Racconto completo senza marchio
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Transcript of Racconto completo senza marchio
Racconto ideato e realizzato da
Marco Bartolomeo IC, Mattia Bellezza IIID, Alessia Calabrese ID,
Federica Pia Catalano IIG, Tiziana Ciuffreda IIE, Francesco Di
Flumeri IA, Antonio Ruben Famà IIC, Alessandro Gelormini IIID,
Vincenza Gesualdo IIG Simona Loreto IID, Mauro Mallamo IIF,
Maria Ylenia Pollidoro IID, Antonella Rendine IID, Luigi Ricciardi
IIF, Luigi Rizzi IIG, Sara Spera IC, Guglielmo Tagliaferri IIF,
Lorenzo Totaro IIF, Raffaele Villani IID
Indice
2 Premessa
3 Una strana … ed appassionante avventura
11 A spasso per lo spazio: strani incontri in strani mondi
18 La speranza del ritorno
22 Finalmente a casa … in un mondo migliore
Premessa
Il presente racconto è il risultato del lavoro che gli allievi hanno
svolto con un entusiasmo ed una determinazione a voler essere
sinceri per certi versi inaspettati da parte del sottoscritto. Di
questo li ringrazio vivamente, oltre che per l’interesse e la
partecipazione mostrati durante lo svolgimento dell’intero corso. È
stata un’esperienza, la prima per quel che mi riguarda nel mondo
della Secondaria di I grado, entusiasmante (mi scuso per la
ridondanza, ma al momento non riesco a trovare altri termini che
possano rendere l’idea) e che lascia il segno nella mia attività di
docente.
Circa il testo realizzato, le correzioni apportate da chi scrive hanno
riguardato essenzialmente alcuni aspetti formali; si è preferito non
ritoccare la struttura ed i contenuti. Ciò avrebbe comportato
certamente una produzione più “pulita” dal punto di vista della
coesione e dell’organizzazione generale del testo, ma questo
significava andare a manipolare lo spazio di creatività degli alunni,
che si è preferito lasciare integro.
Un ringraziamento particolare và alla tutor Prof.ssa Rosa
Raspatelli, la cui puntualità negli adempimenti formali ed
organizzativi, i preziosi suggerimenti e la presenza costante a
fianco agli alunni durante le lezioni, hanno permesso la piena
realizzazione del progetto.
Foggia, 7 maggio 2010
G.B.
UNA STRANA … ED APPASSIONANTE AVVENTURA
New York, 7maggio 2068
Caro diario,
Il grande giorno è alle porte !!! Domani partiremo per Sidney, dove
passeremo la più bella vacanza della nostra vita, ma soprattutto ci
divertiremo facendo grandi bagni e passeremo bellissime serate !! E
inoltre partiremo con il jet più veloce del mondo guidato da un
pilota che ho sentito ha moltissima esperienza. Pensa, faremo il
tragitto New York/Sidney in appena 4 ore!!! Molti dicono che il jet
sia anche lussuoso e confortevole. Non vedo l’ora di entrarci!!!
Lo ammetto, un po’ di ansia e paura c’è , però l’emozione e la gioia
è tale che sprizza da tutti i pori e cancella tutte le mie
preoccupazioni. Anche il mio fratellino è un agitato e spaventato
all’ idea della partenza,ma io cerco di tranquillizzarlo. La mia
valigia è così piena che potrebbe scoppiare, ma non dimenticherò
di fare un po’ di spazio anche per te. Ora è meglio che mi sbrighi.
Baci&abbracci by Viviana.
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In una splendida giornata di sole, a New York si inaugurò la
partenza del jet più veloce del mondo. E il mondo intero attendeva
con trepidazione e curiosità questo straordinario evento.
Le testate più importanti nell’edizione odierna riportarono in prima
pagina la notizia.
Con questo jet si sarebbero potute visitare le parti più lontane del
mondo nel minor tempo possibile, addirittura raggiungere altri
pianeti in un batter d’occhio. Per la sua costruzione furono
incaricati i più grandi scienziati, matematici, geometri, tecnici e
fabbri del mondo.
Pochi minuti prima dell’inaugurazione, Luca e Viviana presero le
loro valigie e la mamma, piangendo di gioia, abbracciò Viviana e le
disse: “Mi raccomando! Sii carina con tuo fratello, e buona fortuna
per il viaggio!”.
“Ok mamma, non stare in pensiero, ti racconterò ogni istante che
passerò sul Jet e ti prometto che non litigherò con quel
marmocchio di Luca”. Luca annuì e poi disse: “Sì d’accordo, ma
ora possiamo finalmente partire?” E il padre aggiunse : “Scusate
ragazzi! Dimenticavo di dirvi che ho incaricato un bravissimo
pilota. Si chiama Vincenzo ed è molto simpatico, lo conoscerete tra
poco sul jet. Non è ancora arrivato”.
La mamma aprì la porta di casa e davanti all’uscio una folla
immensa è entusiasta di assistere all’inaugurazione del jet.
“Beati i figli del sindaco che saliranno lassù. Come li invidio!”, si
sentiva dire tra la folla; e qualcun altro : “I soliti raccomandati …” ,
ed altri ancora: “Pensa che qualcuno mi ha detto che lì dentro è
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tutto ad alta tecnologia!!!. Gli schermi dei televisori sono grandi
quanto quelli dei cinema e il telecomando è touch-screen; letti
comodissimi e lampadari che emettono luci coloratissime!’’
Non appena il Sindaco tagliò il nastro rosso, la gente applaudì
impaziente di assistere alla partenza di quel meraviglioso aereo. E
così dopo tanta attesa si parte.
Un applauso fortissimo si levò tra la folla e il sindaco disse ad alta
voce: “Ora i miei figli sono a bordo del jet, all’inizio di una nuova
avventura per questo mondo!”.
E con la moglie tornò a casa, con lei che gli mormorava: “Ho un
brutto presentimento. E se il jet si perdesse nello spazio infinito?”.
