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    Lineamenti di una procedura

    di decisione per letica

    John Rawls

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    1.1 La questione di cui ci occuperemo puo essere descritta cos: esiste una pro-cedura di decisione ragionevole che sia sufficientemente potente, almeno in alcunicasi, per determinare il modo in cui degli interessi in competizione dovrebberoessere giudicati e il modo in cui, nei casi di conflitto, dovrebbe essere data unapreferenza a un interesse rispetto a un altro? E, inoltre, puo lesistenza di questaprocedura, cos come la sua ragionevolezza, essere stabilita attraverso dei metodirazionali di indagine? Per rispondere a entrambe le parti di questa domanda af-fermativamente, e necessario descrivere una procedura ragionevole e poi mostrareche soddisfa certi requisiti. Questo e cio che provo a fare a partire dalla sezione2.1 piu avanti.

    1.2 Si deve notare che qui siamo interessati solo allesistenza di un metodo ragio-nevole e non al problema di come renderlo psicologicamente efficace nel dirimerele dispute. Il consenso che questo metodo e in grado di guadagnare e irrilevanteper i nostri scopi presenti.

    1.3 La questione iniziale e stata formulata cos in quanto loggettivita o la sogget-tivita della conoscenza morale si basa non sulla questione se esistano valori idealiobiettivi o se i giudizi morali siano causati dalle emozioni o se ci sia una variet adi codici morali nel mondo, ma semplicemente sulla questione: esiste un metodoragionevole per legittimare o invalidare delle regole morali date o proposte e ledecisioni che vengono prese in base ad esse? Infatti, dire della conoscenza scien-tifica che e oggettiva equivale a dire che si puo mostrare che le sue proposizionisono vere attraverso un metodo ragionevole e affidabile, cioe attraverso le regolee le procedure di quella che noi possiamo chiamare logica induttiva; e, in modo

    The Philosophical Review, vol.60, No. 2 (Aprile 1951) pp. 177-197

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    analogo, per stabilire loggettivita delle regole morali e delle decisioni basate su diesse, dobbiamo esibire la procedura di decisione, della quale si puo mostrare che esia ragionevole che affidabile, almeno in alcuni casi, per decidere tra regole morali

    e linee di condotta che ne discendono.

    2.1 Al momento, possiamo ritenere letica piu simile allo studio della logica in-duttiva di ogni altra indagine consolidata. Come nella logica induttiva cerchiamodi scoprire dei criteri ragionevoli che, quando ci viene data una proposizione o unateoria assieme a dellevidenza empirica in suo favore, ci permetteranno di deciderein che misura dovremmo ritenerla vera, cos in etica stiamo cercando di trovare deiprincipi ragionevoli che, quando ci viene data una linea di condotta, la situazione incui deve essere seguita e gli interessi rilevanti che essa riguarda, ci permetterannodi determinare se dobbiamo seguirla e ritenerla giusta e corretta oppure no.

    2.2 Non ce modo di sapere in anticipo come trovare e formulare questi principiragionevoli. Infatti, non possiamo neppure essere certi che esistano ed e noto chenon ci sono metodi di scoperta meccanici. In cio che segue, tuttavia, verra descrittoun metodo, e si lascia che il lettore giudichi da se in quale misura esso abbia, opossa avere, successo.

    2.3 In primo luogo, e necessario definire una classe di giudici morali competentinel modo seguente: tutte le persone che hanno in un certo grado richiesto ciascunadelle seguenti caratteristiche, che, se si desidera, possono essere rese piu precise:

    (i) Ci si aspetta che un giudice morale competente abbia un certo grado richie-sto di intelligenza, che puo essere pensato come quellabilita che i test di intelligenzahanno lo scopo di misurare. Il grado richiesto di questa abilita non dovrebbe esseretroppo alto, assumendo che cio che chiamiamo intuizione morale sia possedutodalluomo normalmente intelligente cos come dalluomo dallintelligenza piu bril-lante. Quindi, tendo a dire che un giudice morale competente non ha bisogno diessere piu intelligente del normale.

    (ii) Si richiede che un giudice competente conosca quelle cose che riguardano ilmondo che lo circonda e le conseguenze delle azioni eseguite piu frequentemente,tutte cose che e ragionevole aspettarsi che luomo mediamente intelligente conosca.

    Inoltre, ci si aspetta che un giudice competente conosca, in tutti i casi in cui echiamato ad esprimere la propria opinione, i fatti specifici di questi casi. Si devenotare che il tipo di conoscenza a cui ci si riferisce qui deve essere distinto dallaconoscenza empatica discussa piu avanti.

    (iii) Si richiede che un giudice competente sia un uomo ragionevole e cioe chesoddisfi queste condizioni: primo, un uomo ragionevole mostra una disponibilita,se non un desiderio, a usare i criteri della logica induttiva per determinare cio che e

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    appropriato per lui credere. Secondo, un uomo ragionevole, ogni volta che si trovadi fronte a una questione morale, mostra una disposizione a trovare delle ragioniin favore e delle ragioni contro le possibili linee di condotta che gli si presentano.

    Terzo, un uomo ragionevole esibisce il desiderio di esaminare le questioni con menteaperta e di conseguenza, benche possa gia avere unopinione su qualche questione,e sempre disposto a modificarla alla luce di nuova evidenza e nuove ragioni chegli si possono presentare nel corso della discussione. Quarto, un uomo ragionevoleconosce, o cerca di conoscere, le proprie predilezioni emotive, intellettuali e morali efa uno sforzo attento di tenerne conto nel soppesare i meriti di qualunque questione.Egli non e inconsapevole dellinfluenza del pregiudizio e delle inclinazioni anche neisuo sforzi piu sinceri di annullarli; ne e fatalistico riguardo al loro effetto per cuiegli soccombe ad essi in quanto pensa che siano i fattori che prima o poi devonodeterminare la sua decisione.

