SanAmbiente · alla quale dal 1987 è stata aggiunta ... è tipicamente tardo primaverile...

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Il controllo dei corpi idrici interni è attivo in Emilia-Romagna attraverso l'ausilio di due reti di monitoraggio, una per le acque superficiali e l'altra per quelle sotterranee, già da prima dell'entrata in vigore del D.Lgs. 152/99. La Regione, infatti, con il concorso delle rispettive province, istituì già nel 1984 una rete di primo grado relativa alle acque superficiali per il controllo quali-quantitativo dei principali corsi d'acqua del territorio che raggiunse ben 241 punti di cam- pionamento ed ancora prima, nel 1976, una rete delle acque sotterra- nee per il controllo dei livelli piezome- trici e della conducibilità elettrica spe- cifica delle falde emiliano-romagnole alla quale dal 1987 è stata aggiunta anche la determinazione delle carat- teristiche qualitative delle acque. Allo stato attuale, in adeguamento al D.Lgs. n°152/99 Arpa gestisce quat- tro reti di monitoraggio strutturate e concordate opportunamente da Regione, Province, Arpa Regione Emilia-Romagna e singole Sezioni Provinciali. Queste reti prevedono il monitoraggio di acque sotterranee, acque superficiali, acque destinate alla potabilizzazione e acque desti- nate alla vita dei pesci. A tal proposi- to esiste, una gerarchia, nella quale ad una rete di primo grado, la cui gri- glia di punti è ritenuta sufficiente a livello regionale per dare un quadro quali-quantitativo della realtà esi- stente, è possibile affiancarne una di secondo grado, individuata e con- cordata opportunamente dalle Province di concerto con le singole Sezioni provinciali di Arpa, che è di stretta pertinenza provinciale. In questo quadro, è evidente, perciò, come l'individuazione di punti aggiunt ivi, sia subordinata allo studio di particolari condizioni per lo più locali o all'intenzione dell'amministra- zione provinciale di verificare approfonditamente la qualità ambien- tale di uno o più corsi d'acqua non- ché specifiche situazioni di inquina- mento in atto. A tal proposito le quat- tro reti di monitoraggio attive nel terri- torio provinciale riminese sono nume- ricamente così strutturate: 1) rete di primo grado acque sotter- ranee: 26 punti dislocati per la mag- gior parte in corrispondenza delle falde del Marecchia; 2) rete di primo grado acque superfi- ciali: 18 punti suddivisi fra gli otto corsi d'acqua della provincia; 3) rete di primo grado acque desti- nate alla potabilizzazione: 1 punto in corrispondenza dell'invaso del Conca; 4) rete di primo grado per le acque destinate alla vita dei pesci: 2 punti, di cui uno sul Conca e uno sul Marecchia coincidenti con due punti della rete di primo grado acque superficiali; A riguardo delle reti di secondo grado, invece, attualmente in Provincia è presente solo quella relativa alla acque superficiali che comprende 8 punti aggiuntivi di campionamento dislocati come segue: 2 punti sull'Ausa, 1 sul Conca, 1 sul Marano, 1 sul Marecchia, 1 sull'Uso, 1 sul Ventena e 1 sul Tavollo. Con il 2004, infatti, si conclude con l'Ausa l'indagine conoscitiva approfondita sulle con- dizioni degli otto corsi d'acqua pro- vinciali voluta dalla Provincia ed attuata attraverso una focalizzazione dei punti della rete di secondo grado su uno o due corsi d'acqua all'anno a rotazione, che permetterà, con la fine del 2004, la conclusione del ciclo di studio approfondito sulla rete delle acque superficiali. Il territorio provinciale riminese è solcato pres- soché uniformemente da otto fiumi e torrenti. Fra questi, ben sette hanno natura torrentizia (Uso, Ausa, Marano, Melo, Conca, Ventena e Tavollo); solo il Marecchia per caratteristiche di portata e di regime delle acque può essere definito fiume. L'estensione del bacino idrogra- fico che lo caratterizza, fra l'altro, lo fa rientrare anche fra quelli che la normativa nazionale (D.Lgs. 152/99 e successive modifiche) defini- sce corsi d'acqua significativi. Sulla