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Introduzione al corso
Prerequisiti
Gli studenti devono avere una sicura
conoscenza di base dei movimenti e
degli autori principali della Letteratura
italiana dalle Origini al Cinquecento.
Obiettivi formativi
Il corso si propone di approfondire le conoscenze
richieste nei Prerequisiti attraverso un percorso che
affronterà lo studio della letteratura italiana dalle
Origini al Trecento, al quale gli studenti dovranno
aggiungere lo studio della letteratura dal Quattrocento
al Cinquecento secondo le modalità indicate.
Questo consentirà agli studenti non solo di fissare i
momenti salienti della storia letteraria italiana dei secoli
presi in considerazione, ma anche di ripercorrere le
biografie e le opere dei maggiori autori che li hanno
caratterizzati e, in particolare, di applicarsi alla lettura e
di esercitarsi nell’esegesi dei testi proposti.
Con ciò gli studenti acquisiranno quegli strumenti di
contestualizzazione e di analisi critica imprescindibili
nello studio della letteratura in generale.
Contenuto del corso
La letteratura delle Origini.
Il corso prenderà in esame le scuole e gli autori
più rappresentativi del Duecento e del Trecento
per individuare le linee di sviluppo più
significative della lirica e della prosa dei primi
due secoli della letteratura italiana.
Nell’analisi dei testi verrà posta un’attenzione
particolare alla loro struttura formale (metrica,
figure retoriche, ecc.).
Modalità di verifica dell’apprendimento
Esame orale.
Il colloquio verificherà sia la conoscenza delle
scuole e degli autori principali della letteratura
italiana nel contesto storico e sociale dei secoli
considerati, sia la capacità degli studenti di
leggere, parafrasare e analizzare criticamente i
testi proposti durante il corso.
Bibliografia
Gli appunti del corso sono parte integrante del
programma.
L’esame verterà:
- sugli argomenti e sui testi trattati durante le
lezioni, ossia la letteratura del Duecento e del
Trecento;
- sui titoli indicati nella bibliografia per
l’inquadramento dei movimenti letterari e degli
autori del Quattrocento e del Cinquecento
secondo le modalità indicate.
BibliografiaA) Bibliografia per la letteratura del Duecento e del Trecento.
Durante le lezioni verranno lette e commentate liriche e novelle
tratte da:
1) Antologia della poesia italiana. Duecento, diretta da Cesare
Segre e Carlo Ossola, Torino, Einaudi, 2005.
2) Antologia della poesia italiana. Trecento, diretta da Cesare
Segre e Carlo Ossola, Torino, Einaudi, 1999.
3) Marco Polo, Milione, a cura di Gabriella Ronchi, introduzione di
Cesare Segre, Milano, Mondadori, 1996 (lettura completa).
4) Dante Alighieri, Vita nuova, introduzione di Giorgio Petrocchi,
note e commento di Marcello Ciccuto, Milano, BUR, 2006 (lettura
completa).
5) Francesco Petrarca, Canzoniere, a cura di Sabrina Stroppa,
introduzione di Paolo Cherchi, Torino, Einaudi, 2011.
6) Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di Vittore Branca,
Torino, Einaudi, 2014.
BibliografiaB) Bibliografia per l’inquadramento dei movimenti letterari e degli
autori del Quattrocento e del Cinquecento.
a) Lettura obbligatoria:
- Riccardo Bruscagli, Il Quattrocento e il Cinquecento,
Bologna, Il Mulino, 2005.
b) Scelta e lettura delle opere di UNO SOLO dei seguenti blocchi
di autori:
• Lorenzo de’ Medici, Poesie, introduzione e note di Ilvano
Caliaro, Milano, Garzanti, 2011 e, per inquadrare l’Autore e la
lettura, Ilvano Caliaro, Introduzione, in Lorenzo de’ Medici,
Poesie, cit.
• Matteo Maria Boiardo, Orlando innamorato, a cura di Andrea
Canova, Milano, BUR, 2014 (i primi cinque canti) e, per
inquadrare l’Autore e la lettura, Raffaele Donnarumma, Storia
dell'«Orlando innamorato». Poetiche e modelli letterari in
Boiardo, Lucca, Pacini Fazzi, 1997.
• Nicolò Machiavelli, Il Principe, introduzione di Vittore Branca,
Milano, Oscar Mondadori 2008 e Mandragola, a cura di Guido
Davico Bonino, Torino, Einaudi, 2015; per inquadrare l’Autore e
la lettura, Riccardo Bruscagli, Machiavelli, Bologna, Il Mulino,
2008.
• Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, introduzione e commento di
Emilio Bigi, a cura di Cristina Zampese, Milano, BUR, 2019, (i
primi sette canti) e, per inquadrare l’Autore, Stefano Jossa,
Ariosto, Bologna, Il Mulino, 2009.
• Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, a cura di Franco Tomasi,
Milano, BUR, 2009 (i primi quattro canti secondo quanto verrà
illustrato nel programma delle Letture tassiane organizzate in
collaborazione con il Centro di Studi Tassiani e la biblioteca A.
Mai) e, per inquadrare l’Autore, Matteo Residori, Tasso, Bologna,
Il Mulino, 2009.
Letture tassiane
Novembre 2017: Massimo Castellozzi (Università di
Bergamo), Filologia tassiana: i manoscritti della “Liberata”;
Dicembre 2017: Franco Tomasi (Università di Padova),
Lettura del canto I della “Gerusalemme liberata”;
Gennaio 2018: Lorenzo Carpanè (Università di Verona),
Insegnare Tasso nelle scuole secondarie;
Febbraio 2018: Luca Carlo Rossi (Università di Bergamo),
Lettura del canto II della “Gerusalemme liberata”;
Marzo 2018: Vincenzo Guercio (Università di Bergamo),
Lettura del canto III della “Gerusalemme liberata”;
Aprile 2018: Clizia Carminati (Università di Bergamo), Lettura
del canto IV della “Gerusalemme liberata”.
Altre informazioni
Il corso è riservato agli studenti di LLSM, indirizzo
Linguistico-letterario.
I programmi dei corsi hanno una validità di tre anni.
Gli studenti con programmi scaduti, cioè sino all’a.a.
2013/2014 compreso, sono pregati di rivolgersi al docente.
Gli studenti, frequentanti o non frequentanti, dovranno
presentarsi all'esame con tutti i testi indicati in bibliografia e
disponibili alla Civica Biblioteca A. Mai (P.zza Vecchia 15) o
alla Biblioteca della Facoltà di Lingue (P.zza S. Agostino).
Gli studenti non-frequentanti dovranno contattare il
docente per avere l’elenco delle liriche e delle novelle lette
e commentate durante le lezioni e dovranno inoltre
aggiungere alla bibliografia già indicata i testi elencati qui
di seguito:
• Pietro G. Beltrami, Gli strumenti della poesia, Bologna, Il
Mulino, 2002.
• Luigi Surdich, Il Duecento e il Trecento, Bologna, Il
Mulino, 2005.
• Giuseppe Ledda, Dante, Bologna, Il Mulino, 2008.
• Dante Alighieri, La divina Commedia. Inferno; edizioni
consigliate:
- La Nuova Italia, 2004, a cura di Natalino Sapegno
- Carocci, 2007, curata da Giorgio Inglese.
Orari e aule lezioni
• 1° semestre:
lunedì 12-13 aula 1 p.zza Rosate
venerdì 14-16 aula 4 via Salvecchio
Le Origini. Premessa
• Le più antiche attestazioni di scrittura letteraria in Italia:
prima metà del secolo XIII
• Sono attestazioni non in italiano, bensì in differenti lingue
regionali (volgari):
1) il siciliano nel grande regno di Sicilia che
comprende tutto il Meridione;
2) i dialetti dell’Italia centrale: toscano, umbro
marchigiano, abruzzese;
3) i dialetti lombardi, ossia dell’Italia settentrionale,
con grandi aree influenzate dal francese e dal
provenzale.
• Quindi plurilinguismo della fase iniziale della letteratura
italiana.
Le Origini. Premessa
• La lingua latina nel Duecento:
– ancora mezzo di comunicazione universale
perché
– unica lingua con statuto letterario solido, un codice
riconosciuto, una grammatica consolidata
• Tutti traguardi che i volgari devono ancora raggiungere,
ma che hanno fretta di realizzare perché ormai hanno:
- un uso pubblico;
- un uso nella pratica religiosa;
- un uso sempre più diffuso anche in ambito
letterario.
Le Origini. Premessa
• Perché in Italia l’uso letterario delle lingue volgari si è
sviluppato solo nel XIII secolo?
– differente ruolo dell’aristocrazia in Francia rispetto a
quella italiana e necessità in Italia di aspettare la
nascita di una protoborghesia cittadina;
– maggiore resistenza del latino in Italia per la presenza
della Chiesa;
– particolarità della situazione politica italiana:
frammentazione statuale.
Le Origini. Premessa
• Inghilterra, secolo VII, poema eroico Beowulf in lingua
anglosassone (inglese antico);
• Germania, secolo XII, poema Niebenlungenlied in alto
tedesco medio (antico tedesco);
• Spagna, 1140 ca., poema epico Cantare del mio Cid
• Francia, secoli XI e XII, letteratura in volgare con l’epica
della Chanson de geste in lingua d’oil e la lirica
provenzale in lingua d’oc.
• In Italia solo nel secolo XIII si può parlare di creazione di
vere e proprie opere letterarie in uno dei volgari presenti
nella penisola, ma poi evoluzione rapidissima!
Le Origini. Premesse socio-culturali• La rinascita delle città.
• Nascita di un nuovo ceto intellettuale che si sovrappone a il
vecchio ceto intellettuale: il funzionario di corte, il monaco,
il frate, il professore nelle neonate università laiche, il
mercante o il professionista cittadino, il trovatore o il
giullare.
• Doppia natura e funzione del nuovo intellettuale italiano del
Duecento:
- da un lato è un esponente organico della civiltà
comunale,
- dall’altro è un membro di una casta che, al di sopra
dei municipalismi, si viene gradualmente costituendo
come una nuova aristocrazia intellettuale
sovranazionale.
