguire una ormai lontanatradizione di scudi in questo campo da partedell'Istituto di Arte Mineraria e Preparazione dei Minerali e del Centro Studi Geominerari e Mineralurgici del CN.R. dell'Università di Cagliari nel cui ambito questaindagine è stata effettuata.
La miniera di Seruci
La miniera di Seruci è situata nella partesud-occidentale della Sardegna (fig. 1). Le suegallerie si aprono nella parte alta del « Lignitifero », la formazione geologica eocenicanotoriamente compresa tra il cosiddetto « Miliolitico », alla base, e le «Arenarie delCixerri» al tetto. Sui problemi di caratterepaleontologico.stratigra6co concernenti la datazione delle tre formazioni citate rimandiamo ai lavori più recenti di carattere generale (MAXIA c., 1959; BARCA S. et al., 1973;CocOZZA T. et al., 1974; BARBERI F., CMER-
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CHI A., 1980) e di carattere specifico (TA+
RICCO M., 1922-23; SCHWARZBACH M. et aL,1952; ScHWARZBACH M., 1955; CAPPET·
TA H., THALER L., 1973; PITTAU P., 1974;PITTAU P., 1977; AGUs M., PECORINI G.,1978; SALVAOORI A., 1980). Trn gli ultimistudi sull'argomento, che tendono principalmente a definire l'età del tetto e del lenadella formazione .. Lignitiferal' t segnaliamoquello relativo al rinvenimento, all'internodel carbone della «prima vena» di $eruci,di un orizzonte con oogoni di Caro6te(AGUS M., PECORINI G., 1978) che hannoconsentito di datare al Cuisiano la partealta di tale formazione.
La fig. 2 mostra lo sviluppo dei lavori neldominio della miniera di Scruti compreso trale grandi faglie F2 e F3 e limitato a Norddalla faglia, circa est-ovest. di Porto Paglia.
Nella stessa fig. 2 sono indicati con deicerchieni i sondaggi effettuati in quell'areain tempi antichi C recenti; in particolare,con l'asterisco è segnato il foro di sonda1/78 bis, realizzalO ne! 1978, il cui studiominero-petrografico in fase di completamentocOl)scnte, come vedremo in seguito, di foromulare alcune interessanti consider1lzionisulla qualità del carbone degli strati profondidel bacino sulcitano.
Attualmente siamo a conoscenza di unamassiccia campagna di sondaggi intr1lpresadalla Società Carbosukis, che gestisce leMiniere di Seruci e Nuraxi-Figus, che dovrebbe consentire di effettuare quelle correlazioni tr1l i vari fasci coltivabili indispensabili per una corretta programmazione delleattivitÌl produttive.
Nel dominio di Seruci sono stati coltivatiin passato due fasci, uno superiore detto di« l vena» ed uno inferiore detto di « II vena» con uno spessore medio, per ciascunfascio, di circa 2 m. Negli ultimi anni diattività, la coltivazione ha interessato solamente la « l vena:. le cui gallerie, ancora ingran parte accessibili, hanno consentilO lenostre operazioni di campionatura.
Per la «II vena _ le campionature, iniziate nel 1975, si sono dovute limitare soloa quelle gallerie di tr1lcciamento ancora accessibili che costituiscono peraltro, solo unlembo marginale di quelle coltivazioni. Attualmente di .. II vena _ rimangono accessibili unicamente il 20 ed il 30 tracciamento,
essendo previsto lo sviluppo della Minierain altra direzione.
Tune le gallerie di tracciamento si sviluppano a direzione obbligata all'interno dei duefasci di cui seguono l'andamento altimetricamente caratterizzato da ondulazioni, flessuree piccole faglie che, in genere, non hannodisturbato eccessivamente lo sviluppo deitracciamenti come gli stessi piani di minieradimostrano.
Materiali e metodi
I campioni analizzati provengono da campionature effettuate lungo le pareti ed i fromidi avanzamento delle gallerie di tracdamentomediante canalette di ampiezza attorno ai60 cm e di profondità variabile a secondadello sta IO di alterazione della roccia. Lafase di prelievo dei campioni è stata preceduta da un'accurata analisi macroscopica cheha consentilO di distinguere: livelli di carbone <le pulito _, livelli di carbone con fossili C),livelli di carbone con abbondante fase minerale e livelli di sterile in reciproca alternanza. In questo modo è stato possibile realizzare le sezioni macropetrografiche di cuiriponiamo in 6g. 3 alcuni esempi per la<II< I e la Il vena _. Un'ulteriore analisi macroscopica è stata falta all'interno dei singoli banchi di carbone per evidenziare eventuali variazioni quali: maggiore o minorebrillantezza, prestlU3 di clivaggi ed orizzonticon evidente strati6cazione. Per ciascun banco di carbone quindi sono stali prelevati campioni puntuali laddove si sono rilevati indizidi tali variazioni.
I campioni sottoposti ad analisi petrografica sono stati ridotti ad una granulometria inferiore a 0,7.5 mm con macinazione amano per evitare eccessiva formazione di finied inglobati in bricchette con una misceladi araldite ed indurente; si è quindi proceduto alle consuete operazioni di luddatura.In taluni casi sono state analizzate sezionilucide di pezzi di roccia tal quale.
Le determinazioni microscopiche sul carbone sono state fatte in luce riflessa utiJiz·
(I) Tra questi orizzonti è stato possibile ind.i\,j·duare illivcllo a Caronte che ha consentito di datare,meglio di quanto non fosse stato fatto il\ passatO,la parte .ha del «Iignitifero IO (AGus M., PEco"INI G., 1978).