base delle indicazioni e degli obiettivi di qualità ambientale e di qualità per specifica destinazione posti dalla legge, la Regione Emilia-Romagna, di concerto con le Province e Arpa E.R. nonché le singole Sezioni Provinciali quali organi tecnici ai quali compete per legge l'attività di controllo, ha individuato, in attuazione di quanto richiesto nella normativa nazionale, una griglia di reti di monitoraggio. Obiettivi di tali reti sono essen- zialmente la quantificazione degli elementi di pressione antropica a cui si aggiungono misure di portata e di qualità chimico-fisica, microbio- logica e biologica. Per quanto riguarda, nello specifico, la rete di monitoraggio relativa ai corsi d'acqua, a seguito di una sempre più acquisita visione ecosistemica delle problema- tiche legate all'ambiente, la normativa vigente prevede un campionamento mensile quali- quantitativo di natura chimica della frazione acquosa, al quale se ne aggiunge uno stagio- nale relativo al biota (attraverso la determinazio- ne dell'Indice Biotico Esteso I.B.E.) per la valu- tazione dello stato ecologico; test addizionali di bioaccumulo o di analisi dei sedimenti sono previsti solo qualora ritenuti necessari. I fenomeni acustici (suono e rumore) sono delle per- turbazioni che nascono dalle vibrazioni di un corpo (sorgente sonora) e sono in grado di sollecitare l'ap- parato uditivo umano. Essi si propagano con carat- tere oscillatorio ed una certa frequenza all'interno di un mezzo con proprietà elastiche (gas, liquido, soli- do). Fisicamente vengono definiti suoni i segnali composti da un certo numero di frequenze fisse e ben definite, mentre vengono definiti rumori quei fenomeni causali costituiti da un numero indefinito di componenti, ognuno delle quali presenta caratteristi- che di ampiezza e fase puramente aleatoria. L'unità di misura utilizzata è il decibel (dB); tale unità, di tipo logaritmico, vuole esprimere una grandezza oggetti- va (es. intensità sonora) unitamente ad una grandez- za soggettiva legata ai meccanismi fisiologici dell'uo- mo. Per il controllo del rumore, si fa riferimento a 2 tipi di inquinamento acustico: l'inquinamento da rumore all'interno de luoghi di lavoro (di competenza dell'Ausl) e l'inquinamento diffuso di competenza dell'Arpa. La Legge quadro per il controllo dell'inqui- namento acustico diffuso è la n°447/95 integrata da altre norme Nazionali e Regionali. Queste norme, oltre a dare la definizione precisa di "inquinamento acustico" e fornire i relativi valori limite, riportano una serie di prescrizioni per gli Enti Locali relativamente alla classificazione del territorio comunale in zone acustiche; per il coordinamento degli strumenti urba- nistici con la classificazione acustica; per l'adozione di piani di risanamento, ecc.. Esse, infine, stabilisco- no le modalità per l'effettuazione dei rilevamenti fono- metrici a seguito di segnalazione da parte dei sog- getti disturbati. Questi interventi sono puntualmente svolti dai tecnici dell' Arpa di Rimini soprattutto nel periodo estivo a causa dell'incremento delle emissio- ni sonore legate alla stagione turistica. Acqua In Sanità Pubblica è opinione ormai diffusa quella secondo cui il rumore, particolarmente in ambito urbano, costituisca un serio problema sociale, al pari dell'inquinamento atmosferico e di quello dell'acqua, ma con carat- teristiche di maggiore insidiosità, anche perché ampiamente sottovalu- tato. Per l'uomo il rumore rappresenta l'e- quivalente percettivo, per lo più a connotazione sensoriale sgradevole, di un fenomeno fisico mediato dal- l'organo dell'udito, la propagazione di onde di pressione fornite di energia meccanica, i cui effetti sull'organismo umano dipendono dalle caratteristi- che di intensità, durata e frequenza delle onde stesse. Finché i valori di questi parametri si presentano contenuti, l'effetto sul- l'uomo è quello di una sensazione acustica che può, al massimo, gene- rare una senso di disagio, secondo modalità di risposta