RINGRAZIAMO DI CUORE CI HANNO AIUTATO A · PDF filesua volta potrebbe risalire alla lingua...
Transcript of RINGRAZIAMO DI CUORE CI HANNO AIUTATO A · PDF filesua volta potrebbe risalire alla lingua...
RINGRAZIAMO DI CUORE
TUTTE LE PERSONE CHE
CI HANNO AIUTATO A COMPLETARE
QUESTO LIBRO.
RISPETTARE LE DOTTRINE SIKH
TENENDO IL LIBRO IN UN AMBIENTE
LIBERO DAL FUMO DI TABACCO E
ALCOL. GRAZIE
3
Introduzione
Il problema del turbante è noto in tutto il mondo. Si sta
cercando di limitare il suo uso, ad esempio con l’imposizione
di toglierlo in luoghi pubblici come gli aeroporti. Il turbante è il
simbolo di rispetto per colui che lo porta, ad esso sono legati i
sentimenti delle persone. Toglierlo diventa ancora più difficile
quando è anche un simbolo religioso. Oggi possiamo vedere
che antichi monumenti ed altri oggetti vengono conservati
perché questi sono simboli del passato e per mostrarli alle
future generazioni, in modo che queste possano ammirare il
loro passato. Il turbante è stato, anche se in forme diverse,
parte della cultura degli uomini in molti secoli. Tenendo conto
di questa situazione, con l’aiuto della comunità sikh e
raccogliendo informazioni da diverse fonti, noi della Cultura
Sikh abbiamo scritto questo libro, dove abbiamo citato il
passato, il ruolo del turbante nella religione ed alcuni fatti.
Tramite questo libro chiediamo di mettere in atto negli
aeroporti la legge emanata dall’UE, uscita nel febbraio del
2013, per non offendere i sentimenti delle persone che
portano il turbante e per mantenere la sicurezza dei
passeggeri. Grazie di aver deciso di leggere questo libro, vi
auguriamo una buona lettura.
Se volete contattarci:
Via Madre Teresa di Calcutta, 6
26030 Pessina Cremonese (CR)
4
LE FONTI
Sikh da Satkar: Dastaar
ALAG SHABAD YUG CHARITABLE
TRUST
DOTT. SARUP SINGH ALAG
24ª edizione del 29 feb 2008
Daastaan-e-Dastaar
PROF- ASSA SINGH GHUMAN
Pubblicato da LOKGEET PARKASHAN
Edizione 2008.
How Europe is Indebted to the Sikhs
BHUPINDER SINGH HOLLAND
Edizione 2005 - 2007
Lekchar Maha Channan
PROF- GANGA SINGH
Edizione 2005
5
Indice
LA STORIA DEL TURBANTE .............................................. 8
PUNJAB ............................................................................. 12
TURBANTE NELLA RELIGIONE SIKH .............................. 15
LA APPARIZIONE DEL KHALSA ....................................... 19
MAHARAJA RANJIT SINGH .............................................. 22
LA LUNGHEZZA DEL TURBANTE .................................... 24
I COLORI ........................................................................... 25
LE DONNE NELLA RELIGIONE SIKH ............................... 28
PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE E I SIKH ....... 32
I SACRIFICI PER IL TURBANTE ....................................... 37
LA LOTTA DI UN RAGAZZO SIKH IN INGHILTERRA ....... 39
LA PROTESTA PER IL TURBANTE IN INGHILTERRA ..... 42
LA POSIZIONE DEL TURBANTE ...................................... 49
LA SITUAZIONE DEL TURBANTE IN ITALIA .................... 55
FRANCIA ........................................................................... 61
FAMOSO GRAZIE AL TURBANTE .................................... 66
GLOSSARIO ...................................................................... 68
6
Prefazione di Prof. Cristina Aroldi,
Alfabetizzatore, Docente di Lingua Italiana e Mediatore
culturale.
Nella mia esperienza professionale ed umana molti sono stati gli
incontri con la cultura indiana.
Nelle strade nebbiose e talvolta fosche della campagna
cremonese non era difficile imbattersi in turbanti multicolori che,
già vent’anni or sono, punteggiavano le nostre terre.
Ho sempre nutrito una curiosità sincera verso questo mondo e
le sue tradizioni.
Forse perché, nella mia memoria, erano presenti le immagini dei
film d’avventura della mia infanzia; o forse perché l’India, con i
suoi colori e le sue genti, evoca sempre in noi occidentali una
curiosità orientalista e antropologica.
Nella mia realtà lavorativa, poi, mi sono confrontata
quotidianamente con schiere di allievi stranieri e segnatamente
indiani; a loro, lo confesso, ho perfino chiesto, qualche volta di
farmi toccare il turbante e, a volte, ho anche fantasticato
sull’aspetto che avrebbero avuto questi ragazzi se non fossero
stati avvolti da una lunga e variopinta stoffa.
Così, quando un carissimo ex allievo mi ha chiesto di collaborare
a questo progetto, curandone l’editing e la titolazione, mi sono
sentita onorata e felice.
Mi sembrava un po’ come chiudere un cerchio: finalmente ero
io, che dopo tante ore di docenza di lingua italiana ad alunni
stranieri leggevo un libro fatto da loro, nella nostra lingua, frutto
di un lungo lavoro di studio e traduzione.
Un’emozione, certamente.
Ed un’occasione importante di dialogo e di conoscenza
reciproca, utile ad una maggiore consapevolezza, sulla strada di
una sempre più vantaggiosa convivenza.
La Corona di stoffa
7
E così, parola dopo parola, ho scoperto verità e tradizione, colore
e quotidianità, orgoglio e pregiudizio verso un gesto -quello di
avvolgere il capo nella stoffa- che ha in sé qualcosa di misterioso
e unico, particolare e atavico.
Ed ho volutamente valorizzato e conservato, in un editing
rispettoso e lieve, la freschezza e la leggerezza della loro
espressione linguistica, che spazia dal racconto storico e
leggendario, all’attualità della vita quotidiana nel mondo
moderno.
È facile immaginare che questo lavoro risulterà gradito ed utile e
che servirà, su tutto il territorio nazionale, alla diffusione di
un’immagine più veritiera e certa dell’uso del turbante,
contribuendo a diffondere quello spirito orgoglioso e indomito che
attraversa l’intera storia Sikh.
La Corona di stoffa
8
LA STORIA DEL TURBANTE
La storia del turbante è molto antica, particolare e piena
d’orgoglio. È una storia della quale sono noti molti aspetti, mentre
altri sono ancora sconosciuti.
È forse l’unico capo d’abbigliamento che ha una relazione anche
a livello scientifico, che ha così tanti nomi, modi di essere
indossato diversi tra di loro significati, ed è l’unico capo per il
quale siano stati fatti sacrifici per mantenerne vivo l’uso.
Il turbante è chiamato in inglese e francese turban, in persiano
tulbend, in spagnolo, portoghese ed italiano viene chiamato
turbante, in tedesco tulbar, in rumeno tuliban, e in latino maiter,
in turco sarikh. Un tempo è stato capo di ornamento nelle culture
cristiane, ebree, musulmane ed indù.
Tra i Sikh viene portato tutt’ora.
È difficile definire in modo preciso l’inizio dell’uso del turbante
nella storia, ma si stima che fosse utilizzato già nel 1000 a.C.
Secondo le ricerche del dottor Gautav Chattarji, il turbante è un
dono dell’India, per esempio nelle città di Parrut, Paja, Bodhgea,
Sanchi, Matthura e Mahabalimpur, gli archeologi hanno scoperto
la presenza del turbante grazie allo studio delle statue e dei
graffiti. Nei tempi passati quando venivano lodati i Rig Veda (libri
sacri indù), si usava vestirsi con diversi colori e turbanti.
In sanscrito si chiama “sirotara” (significa sicurezza del capo).
Il grande studioso della moda Dr G.S. Gurya sostiene che le
donne indiane portavano il turbante con uno stile diverso rispetto
a quello degli uomini.
Portare il turbante è tanto antico quanto la storia dell’India, dopo
l’inizio della famiglia Survanshi, viene chiarita la presenza del
turbante. Re, imperatori, società religiose, leader delle comunità
nomadi e pastori usavano il turbante.
Il primo tipo di turbante veniva chiamato corona, ed era un tipo
speciale di turbante: poteva portarlo solo un re e dopo la sua
morte veniva portato dal suo primogenito maschio per
succedergli.
La Corona di stoffa
9
Questo turbante veniva chiamato Sir Taj.
I diamanti, estremamente preziosi, erano al di fuori della portata
delle persone comuni, quindi venivano utilizzati come ornamenti
del turbante di re e imperatori. Guardando questi tipi di copricapo,
le persone comuni hanno iniziato a chiedere ai tintori di avere
diversi colori, e di fissare sopra di questi dei bottoni, per abbellirli.
Nel passato il turbante era segno di vittoria e sconfitta; quando il
re Porus perse contro Alessandro Magno, i soldati gli dissero di
mettere il suo Sir Taj ai piedi del vincitore, per ammettere la sua
sconfitta.
Ma quest’ultimo rifiutò.
Il termine inglese “turban” proviene dal persiano “dulband”, che a
sua volta potrebbe risalire alla lingua turca. Il turbante è una lunga
sciarpa, che viene arrotolata intorno alla testa; per il turbante
viene utilizzato anche il termine persiano “sarband”. Nella cultura
egiziana veniva chiamato “Pajar”; può darsi che il termine indiano
sikh “pagri” derivi da questa radice.
Nella cultura egiziana è usanza che durante un lutto il turbante
venga levato; la stessa usanza era comune anche nel Punjab.
Alcune persone pensano che il termine “pagg” derivi dal termine
sanscrito “pak”, che significava il diventare bianco dei capelli e il
raggiungimento dell’età matura.
Nella Bibbia si fa spesso riferimento a questo capo, e si stima
che nel 1300 a.C. le persone usassero il turbante, infatti troviamo
queste seguenti frasi nella Sacra Bibbia:
Fecero la lamina, il diadema sacro d’oro puro e vi scissero sopra
a caratteri incisi come un sigillo: “Sacro al Signore”.
Vi fissarono un cordone di porpora viola per porre il diadema
sopra il turbante, come il signore aveva ordinato a Mosè.
In Europa i copricapo come il turbante non sono così comuni
negli uomini, ma nelle donne era considerato un capo di alta
moda, di norma adornato con gioielli.
Anche i pittori se ne sono occupati.
La Corona di stoffa
10
Il dipinto di Jan Van Eyck “Uomo con il Turbante”, realizzato nel
1442, è famoso in tutto il mondo; l’uomo con il turbante rosso è
considerato lo stesso Jan Van Eyck.
Nel XVII Micheal Stewart, Gordon Renny e Ban Bleat hanno
dipinto personaggi che indossavano un turbante.
Negli anni 1655-1656 un dipinto di Steweart “Un ragazzo con il
turbante” ha attirato molta attenzione; ancora prima nel 1635-36
Gordon Renny, ha realizzato “Sevilla” e nel 1640 Ban Bleat il
dipinto con il nome “The arch”.
In tutte queste opere è evidente come gli artisti stessero
presentando il turbante in modo positivo e colorato.
In Cina il turbante veniva usato già da prima; ad esempio viene
ricordata una particolare protesta del 184 a.C. nella quale i cinesi
manifestarono il proprio dissenso indossando turbanti gialli che
dimostravano anche la loro unione.
Nella religione Islamica al turbante viene dato un enorme valore.
Maometto ha scritto manoscritti a questo proposito; secondo il
Dr.Tarlochan Singh i turchi consideravano Maometto un santo
perché commerciava turbanti.
Secondo alcuni versi del Corano i musulmani devono portare il
turbante e addirittura si dice che anche gli angeli lo indossassero;
il turbante protegge la testa e dona bellezza al viso. Dovunque
nella cultura musulmana è presente e fa parte dell’abbigliamento.
Il turbante è diventato un simbolo imperiale, puro e testimonianza
di grandezza.
Il Re della Turchia metteva tre piume sul turbante accompagnate
da preziosi diamanti. I ministri reali avevano due piume, e gli altri
ufficiali solo una.
In questo modo il turbante era diventato un simbolo di rispetto.
Nell’Enciclopedia dell’Islam parte 94, si narra che i turchi e gli
egiziani ne avessero un grande rispetto. Secondo il Dr.Tarlochan
Singh nella religione musulmana per succedere al trono non c’era
una vera e propria corona, ma veniva utilizzato il turbante.
La Corona di stoffa
11
Hajrat Mohammand ha dato il turbante a Khuma quando divenne
governatore della Siria, e questa cerimonia venne trasmessa ai
suoi successori.
Si stima che gli egiziani avessero una particolare abilità nel
creare tessuti morbidi di lana; i morti venivano arrotolati in un
tessuti teneri e sottili ed i loro re e imperatori portavano questi
stessi tessuti per il turbante.
