Preparare Strategicamente L Esame Di Stato
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A cura di Alessandra Cescut
Con la collaborazione di
Carlo Cinquerrui e Veronica Dell’Oste
Preparare Strategicamente l’Esame Di Stato – A cura di Alessandra Cescut
A CURA DELLA DOTT.SSA ALESSANDRA CESCUT ©
Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata senza espressa autorizzazione dell’Autore.
2
INDICE
Introduzione _____________________________________________4
Dove si può sostenere l’esame _______________________________5
ALBO A _________________________________________________6
Chi è lo psicologo? ______________________________________________________________ 6
Chi è lo psicoterapeuta? ________________________________________________________ 7
ALBO B _________________________________________________8
Chi è il dottore in tecniche psicologiche ? _____________________________________ 8
Una grande risorsa _____________________________________________________________ 13
I criteri di valutazione delle commissioni ______________________14
La Prima Prova __________________________________________15
La preparazione pre-esame ____________________________________________________ 15
È tutto collegato ________________________________________________________________ 17
Affrontare la prova il giorno dell’esame ______________________________________ 18
La Seconda Prova ________________________________________19
Il titolo del progetto ___________________________________________________________ 20
Descrizione della problematica ________________________________________________ 20
Riferimenti teorici o linee guida che ispirano il progetto ____________________ 20
La popolazione beneficiaria ____________________________________________________ 20
La finalità generale e gli obiettivi _____________________________________________ 21
Gli strumenti necessari per realizzare il progetto ____________________________ 21
Le risorse _______________________________________________________________________ 21
La metodologia _________________________________________________________________ 21
Le criticità dell'implementazione ______________________________________________ 22
La valutazione del progetto ____________________________________________________ 22
La terza prova ___________________________________________22
Preparare Strategicamente l’Esame Di Stato – A cura di Alessandra Cescut
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Il caso clinico per l’adulto _____________________________________________________ 23
Come impostare il caso clinico per l’adulto ______________________________________________ 25
Giochi d’apprendimento ________________________________________________________________ 26
Il caso clinico infanzia e adolescenza _________________________________________ 27
Come impostare il caso clinico infanzia e adolescenza __________________________________ 28
Il caso organizzativo ___________________________________________________________ 30
Analisi organizzativa ___________________________________________________________________ 31
Selezione e valutazione del personale __________________________________________________ 31
Costruire un corso di Formazione _______________________________________________________ 32
Bibliografia _____________________________________________32
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Introduzione
L’idea di questo e-book nasce proprio dall’esperienza di aver vissuto
l’esame come studentessa e di aver sperimentato le emozioni che
accompagnano la sua preparazione: smarrimento, paura, ansia di non
essere mai preparati adeguatamente, emozioni che un esame abilitante alla
professione suscita inevitabilmente. L’opportunità di concepire lo studio di
questo esame dalla parte degli studenti è proprio quello che ritengo essere il
punto di forza di questi suggerimenti.
Dopo aver sperimentato lo smarrimento e aver trovato finalmente un metodo
efficace per preparare le varie prove, un metodo che può far ottenere il
massimo con il minimo sforzo, ho deciso di condividere alcune strategie
scrivendo questo manuale, che spero sia
utile ai colleghi che, come me, si sono
trovati smarriti nel mare d’informazioni
riguardo all’esame.
Subito dopo essermi abilitata, ho iniziato a
organizzare dei corsi per la preparazione
dell’esame di stato e piano piano ho
strutturato il mio materiale di studio in modo sempre più efficace, per aiutare i
colleghi nella preparazione delle varie prove. Durante gli anni ho rivissuto con
gli studenti le emozioni che accompagnano l’esame e posso riscontrare, dai
vari feedback ricevuti, che i miei manuali sono strutturati in modo tale da
offrire un contenimento all’ansia che accompagna questo tipo di esame e che i
vari argomenti sono trattati secondo una strategia che rende più lineare lo
studio, ma soprattutto lo adatta alle richieste delle varie tracce d’esame.
In questo modo, di fronte alle richieste della commissione non ci si sente più
smarriti nel mare d’informazioni, ma si riconoscono nei vari paragrafi delle
ancore di salvezza che possono guidare in una trattazione efficace e completa
del compito.
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Dove si può sostenere l’esame
Per le professioni di:
- Psicologo
- Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del
lavoro
- Dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità
L’Esame di Stato può essere sostenuto nelle seguenti città:
- BARI
- BOLOGNA
- CAGLIARI
- CHIETI (G. D’Annunzio)
- FIRENZE
- GENOVA
- L’AQUILA
- MESSINA
- MILANO (Univ. Cattolica)
- MILANO – Bicocca
- NAPOLI (Univ. Federico II)
- NAPOLI (II Università)
- PADOVA
- PALERMO
- PARMA
- PAVIA
- ROMA (La Sapienza)
- TORINO
- TRIESTE
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ALBO A
Possono iscriversi all’albo A i laureati in Psicologia secondo il vecchio
ordinamento didattico, (previgente la riforma di cui al D.M. 509/99) e che
hanno svolto un anno di tirocinio, coloro che hanno conseguito la laurea
specialistica afferente la classe 58/S (DM 509/99) ed hanno svolto e concluso
il tirocinio annuale previsto dall’art. 52 del D.P.R. 5/06/2001 n. 328 e per
coloro che hanno conseguito una laurea magistrale LM 51 (DM 170/04), le
prove consistono in (DPR 328/01):
1. Una prima prova scritta sui seguenti argomenti: aspetti teorici e applicativi
avanzati della psicologia; progettazione di interventi complessi su casi
individuali, in ambito sociale o di grandi organizzazioni, con riferimento alle
problematiche della valutazione e dello sviluppo delle potenzialità
personali;
2. Una seconda prova scritta sui seguenti argomenti: progettazione di
interventi complessi con riferimento alle problematiche della valutazione
dello sviluppo delle potenzialità dei gruppi, della prevenzione del disagio
psicologico, dell’assistenza e del sostegno psicologico, della riabilitazione e
della promozione della salute psicologica;
3. Una prova scritta applicativa, concernente la discussione di un caso relativo
a un progetto di intervento su individui ovvero in strutture complesse;
4. Una prova orale sugli argomenti delle prove scritte e su questioni teorico-
pratiche relative all’attività svolta durante il tirocinio professionale, nonché
su aspetti di legislazione e deontologia professionale.