    (iv) Infine, si richiede che un giudice competente abbia una conoscenza em-patica di quegli interessi umani che, essendo in conflitto in casi particolari, fannosorgere il bisogno di prendere una decisione morale. La presenza di questa carat-teristica e evidenziata da cio che segue: primo, dalla conoscenza personale direttadi quegli interessi, ottenuta avendo esperienza, nella propria vita, dei beni che rap-presentano. Piu sono gli interessi che una persona puo apprezzare in termini dellapropria esperienza diretta, maggiore e la misura in cui egli soddisfa il primo test.Tuttavia e ovvio che nessun uomo puo conoscere tutti gli interessi direttamente, equindi il secondo test e che, se una persona non conosce direttamente un interesse,la sua competenza come giudice si vede, in parte, dalla sua capacita di apprezza-

    re quellinteresse per mezzo di una esperienza immaginativa di esso. Questo testrichiede anche che un giudice competente non consideri necessariamente le pro-prie preferenze de facto come la misura valida del valore attuale di quegli interessiche gli vengono sottoposti, ma che egli sia al tempo stesso in grado e ansioso dideterminare, attraverso un apprezzamento immaginativo, cio che quegli interessisignificano per le persone che li condividono, e di considerarli conseguentemente aquesto. Terzo, si richiede a un giudice competente di avere la capacita e il desideriodi disporre innanzi a se nellimmaginazione tutti gli interessi in conflitto, insiemeai fatti rilevanti del caso, e di avere nella stima di ciascuno di essi la stessa cura cheegli avrebbe se quellinteresse fosse il suo. Si richiede che egli determini cio che eglipenserebbe essere giusto e ingiusto se ciascuno degli interessi fosse interamente suocome invece e di altre persone, e che egli emetta il proprio giudizio sul caso coscome egli sente che il suo senso di giustizia richiede dopo che egli ha attentamentedisposto nella propria mente le questioni che devono essere decise.

    2.4 Prima di considerare il passo successivo nello sviluppo del metodo qui adot-tato, e necessario fare alcuni commenti sulle osservazioni precedenti. Primo, i test

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    per definire e determinare la classe dei giudici morali competenti sono vaghi; cioe,dato un gruppo di persone, ci sarebbero con ogni probabilita dei casi in cui noinon saremmo in grado di decidere se una persona e un giudice morale competente

    o no. Tuttavia, noi in realta riconosciamo nella vita di tutti i giorni linsieme dicaratteristiche discusse sopra; pensiamo effettivamente che alcuni individui le esi-biscano in un grado comparativamente superiore, e noi chiamiamo questi individuiragionevoli o imparziali; sono uomini con il loro carattere che vogliamo chedecidano in ogni caso in cui i nostri interessi sono in gioco. Quindi, benche i testprecedenti evidentemente non siano precisi, essi descrivono e selezionano effettiva-mente un tipo di persona noto; e le persone che davvero li soddisfano oltre ogniragionevole dubbio, noi le chiamiamo giudici morali competenti.

    Secondo, e importante notare che un giudice competente non e stato definitoin base a cio che dice in casi particolari, ne in base ai principi morali che esprime

    o adotta. La competenza e determinata solo dal possesso di certe caratteristiche,alcune delle quali si possono dire capacita e acquisizioni (intelligenza e conoscen-ze), mentre altre si possono dire virtu (in questo caso, le virtu intellettuali dellaragionevolezza). Diverra chiaro nelle sezioni successive perche non possiamo defi-nire un giudice competente, almeno allinizio della nostra indagine, come uno cheaccetta certi principi. La ragione e che noi vorremmo dire di alcuni principi perprendere una decisione su degli interessi che una ragione per accettarli come prin-cipi ragionevoli e che i giudici competenti sembrano applicarli intuitivamente neldecidere le questioni morali, Ovviamente, se un giudice morale competente fossedefinito come uno che applica questi principi, questo ragionamento sarebbe circo-

    lare. Quindi, un giudice morale competente non deve essere definito in termini dicio che dice o di quali principi impiega.Terzo, si noti il tipo di caratteristiche che sono state usate per definire un

    giudice morale competente: vale a dire, quelle caratteristiche che, alla luce del-lesperienza, si rivelano come condizioni necessarie per aspettarsi ragionevolmenteche una persona possa arrivare a conoscere qualcosa. Quindi, pensiamo allintel-ligenza come una tale condizione in tutti i tipi di indagine; e lo stesso vale per ilsapere, poiche piu un uomo sa piu grande e la probabilita che abbia successo nellaricerca successiva. Di nuovo, non solo e necessario avere certe abilita e acquisizionima, per essere un buon ricercatore, una persona deve sviluppare quelle abitudinimentali e di pensiero che noi possiamo chiamare virtu intellettuali (vedi 2.3 [iii]).Infine, ci sono quelle abitudini e capacita di pensiero e di immaginazione che sonostate descritte in relazione alla conoscenza empatica degli interessi umani. Coscome si e scoperto che le capacita intellettuali e le virtu promuovono le condi-zioni necessarie per qualunque tipo di indagine che abbia successo, cos si credeche queste abitudini e capacita siano necessarie per prendere delle decisioni equesulle questioni morali. Possiamo chiamarle virtu dellintuizione morale, con la

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    consapevolezza che esse non definiscono ne il contenuto ne la natura dellintui-zione morale, ma, assumendo che essa esista, rappresentano semplicemente quelleabitudini e capacita che assicurano le condizioni in base alle quali crediamo che

    sia piu probabile che lintuizione morale si faccia effettivamente valere. Quindi lecaratteristiche definitorie di un giudice competente non sono state selezionate inmodo arbitrario, ma in ogni caso ce una ragione per sceglierle che si accorda conil proposito di acquisire conoscenze.

    Infine, possiamo rendere queste osservazioni piu chiare se consideriamo altrimetodi di scegliere la classe dei giudici competenti. E uno dei tratti delle ideologiequello di violare i criteri precedenti. Le ideologie, di qualunque tipo, attribuisconoil monopolio della conoscenza della verita e della giustizia a una qualche particolarerazza o classe sociale o gruppo istituzionale, e la competenza e definita in terminidi caratteristiche razziali e/o sociologiche che non hanno alcuna relazione nota con

    lacquisizione di conoscenze. Nel metodo attuale e stata esercitata una certa curanel selezionare la classe dei giudici morali competenti secondo certe caratteristicheche sono associate allacquisire qualche conoscenza, e non per mezzo di caratteri-stiche che sono il possesso privilegiato di qualche razza, classe, o gruppo, ma chepossono appartenere, e spesso effettivamente appartengono, almeno in una certamisura, a qualunque uomo.

    2.5 Il passo successivo della nostra procedura e di definire la classe dei giudizimorali ponderati, le cui caratteristiche determinanti sono le seguenti:

    (i) Si richiede in primo luogo che il giudizio su un caso sia reso in condizioni

    tali che il giudice sia immune da tutte le conseguenze prevedibili del giudizio. Peresempio, egli non sara punito per aver deciso il caso in un modo piuttosto che inun altro.

    (ii) Si richiede che le condizioni siano tali da poter sostenere lintegrit a delgiudice. Per quanto e possibile, il giudice non deve essere in grado di trarre qualcheguadagno immediato e personale dalla sua decisione. Queste due condizioni sonointrodotte per escludere giudizi nei quali una persona deve soppesare i meriti diuno dei propri interessi. Limposizione di queste condizioni e giustificata in quantola paura e la parzialita sono ostruzioni riconosciute nella determinazione dellagiustizia.

