STRUMENTI MUSICALI NOVEMBRE 2016 Arturia Musicali_Corrad… · «Per me il transmoderno è tutto...

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ISSN 1591-7045 Bimestrale – AnnoXXXVII Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento Postale – D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Milano NOVEMBRE 2016 N.6 € 5,90 SPECIALE Microfoni da studio Corrado Rustici Augusta Trebeschi BASSO ELETTRICO SOLID-BODY FRETLESS LAURUS QUASAR T-900 XRH-5 DAW PER APPLE IPAD WAVEMACHINE LABS AURIA PRO CHITARRA ACUSTICA EFFEDOT A-1-23M STOMPBOX PER CHITARRA ELETTRICA BOSS SY-300 PEDALE PER CASSA MAPEX ARMORY P800TW Arturia V Collection 5 771591 9 704004 60006 SPECIALE MICROFONI DA STUDIO | CORRADO RUSTICI | AUGUSTA TREBESCHI STRUMENTI MUSICALI NOVEMBRE 2016

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ISSN 1591-7045 Bimestrale – AnnoXXXVII Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento Postale – D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Milano

NOVEMBRE 2016N.6 € 5,90

SPECIALE Microfoni da studioCorrado RusticiAugusta Trebeschi

BASSO ELETTRICO SOLID-BODY FRETLESS

LAURUS QUASAR T-900 XRH-5

DAW PER APPLE IPAD

WAVEMACHINE LABS AURIA PRO

CHITARRA ACUSTICA

EFFEDOT A-1-23M

STOMPBOX PER CHITARRA ELETTRICA

BOSS SY-300

PEDALE PER CASSA

MAPEX ARMORY P800TW

Arturia V Collection 5

771591

9704004

60006SPECIALE MICROFONI DA STUDIO | CORRADO RUSTICI | AUGUSTA TREBESCHI

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STRUMENTI MUSICALI NOVEMBRE 2016

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RUBRICHE 3 EDITORIALE

38 FUORI DAL CORO FABIO ARTONI

Musiche inclusive

40 FUMO DI LONDRA MARCELLO RUGGIU

Cavalli Band

42 GIARDINI MAGNETICI ANDREA LIBRETTI

Mono Studio

44 STUDIO LIFE GIULIO CURIEL

Progettare uno studio da zero — 5

46 THE PRODUCER ALESSANDRO MAGRI

Il campionatore Apple EXS24 — 2

48 MODULAZIONI ANALOGICHE ANDREA LIBRETTI

Il Sequencer

50 FATTI&PERSONE

60 MUSIC SHOP A CURA DI R. VALENTINO E L. MASPERONE

TEST AREA

16 ARTURIA V COLLECTION 5 Raccolta di strumenti virtuali

22 WAVEMACHINE LABS AURIA PRO DAW per Apple iPad

26 BOSS SY-300 Stompbox per chitarra elettrica

28 EFFEDOT A-1-23M Chitarra acustica

32 LAURUS QUASAR T-900 XRH-5 Basso elettrico solid-body fretless

34 DINGWALL ABII Basso elettrico solid-body

36 MAPEX ARMORY P800TW Pedale per cassa

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N.6 NOVEMBRE 2016

4 AUGUSTA TREBESCHILe voci di Rockin’1000

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2 NOVEMBRE 2016 STRUMENTI MUSICALI

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«Per me il transmoderno è tutto ciò che viene dopo il postmoderno, cioè quello che stiamo vivendo oggi». Così Corrado Rustici, chitarrista e produttore dai molteplici successi, spiega l’idea alla base del suo ultimo album da solista “Aham”, realizzato con l’ausilio della sola chitarra. «Il transmoderno non è antitesi, ma evoluzione, indagine e maggiore verticalità». — Questi i concetti applicati da Rustici nel suo lavoro, che analizza per noi rendendoci partecipi della sua ricerca.