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Fig. 3. - Sez.ioni macropetrogra6che esemplifiative dei fasci della e I vena. (A, B, C, D, El e dellae 11 vena. (F). 1: carbone; 2: argilla siltosa; 3; carbone con abbondante fasc minerale; 4: C11lcaregrigio-oocciola chiaro; .5: argilla carboniosa; 6: carbone oon abbondante fasc minerale, bioclasti edooBoni di C.ro6te; 7: carbone con gusci di molluschi.
zando un microscopio Leitz modo OrtholuxPoi, fornito di Opak Illuminatore con obiettivi a secco e ad immersione. in olio; in particolare, per le analisi macerali quantitative,è stato montato un obiettivo 2' x ad immersione in olio (P Del 8W 2'/0.6.5) concoppia di oculari lO x di cui uno fornito direticolo a croce. La registrazione ed il conteggio dei macerali è stata falla medianteapparato Point Counter della ditta Swiftcon spostamenti di 0,33 mm.
Le analisi riHettometriche di rango sonostate effettuate usando il 61tro interferen.ziale a 546 nm normalizzato.
Per le osservaziOni In fluorescenza ('l,si è utilizzato un microscopio Leitz ModelloMPV2 con lampade al xenon ed ai vaporidi mercurio a seconda delle esigenze; i filtridi eccitazione, gli obiettivi ed i 61tri intero
(2) lA:: analisi microscopiche in fluorescenza sonoState eseguite presso i Laboratori AGIP di SanDonato Milanese. Cogliamo I\xasione per ringraziare: sentitamente il prof. LUIGI MATTAVELU, Dire:llore di quei Laboratori, per n-en:i COrtesementeCl,l(lSCOtito di ulilizzare le apparecchialUre: necessarie e la Dott. Mag.rassi, dello Stesso Labol1ltorio,per la COStante auistmu fornita duraate l'esecu·zione: di tali analisi.
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Hg. 4. - Analisi mactta.li quantit.tive $li campionidi «I vena» (A, B, C, D) e di «II vena» (E, F).
(1) Le analisi diffniUometriche sono state fattedal DotI. C. GAJlBARINO del Centro Studi Ge0minerari e Minel'lliurgici del CN.R. presso l'Università di Cagliari al quale si rivolgono i più sentitiringraziamenti.
[ risuhati
Analisi maurali quanti/olive e quali/Olive
Nella 6g. 4 sono riportati i risultati dianalisi macerali quantitativt= dfettuale sucampioni di carbone provenienti da diversesezioni campionate nella « I e nella II vena "'.L'analisi maceralt= qualitativa di dettaglio haconsentito di distinguere, all'intt=tno delgruppo macerale vitrinite, i macerali telinitee collinite. Le tipiche strutture cellulari dellatelinite sono particolarmente evidenti all'os- servazione con obiettivi ad immersione in
olio; talvolta le sue celle sono riempite dacollinite.
Attacchi chimici delle superfici lucidt= (4)hanno evidenziato la presenza dei cripto.macerali criptocorpocollinite e criptotelinite(6g. 5). La vitrinite, all'interno dd banchidi carbont=, può presentarsi sia come costituente es2nziale sia in altt=rnanza con letticostituiti da altri gruppi macerali in particolare il gruppo liptinite-esinite (fig. 6). Lasua relativa fragilità e la sua tendenza allafratturazione (S), già riscontrata nell'analisi
(4) Le sezioni lucide sono state immerse in unasollU:ionc: costituia da 25 g di KMnO., :5 g diH.SQ. diluiti in 70 mi di acqua distil1aa; ottenutol'auacco delle $Uperlici, le sezioni sono sate immerse in una soluzione di sol6to di Kldio acidi6cato ron H.SO•. La durata dell'attacco ~ !q:ata alWlgo del carboDC:.
(5) Indagini approfondile sul grado di fessura·zione della vitrinile sono state falle da Alpc:rn(ALPEltN B., 1963) che ha determinalO un «indicedi fragilil~» strettamente legato al grado di fessu·razione.
FJg. 5. - L'atw:eo chimico sulla parte sinisltl. dc:llasezione lucida mette in c:vidc:nu i criptomacttali delgruppo vitrinite; imm. in olio, 250 x.
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ferenziali usati sono quelli indicati in leneratura (TEICHMULLER M., 1974) per lavoridi questo genere.
Per una migliore definizione delle fasi mi·nerali trasparenti si è ricorsi all'osservazionein luce trasmessa di sezioni sottili e sottili.lucide; in certi casi è stato inoltre necessarioeffettuare analisi diffrattometriche X (') condiffrauometro ]EOL ]SDX-60 A4. Nella descrizione petrogra6ca del carbone ci atteniamo alla nomendatura proposta dal ComitatoI nremazionale per la Petrograba del Carbone(LEXIQUE INTERNATIONAL DE PÉTROGRAPHIE
DES CHARBONS, 19.53, 1971, 1975) ed ofmaicomunemente adottata in quasi tutti i paesidel mondo (MACKOWSKY M. TH., 1971;STACH E. et aL, 1975).
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Fig. 6. - Leni cosliluiti cbl gruppo maccrale: vitrinile: in ahc:rfUIltU con klli dc:l groppo liptinile:.ainile:(cutinilC:); imm. in olio, 2~ x.
macroscopica, si manifesta, al microscopio,SOtto forma di fratture di notevoli dimenosioni solitamente disposte perpendicolarmente o parallelamente alla stratificazione riconducibili verosimilmente a fenomeni tettonicie sotto forma di piccole fessure di contrazione disposte caoticamente nella matrice carboniosa. Spesso le fralture e le fessure descritte si incontrano tra di loro dando luogoa numerosissime ramificAzioni. Le fratture ele fessure di contrazione sono comunementeriempite da una fase carbonatica.
Nella detcrminazione petrografica dei componenti del gruppo macerale Iiptinitc-esinite,si è rivelata di particolare utilità l'osservazione microscopica in fluorescenza (6) che hapermesso, non solo di definire meglio lecaratteristiche morfologiche di numerosi ma-
(6) I macerali apparte:ne:nti al gruppo liptinilecsinite: presentano un Cllrane:ristico fe:oomeno diaUlo-luminc:sce:nza allorc~ vengono irnadiali cononde: lunghe: UV o luce blu. Anche: le: vitriniti de:iCllrboni di basso I1mgo pclS$Ono lalvolta p~ntare:
un simile: fe:nomc:no. I Inllcerali del gruppo inertinite:non danno mai f1uorc:sccnza indipendc:ntc:mc:nte: dalloro I"lIngo.
cerali appartenenti a questo gruppo, ma anche di individuarne alcuni di recente scoperta(TEICHMULLER M., 1974) peraltro non distinguibili in microscopia normale.
