"Sì alla lupara, no al cous cous"
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Antonello Mangano
Sì alla lupara, no al cous cous Mentre la Lega vietava il kebab, la
‘ndrangheta si mangiava la Padania
terrelibere.org
Ottobre 2011
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Sommario Introduzione
Aria di neve
Si mangia solo padano
La guerra emiliana degli odori
La persecuzione nel bresciano
Mezzi pubblici da Alabama
Il numero verde contro gli immigrati
Il bonus bebé
Vittima al mattino, carnefice la sera
Un angolo di Dakar a Varese
I funghi di Maroni e la tutela istituzionale
Zingaropoli
Sì alla lippa, no al cricket
“Multate San Francesco” e la guerra alle panchine
Dio, stadio e ordinanze
Profughi. Spreco al Sud, paesi in rivolta al Nord
Settime d’Asti, effetto Lampedusa
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Pavia. L’invasione dei 15 tunisini
Catania. Freddo verso Sud
La conquista mafiosa del Nord
Hinterland
Il crimine al “Falcone e Borsellino”
Il padrone a casa vostra
Vietato camminare a piedi nudi, ma non incontrare i boss
Piemonte, tenacemente radicati
Lumezzane, la San Luca del Nord
Conclusioni. Un paese unito
La ‘ndrangheta struttura unitaria
Lettere da Nord a Sud
Bibliografia
Interviste
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I viaggiatori non mentono mai, sebbene chi non si muove da casa sua li reputi mentitori.
Shakespeare, La tempesta
Cerco le qualità che non valgono in questa oscura età di mezzo.
CCCP
A calura è sempri megghiu ‘ra muddura. Proverbio siciliano
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Introduzione
Sembra una brutta favola da raccontare ai nipoti. “Nonno, ma davvero in quegli anni, mentre i mafiosi conquistavano il Nord, i politici vietavano di sedersi sulle panchine?”
Negli ultimi anni, in Italia si è verificato un fenomeno unico. Una forza politica di governo ha avviato una durissima campagna, spesso simile alle persecuzioni di stampo nazista, contro aspetti secondari del comportamento degli immigrati. Atti di scarso rilievo penale e di limitatissima pericolosità sociale (irregolarità nei documenti, vendita ambulante, mendicità) accanto ad azioni perfettamente lecite (vendita di cibo etnico, gioco del cricket, persino assembramenti). I regolamenti per l’uso delle panchine non sono neppure catalogabili, se non nel grottesco della politica leghista. Così come le azioni discriminatorie come i bonus bebé solo per gli italiani, concepiti come incentivo alla fertilità nazionale; oppure le cacce al clandestino; gli autobus con le grate per rinchiudere migranti senza biglietto o documenti; gli sportelli concepiti per le delazioni anonime.
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In perfetta contemporaneità, lo stesso partito politico ha tollerato, nel migliore dei casi, collaborato, negli altri, alla colonizzazione del Nord da parte della maggiori organizzazioni criminali, a cominciare dalla ‘ndrangheta.
Come definire il comportamento della Lega? Complicità? Sottovalutazione? Parafrasando il loro più celebre slogan, potremmo dire: “No al cous cous, sì alla lupara”. I due fenomeni sono stati finora descritti separatamente.
Raccontarli uno accanto all’altro può essere molto utile. Non tanto per i leghisti, che non possono fare a meno dell’aggressione nei confronti di un nemico debole e dell’alleanza con i poteri forti. Quanto per gli imitatori della Lega.
A loro ci rivolgiamo. A chi pensa che “non hanno tutti i torti”. A quelli che usano il condizionale a proposito di Bossi e colleghi. O che hanno la necessità di aggiungere un però alla generica condanna del loro comportamento.
E anche per chiedere scusa alle migliaia di lavoratori stranieri che hanno salvato l’Italia dalla crisi, col loro lavoro quotidiano e silenzioso,
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sopportando tutto questo con la dignità che gli “indigeni” non conosceranno mai1.
