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sintomi Numero 15 - settembre 2011 "storie del tiranno" e "apologia della Tirannide" -due facce della stessa medaglia- Aksel Fazio e Francesco Barna fuga di cervelli -racconto di un ex copernicano- di Alex valente Le rubriche: -ipse quod dicit -nel mezzo del cammin della V liceo -in fashion we trust -annunci del mese RAWA anche le donne protrestano di Immacolata Ranucci Tratto da una storia mera le vignette di Andrea Capecchi E altro ancora...

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sintomiNumero 15 - settembre 2011

"storie del tiranno" e "apologia della Tirannide"-due facce della stessa medaglia-

Aksel Fazio e Francesco Barna

fuga di cervelli-racconto di un ex copernicano-

di Alex valente

Le rubriche:-ipse quod dicit-nel mezzo del cammin della V liceo-in fashion we trust-annunci del mese

RAWA­anche le donne protrestano­

di Immacolata Ranucci

Tratto da una storia merale vignette di Andrea Capecchi

E altro ancora...

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indice:Pag.3 - Articolo all'inglesedi Silvia SquarciottaPag.4 - Storie del tirannodi Aksel FazioPag.5 - Apologia del tirannodi Francesco BarnaPag.6 - RAWAdi Immacolata RanucciPag.7 - Ipse quod dicitdi Angelo Meipag.8 -Fuga di cervellidi Alex Valentepag.9 - Nel mezzo del cammindella V liceodi Chiara CiprianiPag.10 - Toc toc, bussa il destinodi Federica BonucciPag.11 - In fashion we trustdi AngelaPag.12 - Pratica guida al cinemache non si può non conosceredi Francesco Leone, MatteoGhironi, Simone Fabbrizzi eMatteo Sabato

Pag.13 - Consigli fumettisticidi Stefano CiapiniPag.14 - tratto da una storiameradi Andrea CapecchiPag.15 - sudokudi matteo SabatoPag.15 - Annunci del mese

Sintomi è un giornale scritto, diretto e realizzato daglistudenti del Liceo Scientifico Niccolò Copernico. Non è fattoa scopo di lucro e gli articoli non subiscono alcuna censuraprima di essere pubblicati. la redazione non è politicamenteschierata, ma composta unicamente da chiunque vogliainformare gli altri o condividere con gli altri le propriepassioni e i propri interessi.

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I giornali inglesi fanno così, prima ifatti, poi le opinioni a riguardo.Partiamo dai fatti.Accendo la TV e ascolto il TG. Le notizie,queste.<Gheddafi introvabile, la Libia non puòancora dirsi libera e i morti aumentanodi giorno in giorno.><Berlusconi intercettato: “Io traqualche mese me ne vado per i c...miei... da un'altra parte e quindi... vadovia da questo Paese di m... di cui sononauseato... punto e basta”.><Tarantini vende il proprio silenziosulle prostitute del Presidente delConsiglio per avviare una nuovaattività.><Avanti con la manovra fiscale: IVA al21 %, pesanti conseguenze per ilportafoglio degli italiani.><Castelli dichiara: “io povero,guadagno solo 6mila euro al mese”.><Ancora intercettazioni, il Premiertedesco Angela Merkel definita(neanche a dirlo, dal nostro Premier),una “culona inchiavabile”, risponde“questa culona ha eliminato il debitopubblico del proprio Paese”.><La RAI (che, per chi non se ne fosseaccorto, è un servizio pubblico) vienesventrata dal nuovo direttore generaleLorenza Lei: chiuso il programma “parlacon me” della Dandini e Fazio e Savianofuggono a LA7, o non ci sarebbe nessun“Vieni via con me”.>Il Tg continua, ma io la TV la spengo.Continuo a guardare incantata loschermo nero, ripenso a quello che hoappena ascoltato e visto. Mi rendoconto di avere i muscoli del visocontratti in un’espressione di disgusto.Disgusto, sgomento, schifo,indignazione, rabbia, voglia di fuggirevia, voglia di gridare al mondo che nonè questo il Paese in cui voglio vivere,che la situazione deve cambiare, chenon ne possiamo più, che non ènormale avere un Premier che va a

puttane (e non nel senso metaforicodel termine) e ministri che, al posto dilavorare per “l’utile comune” pensanosolo al loro, di utile. Sento l’impulso diribellarmi, di fare qualcosa perchétutto ciò finisca, vorrei scendere inpiazza e dire “Basta!”Poi, d’un tratto, silenzio. Sensod’impotenza, rassegnazione,stanchezza, più nessun impulso allaprotesta. Intuisco che è inutileindignarsi, sconcertarsi, provare schifoe ripugnanza. Non porta a niente. Chicomanda continuerà a comandare e chiandrà al loro posto farà lo stesso.Pessimismo? Credo di sì.Sapete che vi dico, per questo lasituazione non cambierà, per quelloche ho appena scritto l’Italia andràsempre più a fondo. È colpa nostra,colpa di chi si rassegna, colpa di chipensa che “tanto peggio di così nonpuò andare”, colpa di chi se ne frega,colpa di chi pensa che tutto ciò non lotocchi, non influenzi anche la sua, divita. Sbagliato, non è così che funziona,tutto questo fango immerge anche te,anche te che stai leggendo, col ghignodi chi si sente sicuro di vivere una vitamigliore di tanti altri, senza fare niente,per gli altri.Adesso scegli, scegli se rinunciare aindignarti e arrenderti, sperando chequalcun altro sistemi le cose al tuoposto, oppure fare qualcosa,impegnarti ogni giorno, perché questo,fango, creato da altri, non immergaanche noi.

