Proposte diritto allo studio

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Il sistema del diritto allo studio nella regione Lazio ha subito, negli ultimi anni, un vero e proprio collasso, come emerge dal dato relativo alla percentuale di copertura degli aventi diritto che ha visto dal 2010 una progressiva diminuzione passando dall' 82% ad un vergognoso 61% nell' anno corrente, a ciò si aggiungono gli strutturali ritardi che, oramai da due anni, caratterizzano l' erogazione delle borse di studio.

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I DIRITTI NON SONO UN LUSSO

LINK ROMA – SINDACATO UNIVERSITARIO

PROPOSTE PER UNA NUOVA IDEA DI DIRITTO ALLO STUDIO NEL LAZIO

Il sistema del diritto allo studio nella regione Lazio ha subito, negli ultimi anni, un vero e proprio collasso, come emerge dal dato relativo alla percentuale di copertura degli aventi diritto che ha visto dal 2010 una progressiva diminuzione passando dall' 82% ad un vergognoso 61% nell' anno corrente, a ciò si aggiungono gli strutturali ritardi che, oramai da due anni, caratterizzano l' erogazione delle borse di studio.La drammatica situazione che si è venuta a creare è, sicuramente, in parte conseguenza di una politica nazionale volta al decurtamento dei finanziamenti per il diritto allo studio ma bisogna evidenziare come la responsabilità maggiore sia da imputare all' istituzione regionale che, negli ultimi anni, ha completamente azzerato i fondi regionali per il dsu.La conseguenza diretta di tali politiche è stata un calo delle immatricolazioni negli atenei laziali, sicuramente dato da imputare alla completa assenza di interventi diretti tanto alla tutela degli studenti meno abbienti quanto alla garanzia di un welfare adeguato per l' intera componente studentesca.Da anni, Link Roma si batte per la tutela del diritto allo studio in questa regione attraverso sia un piano vertenziale sia attraverso pratiche di conflitto per porre fortemente il tema della necessità di un' inversione di tendenza delle politiche attuali e per garantire realmente la tutela degli studenti 'capaci e meritevoli ma privi di mezzi'.In quest' autunno siamo stati impegnati, insieme a tantissimi studenti, nell' occupazione dello studentato di via Cesare De Lollis per denunciare la vergognosa situazione che si è venuta a creare nel Lazio in cui ben 6454 studenti, pur avendone diritto, sono rimasti privi di borsa di studio.Riteniamo inaccettabile che un' istituzione regionale possa tollerare quanto sta avvenendo attualmente in questa Regione in cui tantissimi studenti fuorisede stanno ritornando nelle proprie città d' origine, abbandonando il proprio percorso formativo perché non si posso più permettere di studiare.E' chiaro vi sia la necessità di una forte discontinuità rispetto al passato, soprattutto nel considerare l' istruzione e il diritto allo studio non come una semplice voce di bilancio da tagliare ma come una risorsa su cui investire, come una reale ricchezza per questa Regione.Di seguito riportiamo le nostre proposte sul diritto allo studio nella Regione lazio, elaborate collettivamente sulla base dell'esperienza che abbiamo accumulato nel corso di questi anni battendoci sempre dalla parte degli studenti, affinché il diritto allo studio fosse tutelato e garantito in tutte le sue forme.

CONTATTI: Diana Armento, coordinatrice Link Roma 333/4490172 ([email protected]) Federica Borlizzi, 3299245536 ([email protected]) e Clara Mascia, 3883474641 ([email protected]), responsabili Diritto allo Studio Link Roma

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Diritto allo studio

Premessa:

Prima di iniziare un’ analisi sullo stato del sistema di diritto allo studio nel Lazio ci sembra necessario evidenziare come chi ambisca a governare questa Regione, qualora abbia realmente a cuore la tutela di un diritto fondamentale quale il diritto allo studio, debba necessariamente porsi il problema di come porre immediato rimedio a quei 6454 studenti che, nell’ anno corrente, sono rimasti privi del beneficio cui avrebbero diritto. A riguardo riteniamo indispensabile che la nuova giunta regionale stanzi, entro i primi mesi di mandato, un finanziamento straordinario da destinare al “Fondo Regionale di Integrazione delle borse di studio”.

Analisi del sistema di diritto allo studio nel Lazio:

Nell’ arco di pochi anni il sistema di diritto allo studio in questa regione ha subito un vero e proprio collasso. A riguardo riteniamo necessario porre l’ attenzione su una serie di dati.

1) Fondo Regionale di Integrazione borse di studio:

2009/2010: 68.974.278,39 2010/2011: 55.535.222,13 2011/2012: 800.000,00 2012/2013: 0.00 2013/2014: 0.00 2) Fondo Statale di integrazione borse di studio: 2010/2011: 44,9 milioni di euro 2011/2012: 12 milioni di euro 2012/2013: 18 milioni di euro 2013/2014: 12 milioni di euro 3) Gettito tassa regionale per il diritto allo studio: 2010/2011: 34,9 milioni di euro 2011/2012: 29 milioni di euro 2012/2013: 33,9 milioni di euro 4) Graduatorie 2012/2013: Aventi Diritto: 16.516 di cui Matricole: 5978 Anni Successivi: 10.324 Dottorandi: 214

- Vincitori: 10.062 di cui Matricole: 2.143 Anni Successivi: 7.809 Dottorandi: 105 - Idonei Non Vincitori: 6.454 di cui Matricole: 3.830

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Anni Successivi: 2.515 Dottorandi: 109

5) Numero di Vincitori nel Lazio 2009/2010: 20.819 2010/2011: 16.387 2011/2012 12.197 2012/2013: 10.062

L'importo della borsa di studio è costituito, almeno in teoria, da tre integrazioni, una di derivazione regionale, una di derivazione statale e una integrazione derivante dal gettito della tassa regionale per il diritto allo studio.