Gli uomini di Babilonia e Siria avevano capelli lunghi e li
pettinavano in numerose trecce.Nel XIV secolo le donne europee
coprivano il capo con lunghi e appuntiti cappelli che venivano
chiamati “henan”; hanno portato un simile turbante fino al XVIII
secolo. Nelle cerimonie indù il turbante ha un posto di grande
valore e accompagna le varie occasioni della vita ad esempio nel
matrimonio, momento nel quale questi vengono portati e dati in
dono. Il più antico significato dell’uso del turbante si trova negli
antichi Veda indù, in cui si narra come l’abbigliamento venisse
suddiviso in tre tipologie a seconda della parte del corpo che
riguardava. Al di sotto della schiena un capo chiamato “Dothi”, in
mezzo il capo veniva chiamato “Vash” e in fine sopra la testa “il
turbante”.
I turbanti delle diverse religioni e culture del mondo.
La Corona di stoffa
12
PUNJAB
La parola Punjab è l’unione di due parole persiane, di “panj” e
“aab”, e significa “cinque acque”; tale nome è stato dato per i
cinque fiumi presenti in questa regione, un tempo chiamata
“sapat sidhu” che significava “la terre dei sette fiumi”. Un tempo
infatti, c’erano sette fiumi e non cinque.
La pronuncia corretta sarebbe “PANJAB” ed in lingua inglese
viene scritto “PUNJAB” anche in italiano viene scritto in questo
modo ma pronunciato nello stesso modo in cui si scrive.
La forma del Punjab è variata molte volte durante il corso della
sua storia. Poco prima di arrivare ad avere la forma che ha oggi,
in Punjab era grande 136.905 chilometri quadri. Anche se oggi
questa Regione è stata divisa in molte parti, esso ha conservato
comunque la propria cultura.
Il Punjab si trova nel nord-ovest dell’India. La Regione, dopo
essersi sgretolata, si è divisa in più aree, alcune delle quali hanno
anche cambiato il nome.
Le uniche due, però, che non l’hanno modificato e si chiamano
quindi ancora Punjab, si trovano una in India e una in Pakistan.
Con il Punjab dell’India a nord confinano “Jammu e Kashmir”, a
nordest “Himachal Pradesh”, a sud-est “Haryana”, a sud-ovest il
“Rajastan”; ad ovest c’è il Punjab del Pakistan. Le città principali
del Punjab sono Amritsar, Ludhiana, Jalandhar, Bhatinda,
Firozpur, Sahibzada Ajit Singh Nagar (SASN), Patiala e la
capitale che è Chandigarh.
Nel 1966 le regioni del Haryana e Himachal Pradesh si sono
separate dal Punjab indiano, e da allora la forma del Punjab non
si è più modificata.
Il clima del Punjab è caldo; gli abitanti vestono con abbigliamento
estivo quasi tutto l’anno e portano in testa un turbante già da
molto tempo.
La Corona di stoffa
13
Chi vive nel Punjab viene chiamato “Punjabi” e parla la lingua
Punjabi.
In questa Regione i più numerosi sono i sikh. Dall’India i più
emigrati sono i Punjabi e di questi la maggior parte sono Sikh. Il
settore più sviluppato è il primario ed il 70% della popolazione è
impegnata nell’agricoltura.
Per questo il Punjab ha ottenuto il primato, all’interno dell’India,
come Regione con più lavoro agricolo. In india, però, i Sikh sono
solo il 2% ma ci sono ben 18 reggimenti Sikh nell’esercito. Nel
vecchio Punjab le famiglie erano autosufficienti, ossia
producevano ciò di cui avevano bisogno. C’erano anche molte
colture di cotone e utilizzando degli attrezzi adeguati, i suoi
abitanti erano in grado di produrre da soli gli abiti.
Molto tempo fa, quando due amici si scambiavano i turbanti,
diventavano come fratelli e si rispettavano e si comportavano
come tali; l’onore del nuovo fratello andava considerato come se
fosse il proprio.
INDIA PRIMA DEL 1947
La Corona di stoffa
14
INDIA DOPO IL 1947
PUNJAB DOPO IL 1947
La Corona di stoffa
15
TURBANTE NELLA RELIGIONE
SIKH Nella religione Sikh la storia del rispetto del turbante è vecchia
quanto la religione stessa. Il suo fondatore, Guru Nanak Dev ji,
per rendere evidente il rispetto dei capelli indossava un turbante.
Quando Guru Nanak Dev ji da piccolo andava a scuola,
accompagnato dal padre Mehta Kalu ji, aveva un bellissimo
turbante sopra la testa.
La principale società Shiromani Gurdwara Commettee conserva
quadri antichi che rappresentano eventi importanti della vita dei
Guru disegnati da vecchi artisti; in questi quadri i Guru e i sikh
sono sempre rappresentati con il turbante.
Anche il compagno di viaggio di Guru Nanak Dev ji, Mardana ji,
aveva i capelli lunghi e portava il turbante e così anche negli
antichi dipinti nei quali sono rappresentati insieme.
Durante il regno dei sikh con Maharaja Ranjit Singh fu donato
molto oro da parte di quest’ultimo per la costruzione del tempio
d’oro che si trova ad Amritsar.
La porta principale è ricoperta d’oro e su di esso sono raffigurati
Guru Nanak Dev ji e Bhai Mardana Ji, i quali stanno indossando
il turbante.
Durante il regno dei Sikh nel 1804 venne impressa sopra le
monete l’immagine di Guru Nanak Dev ji, sempre con il turbante.
Quando il Guru era soddisfatto dei servigi resi da qualcuno gli
donava un turbante; questa tradizione è ancora viva nella
religione sikh.
Infatti, quando una persona rende un importante servigio alla
società a titolo gratuito, gli viene donato un piccolo turbante
(sirpao).
Si narra che quando Nanak Dev Ji andò verso est per predicare
il sikhisimo a incontrò Salm Rane Johri a Bishambhpur.
Il Guru, vedendo la sua devozione, la fede e la servitù verso Dio
gli donò un turbante e lo nominò predicatore della religione sikh.
I Guru hanno insegnato a vivere ai Sikh con onore, a non
La Corona di stoffa
16
inchinarsi mai davanti a nessuno tranne che al Guru Granth
Sahib Ji. I sikh sono stati i primi a protestare contro le oppressioni
fatte dagli imperi di allora. Guru Nanak Dev ji fu il primo a ribellarsi
contro Bawar, da lui soprannominato Jawar (che significa: “colui
che commette crimini”).
Il successore di Guru Nanak Dev ji fu Guru Angad Dev ji, il quale
seguì i suoi passi. Il terzo Guru fu Guru Amardas Ji che ricevette
in dono un turbante. Al tempo del quinto Guru c’era un ricercatore
chiamato Mustafà Fanni il quale, in un suo libro, scrisse che nel
giorno del Vaisaki i profeti si recavano al tempio d’oro dove
ricevevano in dono un turbante.
Ogni anno veniva donato un turbante a Guru Amar Das ji da parte
del Gurdwara. Il sesto Guru Hargobind Sahib ji, data l’importanza
del turbante, ne indossava abitualmente due. La bellezza di quel
doppio turbante era tale che il musicista del tempo Abdhulla
riteneva che avesse un fascino maggiore rispetto al turbante del
Re Zhahanghir dell’Hindustan.
Il doppio turbante era bello per due motivi:
1. Perché era indossato dal sesto Guru che ricopriva la
carica di maestro non solo nella vita terrena, ma anche in quella
dopo la morte. Perché i seguaci sikh del sesto Guru lo ritenevano
un maestro che segue la verità e la giustizia. Quegli stessi
seguaci rispettavano il sesto Guru più dello stesso Re.
2. Guru Hargobind Sahib ji si legava il turbante con le proprie
mani non come facevano altri Badsha (imperatori) dell’epoca, i
quali se lo facevano legare da altri.
Il sesto Guru per risvegliare la loro coscienza e per aiutarli a
prendere decisioni giuste, instituì l’Akal Takhat (luogo dove si
formulano e si approvano le leggi vere, che non facciano torto a
nessuno). Tutti coloro che erano vittime di soprusi del Governo
potevano chiedere ausilio in questo luogo, dove il sesto Guru
invitò tutti i fedeli ad unirsi a combattere contro le ingiustizie e ad
essere pronti per una eventuale guerra.
La Corona di stoffa
17
Vedendo il coraggio del Guru molte persone vollero provare il
sentimento della libertà; il sesto Guru combatté quattro battaglie
in un arco di tempo compreso tra il 1622 e il 1634. In queste
guerre il Guru, nonostante disponesse di un numero di soldati
minore rispetto agli avversari, vinse tutte le battaglie.
Un Sikh, al di là della sua professione o del suo luogo di
residenza, riconosce l’autorità dell’Akal Takhat.
Maharaja Ranjit Singh, sovrano sikh del Punjab, pose l’autorità
dell’Akal Takhat ad un livello più alto, quello supremo.
Mustafà Fanni scrisse anche riguardo Guru Hargobind Sahib ji;
se nella battaglia il turbante di un soldato avversario cadeva, il
Guru si fermava e gli diceva in modo rispettoso di risistemarsi il
turbante, ribadendo che la sua battaglia non era contro il suo
onore, ma contro il sopruso.
Altri scrittori hanno raccontato che i Sikh non tolgono il turbante
neppure in guerra e che, quando si lanciano all’assalto degli
avversari, non tolgono il turbante dalle loro teste e non tentano
neppure di toccare il copricapo (il “dupattha”) delle donne o i loro
gioielli. I Sikh infatti rispettano il turbante, anche se è
dell’avversario.
All’epoca di Guru Hargobind Sahib ji c’era al potere Zhahanghir,
imperatore musulmano dell’Hindustan. Durante l’impero dei
musulmani nessun’altra persona, se non musulmana, poteva
montare a cavallo, portare con sé armi, indossare il turbante o
aspirare al trono.
Guru Hargobind Sahib ji indossava un doppio turbante, aveva
l’abitudine di tenere con sé due spade ed istituì il Sacha Takhat
(la vera sede del potere) costruendolo più in alto rispetto a quello
di Delhi e chiamandolo Akal Takhat.
In questo modo il Guru ha consegnato al mondo una nuova via,
dove la politica e la religione potevano avanzare insieme.
Guru Hargobind Sahib diede all’Akal Takht il potere supremo.
In seguito il decimo Guru, Guru Gobind Singh, nel 1699, il giorno
del Visakhi (giorno della nascita della religione del Khalsa), diede
ai Sikh un nuovo volto e contemporaneamente istituì il turbante
La Corona di stoffa
18
come parte non trascurabile dell’abbigliamento, regalò ai sikh il
Sardari (un volto con il turbante) e gli insegnò come preservarlo.
Facendo così si oppose ai soprusi ricorrenti nel regno dei
musulmani del tempo.
La Corona di stoffa
19
L’APPARIZIONE DEL KHALSA
Nell’antichità il vaisakhi era un giorno in cui si celebrava il primo
raccolto nella regione del Punjab. Ma acquisì un’ulteriore
importanza per i sikh il 30 marzo del 1699, quando il decimo Guru
dei sikh, Guru Gobind Singh Ji, in una città del Punjab, Anandpur
Sahib, preparò cinque persone dette “panj pyare” (i sikh più vicini
al Guru) dando vita al Khalsa panth (società sikh).
Per compiere questa divina azione il Guru utilizzò una
metodologia anomala.
Nella città Kesgarh, aveva invitato un grande numero di persone
attraverso delle lettere inviate nei giorni precedenti.
Si alzò in piedi prendendo una spada e disse: “Ho bisogno di un
capo per la religione. C’è un Sikh che voglia offrirmi la sua testa?”
Sentendo questo i Sikh si sorpresero, perché non si aspettavano
una richiesta di questo genere.
I cinque amati preparano l’amrit
La Corona di stoffa
20
Nella cerimonia erano presenti migliaia di Sikh, sempre pronti ad
obbedire a qualsiasi ordine del Guru. Tra loro si alzò Bhai Daeya
Ram ed abbassò la testa davanti al Guru.
Questi lo prese e lo portò nella tenda, e dopo un po’ uscì con la
spada sporca di sangue e chiese una nuova testa. Nel frattempo
alcune persone scapparono dalla cerimonia, ma il signor
Dharmdas da Delhi si avvicinò al Guru e questi lo portò nella
tenda.
Dopo di lui sig. Mokamchand di Davarka, sig. Himat rai di Orissa
e sig. Sahib Chand posero la loro testa davanti al Guru e lui li
portò nella tenda.
Dopo averli vestiti con un abbigliamento sikh, li accompagnò fuori
dalla tenda, e così loro divennero i “panj pyare”.
Poi il Guru chiese una ciotola di ferro, nella quale mise dell’acqua
naturale e “ptasse”, si mise su un ginocchio, iniziò a mescolare
con una spada a doppio taglio e cominciò le preghiere di Jap ji
Sahib, Jaap Sahib, Sawaiye, Chopai Sahib e Anand Sahib. E
così l’amrit (l’acqua santa del battesimo) fu pronta.
I Panj Pyare bevvero l’acqua santa ed al loro nome fu aggiunto il
cognome Singh.