articolo all'inglesedi Silvia Squarciotta

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Storie di un tirannodi aksel Fazio

Chi non ha mai sognato di conquistaree dominare il mondo? Chi non ha maidesiderato di plasmarlo a propriaimmagine e somiglianza,conformandolo ai propri ideali di benee di giustizia? Togliamoci la mascheradell'ipocrisia e mettiamoci a rifletterese effettivamente, avendone i poteri,non distruggeremmo il mondo cosìcome lo conosciamo ora per ricrearneuno nuovo? Questa sembra la premessadi film come tanti, e forse lo è...A questo punto mi piacerebbe moltofare un viaggio nella storia alla ricercadei tiranni e dei tirannicidi, mipiacerebbe parlare di Pisistrato e deisuoi uccisori, del trattato sulla tirannidedi Platone, della definizione diCicerone, delle riflessioni delMacchiavelli, delle opere dell'Alfieri,delsignificato che assume questo concettonel romanticismo tedesco, dei grandidittatori europei del 1900 e perconcludere della politica del controlloamericano in Africa e sud America; machi sono io per spiegarvi queste cose?Potete benissimo aprire il vostromanuale di storia o di filosofia, oppuredigitare due o tre nomi su Google...Percome la vedo io quella del tiranno èuna posizione allettante per colui chenon ambisce a mantenere il potere masolo ad assaporarlo. Il tiranno è dinorma colui che prende il potere con laforza, imponendosi alla cittadinanza,ma per tiranno si può intendere anchecolui che in maniera assolutistica usa ilsuo potere senza curarsi degli organi dirappresentanza a lui pari . Questo fadella prima definizione un'inesattezza,in quanto si può essere tiranni ancheessendo legittimati dal potere stesso.Come il maestro Norberto Bobbiospiegava in maniera talmente precisa echiara da sembrare errata, il primointeresse di chi possiede il potere èquello di mantenerlo, ma come puòmantenere il potere colui che sceglie lastrada del tiranno? In effetti perquanto le tendenze al controlloassoluto siano innate in ognuno di noi,bisogna fare attenzione a non dareadito a possibili malcontenti deigovernati, per evitare l'insorgere dimovimenti eversivi e rivoluzionari. Ilpopolo che vive nel malcontento e

nella frustrazione, viene portato dalladisperazione ad atti impulsivi e violenti,volti a mutare lo stato delle cose, nellasperanza di un cambiamento. Il tirannosarebbe ancora in tempo per fermaretutto, per evitare inutili scontri, ma ilpotere di cui si è investito, gliimpedisce di sentire la voce del popolo.I mezzi più efficaci del tiranno sonol'intimidazione e il terrore, cheparzialmente limitano i movimenti deirivoltosi e ne sfoltiscono le fila.Tuttaviaciò allunga solo i tempi e rende laprotesta una vera lotta di potere, untesta a testa che sfocia nella guerracivile. I tentativi di reprimere la rivoltain atto aumentano solo il senso didisperazione. Il tiranno, isolatosi perbeneficiare da solo del potere, siritrova davvero solo a combatterequesta guerra, destinato a perire primasotto il peso del suo potere, poi permano dei rivoltosi. Così si celebra eroecolui che si macchia del sangue deltiranno, vessillo scarlatto di effimeragloria.Per questo motivo e per molti altri,pare ovvio optare per una forma digoverno diversa dalla tirannide, chemagari preveda sempre unaformazione piramidale ma che dial'illusione, almeno in parte, “che lasovranità appartenga al popolo, che laesercita nelle forme e nei limitidellaCostituzione”(art 1), qual è adesempio la repubblica democratica. Difatto la sovranità non appartieneneanche in questo caso al popolo, maai suoi rappresentanti che non semprerappresentano i rappresentati neimodi per i quali essi li hanno scelti.Mentre nella democrazia il governotrova il suo sostegno primario nellacoesione del popolo, il tiranno puòmantenersi tale solo esercitando ildivide et impera: pubblici elogi per chisi sottomette, gogna per chi rivendicail proprio diritto alla partecipazione. Ilsogno di conquistare ilmondo...salutare le folle in veste dipadrone assoluto... ma ne vale la pena?“E' son tiranni che dier nel sangue e nel'aver di piglio” (Dante,inferno,CantoXII).

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Apologia della tirannidedi Francesco Barna