Se osserviamo l'andamento delle tre integrazioni si evince che:1)Il fondo integrativo regionale per le borse di studio ha subito, nel 2012/2013, un taglio del 100% rispetto agli anni precedenti; 2)Il fondo integrativo statale per le borse di studio subirà nel prossimo anno un taglio del 72% rispetto al 2010/2011 3)Il gettito della tassa regionale per il diritto allo studio ha subito una diminuzione di circa un milione di euro, nonostante ex decreto n. 68/2012 l'importo di tale tassa sia aumentato di 21 euro pro capite. Bisogna sicuramente evidenziare come a livello nazionale si sia progressivamente decurtato il fondo integrativo statale per le borse di studio (passato da 246 milioni nel 2009 a 103 milioni nel 2013) con inevitabili ripercussioni sul sistema di diritto allo studio nelle varie regioni. Premesso ciò, troviamo fortemente allarmante il dato relativo al fondo integrativo regionale per le borse di studio; infatti esaminando il piano triennale 2011-2013 si rimane allibiti dall'irresponsabile comportamento della precedente Giunta che, violando qualsiasi principio costituzionale, ha ridotto drasticamente i finanziamenti regionali per le borse di studio, passati da un importo di circa 68 milioni di euro nel 2009/2010 ad un inammissibile "zero" nell'anno corrente. Sono dati che evidenziano come l’ istituzione regionale si sia sottratta completamente alla tutela di un diritto fondamentale, qual è il diritto allo studio, senza tener conto delle gravi ripercussioni che ciò determina sulle migliaia di studenti che, pur avendone diritto, si vedono privati di un sussidio necessario per poter affrontare il proprio percorso formativo.

Osservando l'andamento dei dati relativi al fondo regionale per le borse di studio negli ultimi 4 anni si evince come la riduzione di tali finanziamenti abbia inciso in maniera diretta sull'erogazione dei benefici da parte di Laziodisu. Infatti, se nell'anno 2009/2010, a fronte di un finanziamento regionale di circa 69 milioni di euro, l'ente riusciva a garantire la copertura economica per ben 20.819 aventi diritto, nell'anno in corso, con un finanziamento regionale azzerato, si è assistito ad un dimezzamento del numero dei vincitori (10.062). E, se è stato possibile garantire questo livello minimo di prestazione, lo si deve, in primo luogo, al gettito della tassa

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regionale sul diritto allo studio; gli studenti sono quindi divenuti, paradossalmente, i primi finanziatori di un loro stesso diritto.

L’ irresponsabile comportamento della precedente giunta regionale ha portato, negli ultimi due anni a continui ritardi nell’ erogazione delle borse di studio e nell’ anno corrente al record di idonei non vincitori nel lazio. Infatti, attualmente sono 6454 gli studenti che, pur avendo raggiunto i requisiti di redditi e di merito richiesti dal bando di concordo, sono privi di borse di studio.Preoccupante,a riguardo, è la situazione relativa alle matricole: su 5974 aventi diritto ben 3830 sono gliidonei non vincitori (il 64% del totale) , coprendo fino ad un massimo di Isee di 5.800 euro. Dunque neanche chi ha un reddito annuo al di sotto della soglia di povertà ha, in questa regione, ricevuto la borsa di studio.

Proposte: difendere il diritto allo studio, tutelare la mobilità sociale:La drammatica situazione descritta palesa come, negli ultimi anni, il diritto allo studio sia stato considerato dall’ istituzione regionale non come una risorsa su cui investire ma come semplice voce di bilancio da tagliare.E’ ovvio che a riguardo sia necessaria un’ immediata inversione di rotta, attraverso delle politiche sul diritto allo studio orientate realmente alla tutela degli studenti ‘capaci e meritevoli ma privi di mezzi’ e alla difesa della mobilità sociale.In merito a ciò, riteniamo essenziale che la nuova giunta si impegni a:

1)Garantire la copertura totale degli aventi diritto;

2)Considerare, per quanto concerne il criterio Isee, soggetto beneficiario lo studente con reddito inferiore ai 20.000 euro annui;

3)Ripristinare il contributo alloggio all’ interno del bando di concorso 2013/2014;

4)Creare un’ ulteriore categoria di aventi diritto, ossia gli studenti con Isee compreso fra i 21.000 euro e i 25.000 euro annui, che pur non beneficiari di borsa di studio possano, dato il reddito medio-basso, usufruire -previa richiesta- di determinati benefici ed agevolazioni: contributo alloggio, gratuità del servizio mensa, esenzione dal pagamento della tassa regionale. La stesura del nuovo piano triennale 2014- 2016 potrà essere sicuramente l’ occasione per segnare una reale discontinuità rispetto alle politiche sul diritto allo studio messe in campo negli ultimi anni. A riguardo vorremmo puntualizzare come l’ obiettivo della copertura totale degli aventi diritto non si possa ritenere raggiunto qualora si proceda –come nelle intenzione della precedente giunta- ad una razionalizzazione del numero dei vincitori attraverso una riduzione della soglia isee (che deve rimanere fissata a 20.000 euro annui) e un, contestuale, aumento delle quote relative al merito.Riteniamo essenziale che i 60 milioni di euro l’ anno preventivati per garantire i benefici ai circa 21.000 studenti aventi diritto, debba essere un finanziamento che