largamente sog- gettive ma in assenza di danni per l'organismo. Con l'aumentare dell'intensità e della durata dell'esposizione, generalmen- te a partire da 60-70 deciBell (dB), ini- ziano a manifestarsi disturbi sistemici quali alterazioni circolatorie, modifica- zioni della frequenza respiratoria e della motilità intestinale nonché della secrezione degli acidi gastrici e di carattere nervoso, come ansia, irrita- bilità, turbe del sonno, fenomeni que- sti del tutto reversibili allorché cessa la stimolazione mentre, per valori pari o superiori ad 80-90 (dB) e per tempi prolungati di esposizione, si verifica- no i primi danni permanenti, con ridu- zione dell'acuità uditiva. Per valori di intensità di 130-140 (dB) compare dolore auricolare ed a 160 il rischio di rottura della membrana tim- panica inizia ad essere concreto. Dr. Fausto Fabbri Dipartimento di Sanità Pubblica Ausl Rimini Nel Comune di Cattolica, alla periferia della città in Via Pitagora n° 1, si trovano, nel giardino di una villa privata, due testimonianze di una antica tradizione culturale della zona che faceva dell'allevamento del baco da seta un'atti- vità remunerativa parallela da affiancare ai ricavi dell'attività agricola. I due esemplari, appartenenti alla specie del Gelso nero (Morus nigra L.), alti 8 metri per una circonferenza rispettivamente di 453 e 435 cm ed un'età stimata di oltre 300 anni, sono caratterizzati dalla capitozzatura dei rami, una pratica usuale effettuata dai proprietari per stimolare l'attività vegetativa e garantire una maggiore produzione di foglie. In quanto appartenenti alla famiglia delle Moracee sono generalmente alberi di piccola o media taglia (10-15m) con una folta chioma semisferica. La corteccia di colore bruno-grigiastro appare fittamente solcata, e le foglie si pre- sentano cuoriformi (lunghe circa 6-15 cm), caduche, con margini seghettati grossolani, e picciolo lungo 1,5-2,5 cm. I fiori, tipicamente unisessuali, sono riuniti in spighe mentre le infruttescenze sono rappresentate da una noce ovale lunga 2-2,5 cm e spessa fino a 2 cm di aspetto simile al lampone e dal colore variabile dal porporino al viola scuro. La fioritura è tipicamente tardo primaverile (maggio-giugno) e la fruttifi- cazione estiva (agosto). Caratteristico della regioni tropicali e subtropicali e provvisto di lattice, il gelso nero è un albero coltivato sin dai tempi antichi. Introdotto in Europa verso la metà del XVI secolo, lo si trova generalmente nelle regioni a clima più mite nell'ambito dell'areale della vite. Noto ed apprezzato fin dai tempi di Greci e Romani, il gelso nero era dedicato al dio Pan e presso i Greci rappresentava il simbo- lo dell'intelligenza. Plinio lo chiamava "sapientissima arbo- rum" per la sua capacità di emettere foglie solo quando ormai non era più possibile attendersi gelate tardive. Nel Medioevo veniva piantato soprattutto nei giardini dei chio- stri, dai suoi frutti veniva ricavato il vino del gelso (vinum moratum) oltre che un pigmento che serviva per ravvivare il colore del vino rosso. (Foto: Casali A., Arrigoni P., Vasi R., 2001:"Guida ai Patriarchi Arborei della Provincia di Rimini" Provincia di Rimini, Rimini). I gelsi di Cattolica La natura intorno a Rimini SanAmbiente Pagina informativa ambientale quindicinale I fenomeni acustici Curiosità ambientali Controlli ambientali ed analisi quali-quantitative Le reti di monitoraggio di Arpa Inquinamento acustico e salute Approfondimenti sanitari sezione provinciale di Rimini agenzia regionale prevenzione e ambiente dell emilia romagna Via Gambalunga, 83 - 47900 Rimini Tel. 0541/444269 sezione provinciale di Rimini agenzia regionale prevenzione e ambiente dell emilia romagna Via Gambalunga, 83 - 47900 Rimini Tel. 0541/444269 Acque superficiali e controlli di qualità Con il contributo di: www.arpa.emr.it/rimini/ "Aria, meteo, pollini, carte tematiche, acqua..." - Emergenze ambientali tel. 335.7712855 A cura di: Vanessa Rinaldini e Lucio Sbaraglia Tel. 0541-444279