Le Origini. Premesse: su quali fonti
si formano gli intellettuali?
• Grandi compilazioni enciclopediche (summae);
• oppure: traduzioni e rifacimenti di opere classiche latine
che avessero carattere enciclopedico
- Plinio il Vecchio, Naturalis historia (I secolo d.C.);
- Cassiodoro, Institutiones (560);
- Isidoro di Siviglia (570-636), Etymologiae;
- Rabano Mauro (780-856), De rerum naturis, (830);
- Brunetto Latini, Li livres duo Trésor (1260-1267);
• In sostanza, l’enciclopedismo resta una costante
dell’approccio medievale alla cultura.
Le Origini. Premesse:
caratteristiche degli intellettuali
• L’intellettuale medievale, e quindi in parte anche
quello del secolo XIII, è tendenzialmente acritico
e astorico;
• i nuovi intellettuali del XIII secolo si rivolgono a un
pubblico relativamente più vasto che in passato =
necessità dell’uso del volgare con persone che
non conoscono il latino;
Le Origini. Premesse: lo sviluppo
della retorica
• Nascita:
– delle summae dictaminum, sorta di trattati nei
quali si raccolgono i principi generali e gli
esempi concreti di uno stile intonato, sostenuto
e straordinariamente artificioso;
– delle ars dictandi (disciplina che regolava la
composizione dei testi in prosa e in particolare
delle epistole) = Guido Faba, Gemma purpurea
(databile tra il 1239 e il 1243).
Le Origini. Premesse: lo sviluppo
della retorica
• Trattati di retorica = il rifiuto
dell’espressione immediata e diretta di un
pensiero o di un sentimento = affermarsi
della necessità di una complicata
elaborazione formale.
La cultura latina medievale
(o mediolatina)
• Cultura mediolatina: dal VI sino al XIII secolo.
• Forte relazione tra la cultura latina medievale e la
nascente cultura/letteratura che usa le lingue volgari.
• Cultura mediolatina = cultura europea sia geograficamente
(dal Portogallo alla Polonia, dalla Scozia alla Sicilia) sia
linguisticamente, cioè come mezzo di comunicazione.
• Vitalità della letteratura mediolatina anche dopo la nascita
dei volgari «letterari» = uso del latino per scrivere e
produrre cultura ancora per diversi secoli (Umanesimo e
Rinascimento).
• Sostanziale bilinguismo degli intellettuali o gli scrittori dal
Duecento in poi (Dante, Petrarca, Boccaccio, Poliziano,
Savonarola, ma anche lo stesso san Francesco).
La cultura latina medievale (o mediolatina)
• Quindi, l’utilizzo che i nuovi intellettuali europei (quelli
franco-provenzali già dal IX-X secolo, quelli italiani dal XII-
XIII secolo) fanno del volgare non significa che la cultura
mediolatina sia in declino = metà del secolo IX rinascita
carolingia.
• Testimonianze di questo rifiorire sono soprattutto:
- Studi storiografici: Liutprando (vissuto tra il 922 e il
972 e vescovo di Cremona) e Paolo Diacono (VIII
secolo) con l’Historia Langobardorum.
- Studi filosofici: Anselmo d’Aosta (sec. XII),
Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), e
Tommaso d’Aquino (1225- 1274), con la Summa
theologiae e la Summa contra gentiles.
La cultura latina medievale (o mediolatina)
• La letteratura latina e quelle volgari di questo periodo
NON sono quindi espressioni di mondi culturali differenti.
• Uso del volgare in ambito burocratico e amministrativo o
letterario → espandersi e allargarsi del bacino di utenza
culturale a strati sociali che non sapevano né leggere né
scrivere il latino.
• Autori alla base della cultura medievale:
– Severino Boezio (480-526): De consolatione
philosophiae;
– Aurelio Cassiodoro (490-583): il sapere si struttura in
due grandi gruppi disciplinari, quello delle scienze
umane e quello delle scienze divine.
La cultura latina medievale
(o mediolatina): luoghi di produzione• Luoghi di produzione culturale alla fine del VI secolo:
– Roma, Pavia, Ravenna, Monza, Verona.
• A partire dal VI secolo, tuttavia, la cultura comincia ad essere
patrimonio esclusivo dei monasteri e in particolare di quelli
benedettini fondati da Benedetto da Norcia (480-547):
Montecassino, Novalesa, Bobbio, Nanantola, Pomposa, Farfa.
• XII secolo: riforma religiosa di Gregorio VII = maggiori poteri ai
vescovi e invece minore agli abati dei monasteri = decadenza delle
abbazie;
• Nascita, a partire dall’XI secolo, delle università, scuole laiche per
eccellenza:
– Bologna (1088), famosa per gli studi giuridici;
– Salerno (1178); famoso per gli studi di medicina;
– Parigi (1150) e Oxford (1167), famose per gli studi teologici e
filosofici.
La cultura latina medievale
(o mediolatina): culto del passato• Il passato = il punto d’inizio = momento di pienezza
assoluta.
• Recuperare il passato è recuperare la dimensione
migliore dell’uomo e della sua esistenza; ciò vale anche
per la cultura e la letteratura.
• Per l’intellettuale del medioevo la cultura classica è
importante perché gli antichi giustificano i moderni: solo
ciò che è già stato detto in passato ha garanzia di verità.
• Il Medioevo eredita dalla Classicità un complesso
canone di opere e di autori; i maggiori sono due
prosatori, Cicerone e Sallustio, e otto poeti: Giovenale,
Lucano, Orazio, Ovidio, Persio, Stazio, Terenzio e
Virgilio.
La cultura latina medievale (o mediolatina):
culto del passato e Cristianesimo
• Medioevo = società, politica, cultura tutte modellate sulla
religione cristiana e attente ai suoi dogmi e alle sue
leggi.
• Testo fondamentale → Bibbia: questo è il testo
imprescindibile, mentre tutti gli altri (anche quelli classici)
non sono altro che strumenti per meglio leggere, capire
e interpretare la Bibbia.
• Quindi: primato della fede (teologia) e del testo sacro
che la esprime, ossia primato metastorico e perciò
atemporale: tutte le altre discipline (filosofia, letteratura,
storia ecc.) sono solo discipline ancelle della teologia.
La cultura latina medievale (o mediolatina) =
Classicismo e Cristianesimo
• Quindi:
1) al primo posto c’è l’assoluta autorità delle Sacre
scritture e della teologia su tutti gli altri campi del
sapere;
2) al secondo c’è l’autorevolezza dei classici che
hanno già detto tutto – così come tutto è stato già
scritto nella Bibbia – e nulla di nuovo può più essere
aggiunto.
• Questo è il motivo per cui nel Medioevo accanto alla
forte e ovvia presenza di autori cristiani (i Padri della
Chiesa) abbiamo una così consistente presenza di autori
classici ‘rivisitati’ secondo la prospettiva cristiana.
La cultura latina medievale (o mediolatina) =
i Padri della Chiesa
• Sant’Ambrogio (utile soprattutto per la sua ideologia
politica);
• San Girolamo (importante per l’esegesi biblica);
• San Gregorio (importante per le riflessioni morali e
mistiche);
• Sant’Agostino (importante per tutte le questioni di tipo
dottrinale)
Il Medioevo in Italia• Perché il Medioevo NON ha prodotto in Italia una nazione
come è invece successo in Francia o in Inghilterra?
- Rapporto con il cristianesimo.
- Individualismo e universalismo.
- Universalismo.
- Individualismo al Centro-Nord.
- Multiculturalismo anti-nazione al Sud per gli influssi
delle seguenti culture:
• latina,
• greco-bizantina,
• islamica,
• germanica,
• italiana.
Il volgare italiano• Utilizzo del volgare → per un pubblico costituito anche
da persone che non conoscono il latino.
• Il termine ‘volgare’ non è dispregiativo, ma significa
“lingua del volgo” in contrapposizione della lingua dei
dotti che è il latino.
• Come nasce il volgare?
– Latino ufficiale = lingua letteraria di Roma →
elaborata dagli scrittori latini.
– Latino parlato = lingua popolare d’uso comune più
umile → è quest’ultima la lingua che i romani
diffusero in tutte le regioni che conquistarono.
– Con l’Impero romano → il latino parlato conserva una
relativa compattezza e unità.
Il volgare italiano• Come nasce il volgare?
– Dopo l’Impero romano (dal 476 d.C.) → formazione
attraverso delle, nuove lingue chiamate neolatine o
romanze, perché nate dal ceppo unico del latino.
– Principali lingue neolatine: italiano, francese,
portoghese, spagnolo (castigliano), catalano, rumeno,
sardo, provenzale, ladino.
– In Italia: diversi ‘volgari’ corrispondenti più o meno alle
diverse regioni.
– In Italia: con il tempo e soprattutto con l’uso letterario,
preminenza del toscano di Firenze → da ‘volgare’ a
lingua nazionale → gli altri ‘volgari’ vengono relegati
al ruolo di dialetti.
Esempi più antichi di volgare non letterario• Indovinello veronese (fine dell’VIII – inizio del IX secolo)
Se pareba boves, alba pratalia araba
Albo versorio teneba, negro semen seminaba
• Scoperto 1924 (Biblioteca capitolare di Verona).
• Due esametri ritmici di ascendenza latina, qui con rima in “-
aba”.
• Elementi ancora già volgari:
– l’uso di se al posto di sibi,
– l’uso di pareba al posto della terza forma dell’imperfetto latino,
– il termine versorio, ancora oggi in uso nel veronese, per indicare
aratro,
• Elementi ancora latini:
– la n alla fine di semen.