Il Guru diede l’ordine di indossare i cinque kakar: kesh (capelli),
karha (braccialetto di ferro), kanga (pettine), kashera (una
particolare veste intima), kirpan (pugnale).
I capelli hanno più importanza tra i kakar, perché sono un dono
della natura e fanno parte del corpo; tagliarli sarebbe contro la
volontà di Dio e per curarli è molto importante tenere in testa il
turbante che è diventato anch’esso una parte del corpo.
1. Kanga: questo pettine serve per aver cura dei capelli e si tiene
infilato tra i capelli.
2. Kesh: sono i capelli che si devono pettinare 2 volte al giorno.
3. Karha: i Sikh mettono un braccialetto di ferro e questo ricorda
loro il giuramento a Dio. Con queste mani non si devono
commettere atti ingiusti.
La Corona di stoffa
21
4. Kashera: i Sikh indossano il kashera, e serve per ricordare a
un sikh di mantenere una relazione intima solo con il proprio
coniuge.
5. Kirpan: Guru Gobind Singh ji introdusse il kirpan (pugnale) che
essendo il simbolo del potere e del coraggio, serve per
combattere contro i vizi di un uomo meditando Dio. Viene
indossato sul corpo ma il suo legame è con lo spirito.
Le 5 k servono a combattere il male.
Guru Gobind Singh ji ordinò di credere in un solo Dio; diede
anche altri ordini come lavarsi di mattino, pregare e rispettare la
volontà di Dio. Il pugnale di un Sikh non può essere paragonato
all’arma d’oggi, perché il pugnale di un Sikh è il simbolo della
preparazione al combattimento contro il male in qualsiasi
momento.
Le 5 “k” della religione Sikh
La Corona di stoffa
22
MAHARAJA RANJIT SINGH
Maharaja Ranjit Singh ha diffuso la tradizione del turbante, e per
farlo spesso premiava coloro che indossavano un bel turbante. Il
cambiamento nell’uso del turbante è avvenuto quando le autorità
militari inglesi hanno cominciato a pensare che sotto il turbante
potessero celarsi persone agili e furbe.
Quest’impresa iniziò nel 1859.
Gli esperti dell’uniforme militare insegnarono il metodo con il
quale piegare una stoffa di circa cinque metri e, con quattro
pieghe, ottenere un turbante.
In questo modo alcuni strati del copricapo erano più in rilievo, e
il tubante diventava più elegante.
Maharaja Ranjit Singh
La Corona di stoffa
23
Sotto il turbante di cinque metri venne chiesto di indossare un
altro turbante di circa la metà rispetto a quello sopra, per
proteggere i capelli, che si diffuse con il nome di fifty (cioè il 50%
di quello sopra).
Nel miglioramento del turbante l’imperatore del Patiala,
BhupinderSingh, ebbe un ruolo molto importante. Costui, infatti,
aveva l’obiettivo di far diventare il turbante importante ed
introdusse un nuovo stile per indossarlo chiamato Patialashahi
pag.
Questo tipo particolare di turbante si differenzia dagli altri per il
fatto che sulla fronte gli strati vengono sovrapposti con l’aiuto del
pollice ed ha un rialzo di due pollici sulla punta.
In questo modo il fifty era più visibile ed il turbante più bello;
l’ultimo strato presenta meno pieghe ed in questo modo appare
più liscio.
In Punjab il turbante più grande e pesante viene considerato
come il migliore. Negli anni ’70 il turbante venne tagliato in
lunghezza e cucito in larghezza; questo metodo è ancora oggi
utilizzato. In questo modo il numero degli strati diminuisce, ma il
turbante diventa più voluminoso dalla parte sinistra e destra.
Koh-i-Noor
La parola Koh-i-noor significa montagna di luce. Questo
diamante è l’unico ad essere cosi famoso e prezioso nel mondo.
Nel 1813 Koh-i-noor da Shah Sujah arrivò a Maharaja Ranjit
Singh. Maharaja Ranjit Singh lo teneva sempre legato sul suo
bicipite destro. Quando egli era malato pensò di donarlo al
Tempio d’oro (Sri Harmandir Sahib) ma morì prima di questo
evento. E dopo la sua morte il Punjab venne conquistato dagli
inglesi che conquistarono anche il suo tesoro insieme al
diamante Koh-i-noor. Il 6 aprile del 1850 koh-i-noor venne
trasportato in Inghilterra in una nave e il 3 luglio del 1850 venne
regalato alla regina Victoria. E dopo venne levigato e messo nella
sua corona. Questo diamante che oggi è nella famiglia reale
d’Inghilterra era di proprietà dei sikh.
La Corona di stoffa
24
LA LUNGHEZZA DEL TURBANTE
Negli ultimi decenni del secolo scorso si pensava che la
lunghezza esatta fosse di 7/8 metri. I Nehang Singh (guerrieri
sikh) a volte indossano un turbante lungo 20/25 metri. Grazie ai
media sappiamo che il record del turbante più grande è di un
Neahang Singh (Majer Singh) che indossò un turbante di 30,6 kg,
lungo complessivamente 400 metri.
La sua lunghezza dipende dal piacere di chi lo indossa; alcuni
infatti preferiscono un turbante più corto, altri più lungo.
Akali Phoola Singh
La Corona di stoffa
25
I COLORI
La natura di Dio è molto bella, ed è piena di colori altrettanto belli.
Nel mondo ci sono molte cose naturali la cui importanza dipende
dai colori.
L’uomo ama molto i colori, ogni persona ne ha uno preferito, che
mostra anche attraverso il suo abbigliamento, ed è attratto dagli
oggetti di quel colore privilegiato. Gli studiosi hanno dichiarato
che i colori hanno un enorme impatto sulle persone.
Ai Sikh residenti fuori dall’India vengono poste spesso domande
sul colore del loro turbante. Ogni persona per coprirsi fa una
selezione di vestiti, tenendo in mente un particolare colore. Nella
vita quotidiana i Sikh portano il turbante del proprio colore
preferito. Ogni colore ha diversi significati. Negli eventi importanti
il colore del turbante raffigura un particolare sentimento (gioia,
tristezza, etc).
Verranno ora citati alcuni esempi:
Nella cultura ci sono alcuni colori che hanno una certa rilevanza,
e nel mondo religioso pure. Questi colori sono anche citati nel
Guru Granth Sahib.
Oggi nei matrimoni punjabi (sikh) spesso lo sposo porta il
turbante di colore rosso, e la sposa il vestito rosso, perché questo
colore simboleggia l’amore. La persona la cui mente è
impregnata nei colori di dio, nel Guru Granth Sahib ji viene
rappresentato con il colore rosso. Il bianco è il colore della
religione in generale, simboleggia una persona donatrice, che
aiuta gli altri, pacifica e armoniosa; le persone anziane di solito
portano il turbante bianco, ciò significa che hanno vissuto la loro
vita con onore, e non “hanno macchie di peccati sul loro
turbante”.
Ma non tutte le persone che si vestono di bianco devono per forza
essere delle anime buone; nel Guru Granth Sahib Ji queste
persone vengono identificate con una similitudine: “gli aironi, a
La Corona di stoffa
26
differenza dei cigni, non mangiano perle ma ranocchi” (notare
che entrambi gli uccelli sono bianchi).
Il blu è il colore dell’entusiasmo. Quando in una persona credente
nasce questo sentimento, questo è attratto dal blu. Una gran
parte dell’esercito di Guru Gobind Singh Ji (decimo Guru) portava
questo colore.
Il blu rappresenta anche uno spazio aperto, il colore del cielo, la
bandiera dell’ONU: il colore blu della bandiera testimonia che
l’ONU pensa all’umanità.
Il nero viene usato per protestare. La persona che vuole
combattere contro i suoi vizi, è attratta dal colore nero. Il Santo
Baba Fareed Ji portava vestiti di colore nero, ed ha scritto alcuni
inni nel Guru Granth Sahib Ji nei quali cita questo colore.
Per manifestare qualsiasi tipo di protesta contro ingiustizie le
persone portano il turbante nero.
Vari colori di turbanti
La Corona di stoffa
27
I Sikh pensano: “Prima si accetta la morte, poi si comincia a
vivere”. Nel cuore di un uomo non deve esserci paura di questo
evento naturale, per questo Guru Gobind Singh Ji aveva deciso
di avere come colore della bandiera l’arancione (Kesri Nishan-
Sahib).
Il colore arancione-giallo è legato alla morte; anche in natura,
infatti, le foglie diventano di colore giallo quando giungono alla
fine della loro vita. Il 20 settembre del 1981, quando venne
arrestato il Santo Jarnail Singh Bhindrawala; egli indossava un
turbante di colore arancione per manifestare il suo coraggio di
fronte alla morte. Seguendo il suo esempio i Sikh portano il
turbante giallo quando vengono arrestati in difesa della religione,
o torturati fisicamente sempre in difesa di essa per dimostrare
che non hanno paura della morte e sono pronti a difendere la
propria religione. Bhai Harjinder Singh Jinda e Sukhdev Singh
Sukha nel giorno della loro impiccagione avevano il turbante
arancione. Nel marzo 2012 un altro sikh (Balwant Singh Rajoana)
era stato condannato a morte, ed egli aveva chiesto al popolo
Sikh di indossare il turbante arancione, o di mettere una bandiera
arancione sopra le proprie abitazioni per mostrare unione.
Questa manifestazione si sparse a macchia d’olio, ed ogni sikh
che era contrario a questa sentenza, mostrò il proprio disaccordo
indossando il colore arancione.
Questo costrinse il Governo indiano a ripensare a questo caso.
La Corona di stoffa
28
LE DONNE NELLA RELIGIONE
SIKH Anche se si ritiene che la donna sia alla pari dell’uomo, nella
realtà la situazione è diversa.
C’è chi la definisce come una scarpa (per sottolineare la sua
inferiorità) e chi la definisce come la porta per l’inferno. Guru
Nanak Dev ji nel Sikhismo tentò di superare queste differenze
dicendo che l’uomo e la donna sono uguali. Secondo lui questa
divisione tra uomo e donna fu voluta da Dio per completare il
mondo, del quale non si conosce né quando sia cominciato né
quando finirà.
Nel Guru Granth Sahib ji c’è una frase che rappresenta Dio come
l’unione tra i due sessi: “Tu sei mio padre e tu sei mia madre”.
Quando il mondo venne concepito, la donna e l’uomo vennero
creati contemporaneamente, in quanto nessuno dei due avrebbe
potuto vivere senza l’esistenza dell’altro.
Guru Nanak Dev ji mentre stava fondando la nuova religione, si
batté anche in difesa delle donne, che allora venivano ritenute
inferiori all’uomo.
Ma come si può umiliare la donna, che è una figlia e dunque
rappresenta il gioiello dei genitori, è una moglie e incarna l’amore
del marito, è una madre ed è dunque colei che onora e si sacrifica
per crescere i figli?
Quando una donna diventa madre assume più importanza di
quanta non ne abbia già; essere madre è frutto di una vita da
moglie, e la maternità stessa deve essere sostenuta da molti
sacrifici.
A chi non piace la libertà?
E chi non vorrebbe vivere in libertà? Chi accetta con un sorriso
le catene che privano di questo diritto?
Una madre è in grado di sacrificare qualunque cosa per il proprio
figlio, anche la propria libertà; una madre che allatta il proprio
figlio si può paragonare ad una conchiglia che rende sempre più
luminosa la propria perla.
La Corona di stoffa
29
Guru Nanak Dev ji girò tutto il mondo nel tentativo di diffondere
la conoscenza della nuova religione ai vari popoli, tentando
anche di uguagliare il livello della donna e quello dell’uomo
all’interno delle diverse società.
Sua moglie rimaneva sempre a casa e non lo seguiva per non
interferire con il suo viaggio; la sorella di Guru Nanak Dev ji ha
avuto un ruolo decisivo nel mandare suo fratello a professare la
religione Sikh.
Ha provveduto a comprargli un mandolino e tutto ciò che gli
serviva per il viaggio, e si è presa la responsabilità di occuparsi
della sua famiglia. Dopo Guru Nanak Dev ji si è attribuita
importanza alla parità tra i sessi.
Il Terzo Guru ha mostrato il suo dissenso nei confronti del velo
che copriva il volto e ha abbolito l’uso del rituale sati (quando il
marito moriva, la sua moglie veniva cremata viva), che era
ritenuta una delle tradizioni più ingiuste per le donne.
La bellezza dell’uomo e della donna sono uguali. I due sono
attratti l’uno dall’altra; perché quindi coprire solo la bellezza della
donna. Il Terzo Guru ordinò di eliminare questa pratica tra i Sikh.
Sha Dole, un importante fachiro di quei tempi, abitante del Gujrat,
aveva domandato al Sesto Guru dei sikh che legame ci fosse tra
uomini di religione e la donna.
Il Guru rispose dicendo che la donna ha un ruolo di grande
rilevanza. La donna è alla pari degli uomini nell’arte, nella
religione e nell’istruzione.