In particolare, l'analisi qualitativa di fluorescenza C'l ha evidenziato la presenza deimacerali essudatinite e fluorinite. L'essudatinite si presenta con colori tipici di fluorescenza che vanno dall'arancio chiaro al.l'arando scuro, al giallo ('). Essa è presente alJ'inierno di fratture della massacarboniosa (6g. 7 a, b, c), all'internodi cavi là cellulari di elementi sclerotinitici(6g. 9 a, b), attorno ad aggregati di corpocolIinite; in questi ultimi due casi la suatinla di f1uotescen~ è tipicamenle gialla.All'osservazione in microscopia normale, lucebianca ed immersione in olio, }'essudatinileè di colore scuro (fig. 7 a) e difficilmente èdistinguibile dai vuoti e dalle cavità presentisulla superficie lucida del C1lmpione. Solo inrari casi, ulilizzando obiettivi a secro, l'es·sudatinite manifesta un certo rilievo ed unatinla grigia che· ne permette la dislinzione.
La f1uorinite si presenla con tinte di fluorescenza moho intense sui toni del giallo edel giallo-verde in piaghe allungale lungo lastratificazione (6g. 7 a, b, cl. All'osservazione in luce riAessa bianca tali piaghe, costituite d.a minuscoli corpi scuti lentiformi, possono essere confuse con letti argillosi.
Particolarmente evidente, all'osservazionein luce blu, risulta il macerale algioite cheassume delle tinte giallo intenso (fig. 9) esi presenta in raggruppamenti di singoli individui allungati lungo la stratificazione. L'alginite, peraltro distinguibile agevolmente anche in luce riflessa bianca, non è solitamentemolto diffusa, ma può assumere in laluniorizzonti particolari, importanza locale.
Il macerale del gruppo liptinite.esinitesenz'altro più diffuso in tutti i campioni
(1) Attualme:nte:, in considerazione de:i rc:cc:nd progressi compiuti nel campo de:lle: misure: de:lI'inle:nsità di fluorescenza, de:lla sua rc:lativa distribuzione:spettrale: e: de:i relativi processi di alte:razione(OTTE1"JANN K., 1980), ~ stata avviala uta collaborazione: di rice:rca con la Don. MACRASSI, dei Laboralori AGIP di San Donalo Milanese, per c:fie:Iluare: lali analisi anche: su ClUIlpioni di Clltbone: dc:lSulcis.
(.) Le variazioni di tonalitl dc:1 colore: vengonoattribuite: alla dive:nili di spessore della plagac:ssudalinitica (TEICUMOLLEa M.• 1974).
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'losservati è la cutinite. Essa ~ costituita dacuticole a sezione molto allungata con caratteristiche dentature, particolarmente evidentinelle sezioni tagliate perpendicolarmente alpiano di stratificazione, quasi mai isolatema bensl in raggruppamenti di spessore' variabile tali da formare delle bande in alternanza con i letti viuinitici (fig. 6). Spessoi fasci di cuticole presentano dei piegamentie delle piccole ftatture con spostamenti chetestimoniano leggeri riordinamenti subiti daicomponenti vegetali durante la fase di torba.In alcune sezioni tagliate parallelamente allastratificazione è stato possibile osservare caratteristiche « stomates ».
La resinite è presente sotto forma di corpiovoidali di colore grigio scuro in luce riflessabianca, giallo, in luce blu, disposti solitamente lungo le linee dei cuticoli; resiniteè talvolta osservabile anche all'interno dellecelle della telinite.
Il macerale sporinite è caralterizzato daspore, per lo più di piccolo taglio (mierospore) assai deformate e spesso non agevolmente distinguibili dai grani pollinici ('); a
(') A ClUla dell'cstrema diflicolti nella dutinrione tf"l sporc e: pollini ndl'.nalisi microscopiCi,è SlalO introdotto il Ir:rmine c miosporr:. cbr: licomprr:odr: r:nlntmbi (STAOt E., 197J).
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clFig. 7. - Gruppo macttale: !iptinite-ainile:: essuda·linite: (e), Buorinite (Il; <I) luce oonnal.e, imm. inolio 2~ X; h) b. Slessa ilIUJlQine all'osservazione in!l.uorcscaua, imm. in olio VO x; r) particolare: del1"imnugine pre<.'edcntc, imm. in olio, 4}o x.
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al blFig. 8. - Essudatinile all'imemo di cavità cdIulari di demnlti $d~tinki: .) luce normale, imm. inolio, 430 x; b) la strssa immagine all'osservnionc in f1uoraa:nu, imm. in olio, 430 x.
Flg, 9. - Alginite, ron lipici colori gialli, a1I'osstr\'uione in fiuon:seenza, imm. in olio, 4}O x.
Fig. lO. - Megaspore all'osstrvuiooe in IluoreSCC1lZlI, imm. in olio, 4)0 x.
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Fig. Il. - Groppo macttale inertinite: grosso bandc:llo snnifusinitico, imm. in olio, 2~ x.
queslO proposito si è rivelata di particolareausilio l'osservazione in fluorescenza CO) cheha consentito una migliore caratterizzazionemorfologica delle spore stesse. Osservateanche megaspore fortemente ripiegate su sestesse (6g. IO).
Concludendo la rassegna dei macerali delgruppo liptinite-esinite segnaliamo la p~nzadella liptocleuinite osservabile, in particolare, all'interno di alcuni banchi di carbonedella te II vena It. Su questo macerale stiamo8tlualmeme approfondendo indagini in fluorescenza per stabilire se, in certi casi, taluniammassi attribuibili a Iiptodetrinite in luceriflessa bianca non presentino, all'osservazione in luce blu, caratteristiche simili almacerale di rettnte scoperta • bituminite »(TElcHMuLLER M., 1974).