Ma lui rispose nervoso: “Non dire sciocchezze! Ho impiegato gli
scienziati e gli operai migliori di tutto il mondo! E ho versato per la
costruzione 50 milioni di dollari! 50 milioni!!! Come puoi pensare
certe sciocchezze?”. La moglie rispose: “Non sono sciocchezze, solo
che sono preoccupata per i ragazzi, ed uno strano pensiero mi dice
che non è stata una buona idea mandare i nostri figli lassù”. Il
marito, con voce accomodante: “Non ti preoccupare cara, sono in
buone mani e ti assicuro che torneranno sani e salvi; sono al
sicuro nel jet! Vincenzo si prenderà cura di loro. Ne sono certo”.
Al sindaco però venne un dubbio mentre pronunciava quelle
parole, perché si ricordò di aver dimenticato di caricare le pile ad
un radar speciale che localizzava i ragazzi in qualsiasi luogo si
trovassero. Il radar non sarebbe resistito a lungo con le pile così
scariche. Ma preferì non dirlo alla moglie, perché temeva una sua
scenata, oppure che si preoccupasse ancora di più per i ragazzi;
così rimase sveglio e ansioso tutta la notte alla ricerca di un
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sistema per risolvere il problema. Non sapeva che fare. Quel radar
era prezioso per la sicurezza dei suoi figli, gli permetteva di vedere
la posizione del jet e controllare se vi fossero turbolenze. Ogni
ticchettio dell’ orologio lo rendeva sempre più nervoso. Doveva
trovare al più presto una soluzione.
Durante la notte, il radar rimase a mala pena acceso, non fece
risultare alcun pericolo. Ma all’alba, di punto in bianco si spense,
lasciando tutte le possibilità di sicurezza al povero sindaco di
controllare la situazione. Quando si accorse che il radar non
funzionava più, entrò nel panico trattenendo a malapena le urla.
Non voleva far sapere nulla alla moglie, la quale però capì tutto
immediatamente e per il dolore perse i sensi. Il marito la prese in
tempo prima che cadesse a peso morto sul pavimento.
Intanto all’interno del jet Viviana e Luca, dopo essere entrati,
notarono immediatamente il grandissimo televisore a schermo
piatto, il telecomando touch-screen, un’enorme cucina, la più bella
che avevano visto fino a quel momento, ed infine i lussuosissimi
tappeti, enormi, che apparivano in tutte le coloratissime stanze.
I giovani allora si presentarono al pilota più famoso e forse anche il
più bravo del mondo.
Si ricordarono che il papà aveva detto loro che Vincenzo era allegro
e sicuro di sé. Luca gli chiese: “Perché ti hanno scelto come pilota
di questo jet?”. “Per le mie famosissime avventure compiute in
passato che vi farò vedere in TV tra pochissimo, i paesi che ho
visitato durante i miei 15 anni di carriera”. “Qual è il paese più
bello che hai visitato?”, chiese Viviana. “Non saprei. Sono tutti
bellissimi, i paesi che ho visitato!”.
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Non appena partiti, sugli schermi apparvero le notizie che
giungevano da ogni parte del mondo e che celebravano l’evento. “E’
bello questo posto, ma che lingua strana che ha questa gente! Chi
sono?’’ Vincenzo rispose: “Quella è la Polonia. Pensa, ho
accompagnato lì proprio due anni fa con un gruppo di ragazzi della
tua età ’’.
Poi si vantò delle sue esperienze in Marocco, dove disse di aver
conosciuto moltissimi ragazzi che in quel preciso istante potevano
vederlo in TV mentre era alla guida del jet.
Era quasi il tramonto, e per i ragazzi vederlo così da vicino era
bellissimo, soprattutto per Luca e Viviana : era un misto di rosso,
arancio e giallo. “Meraviglioso”, dissero tutti insieme con stupore.
Passata la mezzanotte, i ragazzi augurarono la buona notte a tutti
e andarono nella propria stanza, pensando alla propria famiglia se
fosse preoccupata o meno del viaggio che li avrebbe tenuti lontano
da casa per un mese.
Il mattino seguente tutti si ritrovarono per la colazione e Vincenzo,
rivolgendosi a Viviana, le disse: “Hai dormito bene? Perché
stanotte, passando dalla vostra stanza per una controllatina, mi
sono accorto che non dormivi. Forse eri preoccupata? “Non ho
dormito molto perché volevo essere sicura che fosse tutto OK”.
I ragazzi accesero la TV per guardare se si stesse parlando di loro e
notarono che grazie a questa avventura stavano per diventare
famosi in tutto il mondo.
Tutto procedeva per il meglio; a bordo c’era una grande euforia.
Ma in cabina di pilotaggio non si respira la stessa aria, perché il
pilota si accorse di aver perso la rotta. Non ha più contatti con la
torre di controllo ed entrò nel panico totale. “Ora cosa farò!” -
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pensava - “Ho la responsabilità della vita dei passeggeri e non ho
una strategia per venir fuori da questo impiccio!”.
Poi, riprendendo fiato, cercò di ritrovare la calma che aveva avuto
all’inizio del viaggio. Riflettendo, pensò alle possibili soluzioni:
scendere di quota e atterrare nel luogo così dove capitasse era
impensabile e quindi decise di avvisare i passeggeri della
situazione in cui si trovavano e continuare a volare. Alla fine, si
fece coraggio e con l’altoparlante avvisò i passeggeri. Con la sua
solita ironia, che veniva fuori anche nei momenti più difficili, disse
a voce ferma : “A tutti i passeggeri! Attenzione! Abbiamo perso la
rotta e stiamo a zonzo nel cielo! Vi raccomando di mantenere la
calma”.
I passeggeri, però, entrarono in panico e Viviana cercò di riportare
la calma a bordo, gridando: “State tranquilli e rimanete ai vostri
posti! Il pilota ha molta esperienza e riuscirà subito a risolvere il
problema”.