Premetto che questo articolo è unesercizio di stile, per quanto valido (o no)possa essere, inoltre, consiglio achiunque scelga di leggerlo di farlo conriferimento alla “Storia di un tiranno” delmio stimato collega Aksel Fazio.Tiranno: chi governa in modo dispotico ecrudele, accentrando in sé tutti i poteristatuali e politici, e spesso anche militari,legislativi e giudiziari. Questo è ilsignificato della parola tirannoriportataci dalla Treccani, giudiziospregiativo in senso assoluto ma, forse,la storia dietro la tirannide èleggermente più complessa di quel chesembra.Le tirannidi trovano per la prima voltauna descrizione formale durante ilperiodo dell’antica Grecia, il tiranno, inquei tempi, molto spesso, otteneva ilpotere con l'appoggio delle classipopolari, scontente della situazionepolitica. Quindi governava senzastravolgere sostanzialmente le leggi e leistituzioni preesistenti. Inoltre ricoprivapersonalmente e affidava a suoi fidi lemaggiori magistrature, promuoveva losviluppo dei commerci, delle operepubbliche e dell'agricoltura,generalmente nell'interesse del popolosottomesso ed in contrapposizione aiprivilegi dell'aristocrazia. Lette questeparole sembra già vedere la parolatiranno tingersi di colori ben diversi dalrosso sangue in cui molto spesso sembraessere imbevuto. Certo, ci sono azioniche rimangono comunque moralmenteerrate, come l’elezione di amici epersone fidate a cariche di considerevolepotere, una pratica, che è però in usoanche nella maggior parte dei governiodierni; il premier James Cameron èstato, di recente, accusato di favoritismoall’interno del suo governo come lo èstato pure Sarkozy per non parlaredell’Italia, patria del favoritismo e delnepotismo sfrenato (basti guardare cosasuccede negli ospedali senza andareoltre a cercar altri episodi).Questo è quanto riguarda le tiranniedegli antichi greci, spessoconsiderevolmente più illuminate dellenostre democrazie moderne.Le tirannie moderne sono pressochéimpossibili da difendere a livello morale,molte si sono macchiate di crimini cosìatroci da essere ingiustificabili in unqualsiasi sistema morale, ma è benechiedersi se sia meglio una forma digoverno, e qui cito il mio stimato collegaFazio (nonché amico) “diversa dallatirannide, che preveda sempre unaformazione piramidale ma che dial'illusione, (..), che la sovranitàappartenga al popolo che la esercitanelle forme e nei limiti della

Cosituzione”. L’illusione, parola difondamentale importanza, è forsepositiva? Urge chiedersi quale sia laforma di governo più oppressiva per lospirito: l’ipocrisia di un governodemocratico che illude il cittadino diavere in mano le redini della nazione oun tiranno che non necessita alcunaauto-giustificazione e governa perchépuò? Forse è meglio la seconda non soloper il fatto che, in tal caso, è chiaro chisia il nemico ma, anche perché nonavendo nessuna legittimazione al potereegli è removibile colla forza.Lo scopo di qualsiasi individuo chedetiene una posizione di potere è diconservare quella posizione e quelpotere, vale per i tiranni ma anche per ipolitici impegnati in paesi democratici;entrambi sovvertono le leggi, o tentanodi farlo, per mantenere il governo,facendo mandare un reato inprescrizione, garantendosi l’immunitàgiudiziaria o semplicemente elargendomazzette a destra e a manca. Le tirannidipure comprano consensi, poiché: si èmai visto un tiranno solo contro tutti?,che sia la classe dirigente, quellamilitare, o altro. Guardiamo ora alledemocrazie, molti paesi si fregiano diquesto nome ma quanti lo sono difatto? Pochi. Diversi paesi, molti di essinel sud est asiatico, ma anche in paesi della ex­URSS, sono autori di violente repressioni controchi osa esprimere dissenso per le politiche delpartito dominante. Infine, ricordiamoci chesono stati i governi legittimati dalpopolo tramite elezioni molto spesso acompiere le stragi più cruente dellastoria umana e non i tiranni che giàhanno problemi a conservare il loroeffimero potere sul territorio nazionale.Avendo detto ciò, oggigiorno le tiranniesono sempre meno e grazie allaprimavera araba si spera ne verranno amancare altre, i governi che lirimpiazzano, raramente sono miglioridei loro predecessori, perlomenodapprima, e se c è una cosa che ci hannoinsegnato è il valore intrinseco dellalibertà di guardare fieri il propriocandidato politico, ora a capo dellanazione, che ha appena annunciatoun’altra disastrosa politicainternazionale, dopo una ancor piùdisdicevole finanziaria, e mormorare conorgoglio “Quello al governo ce l’homesso io!”

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Fin dai tempi più antichi la storia èstata scritta non solo da uominivalorosi e brillanti, ma anche dadonne altrettanto capaci edeterminate. Nel nostro occidenteevoluto e combattuto ormai lediscriminazioni sessuali sono per granparte superate. Tuttavia, in unmondo che può solo sembrare moltolontano, vivere senza “la codadavanti” può essere difficile edoloroso. Eppure, contrariamente aquanto si possa pensare, non tutte ledonnesubisconopassivamente queldestino chenon si sonoscelte.RAWAnacque aKabul nel1977 con loscopo diotteneredirittiumani egiustiziasociale inAfghanistan. Infatti,tra ilregimesovietico, italebani, l’Alleanza del Nord e letruppe statunitensi presenti nelpaese, il clima di terrore e violenzacostante è diventato insostenibile. Inquanto associazione rivoluzionaria,RAWA si batte per la popolazionecivile indifesa, soprattutto donne ebambine, e spera in un mutamentopolitico decisivo, poiché ritiene chesolo un governo laico possaostacolare i piani di “questi reazionarida Medioevo”.L’organizzazione fu fondata daMeena, una donna coraggiosa cherinunciò ai propri studi per attivarsisocialmente. Essa si oppose alle forzesovietiche che avevano istituito inAfghanistan un regime fantoccio,organizzò marce e incontri innumerose scuole. Il suo successo le