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annualmente l’ istituzione regionale si impegni a destinare al Fondo integrativo regionale per le borse di studio.Al fine di garantire un’ allocazione delle risorse realmente orientata alla tutela degli studenti meno abbienti,vorremmo evidenziare come sarebbe opportuno destinare alle borse di studio i contributi stanziati dalla Stato alla Regione per il ‘Fondo per la concessione di prestiti fiduciari’ e altresì riteniamo necessario non procedere al rinnovo delle convenzioni che l’ istituzione regionale ha previsto, nel piano triennale 2011-2013, con le università non statali (L.U.M.S.A.,L.U.I.S.S.,Università Campus Bio-Medico, Scuola Superiore Mediatori Linguistici, Libera Università San Pio V) e con le università telematiche (Guglielmo Marconi Roma,UNITELMA Roma, UNINETTUNO Roma, Mercatorum Roma).Siamo convinti, a riguardo, che onde evitare il riproporsi di tali convenzioni sia necessario procede all’ abrogazione del III comma punto a) e IV comma dell’ art 8 della legge regionale n.7 del 18 Giugno 2008.

Un capitolo a parte merito le problematiche riguardanti il bando di concorso laziodisu, a riguardo risulta essere necessario che la Regione, di concerto con l’ ente regionale per il diritto allo studio e le rappresentanze studentesche, elabori delle linee guida per la stesura del suddetto bando di concorso in cui si tenga conto della necessità di:

1)Rivedere il cosiddetto ‘Coefficiente di merito normalizzato’,parametro di assegnazione dei benefici per gli anni successivi al primo, dando maggior peso in tale proporzione al criterio reddituale in luogo del criterio di merito;

2)Procedere alla creazione di due distinte graduatorie per le matricole delle lauree triennali e le matricole delle lauree magistrali;

Residenze universitariePremessa: Anche in questo caso, prima di passare all’ analisi degli interventi per l’ edilizia universitaria nel Lazio, ci sempre opportuno evidenziare come sia necessario, entro i primi mesi di mandato, assegnare ai ben 1027 studenti che, pur avendone diritto, sono rimasti privi di posto alloggio quantomeno il contributo monetario per l’ affitto. Analisi delle residenze universitarie nel Lazio:Ulteriore emergenza verificatasi quest’ anno nella Regione Lazio è stata quella dei posti alloggio:problematica circoscritta alla metropoli romana, essendo Laziodisu riuscita a garantire per le province di Latina e Cassino la copertura totale degli aventi diritto.Esaminiamo a riguardo alcuni dati rispetto alla situazione dei posti alloggio nella capitale: Posti Alloggio –Roma Graduatoria 2012/2013:

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1) Totale: 2749 Aventi Diritto 1512 Vincitori 1235 Idonei non Vincitori (-208= 1027) 2) Matricole: 1323 Aventi Diritto 370 Vincitori 953 Idonei non Vincitori 3) Anni Successivi: 1375 Aventi Diritto 1093 Vincitori

282 Idonei non Vincitori

Posti Alloggio Roma- Lazio - 2011: Lazio_2230 Roma_1922 - 2012/2013: Lazio 2112 Roma 1766 potenziali /1595 effettivi (- 110 De Lollis e 61 Casalbertone = 171 posti)

Per quanto riguarda la situazione degli alloggi all'interno della città di Roma, si può osservare dai dati come nell'anno 2012/2013 siano soltanto 1512 i vincitori di posto alloggio a fronte dei 2749 aventi diritto. I restanti 1235 sono studenti che, pur essendo in possesso dei requisiti richiesti dal bando di concorso per avere accesso ai benefici, non potranno usufruire degli stessi, causa la mancanza di strutture in grado di ospitarli. Inoltre, dei 1235 studenti idonei non vincitori ben 953 sono matricole, e quindi soggetti all'inizio del loro percorso universitario che non possono usufruire di un servizio indispensabile quale il posto alloggio.

Confrontando il bando 2011/2012 con il bando 2012/2013 si può, inoltre, notare una sensibile diminuzione dei posti alloggio su Roma che da 1922 sono divenuti 1766; a ciò si aggiunge un'incongruenza tra il numero dei posti alloggio previsti nel bando 2012/2013 e quelli effettivamente assegnati: infatti, nei 1766 posti potenziali sono stati contemplati anche 110 posti della residenza universitaria A. Ruberti e 61 della residenza E. Tarantelli che, allo stato attuale, non sono in realtà agibili. Bisogna evidenziare come la contrazione del numero dei posti alloggio su Roma sia dovuta a due fattori fondamentali:

1) La ristrutturazione di ben tre residenze universitarie in contemporanea (Boccone del Povero, N.Federici, V Maramma). A tal proposito bisogna sottolineare come sia stata la cattiva gestione degli studentati da parte di

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Laziodisu, che ha trascurato l'ordinaria e costante manutenzione degli edifici, a determinare poi la necessità di chiudere gli stabili per permetterne una ristrutturazione completa.

2) L’ approvazione di una delibera nel luglio del 2011, da parte del cda di Laziodisu, che assegnava il 20% delle stanze all’ interno delle residenze universitarie a privati a prezzo di mercato (380 euro per una singola, 240 euro per una doppia). La Delibera è stata ritirata dal Cda nella seduta del 21 novembre 2011 a seguito delle proteste organizzate dagli studenti, con conseguente assegnazione agli aventi diritto dei 208 posti,precedentemente dati in locazione.

