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“Informare per Passione” attualità, politica, sport e costume - - distribuito gratuitamente - - Reg. Stampa Trib. TE n. 605 del 14.07.09 Iscr. R.O.C. n. 20081 Nr. 30 ott. 2012 chiuso il 23 ott. 2012 3 0 2 0 1 2 focus on ESCLUSIVO Case Case &Dintorni &Dintorni “Competitivi, razionalizzando le risorse” Luciano D’Amico Conflitti tra genitori: Ne’ vincitori ne’ vinti

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“Informare per Passione”

attualità, politica, sport e costume - - distribuito gratuitamente - -

Reg. Stampa Trib. TE n. 605 del 14.07.09 Iscr. R.O.C. n. 20081Nr. 30 ott. 2012 chiuso il 23 ott. 2012

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focus on

ESCLUSIVOCaseCase&Dintorni&Dintorni

“Competitivi,razionalizzandole risorse”

LucianoD’Amico

Conflitti tra genitori:Ne’ vincitori ne’ vinti

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La Politica dei solitidi Tiziana Mattia 6

Politica MENTRE SI ASPETTA RINNOVAMENTO E NOVITÀ, TUTTO GIRA COME SEMPRE

Per i vostri quesitiai nostri [email protected]/fax 0861. 250336

30 Ottobre 2012

32Palazzo cambiare si deveSe è vero che la giovane età non è garanzia di onestà e coerenza, è altrettanto vero che le vecchie generazioni ci hanno regalato, negli ultimi anni almeno, solo delusioni e brutture. È evidente che occorre mutare rotta.

65 Quegli ospiti sgraditidi Barbara Paoletti

50 Mezzo secolo daLove me dodi Mariangela Sansone

TIZIANA [email protected]

Enrico Santarelli

Edito da E.C.S. Editori srl

Via Costantini, 6 - TeramoTel & Fax . 0861. [email protected]@primapaginaweb.it

Enrico Santarelli

Nicola Arletti

di Carlo Di Patrizio

Lisciani Giochi

Clementina BerardoccoFrancesco BoniniLucio CancellieriMarcella CalvareseMira CarpinetaIlenia CeciDanilo CiccarellaMichele CilibertiLaura CoronaLuca CoronaClaudio D’ArchivioGiovanni Di GiacomantonioAdele Di FeliciantonioLaura FilogranaFabrizio FornaciariLaura Di PaolantonioMarco Di NicolaIvan Di NinoPaola Di PietroVittoria DraganiEmanuele GiancroceVincenzo Lisciani PetriniAntonella LorenziMaria Giovanna LotitoCristiane MaràGiuseppina MichiniDaniela PalantraniBarbara PaolettiJessica PavoneLarissa PompiziGianfranco PucaMaura RosatiMariangela SansonePiero SerroniCamilo Enrique SpelorziAlessandro Tarentini

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GERENZA

In copertina: “Palazzo cambiare si deve”

(G. Napolitano; foto free royalty from internet)n. 30 anno 3 - ottobre. 2012

Morte annunciata alla Asldi Daniela Palantrani 25

Enti SEQUESTRO DELL’UNITÀ DI FECONDAZIONE ASSISTITA

46 Passione Sol Levantedi Ilenia Ceci

63 “Percorso ad ostacoli” chiamato dislessiadi F. Filograna e P. Di Pietro

EsclusivoCase&Dintorni

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ESCLUSIVOCaseCase&Dintorni&Dintorni

“Competitivi,razionalizzandole risorse”

LucianoD’Amico

Conflitti tra genitori:Ne’ vincitori ne’ vinti

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L’acqua spegne il fuocodi Michele Ciliberti 14

Territorio DISSESTO IDRO-GEOLOGICO IN PROVINCIA

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di Tiziana MattiaEditoriale

rima di raccontare la brutta storia che leggerete più avanti, una premessa. Dedicata agli attori. Se cercate sul web, intorno a queste fi gure trovate di

tutto. Dagli aforismi alle biografi e, dalle interviste agli aggiornamenti sull’ultima interpretazione. C’è da perdersi, come accade spesso “navigando”. Trovate interpreti eccellenti e “cani”, creativi e noiosi. Senza dimenticare le abbondanti dosi di gossip. Ma del ruolo sociale che gli attori devono assumere, quando salgono sul palcoscenico a teatro, e di quanto possano diventare maestri, interpretando storie scritte da altri, raramente ne leggete. La storiaccia che racconto è accaduta un anno fa, ma il tempo non ha annullato la gravità dell’accaduto. Così ve la riassumo, come me l’hanno riferita, pochi giorni fa, alcuni testimoni. Vede protagonista un attore e una ragazzina con grave handicap psico-motorio. Si sono

ritrovati, un giorno, l’uno a vestire panni pirandelliani, l’altra seduta, felice, sulla poltrona del Comunale di Teramo. Per una delle tante rappresentazioni mattutine, che compagnie di giro propongono (a pagamento, naturalmente) alle scuole, per interrompere la routine di classe. Ebbene, si sa come vanno queste cose. I ragazzi affollano il teatro, partecipano più o meno attentamente alla vicenda, applaudono, quasi sempre calorosamente. Ma quella mattina, dopo che la ragazzina aveva faticosamente raggiunto la poltrona, sostenuta dai suoi assistenti, contenta d’essere, per una volta, insieme a tanti coetanei in fermento, e la vicenda si andava sviluppando sulla scena, il protagonista (regista tuttofare) a un certo punto dello spettacolo si bloccò, e puntando il dito verso la platea, esclamò: “Gli accompagnatori portino via quell’alunna”. E subito dopo, con pausa “pirandelliana”, aggiunse: “Disturba”. Colpevole, la ragazzina con grave handicap psico-motorio, di

applaudire fuori tempo. A modo suo. Riuscì, quel giorno, l’attore-regista-tuttofare proveniente dal civilissimo nord Italia, a gelare il Comunale di Teramo, ma non a impedire che “quell’alunna” fosse accompagnata via. E’ passato un anno, ma mi dicono che la compagnia di prosa proporrà, anche quest’anno il suo Pirandello alle scuole teramane. Non possiamo certo impedire agli studenti e ai loro insegnanti di assistere allo spettacolo (a pagamento). Ma ci piacerebbe tanto che, una volta seduti al Comunale, ripensassero a quella ragazzina, e ai suoi applausi fuori tempo. Scriveva Diderot: “L’attore ha una responsabilità civile, quello che afferma sopra un palco gode di una forma di autorevolezza e di esempio, come fosse dietro una cattedra o su di un altare e questa responsabilità deve essere compresa”.L’attore, appunto, non i guitti senz’anima.

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di Tiziana Mattia

hi ha detto che il cittadino non capisce niente di politi-ca? Del teatrino che è davan-ti agli occhi abbiamo sicura-mente percepito quale sia l’obiettivo dei soliti assidui

della politica: stanno vedendo come fare per ottenere da noi creduloni una proroga per i prossimi cinque anni che verranno. Fra rottamati e rottamatori è dura lasciare privilegi e prebende, come abbiamo visto in questi ultimi mesi emergere, con sempre maggiore abbondanza, dal pantano limac-cioso del Palazzo. Il problema che maggior-mente può riguardarci in questo duello tra sordi, che prima o poi troveranno un accordo sulla nostra pelle, è di conosce-re il nome e la faccia dei vincitori. Sicura-mente non saremo noi elettori e cittadini a vincere la battaglia, se il sistema politico

LA POLITICADEI SOLITIIntanto, in Abruzzo e a Roma, la casta pensa già a come prorogare il soggiorno, a nostre spese, nelle confortevoli stanze del potere.

Mentre si aspetta rinnovamento e novità, tutto gira come sempre.

foto: il politico Massimo Dalema

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italiano è quello che abbiamo visto in que-sti ultimi anni. Quando a prevalere sono state le caste, le consorterie, i trasformisti, le alleanze trasversali. Tutto ha avuto la sua parte, meno il consenso e il voto degli elet-tori, regolarmente traditi e non rispettati. Abbiamo parlato di “teatrino” non a caso. Come tanti Molière (che morì sulla scena, pur di non vedere abbassato il sipario) i nostri, una volta saliti a Palazzo (dal Co-mune a Montecitorio, dalla Regione al Se-nato), non riescono a fare a meno di occu-pare lo scranno. Come una droga, la politica diventa vizio irrinunciabile. Tanto che, partiti dai gradi-ni più bassi, ciascuno si sente in diritto di salire sempre più in alto. Per meriti tutti da dimostrare. Già è cominciata, in questi giorni, tanto per restringere il campo alla nostra regione, la giostra degli “autocan-

didati” in vista delle elezioni del prossimo anno. Sempre i soliti, e tutti provenienti da un passato fatto di nulla. Almeno agli occhi di noi semplici cittadini, che tanta abilità non l’abbiamo mai vista e, soprat-

tutto, non ne abbiamo ricavato vantag-gi di alcun genere. Abbiamo solo pagato e subito. Mentre gli autoreferenziali si sentono tanto in regola e bravi (Regio-

ne, Provincia, Comuni, carrozzoni vari) che già scalpitano per ricevere il premio della carriera che continua. E nessuno si ferma. Nessuno rinuncia. Anzi, nessuno arretra di un centimetro. Come si fa poi a parlare di ricambio e di rinnovamento? Bene Veltroni, sembra altrettanto D’Ale-ma (anche se minaccia “ritorsioni” all’inse-gna del “lei non sa chi sono io”). Aspettia-mo con ansia i prossimi che si accodino.Dunque, vogliamo farla fi nita una volta per tutte con i furbetti? Vogliamo veramente sulla scena i meritevoli e i capaci? Chiu-diamo in blocco, senza più fughe in avanti, con tutto un ceto politico-amministrativo fallimentare, privo ormai di ogni credibilità. Che il rinnovamento ci sia, aprendo porte e fi nestre alle novità. In periferia come al centro. In Parlamento come nei Comuni più piccoli.

Tanto che, partiti dai gradini più bassi, ciascuno si sente in diritto di salire semprepiù in alto...

foto: il comico Beppe Grillo, ispiratored del “Movimento a 5 stelle”

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nvestito da una profonda trasformazione interna, che ha portato (forse caso più unico che raro nella storia delle università italiane) un senato accademico ( e non solo) a chiedere al suo Rettore di fare un “passo”indietro,

il nostro Ateneo si prepara a vivere una nuova sfi da. Luciano D’Amico, preside di Scienze della Comunicazione, sostiene che “La prima operazione da fare, per ridare vitalità all’Unite è razionalizzazione e sinergia. Anche a fi nanziamenti costanti è comunque necessario migliorare l’utilizzo delle risorse. Prima di richiedere nuovi fi nanziamenti bisognerebbe utilizzare meglio le risorse – spiega il preside -, mettendo insieme tutte le competenze che ci sono. Per diventare competitivi sul mercato di acquisizione delle risorse (e mi riferisco al programma quadro dell’unione europea o alle risorse fi nanziarie da organismi internazionali), ovviamente bisogna avere una dimensione critica, non tanto su gruppi di ricerca, quanto con strutture di supporto in grado di acquisire

fi nanziamenti. Se riuscissimo a creare un aggregazione delle realtà di alta formazione e ricerca, che lavorano a Teramo, avremmo raggiunto una dimensione che ci consenta un miglior posizionamento nello scenario competitivo internazionale, per poter competere ad armi pari con i progetti nazionali e internazionali”. Ma se è vero che l’intero sistema

universitario italiano ha un fi nanziamento complessivo inferiore a quello della prima università americana, come si può

competere con queste differenze? “Prima bisogna raggiungere una dimensione nel nostro ambito territoriale e nazionale, poi avviare una serie di ulteriori sinergie, sempre dopo aver salvaguardato l’autonomia decisionale, che mi interessa mantenere. Non per campanilismi, ma per avere la garanzia di nuovi investimenti nel territorio, e non correre il rischio di una ‘delocalizzazione’, per usare un termine di mercato. Non difendiamo prodotti tipici o campanili, ma una modalità di sviluppo culturale economico e sociale del territorio”.Il rischio di perdere l’autonomia, di veder ridotte le risorse a disposizione c’è. Come può il coinvolgimento territoriale, nelle sue espressioni economiche, politiche, fi nanziarie o sociali, essere la “cura”? “Credo sia uno dei fattori su cui fare maggiormente leva. La storia economica del nostro territorio è una storia di eccellenti risultati conseguiti. Dobbiamo avere la stessa lungimiranza che in passato ci aveva spinto verso forme di industrializzazione inedite,

“COMPETITIVI, RAZIONALIZZANDO LE RISORSE”

di Mira Carpineta

La caratteristica di questo territorio è sempre stata la capacità di reinterpretare la propria vocazione...

CAMBIO DELLA GUARDIA ALL’ATENEO

Parla il Preside di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo

foto: il preside di Scienze della Comunicazione Luciano D’Amico

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verso la creazione di nuove istituzioni (penso ai poli bancari della città). Dovremmo provare ad immaginare lo sviluppo di una economia terziarizzata non tanto di tipo fi nanziario, ma in quanto economia della conoscenza, della formazione e della ricerca. In una città come Teramo, in cui insiste una università, un istituto zooprofi lattico, un osservatorio astronomico prestigioso, un istituto musicale pareggiato, una biblioteca provinciale di assoluto rilievo, sarebbe un peccato non utilizzarli. Abbiamo queste risorse che possono essere il volano determinante per lo sviluppo. Faccio sempre questo esempio: dei nostri circa 8000 studenti, se ognuno di loro volesse prendere un caffè la mattina, provocherebbe un indotto di 8000 euro nella città, se poi volesse prendere anche un cornetto l’indotto arriverebbe a 16.000 euro. Se a ciò si aggiungesse tutto ciò che serve ad uno studente, le potenzialità di spesa e di reinvestimento nel territorio di ricercatori e di coloro che lavorano in queste istituzioni, avremmo innescato il volano per creare la ripresa”.Il suo ottimismo traspare, ma come rispondono la città e il suo mondo politico, economico e culturale, a queste proposte?“Sono fi ducioso sulle risposte. Ogni volta che mi è capitato di proporre a politici, rappresentanti delle istituzioni o di aziende progetti di questo tipo, ho sempre trovato molta disponibilità al confronto e alla ricerca di soluzioni. La caratteristica di questo territorio è sempre stata la capacità di reinterpretare la propria

vocazione, di immaginare nuovi scenari di sviluppo, di reinventarsi continuamente. Sono ottimista sulla possibilità di avviare questo percorso di nuovo sviluppo. Ci sono già i primi passi concreti, le prime energie che si vanno mobilitando. Dobbiamo rendere evidente come un processo del genere sia collegato alla possibilità di creare nuove ricchezze, per immaginare un territorio in cui si produce sviluppo e innovazione. E sulla fertilità dell’humus presente non ho alcun dubbio. È solo una questione di tempi, non di incertezze, per il verifi carsi di questa nuova sfi da che ci attende”.

Il Magnifico Rettore dell’Università di Teramo, Rita Tranquilli Leali, in pensione dal primo novembre 2012. Inizia, dunque, l’attesa attuazione dello Statuto e un nuovo processo di transizione. Così ha commentato l’epilogo degli eventi l’assessore comunale Giorgio d’Ignazio, membro del cda: “Mi auguro che questa

crisi, proprio nel periodo delle iscrizioni, non abbia aggravato i problemi che già ci sono. La domanda che sorge è: perché un genitore dovrebbe iscrivere il proprio figlio diciottenne in un’università che scricchiola? Nel frattempo, riprenderanno le operazioni di ordinaria amministrazione, come ad esempio la messa in sicurezza del sistema antincendio etc.”. Sarà il preside della facoltà di Veterinaria, Fulvio Marsilio, a reggere l’ateneo fino a nuove elezioni. Rita Tranquilli Leali ha sottolineato, esprimendosi in terza persona: “Pur non condividendo le interpretazioni espresse dal senato accademico in ordine alla durata del suo mandato rettorale, al fine di garantire all’ ateneo un più agevole e celere processo di rinnovamento correlato ai criteri della nuova governance introdotti dalla legge Gelmini, ritiene di onorare il suo mandato fino alla data del suo collocamento in quiescenza (31 ottobre 2012)”. Già si vedono i risultati del recente cambiamento. Il cda ha stralciato l’intervento da quasi due milioni di euro che il rettore aveva programmato in viale Crucioli, per l’adeguamento sismico dell’edificio in cui ha sede il rettorato. C’è anche la questione del trasferimento della facoltà di Veterinaria nella nuova sede a Piano d’Accio. Le questioni sono molte e si attendono le elezioni che probabilmente si terranno a gennaio.

di Cristiane Marà

notizia di ogni giorno la situazione di diffi coltà (politica e gestionale) in cui versa l’Ateneo teramano, precipitata tra l’altro nelle ultime settimane. Dal 26 settembre infatti i titoli dei quotidiani sono corsi

veloci: il Rettore è stato sfi duciato; il Senato Accademico ha sfi duciato il Magnifi co; Il Consiglio di Amministrazione nega la fi ducia alla Tranquilli Leali e così via.Innanzitutto sarebbe utile specifi care che non si può parlare di ‘sfi ducia’; questo istituto, infatti, non è previsto nel nostro statuto. Bensì si tratterebbe di una maggioranza che de facto non esiste più all’interno degli organi centrali d’Ateneo, e che ha portato ad un voto contrario sui punti all’ordine del giorno delle varie sedute tenutesi fi no a questo momento. È quindi preferibile parlare di una scelta

prettamente politica attraverso la quale i membri dei vari organi d’Ateneo hanno voluto concretizzare una precisa linea secondo la quale il Magnifi co non sia più in grado di portare avanti il suo incarico e tanto meno sia in grado di risollevare l’università dall’abisso in cui sta affondando. Personalmente e da iscritta ad un’associazione studentesca universitaria (UDU Teramo) ritengo che tutto quanto accaduto fosse prevedibile e la mia stessa associazione è da circa due anni che denuncia lo stato dell’università di Teramo. Non nascondo che la mala gestione dell’Ateneo ha portato anche a un calo di servizi e di iscritti. Mi chiedo allora se davvero era necessario arrivare a questo punto di non ritorno. Non sarebbe stato più semplice fare prima qualche passo indietro invece di non poter più fare poi più nulla? Ora che, quella che

sembrava nell’ultimo mese una vera e propria “caccia alle streghe” vede la Tranquilli Leali “sul rogo”, cosa accadrà? È di certo partito il ‘toto nome’ su chi sarà il nuovo Magnifi co, anche se non è poi cosi un mistero. Di certo sarà necessario che si facciano delle serie rifl essioni: ad esempio se indire nuove elezioni per il rinnovo degli organi prima di eleggere il nuovo Magnifi co affi nché non sia frutto, magari, di una votazione fatta da persone che non hanno più una forte rappresentanza. Inoltre, in un momento di forte crisi, cosa si può fare? Come rilanciare, seriamente però, l’UniTe? Quanto ne hanno risentito gli studenti e quanto ancora ne risentiranno?E poi è necessario che sia la politica a decidere chi debba sedersi sulla poltrona tanto ambita? Tutti interrogativi che troveranno risposta a breve (si spera!) o forse no.

PUNTO DI NON RITORNOdi Maria Giovanna Lotito membro UDUTe

...perché un genitore dovrebbe iscrivere il proprio figlio diciottenne in un’università che scricchiola?

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on ci sono né vincitori né vinti nella vicenda dell’allontanamento del piccolo Leonardo dalla mamma. C’è solo un bambino che ha sofferto

e che probabilmente continuerà a soffrire. E tutta questa sofferenza non solo perché ha vissuto un allontanamento da scuola così cruento e inappropriato, ma soprattutto perché fi glio, da sempre, di genitori che non hanno saputo tutelarlo e proteggerlo e sono arrivati a un tale livello di confl ittualità che ha portato gli eventi a questo punto.L’esecuzione di un decreto del Tribunale che prevede di prelevare un minore e

collocarlo in una comunità è sempre un evento molto diffi cile da gestire e sempre traumatico per il minore coinvolto. Di solito sono gli assistenti sociali a coordinare questi delicati momenti, preparando prima il terreno sia con il bambino che con la sua famiglia. Ma a volte non c’è possibilità di preparare, i genitori non sono collaborativi

e allora neanche i bambini lo possono essere. Che fare in queste occasioni? Può uno dei due genitori essere superiore alla legge e non permettere l’esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale per i Minori? Questo è inammissibile. Nel caso del piccolo Leonardo ci sono stati già dei precedenti tentativi di eseguire il decreto, ma non è stato possibile. Cosa fare allora? I modi certo sono stati più che inadeguati, questo è sotto gli occhi di tutti. Ma per onestà e chiarezza alcune domande bisogna porsele.Come mai i parenti materni del bambino erano fuori dalla scuola? Forse già sapevano del decreto e aspettavano il momento di far scoppiare un caso?

Ne’ vincitori ne’ vintiNei conflitti tra genitori il figlio spesso diventa un “trofeo” da

aggiudicarsi, senza tener conto della sofferenza dei bambini contesi

di Laura Corona Psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta

Leonardo, chiaramente costretto a subire il fatto di essere figlio di genitori separati...

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Come mai la zia si preoccupava di riprendere la scena invece di calmare il nipote che era disperato e collaborare con le forze dell’ordine?Perché il video è stato diffuso e non utilizzato solo nelle sedi opportune, in modo da proteggere il bambino e tutta la vicenda dai rifl ettori?Come mai il papà ha permesso che il fi glio subisse tutto questo e non lo ha protetto, rinunciando ancora una volta all’esecuzione del decreto, e trovando tempi e modi migliori perché venisse fatto?Perché il bambino non è stato aiutato dalla mamma e dai suoi parenti ad accettare la presenza del papà e le sue visite (visto che si dice che era il bambino stesso a non voler andare con lui, ma questo può succedere di frequente nelle separazioni dove il minore, confuso, può schierarsi da una parte ed essere arrabbiato con l’altro genitore)?Dove sta qui la tutela del minore da parte dei parenti tutti?Tutto ciò fa pensare, come si diceva, a un clima già molto carico e confl ittuale. Chi soffre è Leonardo, chiaramente costretto a subire il fatto di essere fi glio di genitori

separati, che hanno perso di vista il loro ruolo più importante, di genitori appunto.Quando due persone si separano i fi gli vivono momenti diffi cili. Solo se il bambino potrà fare l’esperienza di genitori che si allontanano in maniera rispettosa di loro e di lui, l’evento stesso potrà essere affrontato, elaborato e superato nel

migliore dei modi, come si fa con altri eventi diffi cili della vita. In una separazione o in un divorzio che possano defi nirsi “costruttivi” si dovrebbe

tendere a trovare un’organizzazione e una sistemazione dei problemi personali e di coppia tale da permettere soprattutto di mantenere una soddisfacente relazione genitoriale, che non cessa con la frantumazione del nucleo coniugale. Due cose non possono essere cancellate con la separazione quando si hanno dei fi gli: l’essere genitori e soprattutto (sembrerà banale dirlo, ma è necessario) essere genitori dello stesso bambino da cui discente la necessità di accettare di continuare ad avere un rapporto e un contatto in nome di questo importante ruolo. Spesso invece, come in questo caso, si assiste a lotte tra i genitori, a volte senza esclusione di colpi (e per senza esclusione di colpi si intende negare un diritto di visita, rendere le visite complicate e tormentate, rendere la vita dell’altro coniuge più diffi cile del necessario, fare inutili richieste di affi do esclusivo quando non necessario, rendere il fi glio edotto delle vicende che riguardano l’altro genitore, ecc). In questo modo il bambino da fi glio di due genitori diventa trofeo e simbolo di vittoria di uno solo che se lo deve aggiudicare cercando almeno di non perdere questa battaglia

I genitori, invece, dovrebbero chiedersi come sia da un punto di vista psicologico per un bambino crescere nell’assenza di un genitore, o ancora peggio con l’idea di un genitore cattivo.

SeparazioniQUANDO MAMMA E PAPÀ LITIGANO

Dalla vicenda di Padova,riflessioni sulla tutela del minore nei contrasti tra genitori

e immagini del bimbo di Pa-dova prelevato da agenti della polizia in esecuzione di una ordinanza del Tribunale dei minori di Venezia sono senza dubbio molto forti, e non è

possibile non provare un forte senso di dolore e disagio nel vedere un minore af-ferrato da adulti mentre si dimena, grida e chiede aiuto. Però il fi lmato dovrebbe essere osserva-to (con occhio critico) non solo nel pri-mo minuto, ma dopo, quando la “regista” insulta, offende, minaccia, urla contro gli agenti di polizia, e quando la stessa chiede all’ispettore di Polizia “se la sospensione è

stata rifi utata, e come è stata rifi utata, è stata rigettata o e stata dichiarata inammis-sibile”, dimostrando peculiari conoscenze processuali della vicenda.E’ necessario, dunque, analizzare la vicenda

in termini giuridici, perché -ricordiamo- quelle immagini sono relative alla esecu-zione di un provvedimento di un Tribunale dei minori e non si è trattato, quindi, di un atto arbitrario ed illegittimo della polizia.La vicenda del bimbo di Padova nasce dalla separazione dei genitori e dall’affi damento del minore alla madre la quale (secondo quanto riportato dai mass media) ostacola i rapporti del fi glio con il padre; quest’ulti-mo si rivolge al Tribunale per i minorenni, che dispone l’allontanamento del minore dalla madre e il suo collocamento in una comunità di accoglienza, in quanto il mino-re risulterebbe soffrire della sindrome di alienazione parentale (l’acronimo inglese è

di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista

La vicenda del bimbo di Padova nasce dalla separazione dei genitori e dall’affidamento del minore alla madre...