DI LUCA MASPERONE

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6 Novembre 2016 Strumenti muSicali

muSica e muSiciSti

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Luca Masperone Quale forma pensi prenderà la musica, nel prossimo futuro?Corrado rustiCi Già da una decina d’anni, forse anche di più, sto pen-

sando e ho quasi finito di realizzare un software che potrebbe rispon-dere a questa domanda. Per me il supporto fisico non è rilevante in questo momento, perché non è in linea con quello che sta succeden-do. L’artefatto che si confronta con gli “smart devices” (tablet, cellu-lari) è obsoleto. Sono anni che penso a questo progetto e finalmente sono riuscito a svilupparlo con un socio.

Luca Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?Corrado Purtroppo no, in questo momento non posso davvero dire

altro, ma vi prometto che ne vedrete delle belle!

Luca Passiamo allora al tuo nuovo album “Aham”: ci spieghi l’idea alla base del titolo, parola che in sanscrito significa “Io sono”?

Corrado Dopo anni di indagine su me stesso, l’unica cosa che posso dire con certezza è che “io so-no”. Il resto è costituito solo da ruoli che adottiamo per far fun-zionare il meccanismo ego-mente-corpo. Credo che alla base di tutto gli esseri umani abbiano paura della vita stessa. Possediamo dei ricordi e un presente che è sempre “ora”, il futuro non esiste. Eppure in questo presente proiettiamo le paure verso il futuro, con ansie, desideri e aspettative. Ma l’unica cosa che vera-mente sappiamo è che, a prescindere dalla nostra età, la percezione di noi stessi non cambia. È la cosa più vicina a noi, è il contesto in cui tutto funziona, naturalmente e casualmente. Ecco perché “io sono”.

Luca In “Aham” hai utilizzato la chitarra come unica fonte sonora, in alcuni casi con suoni immediatamente riconoscibili, in altri con timbri particola-ri o che imitano strumenti diversi. Da cosa è nata la necessità di esprimer-

ti esclusivamente con la chitarra?Corrado Ero stufo di appartenere a quella classe di chitarristi che si

identificano in un ruolo e con delle sonorità inventate negli anni Cinquanta/Sessanta, quando la tecnologia era diventata uno stru-mento vero e proprio, qualcosa che prima non esisteva. In quegli anni ci sono state persone che hanno visto il suono in una maniera totalmente nuova, come Jimi Hendrix, i Beatles, e hanno realizzato qualcosa che però siamo ancora lì a fare oggi. In realtà, e per capirlo ho impiegato sei anni, lo strumento in sé non ha limiti, siamo noi a essere prigionieri delle cose che conosciamo, che all’inizio ci servo-no per capire, ma poi ci bloccano. Quindi ho deciso di analizzare le possibilità del mio strumento, sperimentare, ricercare sonorità. All’inizio è stata un’esperienza un po’ difficoltosa, perché non esiste-vano punti di riferimento. Come in tutte le cose però, più ti stacchi da quello che sai, più ti lasci guidare dall’intuizione, maggiori sono i risultati che ottieni. Ad esclusione delle batterie (anch’esse ripro-

dotte con la chitarra) tutte le parti sono eseguite rigorosamente in tempo reale. Mi auguro si senta questo suono organico che confe-risce un forte calore al CD. Ho cu-rato molto la dinamica, non volevo fare un disco shred, desideravo ot-

tenere qualcosa di musicale, ispirandomi ai grandi album della ECM, che produce un jazz europeo con radici che affondano nella musica classica.

Luca Nel primo brano, il tema principale è esposto con un timbro molto in-teressante. Come lo hai creato?

