Progetto Meteo Riviera per la Protezione Civile
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PROGETTO” METEO RIVIERA PER LA PROTEZIONE CIVILE”
Prof. Geologo Massimiliano FAZZINI
Docente di Rischio Climatico e Geomorfologia - Università di Ferrara
Premessa
Che il clima a livello globale stia cambiando e che gli associati fenomeni meteorici
violenti stiano aumentando in ogni angolo del pianeta è oramai evidenza palese. In
inverno, periodi molto miti si intervallano ad intense ondate di freddo ed accompagnate da
fenomeni nevosi significativi anche sulla nostra costa mentre in estate - almeno a fasi di
media o lunga durata - l’intensità del caldo aumenta, sia come valori termici assoluto, sia
come sensazione di percezione. Il rischio ambientale associato si identica in vasti incendi
ed in un inaridimento crescente anche nella nostra zona. Inoltre aumentano i ricoveri in
soggetti a salute cagionevole, anche in virtù dell’incremento dell’ ozono che si forma per
reazioni fotochimiche in prossimità del suolo In autunno sono maggiormente frequenti i
fenomeni temporaleschi a causa dell’abnorme quantità di calore immagazzinata dal mare
durante la stagione attiva mentre i primavera si hanno frequenti recrudescenze invernali
In generale, la statistica climatologica a livello nazionale, evidenzia che aumentano in
numero i fenomeni di forte intensità anche se non aumenta l’intensità assoluta di essi.
Aumentano le grandinate ed i venti violenti durante le fasi più intense dei temporali.
Aumentano parallelamente sia le alluvioni sia le inondazioni, con gravi fenomeni di
dissesto idrogeologico.
Dunque ciò che più preoccupa a livello di protezione civile è la ricorrenza di certe
fenomenologie definite ancora adesso “eccezionali” all’occorrenza ma che statisticamente,
come in parte appare anche da questo studio, tendono a divenire rare e diverranno molto
probabilmente “comuni”. Di conseguenza il sistema di protezione civile alla meso- e
microscala deve essere efficiente e rapido nell’intervento ma di certo può e deve
beneficiare di prognosi a livello meteo climatologico alla medesima scala di intervento.
In tale ottica si inquadra la ricerca di seguito presentata
DATI UTILIZZATI E METODOLOGIA
L’analisi delle precipitazioni brevi ed intense e di quelle giornaliere si è di fatto articolata
in quattro fasi principali, completate dalla produzione di bollettini meteo di tipo
probabilistico (sono stati in tal senso emessi sino al 10 dicembre 39 messaggi meteo
mirati) ed inerenti fasi meteorologiche finalizzate alla gestione di eventuali problematiche
più o meno ricorrenti in città e foriere di possibili condizioni di potenziale rischio specifico.
• Recupero dei dati meteoclimatologici esistenti
o Recupero del database relativo agli interventi dei vigili del fuoco e ricerca
delle interazioni con le cumulate pluviometriche responsabili degli
allagamenti
• Anamnesi storica documentata degli eventi atmosferici responsabili di allagamenti o
esondazioni di corsi d’acqua maggiori e minori
• Analisi statistica del dato meteorico
• Analisi dei tipi di tempo responsabili degli allagamenti o degli eventi alluvionali
RECUPERO DEI DATI METEOCLIMATOLOGICI ESISTENTI
Il recupero dei dati pluviometrici è stato quanto mai complesso, dato che numerose
sono le fonti di anamnesi scritta ed informatizzata, derivanti dal monitoraggio effettuato da
enti pubblici o talvolta da singoli privati. Tale evidenza sottolinea che in città purtroppo non
esistono serie storiche ss (cioè aventi estensione temporale di almeno 30 anni) e di
conseguenza non si può parlare, relativamente a studi statistico-analitici del dato – di
analisi statisticamente omogenea
In sintesi si può ricordare ed evidenziare che dai primi anni ’40 e sino alla meta degli
anni ’80; i dati derivavano da rilievi effettuati meccanicamente in località Ragnola -
appena a valle della SS 16 - dal pluviometro registratore (non fornito per l’intero periodo di
pluviografo a cadenza semi-oraria) di competenza e proprietà dell’ istituto idrografico –
comparto di Bologna; dal 1969, a tale segnale si affianca quello del celeberrimo “Civico
osservatorio meteorologico L.Gabrielli“, fondato dal compianto Prof. Nelson Rossi, a circa
3 chilometri a nord del pluviometro di Ragnola. La strumentazione del civico osservatorio è
stata successivamente spostata (1993) presso l’IPSIA - dove ancora oggi monitora i
parametri meteo climatologici - dunque a circa un chilometro dal sito di Ragnola, peraltro
oramai dismessa.
