PROVINCIA DI BENEVENTO - sannicolamanfredi.gov.it · attive e dei terremoti ad esse associabili"...
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Piano di Protezione Civile Comunale
COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI PROVINCIA DI BENEVENTO
P.O.R. CAMPANIA FESR 2007 – 2013 Asse 1 "Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica"
OBIETTIVO SPECIFICO 1.B "Rischi naturali" OBIETTIVO OPERATIVO 1.6 "Prevenzione dei rischi naturali ed antropici"
Attuazione D.G.R. n. 146 del 27 maggio 2013
A01 STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA
Data: Novembre 2015
I Progettisti: Arch. Carideo Antonio Geol. Pipicelli Daniele Ing. Castaldo Vincenzo Il Responsabile del Procedimento: Ing. Mauro Vincenzo Il Sindaco: Dott. Errico Fernando
Proprietà Riservata – Riproduzione anche parziale vietata a termini di legge
A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7
MICROZONAZIONE SISMICA Relazione illustrativa
delle microzone omogenee in prospettiva sismica
Regione Campania
Comune di San Nicola Manfredi
Regione
CAMPANIA
Soggetto realizzatore
Dott. Geol. Gerardo GRELLE
Dott. Geol. Luca PIPICELLI
Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO
Data
01/03/2013
SOMMARIO:
1. Introduzione.......................................................................................................................2
2. Pericolosità di base ed eventi di riferimento......................................................................4
2.1 Strutture sismogenetiche.......................................................................................4
2.2 Sismicità storica....................................................................................................6
2.3 Pericolosità di base analitica.................................................................................9
3. Assetto geologico e geomorfologico dell'area..................................................................11
3.1 Assetto geologico e strutturale regionale................................................................11
3.2 Caratteristiche litostratigrafiche.............................................................................15
3.2.1 Terreni costituenti il substrato rigido ……………………………….....18
3.2.2 Terreni costituenti il substrato non rigido.................................................18
3.2.3 Terreni di copertura..................................................................................19
3.3 Sezioni litotecniche...............................................................................................20
4. Dati geognostici e geofisici ..............................................................................................21
5. Modello Geologico del sottosuolo....................................................................................22
6. Interpretazione ed incertezze............................................................................................24
7. Bibliografia………………...………………..…………………………………………..25
2
1. INTRODUZIONE
In riferimento a quanto riportato negli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica
2008, di seguito riportata come ICMS 2008, (paragrafo 1.6.4 della Parte I e II e capitolo
3.4.5 della Parte III), nella seguente relazione illustrativa verranno definiti i vari aspetti che
sono intervenuti nella definizione della Microzonazione Sismica, di seguito riportata come
MCS, del Comune di San Nicola Manfredi (BN), considerando anche quella che è la
pericolosità sismica di base oltre alle caratteristiche geologiche, geologico-tecniche e
geofisiche dei terreni, sia di copertura che costituenti il substrato. In particolare, verranno
esplicitate e commentate tutte quelle che sono le condizioni ed i fattori direttamente
osservabili dalla documentazione di archivio esistente ed ex novo prodotta, che hanno
supportato le scelte interpretative per la definizione del modello geologico, così come
previsto dall'IMCS 2008 e illustrate e riportate secondo lo Standard di Rappresentazione e
di Archiviazione Informatica (Versione 2.0).
Nell’ambito dello studio di microzonazione è stata presa in considerazione un’area
compresa tra il centro abitato di San Nicola Manfredi e c/da Iannassi una delle aree più
densamente popolate ed in forte sviluppo. L’intera area ha una superficie di circa 3.8 km2
ovvero il 20% sul totale di 19 Km2 dell’intera superficie comunale, compresa tra quote che
vanno da 440 a 280 m s.l.m, con una densità abitativa di circa 710 abitanti per km2 di area
investigata che rappresenta circa il 74% della popolazione dell'intero territorio comunale.
Dal punto di vista della cartografia geologica l’area è compresa nel Foglio
Geologico n.173 “Benevento” della Carta Geologica d’Italia 1:100.000 e nel Foglio
Geologico n.432 “Benevento” della Nuova Carta Geologica d’Italia 1:50.000. Mentre dal
punto di vista topografico esso ricade nella Tav. n. 18 Quadrante 173-II alla scala 1:25.000
della Carta Topografica d’Italia dell’IGM (fig.1).
3
Fig.1- Carta Topografica d’Italia dell’IGM, F.173 “Benevento” scala 1:25000
Nella Cartografia Tecnica Regionale (CTR) il territorio comunale occupa i fogli in scala
1:5.000 di seguito elencati: 42101 – 432102 – 432113 – 432114.
Quadro d’unione CTR scala 1:5000 (Regione Campania)
4
2. PERICOLOSITA' DI BASE ED EVENTI DI RIFERIMANTO.
2.1 Strutture sismogenetiche
L'area oggetto di studio ricade all'interno di una più vasta area sud appenninica ritenuta
sismogenetica come evidenziato dai vari studi di pericolosità sismica regionale. Essa
infatti, come riportato dall' GNDT all'interno del progetto 5.1.2 "Inventario delle faglie
attive e dei terremoti ad esse associabili" (Galatini e Vittorini, 2009) e più specificatamente
nella parte riguardante l'Appennino Meridionale curata dal' Università di Napoli (Resp. A.