Chi è lo psicologo?
Per esercitare la professione di psicologo è necessario aver conseguito una
laurea in psicologia, aver svolto un anno di tirocinio e il relativo esame di stato
ed essere iscritti alla sezione A dell’Albo professionale, ai sensi dell’art. 7 della
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7
Legge 18 febbraio 1989, n. 56.
In sede di prima applicazione della legge, ai fini dell’istituzione stessa dell’Albo,
l’iscrizione è avvenuta ai sensi dell’artt. 32, 33 e 34 della medesima.
Secondo l’articolo 1 della Legge n. 56 del 1989 sull’Ordinamento della
professione di Psicologo, l’attività dello psicologo comprende l’uso degli
strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività
di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla
persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le
attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.
Chi è lo psicoterapeuta?
Lo psicoterapeuta è il professionista psicologo, o anche medico, che ha
conseguito una specifica formazione professionale di durata almeno
quadriennale, presso scuole pubbliche o private riconosciute. L’abilitazione
all’esercizio della psicoterapia avviene ai sensi dell’art. 3 della Legge 18
febbraio 1989 n.56. Tuttavia in fase di prima applicazione della Legge è
avvenuta anche ai sensi dell’art. 35 della medesima.
La legge 56/89, oltre a definire – all’art. 1 – la professione di psicologo, indica
anche – all’art. 3 – i requisiti per l’esercizio dell’attività psicoterapeutica:
“L’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato a una specifica
formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in
psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno
quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in
psicoterapia, attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10
marzo 1982, n. 162, presso scuole di specializzazione universitaria o presso
istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all’art. 3 del citato decreto
del Presidente della Repubblica.”
Per esercitare la professione di psicoterapeuta è obbligatorio essere iscritti
all’Albo professionale.
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ALBO B
Professione: Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali,
organizzativi e del lavoro. Dottore in tecniche psicologiche per i servizi
alla persona e alla comunità.
Possono iscriversi coloro che abbiano conseguito la laurea nelle seguenti classi:
classe 34 (ex DM 509/99), classe L24 (ex DM 270/04), classe 58/S (ex DM
509/99), classe LM-51 (ex DM 270/04), oltre che i laureati secondo il vecchio
ordinamento didattico in Psicologia; e che abbiano concluso il tirocinio
semestrale previsto dall’art. 53 del DPR n. 328/01.
Le prove consistono in: (DPR 328/01)
1. Una prova scritta vertente sulla conoscenza di base delle discipline
psicologiche e dei metodi di indagine e di intervento;
2. Una seconda prova scritta vertente su discipline e metodi caratterizzanti il
settore;
3. Una prova pratica in tema di definizione e articolazione dello specifico
intervento professionale all’interno di un progetto proposto dalla
commissione;
4. Una prova orale consistente nella discussione delle prove scritte e della
prova pratica, e nella esposizione dell’attività svolta durante il praticantato,
nonché su aspetti di legislazione e deontologia professionale.
Chi è il dottore in tecniche psicologiche?
Per esercitare la professione di dottore in tecniche psicologiche è necessario
aver conseguito una laurea triennale, aver svolto un tirocinio
professionalizzante, aver sostenuto l’apposito esame di stato ed essere iscritti
alla sezione B dell’Albo in uno dei seguenti settori “Tecniche psicologiche per i
contesti sociali, organizzativi e del lavoro” o “Tecniche psicologiche per i servizi
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alla persona e alla comunità”.
Ai sensi della Legge 11 luglio 2003, n. 170,
Le attività professionali che i dottori in tecniche psicologiche possono
svolgere sono le seguenti:
Settore delle tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e
del lavoro:
1. Realizzazione di progetti formativi diretti a promuovere lo sviluppo delle
potenzialità di crescita individuale e di integrazione sociale, a facilitare i
processi di comunicazione, a migliorare la gestione dello stress e la qualità
della vita;
2. Applicazione di protocolli per l’orientamento professionale, per l’analisi dei
bisogni formativi, per la selezione e la valorizzazione delle risorse umane;
3. Applicazione di conoscenze ergonomiche alla progettazione di tecnologie e
al miglioramento dell’interazione fra individui e specifici contesti di attività;
4. Esecuzione di progetti di prevenzione e formazione sulle tematiche del
rischio e della sicurezza;
5. Utilizzo di test e di altri strumenti standardizzati per l’analisi del
comportamento, dei processi cognitivi, delle opinioni e degli atteggiamenti,
dei bisogni e delle motivazioni, dell’interazione sociale, dell’idoneità
psicologica a specifici compiti e condizioni;
6. Elaborazione di dati per la sintesi psicodiagnostica prodotta dallo psicologo;
7. Collaborazione con lo psicologo nella costruzione, adattamento e
standardizzazione di strumenti di indagine psicologica;
8. Attività didattica nell’ambito delle specifiche competenze caratterizzanti il
settore.
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Settore delle tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla
comunità
1. Partecipazione all’equipe multidisciplinare nella stesura del bilancio delle
disabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché
delle richieste e delle risorse dell’ambiente;
2. Attuazione di interventi per la riabilitazione, rieducazione funzionale e
integrazione sociale di soggetti con disabilità pratiche, con deficit
neuropsicologici, con disturbi psichiatrici o con dipendenza da sostanze;
3. Collaborazione con lo psicologo nella realizzazione di interventi diretti a
sostenere la relazione genitore-figlio, a ridurre il carico familiare, a
sviluppare reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità;
4. Collaborazione con lo psicologo negli interventi psico-educativi e nelle
attività di promozione della salute, di modifica dei comportamenti a rischio,
di inserimento e partecipazione sociale;
5. Utilizzo di test e di altri strumenti standardizzati per l’analisi del
comportamento, dei processi cognitivi, delle opinioni e degli atteggiamenti,
dei bisogni e delle motivazioni, dell’interazione sociale, dell’idoneità
psicologica a specifici compiti e condizioni;
6. Elaborazione di dati per la sintesi psicodiagnostica prodotta dallo psicologo;
7. Collaborazione con lo psicologo nella costruzione, adattamento e
standardizzazione di strumenti di indagine psicologica;
8. attività didattica nell’ambito delle specifiche competenze caratterizzanti il
settore.