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soprattutto se sente di aver perso quella personale del fallimento della propria coppia.I genitori, invece, dovrebbero chiedersi come sia da un punto di vista psicologico per un bambino crescere nell’assenza di un genitore, o ancora peggio con l’idea di un genitore cattivo. Ma cosa accade nella mente dei genitori tanto da poter arrivare a vere e proprie aberrazioni, come nel caso di Padova, quando si vuole difendere un diritto? Spesso nonostante le motivazioni manifeste e positive, come il volere che il bambino sia al primo posto, o che non venga

turbato dalle vicende della separazione, queste motivazioni non sono le sole, e devono coesistere con desideri e impulsi latenti che vanno nella direzione opposta. A volte la rabbia o lo stress sono troppo alti, sono troppi i rancori, si è incapaci di mettersi in secondo piano, non è possibile accettare di andare avanti o ci sono altri motivi personali che portano a lotte senza esclusione di colpi. Solo quando queste motivazioni interne vengono esplicitate e comprese si può vederle con maggiore lucidità e magari evitare di agire sotto il loro impulso. Bisogna allora aiutare queste coppie a re-iniziare a pensare, a sviluppare

maggiore capacità di sintonizzarsi sui vissuti emotivi del bambino, a mettersi momentaneamente da parte per fare il bene dei fi gli. Quando lavoro con coppie di genitori separati. che si danno battaglia, li aiuto a tenere i fi gli nella mente in ogni momento, e in ogni decisione che prendono. Per farlo, aggiungo tra le loro una sedia vuota, che è “la sedia dei fi gli” non presenti fi sicamente, ma che idealmente partecipano all’incontro. Questo aiuta a tenere a mente che ogni parola, ogni decisione e ogni battaglia intrapresa hanno una ricaduta su chi è idealmente seduto su quella sedia.

PAS, Parental Alienation Syndrome) distur-bo psicologico che si manifesta quando un genitore pone in atto comportamenti tesi a denigrare e screditare la fi gura dell’altro genitore, ed escluderlo dalla vita del fi glio.Tutto, quindi, nasce dalla separazione dei genitori. I principi ispiratori della Legge 54/06 (re-lativa all’affi damento dei fi gli) evidenziano chiaramente come, da un lato, il fallimen-to di due persone come coppia non deve comportare il loro fallimento come geni-tori, e come, da altro lato, sia interesse del minore mantenere un rapporto continua-tivo ed equilibrato con entrambi i genitori, e di conservare rapporti signifi cativi con gli ascendenti ed i parenti di ciascuno.La conseguenza pratica della applicazione di questi principi è questa: non è più ne-cessario individuare, dopo la separazione, il genitore più idoneo alla cura dei minori, ma entrambi devono interessarsi dell’aspetto fi sico, psicologico ed educativo della prole. Nel caso di specie è evidente che, al falli-mento della coppia, si è aggiunto anche il fallimento dei genitori, che non sono stati in grado di “mantenere un rapporto equi-librato e continuativo” con il minore, che ha diritto, nonostante la separazione “di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi” i genitori (art. 155 cc).Da fonti giornalistiche si apprende che una ordinanza del Tribunale dei Minorenni, pronunciata alcuni mesi prima, disponeva l’allontanamento del piccolo dalla madre (a causa della presenza della patologia della PAS, accertata dal un consulente del Tribunale) e, per almeno quattro volte, la polizia avrebbe tentato di eseguire l’ordi-ne del Tribunale, senza riuscirvi. L’episodio del prelievo forzoso a scuola rappresenta, quindi, solo l’esecuzione di una ordinanza della autorità giudiziaria che non è stata volontariamente eseguita dalla madre.Il corretto atteggiamento di fronte ad un provvedimento giudiziario che impone un

allontanamento del minore da una fi gu-ra genitoriale è permettere l’esecuzione dello stesso in modo da evitare qualsiasi trauma al minore e poi, eventualmente, il genitore che si ritiene danneggiato da quel provvedimento, ovvero che lo ritiene non conforme agli interessi del fi glio, ben potrà

e dovrà impugnarlo per ottenerne la revo-ca o la modifi ca.Nel caso di specie ciò non è accaduto. La mamma ha ostacolato l’esecuzione del provvedimento del Tribunale per i Mino-renni e la Polizia ha dovuto dare esecuzio-ne coatta, mediante l’uso di forza fi sica.Una rifl essione, di carattere prettamente giuridico, si impone: i provvedimenti giudi-ziari sono caratterizzati dalla loro esecu-tività, nel senso che, in carenza di un ri-spetto spontaneo dello stesso da parte del destinatario, è possibile la loro esecuzione a mezzo della forza pubblica. L’ordinanza del Tribunale dei minorenni è provvedi-mento giudiziario e, poiché non è stato eseguito spontaneamente dalla madre, è stato necessario procedere in via esecuti-va con la Polizia. Sempre dal punto di vista giuridico (lasciando ad altri quello sociale e/o psicologico) altra rifl essione si impone: l’esecuzione di quel singolo provvedimen-to (che tanto eco ha avuto solo grazie ai mass media) si inserisce in una lite tra ex coniugi che, incapaci di gestire il ruolo ge-nitoriale, si rivolgono al Tribunale. L’autorità giudiziaria, nella sua funzione di “supplenza” alle carenze genitoriali, altro non può fare che adottare provvedimenti coercitivi che hanno una loro logica inter-na e devono essere eseguiti, salva la possi-bilità di impugnarli nei modi di legge.La sovraesposizione mediatica di un singo-lo episodio non deve farci dimenticare la logica di tutto il sistema giudiziario e del-le sue procedure e, inoltre, non deve far-ci dimenticare che, a fronte di un singolo caso portato agli “onori della cronaca” ve ne sono tantissimi altri che, senza clamo-re, sono comunque fonte di dolore per i genitori e per i fi gli e che, sempre senza clamore, alcune volte trovano la miglior soluzione grazie al rispetto delle decisioni giudiziarie e all’azione congiunta dei geni-tori e dei loro avvocati, anche con l’oppor-tuno ausilio psicologico.

Nel caso di specie è evidente che, al fallimento della coppia, si è aggiunto anche il fallimento dei genitori, che non sono stati in grado di “mantenere un rapporto equilibratoe continuativo”con il minore...

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i è capitato ultimamente di leggere i libri del te-ramano Sergio Scacchia, “Abruzzo nel cuore” e “Il mio Ararat” correda-ti da splendide foto, e di

rifl ettere molto sulla passione dell’autore per la propria terra. L’amore per la natura, per l’arte, per il paesaggio prorompono da quelle pagine e proiettano il lettore in una sublime atmosfera incantevole di eloquenti silenzi e di armonia totale. Quanto sono diversi questi ambienti, visitati e descrit-

ti da Scacchia, da quelli antropizzati delle campagne e dei centri cittadini e urbani. Il dissesto idro-geologico operato dall’uomo lo si paga subito con l’arrivo delle prime piogge. È bastato qualche temporale di mezza stagione per riportarci ai soliti pro-blemi: strade impraticabili; smottamenti; frane; sottopassi, cantine e negozi allagati; ma è andata bene così, anche se ci sono

ancora i danni dell’alluvione precedente. Il ponte di Campodino, che collega i comu-ni di Nereto e di Torano Nuovo, dopo un anno e mezzo dall’alluvione, è ancora da ricostruire. I danni causati alle numerose famiglie, alcune delle quali sono state co-strette a cessare la propria attività, sono veramente ingenti e, a dir poco, disumani. Sarebbe facile elencare i danni e accusare qualcuno, ma non è questo l’intento che ci si ripropone con questo intervento. Si vuole, invece, andare a monte (in senso an-che letterale) e cercare di indicare alcune

soluzioni. La natura non può essere offesa, poiché, prima o poi, si riapproprierà sem-pre di ciò che è suo. Questa premessa è necessaria per determinare una eco-etica, ossia comportamenti corretti nell’utilizzo e nello sfruttamento del territorio. Occor-re, cioè, prevenire eventuali danni causati dalle piogge, vietando di ostruire canali, torrenti, fossi e vie di scorrimento natu-rale delle acque. L’intero bacino fl uviale va tenuto sgombro da tutto ciò che pos-sa impedire il libero e spontaneo defl usso delle acque. Un’accorta politica di pianifi -cazione del territorio non può permettere la costruzione di edifi ci, strade e ponti in disaccordo con le esigenze di “sor’acqua” la quale, in caso contrario, pur restando “pretiosa” (nel senso che ci presenta sem-pre il conto), diventa superba e rovinosa.

L’ACQUA SPEGNE IL FUOCO

Dissesto

idro-geologico

in provincia

Essenziale il rispetto del territorio per evitare il continuo ripetersi di smottamenti e allagamenti

di Michele Ciliberti

La natura non può essere offesa, poiché, prima o poi, si riapproprierà sempre di ciò che è suo...

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Finalmente alcuni amministratori si sono resi conto della necessità di irrinunciabili interventi, per salvaguardare le infrastrut-ture esistenti e allontanare possibili disa-stri ambientali, per cui hanno concordato un “contratto di fi ume”. In parecchie zone, scendendo dalle colline teramane verso il mare, s’incontrano edifi ci e ponti che met-tono i brividi solo a guardarli: non è diffi -cile pensare che basta un semplice tempo-rale per creare seri problemi. Prima di poggiare il pilone di una soprae-levata sull’alveo di un fi ume, occorre tener presente che “panta rei”, compreso il pi-lone, se costruito come se posato sulla roccia. Alcuni anni fa il Tordino ha rovinato subito la superstrada, appena aperta, Tera-mo-Giulianova. L’abbattimento di piante e della vegetazione in genere non può avve-nire in nome del dio speculazione, pena vero disastro ambientale. Occorre lavora-re molto: informare e formare i cittadini; prima la prevenzione e poi la punizione dei trasgressori. La scuola può e deve fare di più sull’educazione ambientale, facen-do leva sulla sensibilità molto accentuata degli alunni e sulle competenze di esperti che non devono essere solo predicatori di sciagure.Ognuno di noi, inoltre, ha il dovere di la-sciare in eredità ai posteri uno spazio eco-logicamente sostenibile. Machiavelli, anche se in altro contesto, suggeriva di costruire argini molto forti per incanalare le acque del fi ume (fortuna) e non permettere di travolgere e spazzare via tutto, come im-provviso e imprevedibile tsunami.

alla mancanza di manuten-zione ‘spicciola’ partono i problemi dei continui allaga-menti che spesso infestano la nostra regione.Le questioni irrisolte sono

varie: arature pesanti dell’agricoltura, fat-te oggi grazie a potenti mezzi e non più a mano, con solchi non trasversali, facen-do sì che l’acqua trovi dei corridoi di alta velocità; diga di Campotosto con i salti di Provvidenza e Piaganini– “un pantano” dice l’assessore provinciale Romandini -che, in caso di forti piogge, vengono aperti cre-ando sversamenti nel Vomano; cementi-fi cazione selvaggia; mancanza di una rete fognaria adeguata e di pompe nei sotto-

passi come quello di Mosciano all’imboc-co dell’autostrada; inesistente dragaggio dei fi umi; insuffi ciente manutenzione delle strade; fragilità geologica del nostro terri-torio e relativa mancanza di pianifi cazione e prevenzione.Tuttavia “non ci sono i fondi” dicono in coro l’assessore ed il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli. Per quanto concerne l’ultima alluvione di settembre, l’assessore stesso ha dichiarato come la forte pioggia fosse “un evento annunciato, ma non ce l’aspettavamo così come detto”. Quando c’è un’allerta meteo si attiva un sistema –il cosiddetto Augustus- della Protezione civile, che viene coadiuvata dai comuni e dalla Provincia, con relativi fun-

MANUTENZIONE CERCASILe solite questioni irrisolte lungo la costa teramana

di Ivan Di Nino

foto I. Di Nino: a Giulianova mancanza di manutenzione ‘spicciola’

a una grata sulla statale 16

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zionari ed operai degli enti, nonché uno stuolo di volontari. Il sistema così come codifi cato pare funzionare, ma nulla può contro la forza della natura e le manche-volezze degli umani stratifi cate nel tempo.Sempre per il primo cittadino “la buro-crazia è massacrante: per avere risultati sul torrente Calvano per il lavoro di sal-vataggio e rischio idraulico ci sono voluti quattro anni e mezzo. Inoltre, il canale del consorzio di bonifi ca era in pessime con-dizioni: ho fatto una denuncia al prefetto ed alla Procura della Repubblica per farlo pulire. Sono venuti il giorno dopo”.Il sindaco denuncia anche un danno d’im-

magine per la costa, nonché l’indisciplina dei cittadini: “Abbiamo un regolamento di Polizia rurale, ma non viene rispettato. Si vede che le colline sono ‘spaccate’ e spes-so tonnellate di terra ricoprono i canali di scolo, ma anche se questi sono puliti, con mare forza otto non c’è niente da fare. I fondi non arrivano né dal Governo né dalla Regione né da altri enti, ma noi siamo co-stretti lo stesso ad intervenire. Tra l’alluvione del 2011, la nevicata di feb-braio di quest’anno e gli allagamenti di settembre il ripristino dello status prece-dente costerà un milione e duecentomila euro”.

Intanto, sono stati stanziati 3,7 milioni di euro per l’alluvione del 2011 per privati ed imprese che hanno subito danneggiamenti; altri 20 milioni arriveranno dai fondi FAS 2000-2006.Le polemiche, però, non si smorzano. I Ver-di di Alba Adriatica protestano: allagamenti alle prime piogge. Giuliano Marsili, coordi-natore del partito, torna sul problema degli scarichi delle acque bianche dicendo: “Ina-deguati o addirittura chiusi per dare spazio alle palazzine. A distanza di cinque anni dall’alluvione del 2007 nessun intervento risolutivo è stato messo in atto”.

e immagini più diffuse della costa adriatica non prevedono sicuramente cumuli di materiale vegetale o da discarica, ma può succedere quando, in sole quarantotto ore, abbiamo un

quinto della pioggia che normalmente cade in un anno. Questo è avvenuto a metà del settembre scorso in Val Vibrata, secondo i dati pluviometrici rilevati dal sistema allerta della Protezione Civile delle Marche. Oltre 131 millimetri di pioggia non sono stati abbastanza da far esondare il Vibrata, ma evidentemente rappresentano la quantità di pioggia necessaria per spostare fi no all’arenile una gran mole di materiali organici e di rifi uti. Il problema, che oramai si verifi ca ciclicamente e che rappresenta costi altissimi per le amministrazioni, oltre 300mila euro per il comune di Alba Adriatica solo nel 2011, non può più confi gurarsi come evento eccezionale. Il Genio Civile regionale è l’autorità competente, ma le amministrazioni comunali, al di là del solito rimbalzo di responsabilità, possono comunque richiedere di effettuare la potatura della vegetazione e la rimozione dei rifi uti dall’alveo. Questione di capacità e volontà politica. Pochi giorni l’anno da dedicare alle pertinenze fl uviali comporterebbe sicuramente una spesa

minore di quella che richiede la pulizia dell’intero arenile. I sindaci dei comuni costieri non dovrebbero però rimanere da soli, l’onere andrebbe ripartito tra tutte le amministrazioni appartenenti all’Unione dei Comuni della Val Vibrata che però, fi nora, sembra non aver messo in atto nessuna politica comune di prevenzione. Il rischio esondazioni rimane comunque quello che preoccupa maggiormente, soprattutto dopo aver visto il livello

raggiunto dal torrente nell’ultima mareggiata, che ha determinato la chiusura del ponte della SS16 per oltre due ore. I danni provocati sarebbero stati, anche in

questo caso, immensamente superiori a quelli che servirebbero per mettere in atto un serio sistema di prevenzione. Qualcosa di concreto è arrivato recentemente, un impegno che vale 600mila euro per mettere in sicurezza il torrente Vibrata, costituito da fondi assegnati alla Provincia per l’alluvione di marzo 2011 e da fondi Fas 2007-2013 della Regione. Il progetto prevede la rimozione di 30mila metri cubi di materiali accumulati all’altezza dei tre ponti tra Alba Adriatica e Martinsicuro, e il ripristino del livello in prossimità della foce, con lo stesso materiale prelevato qualora non presenti tracce di inquinamento.L’assessore provinciale alla viabilità, Elicio Romandini, ha presentato il progetto in più occasioni e l’impegno di tutti, consiglieri regionali, provinciali e sindaci è sembrato evidente, ma i dubbi rimangono. I geologi del Centro di ricerche ambientali CEA Scuola Blu di Martinsicuro mettono da tempo in luce la maggiore criticità di questo tipo di interventi. L’operazione è infatti defi nita ‘un buon palliativo’ per questa stagione, ma la mancanza di uno studio approndito del piano di equilibrio del bacino idrogeologico del Vibrata, non dà a questo intervento la solidità metodologica che servirebbe. I rappresentanti delle associazioni pongono

Val Vibrata

SPERIAMO CHE NON PIOVA…Costi altissimi per le amministrazioni locali a causa della scarsa cura del territorio e di una politica di prevenzione dei danni causati dalle abbondanti precipitazioni

I sindaci dei comuni costieri non dovrebbero però rimanere da soli, l’onere andrebbe ripartito tra tutte le amministrazioni appartenenti all’Unione dei Comuni della Val Vibrata...

di Ilenia Ceci

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inoltre l’accento sulla frammentazione della somma stanziata che non permetterà l’esecuzione di un lavoro organico, perplessità condivisa dell’assessore ai lavori pubblici del comune di Alba Adriatica, Gabriele Viviani. Un altro appello arriva da Giuliano Marsili, coordinatore provinciale dei Verdi, che chiede di rispettare l’oasi faunistica faticosamente realizzata e che rischia di essere compromessa dalle operazioni di innalzamento del fondale alla foce. Le problematiche messe in campo sono tante e noi continueremo a seguire gli sviluppi della vicenda, nel frattempo, il posticipo dei lavori a inizio 2013 può solo farci augurare che fi no ad allora non piova troppo.

naugurata di recente la casa famiglia educativa per minori “Sirena”, che nasce “dalla necessità ed esigenza del territorio di prevenire e curare il danno ricevuto da parte dei minori in casi di abusi, maltrat-tamenti, patologia della cura e soccorrere

i ragazzi che trovano la brutta strada”, come ha spiegato Enrico Delli Compagni, psicologo e direttore della struttura, situata in via dei Sa-raceni, nella frazione Terrabianca di Tortoreto. Moderna, 400m2 con 5 camere, 4 bagni, spa-zi comuni per la socializzazione e un giardi-no, la casa sarà frequentata da adolescenti e preadolescenti di età compresa tra gli 11 ed i 18 anni, che hanno subito un allontanamento dalla famiglia attraverso un decreto del Tribu-nale per i Minori. “Sirena” ha la capacità di ospitare 10 ragazzi in forma residenziale e nei casi di emergenza dispone di 2 posti supplementari dove potran-no accedere i minori indicati da parte dei ser-vizi sociali territoriali o di pubblica sicurezza. I giovani residenti resteranno dalle 8 di sera fi no alle 6 del mattino, andranno regolarmen-te a scuola e svolgeranno attività comuni dei giovani della loro età. La casa sociale prevede l’orientamento secon-do le caratteristiche di ogni adolescente per sostenere processi di sviluppo di benessere sociale, interazione culturale, attività ricreative, sportive e compatibilità ambientale. Il direttore

Delli Compagni e i suoi collaboratori avviano trattative col centro di giustizia minorile per ospitare alcuni ragazzi del carcere e cercano un percorso di legalità con la questura e la po-lizia, per creare una alleanza con “l’intenzione che i ragazzi possano vedere le fi gure delle autorità senza timore, risentimento e abbiano la capacità di vivere rispettando le regole e la

legge” ha affermato il direttore.La cooperativa sociale “Sirena” collabora in modo stabile con soggetti pubblici e privati del territorio, permettendo ai socio-lavoratori e al personale di svolgere un servizio gratuito per i minori. La casa famiglia è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Tercas e a una retta che pagheranno i Comuni.

Tortoreto

UNA “SIRENA” PER MINORIAperta a Terrabianca la comunità educativa per adolescenti

di Camilo Enrique Spelorzi

La casa sociale prevede l’orientamento secondo le caratteristiche di ogni adolescente per sostenere processi di sviluppo di benessere sociale

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n tempo le botteghe artigiane abbondavano sul nostro territorio, ed erano il luogo dove i mestieri si tramandavano di padre in fi glio o da maestro ad allievo.

Oggi la situazione è cambiata; se da un lato c’è crisi dei mestieri manuali, dall’altro c’è notevole richiesta lavorativa. Ci si è accorti, infatti, che la nostra forza economica sta proprio nella peculiarità dello stile italiano che non tramonta mai e che viene apprezzato in tutto il mondo. Se le istituzioni e le aziende cercano, con leggi, percorsi formativi, incentivi al lavoro manuale, di salvaguardare il “prodotto italiano”, iniziative brillanti provengono dagli stessi artigiani, che, sentendosi minacciati sempre più dalla crisi e dalla produzione industriale a basso costo soprattutto straniera, si stanno organizzando per promuovere e diffondere la loro arte. Dal cucito all’orefi ceria, dal ricamo alla lavorazione del legno, dal recupero di materiale riciclato alla produzione di ceramiche e via dicendo, i nostri artisti chiedono la possibilità di poter mostrare le loro creazioni e di tramandarle per evitare che si perda questa tradizione importante del nostro patrimonio. Così a Montorio al Vomano è nata “Manicrea”, un’associazione culturale con l’obiettivo di portare in strada opere rigorosamente frutto dell’ingegno italiano ammirato in tutto il mondo. Il presidente è Nadia Lancianese. Orafa professionista ha creato per ben 26 anni gioielli artigianali in oro. Poi, a seguito della crisi economica che ha ridotto i consumi, e dell’alto costo del metallo per eccellenza, innamorata di questo mestiere,

ha deciso di reinventarsi e ha iniziato a creare gioielli in altri metalli, alluminio in primis, anallergico e adatto a tutti i tipi di pelle. La signora Lancianese, che ha lavorato a Roma per tanti anni, e che, insieme a tanti suoi colleghi artigiani in vari settori, gira l’Italia per mercatini artigianali, ha avuto la brillante idea di costituire questa associazione per dare voce alla sua categoria e per proteggere

l’arte italiana che lei tanto ama. Signora Lancianese, chi può aderire all’associazione? Tutti coloro che, maggiorenni, sono capaci

di creare con le proprie mani. L’ammissione è sottoposta al controllo della propria operatività. Il nostro fi ne è mettere in luce l’arte di produzione manuale. Chiediamo che si possano organizzare eventi e manifestazioni interamente dedicate alla valorizzazione del Made in Italy e dell’artigianato locale. E, inoltre, vorremmo uno spazio dove possiamo mostrare la nostra capacità di espressione. Ciò

signifi ca che vogliamo creare dei veri e propri laboratori didattici, in siti pubblici e privati, dove tutti possono condividere l’arte di creare. Come immaginate i laboratori didattici? Si tratta di veri e propri laboratori di strada e in strada; ogni artista, oltre a esporre oggetti di propria fattura, da vendere o solamente esibire, crea il suo prodotto davanti ai visitatori.. Vogliamo “far mettere le mani in pasta” alla gente, coinvolgerla nella nostra attività, renderla partecipe del nostro mondo. In questo modo possono venir fuori talenti e promesse dell’artigianato, ma anche estimatori della nostra italianità. Altri progetti? Andare nelle scuole per trasmettere prima e insegnare poi la cultura artistica manuale. Purtroppo, oggi, sta scomparendo. Partire dai bambini, che rappresentano il nostro futuro, sarebbe ideale. In questo modo daremmo loro una cultura all’italianità e un riconoscimento delle proprie origini. E perché no, anche un’idea di professione futura.