Intanto Luca se ne stava tranquillo a giocare con il suo videogame,
senza neanche sapere cosa stesse succedendo là fuori.
I passeggeri però non riuscivano a calmarsi e allora Viviana decise
di andare a parlare con Vincenzo. “Qual è la situazione?”, gli
chiese, e Vincenzo: “questo coso non risponde ai comandi e il cielo
sta diventando più scuro, il livello dell’ossigeno è diminuito di
molto. Credo sia giunto il momento di invitare i passeggeri a
mettere le mascherine per l’ossigeno. Intanto cercherò di tenere
sotto controllo l’aereo in qualche modo. Tu , invece, mantieni la
calma e cerca di tranquillizzarli. A proposito le hostess dove
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sono?”. “Non lo so”, rispose Viviana. E allora Vincenzo si
raccomandò: “Quando ti chiamerò, cerca di venire al più presto
perché vorrà dire che avrò bisogno di te”.
Girarono in tondo per ore in un posto sperduto pieno di stelle,
buio, dove non si aveva la condizione del tempo e ci si sentiva
persi. Le scorte di cibo e di carburante stavano esaurendosi. Molte
persone iniziarono ad avere fame ed altre a perdere conoscenza.
Vincenzo, intanto, sudava ed era agitato.
All’improvviso nell’oscurità intravide qualcosa di strano, qualcosa
fuori dal comune, che si avvicinava: era un altro jet che sembrava
fatto di gomma e plastica. I motori parevano alimentati dall’aria e
il pilota e i passeggeri erano ragazzi e bambini. Vincenzo non badò
al fatto che come pilota ci fosse un ragazzo e gli chiese subito
aiuto. Tramite radio i due piloti dialogano: il pilota ragazzo
comunica in modo scortese: “Cosa volete? E soprattutto perché
siete tutti adulti con un solo bambino che gioca ai videogames?”.
Vincenzo rispose: “Ci siamo persi. Siamo partiti dalla Terra e
adesso non troviamo più la rotta. Potete prestarci soccorso?”. “Non
prestiamo mai aiuto agli sconosciuti. Che cos’è questo pianeta
Terra di cui parli? Dove si trova? E come avete fatto ad arrivare
qui?”.
A questo punto Vincenzo lo interruppe dicendo: “Ragazzi vi prego,
aiutateci! Siamo davvero in una situazione disastrosa. In questo
aereo viaggiano tutte brave persone che non hanno alcuna
intenzione di farvi del male. Ci sono degli adulti con voi che
potrebbero aiutarci?”.
A questo punto i ragazzi vanno su tutte le furie e dicono arrabbiati:
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“Ecco perché noi odiamo gli adulti. Loro si fidano soltanto dei
grandi e non considerano mai le idee dei bambini. Vabbè
mettiamoci una pietra sopra. Seguiteci e conoscerete il nostro
pianeta”.
Intanto sulla Terra ci si accorse che lassù qualcosa non andava. La
torre di controllo aveva perso il segnale e alcuni degli operai della
torre cominciarono ad agitarsi. Il responsabile della torre cercava
di calmarli “Guardate! Il segnale sta ritornando, va e viene, state
calmi e tornate a lavoro”.
“D’accordo, riprendiamo il lavoro”. “Forza dai non c’è altro tempo
da perdere !”. “Si, subito, corro anch’ io”.
Fuori dall’ aeroporto un gruppo di giornalisti ficcanaso percepì che
qualcosa non andava. “Secondo me sulla torre c’è qualcosa di
strano.”. “Si anche per me.”. “Perché non proviamo ad entrare e
capire cosa sta succedendo?”. “Ma è altissima! Come ci
arriviamo?”.
Alla fine se ne andarono, pronti a tornare l’indomani all’attacco
alla ricerca di nuove notizie. Ma ormai una folla aveva invaso l’area
sottostante la torre di controllo e le piste di atterraggio.
Intanto all’interno della torre, tornati ai loro posti, il capo ad un
certo punto si rivolse ai due neo assunti: “Marco, Giovanni, visto
che siete da poco nella nostra squadra, vi voglio mettere alla prova.
Andate a calmare la gente che sta li fuori!”. “Agli ordini, capitano!
Faremo del nostro meglio”.
Quando i due operai misero i piedi fuori dalla torre di controllo,
videro un’ enorme accozzaglia di gente. I due a questo punto
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decisero di dividersi per calmare la gente. Marco fermò un uomo
che pareva il più calmo in quella situazione di panico generale e gli
disse: “Puoi aiutarmi a calmare la gente?”. “Va bene!” I due si
mischiarono nella folla.
C’era un gran baccano. La gente urlava per paura che il jet
piombasse su una delle città. Alla torre intanto cercavano di
ritrovare il segnale.
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A SPASSO PER LO SPAZIO: STRANI INCONTRI IN STRANI MONDI
Mentre sulla Terra accadeva tutto ciò, nello spazio Vincenzo
seguiva il jet dei ragazzi, fiducioso del fatto che quei mocciosi lo
avrebbero portato a destinazione.
Tutto procedeva per il meglio, quando ad un tratto quello strano
mezzo fatto di gomma e plastica scomparve nel nulla. Sbalordito, il
pilota Vincenzo perse il controllo del velivolo, che entrò in un
turbine di venti e venne catapultato al suolo.
L’impatto fu violentissimo e tutti persero i sensi.
Il primo a riprendersi fu Vincenzo il quale, dopo aver lasciato la
cabina di pilotaggio, tentò di rianimare il resto della compagnia.
I passeggeri, ripresi i sensi, non avevano alcuna intenzione di
abbandonare l’astronave ed uscire, perché temevano fosse
pericoloso; però nello stesso tempo avevano finito le risorse di cibo
e di acqua e dovevano assolutamente cercare qualcosa per
sopravvivere.