Tanto la mancanza di un’ ordinaria manutenzione delle residenze universitarie, quanto la decisione dell’ Ente Regionale di speculare sugli affitti dei posti alloggio, palesano sicuramente delle scelte irresponsabili operate da Laziodisu. Bisogno,tuttavia, evidenziare come la Regione Lazio abbia un debito nei riguardi dell’ Ente Regionale per una somma superiore a 80 milioni di euro, situazione che ha sicuramente compromesso la capacità dell’ Ente stesso di assolvere pienamente alle sue funzioni.

Passando all’analisi del piano triennale della Regione 2011-2013, nella sezione relativa alle risorse finanziarie, si può osservare la volontà da parte da precedente giunta regionale di investire nella costruzione di nuove residenze; decisione di difficile comprensione, se si tiene conto del fatto che vi sono studentati già completati ma non assegnati a causa dell'impossibilità di affrontare le spese di gestione da parte di Laziodisu (Es. Residenza New Cambridge). Sicuramente quanto detto palesa come negli ultimi anni vi sia stata una politica di allocazione delle risorse priva di ogni criterio di ragionevolezza ed efficienza, orientata ad alimentare la speculazione edilizia piuttosto che a tener conto delle esigenze reali degli studenti. Inoltre, le stesse politiche di costruzione edilizia non hanno tenuto conto di fattori essenziali quali la distanza università/residenza: gran parte degli studentati romani sono collocati in zone periferiche di Roma, nelle quali non è garantito un adeguato sistema di trasporto pubblico, il che comporta notevoli difficoltà per lo studente nello svolgimento delle proprie attività quotidiane. A ciò si aggiungono diversi problemi interni agli stessi studentati, quali la mancanza di una rete wi-fi adeguata alle esigenze di uno studente universitario e la mancanza di spazi di aggregazione e di servizi di foresteria che permettano alle famiglie degli studenti di fare loro visita.

Proposte per una nuova edilizia universitaria:Il quadro prospettato palesa come anche per quest’ ambito sia necessaria un’ immediata inversione di rotta, attraverso delle politiche che si ispirino ai criteri di efficienza e trasparenza nella gestione delle risorse per l’ edilizia.A riguardo riteniamo necessario:

1)Giungere alla copertura totale degli aventi diritto;

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2) Non proseguire la politica di costruzione edilizia ma prediligere, al fine di triplicare in cinque anni il numero di posti alloggio per gli aventi diritto, il recupero di edifici pubblici dismessi;

3)Garantire un adeguato servizio trasporto,che copra tutte le fasce orarie, per le residenze che si trovano in zone periferiche;

4)Garantire in tutte le residenze la presenza di una rete wi-fi; spazi di aggregazione, servizio di Foresteria.

Inoltre pensiamo sia necessario segnare una forte discontinuità anche rispetto alla previsione, contenuta nel piano triennale 2011-2013, di messa a reddito degli alloggi disponibili attraverso il loro affitto a prezzo di mercato. Possibilità che ci auspichiamo non venga rinnovata nel prossimo piano triennale poiché comprometterebbe la possibilità di tutelare realmente gli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi.

Mense

La situazione del servizio mensa nel Lazio è fra le peggiori a livello nazionale, inferiore alla media italiana sia per numero di pasti erogati, che per numero di utenti e costi.

Nelle 23 mense presenti nel territorio regionale viene erogata una media di 6 pasti al giorni, meno della metà della media nazionale (14). Ne risulta una scarsa fidelizzazione degli studenti degli atenei laziali nei riguardi del servizio ristorativo, dovuta principalemente alla bassa qualità del servizio, all’elevato costo e alle difficoltà logistiche di accedervi. A questo va aggiunto che pochissime mense garantiscono l’apertura anche in orario serale, causando forti disagi per gli studenti borsisti che avrebbero diritto a due pasti al giorno e che in molti casi si trovano costretti a dover attraversare tutta la città per poter usufruire del secondo pasto. Dobbiamo inoltre segnalare come negli ultimi anni la politica di Laziodisu sia stata sempre più indirizzata all’esternalizzazione del servizio mensa, con dinamiche anche poco chiare nella gestione degli appalti e nella tutela dei diritti dei lavoratori.

Riteniamo quindi necessario:

1. Rivedere il sistema di fasciazione della mensa universitaria, garantendo la gratuità del pasto per gli studenti vincitori di borse di studio e stabilendo un tetto massimo per i redditi più alti che non vada oltre i 3 euro a pasto. La mensa universitaria costituisce infatti un servizio pubblico che deve garantire prezzi al di sotto di quelli del mercato.

2. Eliminare le convenzioni con soggetti privati, investendo per la realizzazione di nuove strutture

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3. Equiparare il sistema di fasciazione delle mense fra tutti gli atenei della Regione

4. Imporre per ogni mensa l’erogazione del pasto serale e garantire l’apertura delle mense anche nei fine settimana e nei giorni festivi

5. Rendere trasparente l’assegnazione e la gestione del servizio di ristorazione e imporre che vengano mantenuti e tutelati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che vi prestano servizio

Mobilità internazionale

Riteniamo gravissima l’eliminazione del contributo straordinario per la mobilità internazionale dai benefici garantiti da Laziodisu. La possibilità di soggiornare per un periodo all’estero è un’opportunità che non può essere appannaggio soltanto di coloro che possono sostenere autonomamente le spese di viaggio e di vita in un altro Paese. La Regione Lazio deve impegnarsi a ripristinare subito il contributo per gli studenti in Erasmus o che svolgono ricerca tesi all’estero, garantendone l’erogazione in concomitanza con il periodo di soggiorno all’estero dello studente.