A MONTORIO “MANICREA”L’ORO E NON SOLO

di Adele Di Feliciantonio

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Gent.le direttore,sono un commerciante ambulante di porchet-ta e mi reco, insieme a mia moglie, giornal-mente, in alcuni paesi della provincia di Teramo dove, dopo tanti anni di attività sono riuscito a conquistarmi clienti e fi ducia. La mia attività, quindi, è mobile e per poter accedere e sosta-re sul suolo pubblico, è necessario pagare al Comune che visito, secondo un calendario set-timanale predisposto, un canone di posteggio attraverso il quale ottengo l’autorizzazione di ubicare il mio mezzo in un posto pre-stabilito. Questa costanza nell’occupare un determina-to spazio ha degli indubbi vantaggi in quanto mi permette, innanzitutto, di evitare sprechi inutili di tempo e di organizzazione, ma so-prattutto permette ai miei clienti abituali di trovarmi e visitarmi con facilità, acquistando i miei prodotti. Purtroppo, però, nonostante sia

ligio nell’adempimento dei miei obblighi nei confronti dei Comuni nei quali svolgo la mia attività circa le autorizzazioni e il pagamento, da anni soffro, lotto invano e mi arrabbio, per una situazione ricorrente che accade nel Co-mune di Montorio al Vomano.Premettendo che ivi mi reco due volta a set-timana, e che il mercoledì, giorno di mercato non ho mai riscontrato problemi, la situazione è ben diversa il sabato.Quando, secondo l’autorizzazione del coman-do dei vigili urbani, dovrei posizionarmi davanti alla sagrestia della Chiesa di San Rocco; ma quando arrivo, nel 90% dei casi, trovo il mio posto occupato da macchine parcheggiate. Ho già sollevato la questione agli organi com-

petenti ottenendo una promessa di impegno nella risoluzione della controversia che non è stato mai onorata. E’ vero che nel posto c’è un cartello di segna-letica che indica il divieto di posteggio nella mattinata del sabato, ma è mobile e spesso viene spostato dagli irrinunciabili guidatori. Per questo sono costretto a recarmi a largo Rosi-cano, e scegliere un posto a caso per potermi fermare e iniziare a lavorare, perdendo tempo, ma soprattutto accumulando nervosismo. Devo ammettere che quando sono “fuori po-sto” non ho mai ricevuto nessun richiamo da parte dei vigili urbani di Montorio che cono-scono la mia situazione, ma non voglio più che si ripeta questa tiritera perché costretto a spostarmi vado a occupare un posto che per legge e sulla carta non è mio e quindi sono potenzialmente abusivo.Ciò potrebbe signifi care che in caso di pro-blemi o incidenti avrei la piena responsabilità e colpa per non aver ottemperato la legge e gli accordi presi . Sono tanti anni che questo problema si ripete e non sono mai riuscito a risolverlo in quanto si attiva un balletto delle responsabilità che non ha portato a nessuna soluzione effi cace e ragionevole. Lucio Di Stefano

Abbiamo girato la sua richiesta “ner-vosa” a chi di competenza. Può leg-gere, di seguito, la risposta- intervista rilasciata dal vice sindaco, nonché asses-

sore al traffi co e alla viabilità del Comu-ne di Montorio al Vomano, Alfredo Ni-bid, alla nostra Adele Di Feliciantonio.

Assessore, esiste il problema esposto dal sig. Di Stefano?Sì, seppure sporadicamente, nei confronti di questo esercente, come pure nei confronti di altri concittadini che dovrebbero usufruire del-le aree di sosta riservate, per le quali a volte il non rispetto delle regole da parte di alcuni parcheggiatori, rende vano il diritto. Mi rife-risco alle aree di sosta riservate ai disabili e anche ad un parcheggio di cortesia riservato alle donne in gravidanza o alle puerpere, pun-tualmente occupato dalle autovetture in sosta.Come responsabile del traffi co cittadi-no sta pensando a una soluzione che permetta di risolvere il caso specifi co e scongiurarne altri in futuro?In seguito alla redistribuzione della viabi-lità e dell’arredo urbano stiamo valutan-do un posizionamento stabile e defi nitivo della cartellonistica, al fi ne di garantire la sicurezza della viabilità pubblica e la tutela dell’attività privata.

Il sig. Di Stefano può, quindi stare tran-quillo? Assolutamente sì. Contiamo di risolvere a breve il problema, compatibilmente all’at-tuazione del nuovo piano traffi co, sempre nel pieno rispetto delle regole.

MONTORIO AL VOMANO

Botta&Rispostatra un cittadino e il Sindaco

Ho già sollevato la questione agli organi competenti ottenendo una promessa di impegno nella risoluzione della controversia che non è stato mai onorata...

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l distributore di carburante comuna-le realizzato dall’amministrazione di Cortino è una realtà già dallo scorso mese di giugno. E’ sito a Cunetta di Cortino ed è costato circa 150mila euro. Realizzato in parte con un mutuo

e in parte con il contributo del consorzio Bim. Proprio il presidente del Bim, Franco Iachetti, parla con orgoglio di quest’ opera ed elogia l’iniziativa e l’intuito del sindaco Gabriele Minosse, invitando gli altri sinda-ci del bacino ad avere lo stesso spirito di iniziativa. E’ il primo distributore comunale della provincia di Teramo e il secondo in Abruzzo, dopo l’esperienza di Pizzoferrato (Ch), che purtroppo si è conclusa con la caduta della giunta comunale. L’impianto è stato realizzato con lo scopo di coadiuva-re le esigenze di rifornimento carburante e risparmio della popolazione. I residenti, infatti, possono rifornire la propria auto-

vettura, oppure approvvigionare picco-li mezzi agricoli, senza essere costretti a percorrere i 70 km di strada che prima li separavano dal distributore più vicino. Il vastissimo territorio, infatti, fi no ad’ora non era dotato di distributori. Il sinda-co Minosse spiega che l’idea è nata con la ricerca di mantenere vivo e popolato il territorio montano. “Volevo trovare un sistema che aiutasse giovani e famiglie a rimanere in questi luoghi, vista l’emorra-gia di popolazione, per le condizioni di vita non sempre facili”. La popolazione residente, per regolamen-to comunale, godrà di alcune agevolazioni. Infatti, per gli abitanti il prezzo alla pompa sarà pari al prezzo di acquisto da parte del Comune stesso. L’amministrazione, che non ha vincoli con nessuna compagni pe-trolifera, potrà acquistare al miglior prezzo disponibile sul mercato, avvantaggiando

così i residenti. Tuttavia, per rispettare un principio di equità, sarà stabilito il quanti-tativo massimo prelevabile da ogni nucleo familiare. I prelievi effettuati avverranno at-traverso un sistema automatizzato di carte prepagate, ognuna delle quali dotata di pin personale. Anche i non residenti potranno effettuare rifornimento al distributore co-munale, purché proprietari di un’abitazio-ne nel territorio, ma il quantitativo prele-vabile sarà inferiore a quello dei residenti.Per tutti gli altri, il prezzo praticato alla pompa sarà quello stabilito dal mercato. Attualmente l’amministrazione riesce a ga-rantire un risparmio di circa 20 centesimi rispetto a quelli della grande distribuzione. Il progetto è stato realizzato tenendo con-to che l’impianto andava introdotto in un ambiente montano ed i materiali utilizzati per la costruzione sono consoni all’am-biente circostante.

Cortino

UN DISTRIBUTORE PER RESTARE A CASA Oltre a far risparmiare ai residenti fino a 20 centesimi a litro,

il sindaco cerca in questo modo anche di arginare la fuga dal territorio montano

di Daniela Palantrani

a situazione della zona artigianale di Villa Pavone – segnala il consigliere provinciale Luca Corona – è in evoluzione. In merito ai lavori del passaggio a livello, unico punto di accesso

e sbocco della zona artigianale, viene segnalato un accordo di massima tra il Comune e le Ferrovie dello Stato con l’ottenimento di un fi nanziamento regionale per la realizzazione dell’opera. Il progetto della rotonda in zona Cartecchio, vicino al cimitero, è stato invece bocciato, in quanto non è possibile costruire una rotonda all’uscita di un’ autostrada. “Voglio segnalare per l’ennesima volta – precisa Corona, - la necessità di rifare l’asfalto di alcune strade, in particolare in via Melozzi. E’ dal 1990 che non si effettuano più opere primarie come il rifacimento del manto stradale.

Inoltre, l’emergenza viene accentuata dal fatto che il deposito del Ruzzo di Val Vomano verrà trasferito nella zona di villa Pavone. Il previsto aumento dei mezzi in transito, quelli del Ruzzo appunto, oltre a quelli della Te.Am., che già si riversano su Villa Pavone per raggiungere sedi o depositi, conferiscono carattere di urgenza e priorità assoluta degli interventi”.

Villa Pavone

Passaggio a livello e asfalto da rifaredi Daniela Palantrani

È dal 1990 che non si effettuano più opere primarie come il rifacimento del manto stradale

foto D. Palantrani: Villa Pavone

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o aspettavano ed è tornato. L’auto-bus urbano ha ripreso le sue corse da qualche tempo nel quartiere Gammarana, dopo le proteste da parte dei residenti. Molte le pole-miche per la soppressione del vec-

chio servizio, prima la linea 4, poi la 5, dopo ancora la 6 che la sera ridiventava 5, facendo un tragitto molto lungo e poco redditizio, con una frequenza di 45-50 minuti, del tutto in-suffi ciente per l’utenza. Il “tram” presta nuo-vamente i suoi servigi in una zona da sempre considerata di grande potenzialità, ma mai de-collata realmente. Gli abitanti lamentano, tut-tavia, la mancanza di pensiline per attendere il mezzo. Le foto evidenziano come occorra aspettare al lato della strada a diretta espo-sizione del traffi co, senza riparo né dal sole né dalle intemperie. Richieste in questo sen-so provengono anche da altri quartieri, come quello di Villa Mosca, Colleparco e la Cona. I problemi non si fermano qui: tanto tempo fa, alla fi ne del millennio scorso, quando sindaco era ancora Angelo Sperandio, uno studio di un organismo indipendente individuò le fermate

degli autobus urbani di Teramo come le più pericolose dei quattro capoluoghi d’Abruzzo. Ciò in base alla mancanza di spazi appositi, traffi co veicolare, pericolosità delle strisce pe-donali ecc. La risposta fu che non c’erano i fondi per migliorare la situazione. Una pen-silina e una fermata ben progettate non solo mettono in sicurezza i cittadini, ma danno anche la possibilità di vendere degli spazi pub-blicitari, con cui il Comune potrebbe rientrare dalle spese per l’installazione.

GAMMARANA

IN CODA PER IL BUSASPETTANDO LE PENSILINE

di Ivan Di Nino

Province sì, Province no

“FATE FINTA DI

LAVORARE”

Mini indagine su come la pensano i teramani.E qualcuno racconta che in via Milli, una volta…

di Ivan Di Nino

oglietele tutte”. Alla domanda “Scusi, lei abolirebbe le provin-ce?” la risposta degli intervistati è quasi unanime.

F.G. è una casalinga di 60 anni con un di-ploma da maestra nel cassetto: “E’ da quando ho memoria che sento parlare della Teramo-Ascoli, strada che rientra in gran par-te nel nostro territorio e che dovrebbe fare l’amministrazione provinciale. Per il momento ne hanno fatto un pezzo solo- si riferisce alla S.Nicolò-Garrufo, nd’a- e pure male!”. Gian-carlo è invece capo-operaio di una ditta di edilizia molto grande. Teramano, ma “nazionale d’adozione” avendo a che fare

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spesso con appalti per tutta Italia, è più pa-cato, ma non per questo meno rigoroso: “Spesso ho avuto a che fare con le province di varie parti d’Italia, e ogni volta che occorre far-si pagare è una lotta, spesso impari, perché la legislazione è dalla parte loro. Chi glielo spiega che anche noi abbiamo i debiti con i nostri fornitori? Chi mi riempie il frigorifero?”. D.A. è un distinto signore cinquantenne che oggi esercita la professione di geometra, ma da ragazzo ha prestato servizio anche per l’ente di via Milli. Non usa mezzi termini: “Non servono a nulla, altro che accorpamento o rimodulazione! Quando ero fresco di diplo-ma, tanti anni fa, feci domanda per un lavoro di tre mesi, perché la Provincia era in grave ritardo per il rilascio delle licenze di caccia e pesca. In due smaltimmo l’arretrato di mesi in quattro giorni. Chiesi quindi cos’altro avessimo potuto fare. La risposta fu: ‘aprite un fascicolo a caso e fate fi nta di lavorare’. Spero che oggi queste cose non avvengano più”. Stando al Testo Unico 28 settembre 2000 n.267-Leggi sull’ordinamento degli enti locali, le amministrazioni intermedie fra Regione e Comuni si occupano sostanzial-mente di: difesa del suolo, fl ora, fauna ed ambiente in generale; scuole non comu-nali; inquinamento di vario genere- acu-stico, atmosferico ecc.- protezione civile, formazione professionale e lavoro; viabili-tà e trasporti. Si approvvigionano in larga parte grazie all’IPT, l’Imposta provinciale di trascrizione che si paga per iscrivere al Pubblico Registro Automobilistico un vei-colo nuovo o per registrare il passaggio di

proprietà di uno usato. Senza entrare in tecnicismi, è risaputo come tale imposta sia stata notevolmente aumentata dal De-creto Legislativo n.68 del 6 maggio 2011, rimanendo invariata sulle auto nuove solo per quelle con potenza fi no a 53 kW.Avendo trovato accoglienza nella Costituzio-ne, per una abolizione delle stesse occorre modifi care la Carta fondamentale dello Sta-to. Onde evitare tale trauma, l’attuale Gover-no ha predisposto un “rimodellamento” in base a determinati parametri di popolazione e Kmq. Problemi si porrebbero anche per il riordino delle competenze e la ricolloca-zione del personale. Secondo Vittorio Feltri, Regioni e province sono solo “una stratifi ca-zione del potere che aumenta a dismisura le poltrone e le greppie politiche, in cui tutti si siedono per mangiare. Qualcuno di voi è mai entrato in Regione per una pratica? Nessu-no!”. Ad oggi, Teramo diventerebbe provincia di L’Aquila, ma non sono esclusi ‘colpi di sce-na’ dell’ultimo momento, come l’affermazio-ne del presidente della Regione Gianni Chio-di il quale, alla domanda se sia possibile una provincia unica per tutto l’Abruzzo con sede a L’Aquila, ha risposto “E’ un’ipotesi su cui la-voriamo”. Molti hanno contestato quest’idea: sarebbe un ente che andrebbe a sovrapporsi alla Regione.Se abolire o comunque diminuire il numero delle amministrazioni provinciali sia dettato dall’onda emotiva della cosiddetta anti-politi-ca o sia una cosa giusta per snellire l’apparato statale lo dirà il tempo.Sempre ammesso che le riforme vengano attuate.

Quando in una famiglia un componente si am-mala, si ammalano tutti. Intorno a chi ha perso la salute si mobilita un’intera comunità, come è giusto che sia. Ma se ad ammalarsi è chi do-vrebbe assicurarla la salute, allora le cose cam-biano. A Teramo è la Asl a “perdere colpi”, come la cronaca (non scientifi ca) ci rende noto quasi quotidianamente. Con un crescendo rossiniano che, quello sì, angoscia. Raccontano che ci sono degenti del Mazzini che, da qualche giorno, sof-frono di strani incubi. Essere svegliati al mattino non dall’ infermiere di turno, ma da un fi nan-ziere in divisa che sequestra il pappagallo. Non vorremmo che pezzo dopo pezzo, sequestro dopo sequestro, indagato dopo indagato, invece che al Cup, qualcuno dovrà presentarsi al Gup.

Ha un gran daffare, in questi giorni, il vesco-vo di Teramo , Michele Seccia. Tirato com’è per la stola, a destra e sinistra. Il segretario provin-ciale della Cgil, Di Odoardo, gli scrive perché “interceda” presso la classe politica in tempo di crisi economica profondissima e proceda a scomunica per incapacità della stessa. I terre-motati di san Nicolò sollecitano un intervento pastorale, per “uscire da quest’inferno”. Se la sinistra sindacale, anticlericale per eccellenza, si rivolge alla “concorrenza”, come ultima spiag-gia, e anche i senza casa post-sisma, bussano al vescovado disperati, signifi ca che non abbia-mo scampo. E facciamoci un segno di croce.

Ti.Ma.

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l dott. Francesco Ciarrocchi è respon-sabile dell’Unità Operativa semplice a valenza dipartimentale, che si occupa di procreazione medicalmente assisti-ta dell’ospedale Mazzini di Teramo. O meglio, il reparto di occupava di fecon-

dazione assistita, ora non più. Il 19 otto-bre scorso è stato posto sotto sequestro il reparto, perché ancora sprovvisto delle necessarie autorizzazioni. “Non c’è stato nessun sopruso o abuso da parte delle for-ze dell’ordine. Il sequestro era una morte annunciata. Lo scorso 24 settembre – chia-risce Ciarrocchi - c’era già stato un con-trollo dei Nas che aveva portato alla luce la mancanza delle autorizzazioni necessa-rie per le pratiche di procreazione assistita. All’indomani, ho scritto a tutti i vertici Asl, dal più alto fi no al mio diretto superiore, comunicando il mancato accreditamento presso l’ISS. Purtroppo, nessuno ha avuto tempo di controllare o adempiere all’ob-bligo burocratico. Non so se dipenda dalla Regione, che ha latitato nel rispondere, o chi abbia omesso o non comunicato. Di

fatto le autorizzazioni disciplinate dal fa-moso articolo 40 non ci sono”. Gli avvisi di garanzia sono cinquee riguardano il dott. Ciarrocchi, il direttore sanitario, Camillo Antelli, il direttore medico del presidio, Gabriella Palmeri, il direttore del diparti-mento materno infantile, Goffredo Magna-nimi e il manager, Giustino Varrassi. Il dott. Ciarrocchi, oltre che medico, è consigliere

comunale nelle fi la del Pdl, e alle doman-de su perché abbia iniziato delle attività, senza le necessarie autorizzazioni, spiega

di “lavorare per un’ azienda, non nel suo studio privato. Per quanto mi concerne – prosegue Ciarrocchi – c’era tutto: dal cup al ticket, per me era tutto in ordine. Pen-savo di essere in regola”.Tutte le struttu-re ospedaliere devono essere accreditate. In particolare, la legge 40/2009 impone a tutte le strutture, che esercitano terapie in materia di procreazione medicalmente assistita, di essere iscritte in un apposito elenco. Il dott. Ciarrocchi spera “che non vi siano strumentalizzazioni politiche die-tro l’accaduto”. Che la vicenda, cioè, non venga usata per colpirlo politicamente o altri attraverso lui. Il dirigente medico precisa, inoltre, che il reparto resta operativo per quanto con-cerne gli esami diagnostici e che gli utenti non hanno subito disagio. Infatti, conclude “dopo la prima visita dei Nas, mi sono at-tivato e ho interrotto le terapie, per non creare disagio agli assistiti. Purtroppo, sono stato superfi ciale nel non verifi care di per-sona che le autorizzazioni fossero perve-nute. Mi sono fi dato”.

“Morte annunciata alla Asl”Dopo il sequestro dell’Unità operativa di fecondazione assistitaparla il responsabile, dott. Francesco Ciarrocchi

di Daniela Palantrani

Purtroppo, sono stato superficiale nel non verificare di persona che le autorizzazioni fossero pervenute. Mi sono fidato...

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l bene rifugio per eccellenza delle famiglie italiane è stato da sempre la casa. Oggi si assiste ad un inversione di tendenza? Il bene più amato dagli italiani è anche il più semplice da tassare. La casa viene attaccata su più fronti: la crisi economica

ne diminuisce il valore; il potere di acquisto della moneta scende; le tasse, ultima in ordine di tempo, l’Imu . Il concetto di rifugio asso-ciato al mattone viene messo in discussione. I proprietari di immobili sono costretti a sop-portare costi sempre più alti a fronte di un valore dell’immobile che continua a svalutarsi.

Chi vuole investire trova diffi coltà nell’indivi-duazione dell’inquilino che nel tempo riesca a garantire l’affi tto. Chi vuole acquistare la pri-ma casa trova diffi cile, talvolta impossibile e oneroso, accedere a un mutuo. Le prospettive per il futuro sono incerte. Anche gli agenti immobiliari, esperti del set-tore, profetizzano un ulteriore peggioramento del mercato, come a dire: “non abbiamo an-cora toccato il fondo”. Ezio Bruna, docente di economia e fi nanze al Politecnico di Torino e fondatore del Cesfi m (Centro studi fi nanza immobiliare) ritiene “ragionevole aspettar-si una discesa dei prezzi accentuata fi no al 2017”. I massimi esperti nazionali del settore affermano che in Italia non ci sarà l’esplosione

della bolla come in Spagna, oppure il crollo dei subprime come negli Usa, ma sicuramente l’erosione continua. L’accumularsi di diver-si fattori, ad esempio l’aumento dei costi di

manutenzione di immobili, che inevitabilmente invecchiano, porta gli esperti a pronunciarsi in maniera pessimistica rispetto al costo di man-tenimento di un’abitazione nei prossimi anni. A tal proposito, conclude Bruna, “Siamo di fronte a un cambio di paradigma epocale. La casa diventerà un bene d’uso e non un bene rifugio da lasciare ai fi gli. Probabilmente, la legge a cui ci siamo abituati negli ultimi decenni, ossia che la casa nel lun-go periodo non perde mai valore, non funzio-nerà più”. Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia (associazione dei proprietari immobiliari di Milano e Lombardia) suggeri-sce ai proprietari di “bloccare tutto, in questo momento”.

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ragionevole aspettarsi una discesa dei prezzi accentuata fino al 2017...

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a Banca d’Italia minimizza. Il go-vernatore Ignazio Visco afferma che nel Paese non c’è una bolla immobiliare. La crisi, però, sta mettendo in diffi coltà molte fa-miglie italiane: l’81% di esse vive

in un’ abitazione di proprietà.Nelle maggiori città italiane, dal 2007, i prezzi degli immobili sono scesi dal 10-15 per cento. Se a ciò si aggiunge una decina di punti di infl azione si evince come la per-dita in termini reali non sia indifferente. Il presidente di Federimmobiliare, Gualtiero Tamburini dichiara “con le banche chiuse a riccio, la Borsa sarebbe lo strumento per-fetto per trovare i tanti soldi necessari a sviluppi importanti, di quelli che riqualifi ca-no interi quartieri.

Ma il mercato azionario italiano è piccolo e nell’immobiliare ancora di più. Così Sib respirerà ancora a lungo un clima di attesa, fi no a che non ripartirà l’economia. Perché è l’economia a trascinare l’immobiliare, non il contrario”.

ASPETTANDO LA RIPRESACon le banche chiuse a riccio, la Borsa sarebbe lo strumento perfetto per trovare i tanti soldi necessari a sviluppi importanti...

opravvivere come costruttore è dif-fi cile, si arranca. Il segreto per me è stato differenzia-re: lavori pubblici

e privati. Nel privato non solo nuove co-struzioni, ma anche riparazioni”. Paolo, im-prenditore edile, si sfoga. “Anche le banche erogano mutui a fatica. Se a chiederlo sono dipendenti statali con uno stipendio sicuro, concedono il mutuo, ma se il lavoro è precario non concedono affi damenti.Oggi, purtroppo, se si lavora nel privato il

lavoro è sempre precario, e questo lo san-no anche le banche”. Molti gli imprenditori che hanno dovuto cessare l’attività anche se proprietari di diversi alloggi. Se non si riesce a vendere si rimane chiusi in una spirale, banche che chiedono, giustamente, il rimborso delle somme erogate, fornito-ri che chiedono, correttamente, di essere pagati. Ma se non si vende non si incassa e così che un’azienda deve chiudere pur avendo capitali, purtroppo immobilizzati. Esistono, poi, meccanismi tesi ad infl uenza-re a proprio favore il mercato. Promozione solo di alcuni appartamenti, quando c’è un mercato intero che attende.

I COSTRUTTORI ARRANCANO

CRISI CHIAMA AFFITTOTroppi oneri, diminuiscono i compratori

e le banche non aiutano

vo Lucidi Pressanti, ex ricercatore del settore optoelettronico ha fatto operazioni di ricerche di mercato. Dal 1980 ha lavorato in banca, acquisendo esperienza nel settore dove si rilasciavano mutui alla clientela. Nel

2008 è andato in pensione e si è dedicato alla mediazione immobiliare, aprendo un’agenzia. “Non avevo previsto che ci sarebbe stata una

caduta del settore di questa entità. Non ho memoria di una crisi di questa entità. Ricordo che in banca si davano facilmente mutui, le banche avevano suffi cienti garanzie e se qualcuno non poteva pagare le rate rientrava comunque in possesso del proprio credito. Oggi non è più così, a causa della svalutazione del mattone le banche rischiano di riprendere solo 10% del loro investimento.