• Placiti cassinesi (960-963)
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene
trenta anni le possette parte Sancti Benedicti (Capua, 960)
Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai
trenta anni le possette parte Sancte Marie (Teano, 963)
Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai,
sancte Marie è, et trenta anni le posset parte sancte Marie
(Teano, 963)
Sao cco kella terre, per kelle fini que tebe monstrai,
Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette
(Sessa Aurunca, 963)
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Postilla amiatina (1087)
Ista cartula est de caput coctu
ille adiuvet de illu rebottu
qui mal consiliu li mise in corpu
• Frammento di poche righe: postilla a un testo notarile.
• Notaio: Rainerio.
• Contraenti dell’atto: i coniugi Miciarello (Testacalda) e
Gualdrada con il monastero di Abbadia San Salvatore.
• Insieme all’Indovinello veronese testimonia il passaggio dal
latino al volgare.
• Testimonia anche l’usanza di inserire frasi in volgare
all’interno di documenti ufficiali in latino.
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Iscrizione di san Clemente (ultimi anni del secolo XI)
Sisinnium: Fili de pute, traite
Gosmari, Albertel, traite!
Falite de retro co lo palo, Carvoncelle!
• È una testimonianza pittorica (affresco) di tipo religioso.
• Riproduce, usando la tecnica del fumetto, un episodio della
vita di San Clemente, ossia il tentativo di arrestarlo da
parte del pagano Sisinnio.
• Nell’affresco c’è una frase in latino attribuita al santo,
mentre le parole di Sisinnio sono in volgare e hanno un
particolare tono plebeo.
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Iscrizione di san Clemente (ultimi anni del secolo XI)
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Pianto cassinese (dopo il 1156)
…te portai nillu meu ventre.
Quando te beio, ploro presente.
Nillu teu regnu agime a mente.
• Anche questa è una testimonianza di tipo religioso.
• Forse frammento di un dramma sulla passione di Cristo,
potrebbe attestare l’uso del volgare con intenti artistici già
alla metà del XII .
• Anche in questo caso, i tre versi in volgare, che esprimono
il dolore della Madonna per le sofferenze e la morte del
Figlio, sono inseriti tra versi in latino.
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Ritmo cassinese (fine del XII secolo)
Eo, sinjuri, s’eo fabello,
lo bostru audire compello:
de questa bita interpello
e ddell’altra bene spello.
Poi ke ‘nn altu me ‘ncastello,
ad altri bie renubello
e mmebe ‘ncendo et flagello.
Et arde la candela, sebe libera,
Et altri mustra bïa dellibera.
• Testo monastico in veste ‘giullaresca’ → destinato alla
divulgazione.
• Dialogo tra un saggio orientale e un uomo occidentale nel
quale si condannano la mondanità e la sensualità.
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Ritmo cassinese (fine del XII secolo)
• Struttura: serie di lasse monorima composte da versi in
numero variabile di ottonari o novenari seguiti da una serie
più breve, spesso un distico, pure monorima con monorima
diversa dalla precedente di decasillabi o endecasillabi.
Eo,/ si/nju/ri,/ s’eo/ fa/bel/lo,
[…]
e d/del/l’al/tra/ be/ne/spel/lo.
Poi/ ke ‘n/n al/tu/ me ‘n/cas/tel/lo,
[…]
e m/meb/e ‘n/cen/do/ et/ fla/gel/lo.
[…]
Et/al/tri/ mus/tra/ bï/a/ del/li/be/ra
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Ritmo di sant’Alessio (fine del XII secolo)
Lu sponsu e la sponsa foro adunati,
in thalamo for levati:
in templo sancti Boniphati,
loco forne portati.
Li sacerdoti foruno adprestati,
àdberoli coronati.
Due corone de auro mundo tennu em capu,
ammerdora li cori de sotta li non capu.
• Componimento strofico narrativo composto nell’abbazia
benedettina di Santa Vittoria in Metanano, vicino a Fermo
(Marche).
Esempi più recenti di volgare anche letterario
• Ritmo di sant’Alessio (fine del XII secolo)
• Ritrovato incompleto e guasto in un codice conservato
presso la Biblioteca comunale di Ascoli Piceno.
• Struttura: composto di 257 versi, divisi in lasse monorima
di un numero variabile di ottonari e novenari, seguite da
una serie più breve (quasi sempre un distico) di
decasillabi-endecasillabi con monorima diversa dalla
precedente di decasillabi e endecasillabi.
• Tema: la prima metà della vita del santo – la nascita, il
matrimonio, l'esortazione alla moglie, la fuga da casa, la
vita da mendicante – rielaborata in vista di una
divulgazione a scopi edificanti da affidare alla recitazione.
La letteratura religiosa
• Lirica religiosa → stessa importanza della lirica amorosa,
(Scuola poetica siciliana).
• Letteratura religiosa → produzione e carattere
completamente autoctoni → adesione profonda e sincera
al Cristianesimo delle popolazioni italiane e tradizione tutta
particolare di esercitare e praticare questa fede.
• In sostanza, la letteratura religiosa italiana non subisce
alcuna influenza da esperienze culturali straniere, come
invece avviene per la lirica amorosa.
• Questo significa che sia i temi sia le forme della lirica
religiosa sono tutte elaborazioni genuinamente italiane e
quindi, come si è detto, autoctone.
La letteratura religiosa• D’altro canto, motivi religiosi percorrono e influenzano tutta la
letteratura delle origini (cfr. anche Dante)
• Perché l’affermarsi dell’istituzione comunale porta alla ribalta una
cultura nuova e un nuovo tipo di intellettuale borghese, ma
questa cultura laica non fu mai completamente svincolata dalla
spiritualità cristiana.
• Solo pian piano ci si concentra su nuovi problemi più laici –
problemi economici, sociali ecc. – più legati alla società borghese
in senso stretto.
• Questi problemi prendono lentamente il sopravvento anche
come temi letterari.
• Questo secondo filone tematico completamente laico si imporra
definitivamente solo con Boccaccio e poi con l’Umanesimo
petrarchesco e assumerà caratteri specificatamente mondani e
polemici proprio verso il Medioevo e la sua spiritualità
pervasiva.
La letteratura religiosa• Letteratura religiosa del Duecento (Italia centrale e
particolarmente in Umbria), trae ispirazione dal fervore di
rinnovamento religioso e dall’acceso misticismo che
pervade le masse di credenti soprattutto all’inizio del XIII
secolo.
• Questi fermenti religiosi:
– in parte si pongono al di fuori della Chiesa con i movimenti
ereticali (catari, valdesi, umiliati, patarini, spirituali) nei quali
alle aspirazioni di rinnovamento religioso si intrecciano
istanze sociali e politiche fortissime, che le portano a lottare
contro la ricchezza degli ecclesiastici, dei grandi feudatari,
della stessa borghesia comunale.
– in parte sono fatti propri e favoriti dalle autorità della Chiesa,
come nel caso di Innocenzo III, il papa che apre il secolo e
che è anche l’autore di un importante trattato ascetico sul
disprezzo del mondo e dei suoi beni, il De contemptu mundi.
La letteratura religiosa• Il favore della Chiesa rende possibile, ad esempio, la
nascita di due grandi ordini mendicanti, quello dei
Domenicani e soprattutto quello dei Francescani.
• Produzione letteraria di carattere religioso → dotta come
quella di carattere laico/amoroso e altrettanto elaborata sul
piano ideologico e formale perché dietro di essa vi sono
poeti e intellettuali fortemente impregnati da due tradizioni e
da due modelli importanti:
– il modello letterario latino medievale, e molte opere
religiose in volgare sono in realtà solo delle traduzioni da
opere latine;
– la tradizione teologica e mistica delle università che dà le
sue opere più originali con la Summa theologiae di san
Tommaso d’Aquino e con l’Itinerarium mentis in Deum di
Bonaventura da Bagnoregio.
La letteratura religiosa• D’altro canto, è altrettanto vero che tale produzione
scaturisce da fermenti religiosi genuinamente popolari, e da
ciò deriva l’esigenza, per gli autori di letteratura religiosa, di
rivolgersi al pubblico più largo delle masse di credenti, ai
quali vengono offerte opere ideologicamente incentrate sul
generale rifiuto di tutto quanto attiene alla sapienza umana
e alla mondanità aristocratica, ma anche borghese.
• Tutto ciò fa sì che la letteratura religiosa si fondi
sostanzialmente su due elementi:
– da un lato il retroterra cultura dotto di cui si è già detto;
– dall’altro il tono invece molto più popolare e meno
raffinato rispetto alla contemporanea esperienza della
lirica d’amore.
San Francesco (1182-1226)
• San Francesco: all’inizio e al centro della letteratura
religiosa.
• Nasce ad Assisi: il padre, Pietro Bernardoni, è un ricco
mercante; ha una giovinezza tumultuosa, ma riceve una
buona educazione letteraria con una discreta conoscenza
della letteratura e della lingua latine, così come della
letteratura in volgare.
• 1206 = profonda crisi religiosa: arriva a vagheggiare e a
realizzare una vita improntata agli ideali evangelici della:
• povertà;
• umiltà;
• penitenza;
• carità per il prossimo;
• della completa dedizione alla volontà di Dio.
San Francesco (1182-1226)• L’azione di Francesco ebbe un grande seguito popolare e lo costrinse a fondare
l’ordine dei Frati minori, approvato provvisoriamente dal già citato papa
Innocenzo III e poi definitivamente da papa Onorio III solo nel 1223.
• Quest’attesa di più di quindici anni = Chiesa estremamente cauta nei confronti di
tutti i movimenti pauperistici.
• La predicazione di san Francesco si rivolse a favore:
– di una vita povera;
– di una vita semplice e intensamente spirituale che ignorava le pretese
perbeniste del decoro e dell’agiatezza borghesi;
– di una vita condotta a stretto contatto con le classi più disagiate e sfortunate;
– di una vita condotta in stretto legame e armonia con tutti gli elementi
dell’ambiente naturale e della creazione.
• Questa particolare tipologia di vita predicata da Francesco:
– interpreta sentimenti assai diffusi e radicati in vasti strati dell’opinione
pubblica del tempo, che spesso sfociavano in movimenti o addirittura in
rivolte ereticali di tipo politico/religioso;
– serve proprio a convogliare questi fermenti di insoddisfazione o di ribellione
nell’ambito dell’ordinamento della Chiesa, rafforzando il prestigio di
quest’ultima e arricchendone le strutture organizzative.