Il Decimo Guru quando diede origine al khalsa panth, rese
partecipe della cerimonia anche sua moglie Sahib Kaur; secondo
le regole religiose Sikh le donne e gli uomini si trovano allo stesso
livello. Una nuova vita nasce, infatti, solo dopo l’unione di un
uomo e una donna.
Infatti quando il Decimo Guru volle far nascere suo figlio khalsa
(cioè tutti i Sikh erano suoi figli) prese con sé Mata Sahib Kaur.
Lui aveva avuto il ruolo di padre dei Sikh e quello di madre era
stato dato a Mata Sahib kaur; il primo nutrimento era stato
composto usando le ptasse (un dolce fatto solo di zucchero) e
La Corona di stoffa
30
Guru Gobind Singh ji le mescolò con il khanda (una spada a
doppio taglio).
Il khalsa prese il potere dal padre e la dolcezza dalla madre.
Per questo la storia Sikh non è famosa solo per le azioni degli
uomini ma anche grazie alle azioni delle donne. Guru Nanak Dev
ji era stato aiutato molto da Bebe Nanki ji (sorella di Guru Nanak
Dev ji) nella diffusione della religione sikh.
Bibi Bhanni (figlia del 3º Guru) con molta devozione e servendo
molto fedelmente era riuscita a far ottenere il trono al proprio
figlio.
Mata Bhag Kaur Ji
La Corona di stoffa
31
E non lo fece solo per ricevere guadagni, ma perché sapeva che
il domani dei sikh era in pericolo e sarebbero serviti moltissimi
sacrifici per salvare il futuro, tanto che lei chiese che tutti i sacrifici
spettassero alla sua famiglia.
E le cose andarono secondo il suo volere; più tardi nella storia
toccò a suo figlio sedersi su una piastra (Guru Arjan Dev ji)
rovente e poi a suo nipote (Guru Hargobind Sahib Ji) toccò di
combattere per tutta la vita, e al figlio del nipote (Guru
Tegbahadhar Ji) toccò sacrificarsi a Delhi.
E così anche il nipote del nipote (Guru Gobind Singh Ji) dovette
sacrificarsi e quest’ultimo vide sacrificati anche i suoi 4 figli. Mata
Gujri ji (moglie di Guru Tegbahadhar Ji) è stata la prima donna a
sacrificarsi all’interno della religione sikh; seguendo le sue orme
molte donne si sono sacrificate a loro volta. A Lahore è presente
un grande monumento dedicato alle donne sacrificate per la
religione sikh chiamato “Sahid Ganj Singhnia”. Oggi sono ancora
ricordate Mata Bhag Kaur ji e Bibi Sahib kaur ji (da Patiala) per le
imprese compiute durante gli scontri.
In questo lavoro ci stiamo occupando del valore del turbante nella
religione Sikh; le donne Sikh non hanno nessun obbligo di
portarlo, ma è sempre importante coprire la testa o con un piccolo
turbante oppure con un chunni (foulard di circa 2 metri) fatto dài
una tela molto leggera. Anche ad esso viene attribuito lo stesso
rispetto del turbante, come l’uomo sikh è incompleto senza di
esso, così anche le donne sikh sono incomplete senza il chunni.
La Corona di stoffa
32
PRIMA E SECONDA GUERRA
MONDIALE E I SIKH I Sikh con il turbante hanno partecipato con entusiasmo nei Paesi
europei e in Italia nella Prima e Seconda Guerra Mondiale. In
molte battaglie si sono sacrificati combattendo coraggiosamente,
ed hanno affrontato il combattimento mantenendo intatta la
propria identità religiosa, non rimpiazzando il proprio turbante con
alcun cappello. Nella Prima Guerra Mondiale (1914-1918), hanno
partecipato 1,600,000 soldati indiani, il 40% dei quali erano Sikh.
Tra il 1939-1945 2,500,000 soldati indiani, hanno partecipato ai
combattimenti della Seconda Guerra Mondiale dei quali il 42%
erano Sikh.
Prima Guerra Mondiale = 80,482
Seconda Guerra Mondiale = 89,218
Totale = 169,700
In queste due guerre 250 000 soldati indiani furono feriti e
divennero disabili, dei quali 109 045 erano sikh.
Nei luoghi in cui i soldati Sikh si sono sacrificati e sono stati
cremati, sia in Italia che altri paesi europei, è stata posta la
seguente epigrafe: “Ik Onkar siri WaheGuru ji Ki fateh sanskare
Gaye” in lingua Gurmukhi; oltre a questo è scritto il loro nome, il
nome della loro reggimento, l’età e la data di morte.
QUANTI SIKH PARTECIPARONO NELLE GUERRE MONDIALI?
Le forze Indiano-britanniche combatterono in Cina, Francia,
Turchia, Iraq, Iran, Egitto Palestina, a Gallipoli e nell’est
dell’Africa durante la Prima Guerra Mondiale.
Nella Seconda Guerra Mondiale la Compagnia Reale Indiana
faceva parte delle spedizioni britanniche del 1940, concluse con
l’evacuazione da Dunkerque (Francia).
La Corona di stoffa
33
Le divisioni hanno anche combattuto nel deserto dell’ovest, in
Medio Oriente, Eritrea, Etiopia, come pure in Italia e partecipato
alla liberazione della Grecia.
Contro il Giappone le forze britanniche e indiane hanno
combattuto a partire dal 1942 fino alla vittoria nel 1945.
“Nelle ultime due guerre c’erano 83.005 turbanti portati da soldati
sikh uccisi mentre 109,045 furono feriti. Tutti morirono o furono
feriti per la Gran Bretagna e per il Mondo, senza nessun’altra
protezione oltre al turbante, simbolo di fede.” (Generale Sir Frank
Messervy k.c. s.I. b.e., c.b,d.s.o.)
Molte persone nel Punjab non sanno che i loro avi Sikh hanno
combattuto coraggiosamente in Europa; in particolare in Italia,
combatterono nella Seconda Guerra mondiale ed ebbero un
ruolo importante per la liberazione dell’Europa; essi pagarono un
prezzo molto alto per la liberazione del genere umano insieme
agli alleati, poiché erano una parte delle forze delle
Commonwealth.
Ci sono 15.519 sepolture di soldati britannici-indiani e 64.963
vengono commemorati. Un totale di 80 482 sono morti nella
prima guerra mondiale (1914-1918).
Ma di certo ci furono molte più vittime, i cui nomi non sono mai
stati registrati e di conseguenza mai commemorati.
Questo è dovuto sia alle circostanze di battaglia e forse anche
alla cattiva gestione degli avvenimenti. Ecco alcuni esempi: Il
signor Dominiek Dendoveeo dal Centro Documentario di In
Flanders Fields Museum, Ieper (Belgio) ha inviato il suo conto,
alla luce di alcuni fatti storici che è stato conservato al centro di
documentazione.
“Le perdite del 57esimo Wild fucilieri dei Baluchis 129 sono stati
grandi nel corso degli ultimi giorni di ottobre 1914 (durante la
battaglia 1ª Ypres).
Wild fucilieri hanno perso 300 su 750 uomini e 240 uomini uccisi
feriti o presi come prigionieri di guerra del regimento i Beluci. The
Menin Gate in Ieper ha il nome di 15 vittime del 47º reggimento
sikh, mentre solo il 27 aprile 1915 (durante la seconda battaglia
La Corona di stoffa
34
di Ieper) su 444 uomini, 348 non ritornarono.Essi non sono stati
commemorati da nessuna parte. Tra il 24 aprile e il 1 maggio
1915, la divisione di Lahore aveva perso 3.889 uomini, il 30%
delle truppe che aveva impiegato; in 14 mesi il corpo indiano
aveva perso 34.252 uomini (morti, feriti, prigionieri, malati di
guerra) sul fronte occidentale. Per onorare i 300 anni del Khalsa
e il sacrificio dei soldati sikh durante le guerre mondiali, la città di
Ieper insieme alla Comunità Europea Sikh organizzò una
celebrazione di pace il 4 aprile 1999 al Palazzo del Tessuto a
Ieper, in Belgio.
I Sikh aiutarono l’Italia durante il terribile e doloroso periodo della
guerra.
È interessante notare che il numero dei Sikh in Italia è secondo
all’Inghilterra ed hanno stabilito circa 34 Gurdwara.
Una celebrazione tradizionale viene organizzata ogni anno l’11
novembre (Armistizio giorno 11 novembre 1918); migliaia di Sikh
arrivano da tutta Europa a Ieper, nelle Fiandre, per partecipare
alla parata del Poppy e rendere omaggio a Menon Gate, il
monumento nazionale della prima Guerra Mondiale in Belgio ed
Questa foto fu scattata nel 1943 durante la campagna di Sicilia
La Corona di stoffa
35
a Hollebeke, un monumento costruito dal Governo belga ed
inaugurato dai “Panj pyare“ in memoria dei soldati. Vennero
invitati i componenti delle Gurdwara di Belgio, Olanda e Francia.
Nel marzo 2005 una legge vietò simboli religiosi in Francia; in
base a tale legge, agli scolari sikh venne vietato di indossare il
turbante.
Alle stesse persone che hanno combattuto per la libertà del
genere umano e per la salvezza di molti paesi, tra i quali anche
la Francia, è stato negato il diritto alla libertà.
World Sikh Shaheed Miltary Yaadgari Committee Italy (Forlì)
in memoria dei soldati sikh caduti nel mondo
Molti Sikh sono morti o sono rimasti feriti per la libertà della Gran
Bretagna senza nessun’altra protezione che il turbante.
Il diritto di un sikh di indossare i suoi articoli di fede è stato
contestato a scuola, sul posto di lavoro, nelle prigioni ed in altri
luoghi di pubblici.
La Corona di stoffa
36
I Sikh soffrono alcune forme di discriminazione negli aeroporti
poiché indossano il turbante.
I Sikh si sono fatti avanti, si sono resi disponibili ed hanno aiutato
gli Europei al momento della grave crisi della Prima e Seconda
Guerra Mondiale ed hanno dato la loro vita in cambio di quella di
migliaia di persone. In cambio i Sikh oggi chiedono un mondo
libero, di poter godere del rispetto che si meritano loro e i loro
simboli di fede.
Solo allora i sacrifici dei nostri grandi antenati, che hanno dato la
vita per la libertà del genere umano, non saranno stati compiuti
invano.
Queste sono le prime statue costruite in memoria dei soldati sikh
caduti nelle guerre. Sono state inaugurate nell’agosto 2011 dalla
comunità sikh e dall’associazione che si occupa del cimitero di
Forlì.
Ci sono un totale di 41 cimiteri e 4 memoriali nel sud e nord
dell’Italia, cioè cassino memoriale, Forli indiana cremazione
memoriale, Rimini gurkha cremazione memoriale e Fiume
Sangro monumento cremazione. War Graves Commission
register ha registrato 5.727 caduti nella seconda guerra mondiali
in Italia dal settembre 1943 al maggio 1945, di cui le forze
britanniche indiane nei cimiteri sono (2830) e i caduti nel
memoriale sono (2897). Rimini Gurkha è il cimitero più grande in
cui ci sono (618) soldati e altri sono Sangro River War Cimitero
(517), Forlì cimitero (492), Cassino War Cimitero (378). Cassino
memoriale è il memoriale più grande in cui furono defunti (1440
soldati), Forli cremazione memoriale (768), Sangro cremazione
memoriale (517). Nel registro vengono registrati anche 46 soldati
indiani nel prima guerra mondiale in italia.
La Corona di stoffa
37
I SACRIFICI PER IL TURBANTE
Per indossare il turbante lottò anche il padre del grande martire
Bhagat Singh, che si chiamava Kishan Singh ed ebbe successo
nella sua azione.
A quel tempo tutti i prigionieri, tanto quelli politici che quelli
comuni, potevano coprirsi la testa solo con il cappello.La regola
valeva anche per i Sikh.
Quando arrestarono Kishan Singh gli diedero il cappello per
coprirsi la testa, ma lui rifiutò dicendo che un Sikh non può andare
contro la sua religione e coprire i suoi capelli con il cappello. La
lotta continuò per molti giorni ma alla fine, davanti alla sua dura
determinazione il Governo si arrese e furono distribuiti turbanti a
tutti i Sikh, lui compreso.
Questa nuova decisione aumentò la forza spirituale dei sikh e tutti
iniziarono a parlare dei fatti di Kishan Singh.
Così anche il Presidente della Commissione Shiromani
Gurdwara Parbandak Committee, il grande partigiano Khark
Singh, dovette lottare fortemente contro gli inglesi per poter
indossare il turbante nero nella prigione indiana.
Il Governo inglese lo deteneva nella prigione Dehra baba Gajji
Khan ed era estremamente attento a qualsiasi avvenimento, per
impedire che gli indiani si unissero sotto un’unica bandiera. In
quel periodo i Sikh indossavano il turbante nero per ricordare il
dolore del sanguinoso episodio di Nankana Sahib; il solo fatto di
indossare un turbante dello stesso colore rendeva i Sikh più uniti
e questo preoccupava molto il Governo.
Per questo gli inglesi avevano proibito a Khark Singh di indossare
il turbante nero.