“Ora cosa facciamo?”, disse Viviana. “Che seccatura!”, esclamò
Luca, mentre Vincenzo imprecava : “ Non lo so neanche io cosa
fare!”.
Spinti sia dalla curiosità, ma soprattutto dalla fame, alla fine
decisero di uscire e, aperto il portellone del jet, si trovarono di
fronte a un paesaggio spettrale: prati ingialliti, pieni di sterpaglie e
rifiuti di ogni genere, alberi abbattuti e privi di vita, immondizia
accumulata in ogni angolo. Le strade erano intasate da montagne
di rifiuti, un lago nero di petrolio, come le acque che erano nei
dintorni.
Vincenzo esclamò: “Mah ragazzi, che schifo! Ci troviamo in un
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posto bruttissimo”; Viviana annuì e poi disse: “Ragazzi, ma sentite
anche voi?”. Infatti c’era un odore sgradevole di fogna , e a tutto
questo scenario si aggiungevano anche dei grossi topi che
correvano alla ricerca di cibo.
“E ora che facciamo?”, disse Viviana rivolgendosi a Vincenzo. “Ma
chi me l’ha fatto fare. Perché vi ho accompagnato in questo viaggio
assurdo? Me ne restavo a casa! Preferisco 100 volte il mio mondo”.
E Viviana: “A chi lo dici!”.
Afflitti, ma nello stesso tempo incuriositi, i ragazzi si avviarono per
le strade di questo mondo.
I protagonisti camminavano per le vie di questo posto surreale e ad
un tratto si trovarono di fronte persone indescrivibili:
incredibilmente pallide, dai loro volti sembravano tutti in preda
alla disperazione. Cammina cammina, trovarono un’insegna che
sembrava quella di una taverna. Entrarono, subito avvertirono uno
sgradevole odore di alcol, tavoli dove delle persone giocavano
d’azzardo, gente che rideva e beveva. I protagonisti andarono verso
il bancone, quando ad un tavolo trovarono delle persone quasi
identiche a loro, sembravano i loro sosia. Si avvicinarono e li
guardarono bene in volto, notarono che i tratti del viso erano
proprio uguali ai loro, anche se questi strani esseri avevano i
vestiti ridotti a stracci.
Da ciò capirono che erano proprio identici a loro.
L’alter ego di Vincenzo era un tipo pessimista e insicuro, diceva:
“Dobbiamo morire, siamo tutti dei rifiuti!”. La sosia di Viviana,
cattiva e anti-ambientalista, pensava solo a trovare nuove maniere
per sporcare e ripeteva sempre: “Sporcare, sporcare, bisogna
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sporcare di più, bisogna trovare una maniera per sporcare sempre
di più”. Il sosia di Luca, invece, era un mostriciattolo logorroico che
non teneva mai la bocca chiusa, parlava con tutti quelli che
trovava per strada senza fermarsi mai, con una voce stridula da
bambino capriccioso.
Alla fine Vincenzo capisce tutto. “Sono identici a noi, solo che
sono il nostro opposto”. E Viviana: “Si è vero! Ma sono tutti troppo
sporchi!”
Ci fu un momento di silenzio generale, quando Luca vide che il suo
sosia stava uscendo dalla taverna e lo seguì per vedere cosa
volesse fare. Entrato in un vicolo, il sosia andò incontro ad
un’altra persona e allarmato disse che erano arrivati degli estranei.
Luca sentì i due parlare in maniera confusa e poi percepì che
l’altro essere diceva al suo sosia di correre ad avvisare il superiore.
Vincenzo e Viviana, intanto, accortisi del fatto che Luca non era
più con loro, preoccupati si misero a cercarlo nei dintorni.
“Lucaaaa! Lucaaaaaa!!! Dove sei? Se è uno scherzo, sappi che non
sei affatto divertente!”. Ad un tratto Vincenzo lo vide e corse per
raggiungerlo. “Cosa ti è saltato in mente? Ci hai fatto prendere un
colpo! Potevamo non trovarti più!”. Ma Viviana gli disse: “Dai non
arrabbiarti. È ancora un bambino! L’importante è che lo abbiamo
ritrovato!”. Luca, rammaricato per l’accaduto, disse dispiaciuto:
“Mah… mah… io ho visto uno uguale a me parlare con una
persona, dicendo che erano arrivati degli estranei e che bisognava
avvisare il superiore!”. E Vincenzo, sbalordito, gli chiese: “Sei
proprio sicuro?”. “Sicurissimo!”. “Sarà meglio tenere gli occhi
aperti!”.
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Luogo sperduto, data non definibile
Cari mamma e papà,
probabilmente non leggerete mai questa lettera, ma voglio lo stesso
dirvi che anche se non ci rivedremo mai più, sarete sempre nei
miei pensieri. Ho molta paura qui, tutto sembra così brutto e
terrificante, proprio come un film dell’ orrore. Si, c’è Viviana a
proteggermi, ma mi manca la vostra protezione. Tutto è triste e
malinconico, la gente è sempre triste. Questo posto è davvero
orribile, il sole non risplende quasi mai, l’ acqua non è potabile ed
è sempre sporca come quella del fango. Ad osservare tutto questo
si ha una vera e propria impressione sgradevole: case
semidistrutte, con palazzi senza tetto proprio scoperti, senza
finestre. E per finire in bellezza vegetazione inesistente. Con
questo vi saluto, a malincuore vi saluto
Luca
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Si era fatto buio e per paura di perdersi decisero di ritornare al
punto di partenza e trascorrere lì la notte, tutti insieme.
Il giorno dopo, si svegliarono e davanti a loro videro del cibo, ma
credevano fosse una allucinazione. Luca assaggiò un po’ di quel
cibo e disse che non era affatto un’illusione, così tutti vi si
buttarono a capofitto. Dopo essersi saziati, si chiesero: “Da dove
viene questo cibo? Vincenzo fece una supposizione: “Forse
qualcuno si è impietosito e per farci un favore ce l’ha portato. Ma
non riesco a capire chi possa essere stato e perché lo ha fatto di
nascosto ”.