    (iii) Si richiede che il caso su cui il giudizio viene reso sia un caso in cui ceun reale conflitto di interessi. Quindi, tutti i giudizi su casi ipotetici sono esclusi.Inoltre, e preferibile che il caso non sia particolarmente difficile e che sia probabileche occorra nella vita di tutti i giorni. Queste restrizioni sono desiderabili affinche igiudizi in questione siano resi nel tentativo di risolvere problemi con cui gli uominisono familiari e sui quali hanno avuto lopportunita di riflettere.

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    (iv) Si richiede che il giudizio sia stato preceduto da una accurata indagine suifatti della questione in esame e da unequa opportunita per tutti coloro che nesono riguardati di esprimere il proprio punto di vista sul caso. Questa condizione

    e giustificata dal fatto che e solo per caso che una decisione giusta puo essere fattasenza conoscenza dei fatti rilevanti.

    (v) Si richiede che il giudizio sia sentito come certo dalla persona che lo d a.Questa caratteristica puo essere chiamata certitudine e deve essere nettamentedistinta dalla certezza, che e una relazione logica tra una proposizione, o una teoria,e le prove in suo favore. Questa condizione e giustificata dal fatto che pare piuproficuo studiare quei giudizi per i quali si ha la sensazione che siano corretti diquelli che sembrano essere sbagliati o confusi anche a coloro che li danno.

    (vi) Si richiede che il giudizio sia stabile, cioe che ci siano prove che in altrimomenti e in altri luoghi dei giudici competenti abbiano emesso lo stesso giudizio

    in casi simili, intendendo per casi simili quelli in cui i fatti rilevanti e gli interessiin competizione sono simili. La stabilita deve valere, approssimativamente, per laclasse dei giudici competenti e per i loro giudizi in momenti diversi. Quindi, sesu casi simili di un certo tipo dei giudici competenti hanno deciso in un modo ungiorno e in un altro modo il giorno successivo, o se un terzo di loro ha deciso inun modo, un terzo nel modo opposto, mentre il terzo che e rimasto ha detto chenon sapeva come decidere sui casi in questione, allora nessuno di questi giudizisarebbe un giudizio stabile e dunque nessuno di essi sara considerato un giudizio.Queste restrizioni sono giustificate dal fatto che non pare ragionevole fidarsi dellacorrettezza del giudizio se delle persone competenti sono in disaccordo riguardo ad

    esso.(vii) Infine, si richiede che il giudizio sia intuitivo rispetto ai principi etici,cioe esso non dovrebbe essere determinato da unapplicazione cosciente di questiprincipi, nella misura in cui questo puo essere mostrato dallintrospezione. Conil termine intuitivo non intendo la stessa cosa che e espressa dai termini im-pulsivo e istintivo. Un giudizio intuitivo puo derivare da unindagine attentadei fatti del caso e puo derivare da una serie di riflessioni sugli effetti possibilidelle diverse decisioni, e anche dallapplicazione di una regola del senso comune,ad esempio la regola che le promesse devono essere mantenute. Cio che e richiestoe che il giudizio non sia determinato da un uso sistematico e conscio di principietici. La ragione di questa restrizione sara evidente se si ha in mente lo scopo del-lindagine presente, che e quello di descrivere una procedura di decisione per mezzodella quale si possono giustificare i principi stessi con cui noi giustifichiamo delledecisioni morali specifiche. Ora, parte di questa procedura consistera nel mostrareche questi principi sono impliciti nei giudizi ponderati dei giudici competenti. Echiaro che, se noi permettiamo che questi giudizi siano determinati da una appli-cazione conscia e sistematica di questi principi, allora il metodo e minacciato dalla

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    circolarita. Non possiamo onestamente mettere alla prova un principio attraversodei giudizi nei quali il principio e stato usato coscientemente e sistematicamenteper arrivare alla decisione.

    2.6 Finora ho definito, in primo luogo, una classe di giudici competenti e, insecondo luogo, una classe di giudizi ponderati. Se i giudici competenti sono quellepersone che e piu probabile che prendano decisioni corrette, allora dovremmo avercura di selezionare quei loro giudizi che, in base alle condizioni e alle circostanzein cui sono resi, e piu probabile che siano corretti. Con leccezione di certe con-dizioni, che sono necessarie per evitare la circolarita, le caratteristiche definitoriedei giudizi ponderati sono tali da selezionare quei giudizi che e piu probabile chesiano determinati da abitudini di pensiero e dellimmaginazione ritenute essenzialiper un giudice competente. Uno puo dire allora che i giudizi che sono rilevanti per

    i nostri scopi presenti sono i giudizi ponderati dei giudici competenti cos comevengono resi di giorno in giorno sulle questioni morali che sorgono continuamente.Nessun altro giudizio, per le ragioni asserite in precedenza, e di alcuna rilevanza.

    3.1 il passo successivo nel presente metodo e il seguente: una volta che la classedei giudizi ponderati dei giudici competenti e stata selezionata, rimane da scopriree formulare unesplicazione soddisfacente della totalita di questi giudizi. Si intendequesto processo come un dispositivo euristico che e probabile che produca principiragionevoli e giustificabili.

    3.2 Al termine esplicazione e assegnato in questo modo un significato piuttostografico: si consideri un gruppo di giudici competenti che danno una serie di giudizinel passare in rassegna un insieme di casi che potrebbero facilmente sorgere nellavita di tutti i giorni. Allora unesplicazione di questi giudizi si definisce comeun insieme di principi tali che, se un uomo competente li applicasse in modointelligente e coerente agli stessi casi in rassegna, i suoi giudizi, resi sistematicie non intuitivi dalluso esplicito e conscio di questi principi, sarebbero tuttaviaidentici, caso per caso, ai giudizi ponderati del gruppo dei giudici competenti.Lambito di unesplicazione viene specificato dichiarando precisamente quali sonoi giudizi che intende esplicare, e ogni esplicazione che esplica con successo i giudizi

    nel proprio ambito e soddisfacente.

    3.3 Il prossimo obiettivo, dunque, nello sviluppo del metodo presente, e quellodi scoprire e formulare unesplicazione che sia soddisfacente, approssimativamente,per lintero ambito dei giudizi ponderati dei giudici morali competenti cos comeessi sono resi nella vita di tutti i giorni, e cos come si possono trovare incorporatinelle molte prescrizioni della moralita ordinaria, in vari aspetti della procedura

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    legale e cos via. Se esistono dei principi ragionevoli per decidere le questioni mo-rali, si suppone che i principi di unesplicazione soddisfacente dellambito totaledei giudizi ponderati dei giudici competenti arriveranno almeno ad approssimarli.

    Sulla base di questa supposizione, lesplicazione di questi giudizi e intesa come undispositivo euristico per scoprire dei principi ragionevoli. Quindi, mentre lespli-cazione e unindagine empirica, si ritiene probabile che sia un modo di trovare deiprincipi ragionevoli e giustificabili in virtu della natura della classe dei giudizi chene costituiscono lambito.