Informazioni ricavate dal sito dell’Ordine degli Psicologi del Lazio (www.ordinepsicologilazio.it)
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Qual è il metodo di apprendimento più
efficace?
Forse dirò una cosa scontata nell’affermare che s’impara in modo più
efficace se siamo attivi piuttosto che passivi durante il processo di
apprendimento. Tale affermazione è anche confermata dalla teoria della
piramide dell’apprendimento.
La piramide dell’apprendimento nasce da National Training Laboratories (NTL) per la Scienza
Comportamentale Applicata, 300 N. Lee Street, Suite 300, Alexander, VA 22314, USA. Le
percentuali rappresentano la media del ricordo di informazioni o attività a seguito di un
insegnamento con il metodo indicato. Nel 1954 una piramide simile, con numeri leggermente
diversi, era apparsa in un libro “mezzi audiovisivi nella didattica”, pubblicato dalla Dale Edgar
Dryden Press, New York fornendo alcune prove per l'efficacia dei diversi metodi di
insegnamento.
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Il modello interattivo descritto nella Piramide dell’Apprendimento dice che non
puoi imparare solo leggendo o guardando un video: devi anche “fare” (e
possibilmente avere feedback da un insegnante). L’apprendimento, infatti, è
aiutato dai feedback, che incoraggiano mediante controlli continui e ci dicono
che stiamo facendo bene, ci rassicurano che stiamo imparando con successo.
La teoria della Piramide dell’Apprendimento (Learning Pyramid) afferma infatti
che il modo peggiore per apprendere qualcosa sia ascoltare, seguito da
leggere: se leggi, dopo pochi giorni ti ricordi solo il 10% di quanto hai appreso,
anche se era un’informazione che volevi ricordare. Se invece fai o addirittura
insegni agli altri, ti ricordi tra il 75 e il 90% di quanto hai appreso.
L’apprendimento esperienziale è il più efficace, ad esempio, utilizzando le
informazioni per risolvere un problema, siamo più propensi a ricordare ciò che
abbiamo imparato, e soprattutto siamo più propensi ad assimilare ed elaborare
le informazioni che stiamo ricevendo.
Bene! Ora vi starete chiedendo: come faccio a rendere esperienziale un
qualcosa che devo imparare a memoria, come ad esempio lo studio della prima
prova?
Il primo consiglio che vi do è proprio quello di iniziare da subito con le
esercitazioni sui temi precedentemente usciti nella vostra città. Potete
trovare una raccolta di tracce, da consultare gratuitamente, sul mio sito
(www.pianetapsicologia.com). Se vi esercitate da subito a elaborare i concetti
secondo le richieste della commissione, sarete adeguatamente preparati il
giorno dell’esame e in più metterete subito “in pratica” quello che avete
studiato.
In secondo luogo non dimentichiamoci che quello che stiamo studiando lo
potremmo usare nella nostra professione futura! Ogni volta che leggiamo
qualcosa possiamo pensare in quale ambito potremmo applicarlo. Ad esempio
una determinata teoria potrebbe essere utile a scrivere un e-book come
questo. Mentre scriviamo i progetti possiamo pensare di scriverli per
presentarli realmente e alla fine dell’esame ci ritroveremo con una
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ventina di progetti già pronti da presentare in qualche ente, insieme ai nostri
compagni di studio!
Infine è necessario considerare anche il fattore motivazionale, la motivazione
allo studio non è necessariamente automatica, magari siamo spinti solo dal
fatto che dobbiamo sostenere l’esame.
Spesso sento una serie di commenti pessimistici e polemici sull’esame,
d’accordo sono sicuramente giustificati, ma che effetto hanno sulla nostra
motivazione in questo momento?
Invece di chiederci perché dobbiamo sostenere l’esame di stato potremmo
chiederci cosa potrebbe aiutarci a superarlo efficacemente e magari anche a
studiare con piacere?
Una grande risorsa
Un ulteriore consiglio è di studiare
insieme a qualcuno. Gli amici nei
periodi di stress sono sempre una
grande risorsa. Preparare lo studio
con una persona amica vi sarà
sicuramente d’aiuto sia a livello di
apprendimento sia di condivisione
delle emozioni che accompagnano
l’esame. Lo studio sarà più piacevole, magari davanti ad una bella tazza di tè,
e si potrà beneficiare dell’apprendimento per esperienza dividendosi gli
argomenti da ripetersi l’un l’altro. Potreste scrivere delle esercitazioni e farle
correggere al vostro compagno di studi, oppure elaborare tracce nuove da
proporvi a vicenda.
Mi ricordo che quando studiavo per sostenere la terza prova avevamo
inventato un gioco per studiare in modo efficace ma divertendoci, ve lo svelerò
nell’apposito capitolo sulla terza prova ;-)
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I criteri di valutazione delle commissioni
Tutti quanti ci chiediamo quali siano i criteri di valutazione delle commissioni.
In realtà non esiste un elenco certo di tali criteri, ma nel corso degli anni ho
riscontrato che generalmente vengono apprezzati i seguenti requisiti generali:
Sinteticità: non è necessario che scriviate un elaborato di 10 pagine,
basta un foglio protocollo per capire che padroneggiate l’argomento
richiesto.
Chiarezza espositiva: è necessario avere la capacità di spiegare in modo
chiaro quello che si esprime, non bisogna mai dare nulla per scontato. è
consigliabile spiegare sempre le affermazioni che sosteniamo magari
sostenendole con qualche esempio tratto dalla letteratura.
Coerenza: il nostro elaborato deve necessariamente essere coerente, non
possiamo citare un autore e fare un esempio che riguarda la teoria di un
altro autore.
Risposte a tutti gli interrogativi della traccia: è estremamente
importante rispondere a tutti gli interrogativi proposti dalla commissione.
Meglio scrivere poco ma comunque scrivere qualcosa. A volte infatti, viene
esplicitato nella tracia che saranno considerati validi solo i compiti completi
delle risposte a tutti gli interrogativi. Quindi mai saltare una risposta!
Rispetto dell’ordine di presentazione delle domande: se gli
interrogativi sono posti in un determinato ordine è preferibile rispettarlo,
questo contribuirà a far vedere a colpo d’occhio che avete svolto un
compito completo e faciliterà la commissione nella valutazione del vostro
compito.
Ultima ma non meno importante: non copiare!!! Stiamo sostenendo un
esame di stato e quindi se si viene scovati a copiare, in qualsiasi modo,
saremo automaticamente espulsi dall’aula.