Corrado Si tratta di un ibrido tra un sassofono e un duduk. Io come chitarrista sono un “sassofonista frustrato”, ho sempre voluto avvi-cinarmi a un tipo di espressione più vicina al mondo del sax, e in questo naturalmente Allan Holdsworth è stato per me un grande

La chitarra transmoderna

Considera Aretha Franklin l’artista più interessante con cui abbia mai lavorato. Ha partecipato, con Narada Michael Walden, alla produzione del primo disco di Whitney Houston. Ha scoperto Elisa e dato corpo e

carattere al sound dei Negramaro. Approdato giovanissimo in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, Corrado Rustici, tra gli italiani, è il produttore internazionale per eccellenza. Da Zucchero (con il quale ha realizzato otto album, tra cui “Blue’s”, che ha portato in Italia sonorità che raramente si erano sentite prima) fino alla PFM, Ligabue e Noemi, sono tantissimi i cantanti di successo che si sono serviti della sua arte. Chitarrista dalla tecnica e dall’inventiva eccellenti, amico di Allan Holdsworth e Frank Gambale, dopo sei anni di intensi studi e sperimentazioni pubblica “Aham”, album solista nel quale ogni suono, dalla batteria ai fiati, fino agli archi e alle tastiere, è ottenuto tramite l’uso della sola chitarra. Ce ne svela tutti i segreti, anticipando anche alcune novità che vanno oltre il suo ultimo, interessantissimo, lavoro.

… lo strumento in sé non ha limiti, siamo noi a essere prigionieri delle cose che conosciamo, che all’inizio ci servono per capire, ma poi ci bloccano.

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esempio. Però non posso entrare nei dettagli di come ho ottenuto il timbro in questione, perché a breve ci saranno delle novità legate proprio a questo suono. L’unica cosa che posso dirti è che spero aiu-terà i chitarristi a uscire dalla loro zona di comfort, a pensare allo strumento in modo diff erente.

Luca Anche nel secondo brano, “Ananda’s First Steps”, il tema è reso con un suono particolare. Puoi dirci come lo hai ottenuto?

Corrado Con una chitarra Fernandes, dotata di sustainer, che entra in tre ampli diff erenti, tra cui uno tipo Fender che gli dà l’attacco e un altro più caldo collegato a un reverse (per avere il segnale al con-trario, che allunga il vibrato, ma senza distorcere. È un suono che arriva dopo e si accavalla alla nota principale). Anche qui il timbro assomiglia a quello di un sassofono, ma in modo diverso.

Luca Sembra un sax mixato con un synth.Corrado Sì, però è molto chitarristico, ad esempio a livello di esecu-

zione faccio uso della leva.

Luca Quali altre chitarre elettriche hai impiegato nel disco?Corrado Una Jackson Custom che Grover Jackson costruì per me cir-

ca trenta anni fa, con la tastiera “scalloped”. Poi ho usato moltissimo una Godin Passion Custom, con cui ho realizzato quasi il 50% del disco. Robert Godin l’ha realizzata appositamente per me partendo dal modello Passion, che mi piaceva molto per il suono, ma non per quanto riguarda il manico (che preferisco più piatto, un po’ più

largo). Anche il corpo è diff erente, con un taglio che mi permette di suonare il 22° tasto con maggiore facilità, così sono state modifi cate di conseguenza anche le camere tonali che si trovano all’interno del corpo. In questo Godin è un vero maestro, fa ricerca sulle frequenze in un’importante università canadese. Riesce ad accordare la chitar-ra con un determinato legno e una forma precisa per ottenere esat-tamente quel suono. Infatti non puoi cambiare troppe cose, perché ti spiega che stravolgeresti tutto. Infi ne abbiamo semplifi cato l’elet-tronica dello strumento: volume, tono, selettore dei pick-up e due humbucker realizzati da lui, che mi piacciono molto a livello di fre-quenze e sonorità, sono un po’ più squillanti di quelli che aveva usa-to su un prototipo dato a me e a John McLaughlin, che erano più cal-di. Poi ho utilizzato una Peavey Corrado, che ha un suono molto in-teressante. Ha dei pick-up che sono adatti al metal, a me di solito piace un suono più piccolo, caldo, ma si è rivelata perfetta nei brani dove volevo dei tappeti di distorsione tipo Nine Inch Nails, ad esem-pio alla fi ne del brano “The Guilty Thread” (dove Corrado ha usato un pedale F-Pedals Edstortion, NdR).

