PSLL VVF Lezione n.3 [modalità...
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Erica Ciapini
AA 2012-13
CORSO DI PROGETTAZIONE E SICUREZZA DEI LUOGHI DI LAVORO
PREVENZIONE INCENDI
Università degli Studi di FirenzeFacoltà di Ingegneria
LEZIONE N.3 27-11-2012
R = stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l'azione del fuoco
E = tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre - se sottoposto all'azione del fuoco su un lato - fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto
I = isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
RESISTENZA AL FUOCOAttitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare -secondo un programma termico prestabilito e per un tempo determinato - in tutto o in parte:
Pertanto:REI stabilità, tenuta e isolamento termico (solaio, parete)RE stabilità e tenuta R stabilità (travi e pilastri)
Elementi non portanti: criteri E + I criterio R
TEMPODETERMINATO(MIN)
RESISTENZA AL FUOCO
DEFINIZIONI
CLASSE DI RESISTENZA AL FUOCOintervallo di tempo espresso in minuti, definito in base al caricodi incendio specifico di progetto, durante il quale ilcompartimento antincendio garantisce la capacità dicompartimentazione.
DM 09/03/2007 (attività soggette a controllo)
LIVELLI DI PRESTAZIONEDM 09/03/2007 (attività soggette a controllo)
III LIVELLO DI PRESTAZIONE
R/REI: 0,15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240
CLASSI DI RESISTENZA AL FUOCODM 09/03/2007 (attività soggette a controllo)
NOTA PER CALCOLO DEL CARICO DI INCENDIO
1 MJ = 238.85 kcal1 kcal = 4.186x10-3 MJ
POTERE CALORIFICO DEL LEGNO
4400 kcal/kg = 4400/238.85 MJ/kg = 18.42 MJ/kg
La quantità di calore sviluppata dalla combustione completa di1 kg di legna, a p atmosferica costante, è pari a 18.42 MJ
Convenzionalmente 1 MJ è assunto pari a 0,054 kg di legnaequivalente (DM 09/03/2007):
1 kg di legna sviluppa circa 18.42 MJ di calore1 MJ di calore è sviluppato con circa 0.054 kg di legna
REAZIONE AL FUOCODM 30/11/1983
GRADO DI PARTECIPAZIONE DI UN MATERIALE COMBUSTIBILE AL FUOCO AL QUALE È SOTTOPOSTO
Rappresenta il comportamento al fuoco del materiale che, per effetto della sua decomposizione, alimenta un fuoco al
quale è esposto, partecipando così all’incendio.
materiali di rifinitura e rivestimento, pannellature, controsoffitti, decorazioni, arredamento, tendaggi, tessuti, ecc.
REAZIONE AL FUOCO
STABILISCE DELLE CLASSI DIREAZIONE AL FUOCO 0, 1, 2, 3, 4, 5
CONSIDERA DEI MATERIALI CON CLASSE DI REAZIONE AL FUOCO
STABILITA A PRIORI
PRODOTTI INCOMBUSTIBILI
CM 17/05/1980 n. 12
CLASSIFICAZIONE ITALIANA
DM 26/06/1984
REAZIONE AL FUOCODM 15/03/05
STABILISCE NUOVE CLASSI DIREAZIONE AL FUOCO (EUROCLASSI) A1, A2, B, C, D, E, F
INTRODUCE UNA CLASSIFICAZIONE AGGIUNTIVA ANCHE RISPETTO ALLA
PRODUZIONE DI: GOCCE –PARTICELLE ARDENTI
(d0, d1, d2 - drop)
FUMO (s1, s2, s3 - smoke)
PRESENTA UN ELENCO DI MATERIALI CON CLASSE DI REAZIONE AL FUOCO
STABILITA A PRIORI
DM 16/02/09
PRODOTTI NON CLASSIFICATI
PRODOTTI INCOMBUSTIBILI
DISTINGUE LA TIPOLOGIA DI POSA IN OPERA
A PAVIMENTO (FL)A PARETEA SOFFITTOLINEARI (L)
DM 10/03/05
Protezione passiva mediante interposizione di elementi di separazione (verticali ed orizzontali) atti ad impedire la propagazione dell’incendio
Barriere tagliafuoco COMPARTIMENTAZIONESpazio scoperto (vuoto) DISTANZA DI SICUREZZA
DEFINIZIONI
COMPARTIMENTO ANTINCENDIOparte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza alfuoco predeterminata e organizzato per rispondere alleesigenze della prevenzione incendi.