Ascione e A. Cinque), ricade all'interno di un sistema di faglie attive ove le più prossimali
sono da riferire all’ area Sannitica Irpina che comprende lo stesso Comune di San Nicola
Manfredi (figura 2). In particolare, tale studio riferisce che la faglia attiva più vicina "Valle
Ufita Nord" (62) è di tipo normale con andamento Appenninico ed è posizionata a Nord del
comune ad una distanza media inferiore a 10Km (tabella 1). Da tale sorgente
sismogemetica, rilasci energetici recenti si sono avuti nell'ottobre 2012 con punte di
magnitudo M > 4.0. Altri rilasci di magnitudo minore (terremoti prevalentemente
strumentali) sono scaturiti nello stesso anno ed in quello precedente dal sistema di faglie
"M. Taburno" (66) ad una distanza di 10-12 Km. Altri sistemi attivi prossimi all'area di
studio sono la faglia "Benevento" (58) che è più specificatamente un sistema di faglie
normali di direzioni appenniniche con riattivazioni quaternarie, la cui manifestazione più
recente è stata il terremoto del Cerretese del 1688 di direzione appenninica che interessa
più specificatamente l'area del Titerno avente una distanza più prossima all'area di studio di
20-25Km, infine un sistema di faglie, denominate "Valle Caudina" (67) ed ivi ubicate,
della stessa tipologia delle precedenti, risultano posizionate ad una distanza di 10 Km.
5
Figura. 2: Strutture sismogenetiche attive vicine all'area di MS.
Tabella 1: faglie attive prossime all'area di studio.
FAGLIE
E SISTEMI DI
FAGLIE
Distanza
media dal
comune di
San Nicola
Manfredi
(km)
Lunghezza
del sistema
di faglia
(km)
Slip rate
verticale
(mm/a)
Slip rate
verticale
minimo
(mm/a)
Intervallo
cronologico
Intervallo di
ricorrenza per
eventi di
fagliazione di
superficie
(anni)
Benevento (58) 20-25 41 0.5 Quaternario -
Valle Ufita nord (62) 5-10 16 0.2 - Olocene -
M. Taburno (66) 10-12 15 - -
Valle Caudina (67) 10-15
Valle Ufita sud (68) 20-30 22 0.2 -
Pleistocene sup. -
Olocene -
6
2.2 Sismicità storica
Per quanto riguarda i terremoti storici, la figura 3 mostra come il comune di San Nicola
Manfredi sia stato interessato nel passato, anche recente, da molti dei terremoti occorsi
nell'Appennino Meridionale. Di particolare rilevanza sono:
Terremoto del 5 Dicembre 1456 – Abruzzo Molise Campania – XI grado.
Riscontrato in 200 siti. Tra i più forti di tutti i tempi in Italia e complesso dal punto di vista
sismotettonico. Potrebbe essere costituito da una sequenza sismica di più eventi che
avrebbero sommato i loro effetti (epicentri nel Sannio, sul fiume Pescara e nel Matese).
Avvertito dall’Abruzzo alla Calabria, da L’Aquila a Lecce. Stimati dai 20mila ai 30mila
morti
Terremoto del 5 giugno 1688 – Benevento, Ariano – X grado.
Questo sisma disastroso soprattutto per la regione beneventana, fu preavvertito, 15 minuti
prima, da una scossa leggera che fece limitare, così per dire, il numero delle vittime che
pure ammontavano, secondo alcuni, a ben 15 mila circa.
Terremoto del 8 settembre 1694 – Irpina, Basilicata – X grado.
La zona epicentrale che rimase più disastrata durante questo violento terremoto fu il
triangolo fra Calitri, Teora e Guardia dei Lombardi. Il movimento tellurico, però, interessò
una zona molto vasta comprendente le province di Avellino, Salerno e Potenza, più o meno
corrispondente a quella del sisma del 1980. Per la sola provincia di Avellino si hanno
notizie di 3000 morti;
Terremoto del 14 marzo 1702 – Benevento Ariano– X grado.
Terremoto simile a quello del 1688 ma con dimensioni e danni meno diffusi, fu
caratterizzato da tre scosse successive distanziate tra loro da una decina di minuti. La prima
di esse fu piuttosto contenuta di intensità, facendo da preallarme per le altre due
violentissime scosse che si ebbero da lì a poco. Le aree epicentrali furono: l’area
beneventana e la media valle del Calore fino ad Ariano Irpino.
Terremoto del 29 novembre 1732 – Irpinia– X grado.
Il grande parossismo, conosciuto come terremoto della vigilia di Sant’Andrea, ebbe come
area epicentrale quella compresa fra Ariano, Mirabella, Guardia dei Lombardi e Carife. E’
da considerarsi uno dei più terribili fra quelli che abbiano colpito l’Irpinia.
7
Terremoto del 23 luglio 1930 – Alta Irpinia – X grado.
Primo terremoto distruttivo del ventesimo secolo, a seguito di un intenso sciame sismico
che interessò tutta la provincia dall’inizio del secolo, con valori di intensità fino al VI
grado.
Terremoto del 21 agosto 1962 – Ariano, Melito – IX grado.
Terremoto di cui da parte di qualche ultra cinquantenne si ha ancora personale
memoria. L’area epicentrale è da collocare nei territori di Ariano e Melito Irpino mentre
l’ipocentro fu ad una profondità di 35 Km.
Terremoto del 23 novembre 1980 – S.Angelo, Laviano, Balvano – X grado.
Gli effetti di questo ultimo terremoto, si sono fatti sentire sia nell’Irpinia, la più
martoriata dal sisma con 1762 vittime, ma anche nell’intera Campania, Basilicata e nella
provincia di Foggia, facendo registrare un totale, in termini di vite umane, di 2735 vittime e
8848 feriti.
In particolare la sismicità storica estrapolata e riassunta dal Data Base Macrosismico
Italiano 2011 pubblicato on-line dall'INGV (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11) è di seguito
riportata in tabella 2
Seismic history of Calvi
Tabella 2: terremoti storici estratti dal data base del catalogo macrosismico 2011 dell'INGV.
8
Figura 3: terremoti storici estratti dal data base del catalogo macrosismico 2011 dell'INGV.
Figura 4: isosiste dei terremoti storici di forte intensità.