la chitarra come Batteria“È stata la parte più semplice da realizzare. per ottenere il rullante ho percosso la chitarra acustica in vari punti, con le corde allen-tate al massimo. poi in pro Tools ho creato vari canali con plug-in di distorsione ed equalizzazioni, compressione e timing differen-ti, poi li ho sommati. È nato così questo suono in cui si sentono bene il corpo e la cordiera del rullante. per i piatti invece sono partito da armonici eseguiti con la chitarra elettrica (perché il suono dura di più e ha frequenze ma-nipolabili più facilmente). Dopo averli registrati, li ho scomposti con il Frequency shifter della GrM, un plug-in abbastanza vec-chio, ma molto utile. ad esempio con il modulatore ad anello agi-sce sulle frequenze in modi inte-ressanti e imprevedibili. Ho ascol-

tato e analizzato il suono dei piatti veri, che è composto da moltissi-me frequenze, così nel ricrearlo ho scelto quelle più verosimili. usando la distorsione e l’equaliz-zazione, con la quale ho tagliato parecchie frequenze, lasciando solo le alte. per ottenere la cassa invece ho percosso una chitarra acustica, facendo diverse prove in varie parti del corpo, e l’ho equalizzata. non ho usato tom. così ho creato la libreria di suoni che ho organizzato in pro Tools per costruire le parti di batteria. non volevo utilizzarli come fosse-ro campioni, quindi ho arrangiato le parti a mano nel software come una partitura. Le ritmiche dell’al-bum infatti sono molto semplici, anche perché intendevo realiz-zare brani che risultassero il più possibile evanescenti”. Godin Passion Custom.

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8 Novembre 2016 Strumenti muSicali

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la volta, ma grazie all’harmonizer ottenevo cinque-sei note che an-davano a creare gli accordi.

Luca Come nasce la chitarra-voce protagonista dell’ultima composizione?Corrado Volevo ottenere l’effetto di un castrato che canta una melodia

napoletana. Ho usato il pedale DigiTech Talker, trattando il suono perché non mi piacevano i timbri di base. Ho scelto una delle impo-stazioni e ho manipolato, equalizzato, compresso e riverberato il tim-bro. Poi ho cantato suonando la chitarra, perché volevo che si sen-tissero le vocali. Avevo un microfono, come un vocoder, che serviva ad aprire e chiudere il filtro, dandomi la possibilità di aggiungere vocali e consonanti, di dare espressione mentre suonavo. Per questo sembra che ci siano delle parole, perché in effetti io cantavo un testo e la chitarra mi dava la nota, il respiro, la dinamica e le ottave (che non ho).

Luca Ho notato che spesso chi fa musica alternativa o sperimentale consi-dera tutto il pop semplice e scontato, mentre chi fa pop è convinto che ciò che esca da una certa formula sia inutile, pretenzioso, snob. Qual è il tuo punto di vista?

Corrado Penso che sia sbagliato escludere qualcosa a priori: la musi-ca dovrebbe includere, non il contrario. Quando viene trasformata in un dogma non funziona più. Ogni verità è contesto-dipendente e i contesti sono infiniti. Il nirvana può essere raggiunto con tre come con quaranta note. Sicuramente c’è bisogno di qualcuno che vada avanti, che trovi e sviluppi delle equazioni che possano essere utili a tutti, dopo. Ma credo che fare pop bene e avere risonanza sia mol-to difficile, ammiro chi ci riesce. È molto facile trovarsi su una delle due posizioni che dicevi, le considero altrettanto piccole e limitate. Certo, il panorama pop e rock può essere una gabbia d’oro che ti im-prigiona. Magari hai successo con una cosa e resti sempre lì, finisci per sempre di fare ricerca. C’è una macchina che costringe gli artisti a rimanere quello che sono, perché agli esseri umani non piace la novità, preferiscono ascoltare quello che già conoscono, anche se in modi diversi. Per questo stimo molto Sting, che nonostante il suo grande successo ha iniziato a fare una musica appropriata per la sua età, più profonda. Anche Peter Gabriel ha scelto questa strada. Joni Mitchell disse una volta: “A un certo punto devi decidere se vuoi es-sere un artista o una star”. Non tutte le star popolari sono artisti e non tutto l’entertainment è arte, ma l’arte è sempre intrattenimento. Le carezze, che fanno così bene all’ego, non servono a nulla. ■