Cominciarono ad esplorare la zona e si avventurarono in un bosco
spettrale poco distante dalla zona in cui erano atterrati.
Non riuscivano a trovare nessuna traccia che li facesse risalire a
chi avesse portato il cibo.
All’ improvviso uscirono degli animali che con le zampe fecero
segno di seguirli. Li condussero in una caverna dove c’era del cibo
e con la punta della zampa indicarono dov’erano le scorte.
Decisero quindi che avrebbero trascorso lì la notte successiva.
Trascorsero l’intera giornata a trasportare nella caverna tutto il
materiale necessario alla sopravvivenza che avevano nel jet. Per la
stanchezza andarono a letto molto presto, tranquilli per aver
trovato un posto accogliente e sicuro.
Ma durante il sonno sentirono dei rumori. Strane ombre nere
stavano razziando le provviste. Vincenzo, senza far rumore, andò
fuori dalla caverna a controllare. Rientrato, svegliò tutti dicendo a
voce bassa: “ Gli animali che ci hanno condotto qui sono stati
sbranati, là fuori degli esseri mostruosi ed enormi stanno
divorando le nostre provviste. Sarà meglio andare via di qui!
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Cerchiamo di non farci scoprire altrimenti diventeremo degli ottimi
bocconcini per quelle belve”.
Riuscirono a farla franca. Trascorsero il resto della notte immobili
per non fare rumore e non farsi scoprire, attendendo che quegli
esseri immondi se ne andassero via dopo la scorpacciata.
Il mattino seguente Vincenzo, Viviana e il piccolo Luca pensarono
che fosse opportuno separarsi dal resto del gruppo ed avventurarsi
alla ricerca di cibo e di un posto più sicuro.
Addentratisi nel bosco, che di giorno pareva meno tetro di come era
apparso la notte precedente, mentre erano intenti a trovare
qualcosa da mangiare, avvertirono dei fruscii come di animali in
movimento dietro un fitto cespuglio, lo scostarono e videro una
specie di scimmia accasciata a terra , intrappolata su una corda.
La povera scimmia soffriva molto, veniva quasi voglia di aiutarla,
ma poi videro una jeep da cui stava scendendo un uomo sulla
cinquantina, capelli grigio- bianchi, statura media e di corporatura
mingherlina.
Vincenzo voleva avvicinarsi per chiedere aiuto, ma all’improvviso
notò che aveva in una mano una pistola, e nell’altra dei proiettili
che avevano la forma di pillole - sembravano tranquillanti – D’un
tratto l’uomo caricò l’arma e sparò al povero animale, e Vincenzo,
Viviana e Luca, impauriti, decisero che sarebbe stato meglio
rimanere nascosti.
Poi l’uomo prese la carcassa della povera scimmia e la mise dentro
una gabbia. Furtivamente i tre riuscirono ad attaccarsi alla jeep e
così giunsero nel suo nascondiglio.
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L’uomo scese per prendere la gabbia, allora con cautela i tre
scesero dal montacarichi e di corsa entrarono nel nascondiglio e si
nascosero in uno stanzone che si trovava in fondo alla casa. Lì
c’era un grosso armadio pieno di provette e di siringhe. Decisero di
nascondersi lì dentro, così avrebbero pure potuto spiare
quell’uomo dall’aspetto strano.
Questi, intanto, era entrato nello stanzone ed aveva poggiato la
gabbia su un enorme tavolo, la aprì e cacciò la povera scimmia
ancora sotto gli effetti di quello che in seguito i tre capirono essere
stato un tranquillante.
L’uomo collegò sul corpo della scimmia dei fili elettrici ed iniziò a
torturarla con delle scariche elettriche, tanto forti che la fecero
risvegliare immediatamente.
Poi gli collegò degli elettrodi sul petto e sulla testa ,andò sulla
scrivania dove c’era un elaboratore, e inizio a fare esperimenti
trascrivendo su un quaderno tutti i risultati degli esperimenti che
stava compiendo su quel povero animale.
Mentre procedeva nell’esperimento, sentiva degli strani rumori che
lo portarono ad avvicinarsi silenziosamente all’armadio. Lo aprì e
colse di sorpresa i nostri protagonisti: “Chi siete? Che ci fate qui?”.
“Si dovrebbe vergognare a fare questo ad una scimmietta
indifesa!!!”, rispose Viviana. “Questi non sono affari vostri e vi
consiglio di andare via prima di fare una brutta fine!”, ribatté lo
scienziato. “Non volevamo fare niente di male! Siamo arrivati qui
per sbaglio!”, disse Vincenzo. Lo scienziato, irritato, intimò: “Non
mi interessa, andatevene subito via!” Vincenzo, in preda al panico:
“Stiamo cercando un modo per tornare a casa! Ci potrebbe
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aiutare?”. Lo scienziato, meravigliato, disse “ Ma allora non siete di
qui! Da dove venite?” “Noi siamo di un altro mondo; siamo
terrestri!”, esclamò Vincenzo “Voi sapete che questo pianeta non è
altro che la vostra Terra proiettata nel futuro fra un po’ di anni?”,
disse lo scienziato. “Beh, lo avevamo intuito”, esclamò Vincenzo.
Ad un certo punto Viviana, dall’altra parte dello stanzone, vide uno
strano oggetto metallico a forma sferica e un display con su scritto:
ANNI . “Cos’è quello?”, chiese incuriosita.”. “E’ un oggetto
preziosissimo: una macchina del tempo, capace di far viaggiare nel
tempo!”disse lo scienziato. “ Per favore, signor…..”disse
impappinata Viviana “Jourman, mi chiamo Jourman” disse lo
scienziato “Signor Jourman, per piacere potrebbe prestarcelo per
farci tornare sul nostro pianeta?Vi supplico!”, esclamò Vincenzo
“Non ve lo presterò mai!E colpa vostra se adesso siamo in queste
condizioni, e comunque non la potreste usare perché manca il
pezzo principale per farla funzionare”, rispose irritato lo scienziato.