Tutti i macerali compresi nel gruppo iner-
(10) Sono in corso studi Quantitlltivi di misurespemllii di fluorescenza sulle sporc presenti neiClImpioni analiuati. Tali determinazioni consentiranno, unitamente alle misure di tiflettenza sullavitrinite, di meglio pret:isare il rango diageneticodel ClItbone di Seruci.
F18. 12. - Gruppo macerate ineninite: allineamento di elementi sderotinitici, imm. in olio, VO x.
tinite sono presenti, in maggiore o minoremisura, nel carbone di Seruci. La semifusi.nite, particolarmente osservabile all'internodi alcuni orizwmi caratterizzati da un'evidente microstrati6cazione ed un abbondantecontenuto in fasi minerali, si presenta inbrnndelli di dimensioni variabili. con carntteristiche strutture cellulari (6g. Il); talvohale pareti delle celle risultano spezzate (c Bogen Struktur») ed al loro interno, in certicasi, è stata osservata in fluorescenza una fasebituminosa (cssudatinite?) di colore gialloverdastro che tende :t dissolversi nell'oliodi immersione. Sempre all'interno delle semi·fusinite, in taluni casi, si osservano cristallini singoli e framboidi di pirite; la piritepuò sostituire talvolta l'intera strutturn semifusinitica. Presenti rari brnndelli fusinitici.
La macrinite si accompagna talvolta allasemifusinite negli orizzonti a 6ne strati6cazione soprn descritti, essa ricorre in elementiisolati a contorni più O meno arrotondatie con caratteristico potere riflettente elevato.
Contrariamente alla semifusinite ed allamacrinite, il maccrale sclerotinite è diffusopressocchè ovunque all'imerno dci banchi di
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Fig. 14. _ Istogramma delle misure di riiletrenza. rdative ad uno dci banchi più profondi dciforo di sonda 1/78 bis.
Micrinite è stata osservata come trasfor.mazione della resinite all'interno di cavitàcellulari, spesso appartenenti a strutture teti.nitiche.
La presenza della micrinite, anche se perla verità non molto diffusa nei campioni analizzati, costituisce un importante elementonella caratterizzazione diagenetica del carbo·ne di Seruci.
Analisi di riflettenza
Analisi di riflettenza sono state effettuatesul gruppo macerale vitrinite (12). I risultatidi tali determinazioni, di cui in fig. 13 ripor.tiamo alcuni esempi relativi a campioni provenienti da banchi di carbone delle singolesezioOl campionate lungo tracdamenti di~ I e II vena », hanno consentito di precisare il « rango» del carbone di Serud. Misure di riflettenza sono state inoltre effettuatesui singoli banchi di carbone dei fasci considerati utili nel foro. di sonda 1/78 bis (13),praticato nel bacino carbonifero del Sulcis, al
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0,1 .. " l.' , 1'·1 , . "" • ."Fig. 13. - Istogrammi delle misure di rifie{·tenza ,dative a campioni di «I vena,. (A, B,C, DJ c: di «II vena >lo (E, F).
carbone di Seruci. Esso è costituito da sporee resti di funghi tra cui sono riconoscibiliteleutospore mono o multicellulari, spesso inraggruppamenti di notevoli dimensioni o disposte secondo allineamenti lungo la strati·ncazione (fig. 12) e tipici «Sclerotites brandonianus». All'interno delle celle di numerosi elementi sclerotinitici l'analisi in fluorescenza ha rivelato la pesernza dell'essudatinite(fig. 811, hl. Rara inertodetrinite si osservain alcuni campioni di carbone della «II vena».
Come ultimo macerale del gruppo inerti·nite segnaliamo la micrinite, osservabile,quasi esclusivamente utilizzando obiettivi aforti ingrandimenti. Essa è costituita da ca·ratteristici elementi di fini dimensioni (da0,5 al micron) a forte potere riflettente CI).
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50
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"0.3 D.•
18.S 0.& 0.1
P.R. ~O.49
G
(11) Per questo motivo la micrinite è stata indusanel gruppo dcll'ineninite anche se praticamente lesue caratteristiche fisico-chimiche si differenzianonenamente da quelle degli altri macerali di questogruppo. Per questo e per altri problemi legati allamicrinite rimandiamo all'approfondito studio diM. Teichmiiller (TEICHMULLER M., 1974).
(12) Le misure del potere riBenente vengono fanesulla vitrinite poichè, in u:le gruppo macerale, leproprietà chimiche e oltiche variano più uniformemente durante la carbonizzazione rispetto a quelledegli altri gruppi macerali.
(13) lo srudio petrografico çompleto del foro disonda 1/78 bis farà oggetto di una memoria diprossima pubblicazione.
396 M. AGUS
Fig. U. - Pirite lramboidalc, 160 x.
fine di rilevare eventuali variazioni diol( rango» nel carbone degli strati più profondi. Nell'isrogramma di fig. 14 sono rappresentati i risultati di tali misure riferiti aduno dei banchi di carbone più profondi diquel foro di sonda.
I minerali
Nell'indagine petrografica del carbone particolare importanza è stata data alla precisadefinizione delle fasi minerali in esso presenti. Questo, in conseguenza dell'influenzache una loro maggiore o minore presenzapuò avere sulle proprietà tecnologiche delcarbone stesso. Come si può osservare anchenelle analisi macerali quantitative riportatein fig. 4, la presenza dei minerali può variaresensibilmente da un banco all'altro, da unavena all'altra C, come le indagini petrografichee chimiche hanno ben evidenziato, da unpunto all'altro all'interno dello stesso banco.In particolare, l'analisi petrografica di dettaglio ha consentito di osservare le seguentifasi mineralogiche: pirite, marcassite, calcite,
Fig. 16. - Elementi di pirite framboidale, imm.in olio, 800 x.
dolomite, aragonite, quarzo, fasi argillose.Tra i minerali citati particolare importanzariveste lo pirite, sia per la sua quasi costantepresenza in tutti i campioni analizzati, siaper la varietà delle sue caratteristiche morfologico-tessiturali. Nel descrivere tali caratteristiche faremo riferimento alla classificazione C~) proposta da NEAvEL (REYES NAVAR·
RO et al., 1976).Per la «classe euedrale» segnaliamo la
presenza di pirite in cristallini ad abito idiomorfo di dimensioni comprese tra i 2 ed ilO microns; l'abito cristallografico è preva·lentemente cubico con presenza anche di forme ottaedriche e, in sezione trasversale, icristallini hanno contorni triangolari od esagonali. Questi cristallini possono essere isolati o raggruppati in piaghe allungale all'in-
(1~) In tale classificazione la plClte p~te neicarboni viene: suddivisa in 8 dassi I secondadelle sue diffen:'nti ClIralteristiche morfologico-tessi.tl.rrali.