procurò molti nemici e fu assassinataa soli trentuno anni dagli agenti delKHAD, il braccio afghano del KGB.Nonostante il suo lavoro fosse statotroncato così presto e cosìbrutalmente, Meena era riuscita aporre le basi per un’associazioneduratura. Oggi il lavoro di RAWAconsiste principalmente nel sostegnoalle donne vittime della guerra edelle crudeltà commesse dagliuomini armati. Le famiglie in pericolosono trasferite instrutture eospedaliorganizzati inPakistan. InoltreRAWA gestiscenumerose scuoleper bambini ebambine, corsi dialfabetizzazione adomicilio, circoliper ragazze in cuidiscutere dei dirittidelle donne e dellaresistenza aifondamentalisti,gruppi medicimobili in ottoprovince del paese,corsi di prontosoccorso perragazze e donne alfabetizzate. Dal1981 RAWA pubblica una rivistabilingue, Payam-e-Zan (Messaggiodelle Donne), al fine di diffondere leproprie opinioni e informare lapopolazione femminile. Ovviamentetutte queste attività sono svolte inmodo illegale. Chiunque sia sorpresoa vendere o a leggere la rivista vieneminacciato e torturato. Tuttavia leattiviste continuano a svolgere la loromissione sostenendosi come megliopossono.I fondi arrivano da privati poichél’associazione non si basa né sulsostegno dei governi, né dell’ONU odelle varie ONG internazionali.

RAWAdi Immacolata Ranucci

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Le donne vengono formate in modoche possano lavorare artigianalmentee vendere i loro prodotti. Con la crisituttavia le donazioni diminuiscono ela manodopera locale è limitata,tanto che sono stati chiusi alcuniospedali e scuole. Nonostante lasituazione odierna dell’Afghanistannon prometta troppo bene, questedonne intraprendenti hanno ancoramolti progetti da realizzare. Il primodi questi riguarda l’insegnamentodell’informatica e dell’inglese, inmodo che il computer non sia piùconsiderato un monopolio maschile.D’altra parte vivere nel XXI secolosenza un minimo di conoscenzeinformatiche è quasi del tuttoimpossibile e una tale mancanzarenderebbe ancora più difficile illavoro di RAWA.Infine mi piacerebbe parlare di unodegli aspetti dell’Islam che definirei‘evidente’: la hejab. Con questa parolaaraba mi riferisco al velo, ritenuto

spesso una costrizione religiosa. Leattiviste di RAWA rifiutano di portareil velo in segno di protesta.Opponendosi al regimefondamentalista, esse non voglionopermettere a “bande di rapitori,assassini e traditori” di stabilire cosaesse debbano o non debbanoindossare. Infatti, nel Corano, non èspecificato l’obbligo di portare lahejab, che viene quindi ritenuta unascelta più culturale che religiosa.Lo scopo principale di questo articolonon è di far conoscere RAWA perquello che è, sebbene ovviamente miinteressasse anche questo aspetto. Inrealtà, come ho già detto, la miaintenzione era sottolineare che ledonne coraggiose e rivoluzionarie cisono state, ci sono tuttora e spero cisaranno sempre. Esse esistono anchedove si crede che la condizionefemminile sia di totale sottomissione,dove purtroppo devono agire insegreto.Ipse quod dicit

di Angelo MeiSalve a tutti, nuovi lettori e non,ho voluto aprire questa nuova rubrica perché, forse con un po’ di tracotanza,ho deciso di scegliere per ogni numero una o più citazioni, frasi o pensieri diartisti e scrittori- anche autobiografici-, per poi commentarle e –chissà-trovarci una morale, una “lezione di vita quotidiana”. Insomma, cercare dispiegare quelle frasi strane che ogni tanto spuntano fuori, nelle canzoni comenelle poesie, e dar loro un’interpretazione personale! E, se la cosa saràapprezzata da voi lettori, potreste, per esempio, commentare voi le frasi, omandarmi qualche vostra massima per il numero dopo.( “Tutti dovrebberoscrivere, certi pensieri non andrebbero lasciati scappare”, giusto per entrarein tema)“Il Passato non è passato, è vivo, nel nostro Presente”Questa semplice frase ci fa capire come il passato non si esaurisca quandodiventa ricordo, poiché la sua ombra rimane influente ed essenziale nelpresente, non solo poiché è grazie ad esso che è possibile definire ciò chesiamo, ma anche perché il tempo che viviamo, che in questo momento stapassando, è ricco di tracce di ciò che eravamo. Mi spiego meglio: il nostrooggi è pieno di ricordi e oggetti del passato; entrando in contatto con essi,che siano foto, canzoni, opere d’arte o semplici vestiti di un parente, la nostramente non potrà che ricordare tutto ciò, l’influenza della storia di questopassato finirà quindi inevitabilmente per suggestionare le nostre decisioni.Ma, il lato più positivo di tutto questo è che, quando è possibile avere traccedi tempi andati, sarà facile rendersi conto di non essere soli, sentiremo piùvicina la presenza dei nostri affetti più cari, e, considerando che il sentimentodella solitudine è uno dei più universali, è sempre bene avere una traccia pernon rischiare di perdersi troppo.