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LA SPERANZA DEL RITORNO
“Ci potreste prestare la sua macchina del tempo per favore ?” “No!”
rispose lo scienziato con rabbia. E i ragazzi , con gentilezza: “Per
quale motivo non ci vuole prestare la macchina? Cosa le abbiamo
fatto di male? ”. “Voi non c’entrate nulla in realtà, ma gli uomini da
tempo ormai diventano sempre più malvagi, ed ecco come ci siamo
ridotti, in questo mondo brutto e senza vita come un terreno arido
in una giornata di pioggia. Darvi la macchina del tempo non vi
servirà a nulla, perché ormai quel che vedete intorno è il destino
della Terra”.
Vincenzo, Viviana e Luca rimasero sconvolti alle parole del Dr.
Jourman. Si incamminarono sulla via del ritorno, delusi e
amareggiati, ma con la voglia di salvare loro pianeta a ciò che lo
aspettava.
Così il mattino seguente stabilirono di dare il buon esempio,
provando a ripulire quel brutto posto in cui erano capitati.
Decisero di fare un giro fuori, e fare pubblicità per sensibilizzare gli
abitanti di quel posto e i loro compagni di sventura ad iniziare a
fare la raccolta differenziata e altre opere di bonifica.
La gente a quel momento non era a conoscenza di cosa avessero in
mente, li scambiavano per matti da legare. A poco a poco però
attorno ai tre protagonisti cominciò a raggrupparsi una piccola
folla di curiosi, che cresceva sempre di più, fino a quando tutti gli
abitanti del posto e i compagni di disavventura dei tre capirono che
era l’ora di darsi da fare per ripulire quel mondo inquinato e
terribilmente sporco.
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Dopo qualche giorno cominciarono a vedersi i primi risultati: cieli
più chiari, prati più verdi. Vincenzo, Viviana e Luca, soddisfatti dei
primi miglioramenti, decisero di ritornare dallo scienziato per fargli
toccare con mano i progressi fatti.
Dopo aver attraversato il bosco, che non sembrava più quello
bruttissimo conosciuto qualche tempo prima, ma aveva cominciato
a prendere un po’ di colore verde grazie agli alberi e alle piante che
stavano spuntando piano piano, giunsero finalmente a casa del
professore.
Lo scienziato all’inizio rimase scettico, ma col passare del tempo,
vedendo questi volenterosi impegnati ad aiutare il pianeta e a
sensibilizzare tutti gli altri, si decise a dargli una mano. “Non
diamoci troppe arie, perché non è semplice ripulire questo posto in
pochissimo tempo”, disse con la sua solita aria sospettosa.
“D’accordo, vi aiuterò a ritornare sul vostro pianeta, ma ad una
condizione. Se riuscirete a tornare sulla Terra dovrete fare di tutto
per convincere tutti gli altri a trattare meglio il mondo, altrimenti
sapete cosa vi aspetta! Proveremo a far funzionare la macchina del
tempo”.
E così lo scienziato e i nostri protagonisti si misero alla ricerca dei
pezzi necessari a far funzionare la macchina del tempo.
“Credo di sapere dove prendere i pezzi mancanti alla macchina del
tempo”, esclamò il Dottor Jourman. “Dove?”, chiese Vincenzo. “Al
cimitero delle auto’’, replicò Jourman. Allora si avviarono verso un
cimitero delle auto, dove trovarono un sacco di vecchi modelli di
automobili, tra le quali Vincenzo riconobbe la sua.
Lo scienziato avvistò il modello più recente e provò a smontarlo,
ma il suo fisico non era abbastanza forte per quel genere di lavoro.
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Allora in lontananza Vincenzo vide uno tipo strano, che doveva
essere il custode di quel cimitero di auto, il quale faceva segno
come per indicare la sua presenza. “Posso darvi una mano?”,
chiese lo strano tipo. “Si, certo!”, fecero in coro. Jourman indicò
all’uomo quali pezzi doveva smontare dall’automobile.
Lo straniero smontò i pezzi in un batter d’occhio e li diede al
professore. “Corriamo al laboratorio”, disse euforico il vecchio
scienziato.
In laboratorio Jourman montò i pezzi sulla macchina del tempo.
Però, inaspettatamente, la macchina non funzionò. Rimasero tutti
a bocca aperta per la brutta sorpresa. Erano convinti di poter
finalmente tornare a casa. Ma non era così.
Ogni speranza era persa, ma Vincenzo si ricordò dell’aereo e disse
al dottor Jourman. “Forse potremo provare a recuperare i pezzi
dall’aereo con cui siamo arrivati quassù!”. “Andiamoci subito!”,
fece Jourman.
Dopo una lunga camminata nel bosco, arrivarono all’aereo e dopo
aver recuperato i pezzi mancanti dell’aereo tornarono speranzosi
al laboratorio.
Il dottor Jourman questa volta sembrava convinto della riuscita
dell’impresa. Diede le ultime istruzioni per quando avrebbero
superato i confini dell’universo.
Tentarono in vari modi di sistemare la macchina e fu molto difficile
perché la macchina del tempo era stata ferma a lungo ed era molto
vecchia.
Il professor Jourman disse: “No, non possiamo ancora aggiustarla,
abbiamo ancora bisogno di un pezzo. Io so dov’è. Andiamo a
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prenderlo!”.
Allora si misero di nuovo in viaggio. Arrivarono in una foresta, dove
tutto era ormai un cimitero di alberi senza foglie, cespugli secchi e
piante morte. All’improvviso davanti a loro si aprì un grande fosso,
molto profondo. Jourman si fermò a guardare in fondo al fosso.