Lui rifiutò affermando che gli inglesi non potevano decidere di
quale colore avrebbero dovuto essere i loro turbanti. Così iniziò
la protesta nella prigione.
Per togliere la macchia della sconfitta, questa volta il Governo
inglese non gli permise di indossare il turbante nero, ma lui era
La Corona di stoffa
38
assolutamente deciso a metterlo. Alla fine gli inglesi gli tolsero il
turbante usando la forza.
Per protestare contro questa vergognosa azione egli rifiutò di
mettersi i vestiti tranne il Kashera (una particolare veste intima).
Vedendo lui anche gli altri prigionieri politici fecero la stessa
cosa.Gli inglesi alla fine torturarono Khark Singh.Dopo aver fallito
in questo tentativo gli fecero molte offerte, ma non riuscirono a
scendere a compromessi.
La protesta durò cinque anni e mezzo; dopo questo interminabile
tempo trascorso in prigionia questo figlio del Punjab ottenne di
indossare il turbante del colore che preferiva.
Khark Singh si mise solo il kashera in tutte le stagioni, rimanendo
fermo sulla decisione che si sarebbe rivestito solo quando fosse
stato libero di indossare il turbante nero.
Alla fine nel 1927, il Parlamento decise di liberarlo e questo eroe
Sikh uscì indossando il turbante nero, ed in ogni luogo venne
festeggiata la sua vittoria.
Per questa grandiosa impresa nella storia gli è stata dedicata
l’intitolazione di una strada, nella capitale dell’India a nuova Delhi. (Sikh da Satkar: Dastar DOTT. Sarup Singh Alag).
La Corona di stoffa
39
LA LOTTA DI UN RAGAZZO SIKH
IN INGHILTERRA
In una città inglese di nome Wolverhampton un ragazzo sikh fu
espulso dalla scuola nel 77-78 perché indossava il turbante con
l’uniforme. Secondo i gestori della scuola questo rovinava
l’aspetto dell’uniforme stessa.
Il ragazzo disse al Preside: “Io ho indossato l’uniforme necessaria
e per ordine del mio grande e puro Guru non taglio i capelli e
indosso anche il turbante e su questo nessun Preside dovrebbe
obiettare”.
Però il Preside non ascoltò uno studente di prima media e lo
espulse dicendo che non indossava l’uniforme nel modo
completo.
Il ragazzo uscì tranquillamente dalla classe, scrisse il riassunto
dell’episodio su un cartellone e se lo appese sul petto; poi si mise
sul marciapiede davanti alla scuola per protesta. Le lezioni
finirono, ma lui rimase fermo sul marciapiede.
I passanti lo vedevano, gli chiedevano il motivo della sua
protesta, gli davano ragione e iniziarono a protestare contro il
Preside.
Il fatto arrivò fino al Governo inglese.
Il giorno dopo un rappresentante della comunità Sikh andò da
Kulwinder Singh che aveva passato tutta la notte al freddo, ma
che non si era ritirato dalla protesta. Questo funzionario ascoltò
tutta la storia del ragazzo e gli diede il permesso di andare a
scuola indossando il turbante.
E cosi tutta l’Inghilterra capì quanto sono importanti i capelli e il
turbante per i sikh, beni ai quali un sikh non può rinunciare.
Ricordando queste storie che hanno come protagonista il
turbante, si dice che questo è l’identità dei Sikh, ne è distinzione
religiosa, riconoscimento sociale, maestà culturale e grandiosità
personale.
La Corona di stoffa
40
Un altro evento negativo accadde a proposito del turbante.
Il giorno 23 del mese di Dicembre 1982, sul giornale americano
Los Angeles Times, venne stampato un articolo che riguardo un
americano di nome Gurusant Singh Khalsa, convertito al
Sikhismo ed anche in quell’occasione si vide come, pur in un
paese aperto come l’America, le differenze culturali non giovino.
Hellen Haris diventato Gurusant Singh disse che voleva
diventare un militare e servire lo Stato.
La storia ci dice che non c’è nessuno più coraggioso dei Sikh,
tanto che tutti con onore li chiamano “i militari dalla nascita”. Haris
disse che lo Stato e la religione avrebbero dovuto essere d’aiuto
per le sue buone intenzioni e in qualsiasi caso non avrebbero
dovuto ostacolarlo perché entrambi dovevano desiderare il suo
bene.
Gli ufficiali militari gli dissero che il nemico in guerra, può usare
gas e con la barba ed il turbante non era possibile indossare la
maschera.
Gursant rispose che era colpa della maschera, non della barba e
del turbante e chiese di produrre maschere adatte anche per la
sua situazione. Accolsero la sua richiesta poiché era ben
motivata.
In un secondo momento, il Governo disse che nelle situazioni
critiche è già difficile correre indossando la maschera e che
dunque il rischio di morte aumentava per una persona che
indossasse anche il turbante.
Per smontare questa teoria con la forza della realtà un sergente
Sikh, Kiranveer Singh, propose all’esercito una sfida.
Fece le flessioni e una corsa veloce lunga 2 miglia indossando la
maschera e il turbante, arrivò primo su 5000 soldati e fu nominato
il corridore più veloce.In tutta l’impresa non cadde né la maschera
né il turbante.
Non vedendo altre vie, i soldati andarono anche da suo padre per
convincerlo a farlo tornare dalla loro parte; il padre disse che era
vero, all’inizio neppure lui era concorde con l’idea che il figlio
avesse scelto un’altra religione.Ma visti i suoi miglioramenti,
La Corona di stoffa
41
anche lui si era sentito felice per la sua conversione al Sikhismo.
La storia Sikh è una storia piena di guerrieri e per questo disse il
padre anche mio figlio può diventare un ottimo militare.E in più
affermò che alla Nazione era indispensabile a un soldato
disposto a proteggere il proprio Stato, che non ci si doveva
concentrare sul fatto che questi potesse avere la barba o il
turbante e invitò l’esercito ed il Governo americano a riflettere su
queste parole. Alla fine Gursant Singh fu arruolato nell’esercito e
molti altri Sikh lo seguirono, nella polizia e nell’ esercito.
Il poliziotto Baltej Singh Dhillon, Amrit Singh Rai e Avtar Singh
Dhillon sono persone valorose che hanno fatto la loro parte nella
lotta per il turbante e ne hanno aumentato il valore.
Con queste imprese impegnative e dolorose tutti hanno capito la
grandezza del turbante ed anche che un Sikh può rinunciare al
suo lavoro, ma non al turbante e tutti sono disposti a difendere il
suo splendore e sono pronti a far parte della grande storia del
turbante. (Sikh da Satkar: Dastar Dott. Sarup Singh Alag).
La Corona di stoffa
42
LA PROTESTA PER IL TURBANTE
IN INGHILTERRA
Quando fu posta in vigore la legge che obbligava ad indossare il
casco sui veicoli a due ruote per scongiurare i troppi incidenti, i
motociclisti sikh si trovarono in difficoltà. Infatti non potevano
pensare di mettere il casco sul turbante.
Per questo i Sikh smisero di usare i veicoli a due ruote, ma non
si misero il casco.
Questo fatto scatenò una protesta. Un membro del Parlamento,
Signor Sidney Mr. Bidwell, fece causa a questo provvedimento
per aiutare i sikh.
Anche lo scrittore Sroop Singh Alag, in quei giorni in Inghilterra
per motivi di studio, raccolse materiale riguardante il turbante e
lo diede al signor Sidney.Per prendere una decisione ci furono
discussioni in Parlamento di intere notti per alcuni giorni. Molti
membri dello stesso poi sorpresero l’Inghilterra parlando
dell’importanza e della grandezza del turbante.
Dissero anche che leggendo la storia Sikh si poteva
comprendere che i capelli, la barba e il turbante sono una parte
molto importante del loro corpo.
Mr. Bidwell disse a tutti i membri che tenere i capelli lunghi e
indossare il turbante rappresentava l’identità dei sikh.
Aveva chiesto ad un Sikh, che lavorava nella costruzione di un
parcheggio, cosa avrebbe fatto se avesse dovuto indossare un
casco per la sua sicurezza e aveva facilmente risposto dicendo
avrebbe lasciato il lavoro.
Era evidente dunque, che i Sikh rispettavano molto le regole della
loro religione e per questo erano pronti a rinunciare al loro lavoro,
come se niente fosse.
Secondo le parole di Mr. Bidwell, i Sikh erano molto laboriosi e
grazie ai loro talenti, si stavano integrando nella società
britannica.
La Corona di stoffa
43
Li definì come pienamente affidabili, rispettosi della legge e
persone di cui ci si può fidare completamente e di cui essere
orgogliosi. I capelli lunghi coperti da un bel turbante, li
differenziano dagli altri. Un altro membro molto celebre ed
importante del Parlamento inglese, Churchill, disse: “Mi dispiace
che a causa del poco tempo a disposizione stiamo rovinando i
valori delle cose religiose e della società, ma dobbiamo essere
fieri e d’aiuto alle persone che vogliono conservarle.I Sikh
vogliono l’aiuto e noi felicemente dovremmo darglielo”.
Una persona che conosce la storia Sikh, le relazioni con
l’Inghilterra, il loro coraggio, e le loro imprese deve dire che i sikh
possono guidare i veicoli a due ruote e lavorare indossando il
turbante perché è un loro diritto religioso.
Churchill disse anche che gli inglesi erano in debito con i Sikh da
molto tempo. Quando in questo secolo (cioè il ventesimo) ci
siamo trovati in difficoltà, abbiamo avuto bisogno dell’aiuto dei
Sikh; questo ci è stato offerto e grazie a questo oggi possiamo
vivere orgogliosi e liberi.
In entrambe le Guerre Mondiali morirono, indossando i turbanti,
per noi.
In quel momento nessuno disse loro di mettere gli elmetti di
protezione perché sapevamo che avrebbero rifiutato e saremmo
rimasti senza il loro appoggio. Per le nostre difficoltà non li
obbligammo per mettere i caschi e adesso dovremmo essere
d’accordo con loro e lasciarli liberi di indossare il turbante.
Dicendo queste parole Churchill schierò il Parlamento dalla parte
dei Sikh.
Un altro membro del parlamento Lard Movre, disse le seguenti
parole a favore della comunità Sikh: “I Sikh sono uomini
fantastici, perché rimangono all’interno delle proprie regole morali
e sono onesti, non posso fare a meno di complimentarmi per il
modo in cui svolgono il loro compito. Vi porto un esempio reale
della 1ª guerra mondiale, in particolare la mattina del 4 Luglio
1915 un reggimento Sikh a Gallipoli (Turchia) è andato a
combattere; in questo c’erano 10 ufficiali e 700 soldati, la sera
La Corona di stoffa
44
erano rimasti solo 2 ufficiali e 70 soldati, il rimanente dei soldati
erano deceduti, perché non si sono arresi, ma hanno continuato
a combattere.
Per cosa stavano lottando? Per se stessi?
No, per noi, o diciamo per il loro dovere, insegnato dal loro
maestro Sikh. Per questo noi dovremmo rispettare il loro
portamento religioso, in particolare il loro turbante. Questo è
anche un nostro dovere morale.
(Si può leggere questo discorso nel libro “The Turban Victory” di
Mr. Bidwell).
Infine, grazie al rispetto per i sentimenti religiosi dei Sikh, questi
hanno conquistato la possibilità di andare in moto o sui motorini
sulle strade inglesi portando il turbante. Questo cambiamento
nelle leggi ha portato gioia alla comunità Sikh, non solo in
Inghilterra, ma anche nel resto dei paesi dove essi vivono.
Se si guarda e si cerca di capire la lotta dei Sikh per i propri diritti
bisogna considerare la loro corona, il turbante, per mantenere il
rispetto del quale hanno lottato tanto e rinunciato molto, senza
mai allontanare dal corpo il proprio turbante.
Anche oggi per portare il turbante in molti paesi esteri i Sikh
hanno fatto richieste per il rispetto dei propri diritti, manifestando
per raggiungere il loro scopo.
Se nella religione sikh portare il turbante è importante, rispettarlo
lo è altrettanto perché i capelli sono un simbolo fondamentale.
LA QUESTIONE DELL’ACCESSO AL ROYAL CANADIAN LEGION, VANCOUVER.
Quando il signor Pritam Singh Johal, che indossava le medaglie
conquistate durante la guerra in Africa nell’Ottava armata inglese,
si recò al Royal Canadian Legion per partecipare alla cerimonia
in ricordo dei membri dello stesso esercito, venne fermato
all’ingresso insieme ad altri cinque soldati Sikh con turbante.
La Corona di stoffa
45
Pritam Singh chiese il motivo per il quale era stato fermato, ed
ebbe come risposta che loro avrebbero potuto partecipare solo
se fossero venuti senza coprire la loro testa, perché questo
faceva parte delle regole.
Questo avvenimento divenne una delle questioni trattate nei
giornali del periodo; anche i membri del Royal Canadian Legion
rilasciarono dichiarazioni e in particolare affermarono che in tutti
i 1750 luoghi utilizzati per le cerimonie in ricordo dei soldati era
vietato accedere con la testa coperta.