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Non è più suffi ciente l’ipoteca sull’immobile a garanzia del prestito. La comunità europea ha imposto maggiori cautele nell’erogazione del prestito per cui vengono richieste maggiori garanzie. Che possono essere date da un parente, da deposito di titoli, o altro. Il che rende quasi impossibile per molti accedere a un prestito e all’acquisto dell’immobile. C’è poi un’inversione di tendenza. Mentre una volta ereditare una casa era qualcosa di positivo, adesso, faccio un esempio estremo, diventa un aumento di incombenze e oneri. C’è anche chi arriva a rinunciare all’eredità. E’ un caso limite, ma che aiuta a comprendere la situazione. La casa è stata sempre bene rifugio degli italiani, lo è tuttora, però il discorso degli investimenti è stato trasferito dal settore immobiliare a quello fi nanziario. Chi ha soldi da investire non li investe più in un immobile, ma magari in titoli. Negli anni ‘80, anche chi non aveva risorse di liquidi, acquistava dal costruttore due appartamenti, dando solo la caparra al costruttore. Dopo qualche mese si rivendeva il secondo appartamento e con i soldi incassati si

riusciva a saldare il costruttore. Si chiamava speculazione edilizia. Si riusciva perché l’infl azione era altissima, la domanda di case alta e quindi aumentavano di valore. Oggi non è più possibile. Il tasso di interesse rimane basso per limiti imposti dalla comunità europea. Costruire le case ha comunque un suo costo, i costruttori riducono personale e investimenti perché la richiesta è sempre più bassa. Si preferisce orientarsi verso l’affi tto”.

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Negli anni ‘80, anche chi non aveva risorse di liquidi, acquistava dal costruttore due appartamenti, dando solo la caparra al costruttore...

SETTORE INTERAMENTE FERMOUna agente immobiliare teramana, con esperienza ventennale,

dice la sua sull’andamento negativo del mercato

a casa bene rifugio delle fa-miglie teramane, ora non lo è più? “Per me non è cambiato, il problema è che le famiglie non possono acquistare più. Le banche non concedono i mutui e chi ha

soldi da investire non li investe nel mattone perché non è ‘conveniente’. Il vero problema è che ci sono troppi controlli incrociati, se ac-quisti una casa arrivano i funzionari dell’Agen-zia delle Entrate: dove avete preso i soldi? In

quanto tempo li avete risparmiati? Quali sono le risorse fi nanziarie a disposizione? Tutti fat-tori deterrenti all’acquisto di un immobile”. La tassazione ha infl uito? “Non più di tanto, in fondo si tratta di poco più dell’Ici di prima”. Le famiglie preferiscono affi ttare? “Il problema è che adesso una famiglia che vuo-le acquistare un appartamento ha diffi coltà perché le banche non danno più i soldi. Due giovani che vogliono comprare casa ed evitare di andare in affi tto di fatto non riescono. E l’af-

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gente immobiliare dal 1991, Eros Lucidi è decisamente una voce fuori dal coro. La particola-rità, strano a dirsi, inizia proprio dalla diffi coltà nell’incontrarlo. Infatti, spesso è fuori per “visi-

te”. E la crisi del mattone? Ma il mercato non è fermo? “Il mercato si ferma se vogliamo farlo fermare noi. Il lavoro per chi ha voglia di lavo-rare c’è sempre. Il mercato del mattone non si fermerà mai, perché nel momento in cui i prez-zi si abbassano e ci sono persone che hanno necessità di vendere, ci sarà sempre qualcuno che vorrà fare affari. Ad esempio, qualche anno fa, un appartamento di circa 96 mq, zona Col-leatterrato si vendeva a 120mila euro. Adesso, a 95/100mila euro. E’ normale che una fami-glia media, sia invogliata ad acquistare.Non è vero che le banche non danno mutui. Noi non abbiamo mai avuto problemi con la banca. Ov-vio, se io propongo un protestato, la banca non concederà il fi nanziamento, ma in casi normali, con le normali garanzie e capacità di rimborso, che ci sono sempre state, il fi nanziamento viene concesso. Adesso le banche stanno un po’ più attente e si sono allungati i tempi. Ma è que-sto il lavoro della banca, che non vive di conti correnti”. Le provvigioni a quanto ammontano? “Le provvigioni ammontano al 3% per il vendi-tore e 3% per il compratore. Faccio un esem-pio banale, se si va in disaccordo con il cliente si applicano le aliquote depositate alla Camera di Commercio, secondo gli usi e consuetudini della zona. La Camera di Commercio stabilisce che le percentuali vanno dal 2 al 3 per cento”. E le agenzie che chiederebbe fi no al 10%? “Non esiste. E’ come prendere le persone per la gola e chiedere di pagare una somma elevatissima, perché ci si chiama X. Si può pagare una abito mille euro in più, perché la stoffa è diversa, per-ché il taglio è unico, ma un servizio è comunque un servizio. La differenza non la fa il libricino o il volantino. Se mi serve la casa, vado in giro, debbo vederla, e rendermi conto di persona”.

fi tto diventa una scelta obbligata”. Prima per la banche era suffi ciente una garanzia ipotecaria sull’immobile? “Non è mai stata suffi ciente solo l’ipoteca. Doveva esserci la capacità di rimborso, quindi l’impegno sulla busta paga doveva essere non superiore ad un terzo. Ad esempio, se io guadagno 1.000 euro, per il mutuo ne potevo impegnare non più di 300. Ma adesso non basta più, perché la banca crea tantissimi problemi e cavilli per

non concedere il mutuo. Ovviamente questa crisi non investe solo il settore immobiliare, ma l’edilizia e tutto l’indotto. I costruttori lavorano meno, falegnami, elettri-cisti, idraulici, architetti, arredatori, tutti lavora-no meno. Il settore è fermo”. Prospettive per il futuro? “Ancora negative. Se le banche non riprendono a fare le banche non intravedo la fi ne del periodo negativo”.

VOCE FUORIDAL CORO

Eros Lucidi, nel settore da tempo, punta all’ottimismo e alla fi ducia

nel domani, nel rispetto della professionalità

L’Agenzia delle Entrate annuncia i tempi per il nuovo reddito-metro. Sarà applicato dal 1° gennaio 2013 e sarà pronto per la fine del mese di ottobre. Il direttore dell’Agenzia, Attilio Be-fera, annuncia che nell’aggiornamento a cui stanno lavorando i tecnici “ci sono 100 voci” che verranno usate dal fisco per determinare il reddito presunto. In merito al redditometro, c’è stato “un grosso equivoco - precisa Befera, – non misura la ricchezza, ma misura le spese. Si confrontano le spese, non la ricchezza, con il reddito dichiarato. E quindi tutte le voci di spesa in quanto tali, e non come indici di ricchezza”. Il reddi-tometro in via di definizione, “non avrà coefficienti, per cui la barca o il cavallo valgono più del camper - continua Befera, -. Non c’è nessun parametro particolare per pesare le spe-se. E quando le spese sono compatibili con il reddito non ci sono problemi”. In un intervento a margine di un convegno tenuto alla Luiss, Befera si esprime anche in merito alla nor-mativa fiscale. “Abbiamo una legislazione instabile e caotica, un numero eccessivo di accertamenti sui quali stiamo ope-rando, un sistema sanzionatorio non credibile e un’opinione pubblica spesso contro l’operato dell’amministrazione. Fatto-ri che disincentivano le scelte di investimento delle imprese - conclude Befera, -, che orientano verso altri paesi che danno stabilità e certezza in materia fiscale”. Il direttore sottolinea in modo particolare come tra i compiti del fisco ci sia anche quel-lo di “rieducare alla legalità fiscale, obiettivo ormai indifferibile. Lo facciamo anche nei confronti dei nostri uffici a cui diciamo continuamente di evitare l’abuso dell’abuso di diritto”.

ASPETTANDO IL REDDITOMETRO

Il nuovo strumento misurerà le spese e non la ricchezza. Parola del direttore dell’Agenzia delle

Entrate, Attilio Befera.

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. Ottenere gratuitamente e portare con sé il foglio informativo, che illustra caratteristiche, rischi e costi del mutuo.. Ottenere gratuitamente eportare con sé il foglio comparativo con le informazioni generali sui tipi di un mutuo garantito da ipoteca per l’acquisto dell’abilitazione principale offerti dall’intermediario.. Ottenere gratuitamente e portare con sé una copia completa del contratto e/o il documento di sintesi, anche prima della conclusione e senza impegno per le parti.

. Avere a disposizione anche un sito internet dell’intermediario il foglio informativo e foglio comparativo. Se è possibile concludere il contratto online, avere la copia completa del contratto con un il docuemnto di sintesi.. Conoscere il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) del mutuo. Consultare il TEGM ( Tasso Effettivo Globale Medio) ( il muoto dalla A alla Z) previsto dalla “legge antiusura” (legge n. 108/96) sul cartello affisso nei locali dell’intermediario o sul suo sito internet.

Al momento di scegliere

. Pretendere visione del documento di sintesi, che riporta tutte le condizioni economiche ed è unito al contratto.. Non avere condizioni contrattuali sfavorevoli rispetto a quelle pubblicizzate nel foglio informativo e nel docuemnto di sintesi.. Scegliere il canale di comunicazione, digitale o cartaceo, attraverso il quale

ricevere comunicazioni.. Ricevere una copia del contratto, firmato dall’intermediario, e una copia del documento di sintesi, da conservare. . Ricevere l’attestazione della conclusione del contratto, la copia dello stesso contratto e del documento di sintesi, se la stipula avviene online

MUTUO PER LA CASALa carta dei diritti del cliente

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. Ricevere comunicazioni periodiche sull’adamento del rapporto almeno una volta l’anno, mediante un rendiconto e il documento di sintesi.. Ricevere dall’aintemediario la proposta di qualunque modifica delle condizioni contrattuali, facoltà generalmente dal contratto.. Trasferire il contratto presso un altro intermediario senza pagare alcuna penalità né oneri di qualsiasi tipo.. Proseguire il rapporto contrattuale anche nel caso di ritardo nel pagamento di una rata, purchè il mutuo sia garantito da ipoteca e il ritardo non si verifichi per più di sette volte nel corso del rapporto contrattuale.. Ottenere a proprie spese, entro 90 giorni dalla richiesta, copia della documentazione sulle singole operazioni degli ultimi dieci anni. La richiesta può essere fatta anche dopo l’estizione del mutuo.

. Estinguire in anticipo, in tutto o in parte, i mutui stipualti per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili destinati all’abitazione o allo svolgimento di attività economica o professionale, senza pagare compensi, ne oneri penali. Per gli altri itpi dimutuo, quando c’è un’ipoteca, è possbile estinguere in anticipo il rapporto contrattuale, in tutto o in parte, pagando un unico compenso stabilito dal contratto nel rispetto dei criteri previsti dalla legge.

Durante il rapporto contrattuale

Dopo la chiusura. Ricevere il rendiconto, con il riepilogo di tutte le operazioni effettuate, e il documento di sintesi.

fonte: le guide della Banca d’Italia

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GIULIANOVA LIDO (TE) – Via G. Galilei, 340 Telefono 085.8004519 – Fax 085.8008503 [email protected] (TE) – Loc. Piano D’Accio - Via S. D’Acquisto Telefono e Fax 0861.558009 [email protected]

PINETO (TE) - Strada Provinciale per Atri Uscita A 14 - Telefono 085.9491791 Fax 085.9480719 [email protected]

TERAMO – Viale Bovio, 167- Telefono 0861.241160 Fax 0861.251329 [email protected]

Il termocamino Carinci viene costru-ito nel rispetto di tutte le normative vigenti con materiali di primissima qua-lità e tecnologie innovative uniche nel settore. L’obiettivo è quello di unire la tecnologia con il design al fi ne di col-

locarlo con estrema facilità e semplicità in qualsiasi ambiente. Privo di meccanismi ingombranti e compli-cati (quali ad esempio: valvola di chiusura fumi, cassetto porta cenere, pomelli, leve, ecc…) quindi facile e pratico nell’utilizzo, presenta una serie di sistemi brevettati altamente ricercati volti non solo a sod-disfare qualsiasi tipo di esigenza dei clienti ma principalmente a ottimizzare la combu-stione, migliorando così il rendimento, ri-ducendo notevolmente i consumi, rispetto ai soliti termocamini. La cura e l’attenzione anche ai minimi particolari, e soprattutto alle richieste dei nostri clienti, ci permettono di avere una vasta gamma di prodotti a garanzia di una soddisfazione totale.

La tecnica di combustione CARINCIL’innovativa tecnica di combustione CARINCI (sistema esclusivo brevettato) consiste in un semplice principio, riscaldare l’aria prima di farla entrare in camera di combustione; ciò permette la modulazione naturale della fi am-ma rallentando così la combustione in relazio-ne alle temperature raggiunte, ricavandodalla legna il massimo rendimento. Questa tecnica innovativa di combustione garantisce notevoli vantaggi rispetto ai soliti termocamini.

Sistema “ACQUAPLUS”Il sistema “ACQUAPLUS” ideato dalla CARIN-CI GROUP permette di prelevare acqua calda

sanitaria con poco fuoco, a basse temperatu-re (già a 40°C) e perfi no a fuoco spento per almeno mezza giornata dallo spegnimento dello stesso.

CARINCI SYSTEML’INNOVATIVO TERMOCAMINO A DOPPIO CIRCUITO CON VASO DIESPANSIONE APERTO IN ACCIA-IO INOXTermocamino Carinci System a Doppio Circu-ito con Vaso Aperto Inox. L’innovativo Termoca-mino CARINCI SYSTEM a doppio circuito con vaso aperto va direttamente collegato all’im-pianto in quanto tutti i componenti idraulici sono già assemblati sul Termocamino. Il si-stema idraulico prevede due circuiti, il primo a vaso aperto per garantire la massima si-curezza, il secondo a circuito chiuso per ga-rantire la giusta pressione all’impianto e la corretta circolazione del fl uido termovettore ai radiatori. Per semplifi care l’istallazione i due circuiti sono già collegati tra loro tramite uno scambiatore di calore a piastre. Il primo circuito a vaso aperto è corredato di vaso d’espansione in acciaio inox, circolatore, rubinetto di scarico e valvole di chiusura. Ilse-condo circuito è corredato di circolatore, val-vola di non ritorno, valvole di chiusura e jolly di sfi ato.

CARINCI COMBINATOTERMOCAMINO COMBINATOAUTOMATIC + SYSTEMTermocamino COMBINATO Top della Gamma Carinci. Nella continua ricerca della soddisfa-zione totole dei nostri clienti, sempre attenti alle loro esigenze per poter dare il massimo in servizio e qualità nasce il termocamino Ca-rinci combinato che rappresenta il top della gamma Carinci unendo le due soluzioni del modello system e dell’automatic.

L’unica vera alternativa al solito termocamino

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onoscere meglio le istitu-zioni locali signifi ca com-prenderne l’importanza e la risonanza su scala nazionale e mondiale. In questo delica-to compito ci aiuta Andrea

Giordano, impiegato membro della Borsa Merci di Pescara. Molti cittadini non hanno ben chiara la fi gura della Borsa Merci. Può spiegarci cos’è e come lavora? La Borsa Merci è un’istituzione nata nel 1966, allo scopo di contrattare merci che han-no risonanza locale, nazionale e internaziona-le. Si serve della commissione di accertamen-to prezzi, che al contrario della borsa valori, che si riunisce ogni giorno, ha un andamento settimanale, stabilendo il prezzo minimo e massimo di una merce sul listino.

In pratica?Il lavoro concreto è quello di effettuare delle sintesi di prezzo minimo e massimo di un prodotto, davanti a contrattazioni effettive, fatte sul nostro territorio (o su territori vicini). I contratti si stipulano il lunedì mattina, alle undici e trenta presso la sede, e nel pome-riggio viene diffuso il documento settimanale aggiornato. Lo scopo è ottenere un prezzo di riferimento, tenendo conto dell’andamento generale di beni come: vino, bestiame, olio e cereali. In questo periodo segue andamenti particolari?

Non direi. Prendo ad esempio l’uva, che ora sta subendo un incremento di prezzo rispetto all’anno scorso, poiché è tempo di vendem-mia, e le condizioni atmosferiche della stagio-ne passata ne hanno diminuito l’offerta. Per quanto riguarda il bestiame, invece, il prezzo non ha grandi oscillazioni, a parte nei periodi pre-natalizio e pre-pasquale. Per l’olio biso-gnerà attendere la spremitura delle olive per costatare un cambiamento rispetto all’anno precedente, così come per i cereali.A livello locale la contrattazione è senz’altro più diretta, ma a livello na-zionale come si opera?A livello nazionale si fa riferimento alla Borsa Merci Telematica Italiana. La contrattazione si esegue online, è possibile accedervi tramite registrazione e come in qualsiasi altro caso ci sono precisi statuti e leggi da considerare. Il

tutto poi confl uisce nell’operato del ministero dello Sviluppo Economico. Parliamo di crisi economica. Che rap-porto c’è tra mercato reale e crisi glo-bale? Non avendo dati effettivi aggiornati sui primi timidi segnali di ripresa, esprimo una mia opi-nione. La crisi è iniziata con una grande “bol-la” fi nanziaria (in Usa: quando entrò in crisi il settore immobiliare derivante dal fallimento dei SubPrime) e si è propagata all’economia reale con una velocità e con effetti maggiori di quello che si poteva prevedere, a causa dei mercati azionari sui quali, di fatto, non è possi-

Conosciamo la Borsa Merci

Dal sud est asiatico la spinta alla ripresa economica.

L’ALTALENA DEI PREZZI

di Jessica Pavone

L’andamento locale dei listinie i risvolti internazionali.

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bile una forma di controllo “globale”.Le aspettative negative generatesi da ciò han-no propagato sull’economia reale i nefasti ef-fetti delle speculazioni di borsa. A grandi linee il mercato reale ha avuto maggiore resistenza

alla crisi, ma di fatto anche minore velocità alla ripresa. Le grandi crisi, però, portano a grandi aggiustamenti, soprattutto sul mercato del lavoro, che poi in ultima analisi rappresen-ta il dato di concreta quotidianità. Gli effetti degli aggiustamenti cominciano a farsi sentire anche nelle aree di mercato del lavoro a bas-so costo, che ovviamente hanno rappresentato per l’occidente un problema notevole (almeno in termini di occupazione); il benessere por-ta con sé le richieste di maggiori spazi per l’ “uomo” rispetto al lavoratore: richieste sinda-cali per introdurre innovazioni, miglioramento delle condizioni di lavoro e di salario.Ma è proprio il grande mercato del sud est asiatico che potrà fare da traino all’economia mondiale, con la domanda potenziale insita nel miglioramento delle condizioni economi-che di cinesi, indiani e operai asiatici tutti.

La crisi è iniziata con una grande “bolla” finanziaria e si è propagata all’economia reale con una velocità e con effetti maggiori di quello che si poteva prevedere...

intensifi carsi della competi-zione su scala mondiale ha portato, nell’ultimo decennio, un numero sempre maggiore di imprese minori a ricercare nuove opportunità sui merca-

ti internazionali. L’internazionalizzazione, oggi, non è più solo una modalità con cui l’impre-sa crea valore, estende il proprio vantaggio competitivo ed accede a nuove opportunità, ma nell’attuale contesto economico, è una via obbligata per la sopravvivenza ed il successo dell’impresa nel tempo. Per l’impresa, l’inter-nazionalizzazione è una decisione complessa, accompagnata da un processo di trasforma-zione aziendale, spesso irreversibile, che ri-guarda, tra gli altri, gli assetti fi nanziari, la strut-tura organizzativa e tecnica, il posizionamento sul mercato e la gestione delle risorse umane.Le problematiche nelle quali si troverà l’impre-sa di minore dimensione sono concentrate sulle barriere di ingresso e penetrazione del mercato. Qui le potenzialità tecniche imprenditoriali, sono molto importanti, il know-how non è suffi ciente.Gli strumenti a sostegno dell’internaziona-lizzazione devono essere forniti dallo Stato, solo come “occasione e strumento” ( al fi ne di evitare inutili sprechi di denaro e cattedra-

li del deserto), e dal sistema bancario che però in Italia non è “strutturalmente e natu-ralmente” portato ad un “venture capital”. Non è pensabile oggigiorno introdursi in re-altà diverse dal punto di vista geopolitico e fi nanziario, avventurarsi senza cognizio-ni politiche, economiche dello stato ospite.Per l’Abruzzo, l’Africa (dal Marocco all’Ango-la passando per la Libia liberata dal dittatore Gheddafi ) rappresenta opportunità molteplici

per i numerosi rapporti economici attivati tra imprenditori abruzzesi e rappresentanti istituzionali dei paesi africani più virtuosi nel settore edilizia, agricoltura ed infrastrutture. E’ positivo che realtà frizzanti come le Pmi scel-gano di trovare punti di contatto con l’Africa da un’ottica diversa: non colonialismo, investi-mento meramente assistenzialistico, ma coo-perazione e sviluppo: l’Africa ora è più pronta a recepire le possibilità di sviluppo.

Internazionalizzare oggiChance per piccole e medie imprese in un periodo di competizione globale.

di Mauro Rosati di Monteprandone De Filippis Delfi co

Dall’Abruzzo un occhio di riguardo all’Africa.

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x professore di liceo, Franco Graziani ha la-sciato da diverso tempo la politica attiva, dove rappresentava ed era espressione della De-

mocrazia Cristiana. Oggi ci parla di una politica “umana” che non c’è più, di stru-menti di informazioni e dedizione al lavoro. Di cosa si occupa adesso? “Iniziamo pro-prio dalla cosa meno interessante. Sono pen-sionato della scuola, mi occupo della valutazio-ne della dirigenza e di direzione strategica”. Come ritiene sia cambiata Teramo rispetto a quando militava in politica? “Ritengo sia estre-mamente interessante questo vostro tentativo di promuovere un dibattito che non viene sol-levato come centrale neanche in consiglio co-munale, ma credo non vada fatto raffrontan-dosi al passato. Da sempre per chi li ha vissuti, i ricordi suscitano nostalgia e diventano il luo-go della giovinezza e in qualche modo mitico”. Come lo affronterebbe? ”Posso provare comunque a rispondere sotto questo profi -lo. Gli ultimi venti, in Italia, sono stati anni di decadenza. Noi avevamo una visione progres-sista della società, come se in qualche modo il progresso fosse qualcosa di necessario ed automatico. Adesso siamo caduti nella barba-rie politico- culturale e sociale. Sono stati anni diffi cili. Gli ultimi vent’anni hanno fatto più danni alla nostra città del ventennio fascista”. Il presidente della Regione, tempo fa, ha criticato la politica assistenziali-sta di Remo Gaspari, imputandole il fallimento dell’Abruzzo. “Gaspari l’ho

conosciuto bene di persona ed anche politi-camente considerato, tanto che ad un certo punto della mia personale storia politico- am-ministrativa sono stato nel gruppo gasparia-mo, anche se mi defi nivo ironicamente un ‘gaspariano di complemento’. A differenza di molti colleghi di partito ho avuto con Gaspari più contatti dopo la sua uscita dalla politica. Gaspari aveva un merito storico: capacità di lavoro e dedizione immensi. Riceveva anche in ciabatte, ascoltava tutti attentamente ed ave-va capacità di sintesi e cortesia nelle risposte. Quando poteva, promuoveva un intervento. Si può dire che questo intervenire a pioggia

fosse discutibile, ma aveva una sorta di effi -cacia perché i suoi interventi, grandi e piccoli, per l’Abruzzo, sono stati tanti e coerenti tra loro: portare industrializzazione, infrastruttu-re, strade e autostrade. Basti ricordare che ne costruirono quasi due in una regione come la nostra, da sempre molto isolata. Ridurla ad una politica clientelare nel senso più deleterio del termine è riduttivo. Gaspari aveva una sua visione d’insieme che coltivava ‘zappando l’or-to’ momento per momento, aggiungendo pa-zientemente ed instancabilmente un tassello alla volta. La mia convinzione è che Gaspari sia stato un politico onestissimo. L’ambizione con cui ha lavorato è stata quella di lascia-re al suo Abruzzo il frutto del suo lavoro”. Molti lamentano un allontanamento della politica dal cittadino. “La sfi ducia dei cittadini nella politica deriva soprattutto dal fatto che la pubblica amministrazione non dà più risposte. Fino a quando le risorse da-vano risposte ai cittadini, in merito di reddito e servizi, i cittadini non cercavano altro. Affi da-vano le cose più complesse ai loro rappresen-tanti. Adesso il cittadino è disgustato dal fatto di vedere i politici come una sorta di piccoli capi tribù che usano le poche risorse residua-li pubbliche per alimentare il proprio clan”. C’è una perdita anche del rapporto umano. “Il sistema delle preferenze aveva i suoi limiti, ma era inevitabile parlare con le persone e farsi apprezzare con il proprio la-voro, perché quando si andava a votare si do-veva scrivere il nome della persona. Gli elettori dovevano conoscerti, anche attraverso i mezzi di informazioni, ma soprattutto apprezzarti”. In merito a questo, quale è la respon-sabilità degli organi di informazione, in particolare ci sono funzioni che non as-solvono o eventualmente, in cosa sba-gliano? “In Italia non c’è una indipendenza di questo quarto potere, si è avvertita quasi sempre e troppo la mano di chi era dietro le organizzazioni mediatiche, che si tratti di televisione pubblica o privata e delle grandi testate nazionali. In Italia manca il concetto anglosassone di strumento di informazione quale specchio della società, una sorta di di-fensore civico. A Teramo, in particolare, c‘è sta-to un grande pullulare di iniziative. La carenza è stata quella di non aver fatto gruppo. Troppe realtà e troppo frammentate, brevi nel tempo, alcune sono nate e scomparse dopo pochi mesi, e quindi non hanno pesato più di tanto”.

