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092 S tavolta intendiamo interessarci di una delle ultime arrivate in Italia nel campo delle semiautomatiche full size: la SR9 della Sturm Ruger in calibro 9x21 IMI. Prima di esaminare in dettaglio la SR9, ripercorriamo la storia delle moderne semiautomatiche ad alta capacità di fuoco della Ruger. Un po’ di storia La capostipite fu la P85, presentata ap- punto nel 1985 e resa disponibile un paio di anni più tardi: si trattava di un “pistolone” massiccio e pesante, venti centimetri per un peso di oltre un chilo- grammo, indirizzato più al porto interno che occulto, destinato a posizionarsi nell’allora nascente mercato delle Won- dernine. L’arma non presentava alcuna novità tecnica ma era un concentrato di soluzioni ampiamente collaudate e viste singolarmente su altre pistole: la chiusu- ra era mutuata dalla Sig Sauer, con una spallatura che poggiava sul bordo ante- riore della finestra di espulsione, mentre il sistema utilizzato era un Browning a canna oscillante ben poco modificato, al punto che riproponeva la classica bielletta tipica della 1911. Le dimensioni erano imponenti con linee molto squadrate e spessori di tutto rispetto cui si aggiungeva, sul carrello, la presenza di una vistosa leva di sicura con funzione di abbatticane. Co- struita in modo un po’ troppo spartano anche per il mercato Usa, subì piccole modifiche e divenne la P89, distribuita dal 1991: ancora una volta la sigla antici- pava l’anno di presentazione. Seguirono poi i modelli P90 e P91, in 45 ACP e 40 S&W, la P93, versione compatta in 9 mm, ed infine la P94, una “intermedia” dalle linee meno squadrate. Tutti questi modelli erano e sono carat- terizzati dal fusto in lega leggera, dalla realizzazione del carrello mediante micro- fusione, dal meccanismo ad azione mista con cane esterno, da una notevole cura progettuale per la sicurezza passiva e da soluzioni estetiche di puro gusto yankee: armi grosse, robuste e con poca attenzio- ne alla forma. Ma funzionano, e bene: vari dipartimenti di polizia li hanno adottati per gli agenti in divisa ed a quanto pare non vi sono state né lamentele né Una nuova pistola dagli USA, fortemente ispirata alla Glock, ma con caratteristiche proprie: la Ruger SR9 sbarca finalmente in Italia di Giuliano Cristofani RUGER SR9 CAL. 9X21 IMI Pragmatismo americano Il grilletto in posizione avanzata (percussore prearmato) e arretrata (dopo lo sparo). Notare la lamina sulla mez- zeria del grilletto, quasi identica a quella della Glock. Ap- prezzabile lo spazio interno della guardia e la forma del grilletto, che impediscono pizzicature al dito del tiratore La mira posteriore, realizzata corretta- mente in metallo, ha un profilo esterno di tipo anti impiglia- mento, ma la tacca vera e propria al suo interno è regolabile in altezza mediante una vite, risultando contemporaneamen- te robusta e comoda

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Stavolta intendiamo interessarci di una delle ultime arrivate in Italia nel campo delle semiautomatiche

full size: la SR9 della Sturm Ruger in calibro 9x21 IMI. Prima di esaminare in dettaglio la SR9, ripercorriamo la storia delle moderne semiautomatiche ad alta capacità di fuoco della Ruger.

Un po’ di storiaLa capostipite fu la P85, presentata ap-punto nel 1985 e resa disponibile un paio di anni più tardi: si trattava di un “pistolone” massiccio e pesante, venti centimetri per un peso di oltre un chilo-grammo, indirizzato più al porto interno che occulto, destinato a posizionarsi nell’allora nascente mercato delle Won-dernine. L’arma non presentava alcuna novità tecnica ma era un concentrato di

soluzioni ampiamente collaudate e viste singolarmente su altre pistole: la chiusu-ra era mutuata dalla Sig Sauer, con una spallatura che poggiava sul bordo ante-riore della finestra di espulsione, mentre il sistema utilizzato era un Browning a canna oscillante ben poco modificato,

al punto che riproponeva la classica bielletta tipica della 1911. Le dimensioni erano imponenti con linee molto squadrate e spessori di tutto rispetto cui si aggiungeva, sul