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Il controllo dei corpi idrici interni èattivo in Emilia-Romagna attraversol'ausilio di due reti di monitoraggio,una per le acque superficiali e l'altraper quelle sotterranee, già da primadell'entrata in vigore del D.Lgs.152/99. La Regione, infatti, con ilconcorso delle rispettive province,istituì già nel 1984 una rete di primogrado relativa alle acque superficialiper il controllo quali-quantitativo deiprincipali corsi d'acqua del territorioche raggiunse ben 241 punti di cam-pionamento ed ancora prima, nel1976, una rete delle acque sotterra-nee per il controllo dei livelli piezome-trici e della conducibilità elettrica spe-cifica delle falde emiliano-romagnolealla quale dal 1987 è stata aggiuntaanche la determinazione delle carat-teristiche qualitative delle acque. Allostato attuale, in adeguamento alD.Lgs. n°152/99 Arpa gestisce quat-tro reti di monitoraggio strutturate econcordate opportunamente daRegione, Province, Arpa RegioneEmilia-Romagna e singole SezioniProvinciali. Queste reti prevedono il

monitoraggio di acque sotterranee,acque superficiali, acque destinatealla potabilizzazione e acque desti-nate alla vita dei pesci. A tal proposi-to esiste, una gerarchia, nella qualead una rete di primo grado, la cui gri-glia di punti è ritenuta sufficiente alivello regionale per dare un quadroquali-quantitativo della realtà esi-stente, è possibile affiancarne una disecondo grado, individuata e con-cordata opportunamente dalleProvince di concerto con le singoleSezioni provinciali di Arpa, che è distretta pertinenza provinciale. Inquesto quadro, è evidente, perciò,come l'individuazione di puntiaggiuntivi, sia subordinata allo studiodi particolari condizioni per lo piùlocali o all'intenzione dell'amministra-zione provinciale di verificareapprofonditamente la qualità ambien-tale di uno o più corsi d'acqua non-ché specifiche situazioni di inquina-mento in atto. A tal proposito le quat-tro reti di monitoraggio attive nel terri-torio provinciale riminese sono nume-ricamente così strutturate:

1) rete di primo grado acque sotter-ranee: 26 punti dislocati per la mag-gior parte in corrispondenza dellefalde del Marecchia;2) rete di primo grado acque superfi-

ciali: 18 punti suddivisi fra gli ottocorsi d'acqua della provincia;3) rete di primo grado acque desti-nate alla potabilizzazione: 1 punto incorrispondenza dell'invaso del

Conca;4) rete di primo grado per le acquedestinate alla vita dei pesci: 2 punti,di cui uno sul Conca e uno sulMarecchia coincidenti con due puntidella rete di primo grado acquesuperficiali;A riguardo delle reti di secondogrado, invece, attualmente inProvincia è presente solo quellarelativa alla acque superficiali checomprende 8 punti aggiuntivi dicampionamento dislocati comesegue: 2 punti sull'Ausa, 1 sulConca, 1 sul Marano, 1 sulMarecchia, 1 sull'Uso, 1 sul Ventenae 1 sul Tavollo. Con il 2004, infatti, siconclude con l'Ausa l'indagineconoscitiva approfondita sulle con-dizioni degli otto corsi d'acqua pro-vinciali voluta dalla Provincia edattuata attraverso una focalizzazionedei punti della rete di secondo gradosu uno o due corsi d'acqua all'annoa rotazione, che permetterà, con lafine del 2004, la conclusione delciclo di studio approfondito sullarete delle acque superficiali.