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Fuga di cervellidi Alex Valente

Sono seduto nella sala partenzedell'aeroporto Galilei di Pisa. Ormai negliultimi tre-quattro anni l'ho vista più voltedella stazione di Prato. Tiro fuori il mio'stupid phone', un vecchio Nokia asuonerie polifoniche, compagno di viaggiuniversitari, e lo spengo; cambio la SIM,metto quella della Orange, e sono prontoa tornare nel me britannico. Stessoscenario, stessa cerimonia, stesso viaggio.Stessa persona? Non saprei. Dopo treanni lontano dall'Italia, da Prato, dalCopernico, non sono sicuro di esserecambiato così tanto. Eppure.. Sonolaureato, vivo in Inghilterra, ho tradottoUngaretti, ho pubblicato poesie, hoconosciuto personalità internazionali, stoseguendo un Master. Non sono cose dapoco, no? Fisicamente, è ovvio, te lofanno notare tutti. Di solito è per icapelli, più corti di quando sono partiti;magari c'è l'orecchino, i tatuaggi e ilsempre presente 'ma sei dimagrito?'. C'èil piacere di tornare ed essere un po'diversi, senza che nessuno lo sappia.Effetto aumentato dal fatto di essereuno degli irremovibili che si ostinano anon usare alcun tipo di social network,quindi raggiungibili solo via e-mail, postae telefono. E lì al massimo cambia il tonodi voce, lo stile di scrittura.

Ma io, come persona, come Alex, sono

cambiato?Partendo dal Copernico, mi ero giàformato alcune opinioni, su certiandamenti all'interno della scuola e delmondo dell'istruzione in generale. Ancheperché, il mio obiettivo è sempre quellodi tornare a insegnare, di aiutare aformare le generazioni dopo la mia.Sapere, quindi, che cosa stia succedendoin Italia, a livello educativo e scolastico,diventa se non necessario, utile. E leopinioni non sono cambiate; continuo adessere deluso, sconfortato e frustrato daun sistema che non sta al passo con ibisogni 'dell'utenza'. Agli studenti chi cipensa? Agli insegnanti? Al personalescolastico di amministrazione e ATAF?'Ma cosa torni a fare? Stai all'estero che èmeglio!' è una delle frasi che sembraessere diventato il ritornello di unalunghissima ballata sul crollo della scuolaitaliana. Vi rispondo così: è vero,all'estero, in quanto a educazioneuniversitaria si sta meglio, c'è piùorganizzazione, meno burocrazia, menobaronie, più apertura mentale, più spazioper la ricerca e (anche se ancora perpoco) più fondi. C'è il modo di laurearsi intre anni, di farsi pubblicare saggi einterventi su riviste nazionali einternazionali, di fare esperienzelavorative in vari settori, di andareancora più all'estero per un paio di mesi,di scrivere per dovere e per piacere, dipartecipare a conferenze, convention efiere, il tutto incluso nelle retteuniversitarie. Quindi perché tornare?Perché in Italia tutto questo non èpossibile. Perché il sistema educativo habisogno di essere scosso, rinnovato.Perché sono tuttora convinto che ilmetodo delle superiori italiane sia unodei migliori in Europa. Perché sono stufodi sentire le stesse lamentele, ogni voltache torno. Perché voglio che tuttocambi, in meglio. E voglio essernepartecipe, di questo cambiamento, nonuno spettatore passivo. A chi ci dice diandare all'estero a studiare, diamoragione. E' un'esperienza formativa, alivello personale e professionale. E'liberatorio, ci rende capaci di valutarecome condurre la propria vita

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indipendente, anche se solo per unbreve periodo. A chi ci dice di rimanereall'estero, spieghiamo il motivo delperché non vogliamo, e non possiamo,farlo. Non possiamo andarcene perchénon vogliamo arrenderci, perché nonvogliamo lasciar vincere il lassismo deimenefreghisti, dei delusi e dei disillusi.Non possiamo rimanerci, perché nongliela vogliamo dare vinta.

Sono all'aeroporto Galilei di Pisa, sto persalire sull'aereo per Londra. Ma non è perfuggire.Sto andando a procurarmi i mezzi pertornare e poter portare quelcambiamento. Sto partendo per studiareall'estero, per finire il Master, e forse ildottorato dopo di quello. Sto partendoSto partendo, ma poi torno.

Nel mezzo del cammin della V liceodi Chiara Cipriani

Non credo di poter definire con il nome “rubrica” quello che farò quest’anno. Diciamoche è più un diario, una raccolta di memorie per l’ultimo (speriamo!) anno di liceo, perquelli che sono nella mia stessa situazione affinchè possano fare confronti, per quelliche ci arriveranno per capire un po’ come sarà e per quelli che ci sono già passati perricordare come erano.Ne abbiamo sentito parlare tanto di questa V: ci hanno fatto sopra film, ci hanno scrittocanzoni, ci hanno raccontato storie divertenti… ma io voglio scrivere in diretta. Nonparlerò solo di me: racconterò dei miei compagni di classe, delle preoccupazioni e delleinterrogazioni che ci affliggono; parlerò di scherzi, avventure e di figuracce fatte con iprofessori; parlerò di professori. Parlerò della V liceo scientifico a cuore aperto. Senzacensure. “Questo ultimo primo giorno di scuola”E chi lo avrebbe mai detto! C’è stato chi aveva scommesso che non ce l’avrei mai fatta einvece anche io ci sono arrivata e come me tanti altri stanno per affrontare quest’anno.E’ strano dire che questo sarà il mio ultimo “primo giorno” , sembra ieri che sonoentrata in prima… ero come voi, eravamo come voi: nuovi copernicani che nonsapevano cosa aspettarsi , che non sapevano se quella fosse stata la scelta giusta, cheerano semplicemente seduti tra i banchi ad aspettare non si sa bene cosa. Poi siamoentrati nel circolo… via via intere classi se ne sono andate e altre nuove hanno occupatole loro aule, fino ad arrivare ad oggi che tocca a noi fare le ultime fatiche per poiabbandonare definitivamente questi corridoi.Solitamente il primo giorno è… tranquillo: si scherza, si ride, ci si racconta le cose che sisono fatte durante le vacanze e solitamente anche i professori stanno al gioco. Ecco,non so come sia andata a voi ma per noi è stato un po’ come un mercoledì di metàanno scolastico : vita, opere e due sonetti di Ugo Foscolo (tre pagine di appunti); vita,opere di Lucrezio e il proemio del “De rerum Natura” (due pagine di appunti più una perla traduzione del proemio); spiegazione del programma di quinta di astronomia egeologia (questa volta appunti non ne ho presi!) e per completare l’opera spiegazionesull’Unità d’Italia e sugli avvenimenti successivi al 1861 (due pagine di appunti). Con untotale di otto pagine di appunti questo giorno ha superato di gran lunga qualsiasi altroprimo giorno di questi cinque anni.Ma la cosa più strana è stata quella di sentir nominare l’esame solo dopo dieci minuti dalsuono della campanella e poi dopo un’ora e ancora una volta dopo un’ora e mezza.“Dovete cominciare a quello che vi piacerebbe per argomento della tesina…”, “E’importante che non rimaniate indietro…”, “Il vostro primo pensiero deve essereprepararvi al meglio al fine di ottenere dei buoni risultati all’esame…”Va bene. Vi ascolto. Ma la mia mente non riesce a seguirvi. Ho ancora l’odore dell’estatesulla pelle e sandali estivi ai piedi.Colonna sonora: “Rospo” dei Quintorigo. Per darsi la carica.