A partire dagli anni 2000, poi, in città sono sorti alcuni siti meteo forniti di moderne
strumentazioni, peraltro collocate in posizioni adeguate ad un corretto monitoraggio dei
fenomeni meteorici. Cosi, se sino all’inizio del terzo millennio era molto difficoltoso reperire
dati precipitativi di breve durata e forte intensità attualmente si dispone di notevoli
possibilità che meglio chiariscono la distribuzione spaziale e temporale di fenomeni a l’
“échelle fine”
Questa peculiarità è risaltata notevolmente durante i numerosi fenomeni temporaleschi
verificatisi negli ultimi tre anni, con valori meteorici che si discostano in maniera abnorme
anche a distanze brevissime, come è peraltro lecito attendersi da eventi temporaleschi più
o meno organizzati. Tutto ciò sottolinea come sia evidentemente impossibile prevedere la
distribuzione spazio temporale ed i quantitativi apportati da tali fenomeni brevi ed intensi
che sono quasi sempre condizione innescante gli allagamenti che sempre piu
frequentemente si verificano nei nucleo urbano cittadino
Dopo avere recuperato i dati, applicato un processo di validazione si è proceduto con la
costruzione di un database caratterizzato dalle massime precipitazioni annuali per periodi
di 1, 3, 12 e 24 ore, secondo disponibilità del dato.
2.1 Recupero, informatizzazione ed Interazione tra interventi dei vigili del fuoco ed
allagamenti
La selezione degli eventi realmente significativi a livello di problematiche è stata
semplificata, a partire dall’anno 2000, dalla disponibilità dei dati relativi agli interventi
effettuati in caso di allagamenti dai Vigili del fuoco
Essi comprendono la localizzazione precisa dell’intervento e la caratterizzazione tramite
codice numerico del tipo di problematica occorsa. L’incrocio tra tali evidenze e le
precipitazioni occorse in quelle date ha permesso di meglio comprendere le tipologie di
precipitazioni maggiormente predisoponenti gli allagamenti e soprattutto i tipi di tempo
responsabili cosi da delineare possibili quadri sinottici “operativi”
ANAMNESI STORICA DOCUMENTATA DEGLI EVENTI ATMOSFERICI RESPONSABILI
DI ALLAGAMENTI O ESONDAZIONI DI CORSI D’ACQUA MAGGIORI E MINORI
Le fonti scritte o reperibili su web attualmente disponibili e relative ad episodi alluvionali di
una certa gravita sono fortunatamente molto limitati mentre sono numerosi i richiami della
“carta stampata” o dei siti web cittadini relativamente ai ricorrenti allagamenti
Dalla disamina di ciò che resta “del passato” si evince che quattro sono stati gli eventi
definibili calamitosi nella storia recente della nostra città:
l’ottobre (il 24) del 1897. In tale data il fiume Tronto ruppe gli argini scatenando la furia
delle acque. Gli abitanti di Porto d’Ascoli (allora Monteprandone) furono aiutati dal
coraggio delle due guardie municipali Cesare Spina e Angelo Guerra, di don Francesco
Sciocchetti, del delegato di porto Domenico Palestini, degli intrepidi marinai Luigi
Fiscalettie Luigi Latini e dell’ingegnere comunale Ercole Signorelli.
Tantissimi i danni causati dall’alluvione e numerose le persone che persero abitazioni e
terreni. Per questo motivo, subito dopo l’accaduto si costituì un Comitato di Soccorso,
presieduto dal sindaco Panfili che quantificò – era il 22 novembre – i risarcimenti da
distribuire alle vittime, per una cifra totale di 487,10 lire, ai quali si aggiunsero le spese
sostenute durante le operazioni di salvataggio, per la cifra di 146 lire.