STUDIO PETRO(jRAFICO DEL CARBONE DELLA MINIERA DI SERUCI 397
Fig. 17. - Raggruppamento di framboidi l formacUissoidalc. imm. in olio, 250 x.
temo della matrice carboniosa. Solitamentesono distribuiti all'interno del gruppo mace·rale vitrinite di cui talvolta circondano lestrutture cellulari. In alcuni casi i cristallinidi pirile sono disposti all'interno delle cavitàcellulari di stru[lure fusinitiche.
La «classe framboidale» è caratterizzatada framboidi di pirite isolati O in raggruppamenti di tre-quamo o più elementi; il diametro medio di ciascun framboide si aggiratra i 20 ed i 30 microns e può raaggiungerei 50 microns negli elementi più grossi (fig.C5). La loro struttura interna è caratterizzata da minuscoli cristallini di dimensionitra i 0,5 ed i 5 microns talvolla ad abitocristallino definila, prevalentemente otlae·drico e cubico, ma più spesso a spigoli arrotondati. In alcuni casi, a forti ingrandimenti(fig. 16). si è potuta notare una disposizioneordinata dei cristallini all'interno dei framboidi, in altri casi invece, la disposizione èdc=! lutto caotica. I framboidi si presentanotalvolta con forme eUissoidali (fig. 17) derivanti, verosimilmente dalla deformazione dc=!·
Fig. 18. - Plaga pmuOi cosntUiUl da framboidic minuti cristallini, imm. in olio, 250 x.
le più diffuse forme circolari.Negli orizzonti di carbone dove la plflte
è particolarmente abbondante i framboidipossono trovarsi all'interno di grosse pIaghe,anch'esse a stru[lura framboidale, costituiteda minuscoli cristallini di pirite (fig. 18).Anche la pirite appartenente alla «classeframboidale» è prevalentemente diffusa all'interno del gruppo macerale vitrinite conuna tendenza a disporsi in allineamenti lungole cuticole al limite tra le bande esinitiche.
Nel carbone di Seruci la pirite amibuibilealla classe cosi detta di « riempimento di frat.ture » è poco diffusa. Si segnalano, in particolare rari esempi di pirite all'interno di microfessure di contrazione in alcuni banchi dite II vena». Sono da includere in questaclasse anche i minuscoli relini di pirite riscontrati. in rari casi, nella calcite secon·daria che riempie le micro&atture dc=! carbone. Per la classe .. cell-imprinted» segna·Iiamo pirite sotto forma di sostituzione dellepareti cellulari di elementi semifusinitici e!Usinitici e come riempimento di cavità in-
398 M. AGUS
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Fig. 1'J. _ Risultati delle analisi chimiche puntuali effenuale: su sezioni di .. I vena .. (A) e di Cl IIvena .. (H). 1: argilla; 2: carbone oon abbondante fase minerale; J: caltare grigio-noctiola chiaro; 4:carbone con gusci di molluschi; ,: C'lIrbone con abbondante: fase minerale, bioclasti ed oogoni di Carofilc; 6: carbone:.
terceUulari.Pirite, associata a marcassilc: (lS), pUO in
fine pre2ntarsi in aggregati di singoli cristal.lini, talvolta aciculari, a strunuta raggiata.Marcassite ~ stata os~rvata come prodottodi sostituzione di gusci carbonatici di molluschi ali 'interno di orizzonti di carbone di«I vena. caratterizzati da evidente mierostratificazione ed abbondante presenza di fasiminerali.
Allo scopo di prttisare meglio la distribu·zione deUa pirite e dello zolfo in genere all'interno dei banchi di carbone delle sezionicampionate, sono state effettuate analisi chimiche su campioni puntuali prelevati all'in-
(lS) 1...1 presenza della fasc mineralogica marcusite è dficaccmcnte Icstimoniaa anche dai risuhatidi analisi dìf[n.ttometnche X.
terno di ciascun banco (1~). La 6g. 19 riportai risultati di queste analisi relativi li due sezioni di « I e di II vena •.
Tra le fasi minerali carbonatiche la ctllciteè senza dubbio la più diffusa all'interno deicampioni analizzati. Essa si presenta in venedi riempimento deUe numerose fratture all'interno della matrice carboniosa; lo spessore di tali vene può variare da pochi micronssino a raggiungere i 100-150 microns (6gg.20-21). Calcite è osservabile anche all'interno delle microfessure di contrazione presentinel gruppo macerale vitrinite. L'osservazionemicroscopica in luce trasmessa ha rivelato
(1~) l campioni punluali sono stati ,rievali te·nendo oonto ddle variazioni macroscoplchC del carbone: o, le tali variuioni non erano e:videnti, .d inte:tvalli rqolari all'interno di ciuam banco.
STUDIO PETRQGRAFICO DEL CARBONE DELLA MINIERA DI SERUCI 399
Fig. 20. - Calcite .U'interno di fnttme nc:Uavitrinite, imm. in olio, VO x.
che in certi casi la calcite ha una strutturachiaramente fibrosa.
La dolomite, la cui presenza si segnala soloin particolari orizzonti all'interno dei banchidi carbone, è caratterizzata da cristallini dipiccole dimensioni talvolta ad· abito idio-morfo. .
Aragonite è presente come fase mineralecostituente i gusci dei numerosi Planorbidie Cirenidi osservabili anche macroscopicamente all'interno del carbone ( 7 ).
