RELAZIONE DI FIORELLA MONTEDURO IMPARARE A STUDIARE...
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RELAZIONE DI FIORELLA MONTEDURO
IMPARARE A STUDIARE
1. Metodologia dello studio.
1.1. Appunti: errori, indicazioni.
1.2. Organizzazione: spazio, tempo.
1.3 Metodo di studio: errori cognitivi e complementari.
1.3.1. Strategie: lettura veloce, SQ3R.
1.4 Memorizzazione.
1.4.1. Memoria: funzionamento, test, caratteristiche.
1.4.2. Mnemotecniche.
2. Problemi emotivi ed atteggiamenti.
2.1. Ansia d’esame: tests, indicazioni generali, suggerimenti.
2.2 Autocontrollo: tests, tecniche.
3. Motivazione: bisogni, tipi di personalità , movimento a lungo termine.
Bibliografia.
Allegati:
Questionari sui comportamenti di studi; elaborato per gli studenti; classe I° A E E
(classe di controllo); classe I° C E E.
“Non si può pensare con impegno per un puro senso del
dovere. Di tanto in tanto ho bisogno di piccoli successi che
mantengono viva ... una fonte di energia”.
BERTRAND RUSSELL
1 METODOLOGIA DELLO STUDIO
1.1 APPUNTI: ERRORI, INDICAZIONI.
Uno degli errori più frequenti nel prendere appunti è voler scrivere parola per
parola tutta le lezione. Questo atteggiamento provoca soltanto distrazione ed
impossibilità di eseguire il compito.
Al contrario è indispensabile, per avere buoni appunti segnare soltanto delle parole
o concetti chiave di ciò che si sta ascoltando.
Lo schema seguente breve espone il procedimento per ottimizzare le informazioni
secondo la diversa fonte, lezione, testo, idee.
Nelle pagine successive sono proposti alcuni schemi da utilizzare per prendere
appunti durante la lezione.
ERRORI E PROBLEMI NELL’APPRENDIMENTO E NELL’ASCOLTO.
LEGGERE E ASCOLTARE
ATTEGGIAMENTO
APATICO DI FINZIONE DI ATTENZIONE
TEMPO DIFFERENZIALE 1.000 - 850= 150 P / MIN
PROBLEMA VANTAGGIO
PASSIVA ATTIVA
DIRAMAZIONI EMOZIONI ESSERE PRESI - RIASSUMERE IL GIA’ DETTO
MENTALI ECCESSIVE DAI PARTIC. - DOMANDA. COME FINIRA’
- CERCARE SIGNIF. NASCOSTI
- PARTICOLARI E DETTAGLI
- LINGUAGGIO NON VERB.
PAROLE TROPPO ESSERE METODOLOGIA DI APPR.
SCATTO PER ENTUSIAS. PRESI DA:
SUBCOSCIENTE O PAURA - ASPETTI
- VESTITI IDENTIF. PREND. PAROLE
- ARREDA PUNTI PRINC. APPUNTI CHIAVE
E PASSAGGI SCHEM. PAROLE
CONCET.
LAMENTAVA PENSARE SOLO QUANDO
PER ALTRI A COSA DIRE L’ATTENZIONE
LIDI DOPO PASSIVA
DISTRAZIONE PARTECIPAZIONE ATTIVA
TEST RELATIVO ALLA CAPACITA’ DI ASCOLTO
Introduzione
Per ognuna delle affermazioni qui sotto riportate, contrassegna la scelta che meglio
corrisponde al tuo modo di comportarti. MOLTO SPESSO SPESSO QUASI MAI MAI
1. Smetti di ascoltare quando l’insegnante
dice qualcosa con cui non sei daccordo. (.....) (.....) (.....) (.....)
2. Ti concentri su quanto viene detto, anche
se non ti interessa. (.....) (.....) (.....) (.....)
3. Quando pensi di saper già quello che
l’insegnante sta per dirti, smetti di
ascoltare. (.....) (.....) (.....) (.....)
4. Ripeti con parole tue, quanto
l’insegnante ha appena detto. (.....) (.....) (.....) (.....)
5. Ascolti il punto di vista dell’altro
(insegnate o compagno) anche se è
diverso dal suo. (.....) (.....) (.....) (.....)
6. Fai tesoro di tutto quanto l’insegnante
ti dice, anche se è di scarso peso. (.....) (.....) (.....) (.....)
7. Ti preoccupi di chiedere il significato
delle parole che non conosci. (.....) (.....) (.....) (.....)
8. Pensi al modo con cui ribattere, mentre
i compagni del tuo gruppo stanno
ancora parlando. (.....) (.....) (.....) (.....)
9. Fingi di ascoltare attentamente, anche
quando non ascolti affatto. (.....) (.....) (.....) (.....)
10.Pendi ad altro quando l’insegnate sta
parlando. (.....) (.....) (.....) (.....)
1.2 ORGANIZZAZIONE: SPAZIO, TEMPO
Organizzazione dello spazio di studio.
E’ importante utilizzare sempre una stessa stanza per studiare, perché ciò permette
alla nostra mente di associare quella stanza con l’attività di studio, ciò permette
di aumentare la concentrazione.
