Relazione LA DIDATTICA LABORATORIALE Ernesto Perillo Bologna 17 aprile 2004 DOCET. Idee e materiali...
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Convegno
TRAMANDO IL CURRICOLO DI STORIA.
Come far piacere la storia dalla scuola dell’infanzia all’ultimoanno della scuola superiore
Relazione
LA DIDATTICA LABORATORIALE
Ernesto Perillo
Bologna 17 aprile 2004
DOCET.
Idee e materiali per l’educazione e la didattica
15-18 aprile 2004
Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia
La didattica laboratoriale
Indice
Esempi
Che cos’è un laboratorio di storia?
Laboratori di storia : quanti e come?
Quale didattica laboratoriale nella programmazione modulare?
LABORATORIO DI STORIA: ESEMPI
Quando è nata l’idea del laboratorio di storia?
Fine anni ‘70
– Teorizzazioni del laboratorio di storia Antonio Brusa, Scipione Guarracino, Raffaella Lamberti, Maurizio Gusso, Ivo Mattozzi
– Diverse esperienze e pratiche di laboratorio di storia: MCE, INSMLI Landis, CIDI Anni ‘80
– Altre esperienze e pratiche di laboratorio diffuse nel territorio Anni ‘90
– pratiche di laboratorio nei corsi di aggiornamento per insegnanti gruppo Clio ‘92
– articolo di Aurora Delmonaco – A.Brusa - L.Bresil (a c. di), Storia. Il mondo: popoli, culture, relazioni. Laboratorio per l'insegnante: percorsi e
materiali di lavoro, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 1994-1996, voll. 3
– articolo di Laurana Lajolo Anni 2000
– A. Brusa, L. Bresil, S. Guarracino,, F. Impellizzeri, M. Tamburiello (a c.di) Il racconto delle grandi trasformazioni, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 200, voll.3
– Quaderno di Clio ‘92 su “I laboratori di storia”
– Indagine nazionale su “I laboratori di storia” promossa da Clio ‘92 , a cura di G. Di Tonto
Laboratorio di storia: alcuni esempi
Tracce classe prima elementare - Scuola “Collodi” IC2 Suzzara (MN)
Insegnanti: Germana Barbieri, Enrica Manfredotti
I numeri dell’Olocaustoclasse IV sc. B - Liceo ginnasio “M. Gioia” di Piacenza
Insegnanti: Carla Antonini e Daniela Rossi
Lo storico non è quello che sa , ma quello che cerca
allievi del terzo anno del corso di laurea in Scienze della formazione di Bolzano -
Didattica della Storia Insegnante: Teresa Rabitti
Tracce classe prima elementare - Scuola “Collodi” IC2 Suzzara (MN)
Insegnanti: Germana Barbieri, Enrica Manfredotti
Orari/tempi Spazi Materiali Organizzazione Scopi educativi Processo di insegnamento/apprendimento Ruolo del docente Verifica Laboratorio e curricolo
Lo storico non è quello che sa , ma quello che cerca
M. Teresa Rabitti
Unità formative come un tempo/spazio di insegnamento/apprendimento con
una diversa relazione tra operatività laboratoriale e lezione/spiegazione
1 fase: gli studenti devono eseguire un compito 2 fase: esplicitazione e formalizzazione del problema 3 fase: discussione collettiva, formulazione di ipotesi 4 fase: lezione, spiegazione, sistematizzazione del sapere Assegnazione di un nuovo compito come verifica,
consolidamento, approfondimento
I NUMERI DELL’OLOCAUSTO
Percorso didattico di approfondimento della classe IV sc. B
Liceo ginnasio “M. Gioia” di PiacenzaInsegnanti: Carla Antonini e Daniela Rossi
Modulo di compresenza Matematica – Storia: la storia quantitativa
I. le vittime dell’olocausto: elaborazioni grafiche e tappe storicheÿ statistiche demografiche, fonti e interpretazioni a confronto: contro il negazionismo e il revisionismo e per
una continua apertura critica alla revisione storiograficaÿ gli ebrei d’Europa. la politica di emigrazione forzata, l’espansione verso Est della Germania nazista e le
uccisioni delle Einsatzgruppen, la ghettizzazione e le vittime ebraiche della Soluzione finale, i campi diconcentramento e di sterminio
ÿ le vittime degli altri gruppi nazionali, sociali e politiciÿ la persecuzione degli omosessuali
II. il contesto storico: elaborazioni graficheÿ statistiche economiche, sociali e politicheÿ il processo di dissoluzione della Repubblica di Weimar attraverso i grafici dell’andamento elettoraleÿ le 4 tappe dello sterminio: la politica di emigrazione forzata, la ghettizzazione , i massacri con unità mobili:lo sterminio in
Unione sovietica, la Soluzione finale; i campi di concentramento e di sterminio