DM 30/11/1983
COMPARTIMENTAZIONE
La trasmissione di calore attraverso una parete, dunque lasua resistenza, dipende da:
spessore tempo di esposizione dimensione della superficie esposta differenza di T tra le due facce natura dei materiali presenti
DISTANZE DI SICUREZZAIRRAGGIAMENTO
1) DISTANZA DI SICUREZZA ESTERNA
2) DISTANZA DI SICUREZZA INTERNA
3) DISTANZA DI PROTEZIONE
Grandi spazi
Costi elevati
DISTANZA DI SICUREZZA ESTERNADM 30/11/1983
Valore minimo, stabilito dalla normativa, delle distanzemisurate orizzontalmente tra il perimetro in pianta diciascun elemento pericoloso di un’attività ed il perimetrodel più vicino fabbricato esterno alla attività stessa, o diopere pubbliche o private, o di aree edificabili.
Xm
DISTANZA DI SICUREZZA INTERNADM 30/11/1983
Valore minimo, stabilito dalla normativa, delle distanzemisurate orizzontalmente tra i rispettivi perimetri dei varielementi pericolosi di una stessa attività.
Xm
DISTANZA DI PROTEZIONEDM 30/11/1983
Valore minimo, stabilito dalla normativa, delle distanzemisurate orizzontalmente tra il perimetro in pianta diciascun elemento pericoloso di una attività e larecinzione od il confine dell’area su cui sorge l’attivitàstessa.
Xm
ESEMPIO: SERBATOIO
DISTANZE DI SICUREZZA
PROGETTAZIONE DELL’EVACUAZIONE
CARATTERISTICHE DELL’EDIFICIO
CARATTERISTICHE PSICO-FISICHE DELLE PERSONE CUI E’ DESTINATO
COMPORTAMENTO UMANO NELLE SITUAZIONI DI PERICOLO
CARATTERISTICHE DELL’EDIFICIO
STRUTTURE
CONTENUTO
Materiali
Geometria (A, H, L, B)
Tipologia
Opere di finitura
Depositi
Arredamenti
Impianti tecnologici
Impianti industriali
Impianti antincendio
CARATTERISTICHE PSICO-FISICHE DELLE PERSONE
AUTOSUFFICIENTI
NON AUTOSUFFICIENTI
DEFICIENZE PSICO-FISICHE EDIFICI SANITARI
LIBERTA’ LIMITATA EDIFICI PENALI
SOGGETTI A DISCIPLINA EDIFICI PER L’ISTRUZIONE
EDIFICI PER UFFICI
NON SOGGETTI A DISCIPLINA PUBBLICO SPETTACOLO
EDIFICI COMMERCIALI
ALBERGHI
EDIFICI RESIDENZIALI
FAMILIARITÀ CON L’AMBIENTE
COMPORTAMENTO UMANO NELLE SITUAZIONI DI PERICOLO
EVENTO
RICOGNIZIONE + INTERPRETAZIONE
PERCEZIONE
INDEFINITA
PERCEZIONE
DEFINITA
TENDENZA ALL’EVACUAZIONE
TENDENZA ALL’OPERAZIONE DI ESTINZIONE
TENDENZA A DARE L’ALLARME
PANICO
PROCESSI DI EVACUAZIONE
EVACUAZIONENORMALE
MOTO ORDINATO E DIREZIONALE
FOLLAGASSOSA
EVACUAZIONE DI EMERGENZA
MOTO RAPIDOE ORDINATO
FOLLALIQUIDA
EVACUAZIONE DI PANICO
MOTO CAOTICO E DISORDINATO
FOLLASOLIDA
PROCESSI DI EVACUAZIONE
FLUSSO REGOLARE
FLUSSO CONGESTIONATO
MASSIMO AFFOLLAMENTO IPOTIZZABILE
Numero di persone ammesso in un compartimento.
E' determinato dal prodotto della densità di affollamentoper la superficie lorda del pavimento.
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
DENSITA’ x SUPERFICIE
DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO
Numero massimo di persone assunto per unità di superficielorda di pavimento (persone/m²).
SUPERFICIE LORDA DI UN COMPORTAMENTO
Superficie in pianta compresa entro il perimetro interno dellepareti delimitanti il comportamento.
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
DEFINIZIONI
MODULO DI USCITAUnità di misura della larghezza delle uscite.
Il “modulo uno“, che si assume uguale a0.6 m, esprime la larghezza mediaoccupata da una persona.
DM 30/11/1983
DEFINIZIONI
USCITA
Apertura atta a consentire ildeflusso di persone verso unluogo sicuro avente altezzanon inferiore a 2 m.