Per coloro che hanno problemi di frequente distrazione, evitare di avere sul tavolo
o sulle scrivanie, altre cose oltre il libro.
E’ importante evitare di interrompere lo studio continuamente per fare per es.
telefonate, accendere la televisione ect. Questo non permette una adeguata
concentrazione e comprensione dell’argomento. Fare soltanto le pause
programmate in precedenza.
Anche nell’organizzazione delle pause di studio evitare di interrompere la lettura
di un paragrafo a metà, se si sta leggendo un concetto articolo e complesso. In tal
caso è preferibile arrivare alla fine del paragrafo e poi procedere alla pausa.
E’ anche importante assumere una buona posizione per studiare, seduti con una
buona illuminazione. Se così non fosse tenderemo a distrarci frequentemente.
Organizzazione del tempo di studio.
Si passa dal tempo controllato da altri ad un tempo organizzato autonomamente.
1. E’ importante stabilire una pianificazione settimanale.
2. Stabilire un piano di lavoro quotidiano.
“Lo studente senza obiettivi considererà ogni secondo trascorsi sui libri tempo
sprecato, quindi si applicherà in maniera inconcludente, senza entusiasmo”.
E’ importante sottolineare che nel pianificare lo studio è necessario anche inserire
degli spazi per altre attività oltre lo studio.
TEMPI OTTIMALI DI STUDIO
Esistono tempi fisiologici per apprendere: essi rispettano il funzionamento naturale
della necessaria e dell’apprendimento, variano in funzione del tipo di
informazione da imparare e delle potenzialità personali.
Studiando per es. tre ore consecutive, è molto probabile che la capacità di
comprensione rimanga costante, mentre la riduzione decade.
Quest’ultima perde potere con il passar del tempo, diminuisce a tal punto che i
concetti vengono capiti e poi per buona parte dimenticati.
Studiando si è visto si ricordano più facilmente le informazioni apprese
all’inizio e alla fine piuttosto che quelle intermedie.
Chi non sa studiare, di sicuro perde tempo e chiede per lo studio, fallendo
l’obiettivo.
E’ necessario organizzare lo studio secondo tempi adeguati.
TEMPI DI STUDIO
Esistono dei tempi ottimali per lo studio, infatti, la nostra comprensione del testo e
il ricordo delle informazioni possono procedere di pari passo soltanto se studiano
per un tempo compreso tra 40 e 60 min. senza pausa.
Si può naturalmente studiare anche 4 o 5 ore consecutive, l’importante è che
vengano effettuate delle pause per es. di 4 min. ogni 40 di studio.
I RIPASSI
Il ripasso è una parte fondamentale dell’apprendimento.
Esistono tempi ottimali per la memoria nello studio. Le informazioni incamerate
in una giornata di studio tendono a rimanere in memoria mediamente per solo 24
ore.
Ripassi organizzati in modo generico e non lineare.
L’ 80% delle informazioni si dimentica dopo un giorno circa.
ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO DI STUDIO
1. Indicazione di alcuni criteri:
Ripartizione delle materie secondo
a. grado di importanza
b. grado di piacevolezza
c. numero di pagine per i libri descrittivi
d. numero di teoremi compresi nel caso per es. di testi matematici.
IMPORTANTE PROCEDERE DAL PIU’ DIFFICILE.
e. suddividere il lavoro in parti più piccole.
DISTRAZIONE
La distrazione è uno dei nemici peggiori ed è molto difficile da sconfiggere.
Può dipendere anche da fattori fisiologici.
Uno dei più frequenti motivi di distrazione è il tempo differenziale, cioè quel
tempo che rimane a disposizione dalla mente e che non viene utilizzato per colpa
di una scarsa velocità di lettura.
La distrazione può essere anche causata da fattori interni.
Migliorare la concentrazione dipende da ciò che definiamo autosservazione e
autocontrollo.
Tutto ciò significa anche porsi delle mete, degli obiettivi.
Sarà importante anche valutare i fattori ambientali, individuando se la
concentrazione è maggiore quando si studia in una biblioteca silenziosa o a casa
ecc...
1.3 METODI DI STUDIO: ERRORI
Si può affermare con certezza che i metodi che si fondono sulla passività degli
allievi risultano inefficaci e denominativi.
Imparare = comprendere
ERRORI COGNITIVI
“Pensare che studiare significa memorizzare”, conseguenze:
1. passare interminabili ore a ripetere il materiale d’apprendimento.
2. Lentezza e dispendio di energie
3. ciò significa la comprensione del materiale, ma anche la sua elaborazione fatta in
modo personale.
4. All’interrogazione ansia e alta probabilità di fallimento di fronte a domande che
richiedono comprensione del testo, impossibilità a procedere “se si perde il filo”.
“Devo analizzare ogni singola parola del testo”, conseguenze:
1. Interrompere spesso lo studio per cercare la definizione delle parole nuove,
tornando anche spesso su una singola parola o frase.
2. Dispendio inutile di tempo ed energia.
3. Alta probabilità di non riuscire ad avere una adeguata visione d’insieme
dell’argomento.