6 luglio del 1898 : il torrente Albula esondò, rovinando in maniera irreparabile la vecchia
chiesa di Santa Maria della Marina. Dopo quell’alluvione inoltre la borgata rurale
“Madonna della Pietà”, nota anche come “borgo Trevisani”, prese il nome con cui la
conosciamo oggi di “Ponterotto”, proprio perché la forza delle acque ruppe il ponte che si
trovava lì.
L’alluvione del 1898
15 ottobre del 1970 a seguito di un violento nubifragio, l’Albula esondò trascinandosi
appresso Carlo Fares. Alla morte del Fares si aggiunse una stima impietosa dei danni.
Esondò infatti anche il fosso delle Fornaci e le famiglie senza tetto furono cinquanta. I
sottopassi si allagarono rapidamente diventando veri e propri pantani e impedendo
dunque il transito alle auto. La città fu depredata dalle acque, entrate nelle botteghe e
nelle abitazioni e il poco che si salvò giaceva nel fango.
10 aprile 1992 - straripamento del Tronto e la completa inondazione del centro abitato di
Porto d’Ascoli e infine gli allagamenti degli ultimi anni che hanno danneggiato aziende e
abitazioni.
Le evidenze drammatiche riportate fanno comprendere come da sempre il nostro territorio
risulta essere fragile dal punto di vista idraulico, essendo situato sulla cimosa costiera, alla
foce di quattro corsi d’acqua di cui tre minori. Evidentemente, nel corso degli anni, le
importanti opere di regimazione costruite sui “fossi” a carattere torrentizio ed aventi tempi
di corrivazione estremamente limitati hanno migliorato abnormemente la situazione mentre
come è noto, le piene del Fiume Tronto derivano da situazioni meteorologiche particolare
oltre che da frequenti errate valutazione negli interventi di laminazione degli invasi artificiali
situati nel settore montano del bacino.
ANALISI STATISTICA DEL DATO METEORICO
L’analisi del dato climatologico è stata condotta non solamente sui “picchi “ pluviometrici
orari, condizioni che riflettono rispettivamente episodi temporaleschi particolarmente
intensi, ma anche sulle cumulate giornaliere piu abbondanti, derivanti da passaggi
perturbati più organizzati (sistemi frontali sl)
Relativamente alle precipitazioni più intense, un primo sintetico approccio evidenzia in
maniera chiara che anche considerando l’intera serie storica di dati disponibile, raramente
nella nostra città si supera un intensità oraria di 30 mm – ritenuta generalmente soglia
“significativa” per l’innesco di fenomeni di allagamento nelle aree urbane a forte
urbanizzazione
Da un punto di vista mensile, i fenomeni risultano essere più frequenti nella seconda parte
dell’estate ed alla fine dell’autunno, in sinergia con eventuali condizioni di instabilità
derivanti dal contrasto termico tra il mare surriscaldato e le avvezioni di aria fresca di
origine polare intermedia.
Fig.1 – ripartizione mensile del numero di eventi brevi ed intensi e prolungati secondo una soglia
prestabilita
Se si va ad analizzare il trend relativo ai fenomeni piu intensi rilevati ogni anno, si nota che
in generale gli eventi no differiscono in maniera sostanziale tra di loro, no superando mai
la soglia dei 40 mm/h; si osservano di fatto solamente due “outlayers” dei quali quello più
evidente si identifica con l’evento della mattinata del 21 febbraio 2012.
Fig.2 – andamento temporale delle precipitazioni breve en intense – periodo 1940-2012
Ciò che colpisce maggiormente è invece la distribuzione mensile dei picchi che non
sembrerebbe più essere relegata al trimestre estivo ma si estende anche agli altri mesi
dell’anno come peraltro avvenuto nel 2012 (fig. 1 e tab.1).