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Una volta acquisite le informazioni generali sull’esame è il momento di
cimentarci con lo studio per la preparazione delle varie prove.
La Prima Prova
La prima prova dell’esame di stato verterà sui seguenti argomenti: aspetti
teorici e applicativi avanzati della psicologia; progettazione di interventi
complessi su casi individuali, in ambito sociale o di grandi organizzazioni, con
riferimento alle problematiche della valutazione e dello sviluppo delle
potenzialità personali.
Sostanzialmente si tratta di costruire un tema su un argomento della psicologia
(di solito della psicologia generale) che preveda la descrizione di una teoria di
riferimento, con i relativi autori significativi e i costrutti e le variabili studiate,
gli strumenti di indagine, i contesti di applicazione o i fenomeni spiegabili dalla
teoria e un possibile intervento. Gli argomenti vengono scelti
arbitrariamente dalla varie commissioni, nella maggior parte delle città
vengono prodotte tre tracce, tra le quali ne verrà estratta una che sarà la
traccia da svolgere.
Nonostante i temi più frequenti siano quelli di psicologia generale, spesso in
alcune città vengono estratti temi che riguardano la psicologia dello sviluppo,
la metodologia della ricerca, la psicologia sociale e addirittura la deontologia
professionale (quest’ultima è di solito oggetto della prova orale).
La preparazione pre-esame
La prima prova è imprevedibile, richiede una preparazione molto ampia ma
non dispersiva. Bisogna essere pronti ad affrontare qualsiasi traccia,
sviluppando una flessibilità che consenta di riorganizzare le teorie studiate
riadattandole alle richieste della commissione. Non è necessario studiare
milioni di teorie per ogni argomento, bisognerà approcciare allo studio in modo
strategico individuando degli argomenti che possono essere riadattabili a più
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tracce.
Uno degli errori più frequenti è infatti quello di studiare tantissime teorie per
ogni argomento, ma in modo superficiale. Studiando in questo modo spesso ci
ritroviamo a spendere molto tempo a memorizzare una serie di informazioni, il
che ci fa sentire sicuri e preparati. Solo nelle ultime settimane prima
dell’esame s’inizia poi a cimentarsi nella stesura dei temi esercitandosi sulle
tracce estratte nelle precedenti sessioni, è in quel momento che veniamo
assaliti dal panico: ci rendiamo conto che, nonostante i nostri sforzi e le ore
passate sui libri negli ultimi mesi, non siamo in grado di svolgere la traccia del
tema in modo completo, poiché ci accorgiamo che le numerose informazioni in
nostro possesso non sono in realtà funzionali alle richieste della commissione.
Si corre allora in libreria cercando qualcosa di più completo. In preda all’ansia
si finisce per spendere una miriade di soldi comprando tutte le più aggiornate
edizioni dei libri di psicologia generale, alla ricerca delle informazioni che ci
servono per rispondere adeguatamente alla traccia. In sostanza ci si ritrova
nelle ultime settimane a
ristrutturare tutto lo studio fatto
fino a quel momento.
Quindi cominciamo con il
selezionare quegli autori che,
grazie alle loro teorie, ci
permettono di rispondere a
più interrogativi anche in
maniera trasversale alle varie
prove. Un ottimo esempio è la teoria dell’attaccamento di Bolwby, che ci
permetterebbe di svolgere i seguenti temi per la prima prova:
- Sulla teoria dell’attaccamento
- Sulla personalità
- Sullo sviluppo affettivo
- Sulla motivazione
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- Sul ruolo dell’esperienza nell’adattamento individuale e sociale ecc…
Lo stesso autore ci darebbe la possibilità di sviluppare un progetto di ricerca-
intervento per la seconda prova in merito agli stili di attaccamento per favorire
il benessere nelle famiglie a partire dai primi mesi di vita del bambino.
E infine potrebbe darci una chiave di lettura del caso clinico in chiave cognitivo
- comportamentale secondo cui il primato organizzativo dei modelli operativi
interni dell’attaccamento è particolarmente importante per comprendere la
progressiva genesi dei disturbi psicopatologici e in particolare delle complesse
organizzazioni cognitivo - interpersonali che mantengono tali disturbi. Potrebbe
anche essere utile per il caso clinico infanzia e ad adolescenza sui disturbi
dell’attaccamento.
Come vedete con una sola teoria sono stati elaborati 5 temi, 1 progetto e 2
casi clinici. Inoltre la teoria è estremamente flessibile e permette di riadattare
le conoscenze alle richieste insolite dei temi della prima prova, come ad
esempio il tema sul ruolo dell’esperienza nell’adattamento individuale e sociale.
La preparazione della prova, quindi, deve partire dall’analisi delle tracce
precedenti della propria città, per comprendere come vengono formulate le
richieste. Sarà sicuramente d’aiuto fare una statistica dei temi maggiormente
estratti, iniziare a studiare da quelli per poi passare ad approfondire gli altri,
magari cercando di collegarli alle teorie già studiate.
È tutto collegato
È utile collegare quanto più
possibile lo studio della prima
prova con quello della seconda
prova. Se ad esempio state
svolgendo un tema
sull’apprendimento sarà utile
strutturare il tema con delle
teoria e degli ambiti applicativi che siano utili anche per la seconda
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prova. Per esempio possiamo pensare di strutturare il tema a partire dai
disturbi dell’apprendimento e strutturare un progetto sullo stesso argomento.
In questo modo ottimizziamo le risorse e ci sarà più facile ricordare le
informazioni per sostenere entrambe le prove.
Affrontare la prova il giorno dell’esame
Arriva finalmente il giorno dell’esame, purtroppo potrebbe presentarsi uno
scenario di questo tipo: file
interminabili, attese fuori
dall’aula, studenti che
esprimono le loro peggiori
paure… non ascoltate nulla! Voi siete preparati, competenti e saprete
rispondere a ogni interrogativo grazie alla vostra preparazione trasversale. Non
fatevi contagiare dalle paure altrui e dalle leggende metropolitane che si
scatenano poco prima dell’inizio della prova.