ERRORI COMPORTAMENTALI
“Copiare brani scritti per ricordare”, conseguenze:
1. Dopo numerose pagine ci si accorge di non ricordare comunque.
2. Spreco di temo ed energie.
3. La comprensione sarà unificata.
Evitare di ripetere “a libro chiuso” ciò che si è studiato, conseguenze:
1. Alta probabilità di non memorizzare adeguatamente.
2. Impossibilità di verificare se vi è comprensione adeguata.
3. Impossibilità di verificare se lo studio è stato sufficiente.
1.3.1 STRATEGIE: LETTURA VELOCE, SQ3R
CHE COS’E’ LA LETTURA ?
La lettura è un processo molto complesso che si articola in tre fasi:
1. Fase del riconoscimento: l’immagine dei simboli grafici osservati dell’occhio è
trasmessa alla corteccia cerebrale.
2. fase della comprensione (a breve termine): ad ogni frase viene attribuito un significato.
Quindi si attribuisce alle idee dell’autore un’importanza variabile a seconda del proprio
giudizio.
3. Fase della ritenzione: le informazioni sono assimilate per essere successivamente
richiamate e riferite quando sia necessario.
Vi sono diversi tipi di comprensione:
Letterale: informazioni descrittive, collegamenti logici, temporali e spaziali.
Inferenziale: processi deduttivi, associativi o logici per es. ho lasciato cadere la tazza
per terra e la mamma si è inferenziata. (Si inferisce che la tazza si è rotta).
Critica e valutativa: elaborazione di giudizi sulle idee contenute nel brano. In questo
caso si è in grado di distinguere se quanto descritto è realtà o fantasia, opinione o fatto.
Estetica: cogliere sentimenti ed emozioni della situazione descritta dal brano, lo stile col
quale esso è stato composto ecc.
LETTURA DIFETTI E STRATEGIE
A scuola ci hanno insegnato a pronunciare le parole, ma non a muovere gli occhi e ad
addestrare il cervello per leggere efficacemente.
Atteggiamento passivo. In tal senso si pone il lettore quando si aspetta che sia il testo a
dover suscitare in lui interesse. Così rischia di attendere invano, “morendo” di noia.
Errate abitudini di lettura. Un lettore abituato a leggere sempre testi di un certo tipo
tenderà ad applicare la strategia che ha appreso per tutti i tipi di testi. Per es. uno
studente di matematica ha necessita di tornare indietro di una riga o due per rivedere
l’enunciato spiegato nelle righe successive. Essendo così abituato tenderà a farlo anche
con riviste e giornali, rallentando la lettura.
Il lettore inesperto torna più volte con lo sguardo sulla stessa riga.
STRATEGIA: Prendere un cartoncino bianco spesso, bianco per evitare distrazioni, poi
coprire il testo appena letto.
Arricchire il proprio vocabolario: Annotare su un foglio le parole nuove o mettere
accanto ad esse un simbolo che le indichi. Successivamente si cercherà il significato
sul vocabolario.
LETTURA DIFETTI E STRATEGIE
Mancanza di concentrazione. A volte alcuni affermano di provare una forte sonnolenza
quando si accingono a leggere. Questo può dipendere anche dalla mancanza di un
interesse, ma soprattutto dal fatto di aver associato sonno con lettura. Quindi, evitare in
tal caso di leggere sdraiati o comunque in posizione che favoriscono il sonno. Evitare di
leggere la sera a letto prima di dormire
Difficoltà di distinguere parti importanti del testo. Questo provoca un mancato
incremento dell’attenzione, proprio in quelle parti più importanti del testo dove
sarebbe indispensabile. Ciò perché gli argomenti vengono posti tutti sullo stesso piano.
Errati movimenti del corpo. La mente tende a distrarsi se annunciano posizioni
scomoda, perché tende a concentrarsi sulla correzione della posizione.
Strategia: Essere seduti ad un tavolo con solo il libro, una illuminazione adeguata.
Scorrere il testo solo muovendo gli occhi, evitando di muovere la testa o di utilizzare
mani, penne o altro per seguire il testo.
Pronuncia mentale: impedisce di leggere più di 150 - 200 parole al minuto. Poichè può
arrivare a leggere senza questo problema fino ad 300 - 400 parole al minuto.
LETTURA: ERRORI
Si pensa comunemente che leggere velocemente porti inevitabilmente ad una
diminuzione della comprensione del testo, ma no è così.
Invece succede proprio il contrario perché il nostro cervello è in grado di elaborare una
quantità di informazioni decisamente maggiori di quella effettivamente recepita o
appresa.
La differenza tra le informazioni effettivamente recepite dal cervello e quelle che
potenzialmente può elaborare è detta TEMPO DIFFERENZIALE.
Quest’ultimo è purtroppo utilizzato a volte dalla nostra mente in senso negativo,
portando alla distrazione.
Quando leggiamo velocemente si verifica il contrario: la nostra mente è costretta
ad essere più attenta, più CONCENTRATA. Quindi utilizzerà fino in fondo la sua
completa capacità di elaborazione.