San Francesco (1182-1226)
• 1219: viaggio in Egitto per tentare di mediare con il sultano di
quella regione la possibilità per i cristiani di accedere a
Gerusalemme;
• 1224: san Francesco si ritira a vita eremitica sul Monte della
Verna dove pare riceva le stimmate;
• 1226: muore alla Porziuncola.
• Opere in latino e in volgare di san Francesco:
– la Regola del suo ordine,
– il Testamento,
– le Admonitiones ai suoi frati,
– le Laudes Dei,
– Laudes Creaturarum, o Canticum Fratris Solis.
San Francesco
Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali
• Piano metrico: non è possibile individuare una precisa struttura
metrica, è una prosa ritmica con poche rime (vv. 10-11; 12 e 14;
32-33 imperfetta) e molte assonanze (vv. 12-13; 20 e 22; 27-28):
il testo era probabilmente destinato ad essere cantato con le
modalità del canto gregoriano adottate per la recita dei salmi.
• Piano linguistico: dialetto umbro illustre.
• Origini: è uno dei più antichi testi in volgare e secondo la
tradizione, venne composto due anni prima di morire, nel 1224,
dopo una notte di intense sofferenze per una grave malattia agli
occhi aggravata dai topi che avevano invaso la cella; ritenendo
tutto ciò una tentazione del Maligno, san Francesco pare
invocasse Dio a sua protezione e in cambio ne ebbe una visione
che gli assicurava la salvezza e lo induceva a sostenere con
gioia tutte le tribolazioni che lo tormentavano.
San Francesco
Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali
• Origini: secondo la tradizione, la lassa ottava, relativa al perdono,
sarebbe stata scritta in un secondo tempo, in seguito ad una
controversia che aveva contrapposto il vescovo e il podestà di
Assisi e che san Francesco riuscì a ricomporre; mentre la lassa
nona, relativa alla morte, sarebbe stata invece composta in punto
di morte.
• Critica: la critica è comunque propensa ad accettare i dati forniti
dalla tradizione, perché è innegabile che all’interno del
componimento esista una certa differenza di tono e una sicura
differenza tematica tra le prime lasse e le ultime due:
– per quanto riguarda il tono proprio dal diverso valore del per;
– per quanto riguarda il tema perché senza motivo si passa da
un’elencazione ammirata delle meraviglie create da Dio
(Alleluja) a una drammatica invocazione della virtù del
perdono e alla citazione umanamente tragica eppure piena di
speranza dell’esperienza della morte (Dies irae).
San Francesco
Laudes creaturarum: fonti e riferimenti culturali
1) Fonti letterarie:
– i Vangeli di Luca (6, 20-23) e Marco (5, 3-10): discorso della Montagna
o delle Beatitudini:
“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati” ecc.
– il Vecchio Testamento nei riferimenti specifici ad alcuni salmi,
soprattutto il CXLVIII, chiamato il salmo della lode cosmica:
Lodate il signore dei cieli
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
ecc.
2) Il pensiero mistico e soprattutto san Paolo o lo pseudo Dionigi = Dio si
presenta come un ente nascosto, misterioso e ignoto, e che quindi può
essere conosciuto e lodato solo per analogia attraverso la lode che si fa alla
bontà e bellezza delle sue creature.
San Francesco
Laudes creaturarum: forza comunicativa
- La forza dell’ispirazione biblica,
- il fascino della concezione teologica di un Dio misterioso e
nascosto a cui si è accennato,
- la sofferenza e la purificazione di una vita ascetica sperimentata
realmente e con passione, perché è innegabile che la lode al
Fattore di un creato bellissimo nasce da un fondo di durissima
ascesi e penitenza,
- la suggestione di un uditorio semplice ed entusiasta
fondata:
- sulla tecnica della ripetizione,
- sull’uso sapiente degli aggettivi,
- sul nesso fra un sentimento che affraterna l’uomo alle cose e
l’ammirazione per Dio, autore di tanta bellezza e utilità e bontà
Letteratura francescana- Sacrum commercium sancti Francisci cum Domina Paupertate (Le
mistiche nozze di san Francesco con Madonna Povertà), 1227
– la Legenda prima di Tommaso da Celano, 1229 su invito di papa
Gregorio IX;
– la Legenda secunda dello stesso autore, più ampia e documentata,
ma meno fresca della prima;
– la Legenda trium sociorum e cioè dei tre compagni di san
Francesco: Leone, Rufino e Angelo);
– lo Speculum perfectionis, anonimo, che per primo ci ha tramandato
il Cantico delle creature;
– la Legenda maior di san Bonaventura (1221-1277), ministro
generale dell’ordine, che è la seconda biografia ufficiale di san
Francesco;
– la Legenda antiqua perusina;
– gli Actus beati Francisci et sociorum eius di Ugolino di Monte Maria,
che saranno la fonte diretta del volgarizzamento dei Fioretti.
Le laudi: i movimenti che le crearono e diffusero
• Movimenti religiosi di massa di ispirazione mistica e
pauperistica:
• il movimento dell’Alleluja promosso nel 1233 da
Giovanni da Vicenza
• il movimento dei Disciplinati o Flagellanti iniziato da
Ranieri Fasani: dal 1260 inizia a predicare l’avvento
dell’età dello Spirito Santo profetizzata da Gioacchino
da Fiore
• Laudi raccolte in «laudesi» o «laudari»
Le laudi: tipologia e struttura
• Le laudi sono componimenti in gran parte anonimi che ricalcano
lo schema metrico della ballata profana.
• Per lo più hanno scarso rilievo artistico per l’insufficiente
disciplina artistica dei compositori.
• Venivano composte a fini di edificazione religiosa da
raggiungere attraverso canti ricolti al Signore, alla Vergine o ai
Santi e improntandoli al disprezzo del mondo e alla meditazione
sulla morte.
• Alcune laudi, svolgendosi in forma dialogata fra due o più
personaggi, sono importanti perché, recitate in occasione di
qualche festività, con o senza messa in scena, accompagnate o
meno dalla musica, costituiscono una sorta di dramma sacro e
aprono la via al teatro religioso delle sacre rappresentazioni,
che si svilupperà nel Trecento.
• Il più antico laudario esistente è quello di Cortona, detto anche
laudario cortonese (Chi vol lo mondo desprezzare).
Le laudi: perché adottano come schema metrico
quello ‘profano’ della ballata?
• Perché facendo ciò i Disciplinati o Flagellanti intendevano
polemizzare contro quella che loro consideravano poesia
dai contenuti troppo mondani e licenziosi purificandola
dalla immoralità laica e borghese che si esplicitava in
comportamenti peccaminosi e anticristiani.
• Moralizzando una forma metrica i Disciplinati intendevano
in realtà purificare tutta la poesia per renderla degna di
cantare e lodare le cose sacre, di diventare una forma di
meditazione che potesse servire ad avvicinare il popolo
illetterato e ignorante al paradiso e alla visione di Dio, dei
suoi santi e dei suoi angeli.
Le laudi: Jacopone da Todi (1236-1306)
• Jacopo de’ Benedetti nasce a Todi da una famiglia nobile intorno al
1236; dopo aver studiato diritto a Bologna esercita la professione di
procuratore legale nella sua città, dove si sposa con una certa Vanna di
Bernardino di Guidone; anche per Jacopone, come per san Francesco,
l’agiografia dice che condusse una vita piuttosto libera, priva di regole e
soprattutto priva di qualsiasi timore di tipo religioso o spirituale.
• Intorno al 1268 avviene la conversione, determinata, secondo la
tradizione, dalla morte improvvisa della moglie, avvenuta a un ballo per
il crollo del pavimento della sala che ospitava la festa; la scoperta sul
cadavere della donna di un cilicio che essa portava pure durante le
feste mondane alle quali era costretta a partecipare, induce Jacopone,
come poi egli stesso si chiamò per disprezzo di sé, a fare un riesame
spietato di tutta la sua vita, decidendo poi di mutarla radicalmente.
• Dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri, Jacopone prende a
vagabondare e a sottoporsi a durissime penitenze; nel 1278 viene
accolto come frate laico nell’ordine francescano.
Le laudi: Jacopone da Todi (1236-1306)
• Diventato frate francescano, Jacopone partecipa attivamente alla
polemica tra gli spirituali, sostenitori di un’applicazione rigida della
regola lasciata da san Francesco, e i conventuali, che invece
sostengono un’interpretazione più blanda della regola, schierandosi
con i primi.
• Di questo autore ci rimangono un laudario composto da 93 laude, un
trattato di argomento ascetico ovviamente scritto in latino e una
raccolta di detti.
• Quando viene eletto papa l’eremita Piero dal Morrone con il nome di
Celestino V, Jacopone, che pure non ha fiducia nell’effettiva capacità
del papa a frenare gli abusi della Chiesa, è tra quelli che si recano da
lui per ottenere la fondazione di un nuovo ordine francescano che
possa interpretare pienamente le istanze spirituali del santo di Assisi:
questo ordine si chiama I poveri eremiti di Celestino
Le laudi: Jacopone da Todi (1236-1306)• Quando nel 1294 papa Celestino abdica, il suo successore, Bonifacio
VIII non riconosce il nuovo ordine e comincia a perseguitarlo.
• Nel 1297, Jacopone firma, insieme ad altri oppositori di Bonifacio VIII,
un manifesto che dichiara nulla l’abdicazione di Celestino e quindi
illegittima l’elezione di Bonifacio.
• A questo manifesto il papa risponde con la scomunica e con l’assedio
della rocca di Palestrina, feudo della famiglia Colonna anch’essa
oppositrice del papa, nella quale si era rifugiato Jacopone.