9
2.3 Pericolosità di base analitica
Come riportato dalla recente normativa sulle costruzioni, NTC (2008), ogni sito è
caratterizzato da una pericolosità sismica di base. Questa è definita in senso probabilistico
come lo scuotimento atteso al bedrock affiorante in un dato sito con una certa probabilità di
eccedenza in un dato intervallo di tempo. Questo tipo di stima si basa sulla definizione di
una serie di dati di input (quali catalogo dei terremoti, zone sorgente, relazione di
attenuazione del moto del suolo, ecc.) al fine di definire parametri di output quali
scuotimento in accelerazione o spostamento per una assegnata finestra temporale. Nello
specifico di tale stima, la pericolosità di base di una generica area è definita come riferita al
substrato rigido affiorante (sottosuolo sismico tipo A) senza considerare amplificazioni
topografiche e/o dovute a particolari assetti geometrici in sottosuolo.
Per l’area microzonata l'interpolazione della maglia dei valori di pericolosità stimati e
definiti dalla normativa, sono riferiti ad un punto ritenuto baricentrico per l'area oggetto
della MS avente le seguenti coordinate e riguardante le seguenti tipologie costruttive:
latitudine: 41,080903
longitudine: 14,834289
Classe: 2 (costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti)
Vita nominale:50
e avente i seguenti parametri sismici
Categoria sottosuolo: A
Categoria topografica: T1 (privo di amplificazione topografica)
Periodo di riferimento: 50anni
Coefficiente cu: 1
Operatività
(SLO)
Danno
(SLD)
Salvaguardia
della vita (SLV)
Prevenzione dal
collasso (SLC)
Probabilità di
superamento (%)
81 63 10 5
Tr: (anni) 30 50 475 975
ag: (g) 0.062 0.083 0.256 0.347
Fo 2.382 2.334 2.306 2.334
Tc*: (s) 0.278 0.294 0.369 0.389
Tabella 3: Pericolosità sismica di base da NTC 2008
10
Inoltre basata sempre sui cataloghi sismici l'analisi di disaggregazione del dato eseguita con
Rexel 3.5 beta ha permesso di conoscere il contributo alla sismicità in termini di
pericolosità spettrale di base (sottosuolo tipo A) per un tempo di ritorno di 475 e per
fabbricati di classe tipologica II, nettamente la più diffusa, riferita all'area di MS. Nel
caso specifico l'analisi di disaggregazione fa riferimento alla probabilità di superamento
dell'ordinata spettrale (figura 5) in riferimento alla magnitudo (M), alla distanza (R) per
differenti periodi spettrali, a 0.0 sec (PGA), 0.5, 1.0 e 1.5 secondi (figura 4). da tale analisi
risulta che per tutte le ordinate spettrali scelte e in particolar modo per la Sa =0.0 (PGA), il
contributo di pericolosità maggiore si ha da terremoti di magnitudo M compresa tra
6.2 e 6.7 ad una distanza R compresa tra 10 e 20 Km.
Disaggregazione per Sa= 0.0 sec (PGA) Disaggregazione per Sa= 0.5 sec
11
Disaggregazione per Sa= 1.0 sec
Disaggregazione per Sa= 1.5 sec
Figura 5: Analisi REXEL della pericolosità di base disaggregata
3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL'AREA.
3.1 Assetto geologico e strutturale regionale
L'area oggetto della MS presenta terreni e strutture tettoniche relative alla fase
tardo-orogenetica di costruzione dell'Appennino Meridionale e più in particolare del
settore campano-molisano. Più in generale il quadro geologico aggiornato del settore
appenninico nel quale ricade l'area in esame, desunto da lavori pubblicistici al riguardo,
permette di ricostruire le condizioni stratigrafiche e paleogeografiche pre-deformative e
di illustrare i rapporti tra evoluzione tettonica e sedimentazione sinorogenica nel corso
delle fasi di costruzione mioceniche e plioceniche del settore esterno della catena sud-
appenninica. In Italia Meridionale, nel settore che comprende Campania, Basilicata e
Puglia, procedendo da Ovest verso Est, si riconoscono principalmente tre distinti
elementi tettonici di un sistema orogenico adriatico-vergente: la Catena, rappresentata
dall’Appennino Campano-Lucano, la fossa Meridionale denominata Avanfossa
Bradanica e l’Avanpaese rappresentato dalla Regione Apulo-Garganica.
12
Nel dettaglio:
"la Catena appenninica s.s.", costituita da una serie di coltri di
ricoprimento a convergenza adriatica e dai depositi di riempimento di bacini che
si impostavano sulle falde in avanzamento. Le coltri e i depositi raggiungono
anche i 15.000 m di spessore e la loro messa in posto avviene essenzialmente
durante il Miocene;
"l'Avanfossa bradanica", composta da terreni plio-quaternari, con
spessori che superano i 3000 m, i quali colmano una depressione dovuta al
ribassamento a gradinata dei carbonati costituenti l'avanpaese ed in parte sono
sepolti sotto le falde appenniniche;
"l'Avanpaese Apulo", che rappresenta una successione di carbonati
neritici mesozoici dello spessore superiore anche ai 6000 m, poggiante su di un
basamento non affiorante (D'Argenio et alii, 1975), ed in graduale
approfondimento verso SW al di sotto delle coltri appenniniche.
L’Appennino meridionale è dunque considerato un edificio tettonico a coltri di
ricoprimento dove l'attuale assetto strutturale è stato determinato essenzialmente dalle
fasi tettoniche mioceniche e plio-quaternarie, che hanno modificato il quadro
paleogeografico mesozoico dato da fasce deposizionali (piattaforme e bacini),
distribuite parallelamente al margine continentale. In riferimento alle sequenze
geologiche presenti nella ristretta area oggetto della MS è utile illustrare le ultime
condizioni e quindi gli ambienti deposizionali intervenuti nelle ultime fasi di
innalzamento della catena nonché di recenti e recentissimi depositi legati primariamente
alle naturali dinamiche continentali di erosione trasporto di tipo fluviale, fluvio lacustre
e a tratti ricoperti a loro volta da depositi piroclastici sia derivati da accumulo che da
caduta.