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toc toc, bussa il destinodi Federica Bonucci

Secondo un noto articolo di giornale,una coppia, sopravvissuta al disastrodelle torri gemelle l’11 Settembre diquel tragico 2001, è deceduta pocotempo dopo in un incidente stradale.La loro macchina correva, folle, versouna meta non precisa. Che c’è?Scappavano da un destino crudeleche andava più veloce di loro forse?Destino. “Con destino o fatotradizionalmente ci si riferisceall'insieme di tutti gli eventi inevitabiliche accadono in una linea temporalesoggetta alla necessità.” Questa è ladefinizione che wikipedia mi dà suldestino. Io sono una di quelle personeorribili che lo usa per convenienza,una di quelle persone che è brava eche se sbaglia è a causa di unapotenza superiore. Che poi io aldestino nemmeno ci credo, pensosolo che sia una di quelle bufale che siinventano per proteggerel’inettitudine umana. Sono le personeche prendono il treno la mattina adessere in ritardo, non il destino. Ilresto? Coincidenze su coincidenze tidico. Forse è questo il nostroproblema, ci facciamo condizionare lavita da coincidenze, da strani pensierisu un burattinaio che ci manovra.Come quella puntata dei Pokemondove c’era Kadabra che trasformavaBrock e Misty in burattini. Che c’è? Igreci erano già più avanti di noi acredere in un destino che non mettela firma alle sue opere? Sia nellaletteratura che nel teatro, il destinoaveva una parte fondamentale. Forsetutti credono di vivere in uncortometraggio?Credo di avere una penna, un fogliobianco e abbastanza parole perscrivere la mia vita. Una vita piena dighirigori e scritte colorate a marginepagina, certo, ma pur sempre la miavita. E se esiste questo destino, bè,vuol dire che sto sbagliando tutto.Dio e il destino sono la stessa cosa,forse. O almeno così sembra dato cheil destino è immutabile,incorrompibile e tante altre cose. Bè,allora io dovrei essere atea, credo.

Magari, invece, il destino è una speciedi religione a sé. Non lo vedi, non losenti, lo percepisci e basta. A parermio se vuoi avere un destino ci devicredere, solo così puoi farticondizionare la vita. Tu puoiraccontarti una bugia fino a farladiventare reale, ma ciò non significache è tale.È un po’ come essere costantementefissati da un occhio di fuoco, e non èche sto citando il Signore degli Anelli,sia chiaro. Come essere messi sotto laluce della pila della polizia in pienanotte perché ti ha beccato ubriaco.Una vera e propria libertà in manette.Questo è essere succubi del destino.Ed io non sono succube a nessuno, senon alla professoressa di storiadell’arte.Ma, se proprio ci dobbiamo metteredi mezzo i film, allora la mia vita ètutta un copione? E se è così, chi è losceneggiatore così bravo? Bisognapensare anche che nel migliore deifilm ci sono le scene tagliate, no?Forse, però, il destino non è tuttoquesto schifo che m’immagino. Allevolte ti conviene, ti risparmia chissàquante notti insonni. È come l’ultimaspiaggia, ti fai una ragione su ciò cheaccade intorno a te.È una scusa, però, non la causa. Non èche se cadi una volta ti rassegnisubito. Forza, scettici, ora provate adinfilarci una frase in stile ‘è destino’!Il solito destino scritto in quelle stellelontane, calde e bugiarde. Le stessestelle che mi baciano perché sonoAriete in Europa e mi snobbanoperché lo sono in Africa. Non siamotutti sotto lo stesso cielo? Un cielogrigio, azzurro o nero ma ècomunque quello, credo. E se ancheesiste, io non lo voglio conoscere. Seè pieno di immagini, non vogliovederle.Se è tutto scritto non lo voglioleggere, non voglio sapere la trama.Come dici, scusa? Sh, sta zitto, staiper rovinarmi la più bella storia dellamia vita.