“Ventennio peggiore di quello fascista”Siamo ormai caduti nella barbarie socio-politica. Gaspari? Un uomo da rimpiangere.

Il dibattito su Teramo, purtroppo, non interessa neppure al consiglio comunale.

di Daniela Palantrani

Franco GrazianiChi l’ha [intra]visto

foto: F. Graziani

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iuseppe Lisciani, presidente onorario dell’Aimpa, e imprenditore di lungo corso (la sua è una delle aziende teramane con una “storia” pluridecennale),

analizza la situazione economica della città e ne traccia un ritratto a tratti crudo, ma estremamente realistico: “Troppo facile dire che è disastrosa, anche se Teramo ha conosciuto nel corso degli ultimi decenni cambiamenti positivi – esordisce -. Diverse industrie sono nate e prosperate. Teramo è diventata una città importante, nel centro sud, per la vivacità di iniziative industriali, per l’attenzione che ha saputo suscitare in passato nei mercati esteri. Attenzione che adesso però si sta spegnendo. E non è responsabilità specifi ca dei teramani. Dappertutto in Italia chiudono imprese e c’è da essere preoccupati non solo per Teramo” Di cosa avrebbero bisogno a suo avviso le imprese e gli imprenditori?“Di aiuti concreti, non necessariamente diretti alle singole imprese, non mi piace molto l’aiuto personalizzato, ma provvedimenti legislativi che la smettano di caricare di tasse le imprese e di asciugare i cittadini. Dare respiro, creare le condizioni dello sviluppo. Ora si vede solo una

tendenza alla retrocessione”.Eppure Teramo ha conosciuto anche periodi “dorati”, come il boom della Val Vibrata negli anni ‘90. Quando è iniziato il declino?“L’epoca d’oro teramana ha cominciato a fi nire quando è arrivata una tassa assurda e iniqua come l’Irap, per l’ignoranza di chi decide provvedimenti di vario genere, che ignora appunto le peculiarità di queste realtà. Nel caso della Vibrata, ad esempio, per un’ impresa che possiede di positivo solo la manodopera e poche strutture tecnologiche avanzate, se si tassano le aziende sul numero di lavoratori che hanno, si scoraggiano le assunzioni e si toglie ossigeno all’impresa. Iniqua e forse incostituzionale”.Le associazioni di categoria, in che modo possono essere di aiuto, chiedere interventi risolutivi?“Confi ndustria, per la sua natura di comprendere appunto grandi realtà, non può tener conto delle esigenze delle piccole. Invece, adesso il mondo economico dovrebbe concentrarsi proprio sui piccoli soggetti produttivi, come insegna la ricerca scientifi ca, l’importanza della scoperta del microcosmo, e nessuno può spiegare e capire cos’è, meglio di chi vive la realtà di una determinata zona. Chi vive e fa impresa in un territorio deve

essere accreditato di una maggiore capacità di analisi dello stesso, così che dalla conoscenza delle esigenze e delle risorse locali (soprattutto umane) il territorio ha più probabilità di crescere”.Come nasce il progetto Aimpa? “La teoria di base è l’idea dell’associazione locale, fortemente connotata sul territorio. Dal momento in cui il potere decisionale centrale si trasferisce alla periferia, il potere politico viene demandato alle istituzioni periferiche. I Comuni e le Regioni hanno poteri decisionali importanti e quindi, in teoria, più utili al territorio. Un’associazione locale, con una adesione signifi cativa, troverebbe maggiori interlocutori, per presentare progetti adatti al territorio e alle sue dinamiche produttive, a cominciare dagli enti locali come la Regione. E di progetti ce ne sono davvero tanti: il turismo, non adeguatamente supportato, così come tanti altri aspetti peculiari della nostra provincia. I problemi più importanti rimangono sempre legati alle diffi coltà di accesso al credito. Tra i servizi, che un’associazione locale come Aimpa può offrire, c’è soprattutto questo, la forza dei numeri, che consente di aprire canali maggiori per accedere ai fi nanziamenti. Una voce più forte può determinare la politica economica del territorio, assolutamente, fortemente”.

Dal boom alla recessione

“MAI PIÙ TASSE INIQUE”

Intervista a Giuseppe Lisciani, presidente onorario dell’associazione delle imprese abruzzesi - Aimpa

di Mira Carpineta

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Se è vero che la giovane età non è garanzia di onestà e coerenza, è altrettanto vero che le vecchie generazioni ci hanno regalato, negli ultimi anni almeno, solo delusioni e brutture. E’ evidente che occorre mutare rotta. Per questo abbiamo dato parola agli esordienti (o giù di lì) della politica e a coloro, che potendo, vorrebbero scendere in campo. Sperando che tutti gli altri che hanno fallito riconoscano i loro limiti e facciano un passo indietro. Non aspettiamo altro.

Ti.Ma.

Palazzo cambiare si deveFocusON

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embra un pozzo senza fondo. Un malaffare diffuso, ramifi cato, multiforme, da nord a sud, passando per il centro Italia. Personaggi dappoco, arricchiti con i nostri soldi, faccendieri

affaccendati ad intermediare favori e trarne, lussi da ostentare per garantirsi immunità e nuove prebende. E’ la squallida banalità dell’immoralità. Per questo, se possibile, siamo ancora più disgustati. Però si vede qualcosa. Mentre le tasse continuano ad aumentare, la stagione della spending review applicata ai costi della politica è ormai uno dei principali meriti del governo Monti. Il governo “tecnico”, infatti, sembra avere rotto quel meccanismo ben oliato per cui forze politiche sempre più deboli, sempre meno legittimate, facevano aumentare in modo incontrollato i cosiddetti “costi della politica”. Il punto è però fare in modo che il movimento in corso arrivi a produrre effetti duraturi. Vanno bene gli arresti, le condanne, ma è il sistema che va riorientato, perché ormai fuori controllo. Il numero delle persone che vivono di politica oggi in Italia è pari agli abitanti di un medio-grande capoluogo di provincia. Siamo sopra i 100.000. E qui viene il diffi cile. Servono infatti delle condizioni, dei presupposti. Servono istituzioni forti, legittimate, effi cienti. Purtroppo in Italia le istituzioni sono tradizionalmente deboli: nell’arco degli ultimi vent’anni, equamente distribuiti tra centrodestra e centrosinistra, si sono ulteriormente deteriorate. Forze politiche gracili e mediocri hanno unanimemente introdotto e praticato il cosiddetto spoils system, con il risultato di livellare al basso, moralmente e operativamente, apparati e burocrazie, sempre più pagate nei vertici, di nomina politica, e trascurate nei ranghi medio-bassi. Siamo riusciti a realizzare il peggio dei modelli che abbiamo scopiazzato, quello americano e quello continentale europeo. Privatizzando – e decentrando - senza responsabilizzare abbiamo dilatato i costi e creato pasture incontrollabili per turbe di voraci mediocrità.Si tratta, molto semplicemente, di riavviare

un processo di normalità, di onestà. Che però non può essere indolore. Per essere vero deve presupporre dei tagli, non fi nti o di facciata. Servono parole chiare, su ciò che è bene e ciò che è male. E fatti. Sennò restiamo alla retorica ed alla pantomima sulla cosiddetta “antipolitica”, con il fustigatore di costumi di turno che si costruisce un’immagine sparando a zero, senza l’onere di indicare una revisione strutturale e dunque cambiare nulla. E allora ci sono tre

questioni. La prima è sui controlli, che non possono essere affi dati solo alla sanzione giudiziaria, ma caratterizzare tutta la fi liera dell’allocazione dei fondi pubblici. La seconda sulla qualità delle persone. Ogni classe politica tende a reclutare propri simili e dunque la qualità del reclutamento tende a decrescere. Ormai abbiamo toccato il fondo e dunque occorre fare entrare aria nuova e nello stesso tempo attrezzarsi per una nuova offerta politica. L’ultima e fondamentale questione è sulla moralità. Che non si può certo stabilire per decreto, ma si deve reclamare con tutti i mezzi. La decadenza di cui si parla per l’Italia infatti comincia proprio di qui.Il tempo è fi nito. Non basta qualche galeotto in più ad affollare carceri tragicamente sovraffollate. Servono norme stringenti e un decreto è stato emanato. Ma bisogna vigilare con intransigenza sull’applicazione, perché questo è il nostro problema: la memoria corta, di cui troppi furbi approfi ttano.

Palazzo cambiare si deve FocusON

SCOPIAZZATORIDI MODELLI STRANIERI

di Francesco Bonini politologo docente LUMSA

Si tratta, molto semplicemente, di riavviare un processo di normalità, di onestà. Che però non può essere indolore...

foto: il Presidente degli Stati Uniti D’America B. Obama

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Palazzo cambiare si deveFocusON

osa vorrei sentir dire da un politico, oggi e cosa vorrei vedere fare dalla politica? Sinceramente il meno possibile, nel senso che la politica oggi ha più che mai

bisogno di concretezza e non di vuoti proclami. Deve rispondere ai pressanti problemi quotidiani della gente ed essere il più possibile improntata all’azione. Il politico dovrebbe parlare meno, ma soprattutto fare e coltivare una visione a breve, medio e lungo termine sullo sviluppo del Paese, del suo territorio e della comunità amministrata. Una politica, quindi, che rimetta al centro l’azione ma anche gli ideali che vediamo ogni giorno calpestati e sviliti da una classe di “professionisti”, sempre più dediti ai tornaconti personali o delle proprie

ristrette cerchie parentali o amicali, che hanno perso totalmente di vista l’interesse generale. Una politica del genere, a prescindere da quello che dice, allontana le persone, disgrega la società ed è alla base della profonda crisi di rappresentanza che sta investendo i partiti e le basi stesse

della nostra democrazia. Vorrei una Politica che torni ad occuparsi del quotidiano, a confrontarsi con il territorio nelle strade o nelle nuove piazze virtuali, ma che esca

dal suo cerchio magico per cercare di affrontare e risolvere i problemi reali.Come tanti giovani, sono preoccupato per il futuro. Se dovessi scegliere tra “rottamatori” o tradizione, anagrafi camente non posso che essere dalla parte dei “rottamatori” o dei “formattatori” che dir si voglia, con coloro che, ed è ormai un’esigenza bipartisan, avvertono forte la necessità di una rottura, di una svolta rispetto allo status quo. Siamo stanchi di replicanti che dicono che bisogna fare questo o quello per “l’interesse del Paese”; cambiare tutto perché nulla cambi. Questa politica ha fatto il suo corso; un’intera classe dirigente ha fatto il suo tempo e l’unico passo doveroso, adesso, è quello all’indietro. A chi teme che il “nuovo” che avanza sia peggio del vecchio o solo una vuota operazione di restyling io dico che non

Parlare meno e agire di più di Luca Corona

consigliere provinciale (PdL), 32 anni

Questa politica ha fatto il suo corso; un’intera classe dirigente ha fatto il suo tempo...

i politici attuali vorrei fi nalmente sentir chiedere scusa ad una generazione che, ad oggi, non ha futuro. Credo sia un gesto di responsabilità nei confronti

dei giovani che vivono un disagio sociale non indifferente, dopo tutti questi governi passati a sperperare soldi che non avevano un minimo di progettualità a lungo termine. Chiudere la parentesi di una vecchia politica che ai giovani ha consegnato debiti e problemi. Adesso dalla politica vorrei vedere il contrario di quello che è accaduto fi no ad ora, parlare alla gente dicendo la verità, responsabilizzare la classe politica sul “chi sbaglia paga”, favorire la Meritocrazia ed avere uno Stato che sia seriamente vicino al cittadino. Cosi da poter limare questo steccato che c’è

tra la classe politica e l’intera società.Se dovessi scegliere tra “rottamatori” o tradizione con una risposta secca direi “i rottamatori”, ma non vorrei che dietro questa –onda nuova - si nascondessero gli stessi protagonisti del passato. Invece, penso che bisognerebbe guardare alla persona e ai contenuti seri di programmazione, non tanto agli schieramenti o ai gruppi perché all’interno di questi partiti ormai

c’è di tutto, centrodestra e centrosinistra sono nella mente solo di chi ancora fa politica retrò. Adesso mi baso sulle persone credibili. Per questo mi auguro che l’attuale legge elettorale possa essere modifi cata, riportando ai cittadini la scelta di chi delegare a suo rappresentante.Sono contentissimo di dare un semplice contributo al mio paese, Torricella Sicura. Un grande onore e onere, reso possibile grazie ai miei concittadini che mi hanno scelto come consigliere comunale. Un servizio che svolgo con impegno e dedizione, cercando di portare sempre dei risultati positivi. E’ un esperienza che forma tantissimo, si scopre un mondo nuovo fatto di luci ed ombre. Devi avere un carattere forte nel decidere situazioni a volte complesse, essere convinti di fare la cosa migliore per tutti, creando

BASTA CON LE BUGIE di Marco Di Nicola

assessore comunale di Torricella Sicura (area centro sinistra), 26 anni

Una società che non si impegna a favorire delle politiche giovanili concrete è una società cieca...

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Palazzo cambiare si deve FocusON

bisogna avere paura di cambiare: un’intera generazione, giovane ma anche meno giovane, oggi è al guado: non studia, non lavora, è fuori da ogni sistema formativo e produttivo. Il sistema politico “tradizionale” è del tutto inadeguato ad arginare questo allarmante fenomeno di marginalizzazione sociale: se non è in grado di esprimere più alcuna visione ma solo di “autoreplicare” se stesso, signifi ca che ha fatto il suo tempo e che deve lasciare spazio ad energie fresche e vitali.Sono contento di aver scelto di fare politica attiva, nel rispetto delle tante persone che mi hanno dato fi ducia, e la rifarei senz’altro. Certo non posso nascondere che per i giovani che concepiscono la politica come servizio e passione, la disillusione è dietro l’angolo e l’entusiasmo iniziale è spesso messo a dura prova. Fare politica attiva oggi per chi ci crede, per chi muove dall’idea di dare qualcosa e non di prendere è davvero un percorso ad ostacoli. A volte ci si sente dei Don Chisciotte contro i mulini a vento.Ma credo sia doveroso non arrendersi ed essere sempre presenti sul territorio, non perdere mai il contatto con la realtà, con le persone, con le loro esigenze.

Coerente con questa linea di pensiero, mi sono impegnato molto nel sociale e nello sport, dove restano inalterati ancora i valori veri, di rispetto e solidarietà.Credo che per un giovane oggi sia non solo un diritto ma un dovere non gettare la spugna, riappropriarsi dell’azione e dettare l’agenda politica: combattere per

i propri diritti, a partire da quello allo studio, al lavoro, a mettere su famiglia. In una parola a rivendicare il nostro diritto al futuro. I giovani di oggi sono molto meno ideologici e più orientati sugli aspetti pratici dell’esistenza; le condizioni di vita ci hanno reso molto più fl essibili,

considerato il momento di forte diffi coltà e di precariato lavorativo. D’altra parte nuovi interessanti spazi di partecipazione si aprono grazie alle nuove tecnologie, all’interazione avanzata consentita dal web 2.0, ai social media: ci sono molti strumenti per far sentire la nostra voce.Per quanto riguarda gli spazi disponibili in politica, per noi giovani c’è lo spazio che riusciamo a conquistarci, come in qualsiasi altro campo.A differenza della maggior parte dei lavoratori comuni, gli “ever green” della politica come noto non agognano andare in pensione, ossia lasciare la poltrona e le posizioni di “rendita”. Per risanare i conti pubblici, l’intervento sulle pensioni è stata una scelta obbligata, per allinearci ai parametri del resto d’Europa; analogamente credo che per il risanamento della politica italiana, per restituire ad essa credibilità e fi ducia, ci voglia un intervento forte per un rinnovo generazionale obbligato della nostra classe dirigente, che deve andare a casa al massimo dopo tre mandati al parlamento. Per un sindaco vige il limite di due. Così possono fi nalmente tornare a fare politica sul territorio.

credo sia doveroso non arrendersi ed essere sempre presenti sul territorio, non perdere mai il contatto con la realtà...

anche qualche malcontento. In questo periodo non è facile amministrare, di idee c’è ne sono tante ma le ristrettezze economiche obbligano a fare scelte basate sul risparmio, per cui l’unico scopo è quello di fare poche cose ma fatte bene. Questo è quello che ho imparato dal mio Sindaco e da tutti i miei colleghi, noi abbiamo cambiato il modo di fare politica a Torricella Sicura: non indebitando l’ente e cercando risorse da enti sovra comunali e operando in modo trasparente. Impegni fondamentali che vengono fuori grazie ad un lavoro di squadra. Inoltre credo che noi giovani dobbiamo essere più propositivi, credere più in noi stessi, perché in fondo noi dobbiamo andare incontro alla politica. Non è più tempo di galleggiare, aspettando un nuovo Berlusconi del ’94. Dovremmo attivarci per dare delle risposte nuove ai

cittadini, pensando al domani. Una società che non si impegna a favorire delle politiche giovanili concrete è una società cieca. Oggi l’emergenza sociale sembra essere quella del lavoro ma a mio parere, c’è un emergenza più grande, quella della famiglia,

della scuola. Da qui ripartire conducendo i giovani in spazi di partecipazione formativa, coltivare esperienze che portino delle idee di buona politica. Perciò i giovani devono candidarsi per dare un futuro a loro stessi e a quelli che li succedono, facendo in

modo che il loro sia quello di affezionarsi al servizio per la collettività e non alla poltrona.Riguardo agli spazi, c’è una generazione di politici che ha fatto della politica il proprio mestiere, che ormai ha degenerato il senso vero della politica, ma questi spazi per loro stanno pian piano scomparendo. Adesso con la conclamata crisi dei partiti, la società è stimolata al cambiamento della cultura politica italiana. Già nel 2009, quando io mi candidai, cominciai a vedere nuovi volti giovani di amministratori comunali e provinciali che come me avevano per la prima volta intrapreso un percorso politico. Certo, il cambiamento non è imminente, ci vuole tempo ma la disfatta dei partiti e le vicende scandalose di questi ultimi tempi stanno portando a un’accelerazione del mutamento politico.

Non è più tempo di galleggiare, aspettando...

foto: Gianni Chiodi Pres. Regione Abruzzo foto: Maurizio Brucchi Sindaco di Teramo foto: Valter Catarra Pres. Prov. Teramo

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ggi più che mai col forte vento di antipolitica che spira in Italia e con la que-stione della “rottamazione” che sta comportando un vivace dibattito all’inter-no dal Pd, con la diatriba tra Renzi e i vecchi dirigenti, e con la fi brillazione negli altri partiti politici ove è in corso il ricambio ai vertici, si pone sempre più l’accento sulla presenza dei giovani in politica. In questo scenario ci si domanda quale sia lo spazio che i giovani hanno in politica. Per cominciare ritengo che in politica gli spazi si conquistano, giovani o meno, con l’impegno quotidiano, con le proprie capacità, con la passione, la pazienza

e la caparbietà di voler raggiungere un obiettivo. In Italia sicuramente non abbiamo dato come in altri paesi europei un bel messaggio: in Inghilterra, ad esempio, David Cameron è diventato primo ministro a 44 anni, mentre da noi il binomio Berlusconi - Prodi si è alternato al governo della nazione negli ultimi anni senza alcuna alternativa.Ci sono tanti ragazzi che fanno politica nelle scuole nelle università, nelle piazze e nelle strade; ci sono giovani che caratterizzano il loro impegno negli enti locali, nelle Regioni e anche in Parlamento; di esempi positivi, non solo i più famosi Meloni (Pdl) e Renzi (Pd), non conosciuti abbastanza ce ne sono tantissimi. C’è però bisogno di un più profondo ricambio generazionale per “svecchiare” la politica al fi ne di permettere a chi ha maggiore energia, entusiasmo e vitalità, rispetto ai “vecchi”, di dare una scossa alla nostra nazione e per non ripetere più il cattivo esem-pio che ha visto l’affermarsi di persone come la Minetti nel consiglio regionale della Lombardia o di alcuni consiglieri regionali del Lazio che si sono contraddistinti per sprechi e festini a carico della collettività. Io sono molto contento della mia scelta di entrare in politica. E’ una passione dall’età di 14 anni, quando ho deciso di iscrivermi ad Azione Giovani, allora movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Devo tantissimo all’esperienza acquisita nel mondo giovanile, che mi ha portato poi ad essere eletto in consiglio comunale e diventare assessore. Ritengo che, nonostante oggi per colpa del cattivo esempio di qualcuno la politica sia vista come una “cosa sporca” e vi sia scarsa fi ducia nei confronti dei rappresentanti politici, non ci si può arrendere al declino ed oggi più che mai è necessario impegnarsi per cambiare le cose. Il problema della disaffezione dalla politica non si risolve solo ed esclusivamente con il ricam-bio generazionale, che deve essere concreto e non trasformarsi in un giovanilismo di maniera inconcludente. Il ricambio generazionale è utile a “svecchiare” e garantisce una nuova linfa ai partiti e alle istituzioni sia per realizzare fi nalmente le tante riforme di cui ha bisogno l’Italia ed anche per far recuperare credibilità ai partiti. Non basta solo il ricambio generazionale, c’è bisogno che cambino le regole per essere eletti in Parlamento, restituendo la voce ai cittadini con le preferenze, c’è bisogno di una legge certa che impedisca a chi è indagato di candidarsi, ma soprattutto è fondamentale che la politica ritorni ad essere Politica, tralasciando gli argomenti futili per dare più spazio a temi centrali come il lavoro, i problemi delle imprese, le esigenze delle famiglie, il potenziamento delle infrastrutture, il rispetto dell’ambiente. Nonostante questa non sia considerata l’epoca dell’impegno politico nel nostro territorio c’è un certo fermento da parte dei giovani. Conosco tanti giovani che nelle città abruzzesi e della nostra provincia discutono e si impegnano per i problemi della scuola, dell’università, del preca-riato e sulle questioni di attualità del nostro territorio. Sottolineo con piacere che in Provincia di Teramo ci sono all’interno dei consigli comunali diversi giovani che rappresentano la speranza e il futuro della nostra terra e spero che, mettendo da parte le differenti idee e posizioni politiche, si possa con questi stringere un “patto generazionale” per il rilancio e lo sviluppo della nostra provincia e del nostro Abruzzo.

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Patto generazionale per l’Abruzzo di Fabrizio Fornaciari assessore Comune di Roseto Pdl

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iò che sto per dire sembrerà banale e scontato, ma credo rispecchi in pieno i desideri di molti italiani. Quello che mi aspetto dalla nostra politica, soprattutto nel momento stori-

co che stiamo affrontando, è collaborazione, rispetto degli elettori, chiarezza e, ultima ma non meno importante, correttezza morale. Il politico non è altro che il portavoce del popolo e, proprio perché è quest’ultimo il solo ed ulti-mo fi ne di tutta l’attività politica, pretendo che i discorsi dei nostri rappresentanti al Governo siano comprensibili dalla totalità dell’eletto-rato e non infarciti come al solito di intricati giri di parole, termini pomposi e riferimenti a querelles personali con altri politici. Vorrei sola-mente che la politica si occupasse di politica, di questioni aventi al centro il nostro interesse, quello del popolo. In Italia persiste la convinzione che un modo di fare, per il solo fatto che è stato costan-temente tramandato così per secoli e secoli, sia corretto a priori. Sbagliato. Non ci dimen-tichiamo che sono stati proprio gli antichi ad augurare (o forse augurarci, chissà) per primi traguardi sempre più alti con la locuzione «Ad maiora». Perché, quindi, accettare passivamen-te tutto ciò che la tradizione ci ha trasmes-so negli anni, come la condotta politica che ormai mal calza con la situazione attuale e

non allungare lo sguardo verso nuovi orizzon-ti? Non è vero che le cose che funzionano e hanno successo sono per forza vecchie. Come il mondo dell’economia e dell’imprenditoria è guidato da menti ed idee giovani, così il set-tore politico dovrebbe accogliere voci fresche e nuove, sfatando il mito della classe politica come una casta chiusa e vecchiotta.Tuttavia, sinceramente, non mi sento anco-ra pronta per partecipare all’attività politica. Questo perché la politica, sin dall’etimologia della parola, racchiude in sé il concetto di arte, precisamente l’arte di governare gli Stati. Oggi si è portati ad entrare in politica sia per scopi di lucro e tornaconto personale, sia per una sorta di autocelebrazione di se stessi. Non si pensa mai a ciò che davvero signifi ca esse-re un politico, alle speranze che gli elettori, al momento del voto, serbano verso la persona a cui stanno concedendo l’onore di farsi rappre-sentare al Governo. Diventare rappresentante del popolo è, allo stesso tempo, un onere e un privilegio e non tutti, purtroppo, ne sono all’al-tezza. Oggi però è necessario che i giovani “prendano in mano” il loro futuro, approprian-dosi dell’azione e dettando le priorità nella po-litica. Bisogna farlo perché, dato che il futuro (che non è stato ancora stato scritto) è pro-prio il loro, hanno la possibilità di stravolgere la tradizione di cui è schiava l’Italia e dettare delle regole al passo con i tempi, che meglio

si adattino alle nuove visioni politiche. L’unico modo per far sentire la propria voce e farsi rispettare è proporre al popolo ciò che manca alla politica di oggi, approcciarsi agli elettori in modo sincero e familiare, fare in modo che gli obiettivi degli eletti siano gli stessi di quelli auspicati dagli elettori.Ma qual è lo spazio a disposizione? L’Italia, storpiando il titolo di un celebre fi lm, “non è un Paese per giovani”. In ogni campo, che sia la politica, l’istruzione, la sanità, a fare da pa-droni sono sempre loro, gente matura, per non dire in età da pensione, e con esperienza. Si ritiene, infatti, che i politici più saggi sono solo coloro i quali hanno maturato anni di la-voro e che hanno ricevuto un’istruzione d’élite in qualche università prestigiosa. Sono proprio loro, però, gli unici che, dall’alto della propria posizione, non potranno mai immedesimarsi nei problemi reali del popolo né ammette-ranno mai la superiorità dei giovani. Sono i ragazzi, infatti, gli unici ad avere l’approccio più schietto e moderno possibile alla realtà, ad essere al passo con le tecniche più all’avan-guardia, ad essere il futuro del nostro Paese. Credo che, per quanto la “vecchia guardia” si possa ingegnare a tagliare fuori dalla scena la voce dei ragazzi, questa prima o poi risuonerà fragorosa e si imporrà sulla quella ormai scon-tata e antica della sempiterna rappresentan-za politica italiana.