Impegnando tutta la POTENZIALITA’ della mente, la possibilità di
DISTRAZIONE è ridotta al minimo, quindi aumenta la COMPRENSIONE di
ciò che si legge.
1 LETTURA
FISSAZIONE (1/4 - 1.30 SEC.)
MOV.
OCULARI
PAROLA
2 MOVIMENTI OCULARI NELLA LETTURA VELOCE
MOV.
OCULARI
PAROLA
METODO DI STUDIO
Metodo di Robinson : S.Q.3 R.
1. Survey= Scorrere.
Prima lettura veloce per ottenere una prima veduta d’insieme del materiale. In
questa fase non si sofferma l’attenzione su singole frasi operale che non si
comprendono, ma sarà la lettura d’insieme, il contesto che ci riferirà il significato.
2. Question= porsi domande.
Porsi domande circa gli elementi del testo e il suo contenuto, al fine di porsi in maniera
attiva, partecipe ed curiosità al testo. Ciò permetterà di mantenere la nostra attenzione
attiva e concentrata. Inoltre le domande andranno finalizzate a fare collegamenti con il
materiale conoscitivo da non già posseduto.
3. Read= leggere.
A questo punto si passerà ad una lettura più particolareggiata. Sarà utile a questo punto
passare a sottolineare il testo, ma anche trovare le parole chiave ed appuntarle al lato
del testo.
4. Repeat = ripetere.
Facendo riferimento alle sole parole chiave e al libro chiuso si dovrà ricordare il
contenuto all’argomento da apprendere. Si può anche procedere ad elaborare di mappe
cognitive.
5. Revision = revisione.
Il libro adesso ermeticamente chiuso e revocare mentalmente.
INDICAZIONE SU COME SOTTOLINEARE UN TESTO
Il testo dovrebbe essere sottolineato alla seconda lettura, in modo da avere prima una
percezione d’insieme dell’argomento.
Sottolineare soltanto le parole chiave del testo, magari utilizzando una matita colorata
(effetto VON RESTOFF e di memoria). Le parole individuate potranno essere
appuntate al bordo esterno della pagina, al fine di facilitare la ripetizione finale.
Da evitare intere pagine fittamente sottolineate, poiché non facilitano la memorizzazione,
ma al contrario la rendono più difficile.
LE PAROLE CONCETTO
Le unità di comprensione (o di concetto) sono gruppi di parole o frasi che esprimono
significati e relazioni concettuali.
Spesso sono delineate dai segni di punteggiatura, ma non sempre.
Dopo aver individuato le unità di comprensione si passa ad elaborare le parole
concetto. Esse rappresentano una sintesi mentale che il soggetto produce dopo la lettura
del testo.
PAROLE CHIAVE
Osservando il meccanismo di funzionamento della nostra memoria è evidente la sua
struttura molto simile a quella di un grande archivio o magazzino.
Perciò per rievocare, ricordare e memorizzare risulta più funzionale utilizzare le
cosiddette parole chiave. Così come in un archivio cercheremo ciò che ci serve
utilizzando etichette, numeri di siglatura e così via, allo stesso modo risulta utile
servirci di parole chiave per accedere alle informazioni presenti nella nostra memoria.
La semplice parola chiave ci permette di rievocare tutto il brano o tutte le informazioni
che ad essa sono associate.
E’, quindi, un grosso errore sia nel prendere appunti, utilizzare riassunti scritti in cui si
evidenzia soprattutto la corretta forma grammaticale, sia nel memorizzare brani, essere
attenti alla forma grammaticale.
Ciò che invece è importante è che la mente non ha bisogno di memorizzare frasi o
riassunti, perché ogni informazione è codificata e “archiviata” con uno speciale codice
interno, che spesso corrisponde ai parametri della fantasia, delle associazioni o
dell’emotività.
Si consiglia il loro uso per: appunti delle lezioni, scaletta per i temi da svolgere o per
l’interrogazione, per tenere a mente ciò che occorrerà trovare a fine lettura.
PAROLE CHIAVE: CARATTERISTICHE
L a caratteristica principale è la capacità di limitare la fantasia, lasciando pochissime
possibilità di associazione naturale. Esempio la parola “pianta”.
Le parole chiave una volta individuate permettono associazioni con le altre parti del
contesto da cui sono tratte (discorsi, brani ecc.).
Se si prendono appunti con il sistema delle parole chiave è importante seguire una
“catena” di collegamento tra di esse.
La mente ha la capacità di tessere un discorso collegando anche solo una mezza
dozzina di termini, data che già conosce il materiale nozionistico di contorno che
compone il contesto.
E’ indispensabile che le parole chiave da quanto detto si limitano a descrivere
qualcosa o conterranno nozioni relative ad alcune procedure, senza mai occuparsi del
contesto o del notevole di supporto o di passaggio tra un concetto o l’altro.
Riassumendo le parole chiave devono:
essere cariche di significato soggettivo
avere poca possibilità di associazione “libera”
trovarsi in sequenza logica
essere scelta tra le “parole dell’autore”
far riferimento a informazioni di tipo descrittivo o procedurale e non contestuale.