• Caduta la fortezza, Jacopone viene incarcerato, ma continua la sua
polemica contro il pontefice, al quale chiede come unico favore quello
di venire liberato dalla scomunica, lasciandogli tutte le altre pene (cfr. O
papa Bonifazio).
• Chiede che gli venga tolta la scomunica perché questo atto, per un
credente, significa l’impossibilità di accedere al paradiso dopo la morte,
e la scomunica è valida anche se è stata dichiarata da un papa eletto
irregolarmente come Bonifacio VIII.
• In realtà Jacopone verrà liberato dalla sua prigionia e dalla scomunica
solo nel 1303, dopo la morte di Bonifacio VIII, e morirà nel 1306.
Le laudi: Jacopone da Todi (1236-1306)
• Altri temi della poesia di Jacopone da Todi:
– La ricerca dell’unione con la divinità e sentimento di frustrazione
per la mancata o solo temporanea conquista di questa unione.
– La polemica contro le donne: poesia misogina → già nella
tradizione mediolatina e poi anche nella poesia religiosa e profana
in volgare (cfr. O femene, guardate a le mortal ferute),
MA ANCHE
– rappresentazione di una femminilità dolce e tragica rappresentata
dalla Madonna (cfr. Pianto della Madonna)
Le laudi: Autori e testi letti e commentati
• Anonimo: Chi vol lo mondo desprezzare
• Jacopone da Todi: O papa Bonifazio
• Jacopone da Todi: O femene, guardate a le mortal
ferute
• Jacopone da Todi: Pianto della Madonna
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.
Il ciclo carolingio
• Dopo il Mille in Francia: letteratura che esaltava:
– la generosità
– la liberalità
– il valore e il coraggio personali
• È la letteratura dei cicli in lingua d’oil (cioè in francese):
– il ciclo sulla materia di Francia (o ciclo carolingio o
Chanson de geste);
– Il ciclo sulla materia di Bretagna (o ciclo bretone).
• Il ciclo carolingio è un ciclo epico-religioso che ha al suo
centro la figura di Carlo Magno e dei suoi paladini →
Chanson de Roland, (composta tra il 997 e il 1130); in
questo poema NON compare il tema dell’amore o, se
compare, è un amore privo di qualsiasi effusione
sentimentale, ma piuttosto un amore ieratico e tragico.
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.
Il ciclo bretone
• Il ciclo bretone: si sviluppa fin dal secolo XII nella Francia
settentrionale.
• Ha come tema le gesta di re Artù e dei suoi cavalieri.
• La materia di Bretagna (geograficamente intesa come le due
Bretagne: l’isola e la penisola) deriva dall’Historia regum Britanniae
di Goffredo di Monmouth verso il 1135 e tradotta intorno al 1155 in
versi in lingua d’oil da un certo Wace nel Roman de Brut.
• Il ciclo bretone ha una ispirazione epico-amorosa perché si sviluppa
in ambienti di squisita spiritualità cortese, influenzate dalle
disquisizioni amorose codificate nel trattato De amore di Andrea
Cappellano.
• Il ciclo bretone ha al suo centro NON l’amore per la patria, per
l’imperatore e per la fede, ma piuttosto:
– il gusto individuale e aristocratico dell’avventura,
– il desiderio di gloria,
– soprattutto l’amore;
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura in francese.
Il ciclo bretone
• Chretien De Troyes:
– Lancillotto,
– Perceval,
– Il romanzo del Graal
• Leggenda di Tristano e Isotta → leggenda celtica
• Tumas de Britanie, scrittore anglo-normanno del XII secolo
– Scrive una versione ‘cortese’ in lingua d’oil della leggenda di
Tristano e Isotta tra il 1172 e il 1175 di cui rimangono solo alcuni
frammenti per un totale di circa 3000 versi; l’opera è conosciuta per
intero grazie alla sua traduzione in antico tedesco di Goffredo di
Strasburgo e in antico norvegese di Frate Roberto
• Béroul, giullare e scrittore normanno del XII secolo
• Scrive anche lui una versione in lingua d’oil più vicina alla leggenda
celtica rispetto alla versione ‘cortese’ di Tumas; anche di questa
versione restano solo dei frammenti, ma anch’essa è conosciuta per
intero grazie a una traduzione tedesca: il Tristan di Eilhart d’Oberg.
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Altra letteratura in
francese
• Terzo ciclo, minore rispetto a quelli bretone e carolingio: “dei cavalieri
antichi” con personaggi del mondo classico, come Alessandro Magno o
Enea.
• Altra letteratura francese:
– i lais, sono poemetti, ossia forme di narratio brevis, amorosi a carattere
elegiaco (Maria di Francia, seconda metà del XII secolo).
– i fabliaux (favolelli), ossia racconti in versi, e quindi anche questi forme
di narratio brevis, dai contenuti erotici e licenziosi: temi predominanti
sono la misoginia e la satira anticontadina con un livello comunicativo
tendente a un’espressività realistica e oscena.
– Il Roman de la Rose, poema allegorico di oltre 20.000 versi e
didascalico scritto da Guglielmo di Lorris da Jean de Meung → il
poemetto Fiore composto da 232 sonetti e attribuito a Dante.
– Altre tipologie di composizioni liriche in volgare d’oil: le pastorelle, le
albe, i serventesi i rondò, le romanze; tutte prendono il nome dal tema
che vi è svolto: ad esempio la pastorella descrive l’incontro di un
cavaliere con una pastorella; l’alba descrive il distacco fra due amanti
allo spuntar del sole; le romanze narrano avventure amorose e così via.
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Letteratura provenzale
• In Provenza = linea letteraria prevalentemente amorosa in lingua d’oc; in questa
lirica, i vari momenti della vicenda amorosa – ispirandosi alla tradizione cortese
medievale e ai costumi feudali che mettono al centro dell’attenzione la dama
(dal latino domina = padrona) – erano stati regolamentati in schemi ben precisi.
• Presupposto l’extraconiugalità: si ritiene che solo fuori dal matrimonio ci può
essere un vero amore → principio di etica mondana e conflitto con l’etica
religiosa.
• Il rapporto tra uomo e donna riproduce i livelli gerarchici della società feudale.
• L’amore si esplica nelle forme di servizio, di vassallaggio, di omaggio
dell’amante nei confronti dell’amata.
• Si richiede il rispetto di alcune convenzioni, allo scopo di convertire la pulsione al
desiderio in raffinamento delle qualità individuali dell’innamorato, che solo così
può condurre a piena realizzazione le sue virtù:
– la lealtà,
– la fedeltà,
– la dedizione,
– la discrezione,
– la liberalità.
Influenza della letteratura d’Oltralpe. Andrea Cappellano
• Andrea Cappellano, De Amore è→ Ovidio, Ars amandi
• Le regole d’amore:
– Avarizia fuggi come pestilenza nociva e abbraccia lo suo
contrario;
– Ricordati fuggire lo mentire;
– Del tuo amore non volere più segretari;
– Castità dei servare all’amante;
– Non curare d’eleggere l’amore di quella colla quale matrimonio
contrarre non puoi senza naturale vergogna;
– In tutte le cose persevera obbidiente alli comandamenti delle
donne;
– In tutte cose istudia d’essere cortese e bene costumato;
– Cura di prendere diletti d’amore quando è luogo e tempo e non ne
avere alcuna vergogna.
• Lirica trobadorica: trobar clus e trobar leu
Influenza della letteratura d’Oltralpe. I trovatori italiani
• La lirica provenzale dà spazio anche ad argomenti morali e politici e
guerreschi; questi ultimi soprattutto, vengono esaltati, ad esempio da
Bertrand De Born, in liriche che celebrano la bellezza della battaglia, dei
colpi dati e ricevuti, delle schiere in movimento; in questo modo vengono
interpretati con senso gioioso della vita avventurosa gli ideali tipici della
cavalleria contrapposti a quelli mercantili della nascente società
protoborghese (esaltati nel Trecento da Boccaccio).
• I trovatori o giullari italiani = figure di mediatori culturali tra Francia e Italia.
• I giullari sono uomini che a vario livello frequentavano le corti: potevano
essere dei veri e propri buffoni così come dei poeti nel senso più alto del
termine.
• la diffusione della letteratura franco-provenzale in Italia è testimoniata, oltre
che dall’influenza che i suoi temi e modelli ebbero sulla nostra letteratura
volgare, anche dalle numerose traduzioni delle opere francesi e provenzali
nei volgari italiani e dal fatto che furono numerosi i trovatori italiani che
poetarono anche in francese o in provenzale: Alberto Malaspina,
Bartolomeo Zorzi, Lanfranco Cigala, Folchetto di Marsiglia, Sordello da
Goito (Compianto scritto per la morte di messer Blacatz, 1237).
La scuola poetica siciliana
• La scuola poetica siciliana rappresenta la prima elaborazione letteraria
di un tema laico in un volgare italiano e la prima esperienza poetica
originale non legata alla religione.
• Si afferma in Sicilia presso la corte di Federico II di Svevia per creare
una tradizione culturale laica in contrapposizione a quella ecclesiastica.
• Elementi qualificativi della Scuola poetica siciliana:
– Molti, ma non tutti, i poeti che ne fecero parte furono funzionari della
corte di Federico;
– Molti, ma non tutti, i poeti che ne fecero parte furono originari della
Sicilia.
• In ogni caso, siciliani, per estensione del termine, vennero chiamati tutti i
poeti italiani che nella prima metà del secolo XIII, poetarono sotto
l’influsso della lirica provenzale, sforzandosi di fare del volgare siciliano
un linguaggio lirico dotto e raffinato.
La scuola poetica siciliana
• Volendo inquadrare la Scuola poetica siciliana nel panorama più
ampio della letteratura italiana delle origini, bisogna quindi
ricordare che sul piano formale l’impegno dei siciliani è
fondamentale soprattutto per tre elementi:
– la lirica dei siciliani, insieme a quella religiosa, è la prima
ragguardevole realizzazione letteraria in un volgare italianano
(in questo caso derivante dall’influenza di una letteratura e di
una lingua volgare straniere, quella provenzale);
– la lirica dei siciliani è il primo esempio in Italia di una attività
poetica artisticamente autonoma, non finalizzata a scopi
pratici come invece avviene per la poesia religiosa;
– la lirica siciliana è il primo movimento letterario italiano che
non solo sperimenta varie tipologie di forme metriche già
consolidate, come la canzone o la canzonetta, ma ne inventa
di nuove, come il sonetto.