le sezionidel
percorso:
III. i risultati della storia quantitativa di fronte ad un problema storico - civile: la “shoah” è unica?ÿ interpretazioni storiche a confrontoÿ genocidi a confronto. Gli altri stermini di massa: “carte d’identità”ÿ a confronto con le domande del presente. Conclusioni storiche provvisorie e quesiti morali imperativi
Testo base di riferimento: E. Perillo, Shoah e nazismo, Faenza (RA), 2002, Casa ed. Polaris
Perché si siamo occupati della shoa da un punto di vista statistico?Per mettere “alla prova” le competenze teoriche e pratiche acquisite nella I parte del Modulo: la storia quantitativa
Le potenzialità della storia quantitativa
il linguaggio matematicoal servizio del sapere storico
“La Storia quantitativa elegge come suo campo specifico le attività e i sistemieconomici, le istituzioni politico-amministrative, i gruppi e i comportamenti sociali,le manifestazioni della cultura civile e religiosa: sono questi, però, fenomenicollettivi che avevano già trovato una ben precisa collocazione nella storia“qualitativa” e nei suoi metodi di ricerca, anche se la loro riconoscenza edescrizione rimaneva a livello intuitivo.Ciò che cambia, veramente, nella storia seriale, non l’oggetto, ma il linguaggio. Illinguaggio statistico-matematico consente infatti di osservare i fenomeni collettivi…(che) ritrovano il loro autentico statuto epistemologico: non compaiono più comeestensione intuitiva di eventi singoli, ma come somma e articolazione di unamolteplicità di eventi, resi omogenei dal fatto di essere considerati nelle lorocaratteristiche comuni.”A. PORRO, “Storia e statistica.Introduzione ai metodi quantitativi per la ricerca storica”, La Nuova ItaliaScientifica, 1989
il rigore del metodo storiografico:ipotesi teorica +raccolta documenti+trattazione statistica dei dati+interpretazione
… secondo il Furet, il metodo quantitativo è l’occasione per rendere più consapevole illavoro storiografico, in sintonia con il metodo della scienza in generale.… Ora il metodo statistico, mentre offre l’unico linguaggio possibile per conoscere edescrivere i fenomeni intrinsecamente quantitativi, può rendere più precisa l’indagine suifenomeni qualitativi, senza per questo snaturarli... La prospettiva quantitativa offre solostrumenti più potenti per descrivère la configurazione di tali fenomeni, la loro evoluzionenel tempo e le interdipendenze che legano un fenomeno all’altro.… la quantificazione, ben lungi dal sovvertire il tradizionale ambito di competenza dellastoria, può invece spingere lo storico ad esplicitare in modo più rigoroso le proprie ipotesi-anche e soprattutto qualitative- e a definire meglio il proprio metodo. Se si vuole infattifare statistica storica, bisogna chiarire esattamente quali sono i fenomeni collettivi che siintendono studiare e quali le scale più appropriate per descriverli, bisogna precisare qualisono i termini, anche qualitativi, mediante i quali è possibile designare le diversemanifestazioni (modalità) dei fenomeni, bisogna valutare la congruità delle fontidisponibili con le prospettive della ricerca,... Nè si deve credere che le operazioniconcettuali appena accennate costituiscano specie di “seconda fase” della ricerca, per cosìdire qualitativa, che va ad aggiungersi ex post ad una “prima fase” esclusivamentequantitativa consistente nella raccolta dei dati numerici, e alla loro elaborazionematematica.…L’uso della statistica, insomma, conferma che anche nella storiografia le ipotesiteoriche devono precedere l’osservazione, e può evitare allo storico di cadere in quella“caricatura” del metodo scientifico che è lo scientismo.(Idem)
«la storia qualitativa, la storia puntuale, la storia seriale e la storia quantitativa formano un arsenale di metodi convergenti che tendono tutti vero il medesimo scopo finale» (Mar czewski)
I numeri dell’Olocaustoclasse IV sc. B - Liceo ginnasio “M. Gioia” di Piacenza
Insegnanti: Carla Antonini e Daniela Rossi
LE FONTI DOCUMENTARIE PER LA STATISTICADELLE VITTIME DELLA SHOAH
TIPOLOGIE PROVENIENZA LUOGHI DI DEPOSITO
dossier, documenti diMinisteri, dell’ Esercito,
di Partito, di industrie, dibanche, corrispondenze.