Particolare attenzione è stata rivolta, nell'indagine microscopica, alla caratterizzazione ed alla precisa localizzazione del quarzoall'interno dei singoli banchi di carbone edelle rocce intercalari. Questo, in conseguenza dei numerosi problemi epidemiologici chela sua presenza nel grezzo può determinaredurante le operazioni di coltivazione ("). Inparticolare clasti di quarzo sono stati rilevati
(Il) Orizzonti 1 Pl.norbidi sono particoLumc:nteevidenli nell. .. l venl" nc:! carbone Il cont.nocon gli inleraiari C'lkarei.
Fig. 21. - Calcite all'interno di fntrurc: perpendicolari alla 5tntificazionc:, imm. in olio, 210 x.
in un orizzonte di .. I vena _ in prossimitàdel passaggio tra uno degli intercalari calcarei ed il carbone; più predsamente laddoveil passaggio è contrassegnato da una fitta successione di sottili letti calcarei e carboniosi.
I dasti, le cui dimensioni medie sono comprese tra i 20 e gli 80 microns, possonoessere arrotondati O subarrotondati od a spigoli vivi. La loro disposizione all'interno delcarbone può essere caotica o in letti paralleli alla stratificazione. Quarzo di più fini di·mensioni è presente anche in un orizzonte dicarbone, quasi in prossimità del falso tetto,caratterizzato dalla presenza di abbondantifasi minerali tra cui: pirite, marcassite, dolomite e fase argillosa (19).
(t') Sulle problem.liche di igiene dc:! l.voro lc:gate alI. presenza dc:! quano in .lcuni orizzontidi carbone e: nel .. fallk)-Ietlo,. de:lIa .. I vena .. di$cruci, riferiK'C un lavoro di recenle pubblicazione:(Acus M., C.UTA P., 1980).
(19) la presenza di quarzo di fine: dimensione:all'interno di bande di ClIrbonc: ricche: in fasi minc:raIi in prossimilà dc:! leno ~ as.u.i comune neigiacimenti carboniferi .ustraliani.
400 M. AGUS
Per una precisa definizione delle fasi argillose riscontrate nell'analisi petrogra6casono stati analizzati, mediante diflrattometda X, campioni di carbone e campioni dirocce intercalari. In tutti e due i casi, l'ana·lisi diffraltomeuica X ha evidenzialO la presenza della fase caolinite.
Sempre mediante analisi difIranometricheX è stata rilevata la presenza dci gesso.
Cl; InterctJ/ori
Come si può osservare nelle sezioni macropetrografiche di 6g. ,) i banchi di carbonedella « I e Il vena" si presentano in alternanza con rocce sterili o intercalari. In panicolare, per quanto riguarda la « I vena". alletto del fascio coltivato si rileva la presenzaprcssocchè costante di una formazione argillasjhosa grigio scura, in molti casi assai lami·naIa, il cui spessore, nelle sezioni campionate,può variare notevolmente da pochi centimetri sino a raggiungere anche un metro. Tale formazione, più comunemente conosciutacome e falso-tetlo., è costituita principalmente da faS(: argillosa e quarzo di fine dimensione. Analisi microscopiche in conlrastodi faS(: hanno dimostrato che più del 50 %di quei grani di quarzo ha dimensione inferiore a 5 microns (AGUS M., CARTA P.,1980). La fase argillosa è costituita essenzialmente da caolinite come testimoniano i risultati delle analisi dHlrattometriche X. Sempre all'interno del «falso-IettO» si possonotalvolta ritrovare noduli di dimensioni va·riabili, da pochi millimetri a lO centimetri,caratterizzati al loro interno da una forte presenza di pirite con interessante fisionomiamicrostrulturale (10).
Tipici per la « 1 vena» sono gli intercalaricalcarei di colore grigio-nocciola chiaro interessati da piani di discontinuità perpendicolari alla stratificazione che determinanosuperfici di rottura preferenziale. Lo spessore di questi banchi è assai variabile in conseguenza di azioni tettoniche che ne hannodeterminatO restringi menti e talvolta fratlUrecon spostamenti laterali di non grande entità.Nelle sezioni campionate gli intercalari cal-
(20) Sulle cantieristiche miCl'QSlnlnurali e sullarelativa minerogenesi <klla pirite: COnte:nuta nei noduli rife:rirà una memoria di imminente: pubblicazione:.
carel SI presentano in numero di due, massimo tre ed il loro passaggio con i banchidi carbone è spesso progressivo e si manifestamediante una zona intermedia caratterizzatada alternanze di sottili letti calcarei e carboniosi.
L'analisi microscopica di questi orizzontiha mostrato una composizione macerale prevalentemente vitrinitica, scarsa preS(:nza difasi minerali tra cui calcite e aragonite comecomponenti dei numerosi gusci di molluschi,e gesso; quest'ultima faS(: è stata rilevata s0
lamente dall'analisi diffrattometrica X.Analisi in luce trasmessa effettuate sul cal
care hanno evidenziato della calcite a Strut·tura microcrista1Hna con rari bioclasti e scarsigranuli di quarzo a contorni più o meno arrotondati; presenti esili letti carboniosi dispersinella matrice microcristallina. Caratteristichemicroscopiche analoghe hanno le lenti di cal.care che talvolta compaiono, più o meno allungate e potenti, all'interno dei banchi dicarbone.
Per quanto riguarda la «II vena », limitatamente alle gallerie di tracciamento ancoraaccessibili, le sezioni campionate mostranodegli intercalari caratterizzati da tipi litologici più vari rispeuo alla «I vena ». Si riscontrano infatti calcari, argille e marne più omeno carboniose che possono trovarsi, alternativamente, al tetto delle gallerie. In alcunicasi il tetto è costituito da orizzonti di carbone con abbondanti fasi minerali tra cuipirite in percentuale elevata.
Conclusioni
I risultati dell'indagine petrografica con·sentono di trarre un quadro sufficientementeesauriente sulle caratteristiche petrografichee sul «rango» del carbone della miniera diSeruci, ad integrazione anche di precedentiricerche (AGUS M., CARTA M., 1976; CARTAet al., 1978).