La scuola poetica siciliana
• I 10 poeti da ricordare:
– Jacopo Mostacci;
– Pier della Vigna;
– Jacopo da Lentini
– Guido delle Colonne;
– Rinaldo d’Acquino;
– Stefano Protonotario da Messina;
– Giacomo Pugliese;
– Cielo d’Alcamo;
– Federico II e suo figlio Enzo
• I siciliani scrivevano in siciliano illustre, un mezzo linguistico nobilitato
dal continuo raffronto con due altre lingue in quel momento considerate
auliche per eccellenza: il latino e il provenzale.
• I siciliani accolgono la poetica della lirica provenzale.
La scuola poetica siciliana
• Tuttavia, i siciliani non furono imitatori privi di originalità, ma si distinsero
dai provenzali sotto diversi aspetti.
– Il primo: dietro i poeti siciliani stava un organismo statale
straordinariamente avanzato.
– Il secondo: i poeti provenzali (trovatori) erano professionisti, mentre i
poeti siciliani erano funzionari della corte di Federico II e, quindi,
“colti dilettanti di poesia”.
• Da ciò il fatto che i siciliani non accettarono l’eredità provenzale in
maniera passiva e totale, ma
– operarono una decisa selezione di temi, riducendoli rigorosamente a
quelli dell’amore cortese;
– linguisticamente optarono per un volgare siciliano nobilitato
dall’influenza del provenzale, ma soprattutto arricchito
dall’importante innesto della cultura cancelleresca;
– fecero una precisa scelta stilistica che rifiutò le forme più mosse
legate all’elemento musicale della lirica provenzale e tese a uno stile
più uniforme, quasi cancelleresco.
La scuola poetica siciliana
• Scelta dei temi: l’uso prevalente della tematica amorosa
potrebbe risultare artificioso in un secolo, il XIII, attraversato
da lotte politiche ferocissime tra il papa e l’imperatore o tra
signori feudali e borghesia cittadina e da innovazioni sociali
ed economiche straordinarie.
• La poetica siciliana, inoltre, vive in un momento di
transizione, il secolo XIII, ed esprime perciò un sentimento
ambivalente di entusiasmo intellettuale e di paura che
caratterizzò tutta la cultura di questo periodo, nel quale il
vecchio mondo feudale si scontrava con il nuovo mondo
della borghesia cittadina.
La scuola poetica siciliana
• Nella poetica siciliana lo scontro tra vecchi valori che lentamente
muoiono e nuovi valori borghesi che stanno per affermarsi e
prendere il sopravvento si manifesta in maniera ancora velata,
attraverso l’aspirazione a un mondo superiore e raffinato, a
un’espressione colta, a riferimenti dotti, alla creazione di un
ambiente non ritratto realmente, ma filtrato gli attraverso schemi
un po’ statici dell’elaborazione culturale.
• Tutti gli elementi della quotidianità costituiscono l’oggetto del
lavoro quotidiane dei poeti siciliani, proprio in quanto funzionari di
corte.
• Questo è il motivo per cui tutti questi elementi NON rientrano
negli intrattenimenti poetici che caratterizzano gli svaghi di corte,
le riunioni mondane, le attività ricreative e culturali di questi
funzionari/poeti.
• Si può quindi parlare di duplice personalità dei poeti siciliani.
La scuola poetica siciliana
• Nell’ambito generale tema d’amore, i sotto-temi o motivi
particolari trattati dalla scuola poetica siciliana sono:
– la servitù d’amore;
– la lontananza dalla dama;
– la gelosia dell’amante o del marito nei confronti della dama;
– la paura di manifestare il proprio amore o, dopo averlo
ottenuto dalla dama, di perderlo;
– i malparlieri, ossia coloro che turbano con i loro pettegolezzi la
gioia d’amore;
– il rimpianto delle gioie d’amore ormai perdute;
– i motivi della primavera, della partenza del cavaliere e della
lode alla dama.
La scuola poetica siciliana
• Tutti questi temi vengono presentati in modo stilizzato,
intellettualizzato, sia nella forma che nel contenuto, e quanto
vengono introdotti elementi reali, come ad esempio gli animali, sono
generalmente favolosi o hanno caratteristiche leggendarie:
– la fenice,
– la salamandra che vive nel fuoco,
– la tigre che s’incanta dinanzi allo specchio,
– il profumo della pantera,
– l’ira del leone,
– il canto del cigno ecc.
• oppure, possono esserci elementi legati a una realtà scientifica, ma
ricchi di significati occulti, metaforici o simbolici, come la calamita
che attira il ferro o la luce della candela che attira la farfalla.
La scuola poetica siciliana. La tenzone poetica sulla natura
d’amore
• Discutere sull’amore fu un’abitudine intellettuale tipica della
società cortese (cfr. il De Amore di Cappellano).
• I poeti provenzali si scambiavano spesso componimenti su
questo argomento, realizzando così la cosiddetta tenzone:
una disputa dottrinale in versi.
• Sulla scorta dei provenzali, la tenzone diventa tipica anche
dei siciliani e della corte di Federico II (cfr. la tenzone del
1241 circa tra Jacopo Mostacci, Pier delle Vigne e Jacopo
da Lentini).
• L’abitudine alla riflessione teorica sul sentimento amoroso,
sui suoi processi psicologici e sulla sua casistica continuerà
anche nella produzione successiva alla Scuola siciliana: ad
esempio nel “dolce stil novo” o nella Vita nuova di Dante.
La scuola poetica siciliana. Autori letti e commentati
• Jacopo Mostacci: Sollecitando un poco
• Pier delle Vigne: Però ch’amore
• Jacopo da Lentini: Amor è un desio che ven da core
• Jacopo da Lentini: Meravigliosamente
• Rinaldo d’Acquino: Già maï non mi conforto
• Stefano Protonotario da Messina: Pir meu cori alligrari (solo
la prima stanza)
La struttura della canzone e della canzonetta
• La più nobile delle forme metriche della lirica, come afferma
Dante nel De vulgari eloquentia (II.3.1 ss.) è la canzone.
• La canzone italiana è modellata sulla canso provenzale, e
come questa si compone di strofe, chiamate stanze, in
numero variabile da cinque a sette (con rare eccezioni).
Ogni stanza consta di due parti:
– Il fronte diviso in piedi; ogni piede ha struttura identica
– Il sirma o coda diviso in volte; ogni volta ha struttura
identica
• Le due componenti principali della stanza, ossia il fronte e il
sirma, possono avere un numero variabile di versi.
La struttura della canzone e della canzonetta
• La fronte è sempre bipartita, nella poesia italiana, in due
piedi, mentre la sirma può essere divisa in due volte, ma
sarà sempre indivisa da Petrarca in poi.
• Già presso i Siciliani vengono usati di preferenza
endecasillabi e settenari, i versi più nobili secondo il
giudizio di Dante, e gli unici rimasti poi nell’uso.
• Sporadicamente prima di Dante, poi sempre più di
frequente, fino a costituire la norma in Petrarca, la rima
dell’ultimo verso del fronte viene ripetuta nel primo verso
del sirma: questo espediente tecnico si chiama
concatenazione.
• All’interno del sirma, poi, questa rima può rimanere isolata
o venire ripetuta
La struttura della canzone e della canzonetta
Donne ch’avete intelletto d’amore, A | }
i’ vo’ con voi de la mia donna dire, B | }
non perch’io creda sua laude finire, B | I piede }
ma ragionar per isfogar la mente. C | } fronte
Io dico che pensando il suo valore, A | }
Amor sì dolce mi si fa sentire, B | }
che s’io allora non perdessi ardire, B | II piede }
farei parlando innamorar la gente. C | }
} concatenazione
E io non vo’ parlar sì altamente, C | }
ch’io divenisse per temenza vile; D | I volta }
ma tratterò del suo stato gentile D | } sirma
a respetto di lei leggeramente, C | }
donne e donzelle amorose, con vui, E | II volta }
ché non è cosa da parlarne altrui. E | }
La poesia toscana
• Decenni centrali della seconda metà del Duecento =
sviluppo della poesia lirica in Toscana;
• Varietà di orientamenti tra questi primi poeti:
– Guittone d’Arezzo,
– Chiaro Davanzati,
– Bonagiunta Orbicciani
• Il che non impedisce di definirli ‘scuola’ per distinguerli dagli
stilnovisti.
• La lirica toscana si sviluppa grazie alla prosperità
economica della borghesia, che raccoglie l’eredità dei
Siciliani.
• La poesia cortese passa quindi dall’ambiente cancelleresco
della corte federiciana alla dimensione libera e policentrica
della realtà comunale.
La poesia toscana
• Il dinamismo del contesto comunale + la diversa
collocazione sociale dei poeti toscani = parecchie novità di
rilievo nelle scelte tematiche e linguistiche che portano a
una nuova sensibilità e un ampliamento dei temi poetabili:
– la componente riflessiva,
– La componente morale (virtù, valore, comportamenti
umani),
– la tematica politica,
– Oltre, ovviamente, al tema d’amore.
• Questi primi poeti della lirica toscana sono chiamati Siculo-
toscani, per sottolineare due elementi fondamentali:
• il comune punto di partenza.
• l’abbandono del volgare illustre siciliano in favore del
toscano.