Avete fatto tutto quello che era necessario per un’adeguata preparazione,
quindi aspettate il vostro turno e fate un bel respiro profondo. Un po’ di
emozione sarà inevitabile, ma se iniziate a scrivere anche solo una riga, il
resto verrà da sé. Recupererete tutto quello che c’è nella vostra memoria
come per magia. L’importante è cominciare a posare la penna sul foglio. Per
questo, la prima cosa da fare sarà quella di scrivere una definizione del
costrutto richiesto dalla commissione.
Un’ottima strategia è quella di scrivere schematicamente i punti da
svolgere sulla “brutta copia”, sarà utile per focalizzare i punti cardine delle
idee che circolano in mente. Questo farà si che il vostro tema sarà coerente,
ordinato e le idee verranno esposte in ordine sequenziale e comprensibile.
Inoltre avrete il vantaggio di non dimenticare delle cose importanti.
Un’altra strategia è quella di citare un esperimento a sostegno della teoria
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descritta. L’esperimento è sempre accettato di buon grado poiché contribuisce
a dare rigore scientifico a ciò che state scrivendo e favorisce la comprensione
degli aspetti teorici più complessi.
La Seconda Prova
Nella seconda prova, generalmente, la traccia è unica per tutti. Per questo
motivo è di solito molto libera. Si chiede al candidato di strutturare un
progetto di intervento. Tra le possibili richieste per questa prova possiamo
annoverare i seguenti argomenti:
- Titolo
- Una breve descrizione della problematica oggetto di intervento
- Riferimenti teorici o linee guida che ispirano il progetto
- La popolazione beneficiaria
- La finalità generale e gli obiettivi
- Gli strumenti necessari per realizzare il progetto
- La metodologia da utilizzare per la realizzazione del progetto (fasi, tempi,
risorse, costi).
- Il tipo di collaborazione prevista tra le diverse figure professionali
- I risultati attesi
- Le criticità dell'implementazione
- La valutazione del progetto (In particolare per quest’ultimo punto viene
anche richiesto come il cambiamento avvenga e in che misura e quali
possano essere gli effetti del trattamento a medio e a lungo termine)
Nel rispondere alle richieste occorre sempre tenere presente che è necessario
rispettare una coerenza interna al progetto e attenersi alla realtà entro cui
s’interviene. Pertanto, obiettivi effettivamente realizzabili in quel contesto, per
quella problematica, dovranno essere tradotti in azioni da realizzarsi con
adeguate risorse umane, in tempi plausibili e dovranno prevedere costi in
sintonia con le risorse economiche disponibili.
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Il titolo del progetto
Nel titolo è necessario spiegare in poche parole l’oggetto dell’intervento. È
consigliabile inserirlo per dare un’idea generale del vostro progetto. Se non vi
viene in mente nulla di creativo non vi preoccupate va bene anche un titolo
generico!
Descrizione della problematica
È la prima parte che viene letta, quindi, deve avere la capacità di trasmettere,
in prima lettura, un’adeguata conoscenza del problema, delle sue
caratteristiche, dell’originalità del progetto e della sua importanza e fattibilità.
Riferimenti teorici o linee guida che ispirano il
progetto
In questa fase è necessario specificare la teoria che guida il progetto. Se è
stato fatto un buon lavoro di collegamenti già con lo studio della prima
prova questa parte sarà molto facile da realizzare e ne verrà fuori un
progetto estremamente coerente e con estremo rigore scientifico.
La popolazione beneficiaria
Si tratta della popolazione sulla quale sono attesi i cambiamenti desiderati
quindi deve essere descritta in modo chiaro.
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La finalità generale e gli obiettivi
L’identificazione degli obiettivi corrisponde al
chiarimento delle cose che si desidera cambiare. La
formulazione di obiettivi specifici è di fondamentale
importanza per la valutazione dell’efficacia
dell'intervento. È evidente, infatti, che se non è
chiaro quali cambiamenti ci si attende, non è possibile valutare se si sono
verificati o no come conseguenza dell’intervento, quindi, gli obiettivi, le
metodologie e la successiva valutazione devono essere sempre
collegati tra loro in modo chiaro e facilmente intuibile.
Gli strumenti necessari per realizzare il progetto
Per strumenti s’intende tutto ciò che potrebbe servire per realizzare il progetto.
Le risorse
Possono essere di diverso tipo: umane (le persone e le professionalità
coinvolte nella realizzazione del progetto (attori del progetto). Le risorse
finanziarie possono essere di diverso tipo: quelle previste entro il POF (Piano
dell'Offerta Formativa) della scuola nei fondi destinati alla promozione della
salute e del benessere tra i giovani; quelle ottenute avendo partecipato a un
bando promosso dall'assessorato alle politiche sociali del comune, oppure dalla
Comunità Europea, ecc…
La metodologia
La metodologia si riferisce al modo in cui si pensa di raggiungere gli obiettivi
del progetto, quindi il cambiamento auspicato. Deve avere una
sequenzialità logica rispetto agli obiettivi citati in precedenza.
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Le criticità dell'implementazione
Nella stesura del progetto è necessario tener conto anche delle possibili
criticità, che devono essere valutate rispetto al contesto specifico in cui
s’intende svolgere il progetto e alla popolazione coinvolta. A tal proposito
sarebbe opportuno anche cercare di pensare a come ovviare tali difficoltà e
riportarlo nel progetto.
La valutazione del progetto
Valutare il progetto è importante in ogni fase che caratterizza il progetto
stesso, per osservare se nel corso della realizzazione sono necessarie
modifiche migliorative e maggiormente adeguate alle esigenze della
popolazione beneficiaria, per osservare l’efficacia e l’efficienza dell’intervento,
per valutare i risultati attesi effettivamente conseguiti, per analizzare i risultati
in relazione agli obiettivi prefissati.
Generalmente si parla di tre tipi di valutazione: ex-ante, in itinere, ex-post.
La terza prova
La terza prova dell’esame di stato è suddivisa per percorso di studi. Vengono
proposte più tracce, che generalmente riguardano i seguenti argomenti:
- caso clinico adulto
- caso clinico infanzia e adolescenza
- Caso organizzativo – psicologia del lavoro
- Caso di ricerca
I candidati possono scegliere di svolgere la prova che desiderano, che può
essere quella maggiormente attinente al piano di studi oppure quella su cui si
sentono più preparati a seconda delle esperienze di tirocinio ecc…
In sostanza viene presentato un caso (clinico, organizzativo o di ricerca) e
viene chiesto di sviluppare determinati punti a partire dal testo proposto.