Fig.3 – andamento temporale delle precipitazioni persistenti (cumulate massime a 24 h) – periodo
1940-2012
Se invece si focalizza l’attenzione sulle precipitazioni più durature– estese nel tempo
per almeno tre ore (fig.3) – si osserva un segnale differente, con una lieve calo del
segnale ed una periodicità a medio termine meno pronunciata. Più in particolare, il calo
generalizzato dei quantitativi è significativo dalla fine degli anni ’80 e sino ai primi anni del
nuovo millennio mentre il segnale subisce un impennata proprio nell’ultimo quinquennio.
La soglia pluviometrica superiore sembrerebbe porsi intorno ai 100 mm ma dei tre
outlayers evidenti, due si sono verificati tra negli ultimi tre anni.
Non si osserva poi alcuna relazione statistica tra quantitativi meteorici annui e incidenza
di precipitazioni brevi ed intense o estese alle 24 ore di particolare importanza.
Un anomalia consistente si rileva invece nel rapporto tra i numerosi eventi estremi
verificatisi nell’anno solare 2012 ed i quantitativi cumulati, per lo meno nei primi dieci mesi
dell’anno.
Analizzando i dati meteorici più significativi e postumi all’anno 2000 e confrontandoli con le
segnalazioni puntuali contenute nel database dei Vigili del Fuoco, è possibile tentare di
ipotizzare delle soglie pluviometriche al di sopra delle quali il sistema fognario cittadino va
“in crisi”, sia in caso di piogge prolungate sia in caso di fenomeni brevi ed intense (tab.2)
Per ciascuna situazione caratterizzata da una piovosità superiore ai 25 mm/h o da 60 mm
nelle ventiquattro ore, sono state analizzate le carte meteorologiche al suolo, le carte del
geopotenziale a 700, 500 hPa e 300 hPa ed i profili termodinamici disponibili relativi alla
stazione di Bologna o Brindisi. Tutto cio al fine di caratterizzare le situazioni
meteorologiche che possono essere maggiormente foriere di eventi intensi e di creare un
database di tipo operativo-previsionale.
data interventi prec mm int MM/H interventi tipo sinottico
07/09/2000 4 31 25 4 WG
18-19/11/2000 4 56 4
13/11/2001 8 30 8
17/07/2002 10 27 25 10 DTIR-INS
23-24/8/2002 4 16 4
29/30-8/2002 14 19 12 14 DTIR-INS
6-7/9/2002 12 40 30 12 WG
04/12/2002 2 36 2
09/09/2003 11 80 29 11 WG
23/12/2003 5 19 5
12/10/2004 4 62 4 WDEP
14-15/11/2004 5 63 5 WDEP
09/12/2004 4 57 4
10-11/7/2005 3 29 19 3
07/08/2005 2 19 18 2
17/11/2005 3 26 3
12/12/2005 3 51 3
08/12/2007 3 51 13 3
20/05/2008 7 42 40 7 DTIR-INS
14/11/2008 2 36 2 DTIR- WFR
1-3/6/2009 29 130 32 29 DTIR-INS
12/10/2009 4 20 4 C FR
10/03/2010 4 28 4 DTIR- WFR
15/05/2010 5 27 5 DTIR- WFR
17/11/2010 7 44 29 7 DTIR- WFR
2-4/3/2011 23 73 13 23 DTIR-WOCC
05/07/2011 10 41 33 10 DTIR- WFR
24/07/2011 7 31 26 7 SAC
21/02/2012 83 113 63 83 CVA
06/03/2012 4 57 38 4 CVA
Tabella 2: eventi con allagamenti provocati da precipitazioni in città: Prec. mm: cumulate nelle 24 ore; INT
MM/H precipitazioni in un ‘ora; tipo sinottico: tipo di tempo che ha determinato le precipitazioni: DTIR:
depressione sul Tirreno, INS: linea di instabilità; WG: linea temporalesca di groppo; WDEP: depressione a
carattere freddo; WFR: fronte caldo, C FR : fronte freddo; SAC saccatura; WOCCL; fronte occluso a carattere
caldo; CVA, linea temporalesca di convergenza con sistema convettivo alla mesoscala
Figura 4: numero di interventi dei VVFF (spezzata in blu) , prec mm su 24 ore (spezzata in rosso) e fenomeni
brevi ed intensi (int - spezzata verde) per il periodo gennaio 2000-luglio 2012.