    3.4 Dal momento che il concetto di esplicazione puo non essere chiaro, tenterodi chiarificarlo specificando alcune cose che unesplicazione non e. Primo, une-splicazione non e unanalisi del significato dei termini etici usati nei giudizi che necostituiscono lambito. Unesplicazione non tenta di fare nulla di piu di quanto as-

    serito esplicitamente sopra e non riguarda in alcun modo il senso delle espressionietiche o il loro significato linguistico.

    Secondo, unesplicazione non riguarda cio che le persone intendono asserirequando usano espressioni etiche o danno dei giudizi morali in casi particolari.

    Terzo, unesplicazione non e una teoria delle cause attuali dei giudizi ponderatidei giudici competenti, e questo fatto, in aggiunta alla restrizione a una classe spe-cificata di giudizi, la distingue nettamente da uno studio psicologico o sociologicodei giudizi morali. Lunico senso in cui unesplicazione, cos come e definita qui,riguarda le cause e che unesplicazione puo, o potrebbe, essere una causa dei giudi-zi nel suo ambito, cioe, ladozione conscia ed esplicita dei principi dellesplicazione

    produrrebbe gli stessi giudizi. Poiche unesplicazione non riguarda le cause attualidei giudizi, non ha alcuna importanza se i giudizi nel suo ambito siano causatidallintuizione di caratteristiche etiche non naturali o da sentimenti intenzionaliin risposta a qualita di valore esperite direttamente o dagli atteggiamenti emotiviche possono a loro volta essere causati da certi fattori psicologici o sociologici spe-cificabili. Le questioni delle cause reali, pur essendo interessanti, sono irrilevantidal punto di vista del metodo presente. Che tali questioni siano irrilevanti risultaanche chiaro dal fatto, asserito in precedenza, che loggettivita o la soggettivita deigiudizi morali non dipende dalle loro cause in qualcuno dei sensi che ho appenaelencato, ma solo dallesistenza o meno di una procedura di decisione ragionevole

    che sia sufficientemente potente per decidere, almeno in alcuni casi, se una datadecisione, e la condotta conseguente ad essa, sia ragionevole.Infine, ce solo un modo di mostrare che unesplicazione e insoddisfacente ed e

    mostrare che esistono dei giudizi ponderati di giudici competenti su casi specificiper i quali o non produce alcun giudizio oppure conduce a dare dei giudizi che nonsono coerenti con quelli. Invece, lunico modo di mostrare che unesplicazione e

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    soddisfacente e mostrare che la sua applicazione esplicita e conscia puo, o potrebbe,essere causa dei giudizi nel suo ambito.

    3.5 Avendo notato alcune delle cose che unesplicazione non e, ne considero oraalcuni tratti positivi. Primo, unesplicazione deve essere tale da poter essere appli-cata in modo intelligente da un giudice competente; e poiche non si richiede che ungiudice competente abbia una competenza particolare in logica e in matematica,unesplicazione deve essere formulata o formulabile nel linguaggio ordinario e i suoiprincipi devono poter avere uninterpretazione che un uomo di competenza mediapossa afferrare.

    Secondo, unesplicazione deve essere formulata nella forma di principi, la ra-gione per questa richiesta sta nelluso dellesplicazione come dispositivo euristico.La forma tipica di un giudizio ponderato e la seguente: poiche A, B, C, ..., M, N,

    O, ..., sono i fatti del caso e gli interessi in conflitto, M deve essere preferito adN, O, ... Un giudizio ponderato non da alcuna ragione per la decisione. Asseri-sce semplicemente la preferenza per cui si propende sulla base dei fatti del caso edegli interessi in gioco. I principi di unesplicazione devono essere delle direttivegenerali, esprimibili nel linguaggio ordinario, tali che, quando sono applicate a casispecifici, danno luogo alle preferenze espresse nei giudizi ponderati.

    Infine, unesplicazione, per avere interamente successo, deve essere comprensi-va: cioe deve esplicare, in virtu dellesplicazione stessa (per questa clausola si vedala sezione 4.3 sotto), tutti i giudizi ponderati; e ci si aspetta che faccia questo conla maggiore eleganza e semplicita possibili. La condizione di semplicita comporta

    che, a parita di altre condizioni, unesplicazione sia piu o meno soddisfacente se-condo il numero di principi di cui fa uso; e benche questa condizione sia difficileda formulare con precisione, e chiaro che non si guadagna nulla se ce bisogno diun principio diverso per ogni caso o per ogni classe di casi.

    3.6 Il tentativo di scoprire unesplicazione comprensiva puo essere visto come iltentativo di esprimere cio che e invariante nei giudizi ponderati dei giudici com-petenti, nel senso che, data unampia varieta di casi in cui dei giudizi ponderativengono resi in momenti differenti e in luoghi differenti, i principi dellesplicazio-ne sono tali che la loro applicazione conscia e sistematica potrebbe essere stata

    un fattore comune nel determinare la molteplicita dei giudizi ponderati cos comevengono resi nellampia varieta dei casi. Se esista o no una tale esplicazione nonsi puo saperlo in questo momento, e le opinioni variano; ma la credenza che unatale esplicazione esista e forse un prerequisito per trovarla se esiste, per la ragioneche e improbabile che uno che non crede che esista eserciti il grande sforzo che esicuramente necessario per trovarla.

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    4.1 Forse lo scopo principale delletica e la formulazione di principi giustificabiliche possono essere usati in casi in cui ce un conflitto di interessi per determinarea quale di questi dovrebbe essere data la preferenza. Quindi, rimane da conside-

    rare cosa si intende per principio giustificabile e giudizio razionale in un casoparticolare.

    4.2 Si consideri dapprima la domanda piu semplice, vale a dire, qual e il criterioper determinare se un giudizio in un caso particolare e razionale? La risposta eche si mostra che un giudizio in un caso particolare e razionale facendo vedereche, dati i fatti e gli interessi in conflitto nel caso, il giudizio pu o essere esplicatoda un principio giustificabile (o da un insieme di principi giustificabili). Quindi,se ladozione conscia ed esplicita di un principio giustificabile (o di un insieme diprincipi giustificabili) puo essere, o potrebbe essere stata, la base di un giudizio,

    o se il giudizio esprime quella preferenza che principi giustificabili produrrebberose applicati al caso, allora il giudizio e razionale. Chiaramente, la giustificazionedi un giudizio particolare, se quanto ho detto sopra e corretto, dipende dalluso diprincipi giustificabili. Ma come sappiamo se un principio e giustificabile? Sottovengono considerati quattro criteri per rispondere a questa domanda.

    4.3 In cio che segue, assumeremo che unesplicazione soddisfacente e comprensivadei giudizi ponderati dei giudici competenti sia gia conosciuta (si noti la clausoladel quarto criterio sotto). Ora si consideri la domanda sulle ragioni che possiamoavere per accettare questi principi come giustificabili.