DM 30/11/1983
DEFINIZIONISISTEMA DI VIE DI USCITA
Percorso, senza ostacoli al deflusso, che consente allepersone che occupano un edificio o un locale di raggiungereun luogo sicuro. La lunghezza massima del sistema di vie diuscita è stabilita dalle norme.
DM 30/11/1983
CAPACITÀ DI DEFLUSSO O DI SFOLLAMENTO
Numero massimo di persone che, in un sistema di vied'uscita, si assume possano defluire attraverso una uscita di« modulo uno ».
Tale dato, stabilito dalla norma, tiene conto del tempooccorrente per lo sfollamento ordinato di un compartimento.
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
LUOGO SICUROSpazio scoperto, ovvero compartimento antincendio –separato da altro compartimenti mediante spazio scopertoo filtri a prova di fumo – avente caratteristiche idonee aricevere e contenere un predeterminato numero dipersone (luogo sicuro statico) ovvero a consentire ilmovimento ordinato (luogo sicuro dinamico).
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
SCALE
SCALA DI SICUREZZA ESTERNA
SCALA PROTETTA
SCALA A PROVA DI FUMO
DM 30/11/1983
SCALA DI SICUREZZA ESTERNAScala totalmente esterna rispetto al fabbricato servito,munita di parapetto regolamentare e di altrecaratteristiche stabilite dalla norma.
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
IMPATTO ESTETICO ??
CASI DI ANTI – SICUREZZA !!
SCALA PROTETTAScala in vano costituente compartimento antincendio,avente accesso diretto da ogni piano, con porte diresistenza al fuoco determinata e dotate di congegno diautochiusura.
SCALA A PROVA DI FUMOScala in vano costituente compartimento antincendio,avente accesso per ogni piano mediante porte diresistenza al fuoco predeterminata e dotate di congegnodi autochiusura da spazio scoperto o da disimpegnoaperto per almeno un lato su spazio scoperto, dotato diparapetto a giorno, o da un filtro a prova di fumo.
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
DEFINIZIONIDM 30/11/1983
FILTRO A PROVA DI FUMOVano con resistenza al fuoco predeterminata e comunquenon inferiore a 60, dotato di due o più porte munite dicongegni di autochiusura, con resistenza al fuocopredeterminata e comunque non inferiore a 60:
- con camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque noninferiore a 0.10 m2 sfociante al di sopra della copertura dell’edificio,
- oppure vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco emantenuto in sovrappressione ad almeno 0.3 mbar, anche incondizioni di emergenza,
- oppure aerato direttamente verso l’esterno con aperture libere disuperficie non inferiore ad 1 m2 con esclusione di condotti.
FILTRI A PROVA DI FUMO
SIMBOLI EUROPEI UNIFICATI PER SOSTANZE PERICOLOSE
CARTELLONISTICASEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLONISTICADLgs 493/96 → DLgs 81/08
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
SUPERFICIE CARTELLO A (mq) > L2 (m) / 2000
TIPOLOGIECARTELLI
CARTELLONISTICADLgs 493/96 → DLgs 81/08 All. XXV
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI DIVIETO CARTELLI DI AVVERTIMENTO
CARTELLONISTICADLgs 493/96 → DLgs 81/08 All. XXV
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI OBBLIGO CARTELLI DI SALVATAGGIO
CARTELLONISTICADLgs 493/96 → DLgs 81/08 All. XXV
SEGNALETICA DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
CARTELLI DI ATTREZZATURE ANTINCENDIO
PIANO DI EMERGENZAIn un'azienda, grande o piccola che sia, trovarsi coinvolti in un'emergenzaper incendio o per infortunio, pur sembrando ad alcuni una probabilitàabbastanza remota, non è del tutto impossibile.
Indipendentemente dai materiali depositati o impiegati nelle lavorazioni edalle caratteristiche costruttive ed impiantistiche dell’azienda, uno degliaspetti che ha sempre grande impatto sull’evoluzione dell’eventoemergenza è quello relativo a come sono stati affrontati i primimomenti, in attesa dei Vigili del Fuoco.
Uno strumento basilare per la corretta gestione degli incidenti (incendi,infortuni, fughe di gas, spillamenti di sostanze pericolose, sisma) è ilcosiddetto piano di emergenza.
Il peggiore piano di emergenza è non avere nessun piano
Il secondo peggiore piano di emergenza è averne due
PROCEDURE GENERALI DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO
Aprire la porta di un locale! Attraversare una zona incendiata!