Mancanza di documentidelle ferrovie tedesche
• Ammi nistr azio nite rr it or ial i
• Uff ici lo cal i del Reic h
q Archivi dei Paesi che subirono ladominazione tedesca;
q Federal Records Center di Alexandria (Virginia-USA) dove è avvenutoiltrasferimento su microfilm.
q Coblenza (documenti di organismi civili)e Friburgo (documenti militari).
q Centro di documentazione ebraicacontemporaneo (Parigi)
deposizioni giurate
• raccolte di Norimberga• informazioni
dettagliate ottenutedalle autoritàsovietiche,interrogando residentinell’Europa dell’Est
non esiste catalogo né deposito centrale perreperirli ma essi possono essere consultati
negli archivi di numerosi Stati
• Trascrizioniciclostilate in inglese
• microfilm
processi Federal Records Center di Alexandria(Virginia USA)
Testimonianze di uominicomuni tedeschi e dei
sopravvissuti ebreitestimonianze volontarie
q Archivio di Yad Vashem
q Biblioteche ed archivi di numerosi Stati
Contenuti di diari ecorrispondenze
Diari delle vittimeebraiche
I più famosi:
• il Diario diGoebbels
• l diario diCordines
• il diario di Bach –Zelewsky
• rari i diari dellevittime ebraiche
Archivi tedeschi e di New York
Contenuti di memorie,autobiografie di nazisti e
delle vittimesopravvissute
Opere pubblicate
Ad es.: „Kommandant inAuschwitz“ di Rudolf Hoss
(1963)
Biblioteche
Dati derivabili dallemisure legislative
adottate
Fonti della legislazionetedesca:
Gazzette ministeriali eterritoriali
Commentari pubblici diburocrati tedeschi
q Biblioteca legale di Columbia ForeignLaw Division della Biblioteca delCongresso
q Commentari pubblicati dai burocratitedeschi
Straordinaria quantità diinformazioni sullaquestione ebraica,
provenienti dalla stampa
In particolare:Periodico nazista dedicatoalla questione ebraica:• DieJudenfragePeriodici dei territoryoccupati:• Krakauer Zeitung• Donau Zeitung• Die JudenfrageEdizioni indipendenti diperiodici pubblicati dalleComunità ebraiche diBerlino, Vienna e Praga
q Newspaper Division (Biblioteca delCongresso)
q Istituto YIVO
CHE COS’E’ UN LABORATORIO DI
STORIA?
Che cos’è un laboratorio di storia? 1
docente
studente studente
compito
conoscenze/abilità/competenze
materiali
interazione
attività
docente
studente studente
fare
pensare
ripensare
negoziare
Che cos’è un laboratorio di storia? 2
sentire
Cosa fa il docente nel laboratorio?
Prima– Progetta e colloca il lab. nel percorso di insegnamento/apprendimento
– Seleziona e prepara il materiale, ne cura l’editing
– Costruisce i compiti e le consegne di lavoro; stabilisce la sequenza delle operazioni
– Stabilisce modalità e strumenti di osservazione e di valutazione del lavoro
Durante– Introduce il lavoro e ne spiega il senso; motiva il percorso operativo; dà le informazioni storiografiche
necessarie; illustra i materiali e le consegne di lavoro;
– Conduce il percorso di apprendimento (calcola i tempi, dosa i momenti di discussione e i momenti di lavoro individuale,
– Conduce il gruppo (gestisce gli interventi, anima la discussione, controlla le ipotesi emergenti, sollecita dubbi, pone domande, mette in rilievo differenze di giudizio, richiede prove e argomenti a sostegno di affermazioni …)
– Osserva i comportamenti cognitivi e relazionali
Dopo – Raccoglie i materiali del lavoro di laboratorio
– Promuove l’ autovalutazione degli studenti sull’attività svolta
– Valuta il lavoro svolto, individuandone punti di forza, criticità, esisti non previsti
1. la forte interattività tra insegnanti e allievi;
2. l'insegnante attua una mediazione didattica dimostrativa di come si fa quel che si
richiede agli studenti e si prende cura di guidarli nelle operazioni richieste;
3. la formazione di abilità o di competenze ben descritte e necessarie per l'adempimento di compiti futuri;
4. l'insegnante acquisisce le basi osservative per valutare comportamenti cognitivi e affettivi degli allievi e i punti di forza delle loro abilità e competenze e le debolezze a cui è possibile dare qualche risposta in tempo utile;
5. materiali strutturati appositamente;
6. programmazione flessibile delle pratiche laboratoriali.