    La prima ragione per accettarli e gia stata accennata: vale a dire, poiche i prin-cipi esplicano i giudizi ponderati dei giudici competenti, e poiche e piu probabileche questi giudizi piu di qualsiasi altro giudizio rappresentino le convinzioni ma-ture di uomini competenti cos come sono state raggiunte nelle condizioni esistentipiu favorevoli, lelemento invariante in cio che chiamiamo intuizione morale, seesiste, e piu probabile che sia approssimato dai principi di unesplicazione riuscitapiuttosto che da principi che un uomo potrebbe formarsi nella propria testa. Lepredilezioni individuali tenderanno a essere cancellate una volta che lesplicazioneabbia incluso i giudizi di molte persone in unampia varieta di casi. Quindi, il fattoche i principi costituiscano unesplicazione comprensiva dei giudizi ponderati dei

    giudici competenti e una ragione per accettarli. Che le cose dovrebbero stare cos ecomprensibile se consideriamo, per prendere il caso contrario, quanta poca fiduciaavremmo in principi che risultassero esplicare i giudizi di uomini sottoposti a fortiavversita emotive o fisiche, o di coloro che sono mentalmente malati. Quindi iltipo di giudizi che costituiscono lambito dellesplicazione e la prima ragione peraccettarne i principi.

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    In secondo luogo, la ragionevolezza di un principio viene verificata vedendose mostra una capacita di divenire accetto ai giudici morali competenti dopo chehanno liberamente soppesato i suoi meriti attraverso la critica e la discussione

    aperta, e dopo che ciascuno di loro ha riflettuto su di essi e li ha confrontati coni propri giudizi ponderati. Si spera che alcuni principi esibiranno la capacita diconquistare assenso e saranno in grado di dar luogo a una graduale convergenzadi opinioni senza coercizione.

    In terzo luogo, la ragionevolezza di un principio viene verificata vedendo sepuo funzionare in casi esistenti di conflitto di opinioni, e in nuovi casi che causa-no delle difficolta, per produrre un risultato che, dopo critiche e discussioni, pareaccettabile a tutti, o a quasi tutti, i giudici competenti, e pare conformarsi allanozione intuitiva di decisione ragionevole. Per esempio, il problema della punizio-ne e stato una questione morale vessata per qualche tempo e, se dovesse essere

    formulato un principio o un insieme di principi che mostrasse chiaramente unacapacita di risolvere questo problema con soddisfazione di tutti, o di quasi tutti,i giudici competenti, allora questo principio, o insieme di principi, soddisferebbeil criterio in un caso possibile della sua applicazione. In generale, un principiomostra la propria ragionevolezza in quanto e in grado di risolvere le perplessitamorali che esistevano al tempo della sua formulazione e che esisteranno in futuro.Questo criterio e assai simile a un criterio che imponiamo sulle teorie empiriche:vale a dire, la sua abilita di predire leggi e fatti fin qui sconosciuti, e di spiegarefatti e leggi fin qui inspiegati.

    Infine, la ragionevolezza di un principio viene verificata vedendo se mostra una

    capacita di tenuta (cioe, di continuare a essere ritenuto ragionevole) di fronte a unacerta sottoclasse dei giudizi ponderati dei giudici competenti, dove questo fatto puoessere messo in evidenza dalla nostra convinzione che sono i giudizi ponderati adessere erronei e non il principio, quando li confrontiamo col principio. Un principiosoddisfa questo criterio quando si pensa che, se il principio non riesce ad esplicareuna sottoclasse di giudizi ponderati, sono i giudizi, invece del principio ad essereerrati. Per esempio, accade spesso che una persona competente, nel giudicare ilvalore morale del carattere, biasimi gli altri, in conflitto con la regola che un uomonon puo essere moralmente condannato per il possesso di caratteristiche che nonsarebbero state diverse anche se egli avesse preferito che lo fossero. Di frequente,tuttavia, quando facciamo osservare che i loro giudizi sono in conflitto con questaregola, queste persone, riflettendo, decideranno che i loro giudizi erano sbagliati eaccetteranno il principio. Nella misura in cui i principi esibiscono questa capacitadi alterare cio che riteniamo essere i nostri giudizi ponderati in casi di conflitto, essisoddisfano il quarto criterio. Naturalmente, e desiderabile, benche non essenziale,che, ogni volta che un principio milita con successo contro cio che noi pensiamoessere i nostri giudizi ponderati, qualche ragione convincente possa essere trovata

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    per spiegare lanomalia. Ci piacerebbe scoprire che quella che una volta era unaconvinzione intuitiva accettata e in realta causata da una credenza errata riguardoa una questione di fatto della quale non eravamo consapevoli oppure favorita da ci o

    che evidentemente e un pregiudizio ristretto di qualche genere. Il ragionamento chesta dietro al quarto criterio e che, benche i giudizi ponderati dei giudici competentisiano il deposito piu probabile del funzionamento del senso degli uomini di cio chee giusto e di cio che e sbagliato, un deposito piu probabile, per esempio, di quellodei giudizi di qualsiasi singolo individuo particolare, i giudizi ponderati possono,nondimeno, contenere certe deviazioni, o confusioni, che si possono scoprire meglioconfrontando i giudizi ponderati con i principi che passano i primi tre criteri evedendo quale dei due tende ad essere ritenuto erroneo alla luce della riflessione.La clausola precedente (3.5) deve essere intesa in relazione alla discussione cheabbiamo fatto del quarto criterio.

    4.4 Un principio e chiaramente ragionevole nella misura in cui soddisfa tutti icriteri precedenti. In pratica, tuttavia, siamo saggi se ci aspettiamo di meno. None probabile trovare facilmente una spiegazione comprensiva che convinca tutti igiudici competenti, che risolva tutte le difficolta esistenti e che, nel caso che cisiano delle anomalie nei giudizi ponderati stessi, tenda sempre a superarle. Do-vremmo aspettarci delle esplicazioni soddisfacenti solo di aree delimitate di giudiziponderati. Letica, come qualsiasi altra disciplina, deve avanzare passo per passo.