Con particolare riferimento al Foglio Geologico scala 1:100.000 n. 173
"BENEVENTO" (figura 6) e del Nuovo Foglio Geologico scala 1:50.000 n.432
“Benevento” (figura 7), i terreni affioranti nell’area di studio sono rappresentati da
depositi clastici di ambiente marino, da poco profondo a continentale di età Pliocenica e
Pleistocenica ( Vallario et. Al., 1973) comprendente dal basso verso l’alto i seguenti
complessi litologici:
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Complesso sabbioso e sabbioso-argilloso ( Unità di Ariano, Pliocene
medio-inferiore)
Complesso a prevalenza sabbioso-conglomeratico ( Unità di Ariano,
Pliocene medio-inferiore)
Complesso conglomeratico-sabbioso-argilloso ( depositi Fluvio-Lacustri
dell’Unità di San Giorgio del Sannio, Pleistocene).
Complesso dei materiali Piroclastici (Quaternario)
Prima di passare all’analisi specifica dei complessi che affiorano nel comune,
vengono riportati di seguito alcuni studi effettuati sulle Unità di Ariano e sui depositi
fluvio – lacustri dell’Unità di San Giorgio del Sannio.
Figura 6: Stralcio del Foglio geologico scala 1:100.000 n.173 “BENEVENTO” con
l’individuazione del territorio di San Nicola Manfredi (BN).
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Unità di Ariano Irpino
Questa unità è costituita da sedimenti marini terrigeni di ambiente neritico
depostisi in bacini intra-appenninici e discordanti con il basamento, depositatisi in due
distinti cicli sedimentari: un ciclo del Pliocene medio, i cui sedimenti sono piegati lungo
il margine esterno della catena, ed un ciclo del Plio-Pleistocene, i cui depositi si
presentano sub-orizzontali ed indisturbati. (D’Argenio, 1975). L’intero ciclo
sedimentario pliocenico si è sviluppato in bacini intrappenninici in posizione piggy-
back per effetto di una rapida ingressione marina (Torre & Ciarcia, 1995). I depositi di
questa unità danno luogo ad una successione della potenza di oltre 1500 m, costituita da
un ciclo trasgressivo basale, non sempre affiorante, e da un ciclo regressivo superiore
con spessori molto elevati. Nel dettaglio si riconoscono dal basso verso l'alto (Matano e
Staiti, 1998) :
membro conglomeratico-arenaceo basale,
membro argilloso-siltoso e arenaceo torbiditico,
membro argilloso-marnoso e sabbioso
membro argilloso-sabbioso con silt e sabbie fini
membro sabbioso ed arenaceo
membro canglomeratico-sabbioso di chiusura
Frequenti passaggi laterali si riconoscono tra sabbie, arenarie ed argille.
(Dazzaro et alii, 1988). Il substrato sul quale tali sedimenti poggiano in discordanza
angolare, è rappresentato sia dai depositi del Flysch di S. Bartolomeo sia dai terreni
appartenenti al Flysch Rosso. ( Cantalamessa G. et alii, 1988). Nella zona di Gran
potenza, a sud di Benevento sono presenti argille grigio azzurre ben stratificate, con
sottili intercalazioni di argille siltose molto consistenti e sabbie. Analisi condotte sulle
associazioni micro faunistiche fanno supporre che le argille di Gran Potenza si sono
deposte in mare aperto e poco profondo. ( De Castro Coppa et alii, 1969).
Depositi Fluvio-Lacustri di S. Giorgio del Sannio
Tale successione è costituita prevalentemente da ghiaie mal stratificate,
eterometriche, poligeniche e ben addensate, immerse in una abbondante matrice
sabbiosa giallastra. Alle ghiaie, che formano banchi potenti diversi metri di spessore, si
alternano sabbie grossolane giallastre e argille limose di colore grigio-azzurro o bruno-
giallastro, compatte, talvolta ricche in sostanze organiche; Complessivamente, tali
depositi raggiungono i cinquanta metri di spessore (Pescatore et ali., 1997). La
15
datazione dei depositi riferibili a tale unità viene attribuita dallo stesso Pescatore, al
pleistocene medio-superiore, in quanto riferisce di trovare tale depositi poggianti sui
terrazzi antichi del Calore attribuiti al Riass dal Malatesta (1958).
Nell’area del Foglio 432 “ Benevento” del progetto CARG (Carta Geologica
d’Italia 1:50.000), affiorano 2 unità tettoniche ( unità tettonica di piattaforma
carbonatica e unità tettonica del Fortore), tre unità tardo orogene e depositi quaternari
continentali. L’unità tettonica di piattaforma carbonatica, affiora solo in due piccoli
lembi, nella fascia occidentale del foglio ed è composta da 5 unità informali del
Giurassico – Cretacico, depositate in ambiente di piattaforma carbonatica interna,
prossima al retro margine. L’unità tettonica del Fortore è costituita da una successione
pelagica depositata dall’Oligocene al Miocene inferiore, comprendente la formazione
delle argille varicolori e flysh numidico, su cui poggiano con contatto inconforme le
torbiditi della formazione di San Giorgio del Langhiano- Miocene superiore.
Le tre unità tardo orogene sono rappresentate da:
successione evaporitica costituita dalla formazione gessoso-solfifera;
l’unità di Tufo-Altavilla di ambiente da continentale fino a neritico del
messiniano-pliocene inferione basale;
una successione di ambiente tra neritico di piattaforma e continentale
rappresentata dalla formazione della Baronia ( gruppo di Ariano, Amore et alii,
1988).