IVO MATTOZZI
Caratteristiche del laboratorio di storia
Presupposti della didattica laboratoriale in storia
Dalla storia chiusa e definitiva degli autori dei manuali alle storie aperte e interroganti degli storici
Dalla storia generale manualistica alle storie plurali, modulari, interconnesse
Dalla trasmissione alla costruzione del passato come sfida di senso operativamente, cognitivamente e affettivamente significativa per il presente
Dal programma alla progettazione didattica Dalla comunicazione centrata sul docente al gruppo classe come
comunità di apprendimento Da un’idea “globale/totale” ad un’idea “locale/parziale” di laboratorio
Laboratori di storia :
quanti e come?
Possibili tipologie di laboratorio
Laboratorio delle fontiscritteoraliiconografichepaesaggistichemusealidigitali...
Laboratorio dei concetti e dei modelliLaboratorio delle comparazioniLaboratorio delle discussioni/argomentazioniLaboratorio dello spazio e del tempoLaboratorio delle simulazioni…
Laboratorio dei testi storiograficiLaboratorio della bibliotecaLaboratorio dei beni culturaliLaboratorio dei testi multimedialiLaboratorio della rete webLaboratorio dell’uso delle rappresentazioni del passato...
grammatica e sintassi dei documenti
grammatica e sintassi delle conoscenze storiche
grammatica e sintassi dei testi storiografici, delle rappresentazioni e degli usi del passato
Come progettare un laboratorio di storia?
Coerenza tra le variabili Tempo adeguato Materiali significativi e non eccedenti Compiti credibili Cognizioni, emozioni, metacognizioni Relazione con il prima e il dopo
La progressione delle abilità/competenze
autonomia
qualità
quantità
A. Brusa, L. Bresil, 1995
Quale didattica laboratoriale nella programmazione
modulare?
Il laboratorio è una delle strategie didattiche del processo di costruzione di conoscenze, abilità e competenze del curricolo di storia.
La sua collocazione nel percorso di insegnamento/apprendimento non è rigida e stabilita una volta per tutte: varia in relazione alle scelte di programmazione curricolare, alle convenienze della mediazione didattica, agli obiettivi che si intendono privilegiare.
Quando fare laboratorio di storia?
mediazione didattica 1
operazione di apprendimento
1
operazione 2 operazione 3mediazione didattica 2 operazioni
…nconoscenza
costruita
lab 1lab 2 lab 3
docente studenti docentestudenti
docente e studentidocente e studenti docente e studenti
Modello di didattica laboratoriale modulare e curricolare
Ivo Mattozzi
Un esempio di programmazione annuale per la classe seconda media (A. Brusa, L. Bresil, 1995)
LAB. L’inventario del dominio carolingio di Annapes (st. della cultura materiale)
Lezione. La società feudale:rapporto tra papa, imperatore e re
LAB. L’arazzo di Bayeux. La conquista normanna. Le figure istituzionali del mondo feudale.
LAB Le carte di Bari: storia della vita quotidiana in una città del XI secolo.
Lezione. Crisi economica del Trecento
LAB. L’archivio di un giornale del Cinquecento: storia della vita quotidiana nella Roma del XVI secolo
Lezione. Riforma e Controriforma
LAB. L’archivio dei testamenti: i mutamenti di mentalità tra medioevo ed età moderna
Lezione. La Rivoluzione Francese
Lezione. La Restaurazione
LAB. l’archivio della popolazione europea: le dinamiche demografiche europee tra 1000 e 1700;
LAB. D