In particolare tali risuhati possono esserecosi sintetizzati:
Il) Le misure del potere riflettente effettuate sul gruppo macerale vitrinite per i di·versi banchi di carbone campionati, hannofornito valori compresi tra un---.!!!inimo diP.R. = 0,45 cd un massimo di P.R. = 0,54,valori questi che conS(:ntono di inquadrareil carbone di Scruci tra i carboni sub-bituminosi (e sub-bituminous coal B/A» 0« Glanz-
STUDIO PETROGRAFICO DEL CARBONE DELLA MINIERA DI SERUCI 401
braunkohle» rispettivamente secondo leclassificazioni ASTM e DIN).
Misure di riflettenza effettuate sui banchidi carbone del foro di sonda 1/78 bis, perforato a circa 4 km a SSE della miniera diSeruci, hanno fornito, per gli strati più profondi, valori di ]Y]{. = 0,49; quest'ultimodato in particolare, porterebbe ad escludere,nell'ambito del bacino del Sulcis, una variazione di «rango» del carbone legata allaprofondità. In circa 100 metri di sedimenti,corrispondenti alla potenza dell'intera formazione produttiva, non si sarebbero pertanto verificate variazioni di temperatura talida creare nella materia organica differentigradi di maturazione. Eventuali variazionidi «rango» potrebbero invece essersi verificate localmente sui banchi di carbone, insegeuito a condizioni particolari quali la vicinanza di condotti vulcanici o di fenomenitettonici in generale capaci di creare, sullamateria organica al contatto o nelle immediate vicinanze, bruschi e considerevoli innalzamenti di temperatura.
A tal proposito, vale la pena di ricordareche, all'interno della miniera di Serbariu, inuna zona non lontana dall'eruttivo, è statosegnalato nel passato il ritrovamento di carbone quasi cokizzato.
h) Le analisi macerali quantitative mostrano che il carbone di Seruci è costituitoin netta prevalenza dal gruppo macerale vitrinite, la cui presenza, in taluni banchi, puòraggiungere valori del 76-77 %. L'abbondante presenza della vitrinite si riflette nellecaratteristiche macroscopiche del carbone,prevalentemente nero, brillante, fragile ed afrattura concoidale. La vitrinite raggiunge isuoi valori più bassi in alcuni banchi della«II vena» in corrispondenza di una maggiore presenza del gruppo macerale esinite edi fasi minerali; in questo caso il carbone sipresenta macroscopicamente di colore grigioscuro con toni brunastri, a struttura nonomogenea caratterizzata da lenticelle appiattite brillanti immerse in una matrice opaca.
Tra i gruppi macerali, l'inertinite è senz'altro il meno rappresentatO nel carbone diSeruci, non raggiungendo mai valori superiori al 5-6 %.
Tra i risultati conseguiti nell'analisi macerale qualitativa, che ha consentito di caratterizzare per ciascun gruppo i singoli mace-
rali, particolare importanza riveste la segnalazione, per la prima volta nel carbon~ delbacino sulcitano, di alcuni nuovi maceralidel gruppo liprinite-esinite. In particolarmodo, l'identificazione del macerale essudatini te, la cui rilevazione è stata possibile solomediante l'ausilio dell'osservazione microsco·pica in fluorescenza, apre un nuovo interessante campo di indagine per il carbone diSeruci nell'ambito degli studi sulle possibilità di formazione di prodotti petroliferi davene di carbone.
Studi recenti infatti (TEIOIMULLER M.,1974; ALPERN B., 1980) hanno rilevato unasrretta relazione tra l'essudatinite ed i prodotti di tipo petrolifero.
L'cssudatinite è un macerale la cui presenzasi riscontra quasi esclusivamente in carbonisub-bituminosi e bituminosi, più frequentemente al limite (ra i due, in uno stadio diagenetico corrispondente a quello in cui, nellerocce madri petrolifere, si generano i petroli(cosiddetta «finestra petrolifera »); esso èun macerale di origine chiaramente secondaria che si forma a partire, prevalentemen.te, da macerali del gruppo liptinite-esinite emanifesta una tendenza alla migrazione al·l'interno delle fessure e dei vuoti in generepresenti nel carbone, come testimoniano anche i risultati delle nostre osservazioni.
Sovente alla presenza di essudatinite siaccompagna uno stillicidio d'olio che deter·mina la formazione di un « film grasso» sullasuperficie della sezione lucida. Stillicidiod'olio è stato da noi osservato all'atto delprelievo dei campioni da un banco di carbone della «II vena» che l'indagine microscopica ha mostrato essere ricco in maceralidci gruppo liptinite-esinite, in particolar modo alginite, micrinite in «statu nascendi»e fasi minerali tra cui abbondantissima piriteframboidale; elementi questi, che indicano,per tale orizzonte di carbone, una deposizione di tipo sub-acquatico con un forte ambiente di distruzione anaerobica. Sono questecaratteristiche, ugualmente tipiche delle roccemadri perrolifere, che indicano la possibilità,qualora sussistano condizioni di temperaturae di pressione adatte, di genesi di prodottipetroliferi anche all'interno dei banchi dicarbone.
Gli studi petrografici in questo campo sono ancora in fase di approfondimento e ne-
402 M. AGUS
cessitano di ulteriori conferme specie nelcampo dell'indagine microchimica, ma stadi fatto che i risultati ottenuti nel nostro lavoro giustificano un ulteriore approfondimento di tale tipo di ricerche anche per ilcarbone Sulcis.
c) Nel descrivere dettagliatamente le sin·gole fasi minerali osservate nel carbone diSeruci, abbiamo già accennato all'influenzache la loro presenza può avere sulle proprietàtecnologiche del carbone stesso.