Dissero infatti che, come i canadesi portavano rispetto a questi
soldati scoprendosi il capo, così anche i Sikh avrebbero dovuto
fare nei loro confronti.
Ricordarono che quando accedevano al tempio Sikh si
comportavano come loro, rispettando le loro tradizioni, ovvero
coprendo il capo e togliendosi le scarpe.
Quindi anche i Sikh avrebbero dovuto fare altrettanto, perché essi
erano i loro grandi amici. In Canada vivono infatti più di 10 milioni
di Sikh, tranquillamente, ed è noto che per loro la barba, i capelli
e il turbante, sono simboli religiosi.
I Sikh non accettarono queste spiegazioni, affermando che tra le
cerimonie del Legion e le cerimonie Sikh c’era molta differenza,
perché le cerimonie del Legion non erano di tipo religioso. Inoltre
affermarono che i Sikh avevano combattuto al loro fianco,
portando il turbante; i soldati Sikh dell’esercito del Canada,
dell’America e dell’Inghilterra indossano il turbante.
Va ricordato che sikh possono essere e sono le guardie del corpo
della Regina Elisabetta e che lei non ha mai espresso riserve
rispetto al fatto che i Sikh portino il turbante, anche se tutti
salutano la Regina scoprendosi il capo.
Se i Sikh potevano svolgere tutto questo, era difficile capire
come in questa cerimonia si ponessero così tante barriere. In
un paese così libero questo è diventato un modo per ferire la
comunità sikh.
Sul giornale della città di Toronto, il canadese Mcmullan pubblicò
una lettera in cui ricordò il coraggio dei Sikh, la loro solidarietà e
La Corona di stoffa
46
di conseguenza affermò che essi avrebbero dovuto partecipare
alle cerimonie del Legion.
Il 18 giugno del 1994, nel giornale indiano Ajit, gli abitanti
canadesi Sikh Amar Singh Bhullar ripresero il discorso scritto da
McMullan.
Nel 1973 questi scrisse che un professore della Nuova Zelanda
gli aveva raccontato la sua vicenda: nella Seconda Guerra
Mondiale era stato arrestato insieme a due soldati Sikh, i tre poi
erano stati portati in un carcere militare dove egli a causa del
freddo e della scarsa alimentazione, si era ammalato.
I due Sikh per salvare il compagno, avevano fatto di tutto, gli
avevano dato i loro pasti e lo avevano coperto con i loro
indumenti, rimanendo essi stessi senza.
Grazie a loro lui era salvo e una volta liberato, era diventato
professore.
Prima di morire aveva lasciato il proprio patrimonio a nome della
comunità Sikh.
Lui si era recato all’Associazione sikh SGPC ad Amritsar, a cui
quest’uomo aveva lasciato i documenti del patrimonio.
Facendo ciò gli era sembrato di restituire parte di quello che i due
soldati Sikh avevano fatto per lui.
Mcmullan portò questo esempio per dimostrare ai canadesi il
coraggio dei sikh; dunque fermare i Sikh al Legion sarebbe stato
come fermare una divinità in un luogo sacro.
L’organizzazione nazionale del Legion rispose che questo
problema era stato posto da un ramo del Legion, ma a livello
nazionale il problema non esisteva.
Di conseguenza venne concesso ai sikh il diritto di entrare nelle
cerimonie del Legion portando il turbante; in questo modo il
Legion aveva dimostrato di rispettare e stimare il portamento Sikh
e di aver capito inoltre che non aveva senso porgli il veto del
turbante.
E non è tutto.
Il Sikh Gurbaksh Singh Malhi, membro del partito liberale del
Canada, entrò nel parlamento canadese e divenne sei volte
La Corona di stoffa
47
ministro, ottenendo sempre un numero crescente di voti grazie al
suo buon lavoro. Tutti i parlamentari canadesi diedero il
benvenuto a Gurbaksh Singh, rispettando il suo portamento con
grande convinzione.
JAGMEET SINGH DHALIWAL
La Corona di stoffa
48
Il 13 aprile del 1994 è stata festeggiata la nascita del Khalsa
(Vaisakhi) e il Parlamento canadese ha partecipato per la prima
volta e da allora ogni anno, dimostrando così la grande
importanza che viene attribuita alla popolazione Sikh.
Nel 1999 poi è stato emanato un francobollo con simbolo dei
Sikh.
Il Parlamento canadese, come abbiamo visto, ha accolto anche
rappresentanti Sikh che sono stati eletti. Tra di loro c’era anche
un giovane sikh di 32 anni, Navdeep Singh Bains, eletto ben 3
volte consecutive. Jagmeet singh dhaliwal è un membro del
parlamento provinciale nel Ontario Canada.
Grazie ai ministri Sikh ed alle associazioni è stato possibile
mantenere vivo in America e in Canada l’onore dei Sikh e del loro
turbante. (Sikh da Satkar: Dastar Dott. Sarup Singh Alag).
La Corona di stoffa
49
LA POSIZIONE DEL TURBANTE
Oggi giorno si può notare che sulle teste dei Sikh ci sono bei
turbanti.
Li vediamo anche sulle teste dei sikh che non hanno una
particolare attenzione verso la religione, come ad esempio il
gruppo politico Marksvadi, Harkrishan Singh Surjit, Sant Singh
Sekhon, Gurbaksh Singh Preetlari, Sohan Singh Josh ecc…
Queste persone hanno sempre tenuto il turbante sulla testa con
molto onore.
Gurbaksh Singh Preetlari nella sua vita considerava molto
importante il turbante ed infatti nella sua biografia ha scritto un
importante articolo su di esso.
Ai tempi della sua permanenza all’estero per motivi di studio,
proprio grazie al suo turbante bianco, tutti gli tributavano amore
e rispetto; lui riteneva addirittura di essere diventato famoso e
come scrittore, e per aver indossato il turbante.
Nella storia ci sono state altre persone molto importanti che
portavano il turbante: L’ex presidente dell’India Ghiani Jail Singh,
il Maharaja Bupinder Singh, Swaran Singh, Gurdeal Singh
Dhillon, Hukam Singh e il Maestro Tara Singh.
La loro fama internazionale è dovuta anche al fatto di aver
indossato il turbante.
La vita politica di qualsiasi Sikh non ha mai cambiato le regole
fondamentali della religione cioè curare i capelli, la barba e
indossare il turbante.
Anche se le persone sono tutte differenti ed hanno opinioni
diverse, grazie al turbante restano sempre vicine.
Il Primo Ministro indiano, Manmohan Singh, e il Generale Bikram
Singh dell’Armata Militare Indiana portano entrambi il turbante.
Qualche tempo fa, a Vancouver (Canada), su un canale
televisivo venne mandata in onda un’intervista a Roonie Smith,
un medico che ha come hobby suonare musica e cantare, e che
ha creato una sua band musicale.
La Corona di stoffa
50
Roonie non si taglia né i capelli e né la barba, ed indossa un
turbante di colore arancione. Quando gli è stato chiesto il motivo,
lui ha risposto che a suo giudizio una persona che si tiene i capelli
lunghi e si mette il turbante cambia il suo modo di convivere con
gli altri, e lo cambia in meglio.
Raccontò anche che se avesse rinunciato ai capelli lunghi ed al
turbante non sarebbe più stato lo stesso bravo dottore e neppure
lo stesso bravo cantante.
La domanda successiva fu se lui fosse o meno un Sikh; lui
rispose che non era un Sikh, ma che li stimava per il fatto che
avevano molta cura per i loro capelli e il turbante e disse che
stava facendo ricerche in modo da imparare di più sulla loro
cultura.
Il 18 settembre 2003 a Vancouver egli organizzò un programma
per informare la gente del significato del turbante; in questa
occasione poté fare un piccolo intervento il Dr. Saroop Singh
Alag. Molte persone si erano dimostrate particolarmente
interessate alle origini del turbante ed allo studio del suo valore
religioso. Questo programma durò più di sei ore, durante le quali
venne spiegata con grande accuratezza ogni piccola parte del
turbante. Parteciparono molte persone, di età differente, e tutti
erano i benvenuti.
Le persone che avevano sponsorizzato questo programma
dissero che, come Maharaja Ranjit Singh promise un cavallo a
colui che avesse portato il turbante più bello, così loro avrebbero
regalato una macchina nuova alla persona che avesse indossato
il miglior turbante.
Nello stesso programma a molti bambini furono regalati come
premio Khanda in oro, medaglie, Karha (braccialetti), occhiali
costosi, orologi, turbanti e centinaia di dollari.
Le persone dai 5 ai 94 anni parteciparono a questo programma
e vennero premiate. Il Sig. Lekh Raj Sharma, di 93 anni venne
premiato con un Khanda d’oro per il bel turbante che portava e
una ragazza di carnagione bianca di nome Alison che
La Corona di stoffa
51
indossava un turbante venne premiata, disse che portare il
turbante era stata per lei una cosa molto importante.
LA MODA NELLA CULTURA MONDIALE
DI COPRIRSI I CAPELLI E LA TESTA
Anche oggi, nel mondo, solo la comunità Sikh si copre il capo e i
capelli con il doppio turbante molto elegantemente.
Se guardiamo però con attenzione le altre culture nel mondo,
vedremo che coprirsi il capo e i capelli è stato sempre molto
importante e per alcune di queste lo è ancora.
In India, quando regnavano i Mogul, solo i musulmani potevano
portare il turbante; i Sikh, però non seguivano questa regola e per
questo motivo molti di loro furono uccisi. I sovrani islamici
credevano che il turbante fosse simbolo di sovranità e quindi
ritenevano di doverlo dare solo ai loro fratelli musulmani.
Quando finì il regno dei Mogul, e insieme ad esso la sovranità
islamica, essi persero anche il turbante dal loro capo, ma le
famiglie importanti continuarono a portarlo. Anche oggi la gran
parte dei sacerdoti musulmani porta il turbante. Negli stati Arabi
e negli stati Africani, anche se oggi non si porta il turbante, si
copre comunque il capo con un tessuto.
Sono testimoni di questa cosa i ricchi degli stati di Ambras,
Bahrain, Sharjah, Palestina e Dubai. A parte tutto questo anche i
musulmani in giorni particolari o durante le cerimonie religiose
coprono il capo e se non riescono a portare il turbante, di sicuro
indossano un cappellino bianco.
Quando festeggiano Id al-Fitr o altre feste religiose in Moschea,
tutti insieme leggono la preghiera e nessuno sta a capo scoperto.
In alternativa portano il Kulla (che è un turbante a cono), il
cappellino turco di colore rosso.
Nel mondo molti professori, scienziati, filosofi e ricercatori
tengono i capelli lunghi e li coprono in qualche modo.
La Corona di stoffa
52
Anche oggi chi discute la tesi o ritira un diploma spesso copre il
capo.
Anche un giudice che debba emettere una sentenza lo fa, inoltre
il grado dei militari e delle forze dell’ordine viene riconosciuto
attraverso il cappello e le stellette che portano. In India, in molti
luoghi, le famiglie importanti coprono i loro capelli con il turbante;
in Rajasthan i Rajput portando turbanti e si sentono come dei re.
Se guardiamo la storia dell’India da questo punto di vista,
vedremo che anche i non Sikh portavano il turbante; ad esempio
il secondo Presidente indiano disse che senza turbante
sembrava che mancasse qualcosa.
Se diamo un’occhiata all’Induismo possiamo trovare la storia di
Krishan e del suo caro amico Sudhama, il quale era talmente
povero che fu costretto a rivolgersi a Krishan per avere un aiuto.
Quando Krishan vide che egli aveva dei vestiti strappati ed era a
testa nuda, lo portò a palazzo e dopo avergli dato da mangiare,
per prima cosa gli fece portare un turbante su un piatto d’oro. Da
questo è facile intuire quanto fosse importante il turbante anche
per gli Indù.
Se osserviamo alcuni stati esteri, vedremo che in Russia, ad
esempio, le persone per salvarsi dal freddo tengono sempre la
testa coperta, anche gli inglesi per la loro personalità, tengono il
cappello in testa, i ricchi giapponesi si coprono il capo, ed anche
gli eschimesi portano pellicce di animale per coprirsi il capo. I
filosofi antichi, persiani e ebrei, stavano attenti a coprirsi la testa
con un cappello alto non solo in questi stati ma, anche nel resto
del mondo, i sacerdoti ed altri religiosi cristiani, come il Papa,
tengono la testa coperta quando devono fare una dichiarazione
in pubblico.
Tutti questi fatti portano a pensare che all’inizio tutti si coprissero
la testa poi, piano piano, la moda ha proposto di tagliare i capelli
e il coprirsi il capo è rimasto in uso nella comunità. I ricercatori di
lingue dicono che le parole non nascono fino a che non sono
La Corona di stoffa
53
necessarie; se valutiamo questa verità, notiamo che nelle lingue
principali è presente la parola che indica il turbante.
Nei paesi Arabi il turbante veniva chiamato “la corona degli
Arabi”.