LE PAROLE CONCETTO
Le unità di comprensione (o di concetto) sono gruppi di parole o frasi che
esprimono significati e relazioni concettuali.
Spesso sono delineate dai segni di punteggiatura, ma non sempre.
Dopo aver individuato le unità di comprensione si passa ad elaborare le parole
concetto. Esse rappresentano una sintesi mentale che il soggetto produce dopo la
lettura del testo.
1.4. MEMORIZZAZIONE
1.4.1. MEMORIA: FUNZIONAMENTO, TEST CARATTERISTICHE.
Per un ricordo stabile e completo:
1. Agli items va attribuito un significato personale.
2. Gli items codificati in più modi sono più semplici da ricordare.
3. Stati e motivi simili a quelli del momento di fissazione del ricordo facilitano la
rievocazione.
4. La rievocazione periodica permette la stabilità del ricordo.
I REGISTRI DELLA MEMORIA
1. Registro sensoriale:
Rappresentazione fotografica dello stimolo.
Decade in un secondo
MEMORIA ECOICA
MEMORIA ICONICA
2. Memoria a breve termine:
Decade dopo 30 secondi.
Ha uno span di 7 informazioni.
3. Memoria a lungo termine:
Immagazzina informazioni all’infinito.
Conserva a lungo termine, forse per sempre le informazioni.
SISTEMA MNEMONICO
INPUT ESTERNO
PERDUTO REGISTRATORE SENSORIALE
DAL R.S.
PERDUTO DEPOSITO A BREVE TERMINE
DAL D.B.T.
DECADIMENTO DEPOSITO A LUNGO TERMINE
INTERFERENZA
NEL D.L.T.
RIASSUNTO DEL TEST sulla Memoria/apprendimento:
Se vi sarà una prevalenza di risposte a. abbiamo una memoria in prevalenza visiva; se
invece saranno preminenti le risposte b. memoria uditiva; per la prevalenza di risposte c.
memoria prasica.
1.4.2
MNEMOTECNICHE
ORGANIZZAZIONE E MEMORIZZAZIONE DI ELENCHI.
1. Elenchi con elementi seriati. Diviene più semplice memorizzare se riflettendo sul
materiale (classificazione) riusciamo ad individuare la regola sottostante e
visualizziamo quanto stiamo apprendendo. Ad es. pensiamo al nome delle varie dita
della mano: il pollice si distingue dagli altri per il nome e le caratteristiche , l’indice
serve ad indicare ecc....
2. Elenchi con elementi non seriati. Diverso è il corso in cui gli elementi che compongono
una serie del tutto arbitrari. Ancora più difficile sarà il compito di memorizzazione se è
necessario ricordarli con un ordine preciso. In tal caso è anche più utile ricorrere alle
mnemotecniche.
A. SISTEMA DELL’ACRONIMO
Consiste nell’utilizzo della prima o delle prime lettere per comporre frasi che facilitano la
memorizzazione di lunghi elenchi. Es. la frase “MA CON GRAN PENA LERE - LA
GIU’” Acronico per le Alpi marittime , Cozie, Graie, ecc.
Naturalmente è fondamentale per ottenere un ricordo stabile e duraturo, che anche
ricercare una filastrocca utilizzando il sistema dell’acronimo, questo sia uno sforzo fatto
dal soggetto stesso.
B. SISTEMA DELLA FORMA DEL NUMERO.
Consiste nell’associare i numeri da 1 a 10 con una immagine facilmente rievocabile nella
nostra mente. Sceglieremo le immagini da associare sulla base della somiglianza fisica
tra la forma della cifra e l’immagine scelta, ad es. 1 = matita, penna, candela, ecc. 2 =
cigno, 3 = colline, 4 = barca a vela, sedia ecc. Questa tecnica si presenta particolarmente per
ricordare elenchi di titoli di libri di autore, lista della spesa ecc. Per es. ricordare le opere
maggiori di D’Annunzio.
1 = LAUDI
2= NOVELLE DELLA PESCARA
Potremo associare il numero uno con un campanile poi un certo numero di suore vicine
ad un campanile che contano le laudi. Cerchiamo di immaginare visivamente tutta la
scena con colori, suoni, odori e movimento. Visualizzare il tutto per almeno 5 - 10 sec.
questo è sufficiente per mantenere un ricordo stabile. Altri utilizzano l’associazione
di parole che abbino assonanze con i numeri es.
1 = prumo, bruno.
2 = bue.
3 = re, tè, frappé.
METODO DEI LOCI
Le mnemotecniche quali il sistema dell’acronomico della forma del numero e degli
elenchi seriati permettono di memorizzare liste di piccole dimensioni. Vi sono
invece altre tecniche che permettono di memorizzare anche più di certi elementi.
Questa è la tecnica dei “LOCI (= LUOGHI) o della casa romana , che permette,
tramite la raffigurazione visiva di una casa o di un ambiente o un percorso con
numerosi elementi, di ricordare svariati elementi.