1 Nel settembre 2011 è stato presentato al Festival di Venezia il film
“Cose dell’altro mondo”. Diego Abatantuono interpreta un imprenditore veneto che usa la manodopera straniera ma chiede che gli immigrati spariscano. Accontentato, scopre – insieme a tutti i suoi concittadini – che ne ha un disperato bisogno. Il film è un segnale importante di una consapevolezza che inizia a crescere.
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Aria di neve
Apparentemente è una battaglia contro i migranti, una lotta per l’identità locale e contro il nemico esterno. Ma alcune ordinanze leghiste colpiscono tutti i viaggiatori, persino i turisti. La proibizione di mangiare in strada, di sedersi sulle panchine (in particolare nelle piazze delle stazioni ferroviarie) e lo sguardo diffidente nei confronti del forestiero ci riportano a epoche oscure, quando le città erano chiuse da mura e porticati. E qualunque straniero era concepito come una minaccia.
Identità, comunità e territorio sono valori tradizionali dell’estrema destra. Negli ultimi anni sono stati pericolosamente recepiti anche da altri settori politici. La Lega li ha fatti propri, puntellando la propria fragile ideologia. L’idea per cui la comunità è ipso facto sana e che vada comunque difesa dai nemici esterni è falsa, anche perché le città “padane” non sono affatto isolate, ma devono la loro ricchezza agli scambi con il mondo, tra cui Est Europa e l’Africa2. Rispetto alla conquista mafiosa,
2 L’interscambio tra imprese del Veneto e Romania risale a molti
anni fa. Le principali imprese di costruzioni italiane, da CMC a
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banalmente definita “infiltrazione”, il Nord ha dimostrato complicità, comportamenti omertosi, fatalismo e rassegnazione. Tutti aspetti che solitamente si associano al Meridione. Ma poi davvero si può parlare di un’identità settentrionale? L’emigrazione dal Sud e i matrimoni misti hanno cancellato da tempo ogni “purezza”. I richiami al mondo celtico e a una religione che non è mai esistita hanno suscitato ilarità in tutto il mondo. La “Padania” è al massimo un agglomerato di interessi economici basati sull’egoismo, più che un’identità nazionale.
Detto questo, rimane tanto freddo. Restano i fotogrammi di questo universo da incubo, le frasi urlate nel delirio di un comizio, gli sguardi duri e gli occhi gelidi delle brave signore che tornano a casa lungo i porticati silenziosi, la cattiveria che si nutre del luogo comune, la crudeltà che fa a meno del pensiero, i giardinetti perfetti e le stradine pulite e avvolte nella nebbia, la faciloneria con cui si liquidano migrazioni epocali con un gesto alcolico nel bar del paese. E il richiamo a periodi oscuri della Storia che vorremmo dimenticare.
Impregilo, si sono arricchite lavorando in Africa. Diverse centinaia di imprese del Nord lavorano in Libia e Tunisia.
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Da sempre alla Lega si associano dei però, molte giustificazioni, infiniti distinguo. Perché è immaginato come un movimento in perenne crescita, profondamente radicato. Oppure perché è diventato un potere reale, inserito nei ministeri, nei piccoli comuni e negli enti di sottogoverno a Roma come nei paesini del bergamasco. E gli italiani non amano scontrarsi con i blocchi di potere.
La Lega deve sparire. Senza ma. Ai figli e ai nipoti racconteremo che è stata una follia collettiva. Ma che a un certo punto l’incubo è finito e ci siamo risvegliati.
Si mangia solo padano
Al pettirosso non si può sparare. Non per bontà o spirito animalista, ma più banalmente perché i proiettili non lascerebbero nulla. Lo sparo lo spappolerebbe. Allora bisogna tendergli una trappola e catturarlo per le zampine. “Pulire gli uccellini con molta cura”, spiega una ricetta. “Quindi spuntare il becco e le estremità, spiumarli alla fiamma per togliere qualsiasi residuo, pulirli all'interno”. Eccoli pronti per essere sgranocchiati. E’ il più celebre piatto bresciano: polenta e osei. Uno di quelli che la Lega vuole difendere, “orgogliosi delle nostre tradizioni”.