    4.5 Vale la pena di notare che il metodo presente di provare la ragionevolezza dei

    principi etici e analogo al metodo usato per stabilire la ragionevolezza dei criteridella logica induttiva. In questultimo studio, cio che tentiamo di fare e esplicaretutta la varieta dei nostri giudizi intuitivi di credibilita che diamo nella vita quo-tidiana e nella scienza in relazione a una proposizione, o a una teoria, sulla basedellevidenza in suo favore. In questo modo, speriamo di scoprire i principi persoppesare le evidenze che sono di fatto usati e che sembrano essere capaci di gua-dagnare lassenso dei ricercatori competenti. I principi che cos otteniamo possonoessere messi alla prova vedendo quanto bene possono risolvere le nostre perples-sita riguardo a come dovremmo valutare levidenza in casi particolari, e quantobene essi possono reggere contro quelli che sembrano essere dei modi anomali, e

    tuttavia consolidati, nel caso che esistano queste anomalie. Quindi, ciascuna delleverifiche descritti sopra (4.3) ha il suo parallelo, o il suo analogo, tra le verificheche sono applicate ai criteri induttivi. Se facciamo lassunzione che gli uominihanno la capacita di sapere cio che e giusto e cio che e sbagliato, come essi hannola capacita di sapere cio che e vero e cio che e falso, allora il metodo presente eun modo plausibile di sviluppare una procedura per determinare quando possedia-mo quella conoscenza; e dovremmo essere in grado di mostrare la ragionevolezza

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    dei principi etici nello stesso modo in cui mostriamo la ragionevolezza dei criteriinduttivi. Daltra parte, proprio come lo sviluppo della scienza e il metodo dellascienza mostra la capacita di sapere cio che e vero e cio che e falso, cos la for-

    mulazione attuale dei principi etici e il metodo attraverso il quale possono essereesaminati, in quanto questa formulazione e mostrata nellesistenza di esplicazioniragionevoli e soddisfacenti, manifestera la capacita di sapere cio che e giusto e cioche e sbagliato cos come la validita della distinzione oggettiva tra i due. Nelleprossime sezioni, spieghero in cosa consiste una tale esplicazione.

    5.1 Nella vita quotidiana, diamo dei giudizi morali riguardo ad almeno tre tipidi cose: il valore morale delle persone, la giustezza delle azioni, e il valore di certioggetti e attivita. Lesplicazione descritta sotto ha il fine di esplicare solo le azioni.Si rendera necessario introdurre alcune definizioni preliminari riguardo ai beni e

    agli interessi che non saranno discusse ulteriormente.

    5.2 Si ritiene che classe delle cose che sono chiamate beni si divida in tre sot-toclassi: (i) le cose buone, che sono definite come qualsiasi oggetto fisico che hala capacita discernibile di soddisfare, in condizioni specificabili, uno o piu bisogni,desideri, o preferenze determinati, ad esempio, cibo, abiti, case. (ii) Le attivitabuone, che sono definite come qualsiasi attivita che ha la capacita discernibile disoddisfare, in condizioni specificabili, uno o piu bisogni, desideri, o preferenze de-terminati, ad esempio, la ricerca della conoscenza, la creazione e la contemplazionedi opere darte, lassociarsi socialmente. (iii) Beni capacitanti, che sono definiti

    come qualsiasi oggetto o classe di oggetti, o qualsiasi attivita o classe di attivitail cui uso o esercizio, in condizioni specificabili, tende a favorire le condizioni nellequali beni di tipo (i) e (ii) possono essere prodotti, appropriati, o esercitati.

    Il termine interesse e inteso nel modo seguente: si ritiene un interesse qual-siasi bisogno, desiderio o preferenza per qualche bene, di qualsiasi tipo; e in ci o chesegue dobbiamo pensare a questo bisogno, desiderio o preferenza come qualcosache e stato articolato per mezzo di una rivendicazione esplicita di fronte a un corpodi giudici competenti (non di un tribunale legale, ma etico), e la rivendicazionee concepita come la richiesta di possedere un bene (se si tratta di una cosa) o larichiesta del permesso di esercitarlo (se e unattivita). Quindi, possiamo pensare a

    una rivendicazione come qualcosa che articola un interesse di fronte a un tribunalenel quale i suoi meriti devono essere soppesati.

    5.3 Ora, e necessario specificare il tipo di situazione in cui sorge il problemadella giustizia di una decisione e dellazione conseguente ad essa. Questo si fa nelmodo seguente: il problema della giustizia sorge ogni volta che e una conseguenzaragionevole e prevedibile della soddisfazione di due o piu rivendicazioni di due o

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    piu persone che quelle rivendicazioni, se legittimate, interferiranno e saranno inconflitto luna con laltra. Quindi, il problema della giustizia delle azioni, comequestione teorica, e essenzialmente il problema di formulare dei principi ragionevoli

    per determinare a quali interessi di un insieme di interessi in competizione di dueo piu persone e giusto dare la preferenza.

    5.4 Si richiede inoltre di definire uno stato di cose giusto nel modo seguente:assumendo che i principi appena menzionati esistano, allora uno stato di cose egiusto se e solo se, dati gli interessi rilevanti in conflitto che precedono il verificarsidi questo stato di cose, quegli interessi che sono garantiti e soddisfatti in esso sonoquelli che sarebbero garantiti e soddisfatti in esso se tutti gli agenti che hannocontribuito al suo verificarsi avessero applicato in modo intelligente quei principiper determinare le proprie decisioni e la propria condotta. Altrimenti lo stato di

    cose e ingiusto. Si puo vedere da questa definizione che non possiamo determinarela giustezza di una situazione esaminandola in un singolo momento. Dobbiamosapere quali interessi esistevano prima che si verificasse e in quale modo le suecaratteristiche presenti sono state determinate dallazione umana.

    5.5 Daro ora una formulazione di quelli che si spera siano dei principi soddi-sfacenti di giustizia. La ragionevolezza di questi principi deve essere verificataattraverso i criteri discussi nella sezione 4.3. Si deve osservare che la formulazioneche daro e solo provvisoria. Ho prestato poca attenzione allindipendenza, allasemplicita e alleleganza. Questi sono lussi che si possono avere dopo che una

    formulazione efficace dei principi necessari e gia stata data.(i) Ogni rivendicazione in un insieme di rivendicazioni in conflitto sara valutata

    per mezzo degli stessi principi. Commento: questo principio esprime un aspettodi cio che solitamente si intende nel caso parallelo della legge quando si dice chetutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge. Non asserisce nulla sul contenutodei principi, ma solo che, quali che siano i principi impiegati, gli stessi principisaranno impiegati per tutti gli interessi in conflitto, invece di impiegare un insiemedi principi per un interesse e un altro per un altro interesse.

    (ii) (a) Ogni rivendicazione verra considerata, in prima battuta, come merite-vole di soddisfazione. (b) A nessuna rivendicazione sara negata la soddisfazione

    senza una ragione. (c) La sola ragione accettabile per negare una soddisfazionepossibile a una rivendicazione, o per modificarla, sara che la sua soddisfazioneha delle conseguenze prevedibili che interferiscono con la soddisfazione di unal-tra rivendicazione, e la formulazione del rifiuto o della modifica e ragionevole acondizione che possa essere spiegata da questo principio, insieme ad altri. Com-mento: questo principio dichiara che la presupposizione e sempre in favore della

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    rivendicazione e specifica il tipo di ragioni che sono richieste per respingere questapresupposizione.