Il clima costringeva le persone a tenere il capo coperto, perché il
gran vento sollevava sabbia che andava a finire nei capelli ed era
poi molto difficoltoso lavarli a causa della scarsità d’acqua; anche
se oggi non indossano il turbante come un tempo i loro antenati,
tengono ugualmente la testa coperta.
Un modello sikh che mostra la bellezza del turbante
La Corona di stoffa
54
Negli Stati Arabi credono che fino a quando terranno la testa
coperta, la comunità araba non avrà mai fine.
Forse proprio per questo quando un Re musulmano muore viene
sepolto con il suo turbante.
Il turbante del politico arabo-talebano Osama Bin Laden ha
creato grossi problemi all’identità dei Sikh: l’aspetto del suo
turbante somigliava a quello Sikh, per cui le persone che non
conoscevano precisamente questi fatti confondevano i Sikh con
i talebani. Ecco, quindi, che diventa importante il motivo per cui
abbiamo scritto questo libro che è legato alla volontà che la
comunità italiana venga a conoscenza della nostra identità Sikh.
Dopo tutte queste argomentazioni è importante sottolineare che
i capelli vengono coperti con il turbante non solo dai Sikh o dagli
Indiani in generale, ma più o meno dai popoli di tutto il mondo,
soprattutto dalle persone importanti, ricche, dalle persone pure e
dalle persone religiose.
Anche per loro è molto importante portare il turbante per coprirsi
il capo tanto da portarlo con sé nella tomba.
Il turbante fa riferimento ad un’antichissima cultura, come
possiamo essere tranquilli allontanandoci da esso? (The Sikhs
Malaysia, Marzo 1994). (Sikh da Satkar: Dastar Dott. Sarup Singh Alag).
La Corona di stoffa
55
LA SITUAZIONE DEL TURBANTE
IN ITALIA
La comunità Sikh iniziò a giungere in Italia verso gli anni ’80; man
mano che aumentava la richiesta di manodopera altrettanto
aumentava il numero dei Sikh.
I Sikh che si sono recati all’estero hanno dovuto lottare per
mantenere intatta la loro identità, anche attraverso il turbante,
nonostante l’uso di questo fosse presente in varie forme in
diverse religioni e culture.
In Italia ci sono stati alcuni problemi legati, ad esempio, al divieto
di mettere foto con il turbante nei documenti d’identità.
Questi inconvenienti sono stati risolti a livello locale, grazie
all’aiuto di alcuni mediatori che spiegavano l’importanza
dell’indumento. Nel 2010, all’aeroporto di Milano-Malpensa, con
l’aumentare dei vari check-in, si è iniziato a far togliere il turbante
ai Sikh. Quest’azione era però di intralcio nella professione di
fede di una religione. I Sikh si sono quindi sentiti feriti.
Per questo le comunità sikh hanno cercato di intessere un
dialogo con le autorità aeroportuali, ma senza alcun successo. Il
consiglio nazionale Sikh dell’Italia “National Dharam Parchar
Commette”, ha promosso vari incontri con i rappresentati del
Governo italiano a proposito di questo problema.
Togliere il turbante di fronte a tutti è considerato da ciascun sikh
disonorevole. All’inizio ai viaggiatori Sikh veniva chiesto di
togliere e consegnare davanti a tutti il proprio turbante,
mettendolo nei cestini per la scansione insieme ad altri oggetti,
come le scarpe. I Sikh ritengono che il turbante non debba mai
essere ai piedi di nessuno, perché esso rappresenta l’onore di
una persona, quindi la vicinanza del turbante alle scarpe è
simbolo di sconfitta, quindi di disonore.Un Sikh non può
sopportare la vista di un turbante calpestato.
La Corona di stoffa
56
Il turbante non è un cappello, che si può togliere e mettere in un
attimo; il turbante, per essere indossato, deve rispettare alcuni
principi che un Sikh segue rigorosamente. Ricordiamo che molte
persone agli apici della società Sikh sono state costrette a levarsi
il turbante, e ciò ha ferito profondamente i loro sentimenti Questo
problema è stato portato a livelli internazionali. A causa delle forti
pressioni da parte della comunità Sikh italiana, è stata creata una
stanza a parte per questo controllo in via separata; essa è anche
fornita di uno specchio affinché la persona che toglie il turbante
possa rifarselo in modo decente.
Comunità Sikh in piazza Santi Apostoli, Roma.
Il 25 settembre 2011 in Piazza Montecitorio e in Piazza Navona
a Roma, i sikh d’Italia si sono riuniti per far comprendere
La Corona di stoffa
57
l’importanza del Dastar (turbante) alle autorità; questo giorno è
stato chiamato Dastar Day ed è celebrato anche in altre
importanti città europee.
Il problema del turbante negli aeroporti non è un problema
unicamente italiano, ma è anche condiviso da altre città europee.
La Sikh Federation (associazione presente in Inghilterra) nel
giugno del 2010 ha promosso una discussione con le società di
trasporto; la cosa è stata anche discussa nel Parlamento inglese
e si è giunti ad una soddisfacente conclusione per tutti.
Il 18 febbraio del 2011 fu implementato un nuovo sistema di
controllo negli aeroporti, in modo da poter fare sempre controlli di
sicurezza, ma senza togliere il turbante.
Allo staff che esegue i controlli è stato detto che, se con la nuova
modalità di controllo si fossero riscontrate irregolarità, si sarebbe
potuto chiedere al passeggero di togliere il turbante. Questo
metodo è stato messo alla prova per 18 mesi.
Il primo rapporto è stato consegnato nel dicembre del 2011 alla
commissione ONU. 18 mesi dopo il test terminò e fu inviato
l’ultimo rapporto.
In quel caso la commissione ONU confermò gli ottimi risultati di
questo test.
Venne chiesto alla società di trasporto di mantenere questo
metodo di controllo ancora 12 mesi e fu deciso di sollevare la
questione anche all’interno del Parlamento Europeo in modo da
risolvere il problema in tutti gli aeroporti europei, deliberando il
metodo di controllo sotto forma di legge.
Dopo 2 anni durante i quali l’Inghilterra ha usato il rivoluzionario
metodo di controllo chiamato Metal Detector Svaiv, l’UE ha
deciso di cambiare le leggi 185/2010 e 2010/774/EU.
I Sikh da diversi anni chiedevano che non venisse fatto un
controllo manuale del turbante: per discutere di questo nelle
Commissioni Europee si sono svolte varie riunioni con la Sikh
Federation.
La Corona di stoffa
58
Nel gennaio del 2013 all’ONU si sono svolte riunioni per parlare
dei problemi dei Sikh.
Prima i Sikh hanno avuto il permesso di portare le 5 k all’interno
della Commissione europea: i 5 k sono i 5 strumenti che un Sikh
deve avere con sé.
Tra questi c’è il kirpan, una spada usata unicamente per la difesa
propria e degli altri e mai con fini di attacco.
Il 4 febbraio 2013 l’ONU ha deliberato una nuova legge che
conferma l’utilizzo del nuovo metodo di controllo del turbante,
questa legge sostituisce le leggi 185/2010 e 2010/774/UE.
La nuova legge è la 104/2013/UE, e riguarda la libertà di
professione di qualunque religione, il rispetto per le persone e la
difesa dei diversamente abili.
Davinderjit Singh e Amreek Singh Gill, membri della Sikh
Federation, hanno affermato che, in qualunque città Europea in
cui l’aeroporto venga utilizzato da un gran numero di Sikh, sarà
implementato il nuovo metodo di controllo da parte dei Governi
dei vari Stati, e ciò a partire da Febbraio.
Questo metodo è in grado di rilevare anche un piccolissimo ago
e dunque si può fare a meno di toccare direttamente il turbante e
un pezzo di un tessuto chimico speciale viene toccato al turbante
e messo nella macchina per analizzarlo. È necessario a questo
punto affermare che i Sikh non sono contro i controlli, a patto che
essi non vadano contro i principi religiosi del passeggero.
A tal proposito, i Sikh ringraziamo il Governo Italiano e l’aeroporto
di Malpensa per aver implementato il nuovo sistema di controllo,
con la speranza che lo stesso venga adoperato da tutti gli
aeroporti europei.
REGOLAMENTO di ESECUZIONE (UE) N. 104/2013 del
4 febbraio 2013
Recante modifica del regolamento (UE) N. 185/2010 per quanto
riguarda il controllo dei passeggeri e delle persone diverse dai
passeggeri e il rilevamento di tracce di esplosivo (ETD) in
combinazione con il metal detector(HHMD) per la rivelazione dei
metalli. (Testo rilevante ai fini del SEE)
La Corona di stoffa
59
LA COMMISSIONE EUROPEA,
Visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, Visto il
regolamento (CE) N. 300/2008 del Parlamento europeo e del
Consiglio, dell’11 marzo 2008, recante regole comuni nel settore
della sicurezza dell’aviazione civile e che abroga il regolamento
(CE) n 2320/2002, e in particolare l’articolo 4 della stessa,
Considerando quanto segue:
(1) Il regolamento (CE) n. 272/2009 del 2 aprile 2009, che
integra le norme fondamentali comuni sulla sicurezza
dell’aviazione civile stabilite nell’allegato del regolamento (CE) N.
300/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, prevede che
le disposizioni di applicazione da adottare a norma dell’articolo 4
del regolamento (CE) N. 300/2008 possono permettere l’uso del
rilevamento di tracce di esplosivo (ETD) e la ricerca a mano per
la rilevazione di oggetti metallici (HHMD) nello screening delle
persone.
(2) L’esperienza ha dimostrato che le ricerche a mano dei
passeggeri e delle persone diverse dai passeggeri non sono
sempre il mezzo più efficace per lo screening di alcune parti della
persona, in particolare quando queste non siano facilmente
accessibili, come copricapo, calchi in gesso o protesi.
(3) Le prove hanno dimostrato l’efficacia dell’uso combinato
di ETD e HHMD in tali casi. Inoltre, l’uso di ETD e HHMD può
facilitare il processo di selezione ed essere vissuta come un
mezzo meno invasivo di screening rispetto alla ricerca a mano,
costituendo così un miglioramento nell’esperienza vissuta dalle
persone sottoposte a screening.
(4) È quindi utile e giustificata per consentire tali metodi di
screening di quelle parti della persona dove una ricerca mano è
considerata inefficiente e/o indesiderabile, come nel caso di
alcuni copricapo, gessi o protesi.
(5) Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e
osserva i principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali
La Corona di stoffa
60
dell’Unione europea, segnatamente la dignità umana, la libertà di
religione, la non discriminazione, i diritti delle persone con
disabilità, e il diritto alla libertà e alla sicurezza. Nella misura in
cui essa limita tali diritti e principi, tale limitazione è effettivamente
legata alla realizzazione di obiettivi di interesse generale e alla
necessità di proteggere i diritti e le libertà altrui, nel rispetto delle
condizioni di cui all’articolo 52 della Carta. Il presente
regolamento deve essere applicato conformemente a tali diritti e
principi.
(6) Il regolamento (UE) N. 185/2010 Occorre pertanto
modificare di conseguenza.
(7) Le misure previste dal presente regolamento sono
conformi al parere del comitato per la sicurezza dell’aviazione
civile istituito dall’articolo 19, del regolamento (CE) n 300/2008.
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
L’allegato del regolamento UE N. 185/2010 è modificato
conformemente all’allegato del presente regolamento.
Articolo 2
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno
successivo a quello della sua pubblicazione nella gazzetta
ufficiale dell’unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e
direttamente applicabile in ciascuno degli stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 4 febrraio 2013.
Per la commissione
Il Presidente
José Manuel Barrosoen 2013/02/05 gazzetta ufficiale dell’Unione
Europea L34/13
La Corona di stoffa
61
FRANCIA
Nella Prima e Seconda Guerra Mondiale 83005 militari Sikh che
portavano turbanti sono caduti per la libertà della Francia e
dell’Europa. In quell’occasione evidentemente il turbante non
aveva creato alcun problema; ecco che quindi interdire un
simbolo religioso a circa un secolo da quegli avvenimenti -come
ha fatto il Governo Francese- appare veramente intollerabile,
così come è contro i diritti umani obbligare a togliersi il turbante
ed espellere dalla scuola studenti sikh (Dharamvir Singh, Jasvir
Singh, Vikramjit Singh, Ranjit Singh, Gurinder Singh, Jasmeet
Singh e Maha Singh…). Ricordiamo che quei ragazzi si sentono
sikh francesi, parlano francese, abitano in Francia proprio mentre
quel Paese dice loro di non portare il turbante.
Inoltre la Francia ha ordinato di mettere fotografie senza turbante
su carta d’identità, patente di guida e altri documenti. I Sikh hanno
cercato di trovare una soluzione in vari modi, e parlato anche con
il Governo; però non hanno trovato altro che delusioni.
Sempre a questo proposito, di recente è accaduto un fatto che
ha avuto come protagonista un ragazzo di 16 anni di nome
Amritpal Singh Panjhatha (figlio di Basant Singh Panjhatha),
studente di prima superiore, che di ritorno a scuola dalle vacanze
il 7 gennaio 2013 (College Jacques Jorissen) è stato richiamato
dal Preside che gli ha intimato di togliersi il turbante.