Vogliamo qui fare solo alcune brevi considerazioni sul significato genetico che lapresenza della pirite e dello zolfo in generepuò assumere. Il processo di formazione della pirite e dello zolfo nel carbone è basatosulla trasformazione dei solfati presenti nelleacque dei bacini in cui avviene la sedimenrazione e la successiva macerazione e carbonizzazione della materia vegetale ed in cuiconcorrono acque dolci o marino-salmastrecon apporto di ioni vari e variazioni nellecondizioni del pH c del potenziale Eh diossido riduzione. In condizioni di fermentazione anaerobica e con l'intervento dell'azione di batteri solfato-riducenti avviene unariduzione dell'ione solfato a S e ad H~S. LoS organico proviene principalmente dalla reazione di quel prodotto di riduzione, non altrimenti saturato, con i complessi organiciderivanti dalla sostanza vegetale. La sua èpertanto una diffusione fine, a livello molecolare, i cui tenori, caratteristici per ciascungiacimento, non subiscono variazioni di rilievo lungo lo spessore dei singoli banchicome confermano anche i risultati delle analisi chimiche da noi effettuate. L'apporto, inun simile paleoambiente di deposizione, diidrossido ferroso dovuto ad acque continentali o a fasi minerali in sospensione, in particolar modo argille, dà luogo, come risultatodella reazione con H 2S, alla formazione diFeS (troilite esagonale) ed in seguito, perdifferenti campi di pH ed Eh, a pirite emarcassite singenetici con il carbone.
Non ci dilunghiamo ulteriormente suimeccanismi che regolano la formazione disolfuri, solfati e zolfo in genere nei carboni,per i quali rimandiamo ad un'altra memoria(CARTA M. et aL, 1981). Qui vogliamo solorilevare che le ineguali distribuzioni dellapirite riscontrate lungo lo spessore dei singoli banchi di carbone delle sezioni campio.
nate, ben testimoniate dai risultati dell'indagine petrogra6ca e, più efficacemente, dalleanalisi chimiche puntuali riportate in 6g. 19,sono da attribuire al gioco di ingressioni marine verincatesi durante la fase di deposizione della materia vegetale nell'ambito del bacino di sedimentazionc.
L'abbondante presenza di pirite con caratteristiche morfologico-tessiturali simili a quelle rilevate nel carbone di Seruci, la sua ineguale distribuzione ali 'interno dei banchi dovuta ai morivi genetici richiamati costituiscono i caratteri tipici dei giacimenti di carbone di tipo paralico tra i quali si annoveraquello del Sulcis.
A conclusione della nostra indagine vogliamo fare un'ultima considerazione sul problema della possibilità di effettuare correlazioni tra banchi di carbone e quindi tra fasciconsiderati coltivabili nell'ambito del bacinocarbonifero del Sulcis. È questo un problemala cui importanza pratica è inutile sottolineare.
Sia in passato, come in tempi recenti, sonostati praticati a tale scopo numerosi fori disonda nell'area del bacino sulcitano, ma deirisultati relativi allo studio di quei campioninon esiste notizia, nè sappiamo se i testimonidi quei sondaggi sono ancora disponibili.
Noi riteniamo che solo un'indagine petrografica di dettaglio su ciascun banco di carbone e delle rocce intercalari dei singoli foridi sonda, possa risolvere tale problema.
Nella nostra indagine petrogranca sul carbone di Seruci abbiamo infatti riscontratoorizzonti particolari di carbone la cui estensione laterale è veramente notevole. In particolare, per quanto riguarda la « I vena »,
segnaliamo la presenza di un orizzonte caratterizzato da una composizione finementedetritica, da un elevato contenuto in fasiminerali, tra cui abbondante pirite, da bioclasti, da microflora a Carofite e da pronunciata microstrati6cazione. È questo un caratteristico livello di carbone di tipo «ipoautoctono'» dove cioè i componenti vegetalidurante la fase di torba hanno subito unleggero spostamento a causa di ingressionemanna.
Sull'importanza stratigrafica che tale orizzonte riveste per la presenza delle Caroliteabbiamo già riferito (AGUS M., PECORINI G.,1978); qui vogliamo solo far osservare che
STUDIO PETROGRAFICO DEL CARBONE DELLA MINIERA DI SERUCI 403
tale orizzonte, pur con variazioni nello spessore tanto da essere, in cerri casi, di difficileidentificazione, mostra una persistenza late·rale notevole. Esso infatti è stato rilevato,non solo lungo tutte le gallerie di traccia·mento di « I vena », ma anche nei testimonidel foro di sonda 1/78 bis, perforato a 4 kmSSE da Seruci, in una posizione giaciturale,all'interno del produttivo, simile a quella rilcvata in minicra.
Lo studio che attualmente stiamo conducendo sugli orizzonti a Car06te presenti nelforo di sonda citato, al fine di accertareeventuali variazioni stratigrafiche tra la par·te bassa e la parte alta dclla formazione« Lignitifcra », esteso a tutti i fori di sondache attualmente sono reperibili, potrebberappresentarc, vista la persistenza laterale ditali orizzonti, una buona soluzione del pro-blema. .
Attenzione particolare inoltre dovrebbeessere posta anche nella rilevazione di quegliorizzonti, alcuni dei quali già da noi identi-
Bcati in miniera, con abbondante pIrlte, cao·linite e quarzo che, in mancanza di tipici« marker·seams» a « coal balIs» o a faunamarina caratteristica, possono costituire, anch'essi degli elementi guida nella correlazione tra banchi di carbone. Non possono invece essere utilizzati a questo scopo, data laloro debole persistenza laterale, quegli orizzonti di carbone, di cui uno è stato da noirilcvato nclla «II vena >lo di Seruci, ricchinel macerale alginite.
Ringraziamenti. - L'autore desidera manifestare lapiù viva riconoscenza al Prof. MARIO CARTA per inumerosi suggerimenti, le fruttuose discussioni edil costante incoraggiamento nell'impostazione e nel·l'esecuzione della presente ricerca.
Si ringrazia inoltre vivamente il LABOUTORIOMATERIE PRIME della «NUOVA ITALSIDER" diGenova Comigliano, «I in particolare il DotI.R. DAMI ANI, coordinatore del Laboratorio, cd isuoi collaboratori che hanno ospitato l'Autore perle analisi petrografiche e lo hanno assistiso conpreziosi consigli.
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