Allora Vincenzo disse: “Ho capito, ma da solo laggiù non scendo”. E
il piccolo Luca: “Vengo io con te!”.
Così, con una corda, uno alla volta vennero calati nel fosso che era
profondissimo incominciarono a cercare quello che potesse servire
loro. Vincenzo vide i pezzi necessari, ma non riuscì ad avvicinarsi
perché c’era un masso che divideva il passaggio in due. C’era solo
un sottile spazio che permetteva il passaggio. L’unico che sarebbe
riuscito a passare era Luca, per la sua esile corporatura. “Meno
male che sei venuto quaggiù con me” - disse Vincenzo - “altrimenti
avrei fatto questo lunghissimo viaggio a vuoto!”.
Luca con gran coraggio passò attraverso quel piccolissimo spazio
lasciato dall’enorme masso e con tanta fatica riuscì a prelevare e
portare i pezzi mancanti dall’altra parte dove lo attendeva
Vincenzo. I due si abbracciarono per la gioia ed urlarono agli altri
che erano fuori ad attenderli: “ Tirate su la corda!”. Così riuscirono
a risalire con i pezzi mancanti e tutti felici si riavviarono verso il
laboratorio di Jourman.
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Mondo Sperduto, data indefinibile
Caro Diario,
Non riesco a credere che la vacanza dei miei sogni si sia
trasformata in uno dei miei peggiori incubi! Il jet è precipitato e noi
ci siamo ritrovati qui, in questo mondo triste e tenebroso! La flora e
la fauna sono del tutto scomparsi a causa del forte sisma e del
clima. Non ci sono abitazioni sicure dove passare la notte o
rifugiarsi perché potrebbero crollare da un momento all’ altro.
Inoltre abbiamo finito le provviste, qui il cibo scarseggia e il mio
pilota preferito mi ha deluso . Non so per quanto riusciremo
ancora a resistere ma non mi arrendo! Ora stiamo cercando di
aiutare un professore ad aggiustare il jet. Riuscirò a tornare sana e
salva con Luca? Speriamo di si!
Un bacio e un abbraccio by Viviana.
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Luogo sperduto, data indefinibile Cari genitori,
anche se credo non leggerete mai questa lettera, vi voglio dire che
siamo quasi pronti ad affrontare questo viaggio verso l’ignoto. Ma
sono fiducioso. Presto saremo di ritorno e non vedo l’ora di
riabbracciarvi.
Viviana è stata sempre al mio fianco e mi ha aiutato ogni volta che
ero in pericolo.
Questo luogo è un postaccio, è pauroso, sporco e pieno di animali
feroci.
Il Dottor Jourman, uno scienziato che abbiamo incontrato qui,
adesso sta provando a riparare una sua macchina del tempo,
poiché il nostro jet si è rotto quando ci siamo schiantati, e dice che
ci vorrà ancora un po’ di tempo per sistemarla.
Spero che vada tutto bene durante il viaggio e che il Dottore riesca
a riparare la macchina del tempo il più presto possibile.
Adesso vi devo salutare, perché devo aiutare il Dottore.
Con affetto, il vostro amato
Luca
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FINALMENTE A CASA … IN UN MONDO MIGLIORE
Scesi dalla macchina del tempo, i ragazzi si chiedevano se fossero
nella realtà o in un altro nuovo mondo. “Dove siamo? In un altro
mondo ancora?” disse Viviana, e Vincenzo: “Sì siamo tornati,
guardate lì! È la pista di atterraggio degli aerei!!!” Mentre
atterravano, alcuni piloti avevano notato qualcosa di strano nel
cielo; dicevano :“ Cosa sta succedendo laggiù? Chi sono? Da dove
sono sbucati fuori? Ah si, certo! Sono i passeggeri che erano stati
dati per dispersi! Andiamo subito a chiamare i giornalisti, sai
quanti bei soldini faremo con questo scoop?”
I giornalisti incominciarono a fare un sacco di domande ai ragazzi,
del tipo: “Dove eravate finiti? Come avete fatto a scomparire?” e
altre domande di questo genere. Vincenzo disse :“Si , si , tra poco
risponderemo a tutte le vostre domande, ma prima dovete farmi
parlare. Quando siamo partiti non pensavamo minimamente di
finire in un mondo parallelo. Siamo atterrati su questo mondo, che
poi abbiamo scoperto essere il nostro stesso mondo visto nel
futuro. E sapete com’è il nostro mondo nel futuro? Tutto grigio,
non c’era vegetazione, le acque inquinate. E noi siamo tornati,
fortunatamente, per dirvi che se non facciamo niente per impedire
tutto questo, finiremo per diventare esseri immondi. Perciò d’ora in
poi dovremo cercare di prestare più attenzione al problema
dell’inquinamento atmosferico”.
E il Giornalista chiese “volete essere ospiti nella mia trasmissione
per un’intervista?” Viviana rispose :“Sì certo!”
Nel giorno prestabilito i tre naufraghi, Vincenzo Viviana e Luca
furono ospiti della nota trasmissione televisiva “Presente e Futuro”.
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“Benvenuti nella mia trasmissione! Uno…dueee…eeehhh tre. Vai,
si gira!....”, la voce di una giornalista diceva espressivamente
:“Salve, siamo in diretta dalla pista di atterraggio di New York. I
superstiti hanno riferito di essere atterrati nella terra vista in
prospettiva del futuro: tutto era inquinato e il pilota del jet è
Vincenzo ha una serie di consigli da dare”.
Poi il giornalista si rivolse a Viviana. “Perfetto Vincenzo! Grazie per
i tuoi consigli! Ora, Viviana, quando sei atterrata in quel mondo
cosa hai pensato?” “Credevo ci fossimo persi, poi ho capito di
essere atterrata nella terra vista nel futuro” “Grazie, Viviana! Avete
qualcosa da mostrare agli spettatori?”. “Beh l’acqua era nera come
il petrolio ed emanava un odore sgradevolissimo...” e Luca,
interrompendo Viviana, disse: “C’era anche scarsa vegetazione e
montagne di rifiuti. E gli abitanti erano ridotti in pessimo stato!” .