Relativamente ala rapporto tra numero di interventi per allagamenti in relazione a
precipitazioni a carattere temporalesco, non si osserva di fatto una relazione
statisticamente soddisfacente tra le due variabili (R2= 0,46); inoltre risulta evidente come
anche per precipitazioni orarie inferiori ai 15 millimetri, siano stati richiesti interventi (fig.5).
Figura 5 – numero di interventi dei VVFF in relazione a precipitazioni brevi ed intense
Se si va ad analizzare lo stesso rapporto in relazione a precipitazioni estese nel tempo, si
nota come il coefficiente di determinazione cali ulteriormente sino a valori di poco superiori
a 0,4: Tuttavia anche in questa tipologia precipitativa, occorrono piogge non superiori ai 20
millimetri in 24 ore a determinare locali condizioni di disagio per la popolazione (fig.6).
Figura 6 – numero di interventi dei VVFF in relazione a precipitazioni prolungate
ANALISI DEI TIPI DI TEMPO RESPONSABILI DEGLI EVENTI ALLUVIONALI -
Le evidenze maturate nell’analisi statistica precipitativa hanno confermato come alcuni dei
fenomeni verificatisi negli ultimi tre-quattro anni, con particolare riferimento all’ultimo anno
solare (fig.7), possono effettivamente essere annoverate come eccezionali
Di seguito vengono evidenziate, per alcune situazioni meteo climatiche occorse, le
condizioni sinottiche caratteristiche
Figura 7 – distribuzione delle precipitazioni nel periodo 1 gennaio-20 settembre 2012: evidente
come la precipitazione si sia concentrata in un numero molto limitato di giorni.
Evento del 21 febbraio 2012:
caratteristica: eccezionale, tempi di ritorno stimati: ultrasecolari.
Precipitazione 115 mm in circa 3 ore, intensità 63 mm/h
Tipologia sinottica: linea di convergenza con sviluppo di sistema
convettivo alla mesoscala
Situazione caratterizzata da forte differenza di pressione al suolo tra Mitteleuropa e bacino
mediterraneo, con forte anticiclone termico centrato sull’Ungheria e depressione relativa
ad ovest della Sardegna (fig.8). La struttura depressionaria è presente anche in quota. Il
medio versante Adriatico si trova in un’area d convergenza tra richiamo sciroccale e
correnti più fresche orientali (fig.9).
La colonna d’aria è satura almeno sino ai 3500 metri di quota. Dal forte contrasto deriva la
formazione di una linea temporalesca che provoca fenomeni estremamente intensi di
difficile localizzazione e predicibilità. La presenza dell’area di convergenza è oltretutto
localizzabile esclusivamente da un previsore esperto. Una situazione molto simile si è
verificata nell’evento del 6 marzo 2012
EVENTO DEL 14 SETTEMBRE 2012:
Caratteristica: molto raro: tempi di ritorno stimati: superiori ai 30 anni
Precipitazione 89 mm in circa 6 ore, intensità 52 mm/h
Tipologia sinottica: linea di instabilità con convezione profonda legata
alla presenza di depressione strutturata sul basso Tirreno
Situazione piuttosto comune alla fine dell’estate quando correnti piu fresche e già
originariamente instabili penetrano nel bacino mediterraneo molto caldo provocando
formazioni di ciclo genesi con associati fenomeni di carattere convettivo Nella fattispecie la
fenomenologia intensa occorsa sulla città e sulle coste del teramano derivano dalla forte
vorticità presente sul bordo nord-orientale della depressione con estrema vicinanza dei
settori caldi e freddi del sistema depressionario (figg. 10 ed 11)., situazione che determina
un ulteriore aumento della instabilità della colonna d’aria. Il sistema atmosferico dispone
inoltre di un enorme quantità di energia derivante dall’elevata temperatura del mare (circa
27°C). Situazione simile ha caratterizzati l’evento del 3 settembre
EVENTO DEL 9-10 APRILE 1992:
Caratteristica: COMUNE SULLA COSTA, POCO COMUNE SULLA CATENA
APPENNINICA: tempi di ritorno stimati: superiori ai 30 anni
Precipitazione 67 MM IN CIRCA 30 ORE (280 MM IN 26 ORE NELLA
STAZIONE DI RILIEVO DI SAN VITO - LAGA)
Tipologia sinottica: depressione fredda sul basso tirreno, con linee di
instabilità associate
Situazione caratterizzata dalla presenza di un campo anticiclonico a più massimi di cui
uno robusto centrato sulle isole britanniche e depressione chiusa e profonda sul basso
Tirreno. In quota, formazione di una depressione fredda a forte vorticita sul Tirreno
meridionale (figg. 16 e 17). Il richiamo prefrontale di scirocco unito alla complessità
orografica dell’appennino centrale determinano intense e persistenti precipitazioni di stau
sul versante adriatico degli appena citati rilievi, con quantitativi molto modesti su costa ed
entroterra. L’incremento termico determina contemporaneamente lo scioglimento della
neve preesistente sino a quote elevate.