La scuola toscana. Autori letti e commentati
• Bonagiunta Orbicciani: Voi ch’avete mutata la mainera
• Bonagiunta Orbicciani: Tutto lo mondo si mantien per fiore
• Bonagiunta Orbicciani: Un giorno aventuroso
• Bonagiunta Orbicciani: A me adovene com’a lo zitello
• Guittone d’Arezzo: A Firenze dopo Montaperti
• Guittone d’Arezzo: Solament’è vertù che debitore
• Guittone d’Arezzo: Tuttor chʼeo dirò «gioi’», gioiva cosa
• Guittone d’Arezzo: Con più m’allungo, più m’è prossimana
Il dolce stil novo
• Origine del nome: canto XXIV del Purgatorio.
• Significato: per Dante è uno stile nuovo rispetto a quello dei
siculo-toscani, mentre per dolce s’intende composto,
ordinato, senza asprezze sul piano lessicale sintattico.
• Denominazione: Stilnovo = gruppo di poeti attivo tra il 1280
e il 1310.
• Chi sono: il primo Dante, Guinizzelli, Cavalcanti, Cino da
Pistoia, Lapo Gianni (in parte anche Gianni Alfani e Dino
Frescobaldi).
• L’innovazione dello Stilnovo riguarda:
– la rappresentazione della donna,
– la nozione d’amore (realtà psicologica e affettiva che se è
tradotto liricamente vuole una piena integrazione tra
contenuto e forma,
– Da ciò deriva una nuova idea della poetica e dello stile
poetico.
Il dolce stil novo
• Donna non più come forma stilizzata, ma come immagine
interiorizzata e soggettiva.
• L’amore visto non più come sentimento privato, ma come
tensione verso l’assoluto e itinerario di perfezionamento
interiore di cui la donna è mezzo, oltre che fine.
• La donna è quindi concepita come essere che influisce
positivamente sull’uomo a livello intellettuale, morale e
religioso.
• Quindi, rispetto ai Siciliani e ai Siculo-toscani, ci sono delle
differenze sia nella concezione dell’amore sia nello stile.
• Mentre per quanto riguarda i contenuti, c’è una decisa
continuità con la tradizione cortese e trobadorica.
Il dolce stil novo
• Stile e Forma: si rifiuta l’idea di un esercizio letterario fine a se
stesso o puramente imitativo della tradizione preesistente.
• Stile e forma: si vuole invece elaborare uno stile «novo» e quindi
sperimentale.
• Due sono i piani in cui si esprime tale novità:
– la maggior capacità di tradurre in poesia una sostanza di idee
e affetti;
– la qualità aristocratica e preziosa della lingua poetica, la cui
tonalità dominante deve essere quella della «dolcezza».
• Lirica stilnovistica (con implicazioni morali, filosofiche e
teologiche) = produzione letteraria altamente formalizzata.
• Quindi lirica stilnovistica = destinata a gruppi ristretti, molto
raffinati sul piano della sensibilità e delle esigenze culturali, élites
di iniziati o – secondo la nota metafora - «fedeli d’amore».
Il dolce stil novo
• Temi: come i Siciliani e a differenza dei Siculo-toscani,
eleggono l’amore a loro tema esclusivo.
• La loro indagine va dall’amore come fatto autobiografico, di
cui sondano le ripercussioni contraddittorie sulla loro vita
emotiva, all’amore come principio assoluto, di cui vogliono
indagare razionalmente sul piano conoscitivo
(gnoseologico) l’essenza, la genesi e la fenomenologia,
ossia gli effetti e le manifestazioni esteriori.
• Da Guinizzelli, a Cavalcanti e poi a Dante, viene formulata
una compiuta teoria d’amore, che non si identifica più
esclusivamente con quella cortese.
Il dolce stil novo
• Cosa rimane dell’amore cortese:
– La sua origine nella contemplazione della bellezza fisica
e morale della donna;
– la superiorità della donna nel rapporto amoroso;
– l’amore come tensione generatrice di valori positivi.
(cfr. Andrea Cappellano)
• Tutti questi valori vengono però reinterpretati alla luce di
una nuova sensibilità che trasforma il fin’amors (cioè tutti
quei comportamenti che compongono e regolano il codice
dell’amore) in amore-virtù = l’amore non è più solo un
processo di nobilitazione sociale e mondana, ma è un
mezzo di riscatto e nobilitazione morale.
Il dolce stil novo
• Concetti cardine di questo sistema sono:
– la donna angelo,
– l’identità di amore e cor gentile.
• Viene istituita l’analogia tra le intelligenze angeliche e la donna:
– le prime, secondo la concezione cosmologica medievale,
trasferiscono in atto la volontà divina, dando con ciò impulso al
moto delle sfere celesti;
– la donna, nella concezione stilnovistica, diventa, al pari degli
angeli, intermediaria tra Dio e l’uomo poiché, per mezzo
dell’amore, avvia il desiderio maschile alla sublimazione
conciliandolo con la legge morale.
Il dolce stil novo
• Ma ciò può avvenire soltanto a condizione che nel cuore
dell’uomo esistano gentilezza e di nobiltà d’animo.
• Questo è il principio secondo cui l’amore si origina
esclusivamente in un «cuor gentile»; principio che
contiene anche il suo inverso: ogni «cuor gentile» è
naturalmente predisposto all’amore.
• L’identificazione di gentilezza e nobiltà, rovescia il
concetto canonico di nobiltà e in questa equiparazione si
può vedere riflesso l’opposizione tra gli ideali della società
comunale e quelli della società feudale.
• La distinzione tra nobiltà di nascita e nobiltà di costumi
significa postulare un’idea di nobiltà come propensione
naturale al bene, alla perfezione etica, cioè come qualità
attinente alla sfera spirituale e non più a quella sociale.
Il dolce stil novo
• Donna angelo = figura eterea, fatta di luce, la cui bellezza
è proiezione esterna del valore spirituale e della virtù +
descrizione del poeta in atteggiamento di adorazione
mistica + incapacità di esprimere a parole la perfezione
femminile (che per Cavalcanti si trasforma in frustrazione
per l’inadeguatezza della mente umana a rappresentare
un concetto così elevato come quello della donna).
• Alla donna angelo è riservata una poesia di lode, per
celebrarne il potere salvifico sull’uomo e su tutti quelli che
l’avvicinano.
• La donna angelo salva attraverso lo sguardo e,
soprattutto, attraverso il saluto.
Il dolce stil novo
• Quindi per gli Stilnovisti è importante l’alternanza tra i
termini «saluto» e «salute», giocando sull’ambivalenza del
loro significato.
• Altre metafore e immagini che tornano nella descrizione
dell’innamoramento:
– il dio Amore in figura d’arciere;
– il dardo d’amore che penetra attraverso gli occhi;
– l’amore come fuoco;
– il servizio d’amore, non più, però, inteso in senso
feudale.
• Con Cavalcanti, poi si avrà la tendenza a personificare il
cuore, la mente, gli occhi, le facoltà dell’anima, le
emozioni in altrettanti spiriti o spiritelli.
Il dolce stil novo
• Poesia elevata e aristocratica anche nella qualità della forma, ed è il
risultato finale di una abile commistione tra la componente sintattica,
quella lessicale e quella musicale:
– la struttura sintattica è strettamente sorvegliata e rifinita, ma allo
stesso tempo chiara e quindi ampiamente comunicativa;
– altrettanto limpido è il lessico: la scelta dei termini, fatta in funzione
della loro singolare carica semantica è improntata anche a un
criterio di valorizzazione delle particolarità foniche, e quindi della
musicalità delle parole (sono esclusi i vocaboli corposamente
realistici o plebei).
• Semplificazione metrica: soprattutto rispetto all’artificiosità delle
soluzioni guittoniane: la varietà delle forme è ristretta (canzone,
sonetto, ballata); quest’ultima muta profondamente, perché da metro
popolareggiante diventa, grazie a Cavalcanti, forma d’arte impiegata
assiduamente per i più nobili temi.
Il dolce stil novo: Guido Cavalcanti
• Canzone Donna mi prega perch’io voglio dire, nella quel
svolge le sue otto tesi sull’amore:
– la sede dell’amore;
– la sua origine;
– la facoltà dell’anima su cui agisce;
– la sua potenza;
– l’essenza;
– i suoi effetti;
– la ragione per cui si chiama amore;
– se è visibile.
• Per Cavalcanti l’amore è un’esperienza sensuale e violenta
che porta alla morte dell’anima dell’innamorato!
Il dolce stil novo: Guido Cavalcanti
• Questi concetti vengono espressi anche nei sonetti, nei quali
lo schema tematico seguito è generalmente il seguente:
– l’amore come battaglia;
– il pianto e la paura e i sospiri come conseguenza di questa
battaglia;
– la morte del cuore finale;
OPPURE
– la gioia d’amore come fuggevole conseguenza di una
parvenza di pietà apparsa negli occhi della donna;
– l’amore che giunge attraverso gli occhi e penetra nel cuore.
• Inoltre, spariscono tutti i riferimenti realistici e tutte le analogie
e le similitudini con la natura per descrivere la bellezza della
donna, perché La donna di Cavalcanti è completamente
immateriale
La poesia comico-realistica
• Civiltà comunale o urbana → Poesia comico-realistica, o
burlesca, o giocosa o borghese → programmatica
opposizione al gusto aristocratico della lirica cortese.
• Caratteristiche:
– stile, medio e colloquiale, “comico” secondo la
terminologia retorica;
– attenzione a un tipo di realtà quotidiana e concreta,
propensione a descrivere realisticamente il mondo
comunale con i suoi personaggi e costumi
caratteristici sia della borghesi sia del popolo.
• La tipologia dei contenuti è dunque condizionata da una
scelta stilistica alternativa a quella dominante nella
produzione contemporanea.
La poesia comico-realistica
• Poesia comico-realistica e poesia aulica e illustre →
coesistono sin dalle origini.
• Quasi tutti i poeti hanno praticato entrambe le maniere
poetiche: Bonagiunta Orbicciani, Guido Guinizzelli, Guido
Cavalcanti, Cino da Pistoia, Dante → spesso nei grandi
canzonieri si trovano insieme le rime dell’uno e dell’altro
tipo (cfr. Rustico Filippi).
• Cecco Angiolieri, invece, rifiuta completamente il
modello cortese, ribaltando parodisticamente i temi e le
formule tipiche dello Stilnovo.