Il territorio provinciale riminese è solcato pres-soché uniformemente da otto fiumi e torrenti.Fra questi, ben sette hanno natura torrentizia(Uso, Ausa, Marano, Melo, Conca, Ventena eTavollo); solo il Marecchia per caratteristiche diportata e di regime delle acque può esseredefinito fiume. L'estensione del bacino idrogra-fico che lo caratterizza, fra l'altro, lo fa rientrareanche fra quelli che la normativa nazionale(D.Lgs. 152/99 e successive modifiche) defini-sce corsi d'acqua significativi. Sulla base delleindicazioni e degli obiettivi di qualità ambientalee di qualità per specifica destinazione postidalla legge, la Regione Emilia-Romagna, diconcerto con le Province e Arpa E.R. nonché lesingole Sezioni Provinciali quali organi tecnici aiquali compete per legge l'attività di controllo,ha individuato, in attuazione di quanto richiesto

nella normativa nazionale, una griglia di reti dimonitoraggio. Obiettivi di tali reti sono essen-zialmente la quantificazione degli elementi dipressione antropica a cui si aggiungono misuredi portata e di qualità chimico-fisica, microbio-logica e biologica. Per quanto riguarda, nellospecifico, la rete di monitoraggio relativa aicorsi d'acqua, a seguito di una sempre piùacquisita visione ecosistemica delle problema-tiche legate all'ambiente, la normativa vigenteprevede un campionamento mensile quali-quantitativo di natura chimica della frazioneacquosa, al quale se ne aggiunge uno stagio-nale relativo al biota (attraverso la determinazio-ne dell'Indice Biotico Esteso I.B.E.) per la valu-tazione dello stato ecologico; test addizionali dibioaccumulo o di analisi dei sedimenti sonoprevisti solo qualora ritenuti necessari.

I fenomeni acustici (suono e rumore) sono delle per-turbazioni che nascono dalle vibrazioni di un corpo(sorgente sonora) e sono in grado di sollecitare l'ap-parato uditivo umano. Essi si propagano con carat-tere oscillatorio ed una certa frequenza all'interno diun mezzo con proprietà elastiche (gas, liquido, soli-do). Fisicamente vengono definiti suoni i segnalicomposti da un certo numero di frequenze fisse eben definite, mentre vengono definiti rumori queifenomeni causali costituiti da un numero indefinito dicomponenti, ognuno delle quali presenta caratteristi-che di ampiezza e fase puramente aleatoria. L'unitàdi misura utilizzata è il decibel (dB); tale unità, di tipologaritmico, vuole esprimere una grandezza oggetti-va (es. intensità sonora) unitamente ad una grandez-za soggettiva legata ai meccanismi fisiologici dell'uo-mo. Per il controllo del rumore, si fa riferimento a 2tipi di inquinamento acustico: l'inquinamento da

rumore all'interno de luoghi di lavoro (di competenzadell'Ausl) e l'inquinamento diffuso di competenzadell'Arpa. La Legge quadro per il controllo dell'inqui-namento acustico diffuso è la n° 447/95 integrata daaltre norme Nazionali e Regionali. Queste norme,oltre a dare la definizione precisa di "inquinamentoacustico" e fornire i relativi valori limite, riportano unaserie di prescrizioni per gli Enti Locali relativamentealla classificazione del territorio comunale in zoneacustiche; per il coordinamento degli strumenti urba-nistici con la classificazione acustica; per l'adozionedi piani di risanamento, ecc.. Esse, infine, stabilisco-no le modalità per l'effettuazione dei rilevamenti fono-metrici a seguito di segnalazione da parte dei sog-getti disturbati. Questi interventi sono puntualmentesvolti dai tecnici dell' Arpa di Rimini soprattutto nelperiodo estivo a causa dell'incremento delle emissio-ni sonore legate alla stagione turistica.