CONCLUSIONI
L’analisi delle informazioni disponibili ed utilizzate per tale studio ha evidenziato che:
• Nella nostra città non si verificano molto frequentemente fenomeni precipitativi
estremi (derivanti da fenomeni di tipo temporalesco convettivo-advettivo o derivanti da
formazione di MCS-MSS) con intensità superiore ai 30 mm/h)
• Allo stesso tempo si verificano con ancor minore frequenza eventi precipitativi
estesi nel tempo (da 12 a 24 ore) con cumulate complessive maggiori di 60 mm.
• La frequenza degli eventi intensi non mostra variazioni significative negli ultimi anni
ma nel corso del 2012 si è verificato un outlayer che non è possibile definire quale
inizio di una nuova fase caratterizzata da tale comportamento atmosferico
• Anche le intensità dei fenomeni estremi non sembra essere caratterizzata da un
incremento. Di certo la fenomenologia occorsa il 21 febbraio 2012 presenta tempi di
ritorno ultrasecolare.
• Anche relativamente alle cumulate in 24 ore, non si evidenzia alcuna tendenza
significativa. Tuttavia due dei tre outlayers evidenti dall’analisi sono avvenuti negli ultimi tre
anni (1 giugno 2009 e 21 febbraio 2012 – eventi peraltro caratterizzata da differenti input
sinottici)
• Dal’incrocio tra le informazioni relative agli interventi effettuati dai vigili del fuoco e
quelle relative alla pluviometria risulta evidente come siano da sempre mediamente
sufficienti quantitativi di circa 20 millimetri per causare crisi agli impianti fognari della città.
Di conseguenza, perseguendo a livello di prevenzione , la redazioni di bollettini di
allerta meteorologici – come prodotti nell’anno solare 20’12 – sarà fondamentale la
loro emissione qualora i quadri previsionali evidenzino una probabilità media (50%)
di precipitazioni eguali o superiori a tale soglia.
• I quadri sinottici che maggiormente favoriscono precipitazioni brevi ed intense
derivano principalmente da forti gradienti barici tra mitteleuropa e bacino mediterraneo,
con avvezioni di aria polare intermedia verso il medio adriatico e formazione di linee di
instabilità o di linee di groppo. Negli ultimi anni sembrerebbero invece prevalere formazioni
di linea di convergenza derivanti da avvezioni contemporanee di aria polare continentale e
di aria marittima intermedia, in qualsiasi periodo dell’anno (situazioni a bassa predicibilità
locale ricorrenti del 2012). Molto rari invece le situazioni derivanti da convezione profonda
di tipo essenzialmente convettivo (temporali di calore)
• A livello di configurazioni sinottiche apportatrici di precipitazioni prolungate
prevalgono ancora una volta quelle legate alla presenza di una circolazione
depressionaria centrata tra il medio ed il basso Tirreno - alimentata contemporaneamente
da masse d’aria polare marittima o intermedia (anche con situazioni di NAO negativa) e
subtropicale marittima - Da tale situazione derivano passaggi frontali caldi o occlusi che
provocano precipitazioni estese e persistenti, di moderata intensità, specie se si assiste ad
una destabilizzazione della colonna d’aria a causa di formazioni di aree di convergenza sul
medio Adriatico. Tali situazioni sinottiche sono statisticamente più ricorrenti nel semestre
freddo (novembre-aprile)