Es. visualizzano la nostra lista della spesa, immaginando il percorso che dovremo
fare da casa al negozio. Vediamo per es. la nostra porta di casa, mentre sono nell’atto
di uscire, come una grande borsetta di cioccolata fondente, il pianerottolo devastato
da centinaia di uova che dobbiamo cercare di non calpestare ecc. Le tecniche di
memorizzazione richiedono immaginazione, curiosità e fantasia, sonno semplice uso
ma migliorano, permettendo una maggiore rapidità nella memorizzazione, se vi è un
esercizio costante. Diviene estremamente divertente la costruzione di poesie,
associare immagini mentali divertenti, che possano permettere allo studente di
mantenere alta la sua motivazione alo studio.
SISTEMI MNEMONICI PER LE LINGUE STRANIERE E TERMINI TECNICO SCIENTIFICI
Si produce trasformando le parole in immagini visive:
1. Scomporre la parola se è molto lunga in tante più brevi e note, quindi facilmente
visualizzabili.
2. Inventare una storia comica e divertente che consente di associare fra loro le
parti della parola che abbiamo scomposto.
Es. Cinque idrossitriptamina .
1. Scomposizione: cinque - idrossi - tripta - mina.
2. Visualizzazione.
qui fare disegno
2. Possiamo visualizzare una scena in cui ci sono 5 ossi, molto strani. Li guardiamo meglio
e scopriamo che sono trasparenti e pieni d’acqua, perciò sono idrossi. Accanto agli idrossi
c’è un pezzo di criptamite (tripta) che sta debilitando Superman. Questi tenta di liberarsi
facendo brillare una mina.
Es. PANCREOZIMINACOLECISTICHIMINA.
VOCABOLI STRANIERI OPERATORI MATEMATICI
DIVISIONE = MURO DIVISORIO
MOLTIPLIC. = CROCE DI S.
ANDREA
ADDIZIONE = AMBULANZA
FARE DISEGNO FARMACIA
RADICE = UNA CAROTA
POTENZA = ASCENSORE
LOGARITMO = FIATRITMO
CUCINA = KITCHEN
- Assonanza
con “Chi c’è in cucina?”
- Visualizzazione di una cucina con
dentro un cinese.
fare disegno
SOGNO = DREAM
Un signore sogna il telefono
che squilla drim, drim.
- PECORA = SHEEP
- MARINAIO = SAILOR
GIAPPONESE
- PRONTO = MOSCI MOSCI
CINESE
- LIBRO = SHU
MAPPE COGNITIVE
Possono essere utilizzate per sintetizzare e organizzare in modo personale il
materiale appreso.
Esse posseggono molti vantaggi: il concetto principale è ben evidenziato rispetto
agli altri.
Sono evidenziati i rapporti tra concetti principali e secondari.
Obbligano lo studente ad una analisi attenta e dettagliata del testo.
Potenziando le capacità di memorizzazione, poiché il materiale viene
organizzato ed elaborato in modo personale.
Possono esserVi due momenti diversi di utilizzo:
1. nella fase di approccio al testo aumenta la capacità di comprensione e uno studio
più critico e partecipato.
2. nella fase di rielaborazione e memorizzazione permette un ripasso veloce del
materiale.
Di seguito sono presentati diversi esempi.
Le mappe cognitive possono essere anche efficacemente utilizzate per lo
svolgimento dei temi in classe.
Si può procedere: in primo luogo leggendo attentamente il titolo del tema;
Scelta la traccia valutare il tempo occorrente per la stesura;
Il modo più efficiente per organizzare le idee è procedere con lo sviluppo di una
mappa cognitiva.
Es. di mappa:
2. PROBLEMI EMOTIVI ED ATTEGGIAMENTI.
2.1 Ansia d’esame: tests, indicazioni, suggerimenti.
L’ansia può essere un fattore interferente nell’apprendimento.
Infatti, si è osservato che esiste un rapporto ad U rovesciata tra il livello di
presentazione e il livello di attuazione fisiologica (ansia). Maggiore è l’ansia
minore sarà la qualità della prestazione (legge di Yerkes - Dodson) (vedi figura
seguente .
Esistono, quindi, dei livelli ottimali di attuazione o ansia oltre i quali si ha una
grave interferenza nel recupero delle informazioni che lo studente in precedenza
aveva già memorizzati.
Di seguito presentiamo lo schema circolare che esiste tra stato d’ansia e
rendimento scolastico che si determina con il tempo.
INDICAZIONI GENERICHE SU TECNICHE DI RILASSAMENTO
Vi sono diverse tecniche di rilassamento che vengono utilizzate nel trattamento
dell’ansia.
Ad esempio si fa uso del rilassamento muscolare progressivo, per permettere allo
studente di rilassarsi ed abbassare la sua ansia nei confronti della prestazione
d’esame o di interrogazione.
E’ anche la tecnica di desensibilizzazione sistematica.
Test su l’ansia d’esame da somministrare agli studenti.
seguono tests
Scheda da utilizzare da parte dell’insegnante per osservare il comportamento dello
studente, nel caso ci sia il sospetto che quest’ultimo abbia problemi d’ansia.