Anche nostri corsi la terza prova è suddivisa in tre percorsi con docenti
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specializzati per ogni settore:
- caso clinico adulto
- caso clinico infanzia e adolescenza
- Caso organizzativo – psicologia del lavoro
Il caso clinico per l’adulto
La prima difficoltà che si riscontra
nello studio della psicopatologia è
proprio quella di trovare un manuale
completo, esaustivo ma allo stesso
tempo sintetico, rispetto alla mole di
informazioni presenti sull’argomento.
Molti manuali, infatti, trattano solo
l’aspetto della diagnosi, altri si
concentrano maggiormente solo sul
trattamento dei vari disturbi, altri ancora sono destinati a lettori che svolgono
una professione medica o psicoterapeutica, mentre, quei pochi manuali che
sono destinati agli psicologi spesso non sono adeguatamente esaustivi rispetto
al modo in cui uno psicologo può effettivamente approcciare al mondo della
clinica e della psicopatologia.
La seconda difficoltà riguarda il fatto che, nel momento in cui si ha di fronte un
caso clinico, ci si sente persi senza sapere cosa poter fare, oppure, nel caso
dell’Esame di Stato, cosa poter scrivere senza “invadere” il campo di intervento
di altre professionalità.
In realtà questo problema viene spesso riscontrato dagli psicologi clinici una
volta terminati gli studi. Molti di noi non intraprendono l’attività per cui hanno
studiato e fatto pratica tanti anni con la convinzione che, per poter operare
come psicologi, si deve necessariamente essere psicoterapeuti. In realtà il
campo di intervento dello psicologo è molto vasto, lo stesso articolo 1
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della legge istitutiva dell’ordine afferma che:
“La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di
intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-
riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo,
agli organismi sociali e alle comunità…”
Nella libera professione e nel caso specifico della stesura della prova pratica
all’Esame di Stato, quindi, siamo per legge autorizzati a fare:
- Prevenzione
- Diagnosi
- Abilitazione-Riabilitazione
- Sostegno
Ed è proprio questo che si richiede al candidato in sede d’esame! Viene
proposto un caso clinico su cui formulare un’ipotesi diagnostica e delle ipotesi
di diagnosi differenziale attraverso l’utilizzo di strumenti conoscitivi specifici
della nostra professione, oltre che l’ipotesi di un intervento basato
sull’identificazione di obiettivi volti a incrementare il benessere dell’individuo.
Tra gli strumenti conoscitivi possiamo identificare senz’altro il colloquio
psicologico la cui finalità è la conoscenza dell'altro e del suo funzionamento
psichico, ma anche i test psicologici che sono appunto degli strumenti peculiari
delle professioni psicologiche. Lo psicologo (iscritto all'ordine) può acquistare e
utilizzare qualsiasi tipologia di test psicologico.
Per quanto riguarda il trattamento di determinate patologie è senz’altro utile
avvalersi delle competenze di altre professionalità, anche questo viene
esplicitamente richiesto in sede d’esame. Si può quindi eseguire una
valutazione del caso attraverso gli strumenti di conoscenza specifici
della professione di psicologo ed ipotizzare un tipo di trattamento che si
ritiene utile alla luce delle problematiche presentate, quindi indirizzare il
soggetto verso i relativi professionisti che arricchiscono ulteriormente
l’intervento attraverso le proprie conoscenze.
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Come impostare il caso clinico per l’adulto
Il primo passo per impostare correttamente il caso clinico, in sede di Esame di
Stato, consiste in un’attenta lettura del testo e dei quesiti posti. È consigliabile
leggere il testo una prima volta per farsi un’idea generale del caso, durante
una seconda lettura è opportuno sottolineare gli indicatori che potrebbero farci
orientare alla diagnosi di un particolare disturbo ed eventualmente, con un
colore o una sottolineatura diversa, i dati necessari a rispondere agli altri
interrogativi (come ad esempio i dati per la diagnosi differenziale o quelli su cui
riteniamo opportuno fare ulteriori indagini).
Nel caso proposto viene generalmente richiesto di
formulare un’ipotesi diagnostica, ricordiamoci di non
dare nulla per scontato e soprattutto non
formuliamo una diagnosi come se fosse un dogma.
Cerchiamo di parlare sempre in forma ipotetica
es: “I sintomi riscontrabili potrebbero far orientare l’attenzione diagnostica
verso un disturbo….”.
Ricordiamo che non è fondamentale indovinare la diagnosi precisa,
quanto più far capire alla commissione come siamo arrivati a formulare la
nostra ipotesi. È molto più importante fare un ragionamento coerente e ben
argomentato che indovinare di quale disturbo si tratta.
Larga parte del caso sarà, infatti, dedicata alle
indagini da proporre. Quando scriviamo il caso,
possiamo provare a immaginare che il paziente
descritto sia davanti a noi per un colloquio,
possiamo immaginarlo che entra nella nostra
stanza dicendoci buongiorno e dandoci la mano,
possiamo immaginarlo seduto davanti a noi
mentre ci racconta il suo caso. Questo piccolo
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esercizio di immaginazione sarà sicuramente utile a stimolare la nostra
creatività clinica.
Anche la diagnosi differenziale, ove richiesta, dovrà essere messa in forma
di ipotesi sempre avvalendoci della possibilità di richiedere ulteriori colloqui
per acquisire maggiori informazioni.
Una volta terminato il processo di raccolta di informazioni diagnostiche sarà
opportuno orientare il paziente al trattamento. Il trattamento dovrebbe
essere quanto più possibile attinente alle problematiche espresse dalla
traccia. Al di là dell’approccio teorico prescelto è necessario valutare degli
obiettivi terapeutici che favoriscano il benessere dell’individuo che ci sta di
fronte. Si potrebbe specificare che, qual ora fosse confermata l’ipotesi
diagnostica principale si potrebbe indirizzare l’individuo verso un tipo di
trattamento che sceglieremo in base alle caratteristiche del caso.
Giochi d’apprendimento
Come promesso vengo a svelarvi il gioco d’apprendimento che ho utilizzato per
studiare la terza prova insieme alle mie college ;-)
Avevamo costruito la “lotteria dei disturbi”, dopo aver scritto il nome di ogni
disturbo del DSM su dei foglietti di carta, li abbiamo mescolati dentro una
specie di urna.