carrello, la presenza di una vistosa leva di sicura con funzione di abbatticane. Co-struita in modo un po’ troppo spartano anche per il mercato Usa, subì piccole modifiche e divenne la P89, distribuita dal 1991: ancora una volta la sigla antici-pava l’anno di presentazione. Seguirono poi i modelli P90 e P91, in 45 ACP e 40 S&W, la P93, versione compatta in 9 mm, ed infine la P94, una “intermedia” dalle linee meno squadrate.Tutti questi modelli erano e sono carat-terizzati dal fusto in lega leggera, dalla realizzazione del carrello mediante micro-fusione, dal meccanismo ad azione mista con cane esterno, da una notevole cura progettuale per la sicurezza passiva e da soluzioni estetiche di puro gusto yankee: armi grosse, robuste e con poca attenzio-ne alla forma. Ma funzionano, e bene: vari dipartimenti di polizia li hanno adottati per gli agenti in divisa ed a quanto pare non vi sono state né lamentele né

Una nuova pistola dagli USA, fortemente ispirata alla Glock, ma con caratteristiche proprie: la Ruger SR9 sbarca finalmente in Italia

di Giuliano Cristofani

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Pragmatismo americano

Il grilletto in posizione avanzata (percussore prearmato) e arretrata (dopo lo sparo). Notare la lamina sulla mez-zeria del grilletto, quasi identica a quella della glock. ap-prezzabile lo spazio interno della guardia e la forma del grilletto, che impediscono pizzicature al dito del tiratore

la mira posteriore, realizzata corretta-mente in metallo, ha un profilo esterno di tipo anti impiglia-mento, ma la tacca vera e propria al suo interno è regolabile in altezza mediante una vite, risultando contemporaneamen-te robusta e comoda

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recriminazioni, ma solo valutazioni positive. Nel 1996 si ebbe una svolta con l’arrivo della P95 (notare sempre la dif-ferenza tra anno e modello), nella quale si abbandonava la lega leggera in favore di un polimero ad alte prestazioni e che, come nello stile Ruger, presentava una novità assoluta: le guide di scorrimento erano ricavate direttamente nel materiale plastico del fusto, senza il ricorso ad in-serti metallici. Con la P95 si abbandonava

anche il sistema Browning a bielletta per passare ad uno a rampa inclinata, di deri-vazione Sig Sauer. Il peso si riduceva, così come le dimensioni dell’impugnatura, ma il carrello rimaneva massiccio e imponen-te. Come tutte le pistole con fusto in ma-teriale sintetico, la P95 ha dovuto vederse-la con la capostipite della famiglia, ovvero la Glock, che al momento dell’arrivo della pistola di Ruger era all’apice del suo suc-cesso. Poi, però, sono arrivate armi che

hanno provato a scal-zare il primato dell’ar-ma austriaca, come

la Springfield Xd e, so-prattutto, la Smith & Wes-

son M&P, che poteva vantare il fatto di essere “made in USA”,

caratteristica che ha una presa enorme sul pubblico statu-

nitense, e così, nel 2007, anche la Ruger è saltata

sul vagone delle pistole a percussore lanciato ed a semi doppia azione, e lo

ha fatto copiando pra-ticamente la Glock.

Copiando sì, ma in modo intelligente,

dato che ha cer-cato di evitare gli aspetti più

criticati dell’ar-ma austriaca ed ha

aggiunto quelle carat-teristiche che sono ben viste

sul suolo americano: il frutto di questi sforzi si chiama SR9 e già la famiglia si sta allargando, a dimostrazione di un buon successo del progetto, con la comparsa della SR 40 e della SR9C. Ma quali sono le caratteristiche che i tiratori o gli utenti americani desiderano su un’arma “tipo Glock”? Principalmente cinque: un’im-pugnatura più sottile e regolabile, una guardia del grilletto più ampia, linee meno squadrate, ulteriori sicure automatiche e,

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Vista laterale sinistra della Ruger SR9

… ma con una cartuccia in canna sporge in modo inusi-tato: impossi-bile che passi inosservata

anche il mirino è inca-strato a coda di rondine e permette regolazioni sul piano orizzontale, al pari della tacca. Il profilo an-teriore smussato è ormai il marchio di fabbrica del-le semiauto della casa

Sulla sommità del carrello si trova la vi-stosa leva del segna-latore di colpo in can-na. a camera vuota è a filo del carrello….