Nella scheda sono indicati i tipici comportamenti che evidenziano manifestazioni
d’ansia.
2.2 AUTOCONTROLLO: TESTS, TECNICHE.
AUTOCONTROLLO
1. DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE.
2. AUTOSSERVAZIONE.
3. AUTOVALUAZIONE E AUTORINFORZO.
AUTOCONTROLLO
Esso è la capacità di proporsi in modo autonomo degli obiettivi, di stabilire delle
strategie per raggiungerli, di mettere in atto queste strategie organizzandosi in modo
tale da sentirci controllati maggiormente da nostre decisioni personali piuttosto che da
eventi a noi stessi.
Quando ci stiamo sforzando nelle modificazioni di un comp. abbiamo di frequenti
conferme del fatto che il nostro impegno è utile e produttivo. Tale bisogno è
particolarmente forte nelle fasi iniziali del nostro impegno.
Le strategie di autocontrollo sono particolarmente utili in quanto ci forniscono modi
efficaci per valutare immediatamente i nostri progressi e non spendere quindi da
eventuali fonti di gratificazioni esterna.
Se non abbiamo avuto la possibilità di apprendere questa abilità, possiamo organizzare
in modo da acquisirla.
AUTOCONTROLLO E STUDIO A AUTOOSSERVAZIONE
Iniziare ad osservare il nostro comp. di studio potremo vedere che il nostro rendimento
non è sempre uguale e costante. Potremo cominciare ad. es. a valutare queste pagine o
righe, possiamo leggere e comprendere in un’ora. Facciamo queste osservazioni su una
scheda (1 sett. circa). Già questo compito di autosservazione favorisce un cambiamento
nella direzione desiderata, senza che da parte nostra ci sia un particolare impegno.
Queste osservazioni ci permetterà di notare rapidamente eventuali miglioramenti nel
rendimento o di comprendere dove e come stiamo commettendo eventuali errori.
AUTOVALUTAZIONE E AUTORINFORZO
Porsi obiettivi commisurati alle nostre reali capacità.
Concedersi un piccolo premio per ogni nostro progresso anche piccolo. Più
efficace è concederci il premio immediatamente dopo il progresso osservato.
Imparare a vivere i nostri progressi, anche se modesti, con soddisfazione.
Come reagire di fronte alle distrazioni:
E’ possibile potenziare notevolmente la nostra capacità di concentrazione
cambiando l’ambiente di studio.
Se ci accorgiamo di distrarci quasi sempre per lo stesso motivo. In genere le
attività cui ci dedichiamo invece di studiare sono piuttosto gradevoli. Potremmo
cercare di limitare il tempo dedicato a questi passatempi concedendoceli solo
dopo aver raggiunto un certo obiettivo che noi stessi ci siamo proposti; li
possiamo così usare come rinforzi efficaci.
Controllo delle contingenze ambientali. Obiettivo dell’autocontrollo può essere
quello di imparare a resistere alle tentazioni, ma un importante passo intermedio è
quello di ridurre il valore delle tentazioni in modo da renderle più controllabili.
IL MITO DELLA BUONA VOLONTA’:
GENOVEFFA HA BUONA
STUDIA ? VOLONTA’
INTENSAMENTE
?
GENOVEFFA ? NON HA FORZA
CONTINUA DI VOLONTA’
A INGRASSARE
?
GENOVEFFA ? NON LA FORZA
HA SMESSO DI VOLONTA’
DI FUMARE
?
GENOVEFFA ? NON HA FORZA
E’ SEMPRE DI VOLONTA’
IRASCIBILE
?
LA FORZA DI VOLONTA’ E’ UN CONCETTO CIRCOLARE:
Perché batti la testa contro il muro?
Per scacciare gli elefanti!
Ma non ci sono elefanti
Vedi: funziona bene!
3. MOTIVAZIONE: BISOGNI, TIPI DI PERSONALITA’ MANTENIMENTO A
LUNGO TEMINE. MOTIVAZIONE
Le persone non si impegnano in un compart. complesso come lo studio esclusivamente
per effetto di un’unica forza “motivante”, come ad es. il desiderio di conseguire il
diploma, la laurea ecc ... Ciò sarebbe una semplificazione inadeguata.
La motivazione può essere grossolanamente associata alla “voglia” di studiare. Si pensa
generalmente che se essa non c’è siamo timbrati per l’eternità ad essere cattivi
studenti. Al contrario questo desiderio, può aumentare o diminuire in risposta alle
diverse vicende della vita e al nostro modo di reagirvi.
BISOGNI
Schema di Maslow.
Potremo rappresentare i nostri bisogni come se questi si trovassero su una scala.
Alla base di questa scala vi sono i bisogni fisici primari. Tra questi il bisogno di nutrirci,
di bere, di mantenere il corpo a una temperatura accettabile ecc. Se questi bisogni non
sono soddisfatti, tutte le altre aspirazioni possono in secondo piano.
Una volta che abbiamo soddisfatto i nostri bisogni immediati di sicurezza. Lo studio è
in genere assai difficile o quando non abbiamo ancora raggiunto un grado sufficiente
di sicurezza.