A turno ognuna di noi “pescava” un disturbo senza svelarlo alle altre, e ognuna
di noi costruiva un caso clinico inventato sul disturbo che aveva “pescato”.
Fatto ciò si passava il caso clinico prodotto alla collega vicina, che lo svolgeva.
In questo modo facevamo un doppio esercizio divertendoci e mettendo la
nostra creatività nello studio. Da una parte dovevamo fare un esercizio di
memoria per ricordare tutti i sintomi del disturbo al fine costruire il caso
clinico, questo esercizio era anche molto divertente ed estremamente efficace
per comprendere il quadro generale dei singoli disturbi e ricordarli, poiché le
vignette cliniche derivavano dalla nostra creatività.
Nello stesso tempo era anche un ottimo esercizio svolgere i casi prodotti dalle
altre perché ci si poteva esercitare sempre su casi nuovi, alcuni anche un po’
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umoristici poiché ci divertivamo a estremizzare la sintomatologia.
Questo è solo un esempio, ognuno di voi può inventare un gioco
d’apprendimento che gli sia congeniale. Anzi vi invito a farlo, e dato che amo
collaborare con i colleghi, vi invito anche a comunicarmi le vostre idee creative,
magari possiamo sviluppare insieme un altro e-book composto dai vari giochi
d’aula per facilitare lo studio.
Il caso clinico infanzia e adolescenza
A cura del Dott. Carlo Cinquerrui
(docente della III prova – caso clinico infanzia e adolescenza)
Per il caso clinico infanzia e adolescenza valgono le stesse cose già dette in
precedenza per il caso clinico adulto.
Principalmente, per aggirare la prima difficoltà concreta dello studio della
psicopatologia, cioè quella della dispersione dei dati conoscitivi, si è tentato di
raggruppare i vari aspetti, approcci e metodi rispetto all’argomento in un unico
manuale che fosse costruito idealmente rispondendo alle classiche domande
che caratterizzano la terza prova dell’esame di stato per psicologi:
• Diagnosi:
• Criteri diagnostici;
• Comorbilità;
• Diagnosi differenziale;
• Valutazione psicologica;
• Trattamento;
• Risorse di rete psicosociale.
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Come impostare il caso clinico infanzia e adolescenza
Il primo passo per impostare correttamente il caso clinico, in sede di Esame di
Stato, consiste in un’attenta lettura del testo e dei quesiti che vengono posti. È
consigliabile leggere il testo una prima volta per farsi un’idea generale del
caso, durante una seconda lettura è opportuno sottolineare gli indicatori che
potrebbero farci orientare alla diagnosi di un particolare disturbo ed
eventualmente, con un colore o una sottolineatura diversa, i dati necessari a
rispondere agli altri interrogativi (come ad esempio i dati per effettuare la
diagnosi differenziale o quelli su cui riteniamo opportuno fare ulteriori
indagini).
Nel caso proposto viene generalmente richiesto di formulare un’ipotesi
diagnostica, ricordiamoci di non dare nulla per scontato e soprattutto non
formuliamo una diagnosi come se fosse un dogma. Cerchiamo di parlare
sempre in forma ipotetica es: “i sintomi riscontrabili potrebbero far orientare
l’attenzione diagnostica verso un disturbo....”
Ricordiamo che non è fondamentale indovinare la diagnosi precisa, quanto più
far capire alla commissione come siamo arrivati a
formulare la nostra ipotesi. È molto più importante
fare un ragionamento coerente e ben argomentato
che indovinare di quale disturbo si tratta.
In particolar modo, il caso clinico in età evolutiva a
differenza di quello adulto, appare ancora più
sensibile alla tematica “del non indovinare la
diagnosi precisa” proprio perché in questo
particolare momento di sviluppo il soggetto che
appare deficitario in uno specifico contesto
evolutivo può condizionare e rallentare lo sviluppo
globale del proprio funzionamento. Per esempio un
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bambino di cinque anni con Disturbo della Comunicazione sarà molto
condizionato negli apprendimenti e nel proprio mondo emotivo non appena
frequenterà la prima elementare.
Per questo motivo sarà importante soffermarsi sulle diagnosi in comorbilità
molto frequenti in questi casi, e viceversa falsificare tali ipotesi attraverso
un’attenta indagine di diagnosi differenziale. Per queste motivazioni sarà
importante soffermarsi sui singoli sintomi inserendoli nei vari contesti
psicopatologici.
Anche la diagnosi differenziale e l’eventuale comorbilità, ove richiesta, dovrà
essere messa in forma di ipotesi sempre avvalendoci della possibilità di
richiedere ulteriori colloqui per acquisire maggiori informazioni. Larga parte del
caso sarà, infatti, dedicata alle indagini da proporre.
Una volta terminato il processo di raccolta di informazioni diagnostiche sarà
opportuno orientare il paziente al trattamento. Il trattamento dovrebbe essere
quanto più possibile attinente alle problematiche espresse dalla traccia. Al di là
dell’approccio teorico prescelto è necessario valutare degli obiettivi terapeutici.
In età evolutiva più che di terapia o psicoterapia si parla di interventi
riabilitativi o psico-educativi.
Il setting dello psicologo clinico dell’infanzia e dell’adolescenza viene
strutturato in modo più libero del classico setting adibito a psicoterapia per
l’adulto.
La comunicazione tra il terapeuta ed il paziente in età evolutiva non è quasi
mai diretta ma mediata da attività ludico-
simboliche e da osservazioni di compiti.
La psicoterapia in età evolutiva è, quasi
sempre, partecipata dalla famiglia
d’origine del soggetto in causa, e per
questo si può parlare più che di
psicoterapia individuale, di psicoterapia
familiare.
Gli interventi riabilitativi e psico-educativi vengono coordinati dallo psicologo
Preparare Strategicamente l’Esame Di Stato – A cura di Alessandra Cescut
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ma concretamente messi in atto da operatori socio-sanitari specializzati. Questi
sono, quasi sempre, a sfondo comportamentale e possono essere effettuati sia
in apposite strutture a promozione riabilitativa che a livello domiciliare che
favoriscano il benessere dell’individuo che ci sta di fronte. Si potrebbe
specificare che, qual’ora fosse confermata l’ipotesi diagnostica principale si
potrebbe indirizzare l’individuo verso un tipo di trattamento che sceglieremo in
base alle caratteristiche del caso.