COLLABORAZIONE,CHIAREZZA E CORRETTEZZA

di Larissa Pompizi studentessa di Medicina, 20 anni

Vocazione e non mestiere di Emanuele Giancroce studente, 23 anni

osa vorrei sentir dire da un politico e cosa vorrei vede-re fare dalla politica? Oggi e domani vorrei che i politici smettessero di enunciare dal pulpito discorsi tanto belli

quanto tristi e vuoti, buoni solo a strappare applausi effi meri ad una platea di militanti. Mi piacerebbe sentire un politico parlare come un soggetto della comunità sociale e anzi come un dipendente della collettività

(cosa che di fatti è). Vorrei che la politica tor-nasse (se mai lo è stata) ad essere una voca-zione civile e non mestiere o un’arte circense.Siamo giovani e preoccupati per il futuro, è vero, ma se dovessi scegliere tra “rottamato-ri” o tradizione supererei queste due categorie e come criterio userei l’intelligenza, l’onestà e la capacità di essere concreti. Partecipare alla vita politica, avere un ruolo attivo è importan-te, ma se per ruolo attivo si intende entrare nell’universo partitocratico la mia risposta è

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assolutamente no, amo la libertà intellettuale. Se invece fosse sfi da alla “mediocrità colletti-va” sarei in prima linea. Per questo i giovani devono prendere in mano il proprio futuro, far sentire la propria voce, urlare il proprio ma-lessere. Detto ciò penso sia estremamente errato credere che a volti nuovi corrispondano nuo-vi contenuti e nuovi modi. Conosco troppi giovani che fanno politica con vecchie idee ed antichissimi vizi. Personalmente riten-go si debba ripartire dalla cultura e dalla

consapevolezza che ad avere importan-za non sia l’arrivo ma la strada percorsa.Lo spazio per i giovani in politica sembrerebbe simile al mondo del lavoro in genere, occupato da gente che non va in pensione, ma a mio modo di vedere non è una questione riducibi-le al semplice ricambio generazionale. Oggi i politicanti litigano per il vecchio, le loro sono discussioni sterili. Un nuovo modo di concepire la politica dovrebbe accomunare giovani e an-ziani nella lotta per quella che potrebbe essere una rivoluzione civile.

iò che vorrei sentir dire o fare dai politici oggi è una cosa mol-to semplice: “autocritica” nella forma più genuina del termine. Sono anni che non si sente un politico fare autocritica. Se

capita di seguire il marasma politico che con-traddistingue l’Italia si vedono semplicemente personaggi che fanno il cosiddetto “salto del-la quaglia” per sopravvivere politicamente, o meglio per mantenere intatti i propri interessi personali. La Politica dovrebbe tornare a fare quello per cui è deputata, amministrare, inte-ressarsi allo Stato e salvaguardare i cittadini.È attuale la querelle tra generazioni, ma non credo si debba distinguere tra “rottamatori” o “prima repubblica, terza, quinta…”; bisogna semplicemente mettere le basi reali per un futuro che poggi sul “merito” e sull’apertura,

sia in campo lavorativo che politico e in ogni ambito dell’agire dell’essere umano, a perso-ne nuove con capacità, meriti e idee fresche anche con il rischio di sbagliare. L’Italia ha l’aspetto di una balena spiaggiata che non ha proprio idea da dove ripartire o meglio, forse sì, ma nessuno ha la volontà di corciarsi le ma-niche e chinarsi a lavorare sul serio.Mi piacerebbe partecipare alla vita politica, ma più che altro, forse, vorrei semplicemen-te sentirmi decisivo, a partire dalla croce che si iscrive sulla scheda elettorale. A prescindere dal campo politico, vorrei po-termi riconoscere in un progetto che si iden-tifi chi, in modo inequivocabile, con persone reali e non numeri inseriti all’interno di liste di partito sconosciute ai più, per ritrovarsi poi rappresentati da qualcuno che pensavi di un altro partito. Senza poter obiettare perché alla fi ne li hai scelti.Sulla questione “prendere in mano il proprio futuro” si potrebbero dire tante cose, e cre-do che la politica sia l’ultima soluzione per un giovane. Politica vista ormai come carriera o soluzione lavorativa è ciò che, in più di un occasione, si nota , e non Politica intesa come servizio reso alla comunità e allo Stato. Il più delle volte i giovani chiedono spazio, con-siderazione e fi ducia, perché si sentono capa-ci o vogliosi di mettersi in gioco, hanno piena percezione delle problematiche che devono affrontare e in alcuni casi hanno ottime solu-zioni per superarle. Secondo me la domanda corretta da porre potrebbe essere: “Quante classi dirigenti sono state bruciate per mante-

nere lo “status quo” italiano? È possibile avere una classe dirigente” under 40” se la media dei candidati alla Presidenza del Consiglio ha più di 65 anni? Ecco forse una posizione di-versa dal dire “ma i giovani sono pronti?!”. Se si parla biecamente di spazio, sì che c’è, anzi qualsiasi persona già impegnata da anni risponderebbe “certo!”. Ad un attenta analisi, però ci si dovrebbe chie-dere: “giovani di quale età?” o ancora “giovani che contano con le loro decisioni, o giovani che fungono da pupazzi? Credo che il mondo della politica, come quello del lavoro in Italia abbia delle serie problematiche di ricambio gene-razionale, dovute soprattutto a una distanza tra “formazione” scolastica ( scuola superiore, università master ecc…) e “formazione” sul campo del lavoro. Due mondi che ancora oggi comunicano a fa-tica e quando lo fanno, a parte casi sporadici, parlano due linguaggi diversi.Non è un problema di gente che non va in pensione. Probabilmente, se ci fosse un fondo pensionistico stabile e sicuro per tutte le ca-tegorie lavorative, in molti avrebbero lasciato il loro posto di lavoro a favore di nuove classi generazionali. I giovani adesso si ritrovano in un limbo, abi-tuati per decenni da un sistema istituzionale, che ha creato il mito del “posto fi sso” statale, sono catapultati in una situazione per cui più si è aperti a cambiare lavoro ogni tre o cinque anni e meglio si riesce a divincolarsi sul lavoro. Rimane una questione di fondo, l’Italia non è un paese anglosassone.

È L’ORA DELL’AUTOCRITICA

di Nico designer, 30 anni

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foto: Matteo Renzi

foto: Pierferdinando Casini

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on credo più nella politica del “dire”, è fumo negli occhi, rappresenta l’arte dei “venditori di sogni”, di cui il nostro paese deve liberarsi. Credo invece nella politica del “fare”, che

poi è la vera essenza della politica, quella con la P maiuscola. Vorrei vedere una politica impegnata a darsi nuovo lustro, che torna ad essere un servizio e non un mestiere, sobria e tangibile, pronta a confrontarsi sulle idee e non sulle persone. Un cambio di mentalità, tanto utile quanto, forse, utopistico.Se dovessi scegliere tra i “rottamatori” o la tradizione, oserei dire meglio i “rottamatori” sempre e comunque, ma commetterei l’errore di generalizzare per entrambe le parti. Non tutta la politica “tradizionale” è da buttare, impossibile negare che ci siano politici seri, competenti e onesti, come è probabile che non tutti i “rottamatori” rappresentino una vera discontinuità. E’ fondamentale che il

mondo politico sappia rigenerarsi da solo, cambiando non solo l’etichetta, ma anche il contenuto, attraendo forze della società civile e miscelandole con il know how tipico dei partiti politici. Altrimenti il rischio, grosso, è quello di essere spazzati via da soggetti politici creati ex novo, pronti a cavalcare l’onda, pieni di facce nuove, magari pulite, ma che potrebbero rivelarsi scatole vuote o, peggio, dei veri pacchi bomba. Seguo la politica, mi interesso, ma non mi sono mai spinto a partecipare attivamente. Il freno credo stia proprio nel modo in cui è intesa la politica. Non ho intenzione di fare numero, o al massimo di essere il “fi glioccio” del politichello di turno, perché nel paese in cui la gioventù è vista come un handicap e non come una risorsa, la realtà è questa. Non vedo la necessità di una lotta tra generazioni, bisogna che il peso dei giovani sia più rilevante rispetto alla situazione attuale, senza “appropriarsi” o “dettare”, bensì confrontandosi, alla pari, per proporre idee

nuove, per rilanciare temi messi da parte, per allargare gli orizzonti di certe discussioni o svecchiare alcuni concetti. Tuttavia nell’attuale sistema politico ciò appare se non impossibile, quantomeno diffi cile. La politica, anche all’interno dei partiti, si è ridotta ad uno scontro tra “tribù” piuttosto che ad un sano confronto di idee. I giovani dovrebbero partire da ciò, ma forse è più comodo appartenere ad una “tribù”. Il punto non è lo spazio riservato ai giovani. Il problema è quanto questi giovani siano realmente “liberi” di operare politicamente. Se si trasformano in semplici tentacoli, il loro numero è un indicatore del nulla. Dovremmo avere il coraggio di buttarci nella mischia, andare a giocare sul loro campo, sporcandoci, perdendo, peccando di inesperienza, magari fallendo in maniera clamorosa e rischiando, alla fi ne, di guardarsi indietro e non aver cambiato nulla. Non un gioco da “ragazzi”, insomma.

ggi che la politica si trova a un bivio cruciale. Vorrei fi nalmente sentire qualcuno che indichi come togliere le incertezze che gravano sul nostro futuro. Che sia capace di tramutarlo nel

tempo in cui si realizzerà il nostro desiderio di indipendenza, ma soprattutto vorrei vedere un politico capace di realizzare una società in cui ci sentiamo partecipi e infi ne capace di venire incontro alle nostre necessità.Sicuramente sono preoccupato per il futuro, come tanti giovani. Ma se dovessi scegliere, meglio gli innovatori, o chiunque abbia un progetto serio ed affi dabile, fi nalizzato al miglioramento dell’apparato istituzionale del

nostro Paese. Vorrei avere un ruolo più attivo in politica e partecipare, ma solo se avessi le garanzie di “lavorare” in un contesto realmente fi nalizzato al cambiamento, e credo che ciò sia ancora molto lontano dalla realtà, perché per “prendere in mano il futuro, appropriarsi dell’azione e dettare le priorità nella politica”, la vedo dura. La politica come il mondo del lavoro in genere, sembra essere occupato da gente che non va in pensione, ma credo che il vero problema non sia avere un posto in politica, ma avere un posto per poter esprimere le proprie opinioni e poter contribuire ad un vero cambiamento. Idem per il mondo del lavoro, dove spesso ci si accontenta di lavori non in linea con le proprie aspettative.

Basta coivenditori di sogni

di Pierluigi studente di Economia, 26 anni

GARANZIA DEL CAMBIAMENTO

di G. A. impiegato, 30 anni

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foto: Pierluigi Bersani

foto: Gianfranco Fini

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E NUOVA PRIMAVERA

politici dovrebbero chiede scusa ad una generazione che non ha futuro” – tuo-na Marco Di Nicola, giovane e promettente amministratore comunale. Pierluigi aggiunge: “Non ho intenzione di fare il numero o, al massimo, essere il fi glioccio del politichello di turno, in un Paese in cui la gioventù è considerata un handicap”. Tali considerazioni sono la migliore sintesi che emerge dalle dichiarazioni dei giovani teramani. Tra essi, persone impegnate in politica,

studenti, lavoratori e disoccupati. Dalla codifi ca analitica dei singoli interventi, emerge quasi un decalogo sul da farsi: semplice, ma categorico, chiaro, molto di più di quanto la società gerontocratica riesca ad elaborare. 1) I giovani esigono un mea culpa e dieci passi indietro da parte di chi ha mandato il Paese in rovina, da parte di chi gli ha azzerato la prospettiva di un futuro accet-tabile, da parte di chi li costringe ad una nuova e diversa ondata di emigrazione; 2) I giovani vogliano rottamare, resettare, formattare il passato e il presente po-litico. Essi manifestano un’idiosincrasia verso una politica disonesta, ineffi cace, incompetente, individualista; 3) Gli intervistati invocano una società del merito, a parità di condizione di par-tenza, e la fi ne della società delle clientele, che spesso fa emergere i meno capaci, anche in posizioni di avanguardia; 4) Scuola, welfare, progettualità concreta sono le ricette dei giovani nostrani, per riscoprire il valore dello Stato e la cittadinanza; 5) Moralità, onestà, trasparenza, transitorietà degli incarichi politici. I giovani han-no una diffusa percezione circa l’imperante immoralità della politica, dei partiti, dei politici della prima e della seconda repubblica. Essi ritengono il sistema paese avariato nelle sue fondamenta e chiedono un immediato cambiamento di rotta. 6) Autorappresentazione. Gli intervistati, pur non attratti dall’attuale politico-partitico, considerano l’autorappresentazione l’unica possibilità di accesso alla vita democratica. Un quadro preoccupante, dal quale emerge, con chiarezza, la delusione, il rancore, la dif-fi denza verso la politica attualmente rappresentata. Al limite del confl itto generazionale, che si aggiunge alla crescente frattura tra ceti economici e sociali, tra status, tra poteri. E se dai giovani partisse la nuova primavera?

di Giovanni Di Giacomantonio

Docente in Sociologia dell’Educazione UniAq

CONFLITTO GENERAZIONE

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L’analisi del Sociologo

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n questo periodo di grave crisi econo-mica, “la peggiore e la più grave della storia europea” secondo le parole di Mario Monti all’ assemblea generale dell’ Onu, in molti chiedono la rifonda-zione della politica e una riforma dello

Stato. Mentre il sistema capitalista fallisce, i politici europei propongono un nuovo ca-pitalismo basato sull’ ingerenza delle ban-che nella gestione delle spese degli stati. Una cosa è certa, il bilancio su come su-perare il più importante trauma subito dai mercati dal dopoguerra è pieno di ombre, perché ha portato ad un generale peggio-

ramento della qualità della vita.L’America Latina è un altro discorso. C’è un movimento politico, il “socialismo del secolo XXI” in Venezuela, che vive giorni di gloria e che si arricchisce di più seguito, come evidenzia la vittoria di Hugo Chavez sul giovane avvocato Capri-les nelle elezioni presidenziale dello scorso 7 ottobre, con 7 milioni e mezzo di votanti, il 54,4% dei quali ha scelto la “rivoluzione bolivariana” - cosi chiamata da Chavez.Il progetto politico venezuelano sta tro-vando spazio in altre nazioni del sud Ame-rica: Argentina, Bolivia, Ecuador, Brasile e in

America Centrale, il Nicaragua. Il Fondo Monetario Internazionale segnala che in questa crisi la regione sudamericana sta reagendo meglio, sia attraverso quadri politici più credibili, sia per il suo potere economico basato sull’ agricoltura, espor-tazione di materie prime e di petrolio nel caso venezuelano. L’attuale modello latino-americano di so-cialismo che abita la capitale del Venezuela, Caracas, si basa sul concetto della parte-cipazione sociale nelle decisioni sulla spesa pubblica, con aiuti monetari del governo ai ceti più poveri, programmi sociali e parte-cipazione democratica.Autogestione e potere popolare. In am-bito economico hanno avuto inizio espe-rimenti di cooperativismo, associazioni, proprietà collettive, banche popolari e di imprese di produzione sociale e comuni-tarie. Non passa inosservato il trionfo di Mariano Rajoy con il Psoe in Spagna o la vittoria di François Hollande in Francia con il partito socialista. Il socialismo continua ad espandesi nel mondo, ma cosa signifi ca?È il nuovo cammino per uscire dalla crisi o è alimentato dalla sfi ducia del popolo nei politici che hanno peggiorato il panorama economico italiano e mondiale? Presto scopriremo la decisione degli italiani.

Anti-crisi in America Latina

RIVOLUZIONE CHAVEZIl socialismo del nuovo secolo consolida la sua posizione a livello mondiale

di Camilo Enrique Spelorzi

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Me diceve ’na persone anziane: “ la vite ha devendate fazze e desumane, tu va’ mbo ’rrete a lu funerale… la veretà la ligge su ’lli facce tale e qquale”. Lu si’ che quasce quasce te’ raggione? Allore, pe quande sarì, ce prove mo’ a jì ’rrete a lu funerala mi’!

Lu rumore de li pisse scumbare jù ’rrete tra li chiacchiere de ddo’ fi sse : “ Chi s’arvate! coma sta la famije? ma tu nen tinive ddo’ fi je? - Eh, une sta a Rome, a s’ha spusate ma ggià s’ha separate, chell’addre sta a Verone ma lu marite se n’ha jte nghe ’nu mezze puttanone! E li tu’? Eh, lu maschie sta bbone, la fammene a s’ha fatte ’nu vellacchione!”

Ma diche jì, stavate a ‘spetta’ lu funerala mi’ p’arcunda’ malizzie, corne e puttanizzie? Si’ ch’ahè? Ve facce purta’ ddo’ sigge e lu caffè?

Oh, ahè simbre accuscì jù ’rrete, vija vi’ li fi ja mi’, che ce tenate ssà lu core... li prete!? ’Na cì de respette pe lu morte, che sate menute a fa’ se dapù nen ve ne ’mborte?

E chist’iddre che fa’ fi nde de pjagne!Che nge scesse da la casce p’allungajela ’na papagne!? Toh, chi ha minute, pure chi da tembe m’ha levate lu salute!? Sole uje sta qquà vicine come pappe e cicce, ma va’ affangule a ssorete, chi te l’ha ditte de minicce? E chist’iddre pe la strate fi rme a curiusa’?: “ E mo’ de chi ahè ’stu carrettone che sta a passa’? - eh, de n’andre che va a fa la terre pe li cice –

Ma tu sinde che me sta a dice! - cchiuttoste, attinde a tta che si’ larghe nde ’na votte, ‘ca chi arcoje li cicia tu’... ’llu jurne ci s’abbotte!” E cull’addre: quand’anne teneve? Ma che te ne frache a tta!? Manghe se l’inne me facesse arsuscita’… ah! ti sti’ pure a tucca’? Lu fi ja mi’, lu pu’ tena’ pure de ferre… ma ve’ ’llu jurne che pure tu… ci vi’ de faccia ‘n derre.

E penza’ che la vite ahere amore… e puvertà, uje, pe sta’ ’na cì tranguille… ati’ arji’ de llà! Allore, lu zi’ pre’, lu si’ ch’ahè? Straddamme ’sta bbinedizzione prime che se ‘ndase de machene jù ssotte a lu stradone!

A LU FUNERALA MI’del Prof. Lucio Cancellieri

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incontro con Mariagrazia “Mitsu” Petrino è avvenuto alla presentazione della sua prima pubblicazione, Maru Maru strips, edizioni Inkio-stro. Nata a Giulianova nel

1976, si presenta descrivendo innanzitutto la sua passione sfrenata per tutto il mondo dei manga giapponesi, dai quali prende ispi-razione e che rappresentano un elemento fondamentale della sua formazione, non solo

artistica. Credere nella propria passione è il tratto fondamentale di ogni artista, e come tutti i suoi colleghi ha la necessità di comuni-care un messaggio, molto semplice: i bambini hanno il diritto-dovere di ridere e lei ce la met-te tutta. La sua visione è contemporanea, ma contaminata da elementi fantastici, un grande sforzo di sintesi in cui la risata scaturisce da situazioni surreali comunicate solo attraverso la forza del segno grafi co. Nessun supporto linguistico, solo trascrizioni onomatopeiche,

uno strumento universale che ha un signifi ca-to più profondo di una casuale scelta stilistica.La sua professione di educatrice nella scuola primaria le ha offerto una posizione privile-giata per l’osservazione del mondo infantile. La prima cosa che racconta è la mancanza di spensieratezza dei bambini che, evidentemen-te, non sono risparmiati dal clima di preoccupa-zione e sfi ducia trasmesso dal mondo adulto. Un altro motivo di rifl essione, derivato sempre dalla sua esperienza scolastica, è la diffi coltà

Passione Sol LevanteDal lavoro a PrimaPagina alla pubblicazione di un libro a fumetti per bambini ispirato dai manga giapponesi

di Ilenia Ceci

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nell’inserimento dei bambini stranieri che non ricevono il supporto necessario per affronta-re il percorso educativo. Mariagrazia osserva tutto questo e, forse incosciamente, crea un fumetto che possa essere letto da tutti, senza distinzione di lingua e con un unico obiettivo, provocare la risata dei piccoli lettori. Lei defi -nisce incoscia la sua ispirazione, forse si trat-ta di istintiva empatia verso il proprio lettore. Il disegno è la sua passione di bambina, ma il percorso formativo l’aveva portata lontano

dalla possibilità di farne un mestiere. Grazie alla Scuola Adriatica del Fumetto diretta da Rossano Piccioni, la sua creatività ha trovato il posto giusto per esprimersi e forse le sta rega-lando anche la realizzazione visto che oggi ne è diventata un’insegnante. Le tecniche di dise-gno, soprattutto l’utilizzo del pennello, apprese in un ambiente professionale le hanno aperto altre porte rispetto al semplice esercizio di un hobby. La disciplina che però le ha permesso di por-

tare a termine il suo progetto l’ha imparata la-vorando proprio per Prima Pagina. Confrontar-si con il vero e proprio lavoro di redazione le hanno insegnato la mediazione e la capacità di sintesi, qualche arma in più per affrontare l’ambiente dei fumettisti, assolutamente non facile. Al prossimo festival dedicato al fumetto, il Lucca comics and games di novembre, Ma-riagrazia curerà uno spazio didattico dedicato ai bambini. Il draghetto Maru Maru ha ancora molta strada da fare.