I sedimenti quaternari sono tutti di tipo continentale per lo più connessi alle
attività dei principali corsi d’acqua ( supersintema del Fiume Calore) e alla presenza di
un bacino lacustre. Per tali sedimenti si presenta il problema di distinguere e
cartografare correttamente, in corrispondenza della valle del fiume Calore, i depositi
alluvionali antichi e i depositi fluviali e lacustri, in parte più recenti e in parte più
antichi dei primi, poiché presentano le stesse litologie ghiaiose e sabbiose. Fra i depositi
quaternari spiccano, per la loro diffusione, anche le coperture detritiche ed eluvio
colluviali, derivanti spesso dall’alterazione dei depositi piroclastici. Questi sono
presenti in lembi residui di limitata estensione e sono connessi all’attività dei vulcani
Somma-Vesuvio e di Roccamonfina e del distretto dei Campi Flegrei.
16
Figura 7 : Stralcio del Nuovo Foglio geologico scala 1:50.000 n.432 “Benevento” con l’individuazione
del territorio del comune di San Nicola Manfredi (BN).
17
3.2 Caratteristiche litostratigrafiche
Nella specifica area di MS, il substrato è costituito da depositi pliocenici, con
sequenza granulare diretta che va da limi e limi argillosi fino a sabbie addensate
arenarie e conglomerati che è tipica di ambienti formatesi in bacini continentali
prevalentemente di transizione. Tali depositi sono in diretto contatto con le falde
mioceniche di ricoprimento dell'Unità Sannitica che sono a loro volta prevalentemente
costituite da depositi argilloso marnosi e calcareo argillosi. Dalle carte geologiche
ufficiali si evince che per l'area di MS la tettonica abbia interessato limitatamente tali
depositi ma che comunque abbia contribuito a definire paleo-depressioni sulle quali si
sono imposti reticoli fluviali e/o fluvio-lacustri. Tale ambiente, caratterizza gran parte
dell'area di MS ove è presente una deposizione prevalentemente granulare caratterizzata
dalla variazione della componente più fine in ragione della distanza dall'asse dell'antica
depressione, verosimilmente riferibile all'attuale corso del Fiume Calore, e dall'energia
delle acque di circolazione superficiale in relazione anche alle varie ere e periodi di
glaciazione ed interglaciazione. Tale quadro è avallato dal ritrovamento di livelli e
livelletti a granulometria nettamente differenziata all'interno della sequenza a
testimonianza di rapporti granulari eteropici latero-verticali. In aree di raccordo con i
versanti limitrofi tali unità spesso sono interdigitate a deposi detritici prodotti
dall'accumulo di materiale spesso granulometricamente grossolano derivato dal
disfacimento delle facies conglomeratiche ed arenacee dei terreni pliocenici al
contorno. Per quanto riguarda i depositi piroclastici, questi si rinvengono con elevati
spessori in zone di accumulo riferibili a paleoalvei o valli erosionali e /o antiche
depressioni geomorfologiche. Nelle forme di accumulo tali depositi si rinvengono con
commistioni detritiche che identificano condizioni di erosione e trascinamento, del
substrato di antica deposizione, da parte delle masse piroclastiche in continuo
accumulo. Una deposizione piroclastica da caduta di recente deposizione è ascrivibile
alle recenti eruzioni vesuviane tra le quali quella detta di "Avellino" (3700 anni fa),
sembra aver dato il contributo ad oggi maggiormente presente con spessori che
raramente superano i 2 metri.
Quanto precedentemente illustrato è riportato in dettaglio secondo la
classificazione litotecnica per la definizione della carta Geolitologica per la
Microzonazione Sismica.
18
3.2.1 Terreni costituenti il substrato rigido
La GRS (granulare cementato ) consiste in conglomerati composti
da ciottoli, subordinatamente ghiaie, giallastri, rossastri e brunastri
poligenici ed eterometrici generalmente in matrice sabbiosa con
intercalazioni sabbiose e sabbioso-argillose. I clasti sono prevalentemente rappresentati da
frammenti arenitici e calcarei e subordinatamente da calcari selciferi. Le dimensioni
variano tra qualche centimetro ed alcuni decimetri. La matrice può essere di sabbia
grossolana, media o fine di colore giallo-rossastra. Si passa da zone a matrice prevalente a
zone con maggiore addensamento di clasti. Essa può essere sciolta, addensata e, talvolta,
cementata con legante a percentuale variabile. Localmente sono presenti intercalazioni a
grana fine di sabbie argillose.
La CO (coesivo sovraconsolidato) consiste in depositi di argille
siltose e sabbiose, giallastre e grigio azzurre con alternanze di strati e
livelli arenitici poco cementati di qualche centimetro di spessore e di
sabbie incoerenti.
3.2.2 Terreni costituenti il substrato non rigido
La NR (Substrato non Rigido) costituisce la parte più antica della
sequenza pliocenica in cui la componente argilloso-limosa risulta
preponderante rispetto ai litotipi granulari. Tale unità infatti è formata
da siltiti e argille grigio verdastre a tratti scagliose con intercalazioni sabbioso ghiaiose.
Quando affioranti, tali terreni mostrano scarse qualità fisico meccaniche anche perché
soggette all'azione di weathering delle acque episuperficiali circolanti. Spesso in
affioramento sono coinvolte da fenomeni gravitativi di versante. Tuttavia quando
riscontrati nei sondaggi mostrano buone caratteristiche fisico meccaniche che sembrano
aumentare in relazione alla profondità di rinvenimento.