Il caso organizzativo
A cura della Dott.ssa Veronica Dell’Oste
(docente della III prova – caso organizzativo)
Nella terza prova dell’esame di Stato è possibile svolgere la risoluzione di un
caso organizzativo, soprattutto per coloro che hanno una preparazione
universitaria inerente la Psicologia del Lavoro. Ai candidati viene chiesto di
analizzare e definire un piano di sviluppo per delle problematiche inerenti
piccole o grandi organizzazioni. Le problematiche più frequenti possono essere
dei bassi indici di produttività, malessere nel clima organizzativo, riassetti
organizzativi, piani di sviluppo del personale e attività di formazione.
Per questo motivo è utile prepararsi su tre tematiche importanti:
- Come analizzare un’organizzazione e possibili ambiti di intervento,
- Come strutturare un percorso di selezione e valutazione del personale,
- Come costruire un corso di formazione.
Una area non esclude l’altra infatti si può fare una lettura dell’azienda e poi
proporre un piano di sviluppo delle risorse umane tramite degli strumenti di
valutazione.
Dopo aver letto la prova è utile sottolineare ed iniziare a considerare tutte le
informazioni riguardanti l’azienda presenti sulla traccia, individuare se si tratta
di un’analisi organizzativa, una selezione/valutazione del personale oppure la
costruzione di un corso di formazione. Successivamente esplicitate, punto per
Preparare Strategicamente l’Esame Di Stato – A cura di Alessandra Cescut
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punto, ciò che vi richiede la prova.
Analisi organizzativa
Nello svolgimento di un caso organizzativo viene proposto allo psicologo di
esplicitare gli strumenti, le metodologie, i tempi e i modi con cui si approccia
alla conoscenza di un contesto lavorativo a lui
sconosciuto. Spesso nei primi contatti con un
committente, così come i pochi elementi a
disposizione nella prova, si ha bisogno di fare
domande, indagare, sondare e chiarire quali
sono gli obiettivi dichiarati dell’azienda, qual è
la struttura e le gerarchie, qual è il clima e la
cultura che influenzano la comunicazione fra i
dipendenti.
E’ necessario utilizzare strumenti propri della professione, come interviste, test
o questionari, per avere una esauriente visione delle dinamiche interne ai
gruppi di lavoro.
Un consiglio utile è quello di rimanere coerenti con un approccio teorico di
riferimento. Non cercate di analizzare i vari aspetti di un’organizzazione con
diversi approcci e poi fare un intervento con un altro approccio ancora. Bisogna
dare coerenza alle vostre ipotesi e utilizzare delle Teorie di Riferimento
Contemporanee.
Selezione e valutazione del personale
Molto spesso l’organizzazione chiede un piano di sviluppo delle risorse umane
per conoscere ed ottimizzare le competente dei propri dipendenti.
Bisogna conoscere quali sono le competenze tecniche o trasversali richieste ai
nuovi candidati ed esporre con quali strumenti si possono indagare. Nella
valutazione delle risorse umane già presenti si devono proporre piani di
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sviluppo delle prestazioni, del potenziale o di entrambi.
Lo psicologo pe
coinvolgere tutte le figure interessate dal capo ai
dipendenti e formarle nel modo più adeguato.
Costruire un corso di Formazione
Oggi viene richiesto molto spesso allo
psicologo di progettare corsi di
formazione per adulti e/o gestire tali
apprendimenti nelle lezioni d’aula.
Nell’attuale scenario lavorativo ci sono
molte altre figure professionali che
possono costruire tali attività, ma in
che cosa si differenzia il contributo delle scienze psicologiche?
Lo psicologo costruisce i processi di apprendimento in un ottica psicosociale
ovvero pone l’attenzione sulle realtà gruppali, sulle dinamiche soggettive e
motivazionali, su una riflessione dei ruoli professionali, sui legami di
appartenenza al contesto lavorativo,
che appartiene ai destinatari e su obiettivi condivisi e accettati dai soggetti.
Bibliografia
- Wood E. J. Problem-Based Learning: Exploiting Knowledge of how People
Learn to Promote Effective Learning
Biology, and Learning and Teaching Support Network (LTSN) for
Bioscience, University of Leeds, Leeds LS2 9JT, UK. 2004.
Sitografia
- www.ordinepsicologilazio.it
- www.pianetapsicologia.com
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sviluppo delle prestazioni, del potenziale o di entrambi.
Lo psicologo per ottenere un efficace valutazione deve
coinvolgere tutte le figure interessate dal capo ai
dipendenti e formarle nel modo più adeguato.
ostruire un corso di Formazione
Oggi viene richiesto molto spesso allo
psicologo di progettare corsi di
per adulti e/o gestire tali
apprendimenti nelle lezioni d’aula.
Nell’attuale scenario lavorativo ci sono
molte altre figure professionali che
possono costruire tali attività, ma in
che cosa si differenzia il contributo delle scienze psicologiche?
logo costruisce i processi di apprendimento in un ottica psicosociale
ovvero pone l’attenzione sulle realtà gruppali, sulle dinamiche soggettive e
motivazionali, su una riflessione dei ruoli professionali, sui legami di
appartenenza al contesto lavorativo, sulla necessità di un modello da seguire
che appartiene ai destinatari e su obiettivi condivisi e accettati dai soggetti.
Based Learning: Exploiting Knowledge of how People
Learn to Promote Effective Learning. School of Biochemistry & Molecular
Biology, and Learning and Teaching Support Network (LTSN) for
Bioscience, University of Leeds, Leeds LS2 9JT, UK. 2004.
www.ordinepsicologilazio.it
www.pianetapsicologia.com
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sviluppo delle prestazioni, del potenziale o di entrambi.
r ottenere un efficace valutazione deve
coinvolgere tutte le figure interessate dal capo ai
dipendenti e formarle nel modo più adeguato.
logo costruisce i processi di apprendimento in un ottica psicosociale
ovvero pone l’attenzione sulle realtà gruppali, sulle dinamiche soggettive e
motivazionali, su una riflessione dei ruoli professionali, sui legami di
sulla necessità di un modello da seguire
che appartiene ai destinatari e su obiettivi condivisi e accettati dai soggetti.
Based Learning: Exploiting Knowledge of how People
Biochemistry & Molecular
Biology, and Learning and Teaching Support Network (LTSN) for