Acqua

In Sanità Pubblica è opinione ormaidiffusa quella secondo cui il rumore,particolarmente in ambito urbano,costituisca un serio problema sociale,al pari dell'inquinamento atmosfericoe di quello dell'acqua, ma con carat-teristiche di maggiore insidiosità,anche perché ampiamente sottovalu-tato. Per l'uomo il rumore rappresenta l'e-quivalente percettivo, per lo più aconnotazione sensoriale sgradevole,di un fenomeno fisico mediato dal-l'organo dell'udito, la propagazione dionde di pressione fornite di energiameccanica, i cui effetti sull'organismoumano dipendono dalle caratteristi-che di intensità, durata e frequenzadelle onde stesse.Finché i valori di questi parametri sipresentano contenuti, l'effetto sul-l'uomo è quello di una sensazioneacustica che può, al massimo, gene-rare una senso di disagio, secondomodalità di risposta largamente sog-

gettive ma in assenza di danni perl'organismo. Con l'aumentare dell'intensità e delladurata dell'esposizione, generalmen-te a partire da 60-70 deciBell (dB), ini-ziano a manifestarsi disturbi sistemiciquali alterazioni circolatorie, modifica-zioni della frequenza respiratoria edella motilità intestinale nonché dellasecrezione degli acidi gastrici e dicarattere nervoso, come ansia, irrita-bilità, turbe del sonno, fenomeni que-sti del tutto reversibili allorché cessala stimolazione mentre, per valori pario superiori ad 80-90 (dB) e per tempiprolungati di esposizione, si verifica-no i primi danni permanenti, con ridu-zione dell'acuità uditiva.Per valori di intensità di 130-140 (dB)compare dolore auricolare ed a 160 ilrischio di rottura della membrana tim-panica inizia ad essere concreto.

Dr. Fausto FabbriDipartimento di Sanità Pubblica

Ausl Rimini

Nel Comune di Cattolica, alla periferia della città in ViaPitagora n° 1, si trovano, nel giardino di una villa privata,due testimonianze di una antica tradizione culturale dellazona che faceva dell'allevamento del baco da seta un'atti-vità remunerativa parallela da affiancare ai ricavi dell'attivitàagricola. I due esemplari, appartenenti alla specie del Gelsonero (Morus nigra L.), alti 8 metri per una circonferenzarispettivamente di 453 e 435 cm ed un'età stimata di oltre300 anni, sono caratterizzati dalla capitozzatura dei rami,una pratica usuale effettuata dai proprietari per stimolarel'attività vegetativa e garantire una maggiore produzione difoglie. In quanto appartenenti alla famiglia delle Moraceesono generalmente alberi di piccola o media taglia (10-15m)con una folta chioma semisferica. La corteccia di colorebruno-grigiastro appare fittamente solcata, e le foglie si pre-sentano cuoriformi (lunghe circa 6-15 cm), caduche, conmargini seghettati grossolani, e picciolo lungo 1,5-2,5 cm. Ifiori, tipicamente unisessuali, sono riuniti in spighe mentre leinfruttescenze sono rappresentate da una noce ovale lunga2-2,5 cm e spessa fino a 2 cm di aspetto simile al lamponee dal colore variabile dal porporino al viola scuro. La fiorituraè tipicamente tardo primaverile (maggio-giugno) e la fruttifi-cazione estiva (agosto). Caratteristico della regioni tropicalie subtropicali e provvisto di lattice, il gelso nero è un alberocoltivato sin dai tempi antichi. Introdotto in Europa verso la

metà del XVI secolo, lo si trova generalmente nelle regioni aclima più mite nell'ambito dell'areale della vite. Noto edapprezzato fin dai tempi di Greci e Romani, il gelso nero eradedicato al dio Pan e presso i Greci rappresentava il simbo-lo dell'intelligenza. Plinio lo chiamava "sapientissima arbo-rum" per la sua capacità di emettere foglie solo quandoormai non era più possibile attendersi gelate tardive. NelMedioevo veniva piantato soprattutto nei giardini dei chio-stri, dai suoi frutti veniva ricavato il vino del gelso (vinummoratum) oltre che un pigmento che serviva per ravvivare ilcolore del vino rosso. (Foto: Casali A., Arrigoni P., Vasi R.,2001:"Guida ai Patriarchi Arborei della Provincia di Rimini"Provincia di Rimini, Rimini).

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