Il ragazzo si è rifiutato di farlo dopo aver mostrato copia della
decisione presa dall’ ONU su un caso molto simile (quella che nel
2012 aveva dato ragione a tale Virkramjit Singh consentendogli
di portare il turbante).
Il Preside ha però risposto affermando di non voler rispettare le
decisioni prese dall’ONU, bensì quelle prese dal Governo
Francese: il ragazzo è stato perciò espulso dalla scuola.
Tuttavia occorre sottolineare che il Governo Francese, così
facendo, non è andato contro le decisioni prese dall’ONU;
La Corona di stoffa
62
piuttosto ha messo a rischio il futuro degli alunni Sikh presenti nel
Paese. A causa di queste leggi, in base alle quali gli studenti
devono andare a scuola senza segni religiosi, moltissimi Sikh
sono costretti a frequentare la scuola con la teste scoperte, cosa
che va contro gli stessi principi sikh.
Moltissimi studenti pur di mantenere intatte la propria religione e
la dignità, hanno smesso di andare a scuola, altri invece hanno
dovuto tagliarsi i capelli.
In Francia questo problema non si è presentato solo in ambito
scolastico, ma anche nella produzione di documenti d’identità
come passaporti e patenti di guida: ad esempio, Singhara Singh
(52 anni) non può prendere né la patente e né il passaporto
poiché si è rifiutato di togliersi il turbante per fare le fotografie. A
Ranjit Singh (77 anni, in Francia dal 1991) nel febbraio 2002 sono
stati negati i documenti a causa della sua foto col turbante (il 14
gennaio 2003 ha fatto ricorso senza ottenere alcun risultato; anzi
ha continuato a presentare ricorsi ai vari livelli delle Corti di
giustizia, ma sempre senza successo).
L’organizzazione che difende i diritti dei Sikh nei Stati Uniti
(United Sikhs), nel dicembre del 2008, aveva presentato una
lettera al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite da parte
di Ranjeet Singh.
Ranjeet, pur essendo ammalato, dal 2005 non ha potuto
usufruire del diritto alla salute.
Lui, infatti, si era rifiutato di togliere il turbante e così non aveva
potuto prendere nemmeno il certificato di residenza che serviva
per poter usufruire dei servizi sanitari.
Lo United Sikhs in un comunicato aveva riferito che il Consiglio
dei Diritti umani delle Nazioni Unite aveva deciso che, se Ranjeet
Singh avesse tolto il turbante per poter avere la foto sulla carta
d’identità, il fatto sarebbe diventato oltraggioso per la sua libertà
religiosa.
La foto sulla carta d’identità, poi, lo avrebbe ritratto senza
turbante e così, laddove ci fossero stati dei controlli, lui sarebbe
stato obbligato a togliersi il turbante.
La Corona di stoffa
63
Lo United Sikhs ha riferito che il Consiglio dei Diritti Umani delle
Nazioni Unite sosteneva anche che la Francia non avrebbe
potuto più spiegare queste decisioni con la sola affermazione che
il turbante rende difficile il riconoscimento delle persone perché il
turbante non ostacola per niente il riconoscimento.
È infatti evidente che è possibile vedere ed identificare
perfettamente il volto delle persone che lo portano che per giunta
lo indossano sempre e non solo in alcuni momenti. Per questo
motivo il Governo della Francia non vuole ammettere la legge 18
internazionale in vigore dal 4 Febbraio del 1981.
Nel gennaio del 2012 l’ONU ha preso le parti di Ranjit Singh nella
causa del turbante e ha chiesto al Governo francese di rispettare
le leggi, ma la Francia non ha nemmeno preso in considerazione
le decisioni ONU.
Nel Gennaio 2012 l’ONU, dichiarandosi a favore del caso di
Ranjeet Singh, aveva chiesto al Governo Francese di riflettere
sulla sua presa di posizione, ma fino ad oggi non ha ancora
accettato la decisione presa dall’ONU.
Recentemente l’ONU si è dichiarata a favore dello studente
Vikramjeet Singh, però i Sikh che abitano in Francia temono che
questo caso finisca come quello del sig. Ranjeet Singh. I Sikh
francesi hanno chiesto al Governo indiano di trovare soluzioni a
queste evenienze, ma non hanno riscosso successo.
Nel 2006, in Inghilterra, si è verificato un caso molto simile a
questo relativo alla signora Nadia Ivinda che lavorava presso la
British Airways.
La compagnia aveva ordinato alla signora di togliere la croce
cristiana che portava al collo perché non prevista dall’uniforme.
La signora sosteneva che questa era un suo segno religioso ed
il fatto di non indossarla avrebbe ferito i suoi sentimenti.
La compagnia non sentì nessuna delle sue sua ragioni e la
licenziò.
La signora portò innanzitutto il suo caso al Tribunale industriale,
che le rispose dicendo che la Compagnia non l’aveva in nessun
modo oltraggiata dal punto di vista religioso.
La Corona di stoffa
64
Dopodiché la signora portò il suo caso alla Corte d’Appello prima
e poi alla Corte Suprema; in entrambi i casi vennero confermate
le decisioni prese dal Tribunale industriale.
La signora infine, alla Corte Europea dei Diritti Umani, ha ottenuto
una dichiarazione in suo favore.
Nell’anno 2007 la Compagnia ha ritirato le proprie accuse e ha
modificato la propria politica riguardo le uniformi riassumendo poi
la signora al lavoro.
Il caso del turbante, invece, è ancora bloccato, nonostante l’ONU
si sia dichiarata a favore dei Sikh.
Per essersi rifiutati di togliere il turbante anche in Belgio i ragazzi
sono stati espulsi dalle scuole, anche se fino ad ora in Belgio non
è presente nessuna legge paragonabile a quelle francesi. Anche
in Germania i Sikh sono molto preoccupati per le nuove leggi
contro i turbanti che potrebbe essere varate.
Oggi in Francia abitano più di 10000 Sikh e alcuni sono anche
cittadini francesi.
A Delhi, il 13 febbraio 2004, prima che la legge entrasse in vigore,
i rappresentanti dei Sikh spiegarono all’allora Ministro degli Esteri
francese l’importanza del turbante; il Ministro, quindi disse che
avrebbe trovato una soluzione molto presto.
L’8 Marzo 2004 l’allora Ministro dell’Istruzione francese affermò
che, quando la legge fosse entrata in vigore, avrebbe rispettato i
sentimenti dei Sikh.
Anche lo Shiromani Gurwara Parbandak Commettee ha scritto
diverse lettere per annullare il divieto di portare il turbante nel
seguente ordine: il 3 febbraio 2004 al Presidente francese e al
Segretario Generale dell’ONU, il 12 febbraio 2004 al Ministro dei
Esteri francese, 26 maggio 2005 al Segretario del Presidente
francese. Il Governo francese sostiene che è suo desiderio
rendere tutti i bambini uguali; anche se i bambini Sikh
smettessero di indossare turbanti, il governo francese di certo
non riuscirebbe a rendere uguali tutti i bambini perché comunque
i capelli dei bambini sikh rimarrebbero lunghi, cosa che di per sé
è già un segno di riconoscimento.
La Corona di stoffa
65
Noi vorremmo che il Governo francese cambiasse subito
decisione riguardo al turbante e desidereremmo ricordargli che
dopo le discussione fatte nel Parlamento inglese (28 gennaio
1975, 23 gennaio 1976, 16 luglio 1976, 5 ottobre 1976, 28 ottobre
1976) durate intere notti, è stata presa la decisione togliere il
divieto posto sul turbante.
Soldati Sikh in Francia durante la prima guerra mondiale
La Corona di stoffa
66
FAMOSO GRAZIE AL TURBANTE
“Nel mio paese e anche negli altri il turbante mi ha reso famoso
e importante, in tutto il mondo i punjabi mi hanno amato e mi
hanno rispettato”. Queste sono le parole dette da Fauja Singh, il
quale ha condiviso con tutti le sue esperienze negative. Egli fino
ad adesso ha partecipato a 13 maratone da 26 miglia ciascuna e
a parte queste ha partecipato a diverse gare. Egli è nato l’1 aprile
1911 nei pressi di Jalandhar, ed ora vive in Inghilterra.
Fauja Singh alle olimpiadi di Londra (2012) con la torcia olimpica
La Corona di stoffa
67
Lui ha partecipato alle maratone in vari paesi del mondo. Egli
partecipò anche alla corsa con la Torcia Olimpica. Dal 2000 al
2002 egli ha partecipato alle maratone di Londra, Toronto, New
York, London Flora Marathon, nel 2003 al New York Marathon,
Glasgow City Half Marathon nel 2004, Honkong Marathon nel
2012 e nel 2011 è stato premiato in India con il premio chiamato
“Pride of India”. Nel 2012 ha corso con la torcia olimpica a New
Hampshire e tutta la zona venne colorata di arancione (colore
della bandiera del Khalsa). Egli ottenne il titolo del corridore più
anziano che corse con la torcia olimpica. Quando egli stava
correndo con la torcia olimpica tutti gli spettatori rimasero
sorpresi dal vedere una persona di 101 anni che stava
compiendo tale azione. Egli indossava una maglia di colore
bianco e un turbante di colore bianco.
Fauja Singh cominciò a correre all’età di 86 anni e egli ha
ottenuto più record di tutti gli altri della sua età.
La Corona di stoffa
68
GLOSSARIO
Corano = il testo sacro della religione dell’Islam
Chunni = è una lunga sciarpa che è essenziale per molti indiani
abiti delle donne
Dastar = turbante nella lingua Punjabi.
Gurmukhi = è il nome della scrittura utilizzata per scrivere
principalmente punjabi e nella letteratura contemporanea.
Gurdwara = significa la Porta del Guru, ed è il luogo di culto per i
sikh.
Guru Granth Sahib Ji = il testo sacro della religione Sikh, che è
considerato un Guru vivente.
Kashera = sottoveste intima, uno dei 5 articoli di fede dati in dono
dal Guru.
Khalsa = l’insieme dei sikh forma il khalsa.
Khanda = simbolo sikh.
Karha = un bracciale rotondo in acciaio che fa parte dei 5 articoli
di fede
Nishan Sahib = è la bandiera santa di forma triangolare di cotone
o un panno di seta, con un fiocco alla sua estremità. La parola,
Nishan significa simbolo e la bandiera viene issata su un
pennone alto, al di fuori la maggior parte dei Gurdwara .
Panj Pyare = letteralmente significa i 5 cari, 5sikh nomianati dal
Guru Gobind Singh ji durante la creazione del khalsa.
Ptasse = un dolce fatto solo con zucchero.
Sir taj = corona imperiale.
Shiromani Gurdwara Parbandak Committee (SGPC) = è
un’organizzazione responsabile per il mantenimento delle
gurdwara, luoghi sikh di culto in tre stati Punjab, Haryana e
Himachal Pradesh.
Suryvanshi = antico clan indiano.
Dhoti = una specie di calzoni indù.
La Corona di stoffa
69
Vaisakhi = si tratta di un giorno molto importante per i sikh ed uno
degli eventi più colorati del calendario Sikh. Si verifica durante
la metà di aprile di ogni anno e coincide tradizionalmente nel
Punjab con il primo raccolto delle colture per l’anno.
Storicamente, è stata una occasione molto gioiosa e un
momento di festa. Il 1699 aveva segnato l’evento più
significativo religioso della creazione del Khalsa.
Hindustan = un altro nome per indicare l’India. Mughal
(Mogul) = è una popolazione afghana.
La Corona di stoffa
70
DIDASCALIA NOMI
GURU NANAK DEV JI: (1469-1539) è stato il fondatore del
sikhismo e il primo dei Guru sikh
GURU ANGAD DEV JI: (1504-1552) è il secondo Guru sikh
GURU AMARDAS JI: (1479-1574) è il terzo Guru sikh
GURU RAMDAS JI: (1534-1581) è il quarto Guru sikh
GURU ARJAN DEV JI: (1563-1606) è il quinto Guru sikh
GURU HARGOBIND SAHIB JI: (1595-1644) è il sesto Guru sikh
GURU HAR RAI SAHIB JI: (1630-1661) è il settimo Guru sikh
GURU HAR KRISHAN SAHIB JI: (1656-1664) è il ottavo Guru
sikh
GURU TEGH BAHADUR JI: (1621-1675) è il nono Guru sikh
GURU GOBIND SINGH JI: (1666-1708) è il decimo Guru sikh
MATA GUJRI JI: (1624-1704) dopo il battesimo Mata Gujar Kaur
ji. Era la moglie del nono Guru (Guru Teg Bahadur ji) e la
madre di Guru Gobind Singh ji.
MATA SAHIB KAUR:(1681-1770) è la moglie di Guru Gobind
Singh Ji
BEBE BHANI: (1535- 1581) era la figlia di Guru Amar Das. Ed è
stata una delle donne ad avere un ruolo principale nella storia
sikh
ZHAHANGHIR: Re dell’India al tempo del 6º Guru