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in fashion we trust!a cura di Angela Manzione

Back to SchoolCiao! Prima di iniziare volevo presentarmi: mi chiamo Angela e frequento la5° Es. Ho creato questa rubrica di moda non solo per parlare delle ultimetendenze, ma per raccontarne un po' la storia, spesso collegata ad eventio culture passate, che molte volte rimangono sconosciuti. Se avete qualcherichiesta particolare potete sempre cercarmi a scuola ;)OK, la scuola è iniziata e anche se l'autunno non si fa sentire (almeno perora) tutti siamo tornati alla nostra routine quotidiana. Con le giornate chesi accorciano e i compiti che aumentano spesso arriva anche un po' ditristezza, ma su! non disperate! Questa potrebbe essere l'occasione buonaper fare un po' di shopping autunnale a rispolverare maglioncini egonnelle stile college, ultimamente tornati di moda, complici alcunitelefilm americani e serie tv, tra le quali Gossip Girl.Proprio di questa tendenza vi parlerò questo mese. Siamo negli States aitempi di Regan, nei lontani anni '80, quando Lisa Birnbach scrisse, benpresto best seller, “The Official Preppy Handbook”, la guida per il perfettoprep boy, descrivendo dettagliatamente la vita, le abitudini e i costumi diquesta nuova classe sociale, formata da ragazzi di buona famiglia, di cetosociale medio-alto. Il termine deriva dalla parola inglese preparatory,utilizzata per definire le scuole inferiori di preparazione al college: questamoda prende infatti spunto da tali divise, utilizzando colori come il biancoe il blu, spesso combinati al verde o al rosso. I capi maggiormente usatisono giacche e blazer, camicie, polo, maglioncini ed ovviamente gonnecorte a pieghe e calzettoni. Sebbene oggi e i tempi e le usanze si direbberocambiati, questo stile sembra permanere: la stessa scrittrice infatti nel 2010ha pubblicato un nuovo libro: “True Prep, It’s a whole new world”, adimostrazione del fatto che questo piccolo mondo esisteva ancora, piùvivo che mai. Attualmente le griffe che rappresentano meglio questo stilesono Lacoste, Ralph Lauren e Fred Perry, anche se consideriamo lo stilistaamericano TommyHilfiger colui che hariportato in vita questostile, modernizzandolo erivalutandolo,mantenendo peròinalterata la sua linea dibase; è proprio grazie alui se ognuno può oggi,anche solo sognando,rivivere quel magicomondo fatto dicheerleader, quarterbacked esperimenti scolastici.

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pratica guida al cinema (trash e non) che non si puònon conosceredi Simone Fabbrizzi, Mattia Ghironi, Francesco Leone, Matteo Sabato

IL PRESCELTO (The Wicker Man, 2006), con Nicolas Cage e altri attori francamenteinutili, regia di Neil LaBute.“Il tutto non è uguale alla somma delle sue parti” (Jim Morrison)Così vorremmo iniziare a parlare del remake del celebre, ma non troppo, filmhorror del 1973 dal titolo omonimo. Le premesse per fare un lungometraggioquantomeno decente c’erano tutte: un famoso attore hollywoodiano persosi unpo’ per strada, un regista quasi discreto, un compositore d’eccellenza (AngeloBadalamenti, quello di Twin Peaks, per dirne una) e una trama abbastanza solida.Cosa, secondo voi, sarebbe mai potuto venirne fuori?“Una cagata pazzesca” (Oscar Wilde)Edward Malus è un poliziotto californiano, di quelli cazzuti da telefilm anni ’80,che un bel giorno ha la sfortuna di imbattersi in una comunità matriarcale ametà tra l’animismo più inquietante e il quaccherismo. La storia si evolve traallucinazioni del protagonista e paesaggi arcadici, in un turbinio di scenenonsense che non fanno altro che appesantire all’inverosimile la trama, fino alclassico colpo di scena messo lì un po’ così, a casaccio. Sebbene l’aspetto “horror”lasci molto a desiderare, c’è da dire che alcune scene ed inquadrature, conditeda effetti speciali discreti, non sono malaccio, anche se trapela la poca“esperienza” del regista. Di buona fattura è però l’unica scena realmentemacabra dell’intero film, nella quale compare un cadavere sfigurato chequantomeno ha restituito un po’ di tensione ad un film fino ad allora spento enoioso.“OMMIODDIO, UN ORSO!” (Ranger Smith)Insomma, un film che lascia il tempo che trova nonostante un paio di sceneesilaranti (consigliamo caldamente di cercare su Youtube il video intitolato“Nicolas Cage Punches A Woman Whilst Wearing A Bear Suit”). Se avete tempo daperdere, sprecatelo facendo altro, non ci riterremo responsabili di eventualiproblemi e/o alterazioni psicofisiche dovuti alla visione di tale pellicola.(Visto che vogliamo fare le persone serie, abbiamo introdotto un sistema divalutazione, suddiviso in due unità di misura. Se il film da noi recensito si riveleràtrash, sarà valutato secondo una scala da 1 a 5 Rambo Turchi; se invece esso avràun qualche senso logico come tutti i film normali, sarà valutato secondo unascala da 1 a 5 Dottor Stranamore)VOTO:

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consigli fumettisticidi Stefano Ciapini