• Per gli stessi motivi le generazioni successive di rimatori
comici avrebbero assunto come obiettivo polemico la
poesia di imitazione petrarchesca.
La poesia comico-realistica
• Coscienza di costruire un prodotto letterario,
consapevolmente elaborato con abilità tecnica e rigorosa
osservanza della distinzione canonica fra gli stili.
• I temi, antitetici a quelli del repertorio cortese, sono
derivati in gran parte dalla antica tradizione giocosa
latina, rinnovata in epoca medievale dai Goliardi.
• Temi della poesia goliardica:
– l’esaltazione del potere del denaro e l’elogio della
dissipazione,
– il lamento sulla povertà,
– l’invettiva contro la Fortuna cieca e mutevole,
– la celebrazione dei piaceri della vita, cioè il sesso, il
vino e il gioco, simboleggiati dall’Angiolieri nel trinomio
“donna-taverna-dado”.
La poesia comico-realistica
• Cecco sviluppò in modo originale il lamento sulla povertà,
facendone dipendere il motivo dell’ingiuria violenta contro
il padre (o entrambi i genitori) accusato di avarizia.
• Altro tema tipico è quello della satira anti-femminile nelle
sue varianti:
– l’invettiva contro le mogli,
– ridicolizzazione delle vecchie, fisicamente ripugnanti,
– caratterizzazione della donna come creatura del
diavolo, carica di vizi, avida, volubile, volgare e di
lingua pronta, sensualmente esuberante e infedele.
• Legata a questa tipologia femminile è la
rappresentazione dell’amore come esperienza
unicamente sensuale e fisica, goduta lietamente e senza
inibizioni.
La poesia comico-realistica
• Linguaggio → doveva riprodurre l’immediatezza del parlato
→ sintassi di tipo colloquiale, libera e spesso disordinata,
ricca di costrutti propri del discorso orale.
• Lessico plebeo e fortemente connotato in senso dialettale,
espressivo e corposo, dove abbondano locuzioni gergali e
proverbiali e doppi sensi, modi di dire triviali, e talora osceni,
con qualche neologismo.
• Evitato con cura tutto il vocabolario cortese; in alcuni casi
ripreso solo a fini parodistici per rafforzare la tonalità
burlesca.
• Allo stesso scopo vengono utilizzate le seguenti figure
retoriche:
– il paradosso in figura di iperbole.
– l’impiego di imprecazioni e ingiurie violente, (vituperium).
La poesia comico-realistica
• Quindi: predilezione per la caricatura grottesca di
personaggi, riconoscibili per i ironici soprannomi che il
popolo gli dava, che si muovono in un contesto cittadino
ben determinato, in situazioni storicamente ben definite e
in spazi descritti con abbondanza di riferimenti geografici
e topografici e attraverso una folla di dettagli pittoreschi.
• Questo quadro è solitamente animato da dialoghi
concitati, chiassosi e teatrali che rendono questa poesia
più adatta alla recitazione che alla lettura perché spesso
è contraddistinta da vere e proprie azioni narrative.
• Asseconda la mobilità del ritmo poetico la struttura
metrica agile e ben scandita del sonetto, privilegiato per il
tono discorsivo e per la sua capacità di ammettere
un’ampia varietà tematica.
Marco Polo (1254-1324)
• Il Milione: autore Marco Polo; redattore Rustichello
da Pisa;
• Titoli:
1) Devisament dou monde;
2) Livres des merveilles du monde;
3) o anche, nella sua versione latina, De mirabilibus
mundi;
4) Milione (da Emilione)
Marco Polo (1254-1324)
• Struttura:
1) Prologo (cap. 1);
2) Resoconto del primo viaggio di Niccolò e Matteo in
Oriente (capp. 2-9);
3) Resoconto del secondo viaggio in Estremo Oriente,
quello a cui partecipa anche Marco, del soggiorno in Cina
e del ritorno a Venezia (capp. 10-18);
4) Il resto dell’opera (capp. 19-208) è dedicato alla
descrizione delle regioni direttamente visitate da Marco e
di quelle di cui gli viene raccontato qualcosa: l’ordine di
descrizione segue più o meno quello dell’itinerario
percorso dai viaggiatori (da Venezia a Pechino attraverso
Armenia, Persia, Afghanistan e ritorno parte via mare e
parte via terra toccando l’India);
5) Il cap., 209 è la Conclusione.
Marco Polo (1254-1324)
• Milione = opera odeporica + trattatistica +
romanzesca nella quale confluiscono
differenti sollecitazioni culturali:
– l’amore per l’avventura;
– il gusto per l’osservazione precisa e
scientifica;
– l’attenzione agli aspetti economico-
sociali.
Dante Alighieri (1265-1321)
• Dante (da Durante), figlio di Alighiero (a Alagherio) di
Bellincione e Bella (degli Abati?)
• Nascita: maggio o giugno 1265 (Par. XXII, 112-120):
O glorïose stelle, o lume pregno
di gran virtù, dal quale io riconosco
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
con voi nasceva e s’ascondeva vosco
quelli ch’è padre d’ogne mortal vita,
quand’ io senti’ di prima l’aere tosco;
e poi, quando mi fu grazia largita
d’entrar ne l’alta rota che vi gira,
la vostra regïon mi fu sortita.
Dante Alighieri (1265-1321)
• Matrimonio: 1285 (o 1295) → sposa Gemma di Manetto
Donati (poi 3 o 4 figli: Iacopo, Pietro, Antonia e forse un
Giovanni)
• Formazione: divisa in tre periodi:
– Retorico-grammaticale;
– Filosofico-letteraria;
– Filosofico-teologica.
• Primo periodo: Brunetto Latini (1220-1294) (Inf., XV, 82-87)
ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora,
la cara e buona imagine paterna
di voi quando nel mondo ad ora ad ora
m’insegnavate come l’uom s’etterna:
e quant’io l’abbia in grado, mentr’io vivo
convien che ne la mia lingua si scerna.
Dante Alighieri (1265-1321)
• Secondo periodo: musica, pittura, poesia
Musica → Casella (Purg., II)
Pittura → Oderisi da Gubbio (Purg. XI)
Poesia → Guittone d’Arezzo
Poesia → rimatori fiorentini e Stilnovisti (Dante da
Maiano, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni) + soggiorno a
Bologna, fine 1286-inizio 1287 (Guido Guinizzelli)
• Terzo periodo (dopo il 1290: morte di Beatrice di Folco
Portinari, moglie di Simone dei Bardi).
Legge: Boezio (De consolatione philosophiae) e
Cicerone (De Amicitia) e frequenta gli Studia fiorentini:
– quello francescano di Santa Croce (Agostino, Bonaventura,
i mistici);
– quello domenicano di Santa Maria Novella (Aristotele, s.
Tommaso, Alberto Magno)
Dante Alighieri (1265-1321)
• «Tutti li mali e tutti li inconvenienti miei dalli infausti
comizi del mio priorato ebbono cagione e principio; del
quale priorato, benché per prudenzia io non fussi degno,
niente di meno per fede e per età non ne era indegno,
perocché dieci anni erano già passati dopo la battaglia di
Campaldino, nella quale la parte ghibellina fu quasi del
tutto morta e disfatta, dove mi trovai non fanciullo
nell’armi».
• Cacciaguida, Par. XVII, 58-60:
Proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scender e ‘l salir per l’altrui scale.
• Giovanni Villani: «[…] a grande onore, in abito da poeta e
di grande filosofo».
Francesco Petrarca, Canzoniere (RVF)
• Lettera del 4 gennaio 1373
• Ho presso di me ancora molte altre poesie volgari di
questo genere, in schede antichissime e così consumate
dall’età che a mala pena si possono leggere. Da quelle
schede, di tanto in tanto, quando mi capita un giorno di
ozio, sono solito trarre ora questo ora quel
componimento, quasi per mio personale divertimento; ma
ciò avviene ormai di rado.
Francesco Petrarca, Canzoniere (RVF)
• Lettera del 4 gennaio 1373
• Ho presso di me ancora molte altre poesie volgari di
questo genere, in schede antichissime e così consumate
dall’età che a mala pena si possono leggere. Da quelle
schede, di tanto in tanto, quando mi capita un giorno di
ozio, sono solito trarre ora questo ora quel
componimento, quasi per mio personale divertimento; ma
ciò avviene ormai di rado.
Giovanni Boccaccio, Decameron
• […] del libro chiamato Decameron, cognominato
Prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento
novelle, in dieci dì dette da sette donne e da tre
giovani uomini (Decameron, Proemio)
Giovanni Boccaccio
Codici di mano della Commedia e di altre opere
dantesche di mano di Boccaccio:
- il codice Toledano, compilato tra il 1357 e il 1359 e
così chiamato perché conservato alla Biblioteca
Capitolare di Toledo, che contiene la Commedia e la
Vita Nuova;
- il codice Riccardiana, conservato alla biblioteca
Riccardiana di Firenze;
- il codice Chigiano, conservato alla Biblioteca
Apostolica Vaticana.
Giovanni Boccaccio, Decameron
• Narratori:
– 3 ragazzi e 7 ragazze:
• Pampinea = opulenta e felice amante → I
• Filomena = l’ardente → II = avventure a lieto fine
• Neifile = giovinezza gaia e sensuale → III = ottenimento di una
cosa a lungo desiderata
• Filostrato = amante infelice → IV = amori infelici
• Fiammetta = che gioisce del suo amore → V felicità raggiunta
dagli amanti dopo molte traversie
• Elissa = adolescente che ama non ricambiata → VI = i motti di
scherno che evitano o danno scherno
• Dioneo = il lascivo → VII = le beffe delle donne ai marito
• Lauretta = la gelosa → VIII = qualunque tipo di beffa
• Emilia = intenta a se stessa → IX
• Panfilo = l’amante fortunato → X = chi con cortesia o
magnanimità abbia operato in avventure d’amore o d’altro
genere