    (iii) (a) Una rivendicazione non verra rifiutata, o modificata, a causa di unal-

    tra a meno che non ci si aspetti ragionevolmente che la soddisfazione dellunainterferira direttamente e in modo sostanziale con la soddisfazione dellaltra. (b)Lespressione aspettarsi ragionevolmente si intende riferita a un aspettativa ba-sata su credenze che possono essere confermate da prove secondo i canoni dellaprocedura induttiva. (c) Piu valore ha una rivendicazione maggiore sara la tolle-ranza con cui le sara permesso di interferire, o di interferire presumibilmente, conaltri interessi, e viceversa. Commento: questo principio puo essere visto come unageneralizzazione della cosiddetta regola del pericolo chiaro e presente formulataper le decisioni che riguardano la liberta di parola, ecc.

    (iv) (a) Dato un gruppo di rivendicazioni in competizione, esse saranno soddi-

    sfatte nel maggior numero possibile, nella misura in cui la loro soddisfazione noncontrasta con altri principi. (b) Prima di modificare un interesse o di sacrificareun interesse a un altro, verra fatto un tentativo di trovare un modo di assicurarei benefici di entrambi, e se questo modo funziona verra adottato.

    (v) (a) Per qualsiasi tipo di mezzo che viene impiegato al fine di garantireun interesse, deve essere dimostrabile ragionevolmente che esso viene impiegatoal fine di garantirlo. (b) Se dei mezzi non neutrali, cioe dei mezzi che vanno acolpire qualche altro interesse o altri interessi, vengono impiegati con lo scopodi garantire un interesse, allora lappropriatezza dellimpiego di questi mezzi sar adeterminata soppesando i meriti di tutti gli interessi riguardati in accordo con gli

    altri principi. Commento: lespressione dimostrabile ragionevolmente va intesacome lespressione aspettarsi ragionevolmente in (iii) (b).(vi) (a) Le rivendicazioni seguiranno una gerarchia che riflette la loro forza.

    (b) La forza di una rivendicazione dipende direttamente e proporzionalmente dal-la presenza nel portatore della rivendicazione di quella proprieta che e rilevanteper la distribuzione, o lesercizio, del bene. (c) Le proprieta rilevanti sono queibisogni, desideri e preferenze specificabili che la cosa buona o lattivita buona hala capacita discernibile di soddisfare in condizioni accertabili. Commento: questoprincipio e formulato per ordinare gerarchicamente un insieme di rivendicazioniper la condivisione di un bene particolare; e asserisce che le proprieta rilevantisono quei bisogni, desideri e preferenze la cui soddisfazione e solitamente intesacome lo scopo di appropriarsi di, o esercitare, un bene. Quindi, se le rivendicazioniin competizione sono per la condivisione di un certo ammontare di cibo, allorala proprieta rilevante e il bisogno di cibo. Un modo di accertare questo bisognodovrebbe essere trovato e le rivendicazioni dovrebbero essere ordinate gerarchica-mente di conseguenza. Una proprieta non rilevante per rivendicazioni di questotipo sarebbe il numero delle lettere del cognome del portatore della rivendicazione.

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    (vii) (a) Dato un insieme di rivendicazioni di pari grado quanto alla loro forza,saranno tutte soddisfatte in modo eguale, se questo e possibile. (b) Dato un in-sieme di rivendicazioni di pari grado, se non e possibile soddisfarle tutte, almeno

    in qualche misura, allora verra adottato un metodo imparzialmente arbitrario perscegliere quelle da soddisfare. (c) Dato un insieme di rivendicazioni di grado di-verso, con dei sottoinsiemi di rivendicazioni di pari grado che sono state ordinatesecondo il punto (vi), allora le rivendicazioni saranno soddisfatte secondo lordinein cui sono; e, allinterno dei sottoinsiemi, verra applicato (vii) (a), se questo e pos-sibile, o altrimenti (vii) (b). Commento: lespressione imparzialmente arbitrariopuo essere chiarita cos: immaginate un bene di natura tale che sia poco pratico oimpossibile dividerlo, e tuttavia ciascuna persona in un certo gruppo ha una riven-dicazione altrettanto forte per possederlo o esercitarlo. In questo caso, listruzionesarebbe quella di selezionare una rivendicazione come meritevole di soddisfazione

    per mezzo di un metodo imparzialmente arbitrario, per esempio vedendo chi estraela carta piu alta. Questo metodo e arbitrario perche la proprieta di aver estrattola carta piu alta non e una caratteristica rilevante secondo (vi) (c). Tuttavia, ilmetodo e imparziale, perche prima dellestrazione delle carte ogni persona ha unu-guale probabilita di diventare la persona con la proprieta arbitrariamente sceltacome rilevante.

    6.1 I principi precedenti sono offerti come unesplicazione dei giudizi ponderatidei giudici competenti resi in situazioni che hanno a che fare con il problema dellagiustizia delle azioni. Inoltre, si spera che essi soddisferanno i test di ragionevolez-

    za formulati in 4.3. Ora, e ovviamente desiderabile dare unillustrazione di almenoalcuni di questi principi, benche ragioni di spazio proibiscano una discussione det-tagliata. La questione e: come dobbiamo illustrarli? Dovremo usare un esempioimmaginario? Le considerazioni seguenti rispondono a questa domanda: cos co-me lepistemologia e studiata meglio considerando dei casi specifici di conoscenzaintuitivamente accettabile, cos letica puo essere perseguita piu efficacemente esa-minando attentamente dei casi di quelle che sembrano essere delle decisioni moraliintuitivamente accettabili e ragionevoli; e cos come i casi adatti per lepistemo-logia possono essere spesso trovati nelle teorie delle scienze ben sviluppate, cos icasi adatti per letica possono essere trovati in quelle decisioni che sembrano rap-

    presentare un risultato ben consolidato delle discussioni dei moralisti, dei giuristie di altre persone che hanno riflettuto sulla questione in esame. Seguendo questosuggerimento, illustrero diversi principi cercando di mostrare che essi produconoil risultato consolidato relativamente alla liberta di parola e di pensiero.

    6.2 Considerate lInquisizione e rammentate che questa istituzione giustificavala propria attivita sostenendo che gli insegnamenti degli eretici avevano la con-

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    seguenza di aumentare il numero dei dannati e quindi di interferivano in modosostanziale con gli interessi preminenti di altri uomini per la salvezza. La difficoltae che non ce alcuna evidenza, accettabile secondo i canoni della procedura indut-

    tiva, a sostegno di questa credenza, e dunque, per il punto (iii), i procedimentidellinquisizione erano ingiusti.