Diritto alla mobilità

Garantire il diritto alla mobilità per i soggetti in formazione rientra fra le priorità che la Regione Lazio deve impegnarsi ad assumere. La questione del trasporto pubblico è infatti rimasta troppo a lungo marginale rispetto anche al piano del dibattito sul diritto allo studio, quando invece risulta centrale per la vita degli studenti e delle studentesse in una regione come il Lazio, costituita da un’unica vasta area metropolitana centrale e per il resto da piccoli e medi centri scarsamente collegati fra loro e con la capitale.

Negli ultimi anni abbiamo assistito da una parte a un aumento trasversale dei costi di biglietti e abbonamenti, a cui raramente è seguito un miglioramento reale del servizio, dall’altra alla riduzione delle possibilità di usufruire di riduzioni e agevolazioni per i soggetti in formazione. Ultima in oridine cronologico, la delibera n.52 del 2012 approvata dal Comune di Roma che elimina l’abbonamento mensile ridotto per gli studenti fino ai 26 anni. Va ricordato che la popolazione studentesca costituisce una percentuale notevole fra coloro che utilizzano abitualmente il trasporto pubblico per i propri spostamenti e che nella maggior parte dei casi il trasporto pubblico non rientra fra le scelte ma fra le necessità nella vita di uno studente. Quanto detto è valido tanto per gli studenti fuori sede (che, lo ricordiamo, rappresentano il 40% del totale degli iscritti negli atenei laziali), quanto per quelli residenti e pendolari. Se utilizzare i mezzi pubblici è una necessità, garantirne la possibilità diventa un dovere di cui la Regione si

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deve fare carico, includendolo a pieno titolo fra le questioni da affrontare in materia di diritto allo studio.

Di seguito, riportiamo una sintesi delle nostre proposte:

1. Trasporto gratuito per gli studenti beneficiari di borsa di studio e per quelli il cui reddito risulta inferiore ai 25.000 euro annui.

2. Eliminazione del tetto d’età (26 anni) che limita l’accesso alle agevolazioni sui trasporti.

3. Collegamento di tutte le residenze universitarie gestite da Laziodisu con gli atenei e con il centro delle città, con autobus garantiti anche in orario serale e notturno. Riteniamo infatti che il diritto alla mobilità non possa essere limitato soltanto ad alcune ore della giornata e che sia indispensabile garantire agli studenti che per condizione economica disagiata risiedano negli studentati la possibilità di vivere a pieno la città.

4. Impegno da parte della Regione, in accordo con le istituzioni provinciali e comunali, a istituire convenzioni che riducano almeno del 50% il costo dell’abbonamento al servizio pubblico di trasporti per tutti gli studenti che risultano iscritti a uno degli atenei della regione Lazio.

5. Creazione di un servizio di bike-sharing gestito da Laziodisu e rivolto esclusivamente agli studenti, con possibilità di accedere all’affitto del veicolo in prossimità delle mense universitarie, delle residenze universitarie e delle sedi degli atenei.

6. La presenza di 5 atenei pubblici sul territorio regionale e di un così alto numero di studenti e di studentesse deve essere considerata una risorsa fondamentale per lo sviluppo del territorio, soprattutto in un ambito così strategico quale quello della mobilità. Il sapere e la ricerca possono assumere un ruolo centrale nel ripensamento dei trasporti pubblici, in chiave di efficenza, logista e soprattutto tutela ambientale. Riteniamo quindi che la Regione, in virtù di quella sana collaborazione fra università e territorio, debba istituire e co-finanziare dottorati di ricerca o progetti di ricerca sul tema, che coinvolgano gli stessi studenti iscritti in uno degli atenei laziali.

Accesso alla cultura e servizi

La formazione di uno studente avviene anche e soprattutto attraverso forme di saperi e di cultura non direttamente offerte dalle università e dal proprio percorso accademico. Il tema dell’accesso alla cultura, intendendo con esso la possibilità per un soggetto in formazione di poter frequentare e usufruire di cinema, teatri, concerti, mostre, musei, assume una posizione centrale se si accetta che buona parte della formazione extra-accademica incide in maniera determinante sull’individuo,

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potenziandone le conoscenze e gli orizzonti culturali. Ad oggi, non esiste una sola politica che vada a garantire, tutelare e incentivare la possibilità per gli studenti universitari di accedere ai saperi, situazione differente rispetto a quella degli studenti medi per i quali, con tutti i limiti del caso, è stata pensata e introdotta la carta servizi ministeriale “Io Studio”. Questo ragionamento rientra in quello più ampio del welfare studentesco, la cui inesistenza è una delle più gravi mancanze del sistema d’istruzione italiano, specie se confrontato con quanto avviene negli altri Paese europei. Naturalmente non è possibile pensare di colmare questo gap soltanto a livello regionale, ma crediamo che la Regione possa farsi promotrice di una serie di iniziative:

1. La Regione, in accordo con le istituzioni comunali e provinciali, s’impegna a istituire una Carta Università per la Regione Lazio, fruibile da ogni studente universitario iscritto in uno degli atenei della regione. La Carta deve offrire la possibilità di accedere a riduzioni non inferiori al 50% del costo totale per cinema, teatri, mostre, ed eventi culturali di vario tipo.

2. Gli studenti beneficiari di borsa di studio e quelli con reddito inferiore a 25.000 euro devono avere la possibilità di usufruire dell’accesso gratuito almeno una volta al mese a spettacoli teatrali e cinematografici.