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a 15 per uniformarsi ai “desiderata” della Commissione. Il lato posteriore del fusto presenta una profonda sede rettangolare entro cui è infilato un inserto in gomma morbida che funge da dorsalino che è, come dire, “double face”, dato che presenta una faccia a profilo tondeggiante, quella a vista di serie, ed una rettilinea: sfi-

soprattutto, la scritta “Made in USA” stam-pigliata sopra. La Ruger, con la sua SR9, li ha accontentati in pieno, vediamo come.

Le caratteristicheInnanzitutto le dimensioni trasversali, veramente ridotte: erano anni che non si vedeva un’arma full size con il carrello così sottile. Qui siamo addirittura un pelo sotto il fatidico pollice, con uno spessore di soli 25,35 mm. L’impugnatura, poi, è veramente ridotta all’osso, misurando

meno di 33 millimetri e la profonda ansa sotto l’elsa consente di raggiungere il gril-letto anche a mani di dimensioni ridotte, grazie anche agli avvallamenti laterali. La prima impressione quando si impugna la SR9 è di essere davanti ad una monofilare anziché ad un’arma con un caricatore ca-pace, all’origine, di diciassette colpi, ridotti

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Vista laterale destra della Ruger SR9

la sicura ha due posizioni e riprende nelle funzioni e nella posizione quella “immortale” della 1911. Ha un profilo poco sporgente e non dà fastidio, ma non è fatta per tenervi sopra il pollice durante l’impiego

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landolo e montandolo al contrario si ottiene un’impugnatura ancora più piccola, addirittura troppo piccola per chi ha mani normali. In effetti, una maggiore “bomba-tura” dei fianchi dell’impugnatura avrebbe consentito una presa più salda, anche se a scapito di un ingombro maggiore di pochi millimetri. Apprezzabilissima, poi la guardia del grilletto, ampia e priva del rest anteriore; ottimi anche i comandi dell’hold open e della sicura ma-nuale, poco sporgenti e non inclini ad impigliarsi: altri produttori

dovrebbero prendere nota. Ed arriviamo all’argomento “sicure”: pare che sulle armi americane non siano mai abbastanza. Sul ca-stello della SR9 troviamo l’inutile sicura sulla mezzeria del grilletto, copiata dalla Glock ma almeno comandata da una sua apposita mol-la elicoidale, e la già citata leva manuale, posta nella posizione classica, e ripresa dalla 1911,

anche se la sua dimensione ridotta ed il suo posizionamento rendono poco comodo operare tenendovi il pollice appoggiato. I meccanismi di sparo ed il blocchetto in acciaio deputato a far alzare ed abbassare la canna sono in pure stile Glock, ma ricordiamo che i brevetti sono scaduti e che lo scopo della Ruger era di offrire un’arma valida e funzionale, non di inventare qual-cosa di nuovo. Il carrello è molto

esteso in lunghezza, dato che i progettisti della Ruger hanno allungato l’elsa dell’arma e che la componente superiore ne segue il profilo. Esternamente è ben lavorato e lucidato, e non si notano segni della tecnologia utilizzata per realizzarlo: la microfusione. La Casa ameri-cana, come noto, è all’avanguardia in questa tecnologia, che ha impiegato da sempre nella realizzazione dei milioni di esemplari di armi prodotte. All’interno, invece, i segni dello stampo sono ben visibili, ma solo nelle zone non soggette a lavoro, mentre le altre sono state invece riprese con cura: la canna chiude senza alcun gioco sul carrello e questo scorre senza incertezze sulle guide, di metallo, inglo-bate nel castello. Il carrello stesso porta ben tre accessori dedicati alla sicurezza: il primo, del tutto particolare, è il grosso segnalatore

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la catalogazione ha sacrificato due colpi: dagli originari 17 si è passati a quindici: la riduzione è stata ottenuta riempiendo lo spazio con spire aggiuntive della molla

Prima di andare oltre si deve provvedere a premere, attra-verso la finestra di espulsio-ne, il complesso dell’espul-sore. attenzione alle dita: conviene mantenere una buona pressione sulla leva dell’hold open ed operare con un qualsiasi strumento

una volta sfilato in avanti il complesso canna-carrello si possono separare e varie parti: la somiglianza con una certa arma austriaca è fin troppo evidente…