19
3.2.2 Terreni di copertura
Depositi Quaternari Fluvio-Lacustri
Si tratta di depositi eterometrici ed eterogenei ad ambiente di
sedimentazione epicontinentale e continentale riferibile a condizioni
fluviale, fluvio-lacustre, palustre e di falda detritica. Gli elementi
costitutivi prevalentemente granulari provengono sia dallo
smantellamento dei sedimenti mesozoici che dai cicli di sedimentazione
mio-pliocenica. Frequentemente costituiscono delle risedimentazioni,
anche con intercalazioni lievemente cementate, sia per fenomeni
evaporatici che per circolazione idrica interstiziale.
Nel complesso è possibile distinguere i seguenti depositi:
Depositi ghiaiosi-limosi (GMfd)
Trattasi di ghiaie e ciottoli mal stratificati in matrice prevalentemente sabbiosa e
sabbiosa-limosa. I clasti all'interno della matrice risultano essere di dimensione
prevalentemente decimetrica a spigoli sub arrotondati con una disposizione caotica. La
natura dei tali clasti risulta essere poligenica in similitudine ai conglomerati pliocenici
alloctoni ubicati a monte dei versanti. Quindi è da ritenersi che tali depositi siano in
parte dovuti ad accumuli gravitativi di versante intervallate falla facies fluvio lacustre.
Si rinvengono soprattutto nella parte ovest della frazione di Santa Maria Ingrisone e ai
margini del centro urbano di San Nicola Manfredi.
Depositi sabbioso-ghiaiosi (SWfd)
Si tratta di sabbie grossolane con ciottoli di dimensione e natura eterogenea
generalmente poco cementate e spesso in alternanze di banchi, strati e lenti francamente
sabbiosi o sabbioso-siltosi o sabbioso-ghiaiosi con frequenti intercalazioni di livelli e
livelletti di argille siltose giallastre, verdastre o grigio-azzurre. La potenza complessiva
di tali depositi è tra 15 e 20 m di spessore. Si ritrova maggiormente nella parte sud-
ovest dell’area di MS.
20
Depositi sabbioso-limosi (SMlc)
Sono rappresentati da alternanze di livelli di sabbie limose giallastre-brunastre e limi
sabbiosi, quasi a formare una miscela di sabbia e limo. Tali depositi di spessore
consistente anche di 20 – 25 mt affiorano in quasi tutta l’area di MS.
Depositi piroclastici (SPig)
I materiali piroclastici si rinvengono soprattutto nella parte centrale dell’area di
MS, rappresentando delle coltri di ricoprimento dei substrati mio-pliocenici e quaternari
del fluvio-lacustre con spessore maggiore laddove costituiscono materiale di
riempimento di antiche depressioni e avvallamenti. Litologicamente sono costituiti da
cineriti grigio-brune con lenti e banchi di pomici bianco-giallastre e lapilli scuri. Talora
si rinvengono in serie stratigrafiche di lapilli-pomici-scorie in matrice cineritica
apparentemente compatte e altrove in sacche di sabbie vulcaniche. Spesso nelle parti
basali le cineriti presentano dei processi di argillificazione costituendo degli orizzonti
particolarmente cedevoli.
3.3 Sezioni litotecniche
In ottemperanza a quanto previsto dall'IMCS 2008 e dallo Standard di
Rappresentazione e di Archiviazione Informatica, e al fine di rendere definiti i rapporti
stratigrafici tra le varie sequenze e unità litologiche presenti nell'area di MS, sono state
eseguite due sezioni geologiche, AA’ ( di circa 3500 m) e BB ‘( di 3000 m), in cui la
restituzione grafica è stata effettuata considerando le quote in scala decuplicata rispetto
alla distanze.
Dalla sezione AA, la più lunga, si evidenzia maggiormente come il substrato
geolitologico è rappresentato dalle successioni plioceniche conglomeratiche indicate
con GR e da quelle siltose indicate con CO. Si rinvengono in affioramento solo in
piccole aree e costituiscono l’ossatura del versante a sud ovest dell’area di MS. Al
disopra si rinvengono sia depositi di falda detritica che depositi di ambiente fluviale e
lacustre, con coperture piroclastiche. La parte nord della sezione è caratterizzata dalla
presenza del substrato non rigido stratificato NRS. Tale unità infatti è formata da siltiti
21
e argille grigio verdastre a tratti scagliose con intercalazioni sabbioso ghiaiose. Al
disopra si rinvengono depositi quaternari appartenenti al fluvio-lacustre
Anche nella sezione BB’ il substrato è rappresentato dalle successioni plioceniche
conglomeratiche indicate con GR e da quelle siltose indicate con CO. Il substrato non
rigido stratificato risulta in affioramento lungo i versanti del V.ne San Martino, in cui si
identificano frequenti aree di instabilità.
22
4. DATI GEOGNOSTICI E GEOFISICI.
Nell'area oggetto di MS sono presenti n. 42 sondaggi a carotaggio continuo con alcuni
che intercettano il substrato sia GR che CO, costituiti rispettivamente da conglomerati e
argille siltose, dove sono stati prelevati n.5 campioni indisturbati e realizzate n.4 prove
SPT in foro; sono presenti inoltre n.28 indagini lineare di sismica di superficie attiva
tipo MASW di cui n.5 indagini realizzate ex-novo; all’interno dei sondaggi 11 e 39 è
presente anche un’indagine di sismica in foro tipo Down Hole.
Tutti i dati sono stati archiviati secondo quando previsto dallo standard di archiviazione
per le microzonazioni sismiche precedentemente citato e riportati sulla carta delle
indagini.
5. MODELLO GEOLOGICO DEL SOTTOSUOLO
Nell'area di MS il modello geologico tecnico del sottosuolo risulta abbastanza lineare,
infatti vediamo la presenza, in tutta l’area di due unità di base che rappresentano il
substrato rigido ovvero GR e CO. La parte superiore del substrato rigido è costituita da
alternanze di lenti, banchi e starti di materiali sabbiosi, sabbioso-limosi, limo-sabbiosi
appartenenti al fluvio-lacustre. Le coperture nella maggior parte dell’area di MS sono
costituite da depositi piroclastici.