Se ci sono dei fumetti di cui posso permettermi di parlare con occhio critico, sonoquelli Disney, per questo, in questo numero, vi racconterò di una testata fumettisticache ha un forte legame con il liceo Copernico, con noi.Il titolo di questa testata è "Tesori Disney", un trimestrale che, come dicevo, in qualchemodo ci riguarda. Si, perché i redazionali di questi volumi vengono scritti da unprofessore d'inglese della nostra scuola, Alberto Becattini, occupandosi delle più grandi"saghe" a fumetti Disney. Si tratta di una storia a fumetti per ogni volume, o di piùstorie, che furono pubblicate anni fa su Topolino a puntate, e che a distanza di antaanni vengono riproposti in versione integrale, in preziosi volumi cartonati con tanto diredazionali e curiosità.Tutte queste storie sono realizzate sempre da autori veterani, grandissimi, moltideceduti ed entrati nella leggenda del grande fumetto italiano e mondiale non soltantoDisneyano.Di seguito riporto le uscite precedenti a quella che possiamo trovare nelle edicoletutt'ora:1. Paperino nel fantastico mondo di Reginella - Rodolfo Cimino, GiorgioCavazzano, AntoniBancells Pujadas2. Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi - Guido Martina, Romano Scarpa,G. Battista Carpi3. I grandi navigatori - Guido Martina, Romano Scarpa/Martina, Carpi4. La saga di Messer Papero e di Ser Paperone - Guido Martina, Giovan BattistaCarpi5. Paperino il Paladino - Carlo Chendi, Luciano Bottaro6. Le prime leggendarie imprese di Topolino Kid - Guido Martina, Romano Scarpa,Massimo De Vita7. Paperino contro Saturno - Carlo Chendi, Luciano Bottaro8. Il segreto del Totem decapitato - Martina, Carpi, Scala,Cavazzano, De Vita9. Alla ricerca della Pietra Zodiacale - Bruno Sarda, Massimo De Vita,Franco Valussi10. Dragon Lords - Byron Erickson, GiorgioCavazzano11. Topolino & Atomino (parte 1) - Romano Scarpa, Rodolfo Cimino12. Topolino & Atomino (parte 2) - Scarpa, Cimino, Cavazzano,Bencivenni, Asteriti, Boschi, Perina, Figus, DottaRiguardo questa testata posso dire che certo, cometutte, ha i suoi errori, ma è una di quelle che più siavvicini alla perfezione, che riproduce in modoquasi del tutto perfetto le versioni originali dellestorie, con un apparato critico, curato da Becattini eBoschi, meticoloso e completo. I guai ci sono manon si notano molto: piccole "sbavature" in corsod'opera che comunque non mettono in dubbiol'altissima qualità della testata.Il prezzo è di 9.90€, costo un po' alto ma giustificatodall'elevato numero di pagine, che comunque variadi numero in numero, arrivando anche a più di 400pagine per volume, e dal fatto che venga utilizzatacarta di ottima qualità, e che le introduzioni allestorie siano ben realizzate.

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Nell'immaginario collettivo, se si parla di fumetti Disney si intende ilgiornaletto che esce il mercoledì (chi non ha letto, almeno una volta,Topolino?), ma se si considera solo quest'ultimo si ha una cattivaconcezione di quello che è il fumetto disneyano, con storie molte volteinfantili e di bassa qualità. Fumetti come Tesori hanno invece la potenzialitàdi far riscoprire al grande pubblico il vero fumetto Disney, che ricordagrandi sceneggiatori e disegnatori fra i più grandi al mondo, che creavanostorie con divertenti e coinvolgenti intrecci.Lettura consigliatissima, spero che vi piaccia come piace a me ed ai tanti"seguaci" di questa e altre collane da edicola Disney. Alla Prossima!

tratto da una storia merale vignette di Andrea Capecchi

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sudoku

annunci del meseAAA cercasi urgentemente:-valido sostituto del ormai passato a "miglior vita", che scriva espedisca via mail versi anche in maniera anonima. si garantiràla massima discrezione.-giornalista sportivo che scriva di Calcio eccetera...se trattasseanche di altri sport non sarebbe male!manda una mail con l'articolo all'indirizzo sel direttore o di chiti pare entro la metà di ottobre e sei dei nostri!NB=le biciclette si possono parcheggiare nella rastrellieradentro il cancello della scuola dalla parte della ex-FIL. Si entra esi esce dal cancello del Bar e se lo trovate chiuso basta suonareil campanello al cancello. se mettete le bici in luoghi nascosti onon sicuri...al posto della vostra ne troverete sicuramente altredue o tre quando uscite!questa bacheca è aperta a tutti!

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sintomiè iniziato un nuovo anno scolastico. Salutiamo gli studenti "passati oltre" e i nuovi arrivati,sperando diventino al più presto parte della redazione.ecco gli indirizzi e­mail di tutti coloro che hanno contribuito al primo numero di quest'anno, nelcaso vogliate consigliarci, criticarcii, offenderci o esprimere apprezzamento per il nostroimpegno. Ricordo che per scrivere sul giornalino è sufficiente mandare una mail al direttore oa uno dei giornalisti. Noi della redazione ci auguriamo che continuiate a seguirci, arriveremopresto con il numero di Ottobre, con, si spera, tante novità!Direttore:Silvia Squarciotta V Cl [email protected]:Chiara Cipriani VDs [email protected] contribuito:Francesco Barna V Fs [email protected] Fazio V Fs [email protected] Fabbrizzi V Fs [email protected] Ghironi V Fs [email protected] Sabato IV Es [email protected] Leone V Fs [email protected] Ranucci III Fs [email protected] Mei III Es [email protected] Manzione V Es [email protected] Capecchi IV Gs [email protected] Ciapini II Es [email protected] Bonucci II Es [email protected] Valente (ex copernicano) [email protected]