A livello ulteriormente superiore, vi sono i bisogni sociali o di amare. Lo studio può
essere considerato come un modo per entrare in rapporto con le altre persone
coinvolte nei nostri stessi interessi. Facendo occasioni di rapporto con i nostri compagni.
BISOGNI
Ad un livello ancora superiore troviamo il bisogno di stima da parte degli altri. Sotto
questo aspetto lo studio può rilevarsi assi utile, sia perché ci fornisce occasioni di
successo negli esami, sia per la possibilità di affermazione sociale che ci derivano dal
conseguimento di un diploma o di una laurea .
Superiori a tutti gli altri sono quelli legati alla autorealizzazione.
L’attività di studio tende ad appagare soprattutto i nostri bisogni di ordine superiore.
Le motivazioni più efficaci per mantenere un prolungato impegno di studio sono in
genere quelle derivanti dal bisogno di autorealizzazione, come il desiderio di ampliare
le nostre conoscenze e il piacere di conoscere.
Spesso la scuola sembra organizzata in modo da sollecitare un impegno si studio
stimolando nello studente sentimenti di forma e il desiderio di evitare conseguenze
negative.
MOTIVAZIONE
Le abilità di studio, infatti, costituiscono una delle principali abilità trasversali,
tanto che la loro mancata comprensione è in grado di segnare il destino cognitivo
dell’allievo.
Ne uccide di più l’incapacità di studio che una ridotta intelligenza.
Problemi che possono interferire con i di studio degli allievi.:
1. errori nella programmazione : si possono verificarsi scelte inadeguate degli
obiettivi. Obiettivi non adeguati all’allievo, compiti assegantigli che vanno molto
al di là delle sue capacità di risposta ecc. Il rischio è quello di esporre l’allievo a
situazioni di fallimento.
2. Errori nella spiegazione di alcuni problemi di apprendimento. Utilizzare
spiegazioni che non servono a nulla: “Perché Giovanni non studia? Diamine ,
perché ha scarsa volontà. Come faccio a dimostrare la scarsa volontà quale causa
di uno studio inadeguato?, Ma è evidente , perché non studia!”. Inoltre se il
problema è nella famiglia o nell’allievo, molti insegnanti pensano di non poter far
nulla.
MOTIVAZIONE
3. Errori nella gestione del tempo in aula. E’ importante trovare delle modalità per
cominciare i contenuti che siano coinvolgenti. Possedere conoscenza è cosa ben
diversa dal saperla trasferire. In tal caso dobbiamo attenderci un calo d’interesse ed
una crescita disaffezione nei confronti di quei contenuti.
4. Errori nella gestione ddel gruppo - classe. Essi possono consistere in uno stile
laissez faire oppure nel suo opposto. In entrambi i casi l’allievo ne risentiirà in
modo negativo e ciò avrà influenza sulla sua motivazione e disponibilità allo studio.
Educare l’’allievo a migliorare o ad acquisire un buo approccio allo studio è possibile
.
MOTIVAZIONE COMPRENSIONEà
MEMORIZZAZIONE
COMPORTAMENTI
DI
STUDIO
ORGANIZZAZIONE TIPI DI
PERSONALITA’
MOTIVAZIONE
MANTENIMENTO A LUNGO TERMINE.
Pochissime persone sono capaci di lavorare per anni in vista di una remota
realizzazione se non vengono periodicamente gratificate nel loro impegno
quotidiano.
Per mantenere alta la motivazione agli studi è importante avere frequenti e
concrete occasioni di soddisfazione.
Anche nello studio nulla conduce al successo quanto il successo stesso.
Sarà utile invece trarre dagli insuccessi degli stimoli che inducono a modificare
il nostro metodo di preparazione. Quindi, cercare di attaccare i problemi e
mantenere la fiducia in noi stessi.
Se è vero che uno dei sistemi per favorire la motivazione consiste
nell’apprezzare il piacere intrinseco che deriva dall’acquisizione di nuove
informazioni, sarà importante trovare dei metodi che rendono più rapido,
efficiente e possibilmente gradevole il nostro apprendimento e ciò saprattutto per
le materie che ci piacciono meno.
BIBLIOGRAFIA:
1. MEAZZINI PAOLO (1990 - 91)
“INSEGNARE A STUDIARE UN’ARTE CHE PUO’ ESSERE APPRESA”
PSICOLOGIA E SCUOLA, 51 - 55 ED. GIUNTI
2. ROVETTO (1950)
IL PIACERE DI APPRENDERE
TECNICHE DI STUDIO E AUTOCONTROLLO
ED. OSCAR MONDADORI.
3. PIATTELLI PALMARINI
LA VOGLIA DI STUDIARE
ED. MONDADORI
4. MONTEDURO FIORELLA E MERICO ANTONIA (1993 - 94)
“IL RILASSAMNETO A SCUOLA: UNA PROPOSTA OPERATIVA”.
PSICOLOGIA E SCUOLA (66 - 70)
ED. GIUNTI
5. MEMO “ MEMORIA E METODO ” FABBRI EDITORE (1990).