    Daltra parte, considerate una persona, o unistituzione, che adotti la regolache nessuno credera una proposizione a meno che sia noto che esistono delle prove,accettabili secondo i canoni della procedura induttiva, per crederla, e supponeteche questa persona, o istituzione, adotti azioni repressive di conseguenza. Cosadobbiamo dire delle azioni che conseguono alladozione di questo principio? Dob-biamo ritenere che sono ingiuste in quanto il punto (ii) e violato, poiche e chiaroche credere proposizioni per le quali non esiste ancora evidenza non lede neces-sariamente gli interessi di altre persone. Considerate i due tipi di casi seguenti:

    primo, si riconosce generalmente che le ipotesi che il ricercatore assume che sianovere, ma che non si sa se sono vere in base alle prove, giocano un ruolo importantenella ricerca scientifica, eppure nessuno crede che uno scienziato che crede una taleipotesi e che si da da fare per provarla stia agendo ingiustamente nella fase inizialedella ricerca. Secondo, si riconosce generalmente che gli articoli delle fedi religiosenon sono solitamente verificabili attraverso delle prove accettabili secondo criteriinduttivi. I credenti stessi sono spesso ansiosi di concedere questo punto frequen-temente per la ragione che altrimenti la fede non sarebbe fede. Eppure nessuno,credente o no, e disposto a sostenere che avere delle credenze religiose sia ingiusto.Lavere queste credenze e un interesse che rispettiamo e si richiede a una persona

    di dare delle prove a sostegno della propria credenza solo quando si propone diintraprendere delle azioni in base ad essa che interferiscono in modo sostanzialecon gli interessi di altre persone.

    Quindi, applicati alla questione della liberta di parola, di pensiero, ecc., i prin-cipi (i) e (ii) sembrano produrre quella che e una regola di giustizia accettabile:vale a dire, ogni uomo puo credere cio che gli pare, ma non a spese di un altro; euna condizione necessaria affinche unazione che lede gli interessi di altri sia giustae che le credenze su cui si basa siano provate oltre ogni ragionevole dubbio.

    Si dovrebbe notare, alla luce di questo esempio, che noi possiamo vedere leregole, in quanto opposte ai principi, come massime che esprimono i risultatidellapplicazione dei principi di giustizia a tipi di casi noti e che occorrono fre-quentemente. La giustificazione per seguire una regola, o per appellarsi ad essanella vita di tutti i giorni, consiste nel mostrare che e una massima di questo tipo.Per brevita, tuttavia, abbiamo omesso questo passo intermedio nel discutere lagiustificazione.

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    6.3 Vale la pena di notare come si puo mostrare che una decisione riguardo aun dato insieme di interessi in conflitto, in condizioni date, e ingiusta. Questosi fa mostrando che la decisione non e una decisione che un uomo competente e

    intelligente prenderebbe se egli usasse i principi di giustizia asseriti per determinarela sua decisione sul caso, assumendo qui, per amore di esposizione, che questiprincipi soddisfino i test in 4.3. Mostrare che una data decisione e in conflitto concio che un principio richiederebbe equivale a dare una ragione per pensare che essasia ingiusta. Mostrare questo principio per principio, punto per punto, equivale adaccumulare ragioni contro la decisione e la condotta che discende da essa, cos che,nel corso della discussione, si puo produrre un argomento decisivo contro di essa.La procedura e assai simile al dare delle prove per una proposizione o una teorianelle scienze vere, eccetto che nelle discussioni morali cerchiamo di confermare oinvalidare delle decisioni e lazione che ne segue, date le circostanze e gli interessi

    in conflitto (e non degli atti di credenza data una proposizione o una teoria e delleprove in favore), e i criteri che usiamo sono i principi della giustizia (e non le regoledella logica induttiva).

    6.4 Il modo di descrivere la procedura di decisione qui sostenuta puo aver indottoil lettore a credere che essa venga proposta come un modo per scoprire dei principietici giustificabili. Tuttavia, non esistono dei metodi di scoperta descrivibili conprecisione, e certamente il trovare unesplicazione riuscita che soddisfa i test in4.3 richiedera un po di ingegno. Quindi, e meglio vedere lesposizione come unadescrizione della procedura di giustificazione formulata allindietro. Dunque, se

    a un uomo fosse chiesto di giustificare la sua decisione su un caso, egli dovrebbeprocedere nel modo seguente: primo, dovrebbe mostrare che, date le circostanze egli interessi in conflitto, la sua decisione e in grado di essere esplicata dai principidi giustizia. Secondo, dovrebbe mostrare che questi principi soddisfano i testin 4.3. Se gli si chiede di andare oltre, dovrebbe fare delle osservazioni sullanatura dei giudizi ponderati e dei giudici competenti e sostenere che ci si potrebbedifficilmente aspettare di preferire giudizi fatti in condizioni di stress emotivo o inignoranza dei fatti da parte di persone non intelligenti o mentalmente malate, e cosvia. Infine, dovrebbe sottolineare che queste considerazioni sorgono, se le richiestedi giustificazione si spingono sufficientemente in profondita, nel confermare dei

    criteri induttivi cos come nel giustificare dei principi etici. A condizione che esistaunesplicazione che soddisfa i test in 4.3, le azioni morali possono essere giustificatein modo analogo al modo in cui le decisioni di credere una proposizione o una teoriasono giustificate.

    6.5 Rimangono da considerare due possibili obiezioni. Primo, si puo dire che,anche se la procedura di decisione precedente potesse essere applicata a un caso

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    particolare, la decisione in questione non sarebbe comunque giustificata. A questaobiezione risponderei che dovremmo chiedere alla persona che la fa se non si aspettatroppo. Forse si aspetta che una procedura di decisione le mostri come la decisione

    sia deducibile da una proposizione sintetica a priori. La risposta a una persona conqueste speranze e che esse sono logicamente impossibili da soddisfare e che tuttocio che dovremmo aspettarci e che le decisioni morali e i principi etici siano passibilidello stesso tipo di giustificazione delle decisioni di credere e dei criteri induttivi.In secondo luogo, si puo dire che un insieme di principi che soddisfano i test in4.3 non esiste. A questa obiezione risponderei che, mentre e ovvio che i codici ei costumi morali sono variati nel tempo e cambiano da luogo a luogo, tuttavia,quando pensiamo a unesplicazione riuscita come qualcosa che rappresenta cioche e invariante nei giudizi ponderati dei giudici competenti, allora la variazionedei codici e dei costumi non e unobiezione decisiva contro lesistenza di una tale

    esplicazione. Una questione del genere non puo essere risolta attraverso lanalisi oparlando di possibilita, ma soltanto esibendo delle esplicazioni che sono in gradodi soddisfare i test che si devono applicare ad esse. In futuro, spero di essere ingrado di offrire qualcosa di piu costruttivo in questa direzione delle osservazioninelle sezioni 5.5. e 6.2.

    Princeton University

    (Traduzione di S. Zucchi)