“E tu, Luca, piccolo ragazzino, cosa ci dici? Come era li?”. “E cosa
devo dire! Lì era tutto orribile, la natura non esisteva! A noi ragazzi
piace molto la natura, gli spazi verdi per giocare all’aria aperta,
quindi non era affatto un posto per me, non era un posto per
restarci, almeno non per me”. “Vi piacerebbe rivivere la stessa
esperienza?”. Luca disse immediatamente: “No, grazie!” E tutti in
coro lo seguirono. “Non avevate un paura tra gli quegli alberi morti,
quei i cespugli secchi, senza luce, senza acqua?”. “Un po’, la
paura ci passava quando stavamo tutti insieme e sapevamo che
potevamo contare uno sull’altro”. “Io potevo stare sicuro perché
con me c’erano Vincenzo e Viviana”, disse Luca.
Finalmente Viviana e il piccolo Luca poterono riabbracciare i loro
familiari. Erano pieni di gioia per essere tornati a casa dalla loro
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famiglia: “Che emozione rivedervi tutti!” Disse serenamente
Viviana. “Mi chiedo come sarà il volto della mia preside quando
scoprirà che sono tornato.”, esclamò Luca con aria scherzosa.
“Ragazzi, prima di raccontarci tutto, liberatevi delle cose che avete
addosso”, interruppe il papà. “Che fai con quella sacca ancora
addosso?”; ma Luca non voleva staccarsi dal suo zaino, come se
dentro custodisse qualcosa di importante che non voleva ancora
svelare. Infatti, prima di ripartire per la Terra, aveva messo nello
zaino le lettere che avrebbe voluto spedire ai suoi cari, così decise
di portarle come prova della loro esperienza.
“Allora, perché non vi siete fatti sentire durante la vostra
assenza?”, chiese incuriosita la madre, e Luca e Viviana si
guardarono in faccia accennando ed un breve sorrisino, e alla fine
la ragazza decise di raccontare tutto. “Come sapete, siamo partiti a
bordo del jet diretto verso l’Australia, ma Vincenzo ad un certo
punto perse il controllo del mezzo”, iniziò Viviana, ma viene subito
interrotta da Luca: “Ed è grazie a lui che abbiamo trovato il Dr.
Jourman, il quale che ci ha aiutati a tornare a casa!” Ma la sorella,
senza aspettare che il padre facesse la domanda disse: “Il Dr.
Jourman è lo scienziato che ha progettato …vi sembrerà
incredibile, ma vi dò la mia parola, ha progettato, dicevo, la
macchina del tempo che ci ha riportatati qui nel presente, perché
eravamo finiti nel futuro”.
“Un attimo, un attimo! Ma il jet?”, domandò la mamma Tiziana. A
questa domanda i due risero ancora, e Viviana spiegò con più
calma come erano andate le cose, mentre i visi dei genitori
diventavano sempre più pallidi e sbalorditi alle parole della
ragazza, che alla fine ridendo disse: “ Quel che di buono era
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rimasto dell’aereo, sta tutto nella macchina del tempo!”. Ma il papà
Alfonso e la moglie erano ancora increduli e pensavano che i due
ragazzi stessero farneticando. Luca sapeva già come sarebbe
andata a finire, e così, invece di insistere e raccontare cose alle
quali nessuno avrebbero mai creduto, fermò Viviana che cercava
ancora di convincere i genitori della loro avventura e disse,
mettendole la mano sulla spalla,: “Viviana, è inutile.” . “Ok, hai
ragione tu, è tutto inutile, nessuno ci crederà mai!” Poi balzò, come
se all’improvviso le fosse venuta un’idea: “Ricordi le lettere che..”,
sussurrò piano nell’orecchio del fratello, che l’interruppe
rispondendo a voce bassa per non farsi sentire dai genitori: “Ho
cambiato idea, non gliele farò vedere io … Devono fidarsi di noi, se
le cercassero da soli le prove!”. Se ne andò in camera, portò con sé
le lettere che aveva scritto quando era nel futuro e le nascose in
fondo al cassetto del suo comodino, sperando che un giorno i suoi
genitori le potessero trovare e scoprire così che quell’avventura
l’avevano vissuta veramente.
Una mattina, Tiziana, spolverando nella cameretta di Luca, vide il
cassetto del comodino mezzo aperto, ma invece di chiuderlo,
sbirciò dentro e… cosa trovò? Delle lettere firmate “Luca Rossi”.
Ma la sorpresa arrivò quando lesse al destinatario il proprio nome,
e la propria via di casa. Allora corse subito all’ufficio di Alfonso e
gli fece leggere le lettere che aveva trovato. A quel punto, capirono
che non potevano che essere le lettere scritte da Luca, e che quindi
tutto quello che avevano raccontato i loro ragazzi era vero.
Quando tornarono a casa e Luca tornò da scuola, non esitarono a
chiedere scusa ai propri figli e li abbracciarono. “Allora, questa
meravigliosa storia bisogna raccontarla subito a tutti! Soprattutto
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ai giornali!” esclamarono i due genitori, e Viviana sorridendo
rispose “Non preoccupatevi, i giornalisti sono già stati informati..
Anzi abbiamo deciso che domani saremo protagonisti di una
manifestazione per la salvaguardia della natura, e saranno
presenti molte autorità e molti giornalisti e fotografi. Lì potremo
raccontare la nostra esperienza e far comprendere agli uomini i
propri errori”. La manifestazione ebbe grandissimo successo,
venne trasmessa via radio e in televisione in tutti i paesi del
mondo.
Due settimane dopo, Viviana, Luca, e Vincenzo vennero premiati
una medaglia al valore e a nome dei capi di stato di tutte le nazioni
del mondo furono considerati salvatori dell’umanità.
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