In tale ambito, per la microzonazione di primo livello, le zone sismiche sono state
rappresentate tramite verticali litostratigrafiche con attinenza alle condizioni di
amplificazione ovvero ai rapporti di impedenza ma anche di spessore soprattutto dei litotipi
meno rigidi. A tal proposito, nell'area sono stati riconosciuti nove modelli che potrebbero
caratterizzare differenti risposte per una stessa sollecitazione sismica al substrato. In
particolare, i modelli proposti e riportati sulla carta di microzonazione sismica di 1 livello
riguardano condizioni locali in cui non è stata considerata la litologia dei terreni nei primi 3
metri.
23
Le zone stabili riguardano aree di versante o comunque a
quote più elevate ove la litologia è riferita a conglomerati,
sabbie addensate ed arenarie, in tali aree tuttavia localmente
possono riscontrasti condizioni di degrado riducenti la rigidità
superficiale di tali litotipi.
Le zone stabili suscettibili di amplificazione locale comprendono anche il substrato non
rigido composto da limi e limi argillosi (ZONA1) che in affioramento mostra una vasta
zona di alterazione per weathering salvo poi
riacquistare rigidità con la profondità. Prove
geofisiche tipo masw hanno mostrato che, in alcuni
casi, già a 25 metri, tali depositi, assumono velocità
delle onde di taglio maggiori di 600 m/s. L' NRS,
quando non in affioramento, per buona parte
dell'area risulta essere ricoperto prevalentemente da
depositi fluvio-lacustri (ZONA7 e ZONA8). Per
quanto riguarda il substrato rigido GR e CO,
anch’essi risultano per la maggior parte ricoperti da
depositi detritici antichi di versante
granulometricamente ascrivibili a ghiaie sabbioso
limose (ZONA3, ZONA4, ZONA5, ZONA6,
ZONA9 ).
24
Molte di tali sequenze sono inoltre ricoperte da depositi piroclastici, ascrivibili a sabbie
scarsamente classate e addensate SPig, che nello specifico hanno prodotto modelli anche
in base allo spessore, è stata quindi operata una suddivisone in relazione a depositi di
spessore minore e maggiore a 6.00 metri (ZONA 2, ZONA5, ZONA8).
6. INTRPRETAZIONI E INCERTEZZE
Il cospicuo numero di dati relativo, sia ad indagini geognostiche sia i risultati di prove a
carattere geotecnico ma ancor di più a carattere geofisico, hanno permesso di caratterizzare
in dettaglio l'area oggetto di MS, limitando quelle che sono le incertezze e quindi le scelte
interpretative . Tuttavia, pur avendo un buon ricoprimento areale delle indagini, non è stato
possibile definire per tutta l’area, in maniera diretta l'andamento e quindi le profondità del
substrato quando questo raggiunge profondità maggiori di 30 metri.
Per quanto riguarda condizioni geolitologiche predisponenti a fenomeni di liquefazione è
da evidenziare, che così come definito dagli ICMS 2008, studi di livello successivo
dovranno essere rivolti all'analisi di suscettibilità di tale fenomeno. In questo ambito è da
evidenziare che anche se la natura granulare di buona parte dei depositi presenti in
superficie è predisponente a fenomeni di liquefazione, l'occorrenza di tali fenomeni è da
relazionare alle condizioni di addensamento nonché di circolazione idrica. Nello specifico
è da evidenziare che se da un lato i depositi fluvio lacustri risultano abbastanza addensati
ed eterometrici con una buona rigidità dinamica, dall'altra i depositi piroclastici ascrivibili a
sabbie scarsamente classate risultano essere sciolte e relativamente con una scarsa rigidità
dinamica.
25
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San Nicola
Mandredi
349.4372.7
406.3
447.1
416.1
407.5
443.3
433.9
406.0
392.9
427.5
412.4
406.5
395.8
368.8
387.7
388.6
395.7 324.9
322.2
333.6
341.0
344.9346.2
331.7
322.2
325.7
336.0
362.7
361.9
358.0
376.1
376.8
366.8
367.9
366.7
362.5
350
325
325
350
350
325
Santa Maria Ingrisone
Ba
rr
a
Ma
cc
a
340.3
368.1
366.5
358.3
356.3
357.5
349.3
351.5
353.7
351.1
354.7
346.5 343.1
344.5
343.5
341.2
342.7
342.6
340.2
333.7
339.0
333.4
338.7
332.8
336.7
335.7
335.1
338.3
332.6
331.0
327.2
326.4
327.8
321.9
317.8
317.5
317.6
317.5
317.6
320.6
318.1
323.0
322.6
318.7
321.8
319.6
321.7
319.2
317.1
311.5311.8
316.8
316.8
317.3
306.1
302.3
307.1
302.3
307.9
304.3
308.5
307.3
299.2
297.5
298.1
299.8
302.0
287.0
292.6
288.0
290.4
293.3
291.0
283.6
285.8282.4
282.2
278.6272.1
275.2
276.5
383.7
36
357.2
362.5
361.6
359.6
356.6
358.6
356.2
349.5
350.4
349.1
352.6
351.7
352.7
349.7
342.2
343.5
346.0
337.8
336.7
334.9
336.0
336.3
336.4
335.2
326.9
331.8
331.6
327.1
331.7
328.0
327.9
326.9
331.9
329.6
323.9
319.2
321.7
317.4
303.2
302.3
301.9
298.2
291.4
290.0
282.5
282.4
280.5
265.7
262.0
350
325
350
325
350
325
300
325
350
275
300
350
350
375
325
300
275
300
350
275
325
S.S N. 7
Masseria
Montebello
Masseria
Piaghetta
Masseria
Capozzi
Masseria
Bosco
Masseria
Pietrabianca
Santa
Maria Ingrisone
KM. 270
RAC
CO
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AUTO
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363.2
363.8354.1
344.2
345.1
340.3
343.0
329.8
329.4
328.6
331.5
329.1
331.0
326.8326.5
327.5
328.0
326.9
325.9
321.2
322.9
320.7
321.0
319.0
314.0
315.6
318.0
318.1
311.7
307.5
302.9
306.2
307.2 305.9
299.3
302.5
302.5
292.5
297.4
296.8
295.6
292.4
297.1
288.3
291.0
291.4
292.2
288.0
286.5
282.8
287.0
285.0
278.2
280.9
278.0
280.8
278.3
281.8
279.3272.3
276.4
268.0
270.1
262.0
263.3
258.6
260.0
252.1255.4
252.3
248.4
237.8
233.5
232.9
231.9
226.5
227.3
322.9
308.8
309.8
304.2
307.1
293.6
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1
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1
§COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI
0 200 400100 Metri
Legenda
Sondaggio a carotaggio continuo
Prova penetrometrica in foro (SPT)