La sua visione è contemporanea, ma contaminata da elementi fantastici, un grande sforzo di sintesi in cui la risata scaturisce da situazioni surreali comunicate solo attraverso la forza del segno grafico

foto: Mariagrazia “Mtsu” Petrino

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a Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, in colla-borazione con le Uni-versità partners, ha presentato i risultati

dei principali scavi e le recenti sco-perte avvenute nel corso dell’anno nella regione Abruzzo. In occasione dell’ incontro di studi “Archeologia in Abruzzo. Scavi e ricerche 2012”, svoltosi a Chieti, è stato aggiornato il panorama storico-artistico e archeo-logico teramano, e non solo. Archeologi, geologi, professori e stu-diosi hanno svelato le recentissime conoscenze acquisite leggendo “le storie dalla terra” come direbbe il noto archeologo Andrea Carandini. Una nuova necropoli italica è stata scoperta durante i lavori sulla Strada statale 81 a Villa Passo nel Comune di Civitella del Tronto. L’archeologo Luca Cherstich, in collaborazione con la Soprintendenza, sta documentan-do il sito pretuzio situato sulla spon-da del Fosso dello stregone. Con quest’ area di interesse arche-ologico ci si era già imbattuti diver-si anni addietro durante i lavori del Ruzzo, ma in tale occasione il sito fu taciuto. Il funzionario archeologico Glauco Angeletti ha annunciato la presa di accordi con l’amministra-zione comunale di Civitella del Tronto per organizzare, entro aprile 2013, una mostra dei materiali reperiti nel-la necropoli. Maria Carla Somma ha parla-to dell’organizzazione territoriale nell’Abruzzo medievale. Nello specifi co i due contesti di sca-vo indagati sono stati quello di Castel Manfrino (Te) e quello di San Vito sito a San Salvo (Ch). A Castel Manfrino i lavori iniziati nel

2003 ora sono in fase conclusiva. A breve avvieranno le attività di restau-ro. Il fortilizio occupa una posizione geografi camente strategica e solo apparentemente isolata. Secondo gli esperti, infatti, gli oggetti rinvenuti furono probabilmente foggiati utiliz-zando materia prima (ad esempio bronzo o ferro) facilmente reperibile nell’area di Campovalano (Te). Da-niela Liberatore e Riccardo Di Cesare hanno riferito le caratteristiche delle strutture e degli edifi ci del foro della colonia latina Alba Fucens stimolan-do confronti tipologici con altre situa-zioni e contesti.Rosanna Tuteri ha raccontato l’antica Amiternum (San Vittorino, Aq) come la città da immaginare in quanto una grande mole di edifi ci è ancora da scoprire e da capire. L’Aquila inve-ce è la città da ricostruire. Le ultimis-sime indagini si stanno soffermando sulla chiesa di San Marco, ubicata di fronte alla piazza della prefettura, nel centro storico aquilano. Le mace-rie della città stanno fornendo molte-plici rivelazioni riguardo il medioevo all’Aquila. La dissertazione è stata volutamente legata alle citazioni de “Lezioni americane” di Italo Calvino: “l’archeologo come un viaggiatore ri-trova quel passato che non sapeva di avere”. Interessanti argomentazioni sono state introdotte dagli interventi di Silvano Agostini, Vincenzo D’Ercole, Sandra Lapenna, Fabio Redi.L’attenzione si è concentrata sui te-sori provenienti dalle estese necropoli riferibili alle popolazioni dell’Abruzzo antico. Corredi ricchi di armi ed ele-menti di ornamento, oggetti preziosi e vasellame attualmente in mostra nel Museo Archeologico Nazionale Villa Frigerj (Ch) fi no al 6 gennaio 2013.

di Giuseppina Michini

LE STORIE DELLA TERRA

I risultati degli scaviarcheologici in Abruzzo

Scoperta una necropoli aVilla Passo

di Civitella del Tronto

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49PrimaPagina 30 - ott. 2012

l Teatro Valle è ancora un caso naziona-le, pur essendo la concreta dimostra-zione che la cultura può essere gestita diversamente. Dopo più di un anno, sono stati tanti i progetti lanciati: per ben due volte si è tentato di mettere

su un’orchestra, ma i tempi, probabilmen-te, non erano maturi. Fondare un’orche-stra, infatti, èun progetto molto ambizio-so perché la musica non è solo un hobby, un passatempo, un doposcuola. Fondare un’orchestra signifi ca mettere le radici per un bene collettivo. Questa volta pare pro-prio che il Valle non abbia intenzione di far naufragare il progetto e i musicisti, coordi-nati insieme, spinti dal comune desiderio di poter vivere di musica, questa volta ci si augura riusciranno a prendersi ciò che spetta loro di diritto. I progetti dipendo-no sempre dalla risposta delle persone, dalla loro voglia di rischiare, dalla misura in cui ci credono. “Nell’Orchestra”, fanno sapere i portavoce, “non ci sarà spazio per raccomandazioni e pressappochismi tipici dell’italietta. Ci saranno regolari audizioni con nomi di spicco della musica. L’obietti-vo è suonare ad alti livelli, fare musica nel senso più alto del termine.Generare cultura, lavoro, occasioni, scambi, relazioni. L’obiettivo è che l’Orchestra sta-bile possa girare il mondo, essere un mar-chio distintivo di un’Italia diversa, che fa le cose per bene e con qualità. È un progetto serio, che andrà da subito incontro a part-ner internazionali”. Per quanto riguarda le modalità di reclutamento dei musicisti, si è in pieno fermento. Tutti sono chiama-ti a farne parte e le audizioni saranno a

metà novembre (il bando è consultabile su www.teatrovalle.it). Si ospiteranno anche gruppi orchestrali già formati che vogliano diventare “nuclei fondativi” pur rimanendo autonomi. Il tempo stringe e forse non sarà facile, ma in certi momenti ciò che serve è gettare il cuore oltre l’ostacolo. E, allora, ecco già due importanti occasioni per esibirsi e cominciare: 21 dicembre, “Concerto della Fine del Mondo”e 1 gennaio 2013, “Con-certo di Capodanno”, naturalmente pres-so il Teatro Valle. L’Orchestra Stabile dei Precari è un progetto da condividere, da sostenere in ogni modo. Se i musicisti ita-liani hanno voglia di lanciarsi in una sfi da epocale non si facciano cogliere imprepa-rati. A volte i treni passano e sta a noi saltarci sopra. In un momento di profonda

crisi, dove è quasi impossibile aspettarsi di fare il lavoro della vita, sta alla nostra intel-ligenza capire come realizzarci. L’occasione c’è ed è adesso.

Orchestra stabile dei precariFuori dagli schemi consueti e aperta solo a chi merita

di Vincenzo Lisciani Petrini

È un progetto serio, che andrà da subito incontro a partner internazionali”. Per quanto riguarda le modalità di reclutamento dei musicisti, si è in pieno fermento. Tutti sono chiamati a farne parte

Da un caso nazionale all’idea vincente

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ra il 5 ottobre del 1962 quando il primo singolo dei Beatles, Love Me Do, arrivò nei negozi pubblicato dalla etichetta Parlophone. Mez-zo secolo da festeggiare per

un gruppo che da tanto tempo non esiste più, ma che continua ad occupare un posto particolare nei cuori dei fans storici e ad affascinare anche le nuove generazioni. Il mondo intero ha celebrato con eventi ed iniziative questo anniversario, una data sto-rica che segna l’inizio di un incredibile viag-gio musicale che portò il quartetto formato da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr a cambiare il mondo. Testo semplice e leggero, Love me Do, scritta da un sedicenne Paul McCartney, fu un’esplosione, che trasmetteva grande carica energetica ad ogni nota, sottolineata dai movimenti frenetici dei loro caschetti

modaioli. Così ebbe inizio la rivoluzione musicale in Inghilterra, pronta ad invadere ogni lembo di terra, a conquistare tutti i mercati ed a scalare le classifi che mondiali. I quattro giovani e freschi scarafaggi hanno condizionato l’evoluzione della storia della musica, il pop arrivato sino ai nostri giorni deve molto ai Beatles ed alle loro canzoni, che sono riuscite a sopravvivere alle mode e al naturale avvicendarsi dei gusti e delle

correnti musicali. Fin dall’inizio, le canzoni dei Beatles non si limitarono ad attingere al rock’n’roll e al blues, ma accolsero di-

verse infl uenze artistiche ed il loro stile è passato attraverso i generi, dalla lisergica Strawberry Fields Forever, al romanticismo di Something, passando per l’esplosione colorata dell’album Sgt. Pepper, che oltre-tutto vanta il primato di essere collocato sulla vetta dei 500 migliori album di tutti i tempi pubblicata dalla rivista Rolling Sto-ne. Tra i tanti, merita una menzione anche l’anomalo ed anarchico White Album, che si fece notare soprattutto perché funse da spudorata antitesi alle colorazioni sgar-gianti del Sergente Pepe, o Abbey Road che concluse la carriera del favoloso grup-po di Liverpool. I quattro baronetti, Paul, John, Ringo e George, cambiarono la musica, e ciascuno di loro è comunque riuscito a lasciare il segno anche da solista, una volta scioltosi il gruppo, dopo ben tredici album uffi ciali registrati in studio.

MEZZO SECOLO DA LOVE ME DOIl quartetto di Liverpool non esiste da tempo,ma il mito resta anche tra i più giovani

di Mariangela Sansone

Così ebbe inizio la rivoluzione musicale in Inghilterra...

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La beatlesmania arrivò ovunque, conta-giando ogni espressione artistica; anche la settima arte non rimase indifferente al fascino esercitato dai quattro scarafaggi e ben cinque fi lm li raccontano e li ritrag-gono. Nonostante gli anni passati, lo scioglimen-to del gruppo e la morte di tutti i membri, tranne Paul McCartney (almeno secondo le informazioni uffi ciali), continuano a tra-smettere le loro vibrazioni e i loro messag-gi, eterni come la frase di Come Together: “L’unica cosa che posso dirti è che devi essere libero”

La beatlesmania arrivò ovunque, contagiando ogni espressione artistica; anche la settima arte non rimase indifferente al fascino esercitato dai quattro scarafaggi e ben cinque film li raccontano e li ritraggono...

foto: “I quattro di Liverpool” che hann rivoluzionato la musica

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volte non bisogna spingersi lontano per trovare meraviglie artistiche di raro pregio e bellezza. Tra le risorse culturali della provincia di Teramo spicca,

per importanza ed attrattiva, il museo Stauros, situato all’interno del Santuario di San Gabriele ad Isola del Gran Sasso, la prima galleria in Italia dedicata all’arte sacra contemporanea. Le sue radici affondano nel 1973, quando fu istituita la Staurós International Association, un punto di riferimento per sperimentare i legami tra il mondo cristiano ed i vari tipi di espressione artistica contemporanea.Il progetto cominciò ad acquisire corpo nel 1984, durante la Biennale di Arte Sacra tenutasi a Pescara, il cui intento era proprio quello di tentare di rinsaldare il legame tra l’arte creata dalla fi ne degli anni Sessanta

ed i temi del sacro, rifondando il rapporto simbiotico tra arte e chiesa che dura da millenni. Una delle più chiare espressioni di questa volontà è la quindicesima Biennale d’arte sacra contemporanea ospitata nel 2012 proprio nel santuario di San Gabriele, inserita tra le tante manifestazioni previste per celebrare il centocinquantesimo

anniversario della morte di San Gabriele dell’Addolorata. La mostra sacra è dedicata al tema dell’Annunciazione e gli artisti partecipanti hanno accolto l’invito a rielaborare l’Annuncio a Maria, partendo dallo spunto iniziale di una suggestiva opera pittorica del Rinascimento fi ammingo, un’ Annunciazione del 1485 dell’anonimo maestro della leggenda di Santa Lucia. In uno spazio espositivo aperto e luminoso è possibile ammirare le opere di numerosi artisti nazionali e internazionali, come la splendida Deposizione dalla Croce di Oliviero Rainaldi, che rimanda, per la caratteristica inquadratura prospettica, alla famosa opera del Mantegna, un quadro che spicca, oltre che per le dimensione, per il prorompente impatto emotivo. Sono presenti anche alcuni lavori di uno dei massimi rappresentanti dell’arte contemporanea italiana, Omar Galliani, opere pervase dal chiaroscuro delle matite e del carboncino, quasi a rappresentare l’eterna disputa tra luce e ombra. Non mancano nella galleria le esplosioni di colore, come nei quadri dell’artista abruzzese Tommaso Cascella, opere astratte con sfumature decise e prepotenti che danno vita al fantastico. Tra i tanti artisti va ricordato il maestro giuliese Gigino Falconi, interprete elegante della fi gura femminile, che con graffi ante poeticità e pathos tratteggia volti eterei tra l’onirico trasognante e la concretezza terrena. Diverse opere lignee e bronzee impreziosiscono poi gli ampi saloni, offrendo nuove interpretazioni delle icone sacre. Delizie per gli occhi, per l’anima e per il cuore, molte delle opere rimarranno esposte permanentemente all’interno del museo Stauros.

la Staurós International Association, un punto di riferimento per sperimentare i legami tra il mondo cristiano ed i vari tipi di espressione artistica contemporanea...

Arte Sacraa San GabrieleNel museo Staurós il

contemporaneo traccia legami

con il mondo cristiano

di Mariangela Sansone

foto: l’Annunciazione fiamminga in esposizione allo Staurós

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53PrimaPagina 30 - ott. 2012

a PEC, posta elettronica certifi cata, è un servizio informatico italiano che permette di dare a un messaggio di posta elettronica lo stesso valore legale di una

raccomandata con avviso di ricevimento tradizionale. Per poterla utilizzare si deve disporre di un’apposita casella di PEC. Sono gratuitamente fornite dal Governo italiano (ma si limitano alle comunicazioni con la Pubblica Amministrazione) oppure da gestori autorizzati (comunicazione con qualsiasi tipo di casella postale elettronica e completa funzionalità), il cui coordinamento è demandato all’ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, per il quale servizio è previsto un costo di gestione. All’invio di una mail PEC il gestore PEC si occuperà di inviare al mittente una ricevuta che costituirà valore legale dell’avvenuta (o mancata) trasmissione del messaggio. Messaggio che indicherà il preciso momento temporale in cui la mail PEC è stata inviata. Il gestore del destinatario,

dopo aver depositato il messaggio PEC nella casella del destinatario, fornirà al mittente una ricevuta di avvenuta consegna, con l’indicazione del momento temporale nel quale tale consegna è avvenuta. Lo smarrimento di una delle ricevute presenti nel sistema PEC è recuperabile, presso i gestori del servizio, i quali conservano una traccia informatica avente lo stesso valore legale in termini di invio e ricezione, per un periodo di trenta mesi, secondo quanto previsto dalle normative.Dal punto di vista dell’utente, una casella di posta elettronica certifi cata non si differenzia dunque da una casella di posta normale; cambia solo per quello che

riguarda il meccanismo di comunicazione sul quale si basa la PEC e sulla presenza di alcune ricevute inviate dai gestori PEC al mittente e al destinatario.La posta elettronica certifi cata, infatti, per essere tale, deve seguire le regole fi ssate dal D.P.R. n. 68/2005 e dalle successive regole da esso previste. Queste norme, insieme ad altre (in particolare il Codice dell’Amministrazione Digitale, Decreto legislativo n. 235/2010), ne stabiliscono la validità legale, le regole e le modalità di utilizzo. Un invito a cominciare a familiarizzare con questi strumenti che accompagneranno la nostra vita quotidiana, non solo ai più giovani portati ad avere dimestichezza con questi mezzi e queste innovazioni, ma anche a tutti noi chiamati al loro uso.

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Economia

Parliamo della PECdi Laura Di Paolantonio Commercialista, Revisore Contabile

Dal punto di vista dell’utente, una casella di posta elettronica certificata non si differenzia dunque da una casella di posta normale...

cambia solo per quello che riguarda il meccanismo di comunicazione sul quale si basa la PEC e sulla presenza di alcune ricevute inviate dai gestori PEC al mittente e al destinatario...

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55PrimaPagina 30 - ott. 2012

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Arbitri

Riunione tecnicadi serie A con Calvarese

ianpaolo Calvarese, il fi -schietto teramano di Serie A, ha tenuto la platea let-teralmente incollata alle sedie nel corso della pri-ma “vera” Riunione Tecnica

della stagione. Infatti dopo la riunione di presentazione del 1° ottobre, il Presidente Simone Di Francesco ha voluto iniziare al top il calendario delle riunioni stagionali. Gianpaolo, sfoderando tutto il suo cari-sma, ha relazionato i presenti sulla tecni-ca arbitrale con l’aiuto di video di alcune situazioni di gioco verifi catesi durante le gare di Serie A da lui dirette, interagendo con i giovani arbitri rendendoli partecipi chiedendo loro di intervenire durante la riunione. Durante la riunione del 15 otto-bre scorso, i puntuali e precisi interventi di Pietro Feliciani , osservatore degli arbitri di Serie A, fresco della visionatura di Vale-ri nel derby Milan - Inter, hanno coadiu-vato Gianpaolo che ha spiegato in poche parole cos’è l’arbitraggio e come vanno affrontate determinate situazioni di gioco. La chicca della serata è stata la videocon-ferenza con tutta la platea prima dell’ini-zio della riunione con Elenito Di Libera-tore, che si trovava in Polonia, designato quale Assistente dalla FIFA per la gara di

qualifi cazione ai prossimi Campionati del Mondo 2016 POLONIA - INGHILTERRA. La videoconferenza durante la Riunione Tecnica è stato un modo rivoluzionario di essere vicino al nostro Elenito durante una competizione internazionale. nell’AIA non si era mai vista!

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foto: G. Calvarese fischietto teramano

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e società sportive teramane li aspettano al varco. Il sinda-co ha promesso che stanno arrivando. Sono i fondi FAS, che dovrebbero permettere un’adeguata manutenzione

degli impianti in città, attualmente non in ottime condizioni, come quello che vede giocare il Teramo Baseball presso il cen-tro sportivo comunale. Si sta avviando a conclusione la stagione agonistica della

compagine aprutina che sarà impegnata con le sue squadre giovanili nella “Coppa Abruzzo”. L’anno è stato defi nito come “dolceama-ro” perché, se da una parte è partita la col-laborazione con la società di Atri-Pineto, dall’altro la squadra ha collezionato un re-cord negativo non giocando neanche una partita sul campo di casa. L’emergenza si chiama impianto: “La società è stata co-stretta a disputare tutte le gare in trasfer-

ta, ovviamente con un notevole aggravio di spese –si legge in una nota della società -, a causa dell’impraticabilità del campo dell’Acquaviva che, oltre ad avere un fondo incompatibile col gioco del baseball, pre-senta una pericolosissima voragine aperta-si lungo la recinzione. Ma non basta!La società teramana si è dovuta anche alle-nare con un altro gravissimo handicap. A seguito delle eccezionali nevicate dello scorso inverno, il tunnel di battuta – strut-

tura essenziale per il perfezionamento del fondamentale - è crollato e sino ad ora non è stato né ripristinato né messo in si-curezza”. Alcuni genitori dei ragazzi che si avvicinano a questo sport ancora poco co-nosciuto in Italia hanno mostrato tutta la loro indignazione: “Siamo arrabbiatissimi- hanno dichiarato-. Dobbiamo sopportare che i nostri fi gli si allenino su un campo fatiscente ed obiettivamente pericoloso, nell’inerzia delle istituzioni. La cosa fa ancora più rabbia sapendo che la società ha inutilmente proposto al Co-mune, mesi fa, di costruire a proprie spese un campo per le giovanili su un’area inuti-lizzata da decenni, di proprietà dell’ente”.

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Sport

SPORT DIFFICILE E…IMPRATICABILECon il campo dell’Acquaviva in condizioni disastrose, i giovani atleti

teramani costretti a trasferte costose e insostenibili.

di Ivan Di Nino

foto I Di Nino: la situazione all’Acquaviva

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57PrimaPagina 30 - ott. 2012

l Decreto Sviluppo bis approvato dal Consiglio dei Ministri ha introdotto al-cune novità per le assicurazione auto, con l’intenzione di combattere le truf-fe e abbassare le tariffe. L’assicurato avrà la possibilità di cam-

biare compagnia alla scadenza del con-tratto di assicurazione RCA, che avverrà annualmente e non si rinnoverà più auto-maticamente. Per veicoli a motore e na-tanti sarà introdotto anche un contratto di base, con clausole minime necessarie agli adempimenti di legge. Il nuovo contratto sarà classifi cato per classi di merito e ti-pologie di assicurato, le compagnie però potranno scegliere il prezzo del contrat-to base. Il vecchio istituto Isvap (Istituto per la vigilanza sulle assicurazione private e di interesse collettivo) verrà sostituito dal’Ivass, - l’Istituto di vigilanza sulle as-sicurazioni - , controllato da Fabrizio Sac-comandi, direttore generale della Banca d’Italia. L’Ivass, incrociando vari dati quali: banca dati degli attestati di rischio, banche dati anagrafe testimoni e anagrafe danneggiati, archivio nazionale dei veicoli, banca dati sinistri, Pubblico registro automobilistico, dati Consap per la gestione del fondo di garanzia per le vittime della strada, ana-grafe nazionale degli abilitati alla guida e

sui sinistri gestiti dall’Uffi cio Centrale ita-liano, rileverà i casi sospetti che saranno segnalati sia alle compagnie assicurative che all’autorità giudiziaria. L’Unapass – Unione nazionale agenti professionisti di assicurazione – sottolinea che “il Decreto introduce misure per l’individuazione e il contrasto delle frodi assicurative e a favo-re della concorrenza e della tutela del con-sumatore nel mercato. La previsione della collaborazione tra intermediari, il ruolo consultivo delle loro rappresentanze, l’in-troduzione di un “contratto base”, l’aboli-zione delle clausola della tacita proroga nei contratti Rc auto, rappresentano un’occa-sione importante per rendere il mercato assicurativo ancora più concorrenziale”.

Rc auto, le novità

di Antonella Lorenzi

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Motori

I contratti di assicurazione non si rinnoveranno più

automaticamente. L’Ivass vigilerà sulle truffe grazie alle banche dati.

Per veicoli a motore e natanti sarà introdotto anche un contratto di base, con clausole minime necessarie agli adempimenti di legge...

CarburantiAumenti di oltreil 20% in un anno

I carburanti rappresentano una delle principali voci di spesa delle famiglie italiane. Le rilevazioni Istat documentano a settembre aumenti del prezzo della benzina pari al 3,9% rispetto al mese precedente. Conti alla mano il tasso di crescita su base annua si proietta poco sopra il 20%, quando in agosto era al 15,1%. Il gasolio per autotrazione segna, invece, un incremento mensile del 3,1%, su base annua arriva al 21,7%. L’aumento mensile più significativo si rileva per il costo degli altri carburanti: metano e gpl aumentano del 6,6%. Si impenna il tasso di variazione annuo che diventa pari all’11,5% mentre ad agosto al 4,3%. Nota dolente per le famiglie italiane anche l’aumento del gasolio da riscaldamento che segna un significativo rialzo (+2,5%).

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gm, termine usato dai mezzi di comunicazio-ne di massa per defi nire piante in cui sono stati inseriti geni per trasfor-marne i tessuti e le cellu-le. Gli Ogm sono prodotti

dalle industrie e non è un prodotto che si trova nei mercati cittadini. Le coltivazioni interessate sono quelle della soia, del mais e del cotone. Recentemente, ricercatori francesi hanno svolto studi su un gruppo di animali somministrando per due anni mais Gm dalle colture statunitensi Monsanto. Si tratta di mais geneticamente modifi ca-to resistente all’erbicida glifosate. I risul-tati della ricerca hanno subito mobilita-to la comunità scientifi ca, considerando il diffondersi della notizia per cui “il mais geneticamente modifi cato causa tumo-ri”. Normalmente gli studi, come spiega Agnese Codignola, giornalista scientifi ca, “seguono canali appositi, ad esempio rivi-ste specializzate. Il fatto che la notizia sia

stata consegnata alla stampa in anteprima non è una prassi corretta. Lo studio svolto dal gruppo francese dello scienziato Gilles-Eric Séralini e pubblicato sulla rivista “Food and chemical toxicology” presentava lacu-ne. Bisogna tener conto che è stato svolto

su un gruppo di ratti molto ristretto. I dati quindi sono poco sofi sticati. I ratti utilizzati per l’esperimento statisticamente svilup-pano, a prescindere da quello che mangia-no, tumori nei primi due anni di vita. Non sempre i dati rilevati negli animali possono essere riportati sull’uomo. Ci sono pro-blemi anche sulle dosi. Non è detto che la dose che l’uomo assume normalmente

abbia effetti sugli animali che hanno un me-tabolismo diverso”. Ricordiamo che non solo i vegetali subiscono modifi che gene-tiche. E’ altrettanto recente la notizia di alcuni ricercatori neozelandesi che hanno modifi cato geneticamente una mucca per farle produrre latte senza la betalactoglo-bulina (Blg), proteina che causa allergie nei bambini. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Aca-demy of Sciences” e la sperimentazione è avvenuta ugualmente su topi che hanno mostrato una riduzione di questa proteina del 96 %. Gli Ogm fanno male? In attesa di chiarimenti e sviluppi della ricerca Agnese Codignola rassicura i consumatori italiani: “Nel nostro paese l’uso degli erbicidi è in diminuzione. Secondo il consueto rappor-to Istat emerge che nel 2011 l’utilizzo di fi tofarmaci (prodotti utilizzati per difende-re le piante coltivate da organismi nocivi) in agricoltura è diminuito dell’1% rispetto al 2010. Nel ventennio 1990-2012 la dimi-nuzione è stata del 32%.”

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Consumatori

ALLARME OGMNonostante alcune notizie preoccupanti, rassicurazioni per i consumatori italiani

di Cristiane Marà

Non sempre i dati rilevati negli animali possono essere riportati sull’uomo...