3. L’accesso a musei, monumenti e siti d’interesse archeologico e artistico pubblici dev’essere gratuito per tutti gli studenti iscritti agli atenei della regione.

Più complessa la partita sul piano dei servizi offerti agli studenti, la cui carenza non è imputabile soltanto all’azione dell’ente regionale per il Diritto allo Studio, ma anche e soprattutto agli atenei, che negli ultimi anni, in seguito alle continue riduzioni dei finanziamenti, hanno tagliato soprattutto sul piano dei servizi. Riteniamo tuttavia che la Regione Lazio possa intervenire per migliorare la situazione e ampliare l’offerta disponibile.

La questione più urgente da affrontare è sicuramente quella della mancanza di spazi adibiti ad aule studio con connessione wi-fi, un’esigenza fondamentale per tantissimi studenti che, specie a causa dell’elevato costo degli alloggi, si trovano a dover condividere il proprio appartamento e la propria stanza con più persone, con un’impossibilità reale di ricavarsi uno spazio in cui dedicarsi tranquillamente allo studio.

Proponiamo pertanto:

1. La realizzazione in ogni residenza universitaria di un’aula studio dotata di connessione wi-fi accessibile a tutti, non soltanto ai residenti.

2. L’individuzione e il recupero di spazi pubblici in disuso situati in prossimità delle sedi universitarie in cui realizzare aule studio accessibili a tutti gli studenti, aperte 24h su 24, anche durante i fine-settimana.

Alloggi

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Sono circa il 40% del totale (circa 80.000) gli studenti fuori sede nel Lazio solo degli atenei pubblici di Sapienza, Roma 3 e Torvegata. Di questi solo poco più di 1000 riescono ad accedere ai posti alloggio delle case dello studente, tutto il resto si rivolge al grande mercato degli affitti per studenti, un mercato che fa della speculazione e dell’evasione i suoi cavalli di battaglia, soprattutto nella città di Roma. Come sindacato studentesco abbiamo più volte denunciato la situazione di illegalità in cui naviga la maggior parte dei proprietari di appartamenti che affitta a studenti. Abbiamo denunciato più volte i problemi che gli studenti fuori sede devono affrontare nella giungla del mercato degli affitti.

Primo fra tutti, proprio l’illegalità in cui si trovano la maggior parte dei proprietari di appartamenti, che per la maggior parte affitta in nero, senza prevedere alcun contratto. Inoltre anche i pochi proprietari di appartamenti che praticano il contratto lo fanno quasi esclusivamente a prezzi di libero mercato che risultano eccessivi. Da qui dervia il secondo problema, appunto quello degli esorbitanti costi d’affitto: si passa dai 300/350 euro per una camera doppia a 500/550 euro per una camera singola.

Tutto ciò non solo permette agli stessi proprietari di guadagnare un ingente affitto pagando spesso poco e nulla di tasse, ma sopratutto mette lo stesso studente in una situazione di forte ricattabilità nei confronti dello stesso proprietario di casa.

Lo scorso anno con il Dlg 2372011 si è ottenuto uno strumento con il quale si può dare una maggiore forza alla lotta ai canoni in nero: la cosiddetta legge “Cedolare Secca”, che di per sé non fa altro che attribbuire sgravi fiscali ai proprietari di immobili, al suo interno contiene un articolo, l’articolo 9, che dà la possibilità all’inquilino di registrare autonomamente il contratto di locazione qualora il locatore non lo faccia entro 30 giorni dall’ingresso dell’inquilino nell’immobile. Questo consente, senza alcun ricorso al giudice, all’inquilino di registrare il contratto presso l’agenzia delle entrate e ottenere in questo modo un nuovo contratto 4+4 a un canone equo. In questo contesto e dall’esigenza di portare a conoscenza di tutti la possibilità di uno strumento diretto contro gli affitti in nero, lo scorso anno è nata la campagna cittadina “Fuori dal Nero” della quale siamo stati come promotori.

La battaglia contro gli affitti in nero e il caro affitti dovrebbero essere cavallo di battaglia anche delle amministrazioni pubbliche che dovrebbero tutelare il diritto all’abitare degli studenti che scelgono di studiare nella Regione Lazio, ma purtroppo nella maggior parte dei casi questo non si è verificato. In questi anni le amministrazioni regionali e comunali si sono completamente disinteressate degli studenti fuori sede, come se questi non esistessero o non fossero soggetti che vivono ogni giorno questa regione e le sue città. Infatti, anche se nell’articolo 6 parte b legge regionale 7/2008, che disciplina la materia del diritto allo studio nella nostra regione, si fa riferimento a politiche rivolte agli studenti “non borsisti” in materia di diritto all’abitare e servizi, sono però di fatto mancati investimenti necessari a mettere in pratica tali politiche.

Esiste da qualche anno “l’Agenzia Affitti”, un’agenzia affitti che dipende dall’ente regionale Laziodisu e che dovrebbe dovrebbe mettere in relazione le offerte di affitto con le richieste ed agevolare i contatti tra proprietari e studenti. Abbiamo più volte

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denunciato i limiti di quest’agenzia, non solo perchè poco pubblicizzata e poco conosciuta dagli studenti, ma soprattutto per il fatto che gli studenti che vi ci si rivolgono non si trovano affatto di fronte a un supporto per la ricerca di case in affitto a canone calmierato e con un’assistenza nella stipula del contratto. Tale agenzia non fa altro che reperire sul mercato contratti d’affitto indipendentemente dal prezzo praticato e segnalare tali offerte agli studenti. Riteniamo che un’agenzia affitti debba fungere da filtro per gli studenti, debba essere capace di selezionare lei stessa quei proprietari che praticano affitti a “canone calmierato” o agevolati per studenti e soprattutto debba essere da supporto nella stipula del contratto e da canale di informazione per gli studenti per gli studenti stessi.