Sondaggio da cui sono stati prelevati campioni
Prova sismica in foro tipo Downhole
Indagini puntuali
Sondaggio a carotaggio continuo che intercetta il substrato
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MASW
Profilo sismico a rifrazione
Indagini lineari
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WM
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RS
A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7
MICROZONAZIONE SISMICA
Carta delle indagini
scala 1 : 5000
Regione Campania
Comune di San Nicola Manfredi
Regione
CAMPANIA
Soggetto realizzatore
Dott. Geol. Gerardo GRELLE
Dott. Geol. Luca PIPICELLI
Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO
Elaborazioni GIS
Dott.ssa Laura BONITO
Data
01/03/2013
San Nicola
Mandredi
349.4372.7
380.3
406.3
447.1
416.1
407.5
443.3
433.9
406.0
392.9
427.5
412.4
406.5
395.8
368.8
387.7
388.6
395.7 324.9
322.2
333.6
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344.9346.2
331.7
322.2
325.7
336.0
362.7
361.9
358.0
376.1
376.8
366.8
367.9
372.2
366.7
362.5
350
325
325
350
350
325
350
Santa Maria Ingrisone
Ba
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340.3
368.1
366.5
358.3
356.3
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351.5
353.7
351.1
354.7
346.5 343.1
344.5
343.5
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342.6
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340.2
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336.7
335.7
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316.8
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351.7
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327.9
326.9
331.9
329.6
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319.2
321.7
317.4
303.2
302.3
301.9
298.2
291.4
290.0
282.5
282.4
280.5
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262.0
350
325
350
325
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325
S.S N. 7
Masseria
Montebello
Masseria
Piaghetta
Masseria
Capozzi
Masseria
Bosco
Masseria
Pietrabianca
Santa
Maria Ingrisone
KM. 270
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322.9
320.7
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318.4
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315.6
318.0
318.1
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302.5
302.5
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297.1
288.3
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291.4
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278.2
280.9
278.0
280.8
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263.3
258.6
260.0
252.1255.4
252.3
248.4
237.8
233.5
232.9
231.9
226.5
227.3
322.9
308.8
309.8
304.2
307.1
293.6
286.0
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325
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300 300
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250
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°
§
COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI
0 200 400100 Metri
Legenda
Zone stabili
Zone stabili suscettibili di
Zone suscettibili di instabilità
Forme di superficie e sepolte
Faglie
Picco isolato
Faglia diretta non attiva (certa)Faglia diretta non attiva (presunta)
Instabilità di versante: Attiva
Instabilità di versante: Quiescente
Zona 1
Zona 2
Zona 3
Zona 4
Zona 5
Zona 6
Zona 7
Zona 8
Zona 9
Substrato granulare cementato
°
amplificazione locale
A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7
MICROZONAZIONE SISMICA
Carta delle microzone omogenee
in prospettiva sismica scala 1 : 5000
Regione Campania
Comune di San Nicola Manfredi
Regione
CAMPANIA
Soggetto realizzatore
Dott. Geol. Gerardo GRELLE
Dott. Geol. Luca PIPICELLI
Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO
Elaborazioni GIS
Dott.ssa Laura BONITO
Data
01/03/2013
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
Ø Ø Ø Ø Ø Ø
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346.5 343.1
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343.5
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308.8
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293.6
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255.4
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NR
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SP
§COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI
Legenda
GM
SM
SP
GR
NR
SW
Terreni di copertura
ghiaie limose, miscela di ghiaia, sabbia e limo
granulare cementato
sabbie limose, miscela di sabbia e limo
sabbie pulite con granulometria poco assortita
substrato geologico non rigido
sabbie pulite e ben assortite, sabbie ghiaiose
Traccia della sezione geologica rappresentativa
del modello del sottosuolo
Faglia diretta non attiva (certa)
Faglia diretta non attiva (presunta)
Substrato geologico rigido/non rigido
Instabilità di versante
Elementi tettonico strutturali
colata - attiva
colata - quiescente
scorrimento - attivo
scorrimento - quiescente
Forme di superficie e sepolte
sondaggio che ha raggiunto il substrato rigido
sondaggio che non ha raggiunto il substrato rigido
profondità della falda in aree con sabbie e/o ghiaie
Elementi geologici e idrogeologici
µ
!!
!!
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Giacitura strati
° Picco isolato
Ø Ø
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complessa - quiescente
30
0 200 400100 Metri
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MICROZONAZIONE SISMICA
Carta geologico-tecnica
scala 1 : 5000
Regione Campania
Comune di San Nicola Manfredi
Regione
CAMPANIA
Soggetto realizzatore
Dott. Geol. Gerardo GRELLE
Dott. Geol. Luca PIPICELLI
Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO
Elaborazioni GIS
Dott.ssa Laura BONITO
Data
01/03/2013
CO coesivo sovraconsolidato