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59PrimaPagina 30 - ott. 2012

Dr. Vittoria DraganiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva esperta in Medicina Estetica

a luce pulsata (IPL) nasce alla fi ne degli anni ’90. Pur non es-sendo propriamente un laser, ha le stesse indicazioni dei principa-li laser dermatologici; trova in-fatti largo impiego in vari ambiti,

che vanno dal trattamento delle lesioni vascolari cutanee, ai disturbi della pigmen-tazione, fi no al trattamento dell’irsutismo ed ipertricosi. La luce pulsata è un’onda elettromagnetica, policromatica con uno spettro di emissione che va dall’ultravio-letto all’infrarosso.La possibilità di appli-care fi ltri con diverse lunghezze d’onda permette di trattare i vari fototipi cutanei.L’assorbimento di energia luminosa genera calore su bersagli specifi ci (defi niti cro-mofori) che, nel caso dell’epilazione, sono rappresentati dai follicoli piliferi. La luce viene assorbita dalla melanina contenuta nel pelo la quale funziona da intermedia-rio per trasmettere il calore, e quindi il danno all’intero follicolo.L’epilazione con luce pulsata permette di ridurre, in modo signifi cativo e soddisfacente, il numero dei peli per un tempo pari almeno a due vol-

te la fase anagen della zona considerata. I risultati che si ottengono sono in fun-zione del colore e del diametro del pelo. Prima di sottoporsi a trattamenti con luce pulsata è indispensabile effettuare un’ac-curata visita medica per valutare il tipo di carnagione e le eventuali controindicazioni.Durante il trattamento la sensazione di fa-stidio /dolore dipende dalla sensibilità indi-viduale, dalla zona del corpo trattata, dalla pigmentazione della pelle, dalla densità dei peli e dalla fl uenza utilizzata. Al termine del trattamento può comparire un leggero eritema diffuso in corrispondenza di ogni orifi zio pilare.Vengono perciò applicati degli impacchi freddi e una crema leniti-va idratante. La durata varia in relazione all’estensione dell’area da trattare. Durante i 15-20 giorni successivi sarà pos-sibile vedere l’espulsione dei peli. L’inter-vallo tra due sedute è di circa 4/6 setti-

mane. Risulta piuttosto diffi cile affermare preventivamente in modo preciso quanti trattamenti saranno necessari; in media 6/8 trattamenti. Potranno essere necessari trattamen-ti di mantenimento in funzione della pelosità e delle esigenze del paziente.È di fondamentale importanza la non espo-sizione alla luce solare e/o a lampade Uva durante il periodo di trattamento ed è in-dispensabile l’utilizzo di fi ltri solari prima dell’esposizione della zona trattata ai raggi solari al fi ne di evitare iperpigmentazioni.La luce pulsata, estremamente effi cace e versatile nell’epilazione, offre massima si-curezza e confort per il paziente grazie all’onda raffreddata e alla emissione di im-pulsi specifi ci. Altro importante vantaggio di questa tec-nica è l’esiguità degli effetti collaterali e una minore compromissione della vita sociale.

Epilazionecon luce pulsata

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Benessere

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PrimaPagina 30 - ott. 201260

l refl usso gastro esofageo è la risali-ta verso l’esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco a causa del malfunzionamento di una valvola (cardias) tra stomaco ed esofago. La presenza di acido nell’esofago,a diffe-

renza di ciò che avviene nelle pareti dello stomaco, creerà irritazione a causa della presenza di materiale acido con dolore, in-fi ammazione e ferite. I sintomi tipici sono bruciore dietro lo sterno e rigurgito. Sarà importante rivolgersi al medico curante per descrivere il disturbo in maniera corretta. Il medico saprà in-tervenire in prima persona o indicarvi il gastroenterologo adeguato per il vo-stro caso. Esiste, tuttavia, un terreno di competenze nel quale trova collocazione l’osteopatia, ossia la conoscenza di tutte quelle alterazioni di carattere funzionale che sono molto frequenti e che posso-no provocare molti dei sintomi descritti. Introduciamo ora il concetto di sindromi

meccaniche della regione cardio-tube-rositaria. Infatti, un problema di questo tipo può essere una indicazione corretta all’uso della manipolazione. Le cause mec-caniche possono essere dovute a problemi muscolari o fasciali, in particolare all’azio-ne costante del Diaframma (costante in quanto è in perenne attività per garantir-ci la respirazione). Una tensione a carico di questo prezioso e vitale muscolo può comportare uno “strozzamento” di una

parte più o meno importante dello Sto-maco e del Cardias, con restrizione della mobilità e con i conseguenti sintomi che abbiamo già descritto. L’Osteopatia in que-sto caso aiuterà i pazienti dei gastroente-rologi con questo disturbo intervenendo con effi cacissime tecniche dolci (fasciali) sul Diaframma, che aiuteranno via via l’or-ganismo a ritrovare il suo stato ottimale di funzionamento. Il paziente avvertirà già durante e dopo la prima seduta un enorme senso di sollievo rispetto ai suoi sintomi. Il Diaframma nel corso delle sedute (variabili da individuo a individuo) tornerà ad essere elastico, dimi-nuirà la pressione sul cardias e ci sarà una effi ciente ripresa della fi siologica mobilità dei visceri con i quali prende rapporti. In-fi ne va sempre ricordato al paziente che concordare un corretto stile alimentare con il nutrizionista è importante per pre-venire e per curare disturbi legati ad acidi-tà e bruciori di stomaco.

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere

Dott. Danilo CiccarellaLaureato in Fisioterapia

Refl usso Gastroesofageo:

In che modo l’osteopatia può aiutareil paziente ed il gastroenterologo

Le cause meccaniche possono essere dovute a problemi muscolari o fasciali, in particolare all’azione costante del Diaframma...

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61PrimaPagina 30 - ott. 2012

Bellezza MANIA MANI

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Benessere

di Mariella Calvarese

vere mani sempre in ordi-ne e curate, con lo smal-to non sbeccato, è da un paio di anni la priorità di ogni donna. Qualsiasi la-voro si faccia, impiegata,

casalinga, commercialista o operaia, nes-suna rinuncia al “biglietto da visita”. An-che in questo ci sono venute incontro innovazione e tecnologia, ed ecco che la parola “ricostruzione” delle unghie è entrata a far parte del lessico comune.Tuttavia, quello che in realtà viene fatto, con prodotti tipo gel fotoindurenti e re-sine acriliche, non è altro che un allunga-mento posticcio eseguito con l’ausilio di supporti (cartine) che verranno succes-sivamente rimosse, o di tip (unghie fi nte) incollate sull’unghia naturale, corta o di media lunghezza.Questo tipo di servizio può essere anche utile per chi non ha bisogno di “allungare”, ma semplicemente rinforzare un’unghia fragile e non da ultimo risolvere una pro-blematica appartenente sia a uomini che a donne come l’onicofagia (il mangiarsi le unghie). Con le infi nite varietà di decora-zioni è inoltre possibile cambiare nuan-ces e decori ogni volta che lo si desidera.Il trattamento iniziale richiede una prima se-

duta di un’ora e mezza circa (se l’onicotec-nica è esperta) e ogni ritocco, da effettuar-si ogni 21/28 giorni, richiede dai 45/60 min.I prodotti utilizzati, se di provenienza euro-pea certifi cata, non creano assolutamente alcun danno all’unghia naturale, ma è fon-damentale evitare il “fai da te” e rivolgersi sempre alla propria stilista delle unghie per qualsiasi tipo di problema o dubbio. Chi ha visto dietro quest’arte un business molto remunerativo, ha anche contribuito a dan-neggiare quella che è una vera e propria professione, fatta da persone esperte nel settore con studi ed aggiornamenti co-stanti alle spalle.Chiunque faccia ricostru-zione delle unghie deve aver conseguito, infatti, un diploma presso un ente di for-mazione riconosciuta dalla regione, ovve-ro, bisogna essere estetiste. Si sono trovati però degli escamotage “lessicali” che han-no fatto sì che chiunque abbia frequentato o meno un corso apposito (anche di soli

tre giorni) possa “mettere le mani” su igna-re clienti e questo a causa di un enorme vuoto legislativo che non regolamenta af-fatto la fi gura dell’onicotecnica, o meglio, la ricomprenderebbe nella categoria delle estetiste. Ecco che il lavoro abusivo nelle case aumenta a vista d’occhio. .C’è addirit-tura chi acquista kit attraverso televendite e grazie al solo supporto di un dvd si im-mette nel mercato del lavoro o acquista prodotti di dubbia provenienza senza la minima garanzia di controlli certifi cati. Tut-to questo può portare a serie conseguen-ze per chi si sottopone a trattamenti “fatti in casa” o eseguiti da persone con pochis-sima esperienza: unghie “distrutte” o irre-versibilmente malate, per non parlare poi di contaminazioni da virus dell’epatite o onicomicosi (funghi). E’ per questo motivo che la forbice di prezzo varia notevolmen-te tra un servizio fatto da una professioni-sta e uno “fatto in casa”, o quasi.

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ent’anni fa la Nuova Ze-landa, grazie all’utilizzo di pratiche agricole sostenibili per l’ambiente e l’attuazio-ne di politiche economiche per conservare incontami-

nati i propri paesaggi, venne considerata la nazione “verde” per eccellenza. Tutto que-sto, purtroppo, è una realtà vecchia e la si-tuazione attuale del paese è molto diversa. Lo si capisce bene leggendo, ad esempio, una guida pubblicata dall’autorevole rivista ecologica “Forest & Bird” riguardo l’indu-stria peschereccia. I curatori di questo la-voro hanno dato dei voti a varie aziende utilizzando come riferimento le linee guida governative per la pesca e varie ricerche scientifi che indipendenti.La valutazione ha tenuto conto di alcuni fattori come la modalità di pesca utilizza-ta, ma anche la sostenibilità per l’ambiente marino e le altre specie acquatiche. L’in-tenzione dei curatori, inoltre, non è quel-lo di boicottare la pesca in grande scala, bensì di fare pressione sull’industria per

l’applicazione di pratiche più ecologiche. Una delle problematiche principali quando si affronta un argomento come questo è capire “quanto si può pescare” di una de-terminata specie: in questo modo non si sfrutta troppo la popolazione marina e le si dà la possibilità di ripopolare le acque. Purtroppo i dati uffi ciali sono molto caren-

ti e nessuno sa “quanto si pesca” e “quanto si lascia nel mare”. Inoltre, il 55-71% del-le aziende coinvolte nell’indagine tramite le loro azioni di pesca intrappolano nelle

reti specie che non hanno nessun interes-se dal punto di vista alimentare. Questo è un grande problema che sta portando alla riduzione dei leoni marini nei mari neo-zelandesi. Non è raro inoltre trovare, una volta issate le reti a bordo, anche uccel-li marini oramai privi di vita. Una pratica ancora molto in uso è quella della pesca a strascico che, se da una parte permette una pesca molto ricca, dall’altra distrugge letteralmente i fondali marini costituita per lo più da coralli. Un’altra pratica utilizzata, e bocciata dalla rivista, consiste nel posizionare delle reti sul fondale, facendo entrare qualunque cosa, per poi ritirarle sulla nave. In questo modo non si fa una vera e propria selezio-ne tra i pesci di interesse commerciale e altri che non trovano spazio sul mercato. In questi anni, inoltre, è aumentata molto la pesca dello squalo a causa dell’alto va-lore commerciale delle pinne che vengono vendute a peso d’oro sui mercati asiatici. Secondo gli esperti l’eccessiva pesca dello squalo è molto pericolosa per gli equilibri tra le varie specie marine che fanno parte della stessa catena alimentare.Infatti, argomentano, se si riduce drastica-mente un predatore, la popolazione della sua preda, l’anello successivo nella catena, aumenta a dismisura creando uno squili-brio molto pericoloso. La guida è oramai alla sua quinta edizio-ne e viene aggiornata periodicamente in base ai cambiamenti del mercato e delle più recenti ricerche scientifi che, cercando di infl uenzare il comune consumatore nei suoi acquisti al supermercato. In tal modo si spera che le catene della grande distri-buzione cambino i prodotti sui loro scaffali, premiando tra i loro fornitori quelli che ri-spettando le basilari regole della sostenibi-lità ambientale.

di Alessandro Tarentini

IL PAESE DEL VERDE CHE FUI problemi dell’altro mondo assomigliano ( quasi) ai nostri.

In questo modo non si fa una vera e propria selezione tra i pesci di interesse commerciale e altri che non trovano spazio sul mercato...

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Dai paesaggi incontaminati alla distruzione dei fondali marini.

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Dr. Claudio D’ArchivioSpecialista in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini

ecografi a dell’addome è la tipologia di esame di diagnostica per immagini in assoluto più richiesto, anche perché comprende una serie di organi

parenchimali valutabili sia simultaneamente che separatamente come singoli esami (fegato, reni, milza, pancreas etc.). L’esame è di facile esecuzione senza particolari preparazioni se si eccettua l’osservazione del digiuno e del carico idrico quando richiesto o si vuole valutare lo scavo pelvico. In alcuni casi, quando si presenta

un marcato meteorismo intestinale, si può far precedere l’esame da una dieta priva di scorie e/o dall’assunzione di farmaci che prevengono o riducono la quantità di aria presente nell’intestino (ricordate che nel precedente numero si è detto che l’aria è il nemico numero uno dell’ecografi a!). L’organo per eccellenza valutabile con l’ecografi a è senza dubbio il fegato: la sua struttura è facilmente valutabile all’esame ecografi co. Se ne possono studiare la grandezza, la morfologia, la struttura

parenchimale (ecostruttura) e l’eventuale presenza di alterazioni focali. Le variazioni dimensionali del fegato sono quasi sempre associate a variazioni ecostrutturali. Il fegato aumentato di volume si associa ad aspetto eco strutturale iperecogeno della cosiddetta steatosi, indice di sovraccarico funzionale. Stadi successivi portano progressivamente ad una riduzione volumetrica, con aspetto ecostrutturale prevalentemente ipoecogeno, a confi gurare una epatopatia cronica, fi no al quadro della conclamata cirrosi che presenta anche alterazioni dei profi li

epatici ed una asimmetrica presentazione morfologica con riduzione volumetrica dei segmenti lobari di destra ed un aumento volumetrico del caudato e del lobo sinistro.Le alterazioni focali sono facilmente rilevabili all’esame ecografi co: la sensibilità è elevata, mentre a volte la specifi cità può

risultare insuffi ciente dovendo ricorrere così all’utilizzo del mezzo di contrasto (mdc) endovena (CEUS) o a metodiche di secondo livello come la RM e/o la TC senza e con l’ausilio del mdc. Le lesioni focali più facilmente riscontrabili all’esame ecografi co di base sono le formazioni cistiche, siano esse di origine displasica che di origine biliare, con contenuto anecogeno (privi di rifl essione acustica) a margini sostanzialmente regolari. Esse possono presentarsi singole o multiple, da pochi millimetri a parecchi centimetri. Non necessitano di controlli con metodiche di secondo livello né monitoraggi successivi. Altra formazione spesso presente è l’angioma epatico: neoformazione di origine prevalentemente vascolare, del tutto benigna; anch’essa può presentarsi singola o multipla con dimensioni da pochi millimetri a centimetri. L’aspetto dell’angioma epatico è, nel più delle volte, caratteristicamente iperecogeno. A volte può presentarsi con eco struttura ipoecogena creando qualche diffi coltà interpretativa. Al primo riscontro può essere utile, nei casi dubbi, associare un esame di secondo livello TC e/o RM ed un eventuale controllo evolutivo. Tra le formazioni benigne, ma che necessitano di controlli evolutivi e a volte diagnostiche superiori, troviamo le cisti di echinococco, gli adenomi epatici e le iperplasie nodulari focali. Tra le lesioni eteroplasiche aggressive vi sono i tumori primitivi del fegato (gli epatocarcinomi) e le lesioni secondarie. Tra gli organi che possono presentare lesioni secondarie epatiche più frequentemente annoveriamo la sfera gastrointestinale (stomaco, colon, pancreas, colecisti), la mammella ed il polmone. Quasi sempre facilmente diagnosticabili, soprattutto se si è già a conoscenza della patologia di base e se si presentano come lesioni multiple, presentano qualche diffi coltà di diagnosi differenziale se sono lesioni singole (metastasi? lesione primitiva?). La TC e/o la RM possono dirimere il dubbio a volte con l’ausilio del prelievo bioptico.

Ecografi a epaticainin “Prima“PrimaPaginaPagina”Salute

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a dislessia evolutiva è un disturbo costituzionale di natura neurobiologica, consiste in una diffi coltà o incapacità ad apprendere a leggere in modo corretto e fl uente, pur

in presenza di un livello intellettivo nella norma e di normali capacità relazionali e comunicative. Si accompagna a problemi di scrittura (disortografi a e disgrafi a) e/o calcolo (discalculia). Dislessia, disortografi a, disgrafi a e discalculia fanno parte dei disturbi specifi ci di apprendimento. Si stima che il problema riguardi circa il 3,5% della popolazione scolastica, il che signifi ca che statisticamente vi è un’alta probabilità che in una classe di 25 elementi uno sia dislessico. E’ il problema più diffuso e più frequente che un bambino può incontrare in età scolare e dunque non ci sono insegnanti, genitori o pediatri che possano ancora ignorarlo.

Molto spesso questi ragazzi non vengono riconosciuti nella loro diffi coltà per tempo e non ottengono così alcuna facilitazione o adeguato adattamento della didattica che permetta loro di essere messi nella condizione di apprendere al pari dei loro coetanei. Vengono defi niti da genitori e insegnanti “svogliati, pigri, capricciosi, riluttanti all’impegno”. Anche nel caso in cui il problema è stato riconosciuto e diagnosticato le diffi coltà che questi ragazzi devono affrontare nella vita scolastica rimangono molte, possono compromettere il loro futuro scolastico e professionale e lo sviluppo della loro personalità. Per anni la scuola è stata per questi ragazzi un “percorso ad ostacoli” e “mantenere il passo” con l’andamento della classe è stato molto diffi cile.Qualcosa però sta cambiando. L’emanazione della legge n.170 dell’8/10/10 “Nuove norme in materia di disturbi di

apprendimento in ambito scolastico” crea aspettative e speranze per i dislessici e le loro famiglie. Stabilisce per la prima volta il riconoscimento uffi ciale dei DSA; prevede che la scuola metta in atto “interventi tempestivi per l’individuazione di casi sospetti”; prevede una formazione specifi ca del personale docente e dirigenziale; stabilisce gli strumenti compensativi e dispensativi e le attenzioni cui hanno diritto gli alunni dislessici: sintesi vocale, registratore, calcolatrice, computer; l’alunno potrà essere esonerato dalla lettura ad alta voce, dallo studio della lingua straniera in forma scritta, avrà diritto a tempi più lunghi per le prove scritte, a interrogazioni programmate e a forme di valutazione diversifi cate. Le misure educative di supporto dovrannoScuola essere esplicitate e formalizzate dai consigli di classe sotto forma di un Piano educativo personalizzato per consentire il successo formativo dell’alunno DSA. La legge 170 potrà quindi determinare un radicale cambiamento nella scuola, un’occasione perché essa diventi protagonista di un processo virtuoso di aggiornamento e di rinnovamento di una didattica più attenta alle differenze individuali. essere esplicitate e formalizzate dai consigli di classe sotto forma di un Piano educativo personalizzato per consentire il successo formativo dell’alunno DSA. La legge 170 potrà quindi determinare un radicale cambiamento nella scuola, un’occasione perché essa diventi protagonista di un processo virtuoso di aggiornamento e di rinnovamento di una didattica più attenta alle differenze individuali.

di Laura Filograna e Paola Di Pietro pedagogista psicoterapeuta

“Percorso ad ostacoli”chiamato dislessiaUna legge, oggi, tutela i dsa e

alleggerisce la vita

di molti studenti e famiglie.

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e pulci sono i parassiti ester-ni più comuni di cani e gatti. Ne sono colpiti sia gli animali d’appartamento sia quelli abi-tuati ad accedere all’esterno. Il problema si presenta prin-

cipalmente nella bella stagione, ma non è raro assistere anche ad infestazioni autun-nali o invernali. Sono parassiti di antichissima origine, ap-piattiti latero-lateralmente, privi di ali, scuri, talvolta visibili mentre corrono attraverso il mantello dei nostri animali. Buona par-te del ciclo biologico della pulce si svolge fuori dall’ospite, e solo gli insetti adulti si nutrono di sangue e conducono vita paras-sitaria. Sul corpo dell’animale, la femmina e il maschio si accoppiano. La femmina, dopo il pasto di sangue, inizia a depositare le uova, le quali non aderiscono al pelo, ma cadono ovunque, sul terreno o nelle loro cucce, sui tappeti sui tessuti dei divani, dei letti ecc. e, in base all’umidità e temperatura dell’ambiente, si schiudono dopo 4-12 giorni. La larva matura, si trasforma in pupa che evolve in adulto dopo circa 5 giorni la sua formazione. Gli stimoli che portano alla

fuoriuscita dell’adulto dal pupario sono: vibrazioni, anidride carbonica e calore. In presenza di condizioni ambientali sfavore-voli o in assenza dell’ospite l’adulto può ritardare la fuoriuscita dal pupario sino ad alcuni mesi. Questo spiega perché in una casa lasciata vuota per alcune settimane è possibile ritrovare un’infestazione da pulci poco tempo dopo essere rientrati, senza aver percepito alla partenza la loro presen-

za. L’adulto identifi ca il potenziale ospite in movimento e vi salta sopra grazie alla spinta permessa dalle zampe posteriori. Il ciclo completo si sviluppa in un periodo di tempo di circa 3-5 settimane in condi-zioni ambientali idonee . La loro azione parassitaria consiste nella sottrazione di sangue all’animale e i morsi delle pulci, ne-cessari per potersi nutrire adeguatamente, risultano per cani e gatti particolarmen-

QUEGLI “OSPITI” SGRADITI

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I consigli dell’esperto

Dott. Barbara Paoletti Dip. di Scienze Biomediche Comparate Facoltà di Medicina Veterinaria UniTE

Infestazioni da pulci su cani e gatti.

foto: il nostro amico “Brando”

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a sterilizzazione chirurgica è un’esperienza frequente tra i proprietari di cani o gatti. Questo intervento spesso viene richiesto per prevenire gravidanze indesi-derate. A volte la decisione viene

presa per evitare “fughe d’amore” da cui i ma-schi, generalmente, tornano con ferite causa-te da lotte per accoppiarsi e durante le quali possono contrarre malattie infettive contagio-se, oppure, nel caso di gatti che vivono in casa, per prevenire odori sgradevoli causati dalla marcatura del territorio. Nel caso di maschi, spesso si ricorre alla castrazione chirurgica in seguito a patologie riguardanti l’apparato genitale. Per le femmine, invece, si ricorre alla sterilizzazione per dover risolvere patologie come ad esempio tumori mammari o infezioni a carico dell’utero come la piometra(infezione dell’utero che può essere letale per l’animale). In merito alla sterilizzazione delle femmine,

circola l’erronea convinzione che necessiti far partorire l’animale almeno una volta prima di sterilizzarlo. Ciò non ha fondamento scien-tifi co. E’ vero,invece,che più precocemente si sterilizza la cagna, minore sarà il rischio di insorgenza di tumori mammari. Timore fre-quente riguarda il fatto che dopo l’intervento l’animale possa ingrassare. Seguendo diete bi-lanciate e facendo regolare attività fi sica, diffi -cilmente insorgeranno problemi di questo tipo. Il consiglio è di sterilizzare la cagnetta dopo il primo calore, che si manifesta ad età diverse a seconda del cane. L’intervento va effettuato almeno dopo 2 mesi dal calore, mai duran-te poiché si rischia eccessivo sanguinamento intraoperatorio. Sterilizzare le cagne troppo precocemente riduce al minimo il rischio di tu-mori mammari, ma non permette all’animale un completo sviluppo dell’apparato genitale. Ragionevole “compromesso” sarebbe effet-tuare l’intervento dopo il primo ciclo estrale.

Sterilizzare l’animale quando è giovane e sano, permette di non trovarsi di fronte alla scelta obbligata di dover intervenire chirurgi-camente per risolvere una patologia quando questa avrà portato l’animale a condizioni di salute non ottimali. E’ un intervento divenuto di “routine”, spesso eseguito ambulatorialmen-te. E’ comunque un’operazione chirurgica che prevede anestesia generale e monitoraggio pre e post-operatorio. Prima dell’intervento bi-sogna effettuare un’accurata visita clinica per verifi care il buono stato di salute dell’animale. Infi ne se si decide di non sterilizzare il proprio animale, occorrerà portarlo al controllo con maggior frequenza per monitorare lo stato generale di salute e gli eventuali cambiamenti. La piometra, ad esempio, si può manifestare con un semplice aumento della sete e dell’uri-nazione. Se si rileva una qualsiasi anomalia è bene rivolgersi tempestivamente al proprio Medico Veterinario.

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di Piero Serroni Veterinario

te fastidiosi. Ne consegue che il sintomo principale di questa parassitosi è il prurito. Le pulci possono causare fenomeni aller-gici (mediati dall’ipersensibilità manifestata da alcuni soggetti nei riguardi di particolari sostanze presenti nella saliva degli insetti) e trasmettere loro diversi agenti patoge-ni, per es. la tenia Dipylidium caninum (un

verme piatto che colonizza l’intestino di cani e gatti). Per combattere e prevenire le infestazioni da pulci è indispensabile ricordare che le pulci adulte rappresenta-no solo una piccola parte (quella visibile) dell’intera popolazione presente nell’area infestata. Il controllo e la disinfestazione dalle pulci si basa su due punti fondamen-

tali: pulizia e disinfestazione ambientale con prodotti specifi ci; trattamento rego-lare degli animali con prodotti ad azione anti-parassitaria, preferibilmente, è consi-gliabile l’uso di molecole capaci di esplica-re la propria azione sia nei riguardi delle infestazioni eventualmente già presenti che come prevenzione di quelle future.

Cosa c’è da sapere sulla sterilizzazione

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