La mission di ruger

La statunitense Sturm Ruger, normalmente conosciuta solo come Ruger, è azienda molto dinamica, in grado di esaudire i desiderata della clientela e, spesso, di pre-vederli. Nel suo ampio listino troviamo armi di tutti i tipi, da quelle lunghe a canna rigata e liscia, dai revolver alle semiautomatiche, con uno “svolazzo” nel campo del full auto per le forze di polizia, ed in ogni settore possiamo vedere modelli molto classici accanto ad altri decisamente innovativi e quasi in anticipo rispetto ai tempi: la mission della Casa è quella di offrire armi robuste e funzionali, caratterizzate oltretutto da un prezzo equo, anche se talvolta a scapito dell’estetica che, con vero pragmatismo americano, viene lasciata in secondo piano.

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di colpo in canna, formato da una leva incernierata sul lato superiore che sporge vistosamente se una cartuccia è presente in

stupido”. Questo secondo blocco opera su un piccolo gradino ricavato sulla superficie del percussore, ma ne blocca solo l’avanzamento, non l’arretramento: ne consegue che senza caricatore si può premere il grilletto e sgan-ciare il percussore che però verrà intercettato dal blocco. Il rischio di deformazioni del piccolo gradino sono concrete e la stessa Casa avverte di non sparare a vuoto senza il carica-tore inserito: qui una soluzione migliore sa-rebbe stata auspicabile. Leggera, sottile, dalle linee tondeggianti, dotata di numerose sicure ed offerta a un buon prezzo, la SR9 ha tutte le carte in regola per essere un buon successo anche al di qua dell’Atlantico.

camera di scoppio. Quando diciamo “vi-stosamente” intendiamo proprio che non è possibile non vederlo, dato che si solleva

di oltre tre millimetri ed è colorato di rosso acceso: risulta addirittura visibile attraverso la tacca di mira se solo si alza lo sguardo.

ConcludendoLe altre due sicure sono dei blocchi al percussore. Avete letto bene: non uno ma due. Il primo è quello classico comandato dal grilletto, che permette al percussore di raggiungere la cap-sula dell’innesco solo se il grilletto stesso è premuto a fondo, la seconda, invece, impedisce l’avanzamento se il caricatore non è perfettamente in-serito, fungendo così da “sicura dello

Si ringrazia l’armeria Bernardini di Carrara per la collaborazione

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Dal di sotto sono ben visibili i due blocchi al percusso-re: quello a sinistra è comandato dal grilletto, mentre quello mediano è gestito dal caricatore: senza l’astuc-cio inserito, infatti, il percussore non può avanzare

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Due rosate a 25 metri: quella in alto con le Fiocchi gFl 124 ramate, quella sotto con le Sellier & Bellot 125 FMJ

Costruttore: Sturm, Ruger & Co., Inc., www.ruger.comesemplare importato da:Bignami, tel. 0471 803000, www.bignami.itmodello: SR9tipo: pistola semiautomaticaCalibro: 9x21 IMIFunzionamento: chiusura geometrica tipo Browning modificato

Canna: 105 mm (4.14”)- 6 righe destrorse - passo 1:10”Sistema di percussione: percussore lanciatoAlimentazione: caricatore monofilare a presentazione singola - capacità ridotta a 15 colpi (originariamente 17)Congegno di scatto: semi doppia azione (percussore parzialmente prearmato)

estrattore: esterno a gancio su molla elicoidaleespulsore: montato sul fusto (funge anche da sicurezza per lo smontaggio)mire: incastrate a coda di rondine. Tacca registrabileCongegni di sicurezza: doppia sicurezza al percussore. Sicura al caricatore. Leva sul grillettoPeso: 750 grammi

Dimensioni: lunghezza 192 mm – altezza 140 mm – spessore carrello 25.35 mm (1”) – spessore fusto 32,5 mmmateriali: carrello e canna in acciaio inossidabile. Fusto in polimero – dorsalino in gommaFinitura: carrello spazzolato e lucidatoNumero catalogo: 17.468 (arma comune)

¤ Prezzo iNDiCAtivo: 585 euro

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