Luca Come hai ottenuto il suono dell’arpeggio presente nell’ultimo brano? Sembra quasi un clavicembalo.

Corrado Ho usato una chitarra acustica Martin D-28, insieme a una Gibson Les Paul HDX, che la doppia eseguendo la stessa parte. La HDX è una chitarra digitale con un’uscita per ogni corda, quindi ho avuto la possibilità di equalizzare e panpottare in modo differente ogni singola corda, utilizzando inoltre diversi chorus, delay e river-beri. Questo ha permesso di allargare di molto l’immagine della chi-tarra acustica. La Gibson l’ho utilizzata anche in altri brani, ad esem-pio nell’arpeggio di “The Last Light Spoken” e in “Roots of Progression”.

Luca L’hai usata anche per creare suoni tipo tastiere?Corrado Non sempre. Ad esempio, all’inizio del terzo brano “The

Duke and the Hare”, quello che sembra un pad è ottenuto solo con la Godin (con cui eseguivo gli accordi) e il pedale Electro-Harmonix POG2, più il processore di effetti Eventide Ultra-Harmonizer. Ho regolato il POG senza attacco. Se non ricordo male ho messo un cho-rus sulle ottave alte aggiunte dal POG e un po’ di riverbero e di delay. In “The Guilty Thread” invece c’è un finale alla Peter Gabriel, lì ho utilizzato l’EBow e la Godin, con la quale suonavo solo una corda al-

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la chitarra come archi“Ho passato i primi due anni ad ascoltare e analizzare i suoni che volevo ottenere. ad esempio il violino, quali siano le sue carat-teristiche, quindi a scomporre le frequenze e a dividerle, usando la chitarra attraverso vari sdop-piamenti di canale con plug-in differenti, cercando di semplifi-care il più possibile. alla fine, per realizzare gli archi ho utilizzato una chitarra fretless. si tratta di uno strumento che possiedo da quando avevo quindici anni, un regalo di mio fratello, la secon-da chitarra che ho mai avuto. È una copia giapponese di una Les paul, si chiama HB. Quando vi-vevo a Londra le avevo fatto to-gliere i tasti da un liutaio. Tra gli strumenti che ho provato, per ottenere il suono degli archi si è rivelato il migliore, forse perché i suoi pick-up hanno un volume molto più basso rispetto a quello delle chitarre moderne. che sia

fretless poi è importantissimo, perché gli archi non hanno ta-sti, certo puoi usare l’eBow per creare il suono, e l’ho fatto, ma nell’espressione con lo strumento se ci sono i tasti non è la stessa cosa, si perdono le sfumature, i quarti di tono, il vibrato, il legno sulla pelle. La chitarra entrava poi in pro Tools in tre canali, ognu-no con le proprie distorsioni ed equalizzazioni, per trattare in mo-do differente le frequenze alte, medie e basse. La distorsione mi è servita esclusivamente per ri-creare il suono dell’arco, non per ottenere sustain, per quello c’era l’eBow. sono molto contento del risultato, ad esempio nel finale di “ananda’s First steps” sembra proprio di ascoltare degli archi veri. a livello di partitura, c’erano sempre due violini, viola, violon-cello e contrabbasso. a volte doppiati o triplicati per ottenere un effetto tipo orchestra”.

HB fretless del 1970.

Uno sguardo alla strumentazione di Corrado.

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