Crediamo che garantire il diritto all’abitare degli studenti che scelgono questa Regione come luogo in cui svolgere i propri studi universitari, sia necessario e fondamentale. Riteniamo che ci siano diversi modi per agire in tal senso:

1. Le amministrazioni dovrebbero investire risorse per la lotta all’evasione e alla tutela degli studenti che decino dei denunciare le situazioni di affitto in nero, anche attraverso un fondo regionale che sia a disposizione per l’assistenza legale a tali studenti. Come previsto dalla legge regionale n.7/2008, art. 6 punto 9, la Regione dovrebbe costituirsi parte civile in caso di denuncia da parte dello studente di un proprietario che affitta in nero. Riteniamo che questa opportunità debba essere pubblicizzata anche mediante una campagna pubblica informativa da promuovere negli atenei.

2. Favorire politiche abitative per il riutilizzo e la riconversione di edifici di proprietà delle amministrazioni pubbliche che possano essere destinati ad abitazioni per studenti a canone calmierato, in modo da fare concorrenza al canone di libero mercato

3. Favorire, anche attraverso sgravi fiscali, la possibilità che proprietari di immobili sfitti li mettano a disposizione a canone calmierato agli studenti.

4. Ripensare ad un’Agenzia Afitti che sia filtro e collegamento tra gli studenti e i proprietari di immobili, esclusivamente per quelli che praticano contratti con canoni calmierati e che sia anche centro di informazione per gli studenti che decidono di trasferirsi per motivi di studio nella Regione Lazio. Riteniamo che per garantire il funzionamento di tale Agenzia sia indispensabiile coinvolgere le associazioni studentesche che si occupano di diritto all’abitare.

5. Favorire esperienze di co-housing e social housing, che sono risultate positive in molti paesi europei e che potrebbero svolgere un ruolo anche nel recupero di aree della città in stato di degrado.

6. Riteniamo che la Regione, proprio per la centralità e la complessità del tema dell’abitare, debba favorire e finanziare la creazione di dottorati di ricerca da promuovere nelle università pubbliche, finalizzati a ripensare l’abitare per gli studenti e le studentesse del territorio laziale.

Mense

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La situazione del servizio mensa nel Lazio è fra le peggiori a livello nazionale, inferiore alla media italiana sia per numero di pasti erogati, che per numero di utenti e costi.

Nelle 23 mense presenti nel territorio regionale viene erogata una media di 6 pasti al giorni, meno della metà della media nazionale (14). Ne risulta una scarsa fidelizzazione degli studenti degli atenei laziali nei riguardi del servizio ristorativo, dovuta principalemente alla bassa qualità del servizio, all’elevato costo e alle difficoltà logistiche di accedervi. A questo va aggiunto che pochissime mense garantiscono l’apertura anche in orario serale, causando forti disagi per gli studenti borsisti che avrebbero diritto a due pasti al giorno e che in molti casi si trovano costretti a dover attraversare tutta la città per poter usufruire del secondo pasto. Dobbiamo inoltre segnalare come negli ultimi anni la politica di Laziodisu sia stata sempre più indirizzata all’esternalizzazione del servizio mensa, con dinamiche anche poco chiare nella gestione degli appalti e nella tutela dei diritti dei lavoratori.

Riteniamo quindi necessario:

1. Rivedere il sistema di fasciazione della mensa universitaria, garantendo la gratuità del pasto per gli studenti vincitori di borse di studio e stabilendo un tetto massimo per i redditi più alti che non vada oltre i 3 euro a pasto. La mensa universitaria costituisce infatti un servizio pubblico che deve garantire prezzi al di sotto di quelli del mercato.

2. Eliminare le convenzioni con soggetti privati, investendo per la realizzazione di nuove strutture

3. Equiparare il sistema di fasciazione delle mense fra tutti gli atenei della Regione

4. Imporre per ogni mensa l’erogazione del pasto serale e garantire l’apertura delle mense anche nei fine settimana e nei giorni festivi

5. Rendere trasparente l’assegnazione e la gestione del servizio di ristorazione e imporre che vengano mantenuti e tutelati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che vi prestano servizio

Tassa regionale

In seguito all’approvazione dell’ex decreto 437, ora legge 68/2012, che disciplina le norme sul diritto allo studio, quest’anno la tassa regionale è aumentata da 118 a 140 euro in maniera indiscriminata per tutti gli studenti a prescindere da qualsiasi criterio di reddito. Abbiamo già denunciato come sia inaccettabile che nella nostra Regione la quota maggiore del finanziamento al diritto allo studio derivi dalla somma dell’importo delle tasse regionali, determinando di fatto che gli studenti siano i primi finanziatori dei benefici. Ancora più inaccettabile il fatto che, nonostante l’aumento della tassa regionale, siano diminuiti i benefici erogati, proprio per la scarsità di risorse investite dallo Stato e dalla Regione.

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Crediamo sia indispensabile:

1. Non far pagare la tassa regionale, garantendone il tempestivo rimborso, agli studenti idonei a ricevere la borsa di studio

2. Estenderel’esonero dalla tassa regionale agli studenti con reddito inferiore ai 25.000 euro, che pur non potendo accedere alle borsa di studio, hanno redditi bassi e vanno sostenuti nella scelta di intraprendere e proseguire gli studi universitari

3. Valutare la possibilità di fasciare la tassa regionale, creando un sistema di progressività legato al reddito dichiarato dal singolo studente

Laziodisu: proposta di riforma dell’ente

Come sindacato universitario ci siamo, in questi anni, trovati spesso a stretto contatto con l’ Ente Regionale Laziodisu e abbiamo potuto constatare quelle che, a nostra avviso, sono sia le mancanze strutturali sia l’ assenza di una piena autonomia decisionale dovuta ad un legame troppo forte presente fra la governance di Laziodisu e la giunta che, di volta in volta, si trova a governare la Regione.Mancanza di una piena autonomia decisionale che incide gravemente su quella che dovrebbe essere la funzione primaria dell’ Ente ossia la tutela del diritto allo studio, portando a situazioni come quella verificatasi quest’ anno in cui nonostante gli oltre 80 milioni di debito che la Regione ha nei confronti di Laziodisu, quest’ ultima ha preferito non prendere posizioni rispetto alla giunta responsabile di tali ritardi nell’ erogazione dei finanziamenti ma sopperire alla mancanza di quest’ ultimi attraverso delle decisioni ricadute inevitabilmente sugli studenti beneficiari (contrazione dei servizi, affitto dei posti alloggio nelle residenze universitarie, ritardi nell’ erogazione delle borse).Dunque riteniamo necessario promuovere una serie di interventi volti ad una riforma democratica dell’ Ente:

1)Riforma del cda di Laziodisu: - Modifica del punto c) II comma art 14 della legge regionale n.7/2008 con l’ eliminazione della nomina indiretta dei rappresentanti degli studenti, introducendo l’ elezione diretta da parte dell’ intera popolazione studentesca. Ampliare, altresì, il numero dei rappresentanti degli studenti da quattro a sei membri;

- Abrogazione del punto b) II comma art 14 della legge regionale n.7/200 nella parte in cui prevede, nel cda di Laziodisu, la presenza di un rappresentante delle università non statali, designato dai rispetti rettori;

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2) Modifica dell’ art 13 della legge regionale n.7/2008, introducendo, per la nomina del Presidente di Laziodisu da parte del Presidente della Regione, il parere vincolante delle rappresentanze Studentesche;

3) Creazione di un organo consultivo che riunisca i rappresentanti delle residenze laziali, democraticamente eletti all’ interno di ciascuna, che si riunisca con cadenza trimestrale ed esprima pareri obbligatori ma non vincolanti sull’ operato di laziodisu.

4) Introduzione di nuove forme di partecipazione: referendum studentesco, bilancio partecipato.

5) Istituzione dell’ Osservatorio Romano sul Diritto allo Studio, sul modello piemontese, che

annualmente esprima una relazione sulle politiche regionali in tutela del diritto allo studio.

Tempistiche

Uno dei problemi più gravi, segnale di evidente disaffezione politica della precedente Giunta Regionale al tema del diritto allo studio, che negli ultimi anni ci siamo trovati ad affrontare è legato al ritardo con cui Laziodisu eroga i benefici agli aventi diritto. La questione non è di poco conto: se una rata della borsa di studio invece di essere erogata a Giugno viene erogata a Marzo dell’anno successivo, lo studente che ne ha diritto si trova a non ricevere quell’entrata su cui fa affidamento, in quanto risultato idoneo vincitore, per proseguire gli studi, trovandosi in forte difficoltà nel sostenere le spese di affitto, delle tasse universitarie, dell’acquisto dei libri e così via. In molti casi, lo studente è costretto a improvvisarsi lavoratore in attesa di ricevere il beneficio, accumulando un ritardo negli studi che in molti casi non gli permette di raggiungere il numero sufficente di esami e crediti necessari per poter mantenere la propria borsa di studio. Quello che si viene a creare è un circolo vizioso in cui a pagare è sempre e soltanto lo studente, su cui si scaricano i costi delle inefficenze dell’ente e della Regione.

Questione ancora più grave è quella che riguarda i rimborsi delle tasse regionali, che dovrebbero essere restituiti a coloro che risultano vincitori di borsa di studio. Tali rimborsi nella maggior parte dei casi, quando erogati, arrivano dopo anche due anni, con tutto quello che ciò comporta, in primis la contraddizione che si viene a creare nel momento in cui allo studente borsista non solo non viene garantito il beneficio, ma viene anche imposto di pagare una tassa che dovrebbe servire a tutelare il suo diritto.

Riteniamo prioritario che la nuova Giunta Regionale, appena insediata, garantisca subito lo sblocco di tutti i benefici arretrati e s’impegni a non accumulare mai più ritardi nelle erogazioni e a rispettare puntualmente ogni tempistica prevista nel bando.

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Trasparenza

Per quanto concerne la trasparenza, bisogna evidenziare come la precedente giunta regionale abbia deciso di creare, all’ interno del proprio bilancio, una macro-voce (F13900) contenente tutti i finanziamenti regionali per il diritto allo studio universitario. Reputiamo tale scelta fortemente discutibile poiché impedisce una completa trasparenza nella conoscenza dei fondi stanziati dall’istituzione regionale per le singole voci di bilancio di cui è formato il capitolo sul dsu.A riguardo auspichiamo una maggiore trasparenza nella gestione dei finanziamenti attraverso il ripristino delle singole voci di bilancio (F13506, F13504,F13505,F13502,F14501) e attraverso l’ introduzione di un bilancio regionale partecipato